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Autore: sangueoro    13/05/2017    1 recensioni
Le vicende si svolgono dopo il finale di The Vampire Diaries.
Nella scuola che Caroline decide di aprire, arriva una bambina speciale… che ha bisogno di “protezione e preparazione“…
Ma chi proteggerà e preparerà Caroline al ritorno di Klaus nella sua vita?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio, Rebekah Mikaelson | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Ciao Matt» salutò Rebekah rientrando nel salone principale.

«Ma quanto è stata lunga questa passeggiata?» chiese ironico Damon.

«Tranquillo sceriffo» chiarì subito vedendo Matt che la scrutava sospettoso «Sono stata davvero a fare una passeggiata nel parco, non mi sono mossa di qui!» fece un lieve cenno a Caroline che si alzò «Stefan, spero che mi scuserai ma ti rubo la tua mogliettina per un po' … notte a tutti».

Caroline la seguì silenziosa per le scale, poi entrate nel loro salottino sprofondò nel divano.

Rebekah prese due bicchieri dalla credenza e due sacche di sangue dal frigorifero, le versò e servì la sua amica, che ne bevve più della metà in un solo sorso. Rebekah prese subito un’altra sacca e l’appoggiò sul tavolinetto davanti a Care.

«Perché reagisco così?» le chiese Caroline con un filo di voce.

«Perché anche se siamo delle vampire e siamo abituate a vedere le cose più assurde, un marito che torna dall’aldilà è una cosa straordinaria» spiegò Rebekah.

«Dovrei essere felice… sono felice» chiarì Care.

«Lo so… » la rassicurò l’amica «sei solo sconvolta, una maniaca del controllo come te? Non oso pensare a cosa ti frulla nella testa, vai su tutte le furie quando dimentico di segnare i compiti sul registro elettronico!»

«E’ una questione di principio! Devi segnare ogni volta i com…» non terminò la frase e nascose la faccia tra le mani… la sua amica la stava prendendo in giro e lei ci era cascata con tutte le scarpe. «Sei impossibile!» rise guardando Rebekah che sghignazzava «E’ tutto così assurdo…» disse poi in un sospiro.

«Prenditi del tempo» le consigliò l’Originale.

«E’ mio marito!» fece Caroline «vivrà qui… è Stefan! Ed io lo amo… so che lo amo! Non è un ragazzo che ho appena conosciuto al bar e devo decidere se e quando richiamarlo!»

«Non intendevo quello… » chiarì Rebekah «prenditi del tempo prima di analizzare le tue emozioni e le tue reazioni, non puoi farlo ora! Stamattina stavamo immerse nel cioccolato a fare battute spinte sui massaggiatori della Spa… stasera stiamo parlando di tuo marito che è tornato dal regno dei morti dopo anni… io mi rallegrerei per il fatto che siamo qui e non al manicomio a fare battute porno sull’infermiere…»

Caroline scoppiò a ridere, era l’ultima cosa che si era immaginata di fare quella sera… ma con una Rebekah in missione sdrammatizzante, era impossibile non farlo «Ti voglio bene Barbie Klaus!» le disse.

«Odio quel soprannome!» l’ammonì l’Originale fingendosi arrabbiata.

«Lo so! Ma Vampire Barbie sono io! Damon è un po' ripetitivo con i nomignoli!»

«Come sta?» chiese Rebekah cambiando tono di voce «Come l’ha presa lui?»

«E’ Damon… » fece Caroline «è impossibile dirlo, si nasconde come suo solito… domani lo chiederò ad Elena».

Sentirono bussare alla porta, che si aprì subito dopo.

«Ecco dove siete» esclamò Stefan richiudendosi la porta alle spalle.

«Cena… » spiegò Rebekah mostrando il bicchiere «domani mi procurerò un paio di topolini per te».

«Come in “V - Visitors“!» scherzò il ragazzo, poi vedendo lo sguardo interrogativo delle due vampire spiegò «La serie tv!… non l’avete mai vista? Certo Caroline negli anni 80 non era ancora nata, ma tu Rebekah!»

«Io ero in una bara con un pugnale conficcato nel petto!» le ricordò l’Originale.

Stefan la guardò un po' confuso, poi riprendendosi esclamò «Ah… già…”

«Da quando guardi serie tv?» chiese Caroline.

