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Autore: Lovy91    12/05/2017    1 recensioni
Kaito è alla ricerca di Pandora, la pietra preziosa che è costata la vita a suo padre Toichi. Dopo l'ultimo furto cambia tutto: Saguru sospetta di Kaito e l'organizzazione ha deciso di scoprire se il ladro è veramente Toichi Kuroba. In particolare il rapporto con Aoko comincia a cambiare e il ragazzo si rende conto della delusione enorme che proverebbe se scoprisse che lui è Ladro Kid.
Il più grande ladro del mondo si rende conto di essere in mezzo a un triangolo pericoloso da cui dipende la sua libertà, la vita e l'amore...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akako Koizumi, Aoko Nakamori, Ginzo Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Saguru Hakuba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5


Una pausa agrodolce


Kaito era nella stanza segreta di suo padre, intento a sistemare alcuni trucchi base nella giacca, camicia e pantaloni. Non era facile portare dietro tutta quella roba ma era necessario per ritornare a casa sano, salvo e con la libertà.
Mentre lavorava il suo sguardo cadde sulla macchina candida lasciata da suo padre. Capiva da solo che guidando era molto più difficile seminare i poliziotti e nascondersi però suo padre l'aveva utilizzata e poteva essere un ottimo modo per sviare le forze dell'ordine. La sfiorò, l'aveva già controllata e sapeva che funzionava benissimo, anche dopo tutti quegli anni. Non aveva ancora l'età per guidare ma aveva imparato comunque, come per la moto, per essere pronto ad ogni necessità.
Avrebbe chiesto a Jii di fare un ulteriore controllo per essere sicuro che fosse tutto apposto.
La sera incontrò sua madre per una videochiamata dopo cena. Si versò una bibita, sua madre era molto chiacchierona.
<< Ehi mamma... Hai presente la macchina di papà giù nella stanza segreta? >>.
Chikage Kuroba era una mamma giovanile e aperta, d'altronde suo figlio era un ladro. Non aveva nemmeno quarant'anni e anche per quello era di larghe vedute. Ma quando sentì nominare la macchina, scoccò uno sguardo da far spaventare il figlio. << E quindi? >>.
<< Pensavo che potrei usarla nei furti, qualche volta >>.
<< Non pensarci nemmeno >>.
Kaito non credeva alle sue orecchie. << Perché?! >>.
<< Bisogna avere diciotto anni per guidare e tu non hai ancora l'età >>.
<< Ma ho l'età per rubare?! >>.
<< Sono due cose molto diverse Kaito >>, disse in tono riprovevole. << La legge dice che bisogna avere diciotto anni >>.
<< La legge dice anche che non si deve rubare! >>.
Chikage assunse l'espressione da mamma severa che il figlio non vedeva spesso. << Non voglio più tornare su quest'argomento. Se scopro che hai preso la macchina di tuo padre, ti punirò in modo così duro che pregherai Ginzo Nakamori affinché ti porti in prigione >>.
Il figlio si abbandonò allo schienale, per niente felice. << Sei irragionevole! E poi come vorresti punirmi? Mi togli la spara carte? >>.
<< Sentimi bene, signorino! >>, dalla videocamera gli puntò il dito contro. << Essere Ladro Kid ti ha montato un po' troppo la testa. Hai sedici anni, farai quello che dico io! >>.
Kaito si pentì di averne parlato con sua madre, avrebbe dovuto usarla e basta. Le promise che non l'avrebbe toccata e chiuse la conversazione. Incrociò le braccia, irritato per la sfuriata di Chikage e consapevole che avrebbe fatto quello che meglio credeva, appena ne avrebbe avuto l'occasione.


Il mattino dopo, nella residenza Hakuba, il detective del liceo trovò la posta posata da Nana sul tavolino dell'ingresso. Suo padre era già uscito, sua madre era in visita ai suoi genitori in Inghilterra e perciò prese le varie buste per esaminarle. Scartò la pubblicità, i conti e trovò una cartolina di sua madre. L'ultima busta recava come mittente un laboratorio di analisi di Tokyo. Si chiuse nello studio del padre, si sedette dietro la grossa scrivania di legno massiccio e prese il tagliacarte con il manico decorato in oro, regalo fatto a suo padre molti anni prima per la promozione a capo, dai suoi genitori. L'unico foglio aveva in alto a destra il simbolo del laboratorio e poche parole, oltre la firma dell'analista che aveva eseguito ciò che gli era stato richiesto.
<< B >>, fu l'unica lettera pronunciata da Saguru, piegando il foglio e rimettendolo nella busta.
Ladro Kid era del gruppo sanguigno B.


