Titolo:
Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero,
romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 2.749 (Fidipù)
Note: Buon lunedì! E buon inizio di settimana! Eccoci qua con un
nuovo capitolo di Miraculous Heroes 3 e...beh, essendo un capitolo un po'
di passaggio non che ci sia molto da dire, tranne che qui
troverete il gioellino appena preso da Adrien; per le informazioni di
servizio, vi comunico che da ieri mi sono fatta una pagina facebook, che
potrete trovare a questo
indirizzo e dove posterò gli aggiornamenti, informazioni dalla
Francia, dal Quantum Universe e dal resto delle mie storie. Beh, se avete
facebook e avete voglia di leggere i miei deliri o le ricerche che ho
fatto per le varie fanfiction...beh, a voi!
Detto questo, prima dei ringraziamenti, vi lascio al recap degli
aggiornamenti di questa settimana: mercoledì ci sarà il nuovo capitolo de
La bella
e la bestia; giovedì invece è il turno di Laki
Maika'i (la nuova storia pokémon!AU), venerdi come di consueto un
nuovo aggiornamento di Miraculous Heroes 3 e sabato toccherà a Lemonish.
Come sempre voglio ringraziarvi tutti quanti voi che leggete, commentate,
inserite la storia in una delle vostre liste e me fra gli autori
preferiti.
Grazie di tutto cuore!
Felix si fermò sulla porta della sala da
pranzo, osservando i due esponenti di sesso femminile che stavano
tranquillamente facendo colazione assieme: Bridgette si era praticamente
impossessata della stanza degli ospiti, fuggendo in questo modo dal
magnate cinese – e anche dal proprio assistente, ma Felix aveva ancora un
po’ di buon senso ed evitava di dirlo davanti alla donna –, potendo
dedicarsi completamente alla realizzazione di nuovi modelli.
Il problema è che, nonostante vivessero praticamente assieme, lei
continuava a trattarlo a pesci in faccia.
«Buongiorno, signore» decretò, entrando nella stanza e dirigendosi al suo
posto a capotavola: gli piaceva quell’aria da famiglia modello e così si
era sempre immaginato la vita con Bridgette…
Certo, prima che la ritrovasse e lei decidesse di diventare la
regina dei ghiacci con la cintura di castità in adamantio.
E stava decisamente passando troppo tempo con quel ragazzino americano, se
iniziava a tirar fuori roba dei fumetti.
Bridgette lo fissò, osservandolo mentre Bo gli metteva di fronte la
colazione e continuando a tenergli lo sguardo addosso, finché non sbuffò:
«Sì, Bri?» domandò, prendendo la tazzina del caffè e bevendone un sorso.
Nero. Bollente. Amaro.
Come piaceva a lui.
«Stavo notando che sei invecchiato…»
«Anche tu» ribatté prontamente il biondo, sogghignando quando lo sguardo
blu scuro di Bridgette – i suoi occhi gli avevano sempre ricordato il
cielo che cedeva alla notte – si spalancava e diventava inorridito.
«Sono invecchiata?» domandò la donna, voltandosi verso Xiang e ricevendo
in cambio un’alzata di spalle, mentre la giovane si rimpinzava come se non
mangiasse da secoli.
«Stupido demone cinese, aveva detto che sarei stata eternamente giovane!»
«Bri, dimostri trentacinque anni, massimo massimo quaranta. E ne hai
duecento. Direi che sei ancora eternamente giovane. Ma non ce l’avevi uno
specchio in tutti questi anni?»
«Sì, e mi parlava» sbottò Bridgette, voltandosi verso Xiang e decretando
così la fine della conversazione: volubile come un tempo, sentenziò Felix
prendendo il tablet e dando un’occhiata alle notizie di cronaca,
mentre le due donne al tavolo stavano conversando fra di loro.
Le ultime cose che riuscì a captare, prima di immergersi nella lettura di
un articolo sul suo rivale politico, furono shopping e moda.
Roba che decisamente non faceva per lui.
Lesse interessato l’intervista che aveva rilasciato André Bourgeois,
sospirando di tanto in tanto, notando come l’uomo continuava a marciare
sempre sulla solita solfa: Parigi aveva bisogno di innovazione, di
cambiamento e di misure che aiutassero quei poveri sette (nove, se contava
anche Xiang e il piccolo informatico) a combattere i pericoli che
sembravano aver preso di mira la capitale francese.
Forse era il fatto che i Miraculous fossero tutti lì che decretava Parigi
un bersaglio con la Tour Eiffel al centro?
