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Autore: Scarcy90    17/05/2017    1 recensioni
Law e Myri, si ritrovano costretti a condividere un appartamento. Lui era alla ricerca di tranquillità, lei della pace mentale per prepararsi a realizzare un sogno. Questo imprevisto sarà il precursore di una splendida amicizia che aiuterà entrambi a smussare gli angoli dei loro caratteri. La competizione, il cambiamento, la voglia di affrontare le sfide, forse tramuterà l'amicizia in qualcosa di più...
Il tema principale è la "Friendzone". Un'esperienza che Law ha già vissuto, ed ora avrà il timore che la prigionia si ripeta, frenandolo. Spetterà a Myri far scoprire a Law l'arte del saper esprimere i propri sentimenti.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 5


 Myri spinse la porta dello Slammer con mano ferma.
 Era primo pomeriggio e il locale non era ancora aperto.
 Una volta dentro, si accorse subito del ragazzo che stava strofinando i bicchieri per quella serata dalle tranquille previsioni. Il lunedì sera solo i clienti abituali prendevano posto sulle sedie di noce scuro.
 Myri non era di turno ma sapeva bene che avrebbe trovato lui e i suoi scompigliati ricci biondi ad attenderla.
 -Connor, dov’è Felix?-
 -Giorno di paga?- chiese lui posando il bicchiere non appena si accorse della sua presenza.
 -Non sono affari tuoi, ma sì. Ho bisogno di parlare con Felix, è in ufficio?-
 -Myri, perché non parli con me, invece? Sono più mille volte più interessante del vecchio Felix.-
 La ragazza alzò gli occhi al cielo spazientita.
 -Il discorso tra noi è chiuso. La nostra storia è chiusa. Siamo colleghi di lavoro, fattelo bastare!-
 Connor uscì da dietro il bancone e si parò davanti a lei con un sorriso sensuale, che un tempo le avrebbe provocato una tachicardia incontrollabile, ma che adesso la faceva solo sentire un’idiota per la sua stupidità.
 Come aveva potuto innamorarsi di un borioso e pomposo ragazzo senza spina dorsale? Il suo aspetto fisico l’aveva tratta in inganno, l’aveva intrappolata in una morsa d’apparenza.
 Il vero Connor non era come si mostrava.
 Il vero Connor era un codardo che non aveva lottato per il loro amore, che alla prima occasione si era fiondato nel letto di un’altra invece di risolvere i problemi.
 Ormai, era tardi per parlare.
 -Sono finito con Trish perché tu mi avevi lasciato.-
 -No, mio caro. Raccontala nei dettagli la storia. Sei finito a letto con Trish tre ore dopo queste parole “ho bisogno di restare sola, devo riflettere.”-
 -Sei puntigliosa…-
 -Espongo i fatti.-
 Connor afferrò la mano di Myri con delicatezza.
 -E’ stato un errore, ero fuori di me. E’ trascorso un anno e ancora non riesci a perdonarmi?-
 Myri tirò via la mano e un’espressione disgustata le apparve sul volto.
 -Connor, io non ho intenzione di perdonarti. Vai a letto con Trish, scopati mezzo mondo. Non è più affare mio, e non voglio che lo sia.-
 -Myri, ti prego… Vorrei poter ripartire da zero.-
 Gli occhi azzurri di Connor si fissarono con prepotenza dei suoi. La stessa prepotenza che l’aveva fatta cedere anni prima, quando era caduta nella trappola di quell’uomo.
 Fu in quel momento che il cuore di Myri prese a battere veloce. Ogni qual volta Connor tirava fuori quella questione, i sentimenti provati per lui riaffioravano, e la fitta allo stomaco si ripresentava.
 Non riusciva a comprendere se ci fosse una parte di lei che avrebbe voluto perdonarlo. Prima dell’intromissione di Trish, avevano una bella storia d’amore, quasi da favola e i ricordi non volevano saperne di sparire.
 La pausa che lei aveva richiesto scaturiva da dubbi interiori. Il rapporto con Connor le sottraeva tempo ed energie da rivolgere all’obiettivo che si era prefissata.
 Aveva bisogno di tempo per riflettere sul da farsi, per conferire un ordine preciso ai propri desideri.
 Ma Connor e la sua scappatella da ripicca le avevano impedito di avere quella possibilità.