Era deciso a conoscere il gruppo sanguigno di Kaito. Non poteva chiederlo a lui, avrebbe potuto collegare le tracce di sangue perse durante l'ultimo furto e mentirgli. Ma aveva una persona fidata a cui chiederlo.
Aoko stava controllando gli ultimi compiti di matematica, per assicurarsi che fossero giusti prima di consegnarli.
<< Buongiorno Aoko >>.
I grandi occhi azzurri della ragazza erano gentili. << Buongiorno a te, Saguru! >>
Il detective si era chiesto se Aoko non sapesse dell'identità di Kaito. Il fatto che insultasse Ladro Kid, avesse proposto lei di collaborare poteva essere un piano architettato insieme. Era ingenua e un po' infantile, quindi gli risultava difficile pensare che fosse un'assistente di Ladro Kid, ma comunque era meglio andare per gradi.
<< Come va? >>.
<< Questi ultimi logaritmi mi hanno messo in difficoltà >>.
<< Se ti serve una mano basta chiederlo >>.
Aoko pensava che Saguru fosse un ragazzo affascinante. Anche Kaito lo era ma il detective non era impulsivo e non la prendeva in giro come l'amico d'infanzia. Poi cercava di prendere Ladro Kid e solo per questo aveva la sua simpatia. << Grazie, sei molto gentile. In genere li faccio con Kaito, anche lui è molto bravo. Ma ultimamente ha la testa altrove >>.
Prese una sedia e si sedette al suo fianco. << Dimmi dove sei in difficoltà >>.
Aoko deglutì, quella vicinanza non se l'era aspettata. << Ecco... >>.
Mentre guardavano i compiti insieme arrivò Kaito. Si bloccò sull'entrata come li vide, così vicini e intimi. Qualcosa di sconosciuto, mai provato prima, punzecchiò il suo animo e fu difficoltoso tenere la sua poker face. Prese un respiro, arrivò al suo banco e posò lo zaino con forza, per fare rumore.
I due alzarono la testa dal quaderno.
<< Ehi buongiorno! >>.
<< Buongiorno >>, disse seccamente.
<< Luna storta già di prima mattina? >>, domandò Aoko.
<< Va tutto benissimo >>, si sedette al banco, poggiando i gomiti sulla superficie per non doverli guardare. Aoko era confusa, Saguru rimise la sedia dov'era prima e poi con una matita segnò alla compagna un errore.
<< Grazie, finalmente riesco ad andare avanti >>.
<< Figurati >>, gli rispose.
Kaito si era goduto la faccia di Saguru nell'ultimo furto, la sua maschera di calma era andata in frantumi e se avesse potuto l'avrebbe preso a pugni, tanta era la rabbia provata. Ma la confidenza con Aoko era troppo, lo infastidiva ancora di più di quando tentava di catturarlo.
Saguru doveva guadagnare la fiducia di Aoko, per poter avere più informazioni possibili da lei. Non ci voleva molto, avrebbe sfruttato la sua bontà e purezza di cuore, consapevole che non era un bel comportamento ma Ladro Kid era un'ossessione, soprattutto se si trattava di Kaito Kuroba.