Ne avrebbe parlato con Fu.
«Felix!»
Il richiamo di Xiang gli fece alzare lo sguardo dal tablet e notò la
ragazza in piedi, con lo zaino sulle spalle che lo fissava: «Io vado»
dichiarò la ragazza, abbozzando un sorriso: «Ci vediamo stasera.»
«A stasera» mormorò l’uomo, fissandola mentre usciva velocemente dalla
cucina: era cambiata totalmente, da quando aveva conosciuto Alex e il
resto della banda, diventando più umana e meno Xiang, non ricordava più la
ragazzina con lo sguardo da vecchio, che aveva conosciuto poco dopo il suo
arrivo a Shangri-la.
«Sei molto affezionato a lei…» mormorò Bridgette, senza nessun tono di
domanda e sorridendo dolcemente: «Xiang mi ha raccontato un po’ di te,
quando eri a Shangri-la.»
«Xiang sta prendendo il brutto vizio di Alex.»
«Bello notare come tu conosca da poco Alex, ma sai già alla perfezione i
suoi difetti.»
«Non sta mai zitto! Mai!»
«Lo so» dichiarò la donna, ridacchiando: «Quando era Mogui, però, aveva i
suoi momenti di pausa.»
«Dovrò chiedere a Thomas di akumatizzarlo, allora» dichiarò il biondo,
abbassando di nuovo lo sguardo sul tablet e sospirando, riportando poi
nuovamente l’attenzione sulla donna: «Tu hai in mente di rimanere qui
anche oggi?»
«Se intendi che lavorerò nel tuo salotto…» Bridgette si fermò, sorridendo:
«Sì, ho in mente di rimanere anche oggi.»
«Quindi da stasera posso considerare la mia camera degli ospiti libera?»
«Quella sarà libera appena Kun Wong se ne tornerà in Cina a mangiare
involtini primavera»
«O quando…»
«Nei tuoi sogni, Felix.»
«Sei impossibile, Bri.»
«Grazie, sono lieta che te ne sia accorto. Ho messo veramente molto
impegno nel diventarlo» Felix la fissò, scuotendo poi il capo e tornando a
fissare il tablet: «Problemi?» gli domandò Bridgette, osservando lo
sguardo celeste posarsi nuovamente su di lei: «Sai, quando sei preoccupato
ti si formano delle rughette attorno agli occhi…»
«Bourgeois è uno stupido, che non capisce assolutamente niente e
preferisce nascondersi piuttosto che affrontare i problemi…» sbottò,
indicando con un gesto stizzito il tablet: «E sembra che i cittadini non
lo capiscono, dato che non ho ancora una percentuale sufficiente nelle
proiezioni per farmi capire che vincerò le elezioni e se quel tipo dovesse
di nuovo essere sindaco…»
«Non tutti sono come te, Felix. Certa gente non sa affrontare…»
«André Bourgeois non ha le palle, francamente parlando» sbottò Felix,
accorgendosi poi di come aveva parlato di fronte a una signora e chinando
lievemente il capo: «Pardon, non volevo…»
«Salve, sergente Norton. E’ da tanto che non ci vediamo.»
«Bri…»
«Sono certa che i parigini capiranno cosa è meglio per la loro città»
dichiarò la donna, allungando una mano e posandola sopra quella del
biondo: «E non lo dico perché mi stai offrendo un rifugio, finché il
cinese rompiscatole non se ne andrà...»
«Potrei offrirti molto di più, devi solo dirmi di sì» dichiarò l’uomo,
alzandosi di scatto e chinandosi verso di lei: «Questa è tutta una farsa a
cui vuoi giocare» mormorò, abbassandosi e sentendo il respiro affrettato
di lei contro la pelle del volto: «Bri…»
«Fu mi ha scelto come suo successore e…»
«Non è scritto da nessuna parte che il Gran Guardiano non possa avere
relazioni.»
«Io…»
Felix le sfiorò le labbra con le proprie e sorridendo quando sentì il suo
respiro affrettato: «Puoi fare la difficile quanto ti pare, Bri, ma
sappiamo entrambi come andrà a finire» decretò, rialzandosi e sistemandosi
la giacca: «Ci vediamo questa sera, tesoro.»
«Scusami se ti ho fatto uscire così presto, Alex» dichiarò Marinette,
sedendosi davanti all’amico e osservandolo mentre si beveva il caffè
americano che aveva preso: «Ma volevo parlare con te.»
