Titolo:
Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero,
romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 3.198 (Fidipù)
Note: Buon pomeriggio! Ed eccoci qua con un nuovo capitolo di
Miraculous Heroes 3: bene, cosa c'è da dire su questo capitolo? In verità,
non ho grandi cose ahimè (e dire che mi diverto tanto quando devo parlare
delle ricerche che faccio!) e quindi queste note, per vostra fortuna,
saranno veramente brevi. In pratica le finisco qui e vi lascio
direttamente al capitolo, non senza ringraziarvi come sempre e vi ricordo
che domani verrà aggiornata Scene!
Grazie a tutti voi che leggete, commentate, inserite questa storia in una
delle vostre liste e me fra i vostri autori preferiti!
Grazie di tutto cuore!
Thomas sferrò un pugno, storcendo le labbra
quando Xiang lo parò senza problemi: «Ricorda» dichiarò la cinese,
stringendo la presa sulla mano del ragazzino: «Devi agire, non reagire:
non lasciare all’avversario il controllo del combattimento, ma prendilo.
Detta i tuoi tempi…» Xiang lasciò andare la mano dell’amico, facendo un
passo indietro e mettendosi in posizione di difesa: «Ora attaccami e
prendi il possesso del combattimento.»
«Fosse facile…» mormorò Thomas, studiando la postura dell’avversaria: mise
in avanti il piede sinistro, sferrando contemporaneamente un colpo con il
pugno destro, venendo bloccato da Xiang; il ragazzino ruotò leggermente il
fianco, calciando con la gamba destra e sbuffando, quando la cinese lo
fermò nuovamente.
«Cosa ti avevo detto, Thomas? Devi prendere il controllo del
combattimento.»
«Ma non so farlo!»
«Questo perché tu reagisci a me e non agisci!»
Il giovane sbuffò, muovendo leggermente il fianco e inducendo l’altra a
mollare la presa sulla caviglia: «Non capisco.»
Xiang sorrise, lasciando la presa e osservando il suo allievo poggiare la
gamba per terra e sciogliersi un po’ i muscoli: «Come dire…» mormorò la
ragazza, voltandosi verso i due che, comodamente seduti sul divano,
stavano osservando l’allenamento in religioso silenzio: «Felix?»
L’uomo sospirò, alzandosi in piedi e passandosi una mano fra i capelli
biondi: «Quando combatti, Thomas, tu attendi che l’avversario faccia la
sua mossa: se Xiang non attacca rimani a osservarla, fino a quando non si
effettua il primo colpo e, se da una parte può essere snervante per
l’avversario, dall’altra ti metterà sempre in una condizione di
svantaggio» spiegò Felix, facendo un cenno con il capo a Xiang e prendendo
il suo posto davanti a Thomas: «Anche prima hai studiato Xiang, hai
aspettato e poi hai colpito…»
«E non va bene studiare l’avversario?»
«Sì, finché non ti mette in una posizione di svantaggio» dichiarò Felix,
guardando Thomas e sorridendo: si spostò in avanti, sferrando un pugno e
fermandosi a pochi centimetri dal volto del ragazzino: «Io ti ho studiato
ed ho agito»
Thomas, a bocca aperta, annuì: «Non ce la farò mai» mormorò sconsolato,
abbassando le spalle e raggiungendo Alex al divano: l’americano abbozzò un
sorriso, passandogli la bottiglietta d’acqua e osservandolo bere
avidamente: «Marinette e Adrien combattono da un casino di tempo; Lila
uguale. Rafael, Sarah e Wei…beh, anche loro…»
«Ognuno di loro ha dovuto iniziare come te, però» dichiarò Alex,
posandogli una mano sulla spalla: «E posso garantire che Sarah era
tremenda le prime volte che combatteva!»
