Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: __Lily    13/05/2017    3 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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QUARANTATRE

 

 

 


«Siamo solamente esseri umani Jon Snow, e gli dei ci hanno foggiato perché noi si possa amare.»
Jon Snow non riusciva a dormire, si rigirava nel grande letto, verso la parte dove sarebbe dovuta essere Sansa, era inquieto e confuso.
Confuso per il suo comportamento schivo.
Confuso per il comportamento di Daenerys.
Non sapeva più cosa fosse giusto e cosa sbagliato, i suoi sentimenti erano veri, erano profondi, era amore ciò che sentiva per Sansa ma c’era qualcosa, qualcosa di nuovo che stava crescendo giorno dopo giorno, il rispetto che aveva provato fin da subito per Daenerys con il tempo sarebbe potuto diventare altro; ma Jon Snow amava solo Sansa Stark.
Spettro si alzò dal fondo del letto e si sdraio accanto a Jon.
«Che succede amico mio? Manca anche a te vero?» disse accarezzando il suo pelo bianco, gli occhi rossi del metalupo riflettevano le fiamme del fuoco, Spettro era stata una delle cose migliori che potevano capitargli.
Uggiolò e posò la testa sulla spalla del suo padrone.
Tra due giorni si sarebbe svolto il suo matrimonio con Daenerys Targaryen nel Parco degli Dei.
Jon fece un respiro profondo; sposarla significava diventare re dei Sette Regni, sedere sul Trono di Spade un giorno e prendere il cognome Targaryen, il cognome che sarebbe da sempre dovuto essere suo.
«Padre, se fossi qui cosa faresti?» domandò a voce alta osservando il soffitto della stanza, il fuoco ardeva nel camino, le fiamme giocavano tra di loro, le sue parole si persero nel silenzio della stanza e nel crepitare del fuoco, nessuno avrebbe mai risposto alle sue domande.
In un’altra stanza anche Sansa era sveglia a osservare il soffitto, le coperte tirate fino alle spalle, il fuoco acceso nel camino; ma il suo re non era lì.
Provava nostalgia per i giorni passati, troppa nostalgia.
Una nostalgia che temeva le sarebbe rimasta addosso senza andarsene mai, e che ogni giorno le faceva ricordare chi non poteva continuare ad amare.
Durante il giorno cercava di evitarlo, per lo più stava nelle Cripte lontana da tutti i vivi, dove solo chi non c’era più le teneva compagnia con il silenzio, ma la notte… la notte era un altro discorso.
La sua mente vagava, sognava ancora come quando era una stupida bambina viziata e altezzosa.
Immaginava Jon, di dirgli del bambino, di chiedergli di sposarlo anche se avrebbe dovuto farlo lui; ma infondo era solo la notte, il giorno sarebbe stato un altro conto.
Sam dopo aver parlato con Jon aveva chiesto a Gilly di fare compagnia a Sansa e così era andata da lei con il piccolo Sam, a Sansa faceva bene quel bambino ma al tempo stesso la colmava di dolore e di rimpianto per le scelte prese.
Gli insegnò a ricamare, Gilly era brava ma poteva migliorare.
«Basta passare il filo qui» disse lei mostrandole come fare, ricordando gli insegnamenti della sua Septa.
«Sei molto brava» rispose Gilly imbarazzata, lei era una bruta, sapeva a mala pena cucire.
«E’ solo questione di tempo, anche tu sei molto brava Gilly.»
Il piccolo Sam stava giocando sul pavimento mentre loro due ricamavano.
«Chi ti ha insegnato?»
«La mia Septa.»
«Ti ha insegnato bene, mi piacerebbe conoscerla.»
Sansa lasciò perdere il ricamo, a dire il vero il ricamo scomparve e tornò ad Approdo del re, il giorno dopo l’esecuzione di suo padre, il giorno in cui Joffrey le aveva mostrato la sua testa su una picca e quella della sua Septa.
