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Autore: Blue Owl    13/05/2017    2 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 12: [Festivities and Gifts] Festività e regali

Il resto della settimana prima del 23 dicembre passò velocemente per Harry e Neville. Protetti nella Villa Paciock, i ragazzi furono liberi di rilassarsi e divertirsi lontano dal resto del mondo, beh, dalla maggior parte di esso.
La Signora Paciock non era stata molto compiaciuta dagli eventi che, pochi giorni prima, erano risultati nella necessità per loro di fuggire dall’ospedale. Sebbene non poté evitare di essere impressionata da ciò che era accaduto, non le era piaciuta l’attenzione che avevano attratto. Lasciare l’ospedale era stata un’impresa. Non molto tempo dopo che i Guaritori erano entrati nella stanza e avevano trovato Andy guarito, la voce sul fatto si era sparsa in tutto l’ospedale. Nel tempo che aveva impiegato a raggiungere il quinto piano, dove si trovava lei, le persone dicevano che Harry Potter stava passando stanza per stanza, guarendo i malati di tutte le ferite, i malanni, e i morbi immaginabili.
Queste voci, ovviamente, erano false; tuttavia, per quando lei scese al primo piano dove si trovavano Harry e Neville, Harry stava effettivamente andando nelle stanze vicine per curare “semplici” ferite sotto l’occhio curioso dei guaritori. Era impressionante. Nemmeno Augusta Paciock poté dire il contrario.
Fu solo quando i pazienti degli altri piani iniziarono a provare a raggiungere Harry che la Signora Paciock decise che era ora per loro di andare via, senza discussioni. E così, erano partiti dal camino nell’ufficio del Guaritore Smethwyk.
La Signora Paciock non toccò l’argomento di quanto era successo nell’ospedale né con Harry né con Neville dopo che furono tornati alla Villa.
A suo giudizio, sembrava, l’intera faccenda era nel passato e doveva rimanerci. Non voleva averci a che fare, così la ignorò.
Sia Harry che Neville furono grati per il suo silenzio sull’argomento, sebbene il giornale del giorno seguente era stato uno shock per tutti. Il pubblico andava matto per Harry Potter adesso, più che mai prima. Ogni giorno c’era un articolo su di lui, che speculava su che cosa avrebbe fatto la comunità dei licantropi alla luce di ciò, se il Signor Potter si sarebbe offerto di guarire altri licantropi, e se avrebbe curato qualcos’altro. Era tutto molto surreale. La gente, a quanto diceva la Gazzetta del Profeta, stava mandando centinaia di lettere al San Mungo cercando Harry Potter per delle cure. E questo era solo pochi giorni dopo che aveva curato Andy.
Una parte di Harry si aspettava che le persone cominciassero a comparire alla villa, o che centinaia di lettere gli venissero recapitate, ma ciò, fortunatamente, non avvenne.
«Quindi il Professor Piton ti verrà a prendere a mezzogiorno oggi e ti porterà a Diagon Alley?» Chiese Neville a Harry mentre entravano in biblioteca.
Avevano letto tutto quello che erano riusciti a trovare sui nervi e il cervello, provando a capire di più su di essi e che cosa si poteva fare per curarli. Finora non avevano trovato molto, ma erano passati solo pochi giorni.
«Già. Ho bisogno di comprare degli abiti formali,» rispose Harry.
Neville annuì. «È un peccato che non ti entri il mio, te lo avrei prestato. Diagon Alley nel periodo di Natale può essere affollata.»
Harry sospirò. «Sì, non mi piacciono molto le folle. Ma il Professor Piton sarà con me,» disse fiducioso.
Neville ghignò. «Nessuno ti darà fastidio mentre lui sarà con te.»
«Assolutamente no.» Harry sorrise.

O o O o O

«Albus, devo parlare con lui,» disse Caramell, parlando con Silente dal caminetto.
Aveva contattato il Preside tramite la metropolvere circa mezz’ora prima, disperando di ricevere una guida.
«Credo che la Signora Paciock abbia reso chiaro che non permetterà che si disturbi il Signor Potter mentre si trova sotto la sua tutela,» affermò Silente.
Caramell sospirò. «Sì, ma tu non capisci. Al San Mungo stanno arrivando dei rappresentanti da altri paesi, per verificare i risultati. Sarà solo questione di tempo prima che chiedano un incontro col ragazzo stesso!»
«Cornelius, non sappiamo se il caso di Andy Hovel sia unico oppure no. Ci sono un sacco di fattori da considerare. Sì, il Signor Potter ha guarito il giovane Hovel, ma non significa che sia in grado di curare chiunque sia infetto dalla Licantropia. Forse il Signor Potter può curare solo coloro che sono stati morsi da poco.»
«Bene, questo è il motivo per cui devo parlare col Signor Potter, così possiamo decidere un piano per capire i limiti delle sue capacità. Ho già ricevuto alcune lettere da leader politici di altri paesi, che mi chiedono che cosa ho accertato esattamente finora. Non posso lasciare le loro domande senza risposta, Albus!»
Silente si tirò la barba. «Andrai alla festa dei Malfoy, vero?»
Caramell spalancò gli occhi. «Oh, avevo dimenticato che ci sarà anche il ragazzo...»
«Allora è fatta. Sono sicuro che non si offenderà nessuno se parlerai con lui per qualche minuto mentre siete lì, e sono certo che il Signor Potter sarà disponibile ad ascoltarti.»
«Grazie, Albus. Devo essere preparato. Ho bisogno di mostrare al Signor Potter quanto abbiamo bisogno di lui!»
Il volto di Silente si fece improvvisamente serio. «Cornelius.»
Caramell si immobilizzò, il volto fiammeggiante nel camino che fissava il Preside, sorpreso dal mutamento di tono.
«Il Signor Potter ha solamente undici anni. Se dovessi sospettare anche una minima manipolazione, non ne sarò compiaciuto. Sì, il Signor Potter merita di sapere che cosa ha comportato il suo atto di guarire il giovane Hovel, ma non lascerò che lo trasformi in una qualche sorta di premio da sventolare sotto il naso delle altre nazioni. Chiaro?»
«Sì, Preside, capisco,» rispose Caramell deglutendo pesantemente.
«Bene,» fece Silente, la voce nuovamente leggera, «Sono felice che abbiamo avuto questa piccola chiacchierata.»
Caramell annuì prima di salutarlo e chiudere la comunicazione.
Silente sospirò, prima di tirarsi su da dove si era inginocchiato e allontanandosi dal camino.
«Sarò assieme al Signor Potter quando il Ministro gli parlerà,» affermò Severus, facendo un passo al di fuori di un angolo nascosto.
«Sì, il che è l’unica ragione per cui ho ricordato a Cornelius che aveva questa opportunità alla festa.»
L’insegnante di pozioni annuì.
«Spero che Harry sarà in grado di gestire la sua accresciuta fama. Non è più soltanto il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto adesso,» disse piano Silente.
«Sono convinto che il Signor Potter la gestirà senza problemi, ma devo ammettere che non sono entusiasta della prospettiva di portarlo a Diagon Alley,» replicò Severus.
«Comunque, sono d’accordo sull’opinione che hai espresso tempo fa. Non possiamo nascondere Harry Potter dal mondo intero. Una mossa del genere peggiorerebbe solo le cose, aggiungendo del mistero a tutto il resto.»
«Sì, potrà anche non piacerci, ma non c’è molto che possiamo fare al riguardo,» affermò Silente.

