Capitolo 5
Una
pausa agrodolce
Kaito
era nella stanza
segreta di suo padre, intento a sistemare alcuni trucchi base nella
giacca, camicia e pantaloni. Non era facile portare dietro tutta
quella roba ma era necessario per ritornare a casa sano, salvo e con
la libertà.
Mentre lavorava il suo
sguardo cadde sulla macchina candida lasciata da suo padre. Capiva da
solo che guidando era molto più difficile seminare i poliziotti e
nascondersi però suo padre l'aveva utilizzata e poteva essere un
ottimo modo per sviare le forze dell'ordine. La sfiorò, l'aveva già
controllata e sapeva che funzionava benissimo, anche dopo tutti
quegli anni. Non aveva ancora l'età per guidare ma aveva imparato
comunque, come per la moto, per essere pronto ad ogni necessità.
Avrebbe chiesto a Jii di
fare un ulteriore controllo per essere sicuro che fosse tutto
apposto.
La sera incontrò sua
madre per una videochiamata dopo cena. Si versò una bibita, sua
madre era molto chiacchierona.
<< Ehi mamma... Hai
presente la macchina di papà giù nella stanza segreta? >>.
Chikage Kuroba era una
mamma giovanile e aperta, d'altronde suo figlio era un ladro. Non
aveva nemmeno quarant'anni e anche per quello era di larghe vedute.
Ma quando sentì nominare la macchina, scoccò uno sguardo da far
spaventare il figlio. << E quindi? >>.
<< Pensavo che
potrei usarla nei furti, qualche volta >>.
<< Non pensarci
nemmeno >>.
Kaito non credeva alle sue
orecchie. << Perché?! >>.
<< Bisogna avere
diciotto anni per guidare e tu non hai ancora l'età >>.
<< Ma ho l'età per
rubare?! >>.
<< Sono due cose
molto diverse Kaito >>, disse in tono riprovevole.
<< La
legge dice che bisogna avere diciotto anni >>.
<< La legge dice
anche che non si deve rubare! >>.
Chikage assunse
l'espressione da mamma severa che il figlio non vedeva spesso.
<<
Non voglio più tornare su quest'argomento. Se scopro che hai preso
la macchina di tuo padre, ti punirò in modo così duro che pregherai
Ginzo Nakamori affinché ti porti in prigione >>.
Il figlio si abbandonò
allo schienale, per niente felice. << Sei irragionevole!
E poi
come vorresti punirmi? Mi togli la spara carte? >>.
<< Sentimi bene,
signorino! >>, dalla videocamera gli puntò il dito
contro. <<
Essere Ladro Kid ti ha montato un po' troppo la testa. Hai sedici
anni, farai quello che dico io! >>.
Kaito si pentì di averne
parlato con sua madre, avrebbe dovuto usarla e basta. Le promise che
non l'avrebbe toccata e chiuse la conversazione. Incrociò le
braccia, irritato per la sfuriata di Chikage e consapevole che
avrebbe fatto quello che meglio credeva, appena ne avrebbe avuto
l'occasione.
Il mattino dopo, nella
residenza Hakuba, il detective del liceo trovò la posta posata da
Nana sul tavolino dell'ingresso. Suo padre era già uscito, sua madre
era in visita ai suoi genitori in Inghilterra e perciò prese le
varie buste per esaminarle. Scartò la pubblicità, i conti e trovò
una cartolina di sua madre. L'ultima busta recava come mittente un
laboratorio di analisi di Tokyo. Si chiuse nello studio del padre, si
sedette dietro la grossa scrivania di legno massiccio e prese il
tagliacarte con il manico decorato in oro, regalo fatto a suo padre
molti anni prima per la promozione a capo, dai suoi genitori. L'unico
foglio aveva in alto a destra il simbolo del laboratorio e poche
parole, oltre la firma dell'analista che aveva eseguito ciò che gli
era stato richiesto.
<< B >>,
fu l'unica lettera pronunciata da Saguru, piegando il
foglio e rimettendolo nella busta.
Ladro Kid era del gruppo
sanguigno B.
Era
deciso a conoscere il gruppo sanguigno di Kaito. Non poteva chiederlo a
lui, avrebbe potuto collegare le tracce di sangue perse durante
l'ultimo furto e mentirgli. Ma aveva una persona fidata a cui
chiederlo.