«E’ morta» rispose Sansa.
«Mi dispiace, non… non lo sapevo» tentò di scusarsi Gilly.
«Non potevi.»
«Sei stata fortunata, hai avuto una famiglia che ti ha amata molto e che continua ad amarti.»
«Non siamo più la famiglia di un tempo, però si credo di essere stata fortunata.»
«Craster ci picchiava, ci prendeva quando voleva e ai figli maschi… se non fosse stato per Sam mio figlio sarebbe morto ora, gli devo molto.»
Sansa posò la sua mano su quella di Gilly, sapeva perfettamente cosa volesse dire essere prese senza volerlo, sentire le sue mani nel corpo, sentirlo dentro di se.
«So cosa significa e credo che un mi dispiace non serva a molto.»
«No. Ma nonostante tutto amo mio figlio e anche tu.»
«Io?» chiese Sansa.
«Ti ho vista spesso toccarti la pancia, quel pallore.»
Sansa rimase senza parole, se Gilly se ne era accorta e se lo avesse detto a Sam…
«Ti prego non dirlo a nessuno Gilly.»
«Non lo farò, il tuo segreto è al sicuro con me.»
«Non sarà più un segreto tra molto.»
«Si, prima o poi si saprà.»
«No, nessuno lo saprà mai» rispose lei, poi le lacrime caddero nuovamente dai suoi occhi.
«Cosa vuoi dire?» domandò Gilly preoccupata.
«Nulla, dimentica ciò che ti ho detto.»
Riprese in mano il suo ricamo e continuò, stava ricamando un drago tricefalo, lo stemma dei Targaryen, il suo ultimo ricamo per Jon Snow.
Sansa sapeva cosa significava stare male fino a diventare il mostro che la divorava.
Lei e Jon sarebbero rimasti solo un ricordo, un ricordo che avrebbe accompagnato le sue notti fino alla fine della sua vita.
Mentre si trovava con Gilly il corno suonò, un solo suono, altri amici?
Grande Inverno stava accogliendo più persone di quante poteva in realtà permettersi.
Posò il ricamo sopra al letto e uscì dalla stanza dopo aver detto alla ragazza bruta di restare lì con il bambino, per sicurezza.
Arya e Gendry erano già fuori quando lei li raggiunse, anche Jon si trovava lì ad allenarsi con Tormund, senza maglietta nonostante il freddo che penetrava la pelle e le ossa.
Rinfoderò Lungo Artiglio e si vestì mentre i cancelli di Grande Inverno venivano spalancati a nuovi amici o alleati.
Entrarono degli uomini a cavallo, infreddoliti, i fiocchi di neve sopra ai loro vestiti ormai quasi molli.
Arya si votò verso Gendry spalancando gli occhi.
«Veniamo in pace» disse un uomo con la benda sull’occhio sinistro.
«Chi sei mio signore?»
«Beric Dondarrion» rispose Arya Stark con Ago in mano guardando quell'uomo.
«Ci rivediamo piccola lady, ero certo che prima o poi i nostri cammini si sarebbero incrociati e c’è anche il tuo amico.»
«Cosa fate qui?» disse Gendry avvicinandosi ad Arya con la spada in pugno.
«Posala» rispose Thoros di Myr.
«Non intendo farlo. Perché siete qui?» domandò di nuovo.
«Arya, Gendry come conoscete queste persone?» domandò Sansa voltandosi verso la sorella e il suo promesso.
«Volevano vendermi per dell’oro.»
«Era un riscatto ragazzina, tu saresti tornata a casa e noi avremmo avuto oro per aiutare i poveri e noi stessi.»
«Avete venduto Gendry!»
«Si e quell’oro ci è stato utile.»
«Andatevene da casa mia.»
«Mi dispiace deluderti Arya Stark, ma a meno che il re non lo ordinerà resteremo. Immagino che sia tu Jon Snow» disse Beric.
«Si, sono io. Rispondete alla domanda di Gendry, cosa fate qui?»
«Vogliamo aiutarti, uomini in più per il tuo esercito. Dobbiamo unirci per ciò che sta arrivando.»
«Come sapete cosa sta arrivando?» chiese Sansa raggiungendo Jon.
«Il signore della luce.»
«Sei un prete?»