«Ormai è tardi per accorgersi del mio fascino, Marinette cara» dichiarò
Alex, sorridendole e abbassando il bicchiere: «Sai che è strano essere in
uno Starbucks senza Lila? Sto aspettando di vederla entrare da un momento
all’altro.»
«Anche io!» esclamò Marinette, ridacchiando e girando il the che aveva
preso: «Alex…»
«Non so niente sui nostri nemici, Marinette.»
La ragazza sospirò, abbassando le mani in grembo e giocherellando con
l’orlo del maglione rosa pastello: «Speravo che potevi dirmi qualcosa…»
bisbigliò, abbozzando poi un sorriso: «Non è strano che ogni attacco era
in un luogo dove uno di noi c’era già? Prima Felix, poi Thomas e per
ultima Lila…»
«E’ strano, lo so» mormorò Alex, poggiandosi contro lo schienale della
sedia e sospirando: «Pensi che il caro Dì Ren sappia chi siete?»
«Ma allora perché non ci attacca direttamente?»
L’americano sospirò, storcendo le labbra in una smorfia: «La butto lì ma
in molti videogames, soprattutto in quelli tattici, molti preferiscono
sfiancare il nemico prima di sferrare l’attacco decisivo e forse il nostro
caro Dì Ren è uno di quelli: sta spedendo una creatura dietro l’altra, per
farvi arrivare allo scontro finale debilitati: stanchi mentalmente dal
continuo combattere e anche fisicamente.»
«Ma i Miraculous non ci fanno stancare…» mormorò Marinette, portandosi una
mano alle labbra: «Tikki ha detto che è l’energia del Quantum…»
«Beh, il Quantum vi assicura energia e forza, ma non puoi negare il fatto
che essere continuamente sotto tensione vi stia stancando mentalmente»
mormorò il ragazzo, alzando le spalle: «Non sono uno psicologo, ma non
penso faccia bene sentirsi costantemente sotto attacco…»
«Non sapere quando si verrà attaccati.»
«Da chi.»
«O cosa.» Alex sospirò, sorridendo appena: «Vorrei poter fare di più: al
momento sto analizzando la visione che ha avuto Rafael, quando avete
combattuto contro la Panterona…»
«Potresti chiamarla Yi?»
«E niente. Tutto ciò che ha visto sono stati i Miraculous, con Flaffy
abbiamo ipotizzato che la forza congiunta dei vari gioielli potrebbe farla
tornare normale ma…» si fermò, ridacchiando: «Preferisco sentire Wayzz
prima.»
«Capis…» Marinette si bloccò, sentendo la suoneria del proprio cellulare e
recuperando il telefono dalla borsa, storcendo le labbra quando vide il
mittente della chiamata: «Nathaniel» bisbigliò, posando l’apparecchio sul
tavolo e osservandolo come se da un momento all’altro si trasformasse in
qualcosa di mostruoso.
«Non rispondi?»
«Ho paura»
«Uh, la grande Ladybug ha paura» dichiarò Alex, ridacchiando mentre il
cellulare smetteva di suonare: «Nathaniel è…»
«Un mio amico.»
«Penso sia qualcosa di più complicato di un semplice amico…» bisbigliò
l’americano, sistemandosi gli occhiali: «Nathaniel è Testa di pomodoro,
vero?»
«I soprannomi di Adrien sono sempre azzeccati»
«Cos’è? Il signorino si è accorto che è ancora innamorato di te e, ora che
sei sposata e felice, torna alla carica? Io dico solo di lasciar scatenare
il gatto.»
«Adrien lo farebbe fuori…»
«Appunto. E non lo dico perché Xiang sembra interessata a lui, eh.
Assolutamente no.»
«Nathaniel è diventato strano, molto strano.»
«Pensi che…»
«Adrien lo pensa sì, crede che centri qualcosa il nostro nuovo nemico.»
«Vuoi che controlli?»
«Puoi farlo, Alex?»
«Posso tutto, boss.»
Thomas sorrise, osservando Manon seduta nel giardino esterno della scuola:
«Ehi, Chamack!» la salutò, avvicinandosi a lei e ricordandosi dopo che era
appena uscito da una partita di calcetto: bravo, Thomas. Falle sentire
come puzzi…
La ragazzina gli sorrise, mentre lui rimaneva in piedi e la osservava:
«Devi forse…»
«Cosa? No, no» mormorò, allungando le mani in avanti e negando con la
testa: «Ti avevo visto qua da sola e…»
«E’ uscito il nuovo capitolo di una storia che seguo e…» Manon gli mostrò
il cellulare, sorridendo: «Sono certa che, se fossi rimasta in classe,
Noèmie mi avrebbe presa in giro, quindi sono venuta a leggerlo fuori.»