Aoko stava controllando
gli ultimi compiti di matematica, per assicurarsi che fossero giusti
prima di consegnarli.
<< Buongiorno Aoko
>>.
I grandi occhi azzurri
della ragazza erano gentili. << Buongiorno a te, Saguru!
>>
Il detective si era
chiesto se Aoko non sapesse dell'identità di Kaito. Il fatto che
insultasse Ladro Kid, avesse proposto lei di collaborare poteva
essere un piano architettato insieme. Era ingenua e un po' infantile,
quindi gli risultava difficile pensare che fosse un'assistente di
Ladro Kid, ma comunque era meglio andare per gradi.
<< Come va? >>.
<< Questi ultimi
logaritmi mi hanno messo in difficoltà >>.
<< Se ti serve una
mano basta chiederlo >>.
Aoko pensava che Saguru
fosse un ragazzo affascinante. Anche Kaito lo era ma il detective non
era impulsivo e non la prendeva in giro come l'amico d'infanzia. Poi
cercava di prendere Ladro Kid e solo per questo aveva la sua
simpatia. << Grazie, sei molto gentile. In genere li
faccio con
Kaito, anche lui è molto bravo. Ma ultimamente ha la testa altrove
>>.
Prese una sedia e si
sedette al suo fianco. << Dimmi dove sei in difficoltà
>>.
Aoko deglutì, quella
vicinanza non se l'era aspettata. << Ecco...
>>.
Mentre guardavano i
compiti insieme arrivò Kaito. Si bloccò sull'entrata come li vide,
così vicini e intimi. Qualcosa di sconosciuto, mai provato prima,
punzecchiò il suo animo e fu difficoltoso tenere la sua poker face.
Prese un respiro, arrivò al suo banco e posò lo zaino con forza,
per fare rumore.
I due alzarono la testa
dal quaderno.
<< Ehi buongiorno!
>>.
<< Buongiorno >>,
disse seccamente.
<< Luna storta già
di prima mattina? >>, domandò Aoko.
<< Va tutto
benissimo >>, si sedette al banco, poggiando i gomiti
sulla
superficie per non doverli guardare. Aoko era confusa, Saguru rimise
la sedia dov'era prima e poi con una matita segnò alla compagna un
errore.
<< Grazie,
finalmente riesco ad andare avanti >>.
<< Figurati >>,
gli rispose.
Kaito si era goduto la
faccia di Saguru nell'ultimo furto, la sua maschera di calma era
andata in frantumi e se avesse potuto l'avrebbe preso a pugni, tanta
era la rabbia provata. Ma la confidenza con Aoko era troppo, lo
infastidiva ancora di più di quando tentava di catturarlo.
Saguru doveva guadagnare
la fiducia di Aoko, per poter avere più informazioni possibili da
lei. Non ci voleva molto, avrebbe sfruttato la sua bontà e purezza
di cuore, consapevole che non era un bel comportamento ma Ladro Kid
era un'ossessione, soprattutto se si trattava di Kaito Kuroba.
Kaito era in camera sua,
si stava cambiando per andare al bar da Jii e passare un po' di tempo
là, per una partita di biliardo e controllare le novità in fatto di
gioielli.
Prese la maglia dal
cassetto e la porta si spalancò.
<< Kaito! >>.
Arretrò di un passo,
infastidito. << Ma non si usa bussare?! E poi come sei
entrata?
>>.
Aoko gli diede le spalle,
imbarazzata. Alzò una mano, mostrando una chiave. << Tua
madre
mi ha dato una chiave d'emergenza... >>.
Kaito si mise la maglia.
<< Dove la vedi l'emergenza? >>.
<< E comunque >>,
lo fulminò con lo sguardo. << Tu non bussi mai alla mia
porta!
>>.
<< Devo controllare
se stai crescendo bene! >>, rise lui e si prese un
cuscino in
faccia.
<< Sempre il solito
pervertito! >>.
<< Scherzavo!
Comunque cosa volevi? >>.
Aoko si sentì
vulnerabile. Qualcosa aveva dato fastidio a Kaito quella mattina.
<<
Cosa avevi stamane? >>.