O o O o O

Severus si materializzò vicino ai confini della proprietà coperta da un manto di neve, vestito con i suoi abiti da cerimonia.
Da quando lui e gli altri nella Sala avevano tutti ricevuto il notevole shock dalla lettura del giornale, qualche giorno prima, le cose erano diventate un po’... familiari.
Era tutto molto simile ai giorni seguenti all’Halloween del 1981, quando il Mondo Magico aveva scoperto che Harry Potter aveva in qualche modo fatto sì che il Signore Oscuro svanisse senza lasciare tracce. Proprio come allora, le persone ovunque parlavano del ragazzo, sussurrando agli angoli delle strade, discutendo di lui durante i pasti, e includendolo nelle storie che raccontavano ai bambini per metterli a letto. Ancora una volta, Harry Potter aveva catturato l’immaginazione della gente.
Severus sperava solo di riuscire ad accompagnare il ragazzo dentro Diagon Alley senza che nessuno gli si avvicinasse per un autografo o cose simili.
Severus scosse la testa, avvicinandosi al portone della villa dei Paciock, e bussò.
«Buon pomeriggio, Professor Piton. Il Signor Potter è pronto ad andare con lei,» affermò la Signora Paciock, aprendo la porta.
«Grazie, Signora Paciock,» rispose Severus con un cenno del capo. «Sarà di ritorno prima di mezzanotte. In caso contrario, avvisi il Preside immediatamente.»
«Naturalmente,» replicò lei.
«Vieni, Signor Potter,» lo chiamò il Professore, guardando Neville che salutava Harry con la mano dall’ingresso, mentre Harry correva al suo fianco.
«Prima Diagon Alley. Resta sempre vicino a me.»
«Sì, Signore.»
Con Harry al suo fianco, si voltò e iniziò a tornare indietro, lontano dalla villa e oltre gli scudi. Sentì la Signora Paciock che chiudeva la porta.
«Andremo da “Madama McClan: abiti per tutte le occasioni”,» fece Severus, il fiato reso visibile dall’aria fredda.
«Sì, Signore.»
Severus abbassò lo sguardo ad Harry. «Quello che hai fatto al San Mungo è stato notevole, ma Madama Pomfrey non è stata esattamente felice di averlo scoperto dal giornale.»
Harry lo guardò, un po’ preoccupato. «Quanto era arrabbiata?»
«Oh, credo che le sue esatte parole siano state: “Signor Potter, ti strozzerò.”»
«Molto arrabbiata quindi,» bofonchiò Harry.
«Signor Potter, non ti dirò che quello che hai fatto è sbagliato, perché non lo era, ma è stato pericoloso. Che sarebbe accaduto se non fossi stato capace di rimuovere la maledizione? E se ti avesse contagiato? E se qualcosa fosse andato storto e quel bambino ne avesse sofferto?» Chiese il Professor Piton con aria grave.
Harry sospirò. «Non potevo non tentare. Lei ci riuscirebbe? Se fosse in grado di usare i Serpincanti, sarebbe capace di starsene senza fare niente, sapendo che potrebbe essere d’aiuto?»
L’espressione di Severus si addolcì. «No. Ma voglio che ti ricordi che non andrà sempre tutto bene come stavolta. Le cose possono andare male.»
Harry annuì, mordendosi il labbro inferiore. «Capisco, Signore.»
«Non sto tentando di scoraggiarti, Signor Potter, voglio solo che tu sia prudente quando tenti qualcosa che non hai mai fatto prima. Ma voglio anche che tu sappia che sono compiaciuto dei tuoi progressi. Ammetto che hai oltrepassato le mie aspettative. Quando ti ho dato “L’arte dei Serpincanti” all’inizio, non avrei mai immaginato che avresti curato un bambino dalla Licantropia qualche mese dopo.»
Harry arrossì. «Non è stata davvero una gran cosa. Ho fatto solo quello che potevo per aiutare Andy.»
«Lo hai curato dalla Licantropia, Signor Potter. È stata una gran cosa. So che lo troverai molto difficile da credere, ma per secoli è stato creduto che fosse impossibile curare la Licantropia. Infatti, in molti libri, è asserito come un fatto,» lo informò Severus.
«Non penso che la gente dovrebbe decidere cose del genere, specialmente se la cosa “impossibile” può aiutare qualcuno.»
«Questo è un ottimo modo di pensare, ma molti direbbero che è irrealistico,» disse Severus mentre camminavano nella neve, lasciando le loro impronte nella proprietà dei Paciock.
«Forse, ma se nessuno va contro i dubbi della gente, non arriveremo mai da nessuna parte, no? Sono convinto che nulla sia impossibile - nulla che valga la pena, comunque.»
Severus sorrise dolcemente, ricordando parole simili pronunciate dal futuro Harry. «Hai ragione, Signor Potter. Il che mi ricorda che la tua guarigione del piccolo Hovel ha creato delle conseguenze. Non essere sorpreso se stasera ti si avvicinerà un uomo chiamato Cornelius Caramell.»
«Il Ministro della Magia?» Chiese Harry, curioso.
«Sì.»
«Non le piace molto, vero, Signore?» Domandò Harry con cautela.
«Non è una cattiva persona, ma può essere piuttosto sciocco e codardo. Sembra anche molto determinato a parlare con te. Se non fosse stato per la Signora Paciock, ci sarebbe già riuscito.»
A ciò, Harry sollevò le sopracciglia.
«Stai attento a quello a cui acconsenti quando parli con lui. Non si fa scrupoli ad usare le persone per ottenere ciò che vuole. Riguardo a questo, è molto simile a Lucius.»
«Come il Signor Malfoy?» Chiese Harry.
«Sì, molto simile a Lucius, ma non è neanche lontanamente altrettanto astuto, per fortuna. Comunque, la sua ottusità non gli ha impedito di arrivare dov’è ora, quindi sii prudente.»
«Ok, lo sarò,» affermò Harry mentre si fermavano. «Ora ci smaterializzeremo?»
«Sì. Ci materializzeremo a Diagon Alley. Una volta finito lì, passeremo dal Paiolo Magico e prenderemo il Nottetempo fino a Villa Malfoy.»
«Il Nottetempo?»
«Voglio che tu faccia esperienza di tutti i tipi di trasporto magico. Credo che sia una conoscenza necessaria che dovresti acquisire il prima possibile,» commentò lui mentre si avvicinava ad Harry e gli offriva il braccio per la Materializzazione. Harry lo afferrò e svanirono con un quasi inudibile crack.
Riapparvero vicino allo stesso punto in cui la Signora Paciock aveva portato lui e Neville.
Severus mise in fretta una mano sulla spalla di Harry, tenendolo vicino mentre iniziavano a dirigersi verso Madama McClan.
Il posto era affollato, e Harry suppose correttamente che fosse perché tutti stavano facendo gli acquisti dell’ultimo minuto. Così, siccome erano tutti occupati a procurarsi i regali per le proprie famiglie, non fecero caso a Harry, che veniva spinto tra loro a testa bassa al fianco del Professore vestito di scuro.
Entrando nel negozio, che non era estremamente affollato, Severus lo guidò verso il retro.
«Posso aiutarla, Professore?» Chiese Madama McClan, avendo notato il loro ingresso e la loro frettolosa deviazione verso un’area del suo negozio meno esposta.
«Sì,» rispose Severus, facendo un passo indietro rispetto ad Harry e mettendo entrambe le mani sulle spalle del ragazzo. «Questo giovanotto ha bisogno di un abito da cerimonia e di un paio di scarpe. Confido che possano essere preparati e pronti da indossare in qualche ora?»
«Certo,» rispose lei, facendo un passo avanti e tirando fuori il suo metro da sarta, scoccando un’occhiata alla fronte di Harry ma rimanendo professionale. «Quindi, i colori?»
Quasi un’ora e mezza dopo, Harry aveva un nuovo completo elegante. Sotto la parte superiore del mantello nero ce n’era un’altra di uno scuro verde bosco con ricami giallo-dorati lungo i bordi. Il ricamo dorato era stato aggiunto anche agli orli del mantello, e appariva molto brillante. Con i suoi occhi di un verde smeraldo, Harry ammise che sembrava molto bello, quasi formidabile.