«Avevo molto tempo libero, in Italia… tra un turno e l’altro…» rispose Stefan.

«Non ci hai detto che lavoro facevi» chiese curiosa Rebekah.

«Il meccanico, in una officina di auto d’epoca… ho messo a frutto la mia esperienza con la Camaro di mio fratello» replicò pronto il ragazzo, poi rivolgendosi alla moglie «andiamo a dormire Care?»

«Certo, ho finito» rispose Caroline alzando il bicchiere «buonanotte Rebekah»

«Notte Vampire Barbie!»

 

«Hai cambiato tutto qui… non sembra neanche la mia stanza» commentò Stefan, guardandosi intorno.

«Non riuscivo a dormirci» spiegò Caroline timorosa «Mi spiace… » sussurrò.

«Tranquilla amore» l’abbracciò il marito «Non era un accusa… lo capisco, al tuo posto avrei fatto lo stesso, e poi mi piace!… forse è un filino troppo principesca, per i miei gusti, ma è molto bella» la canzonò.

«E’ Luigi XV… in effetti mi sono lasciata prendere un po' la mano» sorrise Caroline stando allo scherzo “qualcuno mi aveva promesso un cassettone originale appartenuto al Re… “ pensò tra sè, il suo sguardo andò subito alla cassapanca ai piedi del letto “Mio Dio… devo svuotarla! Dovrò mettere tutto in soffitta…“ rifletté presa dal panico “forse sarebbe meglio buttare tutto…“ realizzò costernata.

«Non capisco quel quadro però… non è troppo moderno? Pure un po' angosciante a dirla tutta…” stava dicendo Stefan, mentre guardava il dipinto incorniciato sulla parete di fronte al letto.

«Mi fa pensare alla solitudine… era perfetto per questa stanza» rispose Caroline “Non l’ha riconosciuto… “ sospirò sollevata “strano… “ si trovò a pensare.

Stefan si era avvicinato al letto e si stava spogliando, tranquillamente… come se avesse dormito lì anche la sera prima e quelle ancora precedenti, Caroline guardava il suo stupendo marito, ammirava il suo fisico scolpito, le spalle ed i pettorali ampi, i fianchi stretti…uno spettacolo sublime, quanto le era mancato!

Le prime notti senza di lui erano state lunghissime e quando riusciva ad assopirsi, sognava quelle braccia muscolose che la stringevano con una delicatezza inimmaginabile a guardale, ma era così che si addormentava dopo aver fatto l’amore, Stefan la cingeva e lei gli si adagiava contro, era stato troppo penoso per lei dormire da sola in quell’enorme letto.

La sera che erano arrivati i mobili nuovi, non riuscì comunque a riposare… poi con il passare dei giorni la stanchezza ebbe la meglio sui sensi di colpa, le settimane e i mesi passarono e senza rendersi conto iniziò a sognare anche altre braccia che la stringevano, braccia meno possenti ma non meno vigorose e cominciò ad addormentarsi immaginando di tracciare con le dita il volo degli uccelli che si sprigionavano da una piuma.

«Caroline… » la stava chiamando Stefan che si era sdraiato dopo aver scostato il copriletto e le lenzuola.

La ragazza si destò dai suoi pensieri e gli sorrise «dammi solo un minuto» rispose entrando nel bagno privato della stanza.

Caroline si chiuse la porta alle spalle e gli si appoggiò contro “calmati!“ si impose “è Stefan! Il tuo Stefan… il ragazzo che ti è piaciuto dal primo momento che lo hai visto nei corridoi del liceo, quello con il quale hai subito immaginato di organizzare un June Wedding… è tuo marito! L’uomo che ami! Ora ti fai bella e vai da lui! ” e fu quello che fece.

Quando uscì dal bagno con il suo negligé glicine, l’apprezzamento che colse sul volto del marito la rassicurò, Stefan non le staccò gli occhi di dosso neanche per un attimo mentre si avvicinava e fu sotto quello sguardo bramoso che finalmente gli si stese al fianco e si lasciò accogliere tra le sue braccia.

