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Autore: anonymus_00    14/05/2017    0 recensioni
Newt è un ragazzo di strada, perso nella vita a causa della droga. Thomas è solo, introverso e sperduto nel mondo. Chi dei due sarà il primo a lasciarsi salvare?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Newt/Thomas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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5

Attacco di Panico


- Voglio te. -

C'è qualcosa nella sua voce, nel suo sguardo, che mi fa desiderare di avvicinarmi di più, colmare lo spazio che ci separa che ora sembra infinito.

E invece scoppio in una risata. Una risata amara. È solo un ragazzino. Scuoto il capo divertito. 

Lui sembra ferito, il suo sguardo si adombra, gli occhi appena lucidi che ora guardano in basso. Ha le guance imporporate e il respiro si è fatto più affannato.

- E che cosa mai potrei darti? - domando senza guardarlo, osservando invece la piazza ancora vuota.

Mi stupisco nel voler sentire la risposta. Il mio corpo è palcoscenico di sentimenti confusi e discordanti tra loro. Sono spaccato in due e non sono io a decidere quale sia la parte che ora prevale e ora perisce. 

Lui fa un passo indietro e sembra rivolgersi più a se stesso che a me, un tono basso e soffocato.

- Ho sbagliato, non dovevo venire. Ho sbagliato. - il suo disagio è palpabile.

Ora i suoi occhi si muovono senza trovare un punto dove soffermarsi, rimbalzano agitati e lui si volta all'improvviso. Ha il passo traballante e sembra stia per mettersi a correre. 

Ma non glielo permetto, qualcosa scatta in me e senza che quasi me ne renda conto faccio un passo avanti e lo afferro per il braccio facendolo voltare.

Ora siamo vicinissimi. Posso respirare il suo respiro, un respiro denso di ansie e di paure. 

***

Il mio corpo non è in grado di sopportare tutto questo. I cambi improvvisi di umore di questo ragazzo mi gettano in un perpetuo stato di confusione e disagio, a tratti anche paura e non capisco cosa sia, nonostante questo, ad attirarmi così tanto.

Sento la stretta della sua mano sul polso. Ha le dita sottili, ma la sua presa è salda. Mi trattiene e credo di aver smesso di respirare. Il cuore un' esplosione nel petto.

Quando ho sentito la sua risata schernirmi è stato come se mi fossi completamente svuotato, le gambe non sarebbero state in grado di reggere il mio peso a lungo e lo sguardo mi si è annebbiato mentre nelle orecchie è risuonato un ronzio sordo, come se mi fossi trovato nel bel mezzo di un'esplosione che, senza uccidermi, mi lascia in fin di vita privandomi dei miei cinque sensi.

Questo cambio repentino di atteggiamento mi sconvolge, forse, ancora di più. Sentire la sua stretta, la sua mano, mi provoca una serie di piccole scariche che dal braccio si disperdono per tutto il corpo. Vorrei non aver messo la felpa questa mattina, così il contatto sarebbe diretto; pelle contro pelle.

Sento il viso avvampare, mentre il suo rimane impassibile nella sua maschera dagli occhi vuoti e persi. 

Persi nei miei? I miei lo sono, nei suoi.

Eppure, nonostante stia cercando di mantenersi indifferente posso chiaramente sentire sulla pelle del mio viso il suo respiro che si fa accelerato.  

La mia vita è annullata. La scuola, la famiglia, la mia esistenza, tutto si perde al cospetto di questo istante. Questo inebriante istante. Non esiste più la piazza, non esiste più il mondo intero. Esiste solo lui. 

E io che lo guardo.

Il bacio che segue è inaspettato, quasi violento e sento che potrei svenire. Ormai incapace di intendere o di volere sono in balia di un'emozione primordiale a me sconosciuta.

Sento le sue labbra gelide sulle mie bollenti assaggiarmi senza un minimo di pudore spingendomi con la lingua a dischiuderle.

In un attimo la situazione si fa insostenibile, da eccitante e passionale si fa spaventosa. Non ho più il controllo e sento la presa salda del ragazzo spingermi contro la colonna dei portici.

L'impatto con il cemento risveglia leggermente i miei sensi. Lui si stacca da questo bacio rubato e mi tiene fermo per le spalle, fissandomi con uno sguardo che ora sembra nascondere una scintilla di follia.

- Allora? Non era questo che volevi? Hai paura? - la sua voce è un sussurro bisbigliato al mio orecchio mentre sento la sua mano avvicinarsi ai miei jeans, a mio malgrado, pulsanti.

Quello che ora mai è per me terrore puro a lui sembra divertire. Comincio a tremare violentemente e sento una lacrima ghiacciata rigarmi il volto accaldato. 

Chiudo gli occhi spaventato. 

E' strano come chiudere gli occhi sia reazione di difesa ad una situazione spaventosa. Forse crediamo che non vedendo il male, quest'ultimo non vedrà noi e saremo in salvo, protetti dalla tenda nera della nostra paura che ci protegge da ciò che non capiamo, cullandoci come un abbraccio confortante.

Non so per quanto tempo io resti così, con le palpebre serrate, scosso dai tremiti, incapace di pensare, bloccato, attendendo il peggio. Eppure il tempo continua a scorrere e l'unica cosa che sento è la stretta del ragazzo allentarsi.

I miei muscoli contratti provano un istantaneo sollievo e trovo il coraggio di riaprire gli occhi. Lui è ancora davanti a me, a un passo di distanza. 

Il suo sguardo. Come una calamita mi attira sempre in quella direzione. Mi sembra di trovarmi, ora, davanti ad una persona completamente diversa. Riesco a decifrarvi della paura, del disgusto, un senso di colpa straziante e non capisco come tutto questo possa annidarsi dentro quegli occhi che fino ad un secondo fa erano carichi di rabbia e voglia incontrollabile.