«Sei all’inizio, Thomas» dichiarò Felix, incrociando le braccia e
sorridendo: «E stai già facendo un ottimo lavoro come Portatore»
«Ma…»
«Non pretendere di essere nato pronto, Thomas»
Il ragazzino annuì, abbassando le spalle e chiudendo la bottiglietta: «Dì
Ren sta attaccando ed io…»
«Tu hai fatto un ottimo lavoro amico» dichiarò Alex, battendogli una mano
fra le scapole: «Insomma, alla tua scuola sei stato un grande: hai reagito
subito, mi hai chiamato e abbiamo salvato la situazione»
Thomas annuì con la testa, sorridendo mesto e poi lasciando andare un
sospiro lugubre: «Io…»
«Tu sei parte integrante della squadra, amico» lo interruppe Alex,
sorridendogli: «Al di là del tuo potere speciale, che permette a Xiang,
Willie e me di combattere, tu sei un valido compagno»
«Vorrei solo fare di più…»
«E lo farai.» dichiarò Felix, poggiando una mano sulla spalla del
ragazzino: «Ma ciò non significa strafare: continua i tuoi allenamenti con
Xiang e a imparare a gestire più campioni – o, come li chiamate voi,
akumatizzati – contemporaneamente…» il campanello dell’abitazione,
mettendo in allerta il piccolo quartetto: «Aspetti qualcuno?» domandò il
biondo, osservando la ragazza scuotere il capo.
«E chi scusa?» chiese Xiang, voltandosi verso Thomas e Alex: «Non saprei
per me…»
«Butto lì qualche nome?» domandò Alex, sorridendo: «Marinette, Sarah,
Lila, Wei, Rafael, Adrien…E ho solo detto i nostri eroi preferiti! Poi c’è
il maestro Fu, Gabriel Agreste, Sophie Agreste…»
«Bridgette...»
«Penso che Bridgette si uccida, prima di venire qui» commentò Alex,
sorridendo al biondo e spostandosi verso l’entrata nella sala dove Bo – o
forse era Li? Ah no, De. Maledizione, li confondeva sempre! – si stava
mettendo da parte per far entrare Willhelmina, con un piccolo trolley con
sé: «O forse no. Babbiona del mio cuore!»
«Io vengo a vivere qui» dichiarò la donna, fissando seria il biondo e
mettendo da parte il proprio bagaglio: «Non accetto repliche.»
«Bri, forse non te l’hanno detto…» mormorò Felix, avvicinandosi cauto alla
donna: «Ma prima di andare a convivere ci sono alcune tappe da fare…»
«Chi ha parlato di convivenza?» domandò la donna, fissando l’altro: «Io
voglio solo un posto dove nascondermi»
«E perché?»
«Kun Wong» Felix sorrise a quelle parole, voltandosi verso Alex e Thomas,
entrambi negarono con la testa e Willhelmina sbuffò: «Kun Wong. Un cinese
malefico che si è messo in testa di comprare una parte sostanziosa delle
azioni del mio marchio» borbottò la donna, incrociando le braccia: «E quel
genio di Maxime gli ha dato il mio indirizzo, per parlare. Certo,
parlare…»
«Thomas…» mormorò Felix, sorridendo al ragazzino: «Akumatizzami.»
«E perché?»
«Devo andare a dire due paroline a questo tipo…»
«Perché no?» dichiarò Alex, sistemandosi meglio sul divano e sorridendo
allo sguardo inorridito di Willhelmina: «Che c’è? Non l’ho ancora visto
akumatizzare qualcuno! Ti ricordo che io ero nel mio covo, l’ultima
volta.»
«Nooroo, trasformarmi» dichiarò Thomas, osservando il kwami venir
risucchiato nella spilla, che teneva attaccata alla cintura e sentendo
l’energia pervaderlo: ogni volta che si trasformava si sentiva più forte e
potente, ne aveva anche parlato con gli altri e con il kwami, scoprendo
che era una cosa comune a tutti; quando riaprì gli occhi, era consapevole
di non essere più Thomas Lapierre ma Hawkmoth.
Inspirò, afferrando una delle farfalle bianche che erano comparse attorno
a lui e la impregnò di energia, avvicinandosi poi a Felix e posandogli la
mano sul petto, all’altezza del cuore: «Ah. Niente oggetto?» domandò Alex,
osservando la situazione e guardando, alternativamente, Willhelmina e
Xiang.