Cercò subito il suo angolino preferito, l’incavo della clavicola, dove appoggiava sempre il capo mentre Stefan le accarezzava i capelli, ma le mani del marito scesero immediatamente alla sua vita, strattonandola con urgenza, la fece stendere sulla schiena posizionandosi tra le sue gambe, baciandole proprio quello stesso punto che lei aveva cercato sul suo corpo, con voracità spostò le labbra sui suoi seni, poi alzò lo sguardo per incontrare il suo.
Caroline era sopraffatta dalle emozioni, non riusciva a parlare… Stefan interpretò la sua reticenza come un tacito consenso e si avventò sulla moglie.
Il corpo di Caroline reagì subito a quelle attenzioni, mettendo a tacere il suo cervello, fu un amplesso veloce, lasciarono che l’impellenza di riunirsi avesse la meglio sulla tenerezza, non ci furono effusioni ma solo una donna ed un uomo che dopo tanto tempo non aspettavano altro che rientrare in possesso l’uno dell’altra.

Caroline guardava il marito dormire, il suo fisico era stanco ed appagato, ma la sua mente aveva ricominciato a lavorare, era stato fantastico! Tra di loro lo era sempre stato, ma era proprio quello che la faceva restare sveglia ad elucubrare “perché ho la sensazione di avere fatto solo dello straordinario, meraviglioso sesso?… perché non lo facevi da una vita!“ si rispose.

Al suo risveglio, la mattina dopo, non trovò Stefan al suo fianco, al suo posto c’era un foglietto appoggiato sul cuscino «Sono andato a fare colazione! Ne approfitto per una passeggiata tra i boschi. Ti amo»

Caroline si stiracchiò voluttuosa, “Al diavolo il raziocinio! Mi ama ed io ho rimesso la mani su quegli addominali pazzeschi!“ sospirò soddisfatta.

In cucina trovò Bonnie con una tazza di caffè in mano, notò che era piena e gliela sequestrò.

«Fai pure! Quello che è mio è tuo!» scherzò l’amica «Siamo di ottimo umore vedo… presumo che la nottata sia andata bene» continuò con uno sguardo allusivo.

«Si… direi di si, molto bene… » rispose la vampira.

«Ma? Mi pare di capire che ci sia un ma…» indagò Bonnie.

«No assolutamente nessun ma… credimi, è stato grandioso» rispose Caroline.

«Dov’è? Ancora a letto?»

«No, è andato a fare colazione, nei boschi»

«Perdonami, ma questa cosa mi mette i brividi, capisco la voglia di non ferire nessuno, ma quei poveri animaletti!» fece la strega con un broncetto «Non è meglio una sacca di sangue donata da persone condiscendenti?” continuò.

«Che non donano certo per sfamare i vampiri…» intervenne una persona alle loro spalle.

«’Giorno Elena” la salutarono le amiche.

«In ogni caso è meglio che Stefan non si nutra con le sacche, sono molto contenta che il suo istinto gli abbia indicato la retta via, se ci pensate bene è straordinario che privo di memoria sia rimasto lontano dal sangue umano, non oso immaginare come sarebbe stato uno Stefan non del tutto consapevole di se stesso, alle prese con la sua dipendenza…» analizzò la nuova arrivata.

Bonnie annuì assorta.

Caroline invece rifletté a voce alta «anche se stanotte ho avuto la sensazione… » si interruppe rendendosene conto

«Hai avuto la sensazione?» la incoraggiò Elena, a finire il ragionamento.

«No nulla… però…» continuò allora la vampira.

«Lo vedi che c’era un però!» esultò Bonnie.

Caroline sorrise «non so come spiegarlo, mi sembra quasi stupido… è stato strano…»

«Strano bello o strano brutto?»

«Bello… decisamente bello!» ammise Caroline.

«Non la prendere male, ma da quel che mi ricordo, quando si tratta di Stefan… bello non è una stranezza ma è la normalità» commentò Elena con un sorriso.

«Ed io confermo… » intervenne Rebekah che stava arrivando «ma amica mia, ti consiglio di…»

«No! Perché Barbie Klaus? E’ il sogno di ogni futuro marito quello di beccare la sua futura moglie mentre commenta le arti amatorie del proprio fratello con le amiche» irruppe Damon fiondandosi sui muffin ai mirtilli addentandone uno, guardando ironico la fidanzata che era un po' arrossita.

«Lasciaci sole bello!» lo spinse via Rebekah «capisco che ora vorresti assistere ad un dibattito di confronto tra te e Stefan, visto che possiamo tutte dire la nostra…»

«Tutte non direi!» chiarì Bonnie «io non faccio parte del club…»

«Ho ancora qualche mese per farti avere la tessera gold BonBon…» ammiccò Damon prima che sia Bonnie che Elena gli tirassero la prima cosa che si erano trovate tra le mani.