 -Myriam- una voce cupa tuonò dalla porta sul retro. –Vieni nel mio ufficio.-
 La ragazza non se lo fece ripetere. Restare ancora con Connor era dannoso per la salute.
 Seguì Felix lungo le scale. Erano diretti al piano superiore dov’era sistemato l’ufficio del proprietario. Il solo ad avere accesso a quella stanza era Felix, nessun altro.
 Il proprietario dello Slammer era un anziano omone con la barba lunga e un consunto giubbotto da biker che non aveva mai sostituito.
 Myri aveva sentito molte storie sul conto del datore di lavoro. Neanche nonno Max sapeva quale di quelle storie fosse realmente accaduta.
 Era stato lo stesso Felix a raccontarle al mondo intero. Ai tempi d’oro, era il cliente più affezionato del suo stesso locale. Beveva insieme agli amici pinte su pinte di birra e questo, alla fine, lo rendeva logorroico.
 Aveva blaterato tanti di quegli aneddoti assurdi da poter scrivere un romanzo.
 Il preferito di Myri era la storia del Felix finito in gattabuia per aver fumato uno spinello in un cinema. Quella volta, confessò tra le lacrime di aver scelto il nome del locale proprio durante il periodo di detenzione, quando il suo compagno di cella irlandese aveva come migliore amico un topolino di nome Slammer.
 In pratica, il locale portava il nome di un topo adottato da un fantomatico detenuto irlandese.
 Almeno secondo questa versione.
 L’origine del nome Slammer aveva talmente tante spiegazioni fornite da Felix sotto effetto dell’alcol, che neanche Myri le ricordava tutte.
 Quella del topolino Slammer restava quella che la faceva sognare ancora, come quella bambina che restava ad ascoltare il gigante buono ricoperto di barba scura, poi divenuta bianca nel segno degli anni trascorsi da quei momenti.
Myri aveva dieci anni quando ascoltò quella storia per la prima volta. Felix quando alzava il gomito si tramutava in un brillante oratore e la sua voce calda risuonava ancora nelle orecchie della ragazza.
 L’idea di perpetrare il sogno di qualcuno la esaltò a tal punto, da decidere anni dopo di voler rilevare lo Slammer. La vedeva come la cosa giusta per sé e per lo Slammer stesso. Lei c’era cresciuta in quel posto, era suo di diritto.
 Felix non aveva parenti. Nessuno che Myri avesse mai conosciuto o sentito nominare. Il locale non sarebbe stato rivendicato, e il proprietario l’aveva sempre considerata una nipote.
 L’unico ostacolo era Trish.
 Con un po’ di fortuna, Myri l’avrebbe superata in bravura e a quel punto Felix non avrebbe avuto altra scelta se non affidare lo Slammer alla nipote del suo, ormai defunto, migliore amico. Insomma, alla fine si trattava anche di una forma di rispetto verso Maxwell Ward.
 -Myriam, siediti piccola.-
 -Grazie- rispose la ragazza accomodandosi sulla sedia davanti la scrivania.
 Felix si sistemò sulla sua consulta poltrona di tessuto che un tempo era stato di un rosso intenso, dal lato opposto della scrivania.
 Porse una busta gialla alla sua dipendente.
 -La paga della settimana. Ottimo lavoro, Myriam. Max sarebbe fiero della tua professionalità.-
 -Nonno Max non è mai stato uno stacanovista. E’ stato fortunato a fare del suo talento anche il mezzo con cui vivere.-
 Felix scoppiò a ridere dietro la folta barba.
 -Max sapeva divertirsi, non c’è che dire. Tua nonna Olivia era la sua degna compagna.-
 Max e Olivia non erano stati genitori e nonni usuali. Lo dimostrava il fatto che Myri fosse praticamente cresciuta tra lo Slammer e i vari teatri per concerti di musica classica. Poi si lamentavano che in lei la musica non avesse trovato il giusto posto. Non era roba per un tipo dinamico e poco paziente, non era il mondo di cui voleva far parte.
 -Tua nonna come se la passa?-
 -Bella domanda, sinceramente non lo so.-
 -Hai lasciato casa sua?- chiese l’uomo sorpreso.