:Harry, potrei fare una richiesta?: Chiese Coral mentre Madama McClan faceva alcuni ritocchi finali al mantello di Harry.
:Certo:
:Mi raffreddo molto in fretta in questo periodo quando mi allontano da te. Ci sarebbe un modo per… forse...:
Harry sorrise prima di guardarsi intorno. Non c’era nessun altro a tiro d’orecchio o che stesse prestando loro attenzione.
«Um, Madama McClan, potrei farle una richiesta strana?»
«Certamente, signorino,» rispose lei. Avendo notato che il Professor Piton non voleva attirare l’attenzione della gente, non stava usando il nome del Signor Potter.
«Um, potrebbe cucire uno stretto tubo di tessuto che si intoni a questo mantello? È per...» Harry sollevò appena la manica per rivelare la testa di Coral.
La donna fece un piccolo sorriso, avendola già vista da prima ed essendo piuttosto affascinata dall’amichevole serpente. «Certamente. Impiegherò solo una decina di minuti per cucirlo. Seta o cotone?»
:Ooo, seta: rispose Coral.
«Seta, per favore.»
Lei annuì e si mise subito al lavoro su di esso una volta finito l’ultimo orlo.
Quindici minuti più tardi, sia Harry che Coral erano pronti per la festa. Harry prese anche un bel paio di guanti in pelle nera con una M ricamata sul polsino, da dare al Signor Malfoy come un piccolo ma elegante dono per la festa. Il Professor Piton glieli aveva suggeriti, poiché sapeva che era il tipo di regalo che Lucius preferiva. La ‘M’ ricamata era stata un’idea di Harry.
«Grazie, Signora,» disse Severus chinando appena la testa, mentre Harry la pagava. Harry indossava il suo abito elegante, e i suoi abiti normali li aveva in tasca, miniaturizzati, mentre Coral aveva indossato il suo piccolo ‘maglione’. Era incantato per adattarsi alla sua crescita nel tempo, e se ci fosse stato un improvviso calo di temperatura intorno a lei, il maglione si sarebbe riscaldato, compensando la differenza di calore. La seta era tessuta in modo speciale per permettere libertà di movimento. Non la copriva completamente, ma abbastanza da impedirle di raffreddarsi quando non era a contatto con Harry. Era inverno, dopotutto.
«Oh, è stato un piacere,» disse Madama McClan con orgoglio. «E se avete bisogno di qualche altro capo d’abbigliamento speciale, fatemelo sapere. Sarò felice di realizzarne altri per la piccola cara.»
Harry sorrise con un cenno del capo. «Grazie, questo già lo adora.»
Uscendo dal negozio, Severus scrutò i paraggi. Alcuni stavano allungando il collo verso Harry, cercando di guardarlo meglio, come tentando di capire se era in effetti chi speravano che fosse. Severus era in realtà piuttosto sorpreso che la gente avesse impiegato così tanto a notare il ragazzo. Certo, non erano stati a portata d’occhio per la maggior parte del tempo, perché Harry era in camerino a provare l’abito.
Harry rimase vicino a lui, avendo chiaramente notato come la gente iniziava a guardarlo ora. Presto, fu evidente che sapevano chi fosse, ma non si avvicinarono a lui. Invece, rimasero a fissarlo, prima di girarsi l’uno verso l’altro con bisbigli eccitati.
Severus scansionò la folla intorno a loro mentre continuavano a muoversi verso il Paiolo Magico.
Qualcosa non andava.
Poteva sentire un lieve formicolio alla base della nuca. Una sensazione che provava sempre quando c’era qualcosa fuori posto, fin quando capì.
Qualcuno li stava seguendo.
Appoggiandosi leggermente a Harry, senza rallentare né cambiare andatura, sussurrò: «Qualcuno ci segue. Usa quella passaporta se ti dico di attivarla o se vengono scagliati degli incantesimi.»
Harry annuì.
Finalmente, arrivarono al Paiolo Magico passando per il muro di mattoncini, ma Severus sapeva che erano ancora seguiti da qualcuno.
Entrando nel pub, passarono tra i tavoli e si diressero verso il davanti del locale per uscire. Il posto non era nemmeno mezzo pieno, ma c’erano parecchie persone. Harry tenne la testa bassa, cercando di non attirare maggiore attenzione, quando, all’improvviso, accadde.
«Signor Potter!»
Un uomo dietro di loro gli corse incontro, la mano tesa verso Harry. Il ragazzo sentì che Severus lo tirava di lato, il professore si mosse alla velocità della luce.
L’uomo venne scagliato all’indietro, e Harry non riuscì nemmeno a vedere Severus tirar fuori la bacchetta mentre veniva nascosto dietro l’oscura figura dell’insegnante di pozioni. L’uomo cadde di schianto di fianco al bancone e tutti nel Paiolo Magico si immobilizzarono, fissando Severus Piton che torreggiava imponente tra la figura a terra e Harry Potter. L’altro si mosse, e videro che era un uomo vestito con abiti stracciati, coperto di cicatrici. Sembrava messo dieci volte peggio di Remus Lupin.
«Signor Potter!» Gridò l’uomo, ora bocconi. «Per favore, per favore aiutami!»
Evidentemente, non aveva visto o non gli importava che proprio davanti a lui ci fosse un mago molto protettivo con una bacchetta puntata alla sua testa.
Nessuno si mosse, mentre l’uomo continuava a supplicare.
«Per favore, per favore aiutami come hai fatto con quel bambino al San Mungo. Ti prego, non riesco più a sopportarlo...»
Harry si affacciò dalla intimidatoria figura di Severus e guardò con serietà il patetico uomo, emanando un po’ della propria magia per valutare la situazione.
Harry spalancò gli occhi, e Coral si strinse ancora una volta intorno al suo polso.
«Lei è un licantropo,» affermò con calma.
L’uomo annuì e un gran numero di persone nel locale gemette.
«Non so se posso curarla, Signore. La maledizione non era da molto tempo nel corpo di Andy, nemmeno da tre giorni,» Harry affermò alla fine, con la voce che riecheggiava nel pub shockato.
«Ti prego, non potresti provare comunque?» Scongiurò l’uomo. «Farò qualsiasi cosa.»
Harry sollevò lo sguardo a Piton, che stava ancora puntando la bacchetta contro l’uomo. Severus non era certo che fosse o meno una buona idea, ma sapeva che Harry avrebbe fatto ciò che riteneva giusto, e cioè avrebbe provato a curare quest’uomo, se proprio doveva anche qui e ora. Con o senza la dozzina di persone che li guardavano.
Severus sospirò internamente mentre Harry fece un passo in avanti portandosi al suo fianco e gli mise una piccola mano sul braccio.
Harry lo aveva fatto centinaia di volte nel futuro.
Quando la battaglia era finita.
Quando il nemico era sconfitto.
Quando non c’era alcun nemico da uccidere.
Quando c’era qualcuno da aiutare.
«Va’ avanti, Signor Potter. Non ti fermerò. Ma sappi che interverrò se sospettassi che le sue intenzioni siano qualsiasi altra cosa che essere curato da te,» affermò Severus.
L’uomo sollevò lo sguardo con occhi sgranati e pieni di speranza, mentre Harry gli si avvicinò e si fermò proprio di fronte a lui.
«Si sieda e si appoggi al muro,» gli disse Harry, decidendo che non c’era bisogno che l’uomo fosse sdraiato come Andy. Quello obbedì senza fare domande, e Harry si inginocchiò accanto a lui e sollevò la manica sinistra per rivelare Coral.
Severus tenne la bacchetta puntata sull’uomo, ma sapeva che non c’era pericolo. Quest’uomo voleva davvero solamente essere curato. Non c’erano cattive intenzioni.