<< Sei venuta fin
qui per questo? >>, chiese. Prese la giacca dalla
stampella
appesa alla porta dell'armadio. Gli dava fastidio perché sapeva che
aveva ragione.
<< E.… per Saguru?
>>.
<< Cosa? >>.
<< Ti ha dato
fastidio? Insomma... ti sei ingelosito? >>, trovò il
coraggio
di chiedergli.
<< Ma per favore!
Geloso di te? Come ti vengono certe idee? >>. Le aveva
risposto
con troppa irruenza, sulla difensiva. Si era ingelosito? Aoko era
solo la sua migliore amica, quella con cui era cresciuto e c'era
stata negli eventi della sua vita, belli e brutti. Un'occhiata andò
al ritratto di suo padre da cui poi accedeva alla stanza di Ladro
Kid. Lo riportò otto anni indietro, quando il padre era morto.
Quel giorno Kaito si era
chiuso in camera, vestito di nero. La gente non faceva che consolare
la vedova e il povero orfano, sua madre era una roccia ed era
riuscita a sostenere tutte quelle frasi di circostanza. Ma lui era
solo un bambino che aveva appena perso il padre e non ne poteva più
degli sguardi di commiserazione e delle lacrime. Era buio, solo la
luce della luna filtrava dalle finestre. Teneva lo sguardo basso e
non piangeva più. Poi la porta si era aperta ed era apparsa Aoko,
indossava un vestitino nero e i capelli stretti in due piccole code.
Si era seduto accanto a lui sul letto e Kaito non l'aveva guardata,
non voleva che lo vedesse così. Lei non disse niente, gli prese la
mano e rimasero così per ore ed ore. Aoko non lo sapeva ma Kaito le
era grato per quelle ore di silenzio, quella notte.
<< Era solo una
domanda! >>, reagì lei, ferita. Avrebbe tanto voluto che
fosse
il contrario ma per orgoglio non riusciva ad ammetterlo.
<< Hai ragione,
scusa >>, si addolcì. << Vado al bar di
Jii, vuoi
venire? >>.
Il tono dolce fece cadere
tutte le sue difese e finalmente sorrise. << Ci sto! Ma
solo se
mi sfidi a biliardo! >>.
<< Non mi batterai
>>.
Al bar di Jii fecero un
paio di partite a biliardo. Kaito non era il migliore dei giocatori
ma Aoko era proprio una schiappa!
Dopo aver vinto anche la
terza partita Aoko sbuffò. << Uffa! >>.
Jii stava lavando alcuni
bicchieri e li osservava divertito, pensava fossero una bella coppia.
<< Sei troppo tesa
>>.
Kaito posò la sua stecca
e poi si avvicinò Aoko. Lei avvertì la sua vicinanza e cercò di
non irrigidirsi peggio di quando giocava.
<< Allora, prima di
tutto >>, le mise le mani sulle dita e le sistemò in modo
da
chiuderle bene sulla stecca, poi con delicatezza le braccia.
<<
Così sarà più facile >>.
<< O-ok... >>,
balbettò lei. Colpì la pallina bianca al primo tentativo e imbucò
la pallina numero otto. << Ce l'ho fatta!
>>.
Al suo turno Kaito imbucò
la pallina numero cinque e tre. Aoko notò il bendaggio sotto la
manica della maglietta a maniche corte.
<< Come ti sei fatto
quella ferita? >>.
Kaito si affrettò ad
abbassare la manica e nascose il bendaggio. << Sono
caduto
sullo steccato in giardino, si può essere più goffi? >>.
Aoko non era convinta però
annuì comunque. << Io sono la regina dei goffi!
>>.
<< Ah lo so >>,
rise lui.
Jii scosse la testa. <<
La gioventù >>.
<< Questo è per te!
>>.
Kaito prese l'invito di
Keiko per il suo compleanno, due giorni dopo. Il bigliettino di carta
azzurra con buffi disegni annunciava la sua festa, Keiko abitava un
paio di quartieri di distanza dal loro.
<< Ci vieni? >>.
Aoko intervenne, stesso
invito fra le mani. << Certo che ci viene
>>.
<< Da quando decidi
tu per me? >>, chiese, per il gusto di farla arrabbiare
un po'.