 -In realtà è lei ad averla lasciata.-
 Myri trascorse i cinque minuti successivi riassumendo al datore di lavoro ciò che era accaduto dal giorno in cui Olivia era svanita nel nulla parcheggiando Law nel loro appartamento.
 -Almeno ti ha lasciato in compagnia.-
 -Felix, non mi ha affidato un pesciolino rosso. E’ un uomo, un ragazzo simpatico e non sembra avere strane idee, se non consideriamo la sua essenza di nerd che lo rende quasi noioso.-
 -Ti piace, dì la verità.-
 Felix conosceva abbastanza Myri per intuire subito l’opinione che si faceva sulle persone che la circondavano.
 -Mi piace- confermò lei sorridendo. –Potrebbe diventare davvero un buon amico, ci sto già lavorando.-
 -Myri, Myri… Il tuo carattere estroverso ti è sempre stato utile, ma fai attenzione a non scottarti anche questa volta. Devo ricordarti che fine ha fatto la tua amicizia con Connor Reed?-
 La ragazza alzò gli occhi al cielo.
 -Per quanto ancora hai intenzione di rinfacciarmi questa storia?-
 -Piccola, ti avevo supplicato di stargli alla larga. L’ho assunto per la sua bravura ma ho inquadrato subito il tipo, ti sei fatta raggirare in due minuti con la barzelletta dell’amicizia.-
 -Con Law è diverso, Felix. Connor aveva dalla sua quel fascino maledetto che m’imbroglia sempre, Law invece è un topo da biblioteca che per strada neanche guarderei.-
 Felix la fissò con il suo solito cipiglio serio, sottolineando la sua acutezza.  
 -Miryam, tuo nonno mi ha chiesto di prendermi cura di te. Con Connor non ho rispettato quel compito ed ora ho intenzione di impedirti di ricascarci.-
 -Non succederà- rispose lei sicura.
 -L’importante è che tu mi faccia stare tranquillo. Sono troppo vecchio per certe preoccupazioni… E’ per questo che non ho mai voluto figli. Accidenti!-
 Myri sorrise. Felix era quasi un sostituto del nonno che le era stato portato via e la cosa l’aveva sempre, in un certo qual modo, confortata.
 -Felix, posso farti una domanda?-
 Il vecchio proprietario annuì e lei cominciò subito ad elencargli tutti i dubbi riguardo la preparazione dei cocktail più complicati. Dubbi che la tediavano da giorni.
 Una volta finito si sentì di nuovo serena.
 -Quello che posso dirti, piccola, e di cercare un nuovo metro di giudizio se tu non senti di essere affidabile.-
 -Di che parli?-
 Felix si accarezzò la lunga barba con fare pensieroso. Poi, prese un respiro profondo e pronunciò la sentenza.
 -Ti serve un astemio.-
 -Che cosa?!- esclamò lei basita.
 -E’ l’unica soluzione per affinare la tua arte. O almeno, così è stato per me. Chi pensi che abbia iniziato i tuoi nonni all’alcol? I miei esperimenti sui cocktail, ovviamente.-
 Miry guardava il suo mentore senza trovare le parole adatte per rispondere.
 -Un astemio ha reazioni molto precise all’alcol. Le potrai valutare in modo dettagliato e senza errori. Il palato di un astemio è come una lavagna bianca, devi solo scriverci sopra. Comincia con le bevande più leggere, tipo uno spritz o una birra a bassa gradazione, per poi passare ai super alcolici. Analizza tutto, ogni minima sfaccettatura delle sue reazioni, e lì saprai la dose perfetta secondo il tuo giudizio.-
 La ragazza alzò gli occhi al cielo esasperata.
 -Io non conosco astemi!- esclamò sull’orlo di una crisi di nervi. –Dove lo rimedio qualcuno che non abbia mai bevuto?-
 Un sorriso divertito apparve sul volto di Felix.
 -Che mi dici del tuo coinquilino?- chiese furbescamente. –Da quello che mi hai detto, non pare un tipo da bar.-
 In quel preciso istante gli occhi di Myri s’illuminarono di gioia per ripiombare, subito dopo, nella depressione più nera.
 -Cosa c’è, piccola?-
 -Come lo convincerò ad aiutarmi? E’ un bacchettone di prima categoria.-
 Felix scoppiò a ridere.