«Anche l’altra volta avevi parlato di una certa Noèmie…»
«Tu conosci Marinette, vero?»
«Sì»
«Ecco, Noèmie è la mia Chloé Bourgeois» spiegò Manon, abbozzando un
sorriso mesto: «Solo che io non sono coraggiosa e forte come Marinette.»
«Ah no? Io direi il contrario.» dichiarò Thomas, incrociando le braccia e
ridacchiando: «Insomma, mi hai affrontato a testa alta, praticamente da
quando ci conosciamo.»
«Io non…»
«Andiamo, Chamack. Quando hai scoperto…»
«Volevo aiutarti» borbottò la ragazzina, abbassando lo sguardo sullo
schermo e mordendosi il labbro inferiore, sentendo le guance andarle a
fuoco; rialzò la testa, quando vide l’ombra di Thomas coprirle il
cellulare, e l’osservò mentre fissava interessato quello che stava
leggendo.
«E’ un libro?»
«Una fanfiction» bisbigliò Manon, facendogli spazio sulla panchina e
abbozzando un sorriso: «Vedi, ci sono delle persone che scrivono su...beh,
praticamente tutto. E questa è sulla mia coppia preferita del manga che
sto leggendo ora e…»
«Forte!»
«E quest’autrice…beh, è fenomenale! Ogni volta che posta un capitolo lo
divoro e…»
«Uao. Non sapevo di tutto questo» mormorò Thomas, ridacchiando: «Ci sono
anche sui videogiochi?»
«Certamente! Anime, manga, videogiochi, telefilm, persone famose…»
«Scrivono storie sulle persone famose?»
«Qualcuno sì.»
«Quindi pensi che qualcuno abbia scritto anche sugli eroi di Parigi?»
«Qualcosa c’è, principalmente su Ladybug e Chat Noir. Sono storie
romantiche, ecco.»
«Beh, penso sia normale, dato che stanno insieme…»
«Stanno davvero insieme?»
«Sì, sì. E poi Volpina e Tortoise sono una coppia. E anche Peacock e Bee»
dichiarò Thomas, incrociando le braccia: «In pratica l’unico single sono
io.»
«Capisco» mormorò Manon, abbassando lo sguardo sullo schermo e sorridendo:
«E non ti piace nessuna al momento?»
«E’ carina Joelle Pape.»
«Quindi sei innamorato di Joelle?»
«Cosa? No!»
«Rinunciaci, Chamack» dichiarò Jérèmie avvicinandosi ai due e
ridacchiando: «Questo tonto ha un unico pensiero fisso in mente ed è
entrare nel Paris St. Germain. Ovviamente se salti gli allenamenti come
l’altro giorno, lo sogni il Paris.»
«Avevo da fare…»
«Avevi da fare…»
«Sì, problemi?»
Jérèmie sorrise, sporgendosi e osservando il cellulare di Manon: «Cosa
leggi?» domandò, osservando poi la ragazzina in volto e sorridendo:
«Sembra interessante…»
«Una fanfiction!» dichiarò orgoglioso Thomas, portandosi su di sé
l’attenzione dell’amico: «Sai che sono…»
«So cosa sono, tonto. Mia sorella le scrive e, purtroppo, io sono quello
che deve sempre ascoltare i suoi sproloqui.»
«Ah. Davvero?»
«Già. Davvero.»
«Sei proprio tonto.»
«Ehi, Chamack! Pensa a leggere e non intrometterti nei discorsi fra
uomini.»
«Ah, perché questi sono discorsi fra uomini?»
«Secondo la mentalità tonta di Thomas…» dichiarò Jérèmie, fermandosi e
ridacchiando: «…sì!»
«Ma prego, infierite tutti contro me!»
«Ovviamente, amico.»
«Ovviamente, Lapierre.»
«Vi odio. Entrambi.»
Marinette sospirò, mentre usciva dalla scuola e osservava la lista di
libri di marketing, che le era stata data per il corso che avrebbe
iniziato: poteva capire che la preparavano a ogni aspetto della sua futura
professione ma poteva dire, con assoluta certezza, che già dai titoli dei
testi avrebbe capito poco o niente di quello che c’era scritto.
Non bastava Dì Ren da combattere e Nathaniel da evitare per il suo strano
comportamento.