«Allora stavate dicendo?» chiese Rebekah quando Damon fu fuori dalla portata di orecchie «Cosa si può definire “strano” parlando di sesso tra due vampiri?»

Caroline non poteva credere che stessero avendo quella discussione, ma capì che aveva bisogno di confrontarsi con le amiche «Non strano nel senso letterale del termine, è stato… nuovo? Diciamo che ho avuto la sensazione di non riconoscere il suo… modus operandi?» cercò le parole imbarazzata.

«Beh, quello è perché è passato del tempo» ponderò l’Originale, ricevendo un cenno di assenso da Bonnie ed Elena.

«Ad un certo punto… quel punto» si fece capire Caroline «stava quasi per mordermi…»

«Eh si eh…» la canzonò Rebekah «una pratica alquanto inusuale tra due vampiri… tra l’altro per nulla soddisfacente» sbottò a ridere.

«Blood sharing…. is kind of personal» sospirò Elena ad occhi chiusi.

«Stefan non mi ha mai morso in quei momenti» fece piccata Caroline.

«Neanche a me, non poteva farlo… era troppo pericoloso» intervenì Elena prendendo la mano della sua amica.

«A me si, ma lo Stefan che ho conosciuto io era completamente un’altra persona…» ricordò l’Originale.

«Non mi ha mai morso neanche quando abbiamo spento la nostra umanità… » cercò di ricordare Caroline «ed a maggior ragione non avrebbe dovuto volerlo fare stanotte, lui non si nutre di sangue umano…» ragionò.

«In quei momenti non sei molto lucido, è puro istinto…» cercò di rassicurarla Rebekah.

«Hai ragione…» concordò Care «mi sono appena resa conto di una cosa» rifletté cambiando tono di voce «da quando sono una vampira non sono mai stata morsa, ne ho morso un altro vampiro in quei momenti… io potrei averlo fatto ad un umano, Tyler era un lupo e non avendo tendenze suicide…» continuò la riflessione «da vampira non ho mai bevuto sangue di un altro vampiro!» sgranò gli occhi a quella rivelazione «A parte quello di….» ammise guardando Rebekah.

«Beh quando sei in punto di morte, non fa lo stesso effetto» commentò divertita l’Originale.

«In effetti è stato comunque intenso…» ammise Caroline «e se la memoria non mi inganna devo anche ammettere che quando ero umana e venivo morsa… immagino che da vampira sia tutto più… »

«Amplificato?» la interruppero in coro Elena e Rebekah «SI!» conclusero sempre in coro.

La conversazione era decisamente degenerata e Caroline rideva serena con le amiche quando Stefan rientrò dalla sua colazione, l’abbracciò e chiese con nonchalance alle altre donne in cucina, che tipo di impegni avessero quel giorno.

«Se non ne avete, trovatevi qualcosa da fare! Perché io e Caroline abbiamo da fare! Un impegno inderogabile!».

La ragazza guardò il marito raggiante, ogni dubbio sembrava essersi dissolto, mentre veniva trascinata per mano su per le scale, seguita dallo sguardo divertito delle altre.

Dopo una replica della notte precedente, seguirono dei momenti di coccole e tenerezze che sfociarono finalmente in un momento più romantico, fecero l’amore in un modo molto simile a quello che Caroline ricordava.

Ora appoggiava il suo viso nel suo posto preferito ed accarezzava il torace di suo marito, il suo gentile ed amorevole compagno di vita era tornato, forse era un po' cambiato, il suo viaggio alla ricerca di se stesso le aveva restituito uno Stefan più solare ed allegro “e non è una cosa brutta… sembra meno tormentato, potrei abituarmici!“ rifletté baciandolo con trasporto.

Stefan e Caroline non si fecero vedere tutto il giorno, non scesero nemmeno per pranzo ed a cena furono bersagliati da occhiate e frecciatine, ma erano troppo felici per preoccuparsene.