 -Tesoro, tu sei maestra nel convincere le persone ad accontentarti. Sei figlia e nipote di musicisti famosi eppure lavori in un pub da quattro soldi. Se hai convinto loro a lasciarti perseguire il tuo sogno, portare il signor Law dalla tua parte sarà un gioco da ragazzi.-
 Miryam rimase in silenzio, pensando al da farsi.
 Nella mente si susseguirono vari scenari per convincere Law a farle da cavia. Solo uno le parve come la soluzione vincente.
 
***
 
 Law, tornato dall’ospedale, aveva finalmente ricevuto gli scatoloni dall’agenzia dei traslochi.
 Aveva sistemato i suoi oggetti in giro per l’appartamento. Si era concesso un po’ di riposo dopo aver trascorso la giornata in laboratorio, e ora stava sul divano, intento a giocare con la sua console, finalmente messa al suo posto e perfettamente funzionante.
 L’idea che quella ditta potesse danneggiarla lo aveva tormentato per i giorni in cui se n’era separato.
 Per fortuna, tutto era filato liscio.
 Era quasi ora di cena ma il gioco lo aveva preso così tanto che ci impiegò del tempo a notarlo. Non aveva nulla in casa, avrebbe ordinato una pizza alla fine del combattimento.
 Gli sparatutto non erano i suoi preferiti, ma quella sera aveva deciso di cominciare l’ultimo uscito. Voleva dargli fiducia, nonostante già dal principio non lo reputò migliore dei precedenti.
 -Law?- la dolce voce di Miry dalle scale lo distrasse per un attimo e un nemico lo ferì a morte.
 -Accidenti- mormorò infastidito.
 -Law? Posso salire?-
 -Vieni pure.-
 Sentì i passi di Miry sui gradini di legno e la salutò senza voltarsi, intento a preparare una nuova partita.
 -Non l’avrei mai detto!- esclamò la ragazza con tono ironico posando l’enorme cartone di una pizzeria sul tavolino davanti a Law. L’odore raggiunse subito le narici attivandogli lo stomaco. –Un appassionato di videogiochi. Sei troppo prevedibile, Law.-
 A quel punto, il ragazzo lasciò perdere lo schermo e fissò gli occhi sulla sua ospite.
 -Cosa sarebbe?- chiese indicando la pizza.
 -Un regalo di benvenuto- rispose lei sorridendo mentre si accomodava sul divano, a pochi centimetri da Law. –L’ho presa vegetariana, dai tutta l’impressione di esserlo. Spero di non aver sbagliato.-
 Law avrebbe voluto dire che era completamente in errore. Così non fu.
 -Sì, sono vegetariano.-
 Myri sorrise, e quel sorriso ricordò d’improvviso a Law quella bambina dai capelli rossi, felice sulle ginocchia dei giovani genitori.
 -Perché li hai tinti?- la domanda scivolò via dalle labbra prima che il ragazzo lo realizzasse. Non era da lui porre domande, non era da lui far partire una conversazione. Myri lo portava sempre fuori dal seminato e lui la lasciava fare.
 Aveva lo stesso, strano, talento della signora Ward nel far esporre il proprio interlocutore. Talento che a Law non era stato concesso.
 Il sorriso di Myri perse di luminosità ma non scomparve.
 -Se vuoi che affronti questo argomento, dovrai farmi compagnia.-
 Afferrò due delle sei lattine di birra che aveva posato accanto alla pizza e, dopo averle aperte, ne porse una Law.
 -Sono astemio, ricordi?- chiese lui alzando le mani.
 -Questa roba ha l’equivalente alcolico di una limonata. La vuoi conoscere la storia dei capelli? Allora, sarai costretto ad accontentarmi.-
 La mano di Law si mosse afferrando la lattina. Era gelata.
 Gli occhi di Myri lo guardavano rassicuranti e limpidi.
 Law iniziò a pensare che quegli occhi lo avrebbero convinto a fare di tutto. Avrebbe voluto ribellarsi, ma lei era troppo sicura di sé perché la paura avesse il sopravvento persino di lui.
 Bevve un sorso dalla lattina. Myri non smise di guardarlo neanche per un attimo.
 Cogliere i dettagli, ogni minimo particolare, questa era la missione che Felix le aveva affidato. Era la soluzione al suo blocco.