O o O o O

Harry fissò l’uomo per un lungo momento, guardando il suo volto pieno di cicatrici.
«Professore, potrebbe lanciargli un incantesimo che lo tenga fermo? Sono riuscito a tenere Andy, ma...» Fece Harry.
«Petrificus Totalus» Disse semplicemente Severus.
«Grazie,» sussurrò Harry, provando a decidere come affrontare esattamente la cosa.
Nessuno nel pub pronunciò una parola mentre Harry metteva la mano destra sul petto dell’uomo e la sinistra sulla sua fronte.
:Porta la maledizione da molto tempo, Harry: disse Coral.
:Lo so:
:Stavolta potrebbe non funzionare. Riesci a sentire quanto in profondità questa maledizione si sia radicata in lui. Non sono sicura che dovremmo provarci:
Harry si morse il labbro, prima di decidere qualcosa. :Dobbiamo provarci comunque:
:Molto bene:
«Signore, potrei non riuscirci, ma tenterò,» disse Harry, raccogliendo la propria magia al centro del suo essere. Incapace di muoversi, l’uomo continuò semplicemente a fissarlo con occhi disperati e supplicanti, mentre tutti gli altri nel pub si limitarono a guardare.
Harry lasciò che la propria magia gli scendesse nelle mani, come aveva fatto quando aveva curato Andy, prima di attingere a quella dell’uomo perché lo aiutasse.
Espirando e rilasciando una pulsazione della propria magia, sussurrò :Maledizione, dissolviti:
Immediatamente, Harry capì che questo non era la stessa cosa che curare Andy. La maledizione era più profonda, più densa, e più forte. Molto più forte. Serrando la mascella, Harry spinse la sua magia con più forza, non volendo neanche considerare di poter fallire. Sentì la propria magia che si intrecciava nel sangue dell’uomo e che si raccoglieva nel suo cuore dove risiedeva la radice della maledizione.
Harry chiuse gli occhi, concentrandosi più che poteva per circondare con la propria magia ogni minima parte della maledizione nell’uomo. Sentì i muscoli di lui che si irrigidivano, nonostante l’incantesimo del professore, mentre si sforzava di combattere la maledizione.
Sentì degli ululati che gli echeggiavano nelle orecchie, prima distanti, ma poi crebbero sempre di più, fino a fargli rimbombare la testa.
Questa maledizione non sarebbe stata sconfitta facilmente come quella di Andy.
La paura sorse in Harry mentre le parole del Professore ricomparivano nella sua mente. Le cose possono andare male.
:No, no, non andrà male. Funzionerà!: Sibilò Harry furiosamente mentre una magia differente si levava dal suo petto e gli scorreva lungo le braccia e nell’uomo.
La magia che aveva ottenuto da Andy nel dissolvere la sua maledizione.
Gli occhi di Harry si spalancarono di scatto, sorpresi, mentre sentiva la magia bianca innalzarsi, rinforzare il suo attacco contro la maledizione, fino a che, finalmente, essa fu sopraffatta e dissolta. Istantaneamente, molta della magia residua della maledizione appena distrutta si riunì rapidamente alla magia bianca e tornò nel nucleo magico di Harry.
«Tutto bene, Signor Potter?» Chiese il Professor Piton, cercando con lo sguardo gli occhi di Harry.
Harry sbatté le palpebre e lo guardò, rendendosi conto che era fermo accanto all’uomo con le cicatrici, e non era stato scagliato all’indietro come gli era successo con Andy.
«Sto bene, Signore. È stato solo un po’ più difficile che curare Andy,» disse, tirando indietro le mani e rialzandosi lentamente, mentre riportava gli occhi sull’uomo che stava ancora seduto contro il muro, immobilizzato.
«Finite» Mormorò Severus, liberandolo.
L’uomo scoppiò in lacrime di gioia e, in ginocchio, si avvicinò a Harry. «Grazie, Signor Potter, grazie! Ti sarò per sempre debitore,» disse, prendendo la mano destra di Harry e stringendola tra le sue.
Harry notò che gli occhi dell’uomo erano diversi. Le pupille sembravano essersi fuse con le iridi. Era piuttosto particolare.
«L-lui è davvero guarito?» Chiese Tom, il proprietario del pub.
«Sì, è guarito.» Disse Harry con sicurezza, poiché non percepiva più alcuna traccia della maledizione all’interno dell’uomo.
«Però mi dispiace che i suoi occhi siano stati cambiati dalla cura, visto che è stato un licantropo per tanto tempo,» aggiunse, tornando a guardare l’uomo.
«Oh, non mi importa. Anche se la cura mi avesse reso cieco, proverei per te la stessa gratitudine che sto provando ora!» Esclamò l’uomo, chinando la testa e poggiando la fronte sul dorso della mano di Harry.
«Lei non è più affetto dalla maledizione, né ne è più portatore. Lei non è più un licantropo,» disse Harry.
L’uomo emise un singhiozzo di felicità. «Non lo dimenticherò mai, Signor Potter. Sarò per sempre a tua disposizione. Il mio nome è Walter McCaffrey. Tu di’ una parola e ci sarò dove e quando ne avrai bisogno. Lo giuro. Ti ringrazio così tanto!»
«Prego, Signore,» rispose Harry, non sapendo cos’altro dire.
«Signor Potter,» esclamò Severus, facendo un passo accanto a lui. Harry ricevette il messaggio. Dovevano andare.
Harry annuì, prima di guardarsi intorno, e vedendo che tutti nel pub lo fissavano meravigliati e stupefatti.
Severus non aspettò che si riprendessero tanto da avvicinarsi, e portò rapidamente Harry verso la porta. Harry non si oppose.
«Uh, Buon Natale, Signor Potter!» Gridò Tom mentre Harry e Piton uscivano in tutta fretta.