Nei giorni a seguire Stefan si dedicò a suo fratello ed ai suoi amici, approfondì la conoscenza con Oliver ed un paio di volte andarono al Mystic Grill per una serata tra soli uomini. La settimana dello Spring Break volò ed Elena e Damon rinviarono il più possibile il loro ritorno a New York, ma il momento della partenza inevitabilmente arrivò, la ragazza doveva rientrare in università ed il ragazzo aveva un’attività da mandare avanti. I saluti furono commoventi e Stefan promise al fratello che sarebbe andato a trovarlo molto presto.

 

Le lezioni ricominciarono e Stefan si unì ad Oliver aiutandolo con le mansioni più pesanti, ampliarono l’orto, costruirono un pollaio e presero altri animali, «con tutto lo spazio che abbiamo, non capisco come non avete pensato ad una fattoria didattica!» stava dicendo Stefan alla moglie che se lo mangiava con gli occhi, mentre fissava delle assi con indosso solo i jeans.

«Perché non ti metti una maglia? Lo so che non puoi scottarti, ma…» lo rimproverò Caroline colta in fragrante da Oliver che sogghignava allontanandosi.

«E negare lo spettacolo a mia moglie? Sono un generoso, dovresti saperlo…» disse il ragazzo attirandola a sè e facendosi allacciare le gambe intorno ai fianchi.

«Sei tutto sudato» cercò di farsi rimettere giù Caroline.

«E’ sexy!» cercò di baciarla Stefan.

«E’ appiccicoso!» cedette la moglie baciandolo con passione.

 

Con la ripresa delle lezioni, erano tornati anche tutti gli studenti e con loro anche April. 

Oliver la intravide mentre stava annaffiando alcuni vasi che adornavano l’entrata dei dormitori

«Già finito con il nuovo pollaio?» chiese la ragazza vedendolo.

«No, ma è arrivata Caroline e Stefan era troppo distratto, ho preferito lasciarli soli» rispose malizioso il ragazzo avvicinandosi.

«E’ incredibile che sia ancora vivo» sospirò April «come se avessimo bisogno di un altro vampiro!» aggiunse innervosita «lo sapevo che era questione di tempo e saremmo stati invasi di nuovo!» commentò stizzita, poi si rese conto della gaffe «scusami Oliver, non mi riferivo a Felicity ovviamente, quella povera ragazza è solo un altra ennesima vittima».

Oliver rimase un po' interdetto dallo sfogo della ragazza, non l’aveva mai vista così veemente,era sempre così distaccata.

«E’ che… solo con Caroline, le cose potevano andare bene, lei è una brava persona è gentile e premurosa» continuò la ragazza «Mystic Falls è casa mia e quando ho deciso di ritornarci è stato perché le cose sembravano essere cambiate, alcuni di loro erano ritornati umani, altri avevano lasciato la città ed altri ancora erano morti! E’ stato per questo che ho accettato questo impiego, in questa scuola così speciale… volevo aiutare a mantenere le cose sotto controllo, io che sapevo che cosa fossero, cosa avevano fatto alla mia città! Ero la persona giusta per aiutare Matt a vigilare» aggiunse lievemente arrossita «poi è arrivata Rebekah! E le cose non andavano già più bene… ma ora c’è anche Stefan! Senza contare che potrebbero ritornare i Mikaelson ed allora si che saremmo nei guai!»

Oliver la guardò dubbioso.

«La famiglia di Rebekah ed Hope» spiegò April.

«Non ne so nulla, e se Becca non ne vuole parlare credo che non dovremmo farlo neanche noi» dichiarò Oliver di slancio, non capendo neanche il perché “quella cosa che mi ha fatto Becca, funziona… non riesco neanche a pronunciare quel cognome!” si stupì.

«Hai ragione» concordò April «meno se ne parla e meglio è… hai voglia di un bel the freddo? l’ho fatto stamattina e dovrebbe essere già alla temperatura giusta» aggiunse sorridendogli.

«Con piacere» le sorrise di rimando il ragazzo.

 

Oliver stava tornando verso la sua dependance, quando incontrò Rebekah che lo stava cercando.

«Dove eri finito? Caroline e Stefan mi hanno detto che ti sei dileguato quasi due ore fa! Non hai un pollaio da costruire?» lo redarguì la ragazza.

«Non ci crederai mai dove sono stato! Ero a prendere un the con April! … un’occasione unica, così non mi è parso il caso di dirle che sono più un tipo da caffè! Oltretutto non lo sa neanche fare il the… ma con lei berrei anche dell’olio di ricino, ha degli occhi…» sospirò il ragazzo «e non vorrei farmi dei film mentali, ma direi che abbiamo un po' flirtato… » aggiunse eccitato con un sorriso a tutta bocca.