Lei gli fece una
linguaccia.
<< Ci sarò >>,
confermò a Keiko.
<< Farai uno dei
tuoi trucchi? >>.
Saguru si avvicinò al
gruppetto, dalla tasca spuntava la stessa carta azzurra.
<< Sì,
Kaito. Potresti fare uno dei tuoi spettacoli >>.
Più passava il tempo, più
Saguru diventava intollerabile con le sue provocazioni. La sua
sicurezza lo infastidiva, come se avesse chissà quale asso nella
manica da sfoderare alla migliore occasione.
<< Anche Saguru
viene >>, disse Aoko.
<< Non mancherei per
niente al mondo >>, disse, con tono affascinante,
guardandola
Kaito reprimette qualsiasi
pensiero poco carino, aveva la possibilità di umiliare Saguru in
altri campi. << Sarà il mio regalo di compleanno per te
>>,
le sorrise.
<< Grazie Kaito! >>,
saltellò felice Keiko.
Saguru pensò che c'era un
altro modo per metterlo in difficoltà. << Ancora meglio
se
verrai vestito da Ladro Kid come al concorso >>.
<< Ma certo! >>,
esordì Aoko, parandosi davanti all'amico. << Eri
perfetto! >>.
<< Ti prego! >>.
Keiko congiunse le mani.
Saguru stava giocando al
predatore con la preda. Voleva che avvertisse la sua presenza, che si
avvicinava poco a poco per poi stanarlo definitivamente. Doveva
sentirsi in trappola anche nella vita quotidiana.
Andare vestito da Ladro
Kid non era il massimo e lo sapeva. Ma se avesse rifiutato Saguru
avrebbe potuto sospettare. Quell'atteggiamento da grande detective
era alle stelle dopo il furto dello smeraldo cardinale, nonostante
l'orribile figura fatta. Inoltre Aoko era troppo entusiasta.
<< Va bene >>.
Esibì una poker face composta di sicurezza e sfacciataggine ma
dentro di sé cominciava a sentirsi alle strette e doveva fare
qualcosa di meglio dell'ultima volta, per fargli abbassare le arie.
La sera della festa andò
a prendere Aoko a casa sua. Indossava un vestitino bianco con i bordi
azzurri, un cerchietto anch'esso bianco nei capelli e scarpe chiuse.
Una busta colorata era il regalo di Keiko, una maglietta e una gonna
che aveva visto al centro commerciale quando erano andate a fare
shopping per Aoko.
Kaito era in sella alla
moto e le porse il casco.
<< Andiamo in moto?
>>.
<< Hai paura di
rovinare i capelli? Perché non c'è pericolo! >>.
Aoko lo colpì con il
casco e lui si massaggiò la testa per il dolore. Salì in sella e
arrivarono davanti alla villetta residenziale a due piani di Keiko. I
genitori le avevano lasciato l'abitazione libera, la sorella maggiore
studiava all'estero da sei mesi e sarebbero stati soli.
C'era quasi tutta la
classe, più qualche amica di altre sezioni. Arrivati alla festa
Keiko gli venne incontro, era vestita con un vestitino verde e calze
grigie, i capelli sciolti, cosa che accadeva raramente.
<< Benvenuti! >>,
li salutò. << In salotto c'è il cibo e più tardi servirò
la
torta >>.
Aoko le porse il
sacchetto. << Per te da parte nostra >>.
<< Da parte... >>.
Aoko gli pestò un piede senza farsi vedere da Keiko e lui si zittì.
La ragazza si allontanò per salutare altri amici e gli lanciò un
sguardo esasperato. << L'ho fatto anche da parte tua,
tutte le
ragazze si aspettano regali dagli amici >>. Notò la sacca
nera
che aveva in spalla. << C'è il costume da Ladro Kid?
>>.
Stavolta ne aveva preso
davvero uno fittizio, quello autentico era meglio lasciarlo
nell'armadio nella stanza segreta.
Il salotto era grande e
incrociarono alcuni compagni di classe con cui si misero a
chiacchierare dopo aver preso da bere.
<< Ben fatto amico
>>, gli sussurrò Hiroji, un compagno di classe.
<< Di che parli? >>.
<< Di Aoko! È molto
carina >>, la indicò.
