Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: jmc    12/05/2017    2 recensioni
Questa storia si svolge durante la permanenza di eren e dei suoi compagni nella vecchia sede della legione esplorativa. sarà una LevixEren incentrata sulla gelosia del Caporale che crescerà a causa dell'arrivo di Jean.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Nei giorni seguenti la situazione con quelli della squadra era migliorata e finalmente si fidavano a lasciarlo dormire senza alcuna guardia. Eren aveva accolto questa cosa come un evento sensazionale, quasi come se avessero trovato il modo per sconfiggere i giganti. Il suo umore era migliorato parecchio e Hanji era particolarmente felice perché Eren la lasciava sperimentare fino a tarda serata, cercando di sfruttare tutto il tempo possibile a loro disposizione.
C’era solo un piccolo dettaglio che non se ne andava dalla sua mente: da quando Levi gli aveva fatto battere il cuore così tanto, aveva cominciato a vederlo in modo diverso. Ovviamente quando si trattava di allenarsi prendeva tutto con serietà e non si lasciava distrarre ma quando l’allenamento finiva, quando le casacche della divisa venivano tolte, quando durante le pause lui lo sfiorava, il suo cuore faceva dei salti nel vuoto incredibili; e questo Levi lo sapeva, eccome se lo sapeva. Levi provava un insolito piacere nel vedere gli occhi del ragazzo attendere per capire se si sarebbe seduto vicino a lui o meno e poteva quasi toccare la sua delusione quando non lo faceva. Aveva giocato con il ragazzo in questo modo per 3 giorni di fila e la sera andava sempre a trovarlo. Si maledisse per questa cosa dato che, lo sapeva, si stava affezionando, forse troppo. Ogni sera notava che il morale di eren era sempre meglio e quest’ultimo lo accoglieva con sorrisi sempre più maestosi che più di una volta lo avevano lasciato senza parole.
Levi stava creando una routine abbastanza romantica che gli permetteva di avere sempre la situazione del ragazzo sotto controllo. Quando arrivava sgridava Eren per aver lasciato sporco (spesso c’erano camicie e biancheria intima sparse sul terreno vicino al letto); prendeva la sedia di legno e si sedeva a cavalcioni su di essa, in modo da poggiare il gomito sinistro sullo schienale e, a sua volta, la guancia sulla mano. Non gli piaceva parlare, ma con questa posizione avrebbe potuto stare ore ad ascoltare quello che il ragazzo aveva da raccontargli e non gli dispiaceva per niente.
Aveva scoperto tante cose: sapeva chi erano suo padre e sua madre, chi erano Armin e Mikasa e cosa era successo con il movimento tridimensionale la prima volta che lo aveva indossato.

Non che ora tu lo sappia usare meglio moccioso.

Lo aveva detto apposta, conoscendo come avrebbe reagito Eren: il giovane si accigliò subito e subito si difese:

Non è vero Caporale! Sono diventato davvero abile, magari non come lei ma non si può dire che non lo sappia usare!

Era talmente bello vedere Eren arrabbiarsi e fare il broncio che continuò a canzonarlo

Chi è che due giorni fa si è arrotolato su se stesso mentre cercava di uccidere una sagoma di cartone?

Cercò di giustificarsi

Non è colpa mia se Lei usa le spade in quel modo così idiota.

Ok. No. Questo forse non doveva dirlo. Perché lo sguardo di levi si incupì a tal punto che se eren fosse stato titano non sarebbe comunque riuscito a muoversi. I movimenti del più gramde furono veloci e repentini: si alzò dalla sedia e prese Eren per il colletto della casacca. Cominciò a mordergli il collo, completamente cosciente del fatto che la temperatura corporea del ragazzo aveva preso in pochi secondi qualche grado in più. Quando il collo non fu più considerato un obiettivo valido si spostò davanti al viso solo per gioire di quella visione. Eren era rosso, ansimante e soprattutto completamente inerme sotto le possenti braccia del Caporale.
Levi non poteva esserne più felice. Era difficile per lui trattenersi quando si trattava di quel ragazzo.spesso sentiva il bisogno di affondare le dita nella sua schiena, solo per fargli capire chi comandava.
Era anche ovvio che eren sapesse benissimo quale fosse il suo ruolo in tutto quello; ma anche volendolo, non sarebbe riuscito a muoversi di un millimetro. Voleva solo che il caporale andasse più a fondo: lo voleva sentire vicino; voleva sapere che lui c’era. E levi, dal canto suo gli mostrava questo suo lato completamente nuovo; un lato dove il comando non era quello duro e grezzo che metteva in pratica sul campo. I suoi comandi servivano solo a far capire al più giovane che lui era suo e nessuno glielo doveva portare via.
Una sera Eren gli chiese se per lui fosse soltanto un gioco tutto quello. La risposta lo sorprese

Se lo fosse sarei andato avanti già da tempo moccioso. Non sono qualcuno che prende le cose così tanto alla leggera. Non posso consumarti; non ora anche se vorrei. Voglio che prima di tutto tu sia mio; perché non so quanto riuscirò a trattenermi quando succederà. Puoi solo essere certo che non ti lascerò andare via per nessuna ragione.

La risposta di Eren rovinò il momento magico e Levi capì di dover stare attento a non perdere la sua preda

Ma io sono già tuo… credo.

Non erano tanto le parole quanto i movimenti a turbare Levi. Eren aveva girato la testa quando aveva pronunciato quel "credo" e la cosa aveva fatto infuriare il capitano. Con forza e probabilmente, facendogli del male, quest’ultimo afferrò la mandibola del ragazzo e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
Ok; adesso Eren non sapeva proprio come spiegare le cose.
Cosa intendi dire, signorino?
Pronunciò queste parole con prepotenza e Eren adesso aveva davvero paura.
Nulla… è che…
non sapeva proprio cosa inventarsi
Mi stai dicendo che non mi apparterrai perché sei già di qualcuno?
Levi ora era furibondo e Eren fece la prima cosa che gli venne in mente: lo baciò. Fu un bacio statico dove le due parti ci misero diversi secondi a lasciarsi andare. Levi non lo ricambiò completamente ma lo strinse nelle sue braccia per fargli capire che era solo arrabbiato.
Non parlarono più per quella sera a parte la buonanotte.
E Levi tornò in camera assai irritato: forse c'era qualcuno? avrebbe dovuto lottare per avere Eren?
Non era un problema; avrebbe lottato.
 
  
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