«Alleluia! ce l’ha fatta a rendersi conto che qui c’è un bel ragazzo che le muore dietro!» commentò Rebekah un po' infastidita.

«Fingerò di non aver notato che hai detto che sono bello» alzò un sopracciglio Oliver.

«Ecco bravo… non vorrei essere costretta a fartelo dimenticare» lo minacciò la vampira con un sorriso.

«Mi cercavi Becca?» chiese il ragazzo.

«In effetti si… avevo voglia di… » Rebekah non gli aveva mai chiesto di farla nutrire, era sempre Oliver che si offriva e lei accettava, ed era da un bel po' che non succedeva «Sai, Caroline oggi non è venuta nel salottino dopo pranzo, era impegnata… ed io mi deprimo a bere da sola da quelle sacche»

«Al suo servizio Principessa» disse Oliver dirigendosi verso la dependance facendole strada, aveva notato che la ragazza si era un po' imbarazzata a farle quella richiesta.

«Preferirei una passeggiata nei boschi» disse Rebekah restando ferma.

«Hai voglia di un picnic o è una velata allusione che la mia camicia a quadri ti ricorda una tovaglia?» scherzò il ragazzo prendendola per mano cambiando direzione.

«In effetti sembra una tovaglia» ammise Rebekah. 

«Non è vero! E’ magnifica… e sono tanto felice di non dover più usare quelle camicie formali, con il colletto che ti strozza!»

Rebekah guardava il suo amico sollevata, non le aveva fatto pesare la sua esigenza, era un caro ragazzo "ed April non se lo merita proprio…” aggiunse tra sé.

Chiacchierarono dei nuovi animali, degli ortaggi che avevano piantato quella mattina, camminavano fianco a fianco tenendosi per mano, si inoltrarono parecchio nel bosco passeggiando senza fretta e Rebekah quasi dimenticò il motivo che li aveva portati li.

«Non avevi fame?» chiese ad un certo punto il ragazzo.

«Si certo… è che mi sono quasi pentita di avertelo chiesto…» rispose sincera la ragazza.

«E perché? Non devi Becca! Non devi mai vergognarti con me…» le disse Oliver serio.

«Questa è una cosa nuova per me, non mi sono mai nutrita da una persona consenziente in maniera continuativa, lo fai sembrare quasi normale!» cercò di spiegarsi la vampira.

«Per te lo è… per te è normale bere sangue, come per me è bere del caffè…» spiegò Oliver.

«Non è proprio così! Non è solo nutrirsi per me, non è solo che il sangue caldo bevuto da una vena è più buono di quello nelle sacche, la mia natura è da predatore… ho bisogno di cacciare la mia preda… ho bisogno di placare i miei istinti, assecondarli… mi sento come un animale in gabbia» ammise con gli occhi un po' velati.

«Una leonessa in cattività, rimane comunque una leonessa…» asserì il ragazzo. 

«Mi sento come se mi stessero limando le zanne e gli artigli, poco alla volta, millimetro dopo millimetro e a volte fatico a riconoscermi» Rebekah si stava mettendo a nudo, le risultava davvero facile con Oliver.

«Devi confidarti con me Rebekah» le disse Oliver fermandosi.

La prese per le spalle guardandola negli occhi «lo sai cosa c’è di più pericoloso del ritrovarsi di fronte una leonessa nella savana?» le chiese «Trovarsi di fronte ad una leonessa appena fuggita da una gabbia, arrabbiata… feroce e fuori controllo, dimmi come vuoi che ti aiuti… vuoi che ti faccia da palo la sera in città? Llo farò se ne hai bisogno, ti coprirò con Caroline, con lo sceriffo… tutto quello che ti serve per continuare a sentirti te stessa Becca».

«No, non voglio andare a nutrirmi in città… non lo so neanche io quello che voglio, ho iniziato questo percorso, sto sfruttando il fatto che sono qui, lontano dalla violenza che imperversa a New Orleans. 
Con i miei fratelli ne abbiamo discusso spesso, dovevamo cambiare per Hope ora abbiamo una bambina in famiglia e il nostro stile di vita non va bene per lei! E’ che da quando è tornato Stefan mi sono ricordata di quanto mi manchi… »

«Marcel… l’unico ibrido oltre tuo fratello e la mamma di Hope» la interruppe Oliver.