Quel commento positivo
sull'amica non gli fece molto piacere però smascherò la cosa con il
suo solito atteggiamento. << È la solita, goffa, Aoko
>>.
Un gruppetto di ragazze si
accalcò alla porta del salotto, era arrivato Saguru. Diede un
pacchetto alla festeggiata e le baciò la mano. Kaito non riuscì a
trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo.
<< È sempre così
galante >>, disse Aoko.
<< Cascamorto >>,
disse Kaito, sprezzante.
<< Senti chi parla
>>, ribatté Aoko. << Tu, che ogni occasione
è buona per
prendermi in giro in modo imbarazzante >>.
Kaito si mise a ridere e
le prese un altro bicchiere. Quelle due settimane di pausa forzata a
causa dello sparo dalla sua missione, gli era servito per riprendere
alcuni aspetti della sua vita che aveva trascurato, tra cui il tempo
con Aoko. Anche lei si era accorta che era più spontaneo e più
rilassato, anche se era molto bravo a separare le sue due vite.
Quando lui la provocava e la prendeva in giro, in fondo, lei ne era
contenta perché significava che la pensava ed era il suo modo di
dimostrarlo.
Saguru si avvicinò al
tavolo del buffet dove c'era Kaito che versava il secondo bicchiere
di aranciata ad Aoko.
<< Quando inizia lo
spettacolo? >>, gli chiese.
<< Stavo per andare
a cambiarmi >>, rispose, cercando di essere affabile.
Essere
scontroso e dimostrare la sua antipatia non aiutava la cosa, non
voleva cadere nel suo giochetto.
<< Non vedo l'ora
>>.
Kaito afferrò la sacca
nera e Keiko gli indicò una stanza al piano di sopra dove cambiarsi.
Saguru approfittò dell'assenza del ragazzo per scambiare due parole
con Aoko. La ragazza non immaginava minimamente che Saguru voleva
carpirle informazioni importanti su Kaito. Dalla sua parte, Saguru
non era dispiaciuto della compagnia della ragazza: ne aveva fin
troppe di ragazzine urlanti al suo seguito, Aoko, invece, era carina
e non esagerata.
Kaito aveva accettato
quello sciocco spettacolo di magia solo per fare un piacere ad Aoko
per la sua amica e per sviare quel rompiscatole di Saguru. Apparve
nella sala con del fumo.
Saguru l'osservò, a prima
vista sembrava proprio lui. Ma Ladro Kid aveva quel modo di celare la
sua identità, così misterioso, che non riusciva ancora a mettergli
le manette.
<< Sembri proprio
quello vero! >>, disse Aoko.
Fece un paio di numeri
includendo anche il pubblico, in particolare la festeggiata. Aoko
guardava lo spettacolo in silenzio, fin da piccola assisteva alle
magie di casa Kuroba e illuminavano di allegria le sue giornate come
se fosse sempre la prima volta.
<< Devo ammettere
che è bravo >>, ammise Saguru, accanto ad Aoko.
<< Lui è molto più
bravo di così. Se solo volesse potrebbe avere una straordinaria
carriera
come mago >>.
O come ladro.
<< Tu lo conosci da molti anni >>.
Aoko sorrise. <<
L'ho incontrato quando avevo sei anni, sotto la torre dell'orologio.
Fece apparire un fiore blu dal nulla e da quel momento diventammo
amici, in seguito anche le nostre famiglie. Kaito... sembra uno
sbruffone e arrogante ma sotto c'è tanto altro >>, disse,
continuando a guardarlo mentre si esibiva.
Kaito non vedeva l'ora di
togliersi quei finti abiti da Ladro Kid e rimettersi abiti normali.
Con la coda dell'occhio osservava Saguru che non gli staccava gli
occhi di dosso, parlava con Aoko e di tanto in tanto ridevano.
<< Devo ancora
conoscerlo bene >>.
<< Non andate molto
d'accordo vero? >>.
<< Credo sia una
questione caratteriale. Dopotutto ci conosciamo da poco più di tre
mesi, avremo molto tempo per imparare a conoscerci meglio
>>,
disse Saguru. << Dalle voci che ho sentito lo trovano
quasi
tutti simpatico e tante ragazze stravedono per i suoi trucchetti di
magia >>.