«Si mia signora, Thoros di Myr per servirvi.»
«Abbiamo già una sacerdotessa rossa, non ne occorre un altro prete.»
«Lady Melisandre, si. Un prete forse no, ma un abile combattente? Siamo in molti qui a saper combattere, alcuni meglio di altri» rispose Thoros voltandosi verso Beric e poi verso un uomo che teneva il volto coperto.
Sansa ricordava quell’uomo, lo aveva conosciuto ad Approdo del re, le aveva salvato la vita quando il popolo inferocito l’aveva presa e Arya ci aveva viaggiato insieme per molto tempo e poi lo aveva lasciato a morire.
Le cicatrici sulla testa erano visibili, non aveva più l’elmo che in passato la spaventava ma era ancora lui.
«No, non può essere» disse Arya «stavi per morire!»
«Ti sarebbe piaciuto, ma sono ancora vivo. Ciao uccelletto» rispose voltandosi verso Sansa, il passato non l’avrebbe mai abbandonata, non le avrebbe mai dato tregua.
«Chi sei ser?» chiese il re del Nord.
«Il Mastino» rispose la sua sorellina senza smettere di fissare il suo vecchio compagno di viaggio.
«Sandor Clegane» disse lui guardando le due Stark «non credevo che sareste sopravvissute.»
«Allora Jon Snow, ti occorrono altri uomini?» chiese Dondarrion.
Jon osservò la sua famiglia e Gendry, forse loro non era d’accordo ma più uomini avrebbero aiutato.
«Si, mi occorrono.»
«Bene.»
Scesero da cavallo e posarono i piedi sulla neve fredda, ancora più fredda rispetto a quella nei vestiti.
Sansa lo osservava, avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma non ci riusciva.
«Alla fine eccomi di nuovo al Nord.»
«Puoi sempre andartene» disse Arya
«Ti piacerebbe, vero? Ma non lo farò, non ora che ho qualcosa per cui lottare.»
«Sei fuggito dalla battaglia della Acque Nere e vuoi lottare contro gli Estranei?» gli domandò Sansa, decisamente non si sentiva più la ragazzina di Approdo del re.
«Si uccelletto» rispose avvicinandosi troppo, Jon teneva la mano su Lungo Artiglio pronto a sguainarla se quell’uomo avesse fatto del male ad Arya o a Sansa.
Non le piaceva il nome con cui la chiamava.
«Puoi togliere la mano da lì.»
«Allontanati e lo farò.»
«Credi che abbia paura di te perché sei il re del Nord? Ho ucciso uomini molto più grandi di te.»
«E ti sei fatto battere da una donna» gli ricordò Arya.
«Ti stavo proteggendo.»
«Non mi occorreva la tua protezione.»
«Davvero? E cosa sarebbe accaduto se non ti avessi portata via dal castello dei Frey mh?»
«Dovevi lasciarmi andare.»
«Si e farti morire, hai ragione avrei dovuto. Così come avrei dovuto lasciare che lei uccidesse Joffrey Baratheon gettandolo dal ponte levatoio, o che quegli uomini la violentassero.»
«Basta così» disse Beric posando la mano sulla spalla del Mastino.
«Siete amici ora? Volevi ucciderlo.»
«Di questi tempi giovane lady, ogni guerriero è un buon amico e Sandor Clegane è un buon guerriero.»
«Arya… entrate vi farò portare qualcosa di caldo da mangiare e della birra» Jon mise un freno a tutta quella discussione che sarebbe potuta durare anche tutta la notte.
«Grazie maestà. Sai, assomigli molto a lord Eddard» disse Beric, poi prese per un braccio il Mastino e lo portò via di lì, mente Sansa rimase a guardarlo persa nel suo passato.
No, io non gli somiglio affatto - pensò tristemente Jon, ma non era ciò che tutti gli altri pensavano di lui; lui era il degno figlio di Eddard Stark signore di Grande Inverno e protettore del Nord. 






 

Molti mi hanno chiesto del Mastino, ebbene eccolo qui!
Sandor Clegane e la Fratellanza senza vessilli!
Un bacio a tutti, Lils.

  
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