Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |       
Autore: telesette    13/05/2017    0 recensioni
Scaricata per l'ennesima volta dal Joker, salvata in extremis da Batman, Harley Quinn prova seriamente a riflettere su ciò che la vita ha ancora in serbo per lei e ciò che le interessa davvero...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman, Harley Quinn, Joker, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- Scusami, piccioncino, ma devo proprio restare legata così ancora per molto?
- E' necessario, Harley cara - replicò Joker con noncuranza. - Dobbiamo pure mettere su una messinscena decente, se vogliamo che il nostro pipistrello abbocchi all'amo!
- Ma è doloroso...
- Su su, più tardi ti darò uno zuccherino, se farai la brava!
- Va bene - gemette Harley rassegnata.

Malgrado i vapori dell'acido ribollente sotto di lei, Harley era ciecamente convinta che mai e poi mai Joker avrebbe inteso farle veramente del male. Dentro di sé continuava a ripetersi che era tutta finzione, che faceva tutto parte di un piano per ingannare Batman, ma non poteva certo immaginare che tipo di trappola aveva in mente il diabolico pagliaccio: la piattaforma cui era legata, infatti, era dotata di un dispositivo che, non appena Batman le si fosse avvicinato a sufficienza, avrebbe sganciato lei e il pipistrello direttamente nel vascone dell'acido.

- Stringi di più quelle morse, Rocco - esclamò Joker, alludendo alle prese metalliche che tenevano assicurato il corpo di Harley Quinn alla piattaforma.
- Ma... Ma sei sicuro, capo?
- Non fare domande stupide!
- Ma capo, se stringo ancora rischio di... Voglio dire, è Harley!
- Lo vedo anch'io che è Harley, sciocco - sbraitò il clown. - Mica sono cieco!
- Non... Non avrai mica intenzione di farle male sul serio, vero?

Joker lo fissò con un ghigno diabolico stampato sulle labbra.

- E' forse un problema per te, Rocco?

L'altro deglutì terrorizzato.

- N... No, certo che no, solo che... Mi fa un certo effetto, credevo che dovessimo solo ingannare Batman...
- Infatti, è proprio quello che stiamo facendo, citrullo - sentenziò Joker, serrandogli la mandibola con le dita lunghe e forti della mano.

Rocco impallidì.
Finora non si era mai parlato di uccidere deliberatamente un membro della banda, Harley era pur sempre una di loro, eppure al capo sembrava non importasse molto né di provocarle dolore fisico né del rischio mortale che la ragazza correva stando lì immobile su quella micidiale piattaforma. Visto che l'energumeno esitava, Joker azionò da solo il macchinario e così facendo i morsetti metallici serrarono ancor più i polsi e le caviglie di Harley strappandole un urlo di dolore.

- Ahio!
- Ancora un po' di pazienza - mentì Joker spudoratamente. - Tra poco sarai libera di correre e cinguettare, non temere!
- Ma amoruccio, le caviglie mi fanno tanto male... Devi proprio stringermi così tanto?
- Eh sì, purtroppo - finse di scusarsi l'altro. - Ma se gridi viene meglio, lo sai che sei la mia attrice preferita!

Harley non replicò.
I polsi le stavano sanguinando, da sotto le maniche del costume, e piccole gocce d'acido le erano schizzate sulla schiena sfrigolando a contatto con il tessuto. D'istinto avrebbe voluto liberarsi, ma non poteva. Più il tempo passava più la sensazione si faceva più estenuante e sgradevole: la sensazione di essere come una crosta di formaggio dentro a una trappola per topi... Una crosta che, se il topo non la mangiava, veniva comunque gettata via perché priva di qualsiasi valore.
I minuti trascorrevano.
Sempre più lenti, sempre più inquietanti, e la sofferenza per Harley aumentava sempre più.
Perché Joker doveva farla soffrire a quel modo?

 - Ancora un po' di pazienza, mia cara - esclamò Joker, controllando distrattamente l'ora sul cipollone che teneva in tasca assicurato con una catenina. - Non manca molto allo scadere delle tre ore!
- E se Batman non arriva in tempo?
- Arriverà - sorrise il clown convinto. - E' troppo stupido per non farlo!