O o O o O

Continuarono a camminare per le strade di Londra per qualche minuto in silenzio. Severus sapeva che Harry si stava innervosendo. Senza dubbio, si stava chiedendo se il suo professore era arrabbiato con lui o qualcosa di simile. In realtà, Severus era un po’ sconvolto da ciò a cui aveva assistito.
Nel futuro, aveva visto Harry curare molte persone con i Serpincanti, ma non aveva mai visto nulla di simile a questo.
Gli occhi verdi di Harry erano diventati bianchi, brillando intensamente di potere.
«Quanto è stato difficile?» Domandò, rompendo il silenzio mentre sorpassavano alcuni negozi babbani.
Harry sobbalzò all’improvvisa domanda, prima di guardare esitantemente verso di lui. «Molto, Signore. Per un momento… non sapevo se ci sarei riuscito, ma poi la magia rimasta dall’ultima volta-»
Severus sollevò un sopracciglio. «La magia rimasta dall’ultima volta?» Interrogò.
Harry deglutì e Severus udì un leggero sibilo provenire dalla sua manica. Ovviamente, Coral gli stava dando un qualche consiglio. Auspicabilmente, un buon consiglio.
Harry sospirò. «Quando ho curato Andy, un po’ della magia residua della maledizione distrutta è entrata dentro di me.»
«E il resto?»
«È entrato dentro Andy.»
Severus fece una smorfia. «Hai informato qualcuno di questa cosa?»
Harry abbassò gli occhi, sapendo che stava per ricevere un rimprovero, mentre si fermavano di lato ad una strada vuota. «No.»
L’insegnante di pozioni represse un ringhio. «Signor Potter, ti è mai venuto in mente che questa potrebbe essere un’informazione che i Guaritori potrebbero voler sapere per le loro analisi di Andy, o che questo potrebbe essere dannoso per la tua salute e il tuo sviluppo magico?»
Harry continuò a guardare in basso verso il marciapiede innevato. Severus sentì la frustrazione ribollire dentro di lui.
«Dannazione, Harry, guardami!»
Sorpreso, Harry sollevò il volto, a occhi sgranati.
Severus avrebbe voluto schiaffeggiarsi. Non aveva avuto intenzione di farsi trascinare e di chiamare Harry per nome, ma c’erano cose più importanti per cui essere sconvolti al momento.
«Capisci quanto è stato pericoloso? Non riesco a credere che tu sia stato così sciocco! Da quanto tempo sei consapevole della magia che hai ottenuto dalla maledizione?»
«L’ho sentita entrare dentro di me poco dopo aver curato Andy. Sapevo che non era dannosa. Sentivo che era buona e pulita. Pura.»
«Non è questo il punto! Perché non lo hai detto a nessuno?»
«Sapevo che non sarebbe stato d’aiuto proprio a nessuno. I Guaritori stavano già dando di matto per quello che avevo fatto. Non volevo che pensassero che la maledizione fosse ancora lì in Andy o che mi avesse contagiato o cose simili. Volevo solo che la situazione si calmasse,» disse velocemente Harry, lottando con il magone che aveva in gola.
Non aveva voluto deludere il professore, ma evidentemente lo aveva fatto.
«Per favore, professore, mi dispiace. Non pensavo che fosse una questione importante.»
Severus chiuse brevemente gli occhi e si calmò, sapendo che sconvolgere il ragazzo non li avrebbe portati da nessuna parte. Li riaprì e lo guardò, ricordando a sé stesso che Harry era ancora solo uno del primo anno, nonostante l’avanzamento delle sue abilità magiche.
«I tuoi occhi hanno brillato di luce bianca quando hai curato il Signor McCaffrey, Potter. Ho ragione nel dedurre che la magia che hai ottenuto dalla maledizione è bianca?»
Harry sbatté le palpebre prima di annuire.
«Hai ottenuto ulteriore magia bianca dalla cura del Signor McCaffrey?»
«Sì, anche se un po’ è rimasta dentro di lui, come è successo con Andy.»
Severus annuì, cercando di farsi un’idea di che cosa esattamente stesse facendo questa magia.
«Mi ha aiutato, Signore. Quando ho iniziato a combattere contro la maledizione, la magia si è intromessa e se ne è sbarazzata molto in fretta,» disse Harry, sperando che il professore non fosse arrabbiato con lui tanto quanto aveva temuto all’inizio. «È stato come se fosse la kryptonite* della maledizione.»
Severus fece una pausa, riflettendo sulle parole di Harry.
«Avremo bisogno di controllare questo fatto, Signor Potter. Siamo in territorio sconosciuto qui. Non ho mai sentito prima di una cosa del genere.»
Harry annuì silenziosamente, guardandolo con occhi contriti che si riempirono lentamente di lacrime.
Ovviamente, il pensiero di aver deluso il suo professore era un duro colpo per lui.
Severus sapeva che aveva bisogno di alleggerire la questione, e allo stesso tempo assicurarsi che Harry avesse capito perché si era arrabbiato così tanto al sapere che il ragazzo aveva tenuto per sé la conoscenza di questa magia bianca. Certo, era sicuro che Harry avesse compreso il motivo durante la sua breve ramanzina.
«Signor Potter, hai capito perché mi sono arrabbiato con te?» Chiese lentamente, controllando il tono della voce.
Harry deglutì e annuì rigidamente.
«Perché?» Domandò Severus, volendo sentirlo da lui.
«P-perché ho tenuto segreto qualcosa che poteva essere importante che gli altri sapessero.»
Severus annuì, piuttosto soddisfatto di non aver dovuto estorcergli la risposta in modo aggressivo, e che Harry fosse capace di rispondere con compostezza. Non voleva una matricola piagnucolante.
«Capisco che in quel momento ti è parso più saggio non rivelare l’informazione, ma avresti potuto inviare un gufo all’ospedale più tardi, così avrebbero esaminato Andy con più cautela, dopo essersi accertati che la maledizione era svanita. Sono sicuro anche che Andy vorrebbe sapere che questa magia bianca è entrata in lui, e i suoi genitori hanno il diritto di saperlo.»
«Gli invierò un gufo domani,» disse piano Harry.
Severus annuì. «Comunque, penso che, tutto considerato, hai fatto bene a non dire loro che un po’ di essa è entrata dentro di te. Ma avresti dovuto comunque dirlo a qualcuno. E con ‘qualcuno’, intendo un adulto.»
Harry sollevò un sopracciglio prima di potersi trattenere.
Severus sospirò. «Possano essere maledetti i Dursley,» sussurrò velenosamente, prima di tornare concentrato. «Potevi mandare un gufo a me o a Madama Pomfrey.»
Harry abbassò gli occhi.
«Guardami, Signor Potter,» disse gentilmente. Harry lo fece. «Impara da questa esperienza. È tutto ciò che ti chiedo. Ricorda che ci sono adulti che vogliono e hanno bisogno che tu gli dica tutto quello che ti riguarda, anche se non credi che sia importante.»
Harry fece un piccolo cenno col capo, ma per il Professore fu abbastanza.
Severus mise una mano forte ma gentile sulla spalla di Harry. «Bene, sono sicuro che la Gazzetta del Profeta sia stata già informata della tua impresa. Andiamo a Villa Malfoy prima che qualche giornalista riesca a raggiungerci.»

O o O o O

«È stato incredibile! Ha solo toccato l’uomo, sussurrando qualcosa, e poi c’è stato un lampo di luce bianca!»
«I suoi occhi brillavano di bianco quando lo ha fatto.»
«Oh, non posso credere che c’ero anch’io! Si poteva sentire la magia innalzarsi nell’aria mentre lo ha fatto!»
In tutta Diagon Alley e al Paiolo Magico la gente parlava eccitata. Ci vollero solo alcuni minuti perché comparissero i giornalisti, incitando le persone a raccontare di nuovo tutti gli eventi.
Quel giorno gli affari di Tom ebbero un picco. Tutti volevano vedere dove si fosse svolta la guarigione e inginocchiarsi dove c’era stato Harry Potter.