Rebekah lo guardò stupita.

«Non era difficile da capire, visto come ne hai parlato» spiegò il ragazzo.

«Non stiamo insieme, non più… ma per anni, secoli… ho creduto che fosse l’uomo della mia vita, che prima o poi ci saremmo ritrovati, il tempo è un concetto molto astratto per noi vampiri, vedere Caroline con Stefan mi ha fatto capire che non ci ho provato abbastanza.
Ho sempre pensato che Stefan non fosse l’uomo giusto per Caroline e una volta tornata qui me ne sono convinta più che mai, ma ora? Questo nuovo Stefan forse lo è… »

«In che senso nuovo Stefan?» chiese Oliver

«Sembra un altro, come se la sua perdita di memoria lo avesse resettato, come se gli fosse stata offerta la possibilità di ricominciare da capo, era sempre così tormentato, sempre in preda ai sensi di colpa ed ora sembra sereno, felice…»

«Si, sono molto belli insieme quei due…» ammise Oliver.

«E fanno anche un sacco di sesso!» scherzò Rebekah.

«A volte è arduo stare a guardarli mentre si mangiano con gli occhi…» confermò il ragazzo.

«Mi manca il sesso…» rise la ragazza.

«A chi lo dici…» sospirò Oliver.

Si sorrisero imbarazzati.

«E’ meglio che torniamo indietro» disse Becca.

«Siamo qui ormai… devi nutrirti…» cercò di convincerla Oliver, poi notando che la ragazza era combattuta continuò«se vuoi posso far finta di essere terrorizzato!… AIUTOOOO UNA BELLISSIMA VAMPIRA VUOLE MORDERMI!» cominciò a gridare iniziando a correre.

Rebekah si mosse ridendo e in un baleno lo raggiunse trascinandolo a terra sopra di lei, poi con un unico movimento invertì le posizioni, ora lui era sdraiato di schiena e lei lo bloccava a cavalcioni.

«Fingerò di non aver notato che hai detto che sono bellissima»

«Fai come vuoi… io non ho la capacità di fartelo dimenticare» ribatté il ragazzo.

Rebekah lo guardò con bramosia, sfoderò le zanne e si avventò sul suo collo, un attimo dopo si staccò e si rialzò con un urlo… «Hai ingerito della verbena!» gridò.

«Cosa ho fatto?» chiese il ragazzo allarmato mettendosi a sedere.

«Hai preso la verbena… da quando ne fai uso?» chiese spaventata.

«Che cosa è la verbena… non so di cosa stai parlando» cercò di capire Oliver alzandosi.

«La verbena è una pianta, ed è molto pericolosa per noi vampiri, se la ingeriamo o ne entriamo in contatto è come se assumessimo o toccassimo il fuoco, ci indebolisce e tu ne hai nel tuo organismo, per voi umani è innocua…» spiegò Rebekah guardandolo furiosa.

«Io non ho preso nulla… te lo giuro!» si giustificò Oliver.

«Ti dico che è nel tuo organismo, te lo posso assicurare… e non solo mi avvelena e mi indebolisce … ma mi impedisce di soggiogarti! DA QUANDO NE FAI USO???» Urlò inferocita spingendolo contro un albero bloccandone i movimenti «da prima che ti raccontassi della mia famiglia?» gli sibilò a pochi centimetri dalla faccia.

«Rebekah, ti sto dicendo che non so di cosa stai parlando» scandì bene le parole Oliver «devi calmarti e lasciarmi andare»

Rebekah mollò la presa e continuò a guardarlo, ogni traccia di allegria e complicità era sparita.

Oliver la stava fissando, non l’aveva mai vista così, per la prima volta aveva di fronte Rebekah Mikaelson il Vampiro Originale, in tutta la sua aristocratica pericolosità, la donna indomabile forgiata da secoli di conflitti. Un brivido gli corse lungo la schiena 

"E’ bella da mozzare il fiato" fu il suo pensiero, consapevole del fatto che avrebbe dovuto essere spaventato a morte.

«Hai parlato a qualcuno della mia famiglia?» chiese Rebekah glaciale mentre continuava a guardarlo dritto negli occhi.