Non aveva neanche finito di dire la frase che, con uno schianto terribile di vetri rotti, Batman fece la sua appariscente incursione nell'edificio.
Subito gli uomini di Joker cercarono di metter mano alle armi. Batman gli lanciò contro un paio di Batarang, disarmandoli, dopodiché si fece avanti per sostenere lo sguardo beffardo di Joker che, dinanzi alla sua espressione truce e minacciosa, si limitò ad applaudire con evidente sarcasmo.

- Finalmente, Batman, sei puntuale - esclamò. - Ancora cinque minuti e saresti arrivato giusto per il dessert di Harley al limone... Invece così, ci possiamo gustare assieme l'intero antipasto!
- Liberala immediatamente - ordinò Batman.
- Ah-ah, Batman... Non stiamo dimenticando qualcosa? Io e te avevamo una scommessa, se non erro!
- Scusate - squittì debolmente Harley, per via della posizione oltremodo scomoda in cui si trovava. - Vi dispiacerebbe molto tirarmi giù? Ho fatto la messa in piega solo tre giorni fa...

Batman osservò attentamente la piattaforma, scorgendo subito il congegno/trappola appositamente piazzato nel bilancino che sosteneva il peso di Harley come un perno da equilibrio, indovinando cosa sarebbe successo se solo avesse provato a liberare la ragazza con metodi convenzionali. Non poteva agire d'istinto, se non rischiando la vita di Harley, dunque doveva fare in modo di convincere Joker a liberarla fingendo di sottostare al gioco di questi.

- Bene bene, Batman - esclamò Joker, misurando il pavimento a passi lenti ed intrecciando fiero le dita dietro la schiena. - Come ti avevo promesso, me ne sono rimasto tranquillo senza cercare di riprendermi Harley in alcun modo, eppure lei ha scelto di ritornare qui di sua spontanea volontà... Sembra che avessi ragione io, dopotutto!
- Hai già ottenuto quello che volevi - sentenziò Batman. - Puoi uccidermi qui, adesso, in questo preciso istante!
- Suona quasi allettante - osservò Joker, sfregandosi le labbra con la lingua. - Ma dimmi, perché dovrei interrompere il mio gioco preferito?

Harley Quinn non riusciva a credere alle sue orecchie.
Di cosa stava parlando? A che gioco alludeva? Forse si riferiva al fatto che, facendo leva sui sentimenti e sul valore che Batman attribuiva alla vita umana, la loro "recita" di fatto stava funzionando... O forse Joker aveva realmente intenzione di buttare anche lei in quella orribile vasca di acido?
No, impossibile!
Non lo avrebbe mai fatto, non poteva volerlo fare davvero, perché lui... lui le voleva bene, in fondo, molto in fondo, un pochino... forse!

- Vedi Batman, mi poni davanti una difficile questione - spiegò Joker, battendogli una mano sulla spalla con confidenza. - Io "potrei" liberare Harley da quell'affare, spararti in testa, e poi tirare fuori una preziosa bottiglia di rosso per celebrare come si deve la tua dipartita ma... Ma c'è un "ma", ed è questo che non mi convince!
- Sarebbe?
- Perché ti interessa tanto di Harley? Sai, proprio non me lo spiego, c'è di meglio in giro!
- HEY, DICO - sbottò furiosa Harley Quinn. - Hai idea di quanti sacrifici abbia fatto per mantenere in forma il mio vitino di vespa ?!?
- A carte scoperte, Batman, non ci prendiamo in giro - sghignazzò dunque Joker. - Tu non sei tipo da fingere interesse per qualcuno, hai il cuore troppo tenero... Che razza di pensieri ti frullano in testa? Se non ti conoscessi bene, potrei anche pensare che tu abbia diverse fantasie sconce sotto quella maschera appuntita!

Batman strinse gli occhi.
Era chiaro che Joker stava facendo di tutto per provocarlo, per indurlo a crollare. Se Batman avesse reagito, lui non avrebbe esitato un solo istante nell'uccidere Harley davanti ai suoi occhi, per poi schiacciarlo sotto il peso della responsabilità e dei sensi di colpa.
Tuttavia Batman non era certo stupido.
Se Joker era convinto di avere il coltello dalla parte del manico, poteva sempre provare a rovesciargli l'impugnatura.