O o O o O

Harry e Severus scesero dal Nottetempo e camminarono sulla strada vicino al cuore del Wiltshire.
Il viaggio era stato come Severus si era aspettato, sfortunatamente. Severus aveva dovuto tenere su Harry per la maggior parte della corsa, ma ottenne ciò che voleva. Ora il ragazzo conosceva tutti i modi magici tradizionali per viaggiare e come usarli. Era un piccolo dettaglio, ma poteva rivelarsi importante per Harry in caso di emergenza.
«Così, qui è dove vivono i Malfoy?» Domandò Harry, camminando più vicino al professore.
«Sì, Signor Potter. La proprietà appartiene alla loro famiglia da molti secoli,» rispose Severus, grato che Harry si fosse ripreso così rapidamente dopo la loro discussione. Risalendo il lungo sentiero che portava all’entrata principale, Severus poggiò la mano dietro la schiena di Harry. «Ricorda, le tue parole hanno un peso.»
«Lo ricordo, Signore,» disse Harry.
«Resta sempre dove posso vederti,» ordinò Severus.
«Lo farò, Signore,» promise Harry mentre arrivavano davanti al portone.
Con questo, Severus bussò all'uscio decorato.
Si aprì un momento dopo, e dietro di esso comparve una donna benvestita.
Indossava un abito verde molto fine, fatto di veli. Portava un lucidalabbra rosso accesso e abbondante ombretto, aveva capelli biondi con riflessi castani.
Harry la comparò subito con un personaggio di una delle soap opera preferite di zia Petunia. Sembrava molto… ricca.
«Buon pomeriggio, Severus,» disse, chinando la testa in un saluto formale verso il professore prima di voltare lo sguardo a Harry.
Harry le fece un piccolo sorriso, decidendo che sarebbe stato educato da fare, e si mosse per allungare la mano tesa verso la donna e presentarsi; non fece in tempo però a finire il gesto.
«Signor Potter,» sussurrò lei, facendo un passo in avanti e poggiandogli la propria mano morbida su una guancia.
Harry rimase lì, raggelato.
Lei abbassò la mano dopo un momento, sembrando leggermente imbarazzata, cosa curiosa da vedere.
«Scusami, Signor Potter. Ero davvero impaziente per il tuo arrivo e non sono riuscita a trattenermi. Sono Narcissa Malfoy, la madre di Draco,» disse lei, gli occhi che le scintillavano intensamente mentre continuava a guardarlo.
Harry sollevò le sopracciglia, comprendendo. «Piacere di conoscerla, Signora Malfoy,» affermò.
Lei sorrise e si spostò di lato per farli entrare. «Prego, venite.»
Harry e Severus entrarono, seguendola nell’atrio, sugli scalini di pietra a destra e nella sala da pranzo formale. La sala aveva un tavolo molto lungo e stretto posto vicino a un largo caminetto. Dall’altra parte del tavolo, lontano dal camino, c’era uno spazio libero per ballare o per altri tipi di socializzazione. Su tutto il tavolo c’erano già degli snack, e più o meno due dozzine di persone mescolate nella sala decorata. C’era un albero di Natale in un angolo con molte decorazioni fluttuanti che gli svolazzavano intorno.
Harry e Severus entrarono e si fermarono.
Harry notò Draco, che parlava con suo padre e con un uomo che lui non conosceva. Aveva un cappello a punta e indossava il più orrendo vestito verde che Harry avesse mai visto. Notò anche Gregory Goyle, Vincent Tiger, Theodore Nott, Pansy Parkinson, e Daphne Greengrass che sgranocchiavano biscotti e cracker accanto ai loro genitori vicino al tavolo.
«Lucius, il nostro onorato ospite è arrivato,» annunciò Narcissa, interrompendo le conversazioni che si stavano svolgendo nella stanza.
«Ah!» Disse Lucius, voltandosi verso la voce della moglie. «Eccellente!»
Harry rimase esattamente dov’era. In piedi accanto a Severus. Coral strinse la coda intorno al suo polso con fare confortante, mentre il Signor Malfoy si avvicinava a loro.
Draco seguì il padre, sorridendo ampiamente ad Harry mentre tutti si giravano a guardare.
«Signor Potter! Lucius Malfoy. Ci incontriamo, finalmente,» affermò l’uomo, venendo davanti ad Harry e stringendo la sua mano tesa.
Harry ricambiò la stretta e la scossa di mano, facendogli un cenno di saluto col capo prima che Lucius gli lasciasse la mano e desse il benvenuto al Professor Piton. Harry approfittò del momento per prendere il suo regalo per il padrone di casa e, quando il Signor Malfoy ebbe spostato nuovamente lo sguardo su di lui, gli tese il dono. «Mi è stato detto che fosse appropriato portare un dono in occasioni del genere,» disse Harry. «Spero che le piaccia.»
Lucius lo prese e trovò un paio di guanti di pelle nera con una M ricamata sui polsini. Fece un piccolo sorriso, sinceramente piuttosto colpito dall’utile dono.
«Grazie, Signor Potter, e sebbene io sia felice di ricevere questo dono, confido che tu sappia che sono io che dovrei onorarti con dei doni per ciò che hai fatto per la mia famiglia,» disse, con voce dolce. Pericolosamente dolce, pensò Harry.
Harry guardò Draco, trovando che il suo amico sembrava improvvisamente molto serio. Si ricordò della lettera e del consiglio del Professore.
«Sì, Signor Malfoy,» rispose Harry, decidendo di farla semplice.
Lucius sorrise, sebbene Harry avesse la sensazione che per lui fosse uno sforzo. «Prego, Signor Potter, prendi e mangia qualsiasi cosa desideri. Narcissa non si è risparmiata per preparare ogni cosa per oggi,» lo esortò, guidandoli verso il lungo tavolo imbandito di stuzzichini. «Ora, lascia che ti presenti ai miei ospiti.»