No, adesso ci si metteva anche la professoressa del corso di marketing.
Un lungo sospiro lugubre le scivolò dalle labbra, mentre piegava in due il
foglio e lo riponeva nella borsetta: «Sentirò Adrien» mormorò, sotto lo
sguardo divertito di Tikki: «In fondo questa è roba di sua competenza,
no?»
«Se lo dici tu» dichiarò Tikki, sorridendo: «Sei cambiata: un tempo…»
«Un tempo avrei fatto tutto da sola, lo so» sentenziò la mora, guardando
la strada in entrambe le direzioni e decidendo di dirigersi verso nord,
passeggiando così lungo la Senna: «Ma a cosa servirebbe Adrien,
altrimenti?»
«Mh. Vediamo» mormorò la kwami, stando al gioco: «In verità ci sarebbero
parecchi utilizzi di quel ragazzo!»
«E’ vero» ridacchiò Marinette, alzando la mano sinistra e osservando
l’anulare a cui portava i due anelli: quello di fidanzamento e la fede
nuziale, chiudendo poi le dita e portandosi il pugno alle labbra,
sorridendo: «Hai presente la sensazione di vivere in un sogno e temi che,
prima o poi, ti svegli e tutto sarà svanito?»
«Tranquilla, Marinette. Questa è la realtà» dichiarò la kwami, intuendo
ciò che la ragazza aveva in mente: «Non…» s’interruppe, voltandosi
indietro e nascondendosi nella borsa: Marinette osservò il comportamento
dello spiritello, girandosi anche lei e notando il motociclista,
completamente vestito di nero, a bordo di un veicolo scuro e fermo poco
distante da lei.
Il tipo alzò una mano, salutandola e, facendo rombare il motore, scivolò
per il pezzo che li separavano; Marinette inspirò profondamente,
stringendo la cinghia della borsa, guardandosi poi attorno e notando che
non c’era assolutamente nessuno a cui chiedere aiuto.
Fantastico!
La sua solita sfortuna!
«Ehi, splendore. Sembri pronta a uccidermi…» dichiarò la voce del
motociclista, leggermente mascherata dal casco, ma non per questo
irriconoscibile: «Marinette?» domandò Adrien, alzandosi la visiera del
casco e sorridendole: «Non mi avevi riconosciuto?»
«Adrien?»
«E chi altri?» domandò il biondo, sistemandosi meglio in equilibrio sul
motore: «Beh, che ne dici? Una meraviglia, vero? E’ Suzuki GSX-R 125!»
«Io so solo che mi hai fatto prendere un accidente!» sbuffò, fissandolo
imbronciata e poi facendo vagare lo sguardo sul giovane vestito di scuro e
la moto nera con le rifiniture rosse: «E’ adatta a te…»
«Vero?» domandò giulivo il biondo, dando una lieve pacca al mezzo: «Questa
bellezza è una meraviglia! Dovresti sentire come fa le fusa il motore e…»
si fermò, alzando il braccio sinistro e mostrandole il casco che teneva
appeso: «L’ho appena presa e il mio amico mi ha regalato un casco in
omaggio. Vuoi venire a fare un giro? Plagg, l’adora.»
«Plagg non l’adora da quando si è mangiato un moscerino.»
«Così impari a stare a bocca aperta…» sentenziò Adrien, sorridendo: «Vuoi
salire, my lady?»
«E’ una fortuna che oggi mi sia messa i jeans, allora.» decretò Marinette,
prendendo il casco che Adrien le aveva offerto e sistemandoselo in testa,
non senza qualche fatica: «Va bene così?»
«Sei perfetta» dichiarò Adrien, inclinando la testa e studiandola: «Ce la
fai a salire senza distruggere te stessa. La moto. Parigi?»
«Ah ah ah. Spiritoso.» bofonchiò Marinette, issandosi sul sellino
posteriore e abbracciando il giovane pilota: «Visto?» domandò, sentendo la
mano di Adrien posarsi sulla sua: «Dove andiamo?»
«Dove vuole che la porti, principessa?»
Marinette sorrise, stringendosi più forte ad Adrien: «A casa» mormorò,
sentendolo carezzarle il dorso della mano: «Voglio andare sul nostro
terrazzino a disegnare…»
«Ogni tuo desiderio è un mio ordine, my lady» dichiarò il ragazzo,
giocando con l’equilibrio e mettendosi in strada, sentendo la ragazza
stringerlo mentre la moto scivolava fra le vie di Parigi.