- Vattene. - 

***

Thomas non se lo fa ripetere. Quasi inciampando indietreggia, lentamente, come se non credesse davvero di essere libero. Poi si volta e comincia a correre. 

Mi lascio scivolare lungo la colonna con le mani tremanti. Me le passo sul viso, chiudo gli occhi. 

Questi ultimi istanti mi sono sentito fuori controllo. Non ero più padrone dei miei movimenti, delle mie scelte. La mia coscienza era annebbiata, persa in un oceano nero senza una luce a guidarla. Gli occhi terrorizzati del ragazzo hanno avuto il potere di fermarmi e ho paura a immaginare cosa avrei fatto, cosa gli avrei fatto, se non fosse successo. Se fossi rimasto preda di quella furia incontrollabile di cui non voglio ammettere la causa.

Sento il braccio pulsare, come un promemoria costante. Vorrei che quel segno sparisse, vorrei strapparmelo via a forza a costo di sanguinare, ma è inciso nella mia pelle, nella mia anima. E' il mio padrone. Io ne sono schiavo.

Stringo i pugni fino a che le nocche non diventano bianche e sento le unghie ferirmi il palmo. Questo dolore ha il potere di calmarmi e il respiro comincia a farsi regolare.

Non riesco a cancellare l'immagine del suo volto terrorizzato.

Non riesco a cancellare l'idea di essere stato io causa di quel terrore.

Il braccio continua a bruciare.

***

Devo svegliarmi. E' l'unica soluzione. Deve esserlo. Deve essere solo un sogno, un incubo, un malato frutto del mio subconscio straziato.

I miei pensieri continuano al ritmo dei miei passi mentre attraverso l'intera città di corsa, con l'unica meta il mio risveglio. Ma per quanto io corra, per quanto io acceleri, non lo raggiungo.

Non lo raggiungo semplicemente solo perchè non sto dormendo. Non arriverà la sveglia a salvarmi, mai il suo suono mi è stato così desiderato. 

La consapevolezza di essere davvero sveglio, l'ammettere questa condizione, ha il potere di farmi fermare.

Respira Thomas. Respira. 

L'aria sembra non essere sufficiente, comincio ad annaspare. Improvvisamente non sono più in grado di reggermi sulle gambe e mi accascio a terra, in ginocchio. Una mano al petto e una a sostenere il mio peso per terra.

Qui l'aria sembra ancora più densa. Non arriva ai polmoni, la sento incastrarsi, vischiosa, all'imboccatura della trachea, creando un nodo in gola che mi fa soffocare. Il petto è sempre più pesante, le mani mi formicolano e il sudore mi imperla la fronte.

Respira Thomas. Respira.

Sento una voce arrivare da lontano. Ho un viso, davanti, che mi guarda, ma non ne percepisco i tratti. Due mani mi afferrano per le spalle, mi tengono fermo.

- Calma ragazzo. Calmati. Va tutto bene. Forza; insipira ed espira. - Chiudo gli occhi lasciando che questa voce sconosciuta mi guidi.

Lentamente i muscoli cominciano a rilassarsi e il nodo alla gola comincia a sciogliersi. Riesco a mettere a fuoco la persona davanti a me. E' un uomo sulla quarantina, vestito elegante con le ginocchia dei pantaloni ora sporche di terra e una valigia nera abbandonata sul marciapiede. Notare i dettagli mi aiuta a calmarmi. Attorno a noi si sono radunate alcune persone che guardano la scena senza sapere cosa fare. L'uomo li fa allontanare, chiedendo di lasciarmi aria. Gliene sono grato.

- Vuoi sdraiarti? Distendere le gambe? - mi domanda, ma io scuoto il capo. Continuo a respirare, lentamente. 

- Come ti chiami? -

Riesco a balbettare il mio nome e l'uomo lo ripete:

- Bene Thomas, ti capita spesso di avere attacchi di panico? -

Scuoto il capo. E' la prima volta ed è stato terribile. Ho creduto di morire.

Dopo circa mezz'ora di silenzio mi chiede se me la sento di alzarmi. Annuisco e mi aiuta a sorreggermi sulle gambe. 

- Vuoi chiamare i tuoi genitori? La scuola? Posso riaccompagnarti a casa...-

Scuoto il capo a tutte le sue proposte.

- Sicuro? Ti senti bene ora? -

- S-sì.- balbetto. Poi lo ripeto, più convinto.

- Posso riaccompagnarti a casa. -

Ancora una volta declino l'offerta. Ho corso così a lungo che ho attraversato gran parte della città e ora mi trovo poco distante da casa mia.

L'uomo insiste chiedendomi ancora e ancora come io mi senta, preoccupato. Vorrei rispondere che mi sento svuotato, morto, abbandonato, senza alcuno scopo, ma mi limito a ringraziare e lui, ancora dubbioso si allontana, voltandosi ogni passo a controllare se io sia ancora in piedi. 

Vacillando mi incammino verso casa dove spero di rinchiudermi, stando solo nella mia solitudine, che ancora una volta è tutto quello che ho. 

***

Angolo autrice: ammetto che quando mi sono messa a scrivere avevo un'idea completamente diversa di come sarebbe stato questo capitolo, però alla fine è uscito così, straziante come tutti i precedenti. Prometto che la storia non sarà tutta così (anche perchè se no tentiamo noi il suicidio) però questi primi capitoli mi servono ad inquadrare soprattutto la personalità di Newt. Sono curiosa di sentire le vostre opinioni! Grazie per tutto!

 

   
 
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