Kaito era in camera sua, si stava cambiando per andare al bar da Jii e passare un po' di tempo là, per una partita di biliardo e controllare le novità in fatto di gioielli.
Prese la maglia dal cassetto e la porta si spalancò.
<< Kaito! >>.
Arretrò di un passo, infastidito. << Ma non si usa bussare?! E poi come sei entrata? >>.
Aoko gli diede le spalle, imbarazzata. Alzò una mano, mostrando una chiave. << Tua madre mi ha dato una chiave d'emergenza... >>.
Kaito si mise la maglia. << Dove la vedi l'emergenza? >>.
<< E comunque >>, lo fulminò con lo sguardo. << Tu non bussi mai alla mia porta! >>.
<< Devo controllare se stai crescendo bene! >>, rise lui e si prese un cuscino in faccia.
<< Sempre il solito pervertito! >>.
<< Scherzavo! Comunque cosa volevi? >>.
Aoko si sentì vulnerabile. Qualcosa aveva dato fastidio a Kaito quella mattina. << Cosa avevi stamane? >>.
<< Sei venuta fin qui per questo? >>, chiese. Prese la giacca dalla stampella appesa alla porta dell'armadio. Gli dava fastidio perché sapeva che aveva ragione.
<< E.… per Saguru? >>.
<< Cosa? >>.
<< Ti ha dato fastidio? Insomma... ti sei ingelosito? >>, trovò il coraggio di chiedergli.
<< Ma per favore! Geloso di te? Come ti vengono certe idee? >>. Le aveva risposto con troppa irruenza, sulla difensiva. Si era ingelosito? Aoko era solo la sua migliore amica, quella con cui era cresciuto e c'era stata negli eventi della sua vita, belli e brutti. Un'occhiata andò al ritratto di suo padre da cui poi accedeva alla stanza di Ladro Kid. Lo riportò otto anni indietro, quando il padre era morto.
Quel giorno Kaito si era chiuso in camera, vestito di nero. La gente non faceva che consolare la vedova e il povero orfano, sua madre era una roccia ed era riuscita a sostenere tutte quelle frasi di circostanza. Ma lui era solo un bambino che aveva appena perso il padre e non ne poteva più degli sguardi di commiserazione e delle lacrime. Era buio, solo la luce della luna filtrava dalle finestre. Teneva lo sguardo basso e non piangeva più. Poi la porta si era aperta ed era apparsa Aoko, indossava un vestitino nero e i capelli stretti in due piccole code. Si era seduto accanto a lui sul letto e Kaito non l'aveva guardata, non voleva che lo vedesse così. Lei non disse niente, gli prese la mano e rimasero così per ore ed ore. Aoko non lo sapeva ma Kaito le era grato per quelle ore di silenzio, quella notte.
<< Era solo una domanda! >>, reagì lei, ferita. Avrebbe tanto voluto che fosse il contrario ma per orgoglio non riusciva ad ammetterlo.
<< Hai ragione, scusa >>, si addolcì. << Vado al bar di Jii, vuoi venire? >>.
Il tono dolce fece cadere tutte le sue difese e finalmente sorrise. << Ci sto! Ma solo se mi sfidi a biliardo! >>.
<< Non mi batterai >>.


Al bar di Jii fecero un paio di partite a biliardo. Kaito non era il migliore dei giocatori ma Aoko era proprio una schiappa!
Dopo aver vinto anche la terza partita Aoko sbuffò. << Uffa! >>.
Jii stava lavando alcuni bicchieri e li osservava divertito, pensava fossero una bella coppia.
<< Sei troppo tesa >>.
Kaito posò la sua stecca e poi si avvicinò Aoko. Lei avvertì la sua vicinanza e cercò di non irrigidirsi peggio di quando giocava.
<< Allora, prima di tutto >>, le mise le mani sulle dita e le sistemò in modo da chiuderle bene sulla stecca, poi con delicatezza le braccia. << Così sarà più facile >>.
<< O-ok... >>, balbettò lei. Colpì la pallina bianca al primo tentativo e imbucò la pallina numero otto. << Ce l'ho fatta! >>.
Al suo turno Kaito imbucò la pallina numero cinque e tre. Aoko notò il bendaggio sotto la manica della maglietta a maniche corte.
<< Come ti sei fatto quella ferita? >>.
Kaito si affrettò ad abbassare la manica e nascose il bendaggio. << Sono caduto sullo steccato in giardino, si può essere più goffi? >>.
Aoko non era convinta però annuì comunque. << Io sono la regina dei goffi! >>.
<< Ah lo so >>, rise lui.
Jii scosse la testa. << La gioventù >>.