- Dimmi Joker - mormorò Batman, con una smorfia sardònica sulle labbra. - Hai già raccontato ad Harley di quella storia?
- Quale storia, passerottino? - domandò Harley perplessa.
- Ehm, nulla nulla, Harley cara... Non ti preoccupare!
- Tu sei convinto che lei ti ami, vero? - rintuzzò Batman, gettando a sua volta l'esca per impigliare Joker al suo stesso amo. - E probabilmente hai ragione, certo: qualunque donna amerebbe l'uomo che si diverte a farla passare per pazza!

Harley sussultò.

- Tesoro, ma di che cosa sta parlando? Non capisco...
- Non c'è niente da capire, infatti - sbottò Joker infastidito. - E' solo l'ultimo "delirante" tentativo di uno che non sa perdere!
- Forse - sottolineò Batman. - Certo però che è strano... Harley, ti sei mai chiesta perché l'ultima volta ti abbiano rispedita ad Arkham così, di punto in bianco?

Per la prima volta, dopo tanto tempo, Harley fu sopraffatta dal tarlo del dubbio.
Ciò che diceva Batman non era privo di senso: Veronica Vreeland non aveva mai sporto denuncia contro di lei per rapimento... Allora perché l'avevano rispedita al manicomio criminale di Arkham, se la dottoressa che l'aveva in cura l'aveva espressamente dichiarata sana di mente? All'epoca era troppo sconvolta per rendersene conto e, complice qualche sviolinata amorosa da parte del suo adorato ciccino, in men che non si dica aveva completamente dimenticato l'intera faccenda.

- Stando in base alle carte, ti avrebbero rilasciata nel giro di poche settimane - puntualizzò Batman, sbattendo in faccia ai presenti la verità nuda e cruda. - Ma a qualcuno, semplicemente, la cosa non andava giù... E sempre quel "qualcuno", sfruttando i suoi agganci nel sistema, ha mosso i fili a suo piacimento e si è assicurato di decidere della tua vita ancora una volta!
- Te... Tesoruccio - singhiozzò Harley, guardando Joker attraverso un leggero velo di lacrime, non appena cominciò a realizzare. - E'... E' vero quello che sta dicendo?

Joker non rispose né sollevò il capo per sostenere il suo sguardo.

- Non è vero - gemette ancora Harley. - Ti prego, dimmi che non è vero, dimmelo!
- Ho paura che sia vero, ciccina - tagliò corto Joker, illuminandosi nuovamente in volto. - Ma non devi ringraziarmi: in fondo, senza di me, saresti finita a cuocere e servire patatine fritte da qualche parte... Non potevi certo tornare a fare la psichiatra, dopo lo scherzetto che ti ho combinato!

Gli occhi di Harley Quinn si riempirono di lacrime.
La sua vita, il suo lavoro, il suo cuore... Costui si era preso tutto di lei, prendendosi bellamente gioco dei suoi sentimenti, e non si era fatto alcuno scrupolo per questo. Di colpo l'amore reverenziale per Joker fu sostituito da un incredibile odio, tanto che lei stessa si stupì nel mordersi le labbra a sangue. Non vi erano parole sufficienti per esprimere la sua collera, né lacrime per ripagarla di tutto ciò che aveva perduto, ma l'odio che le ribolliva dentro stava crescendo come un incendio dentro al suo cuore.

- Tu - sibilò furibonda. - Tutto quello che mi è successo, quello che mi hai fatto, tutto... E' stata tutta colpa TUA !!!
- Bingo tesoro, finalmente ci sei arrivata - rise Joker sempre più divertito. - In effetti non mi tornava come avessero dato il diploma in psichiatrìa ad una completa cretina come te... Ma se te ne rendi conto adesso, significa che non sei poi così tonta come credevo!
- Aspetta solo che mi liberi le mani e poi... Te la do io la completa cretina!
- E' ora di fare un bagno, Harley cara, addio!
- NO, FERMO !!!