«No, Hawkmoth mette l’akuma direttamente nel cuore» spiegò Willie,
osservando Felix venire avvolto da un velo di luce bianca che, si modellò
alla forma dell’uomo e poi, dopo aver pulsato un poco, si dissolse:
«Ovviamente non potevi che essere un gatto, eh?» domandò, sorridendo alla
versione akumatizzata del biondo.
«Sembra un misto fra Papillon e Chat Noir…» mormorò Alex, alzandosi e
avvicinandosi a Felix: «Però bianco…»
Felix sorrise, osservandosi le mani guantate di bianco e poi il completo
candido che indossava; si sistemò il bastone da passeggio sotto al braccio
e si toccò la testa, avvertendo le orecchie feline: «Chiamatemi Chat
Blanc» dichiarò, ridacchiando e, presa la coda attaccata alla giacca,
divertendosi a rotearla: «Interessante, pensavo di prendere una forma più
particolare…»
«Nooroo mi ha spiegato che, di solito, viene assunta la forma con cui una
persona si sente più potente: per esempio Sophie Agreste ritorna a essere
Pavo e anche Alex…»
«Io divento Mogui.»
«Bri, perché tu…»
«Perché io ritorno a essere Coeur Noir e non Ladybug?» domandò la donna,
fissando il volto, in parte coperto da una maschera bianca: Perché mi
sento più forte quando sono Coeur, come Ladybug ho fallito su molti fronti
e quindi non si può proprio dire che sia la mia forma più potente.»
«Bri…»
«Ho fallito come leader e come guerriera, Felix. E’ inutile dire il
contrario, senza contare che ho ceduto al lato oscuro…»
«Ciao, Darth Vader.»
«E sapevo che dire così avrebbe scatenato Alex.» dichiarò la donna,
osservando il ragazzo al suo fianco e dandogli una lieve spinta con il
fianco: «Ti ho mai detto che sono andata alla prima?»
«Alla prima di quale dei tanti film?»
«Che domande, Alex! Del primo! Quello che adesso è diventato il quarto:
ero seduta vicino a Harrison Ford, ti ho detto tutto.»
«Willie, sei appena diventata il mio idolo. Sappi che ti venero! Ti creerò
una religione e…» l’americano si fermò, sorridendo: «Aspetta che lo sappia
Wayzz!»
«Perché il kwami di Wei? E’ interessato a Star Wars?» domandò Hawkmoth,
massaggiandosi la nuca e guardando Xiang : «Tu…»
«Quando abbiamo combattuto contro Maus, c’era uno dei suoi uomini che
usava una spada laser ed io gli avevo messo il nome di Sith e…» Alex si
fermò, incassando la testa nelle spalle: «Beh, Wayzz si è interessato, ho
prestato i film a Wei e abbiamo creato un perfetto fan di Star Wars.»
Marinette sorrise, osservando la piccola libreria e la foto che la
ritraeva assieme ai suoi genitori: «Ho sempre adorato quella foto…»
commentò Adrien, abbracciandola da dietro e poggiando il mento contro la
spalla della ragazza: «Hai un sorriso bellissimo.»
«Marinette ha un sorriso bellissimo e tu dovresti lasciarla un po’»
dichiarò Sophie, tirando via Marinette dall’abbraccio del figlio e
regalando una linguaccia a quest’ultimo: «Non è vero, Sabine?»
«Oh. Vero! Da quando vi siete sposati non ho più visto mia figlia…»
dichiarò la donna, abbassando lo sguardo e fissando intensamente la pancia
della ragazza, scuotendo poi il capo.
«Mamma!» esclamò la ragazza, portandosi le mani all’addome e voltandosi,
in cerca di aiuto, verso Adrien: «Ma…»
«Oh, insomma! E’ normale sperarci, no?»
«Papà!»
«Sabine, non mettere in imbarazzo…»
«Zitto, Tom! Posso almeno sperarci?»
«Non è un po’ presto?» ribatté la figlia, iniziando poi a farsi aria al
volto con la mano e facendo una smorfia alla madre, mentre Sophie andava a
stringerla in un abbraccio di conforto.
Adrien ridacchiò, avvicinandosi al padre che, comodamente seduto sul
divano dei Dupain, stava addentando uno dei macarons di Tom: «Papà,
dovresti dare il buon esempio!» dichiarò il ragazzo, sedendosi accanto a
lui e osservandolo mentre masticava lentamente: «Insomma, dici sempre di
stare attenti alla linea e roba varia…»
«Io non devo posare.»