Piace a tante ragazze?
Aoko non ci aveva mai
pensato. Ricordava che a San Valentino Kaito era rientrato con
moltissima cioccolata e lei gli aveva dato la sua per pura fortuna.
Ma l'amico non era molto pratico di queste feste e non aveva capito
il significato della cioccolata. Non aveva mai riflettuto che un
giorno ci sarebbe stata una ragazza, una vera fidanzata.
Kaito era un bel ragazzo,
dolce e un fascino unico, ereditato da suo padre.
Quel pensiero le
provocò una fitta allo stomaco e bevve un lungo sorso di aranciata.
Saguru capì di aver fatto centro. << Comunque mi
piacerebbe
conoscere meglio anche te >>.
La frase era ambigua e
Aoko non si sbilanciò troppo, sorrise. << Anch'io, in
matematica sei bravo! >>.
Kaito, dal centro del
palco immaginario, stava facendo un trucco con le carte e vide i due
bere insieme e chiacchierare tranquilli. Aoko sembrava a suo agio
come quando era con lui, quella scena spezzò la sua sicurezza e le
carte caddero a terra, una per una. Il pubblico rimase con il fiato
sospeso, non avevano mai visto Kaito fallire un trucco.
<< Oh no >>,
esclamò Aoko, dispiaciuta. << Che strano >>.
<< Che peccato >>,
disse Saguru, facendo finta di essere rammaricato.
Kaito recuperò all'ultimo
secondo ma ormai la magia era finita e terminò lo spettacolo, Keiko
rimise la musica. Salì di nuovo nella camera e gettò il finto
costume nella sacca e si rivestì. Cosa gli era preso?
Alcuni invitati presero a
ballare e Aoko restò appoggiata ad una parete, conversando con
Keiko, nessuna delle due era una ballerina. Le luci furono spente e
accese quelle colorate.
<< Ehi... ma che
combini? >>.
<< Di che parli,
Keiko? >>.
<< Ti ho vista
prima, con Saguru. Pensavo ti piacesse Kaito >>.
<< Non mi piace
Kaito >>, borbottò nel bicchiere. << Saguru
è solo un
amico. È una compagnia diversa da lui, tutto qui >>.
Keiko non era convinta. <<
Se lo dici tu... >>.
Saguru era stato invitato
a ballare da un paio di ragazze ma le rifiutò e loro incassarono il
due di picche. Si avvicinò alla festeggiata e ad Aoko.
<< Tu balli, Saguru?
>>, gli domandò Keiko.
<< Nella mia scuola
londinese si facevano almeno due balli l'anno >>.
<< Io sono talmente
impacciata che pesterei i piedi di chiunque >>, disse
Aoko. La
mano di Saguru verso di lei la sorprese.
<< Proviamo >>
Keiko sbarrò gli occhi e
guardò l'amica, Aoko non sapeva che fare. Si sentiva come se...
stesse tradendo Kaito, non sapeva nemmeno lei il motivo di quella
sensazione insensata, non era la sua ragazza.
Non aveva nessuna
intenzione romantica con Saguru, era solo per divertirsi.
<<
D'accordo, ma non dire che non ti avevo avvertito! >>.
Lui annuì e la portò
sulla pista da ballo, provando a fare qualche passo.
Kaito ritornò nel salotto
e andò al tavolo per versarsi qualcosa da bere. Aveva riempito il
bicchiere a metà quando vide Aoko ballare con Saguru. Il bicchiere
si riempì fino a traboccare, imprecò e si bagnò la manica della
camicia azzurra. Con un tovagliolo asciugò il tavolo e la mano.
Aoko pestò il piede a
Saguru e si scusò mille volte, lui le disse di non preoccuparsi e
riprovarono. Le ragazze rifiutate guardavano Aoko con ira. Kaito si
sentiva mancare l'aria, a che gioco stava giocando Saguru? Era una
ripicca?
Aoko era come in un'altra dimensione, che si ruppe di colpo quando vide
Kaito guardarli. Stavano
finalmente ballando in modo decente e lei si fermò.
<< Grazie Saguru,
ora vado a prendermi da bere >>.
Il compagno di classe le
sfiorò il braccio e annuì. << Certo, al prossimo ballo
>>.