Purtroppo l'urlo di Batman non ebbe modo di fermare Joker.
L'eroe mascherato non perse tempo e, nell'esatto momento in cui Joker sganciò la piattaforma per precipitare Harley nell'acido, sparò un rampino contro il soffitto e si lanciò rapidamente per afferrare al volo la fanciulla e ripararla dalle mortali esalazioni con la speciale stoffa del mantello. Harley tossì violentemente, mentre Batman la tenne giusto al di sopra dell'acido, ed entrambi si ritrovarono al sicuro sulle rampe sopraelevate del laboratorio. Qui Batman liberò i polsi e le caviglie di Harley dalle chiusure metalliche, con l'ausilio di uno speciale congegno laser, ma la ragazza era così furiosa che, una volta libera, scostò via il suo soccorritore e cercò con lo sguardo il bieco aguzzino che stava cercando di porre termine ai suoi giorni per la seconda volta.
Sotto di loro, Joker stava cercando scampo nella fuga.

- Oh no - esclamò Harley. - Non te la caverai così facilmente, te lo posso giurare!
- Harley, fermati - provò a calmarla Batman. - Lascia fare a me, adesso!
- Scusa, Batman - replicò lei, mettendo mano ad un pesante martello appoggiato contro la balaustra. - Ma il mio è un conto personale!

Senza dargli il tempo di ribattere, Harley saltò al pianoterra con una serie di agili mosse ed acrobazie degne di un'artista di circo. In men che non si dica, Joker se la trovò davanti, armata di martello e con un'espressione sulla faccia che non prometteva nulla di buono.

- Su... Suvvìa, Harley cara - balbettò debolmente il clown. - Non vorrai davvero colpire il tuo adorato ciccino con quello, dico bene?
- Sbagliato - rispose lei, sollevando con rabbia il martello sopra la testa. - Penso invece che ti curerò definitivamente dal tuo mal di testa... Vedrai, ho l'impressione che la mia cura ti farà MORIRE !!!
- Sei sempre così premurosa, piccola - singhiozzò Joker, fingendosi commosso. - Ma sei anche stupida, l'ho sempre detto!

Il clown le gettò ai piedi una bomba con una piccola carica esplosiva, sufficiente a creare fumo e basta, e subito ne approfittò per dileguarsi. Harley sventolò il martello alla cieca, cercando invano di colpirlo, ma così facendo assestò invece una botta violenta al generatore dell'impianto elettrico. Le conseguenze furono facilmente immaginabili: a causa del danno, le scintille provocarono un principio d'incendio e, nel giro di pochi istanti, l'intera fabbrica fu come avvolta da un immenso rogo.
Harley crollò in ginocchio, tossendo per via del fumo, ma Batman fu subito al suo fianco per soccorrerla ancora una volta. Nel mentre che la aiutò ad alzarsi, però, l'orso di pezza che la ragazza teneva nella borsa cadde per terra. Harley lo osservò commossa, piangendo lacrime amare al pensiero del signor Wayne, di Alfred, Dick, Veronica... e di tutte le persone che le avevano davvero voluto bene sinceramente.

- Andiamo - esclamò Batman strattonandola. - Dobbiamo uscire di qui, presto!
- No, Bussy - strillò Harley, buttandosi disperatamente a raccogliere l'orsetto. - Non posso lasciarlo, è troppo importante... No!

Batman si accorse all'improvviso delle travi scricchiolanti sopra le loro teste.

- ATTENTA !!!

Con grande prontezza di riflessi, deviò la pioggia di materiale infuocato coprendo sé stesso e Harley con il mantello. Dopodiché afferrò la ragazza, la quale teneva ancora saldamente l'orsetto tra le braccia, e sparando il rampino verso il lucernario si sollevò con lei al di sopra di quell'inferno di fiamme. Una volta all'esterno, liberi di respirare finalmente aria fresca, entrambi si guardarono negli occhi per alcuni istanti.
Harley non resistette all'impulso e lo baciò appassionatamente sulle labbra, prima ancora che lui se ne rendesse conto.

- Non è possibile - mormorò Harley con un filo di voce, non appena riconobbe il sapore di quelle labbra. - Bruce... Wayne ?!?

continua )...

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: telesette