«Bella scusa.»
«Sono arrivati gli scatti nuovi, dovresti stare un po’ a dieta. Si vede la
pancia.»
«Non ho la pancia! Ho un fisico purrfetto!»
«Non è vero!» dichiarò Marinette, giungendo alle sue spalle e tirando una
ciocca bionda: «Vedi cosa succede a mangiare brioches tutte le mattine?
Diventerai…»
«Non ho la pancia, dovresti saperlo bene!»
«Marinette, Adrien ha un fisico perfetto» dichiarò Sabine, sorridendo ai
due: «E se proprio vogliamo parlare di pance…»
«Giusto, parliamo della tua pancina, mon coeur.»
«Non parliamo della pancia di nessuno!»
«E comunque io stavo scherzando» dichiarò Gabriel, allungandosi e
prendendo un altro macaron: «Però, ho notato che Blanche si è un po’
arrotondata. Sai niente?»
«Che dovrei sapere?»
«Ha un uomo? Convive? E’ incinta?»
«Papà, non sono cose che viene a dire a me.»
«E perché dovrebbe venire a dire a te certe cose, mon minou?»
«Sabine! Parliamo della pancia di Marinette…»
«Piantala!»
Sophie ridacchiò, avvicinandosi al consuocero e sorridendo a quest’ultimo:
«Mi scuso ancora per quest’improvvisata, immagino non sia stato facile
preparare tutto quanto…» mormorò, cercando di rompere il ghiaccio: per
quanto con Sabine si fosse trovata subito benissimo, con Tom Dupain aveva
ancora qualche problema a parlare.
Cosa che non succedeva a Gabriel, invece.
«Oh, nessun disturbo. Il bello di avere una boulangerie è che hai sempre
qualcosa di pronto…beh, per quanto riguarda i dolci.»
«E sono veramente buonissimi: non ho mai visto Gabriel mangiare così tanti
macarons come stasera.»
Tom sorrise, massaggiandosi i baffi e spostando l’attenzione su Gabriel
Agreste: «E’ cambiato da quando lei è tornata, Sophie» dichiarò il padre
di Marinette: «E’ più rilassato e tranquillo. Adrien l’ha portato qua da
noi alcune volte, ma aveva sempre un’aria riservata e tesa, che adesso è
sparita. Sono contento che lei sia tornata a Parigi.»
«Anche io sono contenta di essere di nuovo qua» mormorò Sophie, sorridendo
allo sguardo del marito che, quasi come se si fosse sentito preso in
causa, si era spostato su di lei: «E sono stata contenta di trovare mio
marito e mio figlio felici…»
«Gabriel è tornato a essere felice dopo che lei è tornata.»
«Grazie, Tom.»
«Ti devo un favore, Wei» dichiarò Rafael, posando l’ultimo scatolone nella
camera, che un tempo era stata dei suoi genitori e osservare l’amico fare
altrettanto: «Senza di te e Adrien non so quanto ci avrei messo a portare
qua tutta la roba di Sarah.»
«Nessun problema» sentenziò il cinese, rialzandosi e osservando la stanza:
«Sicuro che ti basta solo questo? Posso…»
«Sarah ha detto che ci penserà lei a sistemare tutto…» dichiarò il moro,
alzando le mani: «E non voglio intrometterti! Roba sua!»
«Quello che ho fatto anch’io, quando mi sono trasferito con Lila»
«A proposito, prima stavo parlando con Vooxi e…»
«E l’ho informato che Lila ha ucciso la lavatrice. Di nuovo.» dichiarò il
kwami arancio, volando nella stanza e posandosi sulla spalla di Wei: «E,
da stamattina, possiamo annoverare nella lista dei caduti anche il
frullatore.»
«Quella ragazza è un danno vivente.»
Wei sorrise, massaggiandosi la nuca e lasciando andare un lungo sospiro:
«Dovrò di nuovo passare dal negozio, quindi…»
«Amico, sei un santo. Come fai…»
«Come fa a fare cosa, piumino?» domandò Lila, entrando nella stanza con
Sarah al seguito: «Allora?»