<< Questo è per te! >>.
Kaito prese l'invito di Keiko per il suo compleanno, due giorni dopo. Il bigliettino di carta azzurra con buffi disegni annunciava la sua festa, Keiko abitava un paio di quartieri di distanza dal loro.
<< Ci vieni? >>.
Aoko intervenne, stesso invito fra le mani. << Certo che ci viene >>.
<< Da quando decidi tu per me? >>, chiese, per il gusto di farla arrabbiare un po'.
Lei gli fece una linguaccia.
<< Ci sarò >>, confermò a Keiko.
<< Farai uno dei tuoi trucchi? >>.
Saguru si avvicinò al gruppetto, dalla tasca spuntava la stessa carta azzurra. << Sì, Kaito. Potresti fare uno dei tuoi spettacoli >>.
Più passava il tempo, più Saguru diventava intollerabile con le sue provocazioni. La sua sicurezza lo infastidiva, come se avesse chissà quale asso nella manica da sfoderare alla migliore occasione.
<< Anche Saguru viene >>, disse Aoko.
<< Non mancherei per niente al mondo >>, disse, con tono affascinante, guardandola
Kaito reprimette qualsiasi pensiero poco carino, aveva la possibilità di umiliare Saguru in altri campi. << Sarà il mio regalo di compleanno per te >>, le sorrise.
<< Grazie Kaito! >>, saltellò felice Keiko.
Saguru pensò che c'era un altro modo per metterlo in difficoltà. << Ancora meglio se verrai vestito da Ladro Kid come al concorso >>.
<< Ma certo! >>, esordì Aoko, parandosi davanti all'amico. << Eri perfetto! >>.
<< Ti prego! >>. Keiko congiunse le mani.
Saguru stava giocando al predatore con la preda. Voleva che avvertisse la sua presenza, che si avvicinava poco a poco per poi stanarlo definitivamente. Doveva sentirsi in trappola anche nella vita quotidiana.
Andare vestito da Ladro Kid non era il massimo e lo sapeva. Ma se avesse rifiutato Saguru avrebbe potuto sospettare. Quell'atteggiamento da grande detective era alle stelle dopo il furto dello smeraldo cardinale, nonostante l'orribile figura fatta. Inoltre Aoko era troppo entusiasta.
<< Va bene >>. Esibì una poker face composta di sicurezza e sfacciataggine ma dentro di sé cominciava a sentirsi alle strette e doveva fare qualcosa di meglio dell'ultima volta, per fargli abbassare le arie.