Harry prese educatamente un piccolo pacchetto di cracker per tenersi occupato prima della cena, e rivolse l’attenzione al gruppo più vicino di invitati.
«Sono sicuro che hai già conosciuto il Signor Vincent Tiger a Hogwarts,» cominciò Lucius. Ricevendo un cenno da Harry, continuò. «Questi sono i suoi genitori, Markov e Deborah Tiger.»
Tutti gli altri nella sala rimasero fermi e in attesa, guardando lo scambio tra di loro.
Harry fu quindi portato da tutti e presentato agli altri ospiti, inclusi i Goyle, i Parkinson, i Nott, i Flint, i Greengrass, e alcuni rappresentanti del Governo con le loro mogli.
Harry tentò di ignorare i loro sguardi sbalorditi mentre il Signor Malfoy presentava i Capifamiglia e quelli presentavano il resto della famiglia.
Greg Goyle era apatico come sempre. Theodor Nott era colpito da Harry, ma rimase impassibile come suo padre. Marcus Flint fu freddo ma scosse la mano di Harry con vigore. Pansy Parkinson gli fece un cenno timido e molle. Daphne Greengrass e la sua sorella più piccola, Astoria, fecero una piccola riverenza, sebbene Daphne sembrasse più entusiasta di conoscere Harry. I politici e le loro mogli furono curiosi nei suoi riguardi, ma cortesi.
Poco dopo, Harry fu condotto verso l’uomo che aveva visto parlare all’inizio con il Signor Malfoy, quando era entrato nella stanza.
«Signor Potter, questo è Cornelius Caramell, il Ministro della Magia,» lo presentò il Signor Malfoy.
«Ministro, Harry Potter.»
Caramell afferrò entusiasta la mano di Harry. «Sono felice di incontrarti finalmente, Harry. Posso chiamarti Harry?»
«Certo,» rispose Harry con un’alzata di spalle, mentre Caramell scoccava un’occhiata a Piton accanto al ragazzo.
«Professor Piton,» lo salutò Caramell.
«Ministro,» replicò Piton con un cenno del capo.
Caramell si concentrò nuovamente su Harry, istantaneamente ignorando la presenza del Professore. «Harry, potrei avere una parola?» Chiese, facendogli cenno di allontanarsi dal resto degli invitati.
«Certo. A proposito di cosa, Signore?» Chiese Harry, seguendo il Ministro in un’area più tranquilla della stanza.
Il Professor Piton li seguì, ma tenendosi a una certa distanza. Era abbastanza vicino da poter sentire e, se necessario, intervenire.
«Ho incontrato gli Hovel di recente,» iniziò Caramell, «ti sono davvero molto grati.»
Harry pensò in fretta, domandandosi se in questo caso sarebbe stata meglio l’umiltà o no. «Sono stato felice di curare il loro figlio,» rispose semplicemente.
Caramell sorrise. «Sono sicuro che tu lo sia,» disse, con una pacca sulla spalla di Harry, e una pausa.
«Voleva parlarmi di qualcosa, Ministro?» Chiese Harry, visto che Caramell non continuava.
«Sì, sì, ecco, Harry. Dopo ciò che hai fatto per il piccolo Andy, mi stavo chiedendo se avessi voglia di provare ad aiutare qualcun altro. Vedi, ci sono persone che stanno venendo da me a chiedere di te, e… beh, non posso semplicemente rifiutarmi di rispondere alle loro domande - sono il Ministro, dopotutto.»
«Che cosa vuole che faccia, esattamente?» Chiese Harry, ricordando l’avvertimento del professore riguardo al Ministro.
«Beh, vorrei che fissassimo un appuntamento per determinare i limiti delle tue capacità di curare la Licantropia. Per esempio, puoi anche curare i Licantropi adulti? Puoi curare coloro che sono stati morsi molto tempo fa, o puoi solo far guarire quelli morsi di recente?»
«Ho curato un adulto circa un’ora fa,» rispose Harry facilmente. «Era stato un licantropo per molto tempo e ha delle cicatrici che lo dimostrano.»
Caramell fu colto di sorpresa. «Un adulto? Qualche ora fa? Dove?»
«Al Paiolo Magico.»
«Ti ha visto qualcuno?» Chiese Caramell, sbalordito.
«Oh sì, certo. Tutti quelli che erano presenti al momento al Paiolo Magico.»
«E l’uomo è del tutto guarito?» Domandò Caramell.
«Sì,» rispose Harry, guardando gli occhi di Caramell che si allargavano a dismisura.
«Ti prego di scusarmi, Signor Potter. Devo tornare al Ministero.»
«Certo, Signore. È stato un piacere conoscerla.»
Caramell salutò frettolosamente Lucius e schizzò via tramite il camino.
«Gli hai parlato del Signor McCaffrey, vedo,» disse il Professor Piton, divertito, mentre Harry gli tornava accanto.
«Sì, Signore, ma perché se ne è dovuto andare così in fretta?»
«Deve verificare quello che gli hai detto, e una volta che lo avrà fatto, immagino che dovrà prepararsi per la stampa.»
«Oh.»
«Non preoccupartene,» lo rassicurò Piton, mentre si riavvicinavano alla festa. «Ormai è fatta. Nessuno può farci nulla ora.»
Harry sospirò. «Sarà una faccenda ancora più grossa che con Andy, vero?»
«Senza dubbio, ma si risolverà di certo e, si spera, potrai essere in grado di aiutare più persone,» sussurrò il professore.
Harry sorrise leggermente.
«Hey, Potter,» lo chiamò Draco, arrivando accanto a lui.
«Ciao, Draco,» fece Harry, sollevato che ci fosse almeno una persona (a parte il Professore) che si comportava normalmente con lui.
«La cena sta per essere servita. Mio padre vorrebbe che ti sedessi accanto a lui, alla sua destra,» affermò, «io sarò alla sua sinistra.»
«Va bene.»
«Daphne Greengrass sarà vicino a te, dall’altro lato. Ti va bene?»
Harry annuì, domandandosi perché stavano chiedendo a lui per la disposizione a tavola.
Cinque minuti dopo, il tavolo si svuotò e il Signor Malfoy chiamò tutti perché si sedessero a cena, mentre spostava una delle sedie a capotavola per far sedere Harry.