«A sopportarti? Seriamente, Lila sei una calamità naturale! E conosco
Marinette!» dichiarò Rafael, incrociando le braccia: «Ho ancora
difficoltà ad associare la ragazza che scivola sempre con Ladybug.»
«Quello pure io» dichiarò Sarah, accucciandosi e controllando il contenuto
di una scatola: «E la vedo trasformarsi ogni volta.»
«A proposito, perché non li hai invitati, piumino?»
«Veramente l’ho fatto, ma Adrien ha detto che aveva già una cena con i
loro genitori.»
«Dovremmo rifare un’altra cena, allora.» dichiarò Lila convinta, annuendo:
«Con Adrien, Marinette e anche il nostro nerd di fiducia e la sua dolce
metà»
«Che ancora non è stata avvisata che è la dolce metà di Alex» sentenziò
Rafael, scuotendo la testa e guardando le due: «Giusto per sapere: chi sta
controllando che non si carbonizzi niente?»
«Flaffy.»
Il parigino sospirò, alzando la testa verso il soffitto: «Vado a vedere se
abbiamo ancora una cena o il signor ‘la cioccolata sta bene su tutto’ ha
già cosparso tutto…»
«Il signor…»
«Flaffy è convinto che la cioccolata sia come il prezzemolo e quindi stia
bene su tutto.»
«Ho mangiato troppo» sentenziò Adrien, tirando contro di sé Marinette e
baciandole la tempia: «Giusto per sapere, principessa, stavi scherzando
quando dicevi che sono…»
«Stavo scherzando» dichiarò Marinette, sorridendo: «Il tuo ego si è
scalfito dunque?»
«Ah ah ah. Spiritosa.» tirandola nuovamente a sé e mordendole lieve il
naso: «Ah, stamattina ho portato i documenti per la moto e, grazie alle
mie conoscenze, la prossima settimana l’avrò.»
«Ottimo!»
«Finalmente la finirò di essere scarrozzato dal Gorilla!» sospirò sognante
il biondo, facendole l’occhiolino: «Così potrà essere a disposizione tua e
di mamma.»
«Beh, io…»
«Ti scarrozzerò io, my lady. Immagino che muori dalla voglia di appolparti
a me e…»
«Veramente volevo dire che potevo tranquillamente fare come sempre,
esistono delle cose chiamate mezzi pubblici, sai?» sbuffò Marinette,
fermandosi e allungandosi verso Adrien, baciandogli la guancia: «Ma penso
che ti userò come tassista molto spesso.»
«A tuo completo servizio, principessa» sentenziò Adrien, baciandola e poi
voltandosi verso l’ingresso del loro palazzo, aggrottando la fronte quando
osservò la figura in attesa davanti alla porta che, accortasi di loro, si
avvicinò; tenendo Marinette per mano, la tirò dietro di sé e rimase in
allerta, finché la persona misteriosa non fu abbastanza vicina: «Nathaniel
Kurtzberg» dichiarò, tenendo lo sguardo sull’ex-compagno di classe.
«Adrien»
«Ciao, Nath» esclamò Marinette, comparendo da dietro il marito e
sorridendo al rosso: «Che ci fai qua?»
Nathaniel fece vagare lo sguardo dalla ragazza al biondo e sospirò,
scuotendo il capo: «Io…»
«Tu, Kurtzberg?»
«Adrien!»
«Voglio sapere che vuole, tutto qua!»
Il rosso sorrise, scuotendo la testa: «Nulla, passavo di qua e…» negò
nuovamente con la testa, infilando le mani in tasca e superandoli: «Ci
vediamo a lezione, Marinette»
La ragazza annuì, osservandolo dileguarsi velocemente e poi spostando lo
sguardo su Adrien: lo sguardo verde era fisso nella direzione che
Nathaniel aveva preso, la mascella era serrata e l’intero corpo era in
tensione, quasi fosse pronto a scattare al primo segnale: «Adrien?»
«Non mi piace…»
«E’ stato strano, sì.»
Il biondo scosse la testa, tirando contro di sé la ragazza e circondandola
con le braccia: «Voglio che tu stia attenta, Marinette. E anche tu, Tikki.