Il gesto di sfiorarle il
braccio non sfuggì al ladro che raddoppio il suo astio. Keiko portò
la torta in salotto, con il numero diciassette, e accese le
candeline. Aoko scattò delle foto e poi soffiò le candeline, gli
invitati applaudirono e servì il dolce. Kaito rifiutò la sua parte,
voleva solo andarsene.
Alle ventitré chiamò
Aoko. << Io vado a casa >>.
<< Va tutto bene?
>>.
<< Sono solo stanco
>>.
Salutò la padrona di
casa, prese la sacca e uscì dalla villetta. La moto era parcheggiata
di fronte al caseggiato, si infilò i guanti e la giacca e poi diede
un casco ad Aoko.
<< Mi dici cos'hai?
>>.
<< Nulla >>,
fu la secca risposta. << Sali >>.
Lei non si mosse.
<< Hai intenzione di
restare con i piedi ben saldi per terra? >>.
<< Non mi muovo
finché non parliamo >>.
<< Okay >>,
spense il motore. << Di che cosa vuoi parlare?
>>
<< Della tua
evidente gelosia nei miei confronti >>, fu schietta Aoko.
Kaito si sentì punto nel
vivo. << Non c'è nessuna gelosia, Aoko >>.
<< Mi hai vista
ballare con Saguru >>.
<< Buon per te >>.
<< Ma perché fai
così? >>, scoppiò lei. << Fai lo scemo con
me, con le
altre, ti atteggi a grande mago... e poi non sei in grado di
ammettere quello che provi >>. Si avvicinò a lui.
<<
Saguru è solo una compagnia diversa dalla tua. Io e te siamo amici
da più di dieci anni, pensi che lo preferisca a te? >>.
Kaito ripensò alle scene
delle loro risate, di quei passi di danza, del gesto di Saguru e un
altro moto di rabbia salì, insieme alle parole sbagliate.
<<
Anche se fosse non m'interessa >>.
Si pentì di quella frase
subito, non ebbe nemmeno tempo di rimangiarla che Aoko gli lanciò il
casco e le lacrime cominciarono a bagnarle le guance.
<< Sei... sei... >>.
<< Aoko... >>.
<< Va via! >>,
gli disse. << Non voglio vederti! >>.
Kaito indossò il casco e
mise in moto, la conosceva troppo bene, aveva bisogno di sfogare le
lacrime e calmarsi. Aoko lo guardò andare via e le sue successive
parole riecheggiarono per la strada deserta.
<< Sei uno stupido
Kaito! >>.
Guidò fino a casa
superando il limite di velocità, consapevole di poter essere fermato
dalla stradale ma era troppo arrabbiato con sé stesso. Posteggiò la
moto in garage, buttò il casco su un vecchio mobile insieme ai
guanti. In camera sua si sedette sul letto, il senso di colpa
bruciava peggio di un'ustione. Le lacrime di Aoko facevano più male
dello sparo che l'aveva colpito.
Perché si era comportato
così? Perché aveva gettato tutta la sua rabbia su Aoko, senza
motivo?
Da quando era diventato un
ladro la vita era molto più stressante. Si divertiva a vedere le
facce di Nakamori ogni volta che appariva e scompariva, i suoi fans
però c'era l'altra faccia della medaglia, quello che gli ricordava
che non era un gioco. Perché avrebbe perso la sua intera esistenza,
per sempre. E anche quando era Kaito Kuroba doveva pensare alla
missione che aveva deciso di portare a termine, l'incidente di due
settimane prima gli aveva dimostrato che la linea tra perdere o
vincere era molto sottile.
Si affacciò alla
finestra, voleva controllare se Aoko fosse rientrata. Fissò
l'abitazione per circa un quarto d'ora finché non vide accendersi la
luce dell'ingresso e poi quella della sua camera al piano superiore.
Riuscì a distinguere la sua sagoma e, poco dopo, spense la luce.
La mattina dopo le avrebbe
chiesto scusa ma aveva la sensazione che stavolta non sarebbe bastato
un fiore per farsi perdonare...
Angolo autrice!
Salve,
eccomi qui con un
altro capitolo! Ringrazio chi l'ha letta e messa tra le preferite e
seguite!
Alla prossima ;)