La sera della festa andò a prendere Aoko a casa sua. Indossava un vestitino bianco con i bordi azzurri, un cerchietto anch'esso bianco nei capelli e scarpe chiuse. Una busta colorata era il regalo di Keiko, una maglietta e una gonna che aveva visto al centro commerciale quando erano andate a fare shopping per Aoko.
Kaito era in sella alla moto e le porse il casco.
<< Andiamo in moto? >>.
<< Hai paura di rovinare i capelli? Perché non c'è pericolo! >>.
Aoko lo colpì con il casco e lui si massaggiò la testa per il dolore. Salì in sella e arrivarono davanti alla villetta residenziale a due piani di Keiko. I genitori le avevano lasciato l'abitazione libera, la sorella maggiore studiava all'estero da sei mesi e sarebbero stati soli.
C'era quasi tutta la classe, più qualche amica di altre sezioni. Arrivati alla festa Keiko gli venne incontro, era vestita con un vestitino verde e calze grigie, i capelli sciolti, cosa che accadeva raramente.
<< Benvenuti! >>, li salutò. << In salotto c'è il cibo e più tardi servirò la torta >>.
Aoko le porse il sacchetto. << Per te da parte nostra >>.
<< Da parte... >>. Aoko gli pestò un piede senza farsi vedere da Keiko e lui si zittì. La ragazza si allontanò per salutare altri amici e gli lanciò un sguardo esasperato. << L'ho fatto anche da parte tua, tutte le ragazze si aspettano regali dagli amici >>. Notò la sacca nera che aveva in spalla. << C'è il costume da Ladro Kid? >>.
Stavolta ne aveva preso davvero uno fittizio, quello autentico era meglio lasciarlo nell'armadio nella stanza segreta.
Il salotto era grande e incrociarono alcuni compagni di classe con cui si misero a chiacchierare dopo aver preso da bere.
<< Ben fatto amico >>, gli sussurrò Hiroji, un compagno di classe.
<< Di che parli? >>.
<< Di Aoko! È molto carina >>, la indicò.
Quel commento positivo sull'amica non gli fece molto piacere però smascherò la cosa con il suo solito atteggiamento. << È la solita, goffa, Aoko >>.
Un gruppetto di ragazze si accalcò alla porta del salotto, era arrivato Saguru. Diede un pacchetto alla festeggiata e le baciò la mano. Kaito non riuscì a trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo.
<< È sempre così galante >>, disse Aoko.
<< Cascamorto >>, disse Kaito, sprezzante.
<< Senti chi parla >>, ribatté Aoko. << Tu, che ogni occasione è buona per prendermi in giro in modo imbarazzante >>.
Kaito si mise a ridere e le prese un altro bicchiere. Quelle due settimane di pausa forzata a causa dello sparo dalla sua missione, gli era servito per riprendere alcuni aspetti della sua vita che aveva trascurato, tra cui il tempo con Aoko. Anche lei si era accorta che era più spontaneo e più rilassato, anche se era molto bravo a separare le sue due vite. Quando lui la provocava e la prendeva in giro, in fondo, lei ne era contenta perché significava che la pensava ed era il suo modo di dimostrarlo.
Saguru si avvicinò al tavolo del buffet dove c'era Kaito che versava il secondo bicchiere di aranciata ad Aoko.
<< Quando inizia lo spettacolo? >>, gli chiese.
<< Stavo per andare a cambiarmi >>, rispose, cercando di essere affabile. Essere scontroso e dimostrare la sua antipatia non aiutava la cosa, non voleva cadere nel suo giochetto.
<< Non vedo l'ora >>.
Kaito afferrò la sacca nera e Keiko gli indicò una stanza al piano di sopra dove cambiarsi. Saguru approfittò dell'assenza del ragazzo per scambiare due parole con Aoko. La ragazza non immaginava minimamente che Saguru voleva carpirle informazioni importanti su Kaito. Dalla sua parte, Saguru non era dispiaciuto della compagnia della ragazza: ne aveva fin troppe di ragazzine urlanti al suo seguito, Aoko, invece, era carina e non esagerata.
Kaito aveva accettato quello sciocco spettacolo di magia solo per fare un piacere ad Aoko per la sua amica e per sviare quel rompiscatole di Saguru. Apparve nella sala con del fumo.
Saguru l'osservò, a prima vista sembrava proprio lui. Ma Ladro Kid aveva quel modo di celare la sua identità, così misterioso, che non riusciva ancora a mettergli le manette.
<< Sembri proprio quello vero! >>, disse Aoko.
Fece un paio di numeri includendo anche il pubblico, in particolare la festeggiata. Aoko guardava lo spettacolo in silenzio, fin da piccola assisteva alle magie di casa Kuroba e illuminavano di allegria le sue giornate come se fosse sempre la prima volta.
<< Devo ammettere che è bravo >>, ammise Saguru, accanto ad Aoko.
<< Lui è molto più bravo di così. Se solo volesse potrebbe avere una straordinaria carriera come mago >>.
O come ladro
. << Tu lo conosci da molti anni >>.
Aoko sorrise. << L'ho incontrato quando avevo sei anni, sotto la torre dell'orologio. Fece apparire un fiore blu dal nulla e da quel momento diventammo amici, in seguito anche le nostre famiglie. Kaito... sembra uno sbruffone e arrogante ma sotto c'è tanto altro >>, disse, continuando a guardarlo mentre si esibiva.
Kaito non vedeva l'ora di togliersi quei finti abiti da Ladro Kid e rimettersi abiti normali. Con la coda dell'occhio osservava Saguru che non gli staccava gli occhi di dosso, parlava con Aoko e di tanto in tanto ridevano.
<< Devo ancora conoscerlo bene >>.
<< Non andate molto d'accordo vero? >>.
<< Credo sia una questione caratteriale. Dopotutto ci conosciamo da poco più di tre mesi, avremo molto tempo per imparare a conoscerci meglio >>, disse Saguru. << Dalle voci che ho sentito lo trovano quasi tutti simpatico e tante ragazze stravedono per i suoi trucchetti di magia >>.
Piace a tante ragazze?
Aoko non ci aveva mai pensato. Ricordava che a San Valentino Kaito era rientrato con moltissima cioccolata e lei gli aveva dato la sua per pura fortuna. Ma l'amico non era molto pratico di queste feste e non aveva capito il significato della cioccolata. Non aveva mai riflettuto che un giorno ci sarebbe stata una ragazza, una vera fidanzata.
Kaito era un bel ragazzo, dolce e un fascino unico, ereditato da suo padre.
Quel pensiero le provocò una fitta allo stomaco e bevve un lungo sorso di aranciata. Saguru capì di aver fatto centro. << Comunque mi piacerebbe conoscere meglio anche te >>.
La frase era ambigua e Aoko non si sbilanciò troppo, sorrise. << Anch'io, in matematica sei bravo! >>.
Kaito, dal centro del palco immaginario, stava facendo un trucco con le carte e vide i due bere insieme e chiacchierare tranquilli. Aoko sembrava a suo agio come quando era con lui, quella scena spezzò la sua sicurezza e le carte caddero a terra, una per una. Il pubblico rimase con il fiato sospeso, non avevano mai visto Kaito fallire un trucco.
<< Oh no >>, esclamò Aoko, dispiaciuta. << Che strano >>.
<< Che peccato >>, disse Saguru, facendo finta di essere rammaricato.
Kaito recuperò all'ultimo secondo ma ormai la magia era finita e terminò lo spettacolo, Keiko rimise la musica. Salì di nuovo nella camera e gettò il finto costume nella sacca e si rivestì. Cosa gli era preso?