Al primo segnale di stranezza da parte di Nathaniel, ti devi trasformare e
contattarmi. Ok?»
«Non penso che…»
«Marinette.»
La ragazza lo fissò negli occhi, annuendo poi lentamente e
carezzandogli la guancia, sorridendo dolce: «D’accordo lo farò.» dichiarò,
poggiando poi la testa contro il petto del biondo: «Starò attenta e lo
controllerò…»
«Marinette, per favore…»
«Non mi metterò in pericolo, te lo prometto.»
Rafael abbassò il cellulare, osservando i due kwami sul tavolino basso
che, a loro volta, ricambiavano lo sguardo: «Niente?» domandò Mikko,
volando verso di lui e posandosi sulla mano che teneva stretto il
telefono: «L’ultima volta che l’ho visto con Sarah non stava tanto bene,
magari è solo andato a dormire presto e…»
«Sicuramente è così, Mikko» sospirò il ragazzo, carezzandole il capino:
«Flaffy mi ha detto che i suoi erano morti, quando era a Daitya. I tuoi
invece?»
«Stavano bene» dichiarò la kwami, sorridendo: «Erano la classica coppia di
genitori che volevano il meglio per i loro figli…»
«Immagino che non abbiano preso bene questa tua scelta.»
«Per niente.»
«Le loro urla si sentivano anche da dove vivevo io» dichiarò Flaffy,
agitando la barretta di cioccolata che aveva fra le zampette: «Soprattutto
il pianto di tua madre…»
«Flaffy.»
«Piangeva forte, è vero.»
«Di che parlate?» domandò Sarah, balzando sul divano accanto a Rafael e
sorridendo ai tre, che si erano zittiti al suo arrivo: «Me ne devo andare
forse?»
«Genitori» dichiarò Flaffy, volando in grembo alla ragazza: «Di quanto
piangeva la mamma di Mikko quando lei si è offerta e del volume del suo
pianto.»
«Io dovrei chiamare mia madre…» mormorò l’americana, spostando lo sguardo
nocciola sul ragazzo al suo fianco: «E qualcuno ha detto…»
«Possiamo rimandare a domani la conoscenza della signora Davis? Sono
distrutto!»
«Come sei distrutto?»
«Ehi, ho finito di portare la tua roba! Ma quanta ne avevi?»
«Se vuoi me ne vado subito…»
«Prego, la porta è da quella parte!» dichiarò Rafael, sdraiandosi per metà
sul divano con un sorriso soddisfatto in volto; aprì un occhio, in tempo
per bloccare l’assalto di Sarah e sistemarsi in modo che lei si sdraiasse
sopra di lui: «Seriamente, apetta, davvero pensavi che ti avrei lasciato
andare?»
«Come dire…»
«Dopo tutta la fatica che ho fatto per portare la tua roba qua?»
«Solamente per questo, ovviamente.»
Rafael sorrise, baciandole la punta del naso e stringendola fra le
braccia, mentre lei gli si accoccolava contro: «Ovviamente, apetta»
mormorò, passandole le dita fra i capelli, lasciati sciolti: «Ah, come
dire, siccome ho già avuto brutte esperienze con i miei gioielli e…»
«Starò attenta quando mi alzo, tranquillo.»
«Nel caso, mi sembra che nel freezer ci sia una confezione di piselli
surgelati!»
«Flaffy, niente cioccolata fino al prossimo attacco!»
«Cosa? Ed io che volevo essere di aiuto!»
«Buoni bambini!»
Taowu sorrise mentre, nell’oscurità della stanza, era comodamente seduto
sulla poltrona e tamburellava le dita sul bracciolo: il suo piano stava
andando bene e si sarebbe avvicinato senza destare sospetti, nel mentre
avrebbe anche attaccato a viso scoperto.
Un piccolo turbine di sabbia si animò davanti a lui, assumendo lentamente
una forma vagamente femminile: «Andrai tu per prima» ordinò allo spirito
di terra, osservandolo inchinarsi davanti a lui e poi scivolare lungo il
pavimento, sparendo alla sua vista.
Era il suo turno, stavolta.