«No Rebekah» rispose Oliver sostenendo il suo sguardo «oggi pomeriggio April me ne ha parlato, ma io gli ho detto che se tu non ne volevi parlare, avremmo fatto bene a non parlarne neanche noi, quelle parole sono uscite dalla mia bocca senza che me ne rendessi conto»

«Il the… la verbena era nel the che ti ha offerto April» rifletté l’Originale «per quello l’ho sentita così forte, l’hai appena assunta»

«Mi ha drogato?» domandò Oliver esterrefatto. 

«No, ti ha voluto proteggere… congratulazioni, sei ufficialmente entrato nelle sue grazie» lo informò fredda la ragazza.

«Proteggere da cosa?»

«Da me… da Stefan, da Caroline…» elencò Rebekah.

«Non volevo essere protetto» chiarì rabbioso il ragazzo «non ne sapevo nulla, non ho chiesto nulla!»

«Ti consiglio di non nutrire tua sorella … è un vampiro giovane, le faresti veramente del male»

«Ho rischiato di far del male a mia sorella?» la rabbia di Oliver cresceva sempre di più.

«Te ne ha data un bel po' … ha fatto del male a me, e ti posso assicurare che nella mia vita, l’ho provata così tante volte che ho sviluppato una sorta di assuefazione» il tono di Rebekah si era un po' addolcito ma il suo sguardo era rimasto freddo e serio

«Scusami Becca, ma ne ero del tutto inconsapevole… non ti avrei mai fatto una cosa del genere» Oliver era costernato.

«Si… l’ho capito, ti chiedo scusa per la mia reazione» fece Rebekah. 

«Ora che devo fare?» domandò il ragazzo.

«Se vuoi nutrire Felicity, devi attendere che il tuo organismo si ripulisca, ci vorranno un po' di giorni»

«Come si è permessa di farmi una cosa del genere? Senza chiedere il mio consenso! Devo andare a parlare con April!» disse Oliver incamminandosi furioso.

«Non avresti dovuto accorgertene, quando le spiegherai come l’hai scoperto avvalorerai la sua tesi che avevi bisogno di protezione… a chi altro la starà dando?» si chiese l’Originale «scommetto che è coinvolto anche Matt»

«Oggi April mi ha fatto un discorso strano, mi è parso di capire che in passato qui a Mystic Falls siano successe delle cose tremende e che April incolpi voi vampiri… mi ha detto che è tornata per aiutare lo sceriffo a vigilare affinché non succedesse di nuovo, fino a che era rimasta solo Caroline era tranquilla, ma poi sei arrivata tu, Stefan… ha paura che torni la tua famiglia al completo» raccontò il ragazzo.

«Non sarà un po' di verbena a tenere lontano i miei fratelli se avessero davvero l’intenzione di tornare, abbiamo vissuto qui quando la mettevano nelle condutture comunali! Nulla che un buon filtro non potesse risolvere, ma non credo sia una buona idea far sapere agli altri che April distribuisce verbena…» rifletté la ragazza

«Perché?» chiese Oliver.

«Faremmo inasprire gli animi, lei si metterebbe sulla difensiva e Caroline si sentirebbe tradita, specialmente se è coinvolto anche Matt» spiegò Rebekah “ma lui indossa il braccialetto, non l’assume… ne hanno uno anche Jeremy, Alaric e Damon… Elena ha la sua collana» 

«Non credo di capire»

«Portano tutti la verbena addosso, impedisce che vengano soggiogati, dovresti averla anche tu»

«E correre di nuovo il rischio di fare del male a Felicity ed a te?… non ci penso proprio!»

«Indossarla, non è come assumerla… » cominciò a spiegare la ragazza sorridendogli «quando pensi che non ti serva, non devi far altro che togliertela… è una sicurezza Oliver… ad esempio se April avesse saputo che ti eri tutelato, avrebbe evitato di mettertela nel the! Chiederò a Caroline di procurarti un braccialetto»

«Terremo per noi il tentativo di avvelenamento?» chiese Oliver.

«Per il momento direi di sì… e poi non ha tentato di avvelenare te, semmai di avvelenare me… rallegrati, è stato un atto d’amore nei tuoi confronti»

«Beh… in tutta onestà credo di voler fare a meno di certe dimostrazioni d’affetto» rispose serio il ragazzo.

 
   
 
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