Alcuni invitati presero a ballare e Aoko restò appoggiata ad una parete, conversando con Keiko, nessuna delle due era una ballerina. Le luci furono spente e accese quelle colorate.
<< Ehi... ma che combini? >>.
<< Di che parli, Keiko? >>.
<< Ti ho vista prima, con Saguru. Pensavo ti piacesse Kaito >>.
<< Non mi piace Kaito >>, borbottò nel bicchiere. << Saguru è solo un amico. È una compagnia diversa da lui, tutto qui >>.
Keiko non era convinta. << Se lo dici tu... >>.
Saguru era stato invitato a ballare da un paio di ragazze ma le rifiutò e loro incassarono il due di picche. Si avvicinò alla festeggiata e ad Aoko.
<< Tu balli, Saguru? >>, gli domandò Keiko.
<< Nella mia scuola londinese si facevano almeno due balli l'anno >>.
<< Io sono talmente impacciata che pesterei i piedi di chiunque >>, disse Aoko. La mano di Saguru verso di lei la sorprese.
<< Proviamo >>
Keiko sbarrò gli occhi e guardò l'amica, Aoko non sapeva che fare. Si sentiva come se... stesse tradendo Kaito, non sapeva nemmeno lei il motivo di quella sensazione insensata, non era la sua ragazza.
Non aveva nessuna intenzione romantica con Saguru, era solo per divertirsi. << D'accordo, ma non dire che non ti avevo avvertito! >>.
Lui annuì e la portò sulla pista da ballo, provando a fare qualche passo.
Kaito ritornò nel salotto e andò al tavolo per versarsi qualcosa da bere. Aveva riempito il bicchiere a metà quando vide Aoko ballare con Saguru. Il bicchiere si riempì fino a traboccare, imprecò e si bagnò la manica della camicia azzurra. Con un tovagliolo asciugò il tavolo e la mano.
Aoko pestò il piede a Saguru e si scusò mille volte, lui le disse di non preoccuparsi e riprovarono. Le ragazze rifiutate guardavano Aoko con ira. Kaito si sentiva mancare l'aria, a che gioco stava giocando Saguru? Era una ripicca?
Aoko era come in un'altra dimensione, che si ruppe di colpo quando vide Kaito guardarli. Stavano finalmente ballando in modo decente e lei si fermò.
<< Grazie Saguru, ora vado a prendermi da bere >>.
Il compagno di classe le sfiorò il braccio e annuì. << Certo, al prossimo ballo >>.
Il gesto di sfiorarle il braccio non sfuggì al ladro che raddoppio il suo astio. Keiko portò la torta in salotto, con il numero diciassette, e accese le candeline. Aoko scattò delle foto e poi soffiò le candeline, gli invitati applaudirono e servì il dolce. Kaito rifiutò la sua parte, voleva solo andarsene.
Alle ventitré chiamò Aoko. << Io vado a casa >>.
<< Va tutto bene? >>.
<< Sono solo stanco >>.
Salutò la padrona di casa, prese la sacca e uscì dalla villetta. La moto era parcheggiata di fronte al caseggiato, si infilò i guanti e la giacca e poi diede un casco ad Aoko.
<< Mi dici cos'hai? >>.
<< Nulla >>, fu la secca risposta. << Sali >>.
Lei non si mosse.
<< Hai intenzione di restare con i piedi ben saldi per terra? >>.
<< Non mi muovo finché non parliamo >>.
<< Okay >>, spense il motore. << Di che cosa vuoi parlare? >>
<< Della tua evidente gelosia nei miei confronti >>, fu schietta Aoko.
Kaito si sentì punto nel vivo. << Non c'è nessuna gelosia, Aoko >>.
<< Mi hai vista ballare con Saguru >>.
<< Buon per te >>.
<< Ma perché fai così? >>, scoppiò lei. << Fai lo scemo con me, con le altre, ti atteggi a grande mago... e poi non sei in grado di ammettere quello che provi >>. Si avvicinò a lui. << Saguru è solo una compagnia diversa dalla tua. Io e te siamo amici da più di dieci anni, pensi che lo preferisca a te? >>.
Kaito ripensò alle scene delle loro risate, di quei passi di danza, del gesto di Saguru e un altro moto di rabbia salì, insieme alle parole sbagliate. << Anche se fosse non m'interessa >>.
Si pentì di quella frase subito, non ebbe nemmeno tempo di rimangiarla che Aoko gli lanciò il casco e le lacrime cominciarono a bagnarle le guance.
<< Sei... sei... >>.
<< Aoko... >>.
<< Va via! >>, gli disse. << Non voglio vederti! >>.
Kaito indossò il casco e mise in moto, la conosceva troppo bene, aveva bisogno di sfogare le lacrime e calmarsi. Aoko lo guardò andare via e le sue successive parole riecheggiarono per la strada deserta.
<< Sei uno stupido Kaito! >>.