O o O o O

«Si chiama Walter McCaffrey, Ministro,» gli disse il Guaritore fuori dalla stanza al San Mungo. «E sui nostri registri risulta come licantropo.»
«Avete già fatto il test? È ancora un licantropo?» Chiese Caramell.
«Abbiamo fatto gli esami e abbiamo appena avuto i risultati. E no, non è un licantropo… non più.»
«Voglio parlare con lui.»
«Certamente, Ministro.»

O o O o O

Tutti presero posto, senza sedersi ma restando in piedi dietro la propria sedia. Il tavolo si era svuotato e ripulito, e ora era ricoperto solamente da un’elegante tavaglia verde scuro.
Il Signor Malfoy era a capotavola con Harry alla sua destra e Draco alla sua sinistra. Pansy Parkinson era vicino a Draco e il Professor Piton era dopo di lei. Vicino ad Harry c’era Daphne Greengrass, e dopo di lei c’era il Signor Greengrass. Narcissa era dall’altra parte del tavolo con la Signora Greengrass alla sua destra e la Signora Nott alla sua sinistra.
Lucius Malfoy richiamò nella propria mano il suo bicchiere dal tavolo**, e lo picchiettò leggermente con la bacchetta, facendolo risuonare magnificamente.
«Prima che ci sediamo a cena, vorrei ringraziarvi tutti per essere venuti stasera. Spero che finora vi siate goduti la serata,» disse Lucius con un sorriso subdolo, prima di volgersi a Harry, accanto a lui. «Vorrei anche ringraziare di nuovo ufficialmente il Signor Potter per ciò che ha fatto per la mia famiglia. Grazie per essere venuto, Signor Potter, è un onore averti qui.»
Harry inclinò la testa con rispetto. «Sono felice di essere qui, Signor Malfoy.»
Lucius sollevò il bicchiere alla sua salute, prima di fare cenno a tutti di sedersi. Una volta che ebbero tutti preso posto, il cibo e le bevande apparvero e il Signor Malfoy fece il primo boccone, permettendo l’inizio della cena.
«Come hai maturato l’interesse nelle pratiche di guarigione, Signor Potter?» Domandò il Signor Greengrass per iniziare una conversazione.
«A scuola, mi è sempre piaciuta l’idea di diventare un dottore, cioè un guaritore babbano, così quando il Professor Piton mi ha dato un libro sui Serpincanti e mi ha detto che è la magia protettiva e curativa più potente che esista… è partito tutto da lì,» rispose Harry.
«Quali sono i tuoi piani futuri?» Chiese Lucius.
«Continuare Hogwarts, ovviamente, e sviluppare i Serpincanti.»
«Finora ti piace Hogwarts?» Chiese un Consigliere del Governo.
Harry non riusciva a ricordare il suo nome per intero, ma il suo cognome era Perkins.
«Mi piace molto. È diventata come una seconda casa per me,» disse Harry sinceramente.
«Sei cresciuto nella casa dei tuoi parenti, con la sorella di tua madre, giusto?» Chiese Lucius, prima di prendere un boccone dalla sua pietanza.
«Sì, Signore, i Dursley.»
«Babbani?» Domandò, anche se non lo stava chiedendo per davvero, e il suo tono rivelò una smorfia.
«Sì, Signore. A loro non piace molto la magia, ad essere sinceri. Hanno provato a impedirmi di frequentare Hogwarts, ma Hagrid mi ha raggiunto lo stesso,» disse Harry con un sorriso.
«Non gli piace la magia?» Domandò Draco, stupito. «Sarebbe ovvio pensare che, essendo babbani, dovrebbero essere meravigliati e impressionati dalla magia.»
Harry scosse la testa, senza vedere il Professor Piton che interiormente era sulle spine, desiderando che la conversazione cambiasse argomento. «Sarebbe ovvio pensarlo.»
«Sciocchi babbani,» praticamente ringhiò Lucius, prima di cambiare elegantemente argomento. «Quindi come ti trovi in Hufflepuff, Signor Potter? Ammetto che non era quella la Casa che mi aspettavo dal Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto.»
«Non è il solo, ma credo che il Cappello parlante abbia avuto ragione. La Professoressa Sprite è grandiosa!» Rispose Harry, prima di finire l’insalata.
Conversazioni leggere proseguirono mentre la cena andava avanti, i piatti usati sparivano prima che apparissero quelli puliti, pieni della portata successiva. Harry rispose a domande occasionali, ma fu un po’ sorpreso perché nessuno gli fece domande su Andy o sul fatto che curava i licantropi. Forse non era appropriato per l’etichetta che si affrontassero determinati argomenti?
Finalmente arrivò il dessert.
«Signor Potter,» disse il Signor Nott, cominciando a mangiare la sua fetta di torta. «Sono curioso, da quanto pratichi i Serpincanti?»
«Beh, ho curato Neville sul treno per Hogwarts e lui è stato il primo che avessi mai curato.»
Lucius sollevò un sopracciglio. «Quindi avevi iniziato a usare i Serpincanti solo qualche settimana prima dell’incidente?»
Era ovvio che l’incidente a cui si riferiva era quello che era quasi costato la vita a Draco.
«Sì, Signore,» rispose Harry.
«Incredibile,» sussurrò Marcus Flint. «E usi un serpente per farli?»
«Sì, Coral mi aiuta.»
«Dai, Potter, mostragli Coral,» insistette all’improvviso Draco. «So che mamma voleva vederla fin da quando ha lasciato l’infermeria quel giorno.»
Lucius e gli altri si raddrizzarono sulle sedie e alcuni si chinarono un po’ in avanti mentre Harry si tirava su la manica, rivelando Coral arrotolata intorno al suo polso e alla mano segnati dalle cicatrici.
«È fantastica,» disse Perkins, lanciando un’occhiata alla cicatrice di Harry ma decidendo di non fare commenti.
Coral si sollevò, orgogliosa.
«È un serpente corallo magico, vedo,» disse Lucius con approvazione. «Una magnifica creatura.»
«È eccezionale.» Harry le posò gentilmente un dito sulla testa. «Se volete accarezzarla, potete farlo,» propose Harry.
«Em, no, gra-» Iniziò Pansy, ma venne interrotta da Daphne.
«Voglio farlo io,» disse Daphne, allungando la mano verso Coral.
Coral offrì allegramente la testa e fu gentilmente accarezzata.
:Lei mi piace, e anche il suo cognome. Greengrass. Perfetto: Sibilò Coral.
Harry sorrise.
«Ha detto qualcosa, Potter?» Chiese Draco, un po’ più abituato rispetto agli altri ad accorgersi quando si parlava in Serpentese, poiché era amico di Harry.
«Sì, le piace il nome ‘Greengrass’. Riconosce che è un buon nome, forte,» rispose Harry.
Daphne e la sorella arrossirono. Il Signor Greengrass si raddrizzò, compiaciuto, e la Signora Greengrass fece un dolce sorriso d’approvazione.
Poco dopo, la Signora Malfoy si alzò e sollevò il proprio bicchiere, attirando rapidamente l’attenzione. «Vorrei rubare un minuto per fare un brindisi,» iniziò, prima di sollevare il bicchiere verso Harry. «Signor Potter, possano la magia e la fortuna sorriderti sempre, e possa la tua vita essere lunga e soddisfacente. A Harry Potter.»
«A Harry Potter» ripeterono tutti tranne Harry, sollevando i bicchieri e facendo un sorso assieme alla Signora Malfoy.
Narcissa sorrise, abbassando il bicchiere ma rimanendo in piedi.
«Signor Potter, mio marito ed io vorremmo ora darti un regalo per ringraziarti di aver salvato la vita di nostro figlio,» disse, scoccando a Lucius uno sguardo significativo.
Lucius si alzò.
«Dobby,» chiamò.
-Pop-
Harry sobbalzò appena all’improvviso rumore e all’apparire della strana creatura che ora stava tra lui e il Signor Malfoy. Harry sbatté le palpebre, provando a capire che cosa fosse esattamente la cosa che stava guardando. La creatura era avvolta in una vecchia, cenciosa federa di cuscino, aveva orecchie enormi e un largo naso a punta.
«Dobby è qui, padrone. Che cosa può fare Dobby per il padrone?» Chiese Dobby con un profondissimo inchino.
«Signor Potter, per favore, vieni qui,» disse Lucius, indicando un punto vicino allo spigolo del tavolo, accanto a Dobby.
Harry fece come gli venne richiesto, ottenendo un impercettibile cenno dal Professor Piton.
«Io, Lucius Malfoy, in segno di gratitudine, cedo ora la completa proprietà di Dobby l’elfo domestico al Signor Harry James Potter. Signor Potter, accetti questo trasferimento del possesso dell’elfo domestico come regalo gradito?»
Harry sbatté le palpebre, guardando l’elfo che lo fissava con occhi incredibilmente enormi, prima di tornare a guardare il Signor Malfoy. «Lo accetto. Grazie, Signor Malfoy, è veramente un dono generoso.»
D’improvviso, Coral ebbe un sussulto. :Harry, lo hai sentito? C’è stato un passaggio di energia magica!:
Lucius fece un breve cenno col capo ad Harry, prima di indicargli di tornare a sedersi.
Dobby rimase fermo dov’era, fissando ancora Harry a occhi sgranati. Harry lo guardò dalla sedia, poi gli tese la mano.
«Padrone?» Chiese Dobby, incerto, mentre prendeva la mano destra di Harry.
«Piacere di conoscerti, Dobby.» Disse Harry gentilmente.
«Puoi ordinargli di fare qualsiasi cosa tu voglia. Sei il suo padrone; è legato a te ora,» spiegò piattamente Lucius. «Puoi dirgli di aspettarti fuori, se lo desideri.»
Harry ebbe la netta sensazione che il Signor Malfoy non volesse più Dobby in casa sua.
«Um, va’ avanti e aspettami alla villa dei Paciock, Dobby, se non è un problema,» gli disse Harry.
«Certo, padrone, non è un problema. Dobby aspetterà lì il padrone,» disse Dobby rapidamente, prima di sparire con un pop.
«Ti piacerà avere Dobby, Potter,» disse Draco. «Può essere molto divertente certe volte.»
Harry sorrise, sebbene interiormente fosse sbigottito. Aveva appena ricevuto uno schiavo?

O o O o O

Severus fece un sospiro di sollievo quando la festa finalmente finì.
«Grazie per la piacevole serata, Narcissa,» disse.
«Oh, il piacere è stato nostro, Severus,» fece lei.
Lui e Harry erano all’ingresso con i Malfoy. La maggior parte degli altri ospiti se ne era andata qualche minuto prima attraverso il camino.
«Signor Potter, grazie di essere venuto,» disse la Signora Malfoy con sincerità. «Spero che tu ti sia divertito.»
«L’ho fatto, Signora, grazie,» rispose Harry. «E anche Coral. Ha gradito le attenzioni.»
Narcissa sorrise, guardando il polso ora coperto di Harry, sebbene notò la lingua di Coral che fuoriusciva da sotto la manica del mantello.
«Signor Potter,» disse Lucius, facendo un passo in avanti e tendendogli la mano.
«Grazie per avermi invitato, Signor Malfoy,» disse Harry, stringendo la mano offerta da Lucius.
«Il piacere è stato mio, Signor Potter.»


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NOTA
Il dono dei Malfoy: l’autrice ci tiene a precisare che regalare Dobby NON ha rimosso il debito che la famiglia deve ad Harry. Draco è ancora in debito di vita con Harry. Dare Dobby a Harry era solo un gesto di gratitudine, come ci si aspetta dalle famiglie purosangue rispettabili.


Note della traduttrice:

* Assumendo che Piton abbia abbastanza cultura babbana da sapere che cosa sia la Kryptonite, visto che non fa domande :)
** Piccola svista dell’autrice, come appena detto il tavolo era vuoto.


Grazie a chi legge e a chi recensisce!
A presto con il prossimo capitolo, Tesoro Nazionale.




   
 
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