Guidò fino a casa superando il limite di velocità, consapevole di poter essere fermato dalla stradale ma era troppo arrabbiato con sé stesso. Posteggiò la moto in garage, buttò il casco su un vecchio mobile insieme ai guanti. In camera sua si sedette sul letto, il senso di colpa bruciava peggio di un'ustione. Le lacrime di Aoko facevano più male dello sparo che l'aveva colpito.
Perché si era comportato così? Perché aveva gettato tutta la sua rabbia su Aoko, senza motivo?
Da quando era diventato un ladro la vita era molto più stressante. Si divertiva a vedere le facce di Nakamori ogni volta che appariva e scompariva, i suoi fans però c'era l'altra faccia della medaglia, quello che gli ricordava che non era un gioco. Perché avrebbe perso la sua intera esistenza, per sempre. E anche quando era Kaito Kuroba doveva pensare alla missione che aveva deciso di portare a termine, l'incidente di due settimane prima gli aveva dimostrato che la linea tra perdere o vincere era molto sottile.
Si affacciò alla finestra, voleva controllare se Aoko fosse rientrata. Fissò l'abitazione per circa un quarto d'ora finché non vide accendersi la luce dell'ingresso e poi quella della sua camera al piano superiore. Riuscì a distinguere la sua sagoma e, poco dopo, spense la luce.
La mattina dopo le avrebbe chiesto scusa ma aveva la sensazione che stavolta non sarebbe bastato un fiore per farsi perdonare...


Angolo autrice!

Salve, eccomi qui con un altro capitolo! Ringrazio chi l'ha letta e messa tra le preferite e seguite!
Alla prossima ;)


   
 
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