 Il sapore della birra non fece impazzire Law. Era amara ma con un retrogusto dolciastro decisamente fastidioso.
 Myri bevve un lungo sorso e tornò a guardare Law.
 -Li ho tinti di nero a causa di Connor Reed.-
 Law giunse alla conclusione più ovvia.
 -Il ragazzo che Trish ti ha rubato?-
 Lei annuì.
 -Connor adorava il colore dei miei capelli. Diceva che gli scaldavano il cuore, ed altre cazzate melense che non starò qui ad elencarti.-
 Myri bevve un altro sorso di birra, invitando Law ad imitarla.
 Ancora quel sapore fastidioso.
 -Quando ho scoperto la sua storia con Trish, ho deciso di cancellarlo dalla mia mente. Tuttavia, ogni mattina mi svegliato e nello specchio del bagno vedevo riflessa quella donna ingenua che aveva creduto a menzogne così scontate.-
 Law ascoltava, la storia di Myri lo interessava davvero. Quasi senza accorgersene la lattina era di nuovo vicina alle labbra, e un altro sorso venne spontaneo.
 Myri sorrise.
 -Alla fine, un pomeriggio andai nell’appartamento di Rachel. Mi sfogai con lei e tra un bicchierino di tequila e un tiro di spinello, ci siamo ritrovate in un centro commerciale e ne siamo uscite con tutto l’occorrente per cambiare colore di capelli.-
 Myri bevve ancora. Per lei, quella bevanda aveva quasi lo stesso sapore dell’acqua e come tale scendeva senza lasciare traccia.
 -Era quella la nostra conclusione. Se avessi tinto i capelli non avrei più visto quella ragazza ingenua riflessa nello specchio. Devo ammettere che ha funzionato. Ho ritrovato la mia determinazione e pensare a ciò che Connor mi aveva fatto bruciava meno.-
 -Quindi lo hai perdonato.-
 Law aprì il cartone della pizza e ne prese un pezzo. Se avesse cenato solo con la birra il suo stomaco non avrebbe smesso di contorcersi.
 Myri scoppiò a ridere.
 -Se lo avessi perdonato non proverei ancora il pressante desiderio di vedere un tir che lo investe in pieno. No, non l’ho perdonato e non ho intenzione di farlo. Nonostante le insistenze e gli agguati che mi riserva.-
 A quel punto Law fu costretto a bere un lungo sorso di birra per mandare giù la fetta di pizza appena trangugiata.
 -Vuole tornare con te?-
 -Ma mi hai visto?- commentò lei ridendo ancora. –Certo che vuole tornare con me, dove lo troverebbe un altro schianto del genere?-
 L’imbarazzo prese possesso della mente di Law. Myri era bella, era affascinante e ne era pienamente consapevole. Quella sicurezza, quel voler dimostrare il proprio impegno la rendevano attraente per chiunque. Il ragazzo non era sorpreso che Connor insistesse per riaverla, ma non aveva idea di come rispondere a Myri quindi rimase in silenzio.
 Lei abbassò lo sguardo pensierosa.
 -Lasciando da parte le battute, la fine di quella storia mi ha distrutto. E’ trascorso un anno e ancora non l’ho superata del tutto.-
 Rigirava la lattina tra le mani, tenendo gli occhi bassi.
 -Connor era arrivato allo Slammer da meno di una settimana e subito si è guadagnato la mia amicizia. Era diventato il mio confidente, il sostituto perfetto di Rachel che ormai è quasi impossibile da reperire tra la specializzazione e lo studio. Connor si era rivelato la mia isola felice e questo mi fece innamorare in un attimo.-
 Law analizzò ogni gesto di Myri. Le spalle basse, il sorriso amaro sul volto che piano si sollevò a guardarlo.
 -Mi ha portato ad esporre tutta me stessa e questo mi terrorizzava. Non distinguevo più il sogno dalla realtà, non capivo più ciò che volevo. Quando gli esposi i miei dubbi, in tutta risposta, quel fidato amico e l’uomo di cui mi ero innamorata si sono tramutati in un carnefice. Non ha aspettato neanche un giorno per portarsi a letto Trish.-
 -Cosa?-
 Law spalancò la bocca incredulo.
 -Non volevo ledere la tua sensibilità- rispose lei con un sorriso. –Felix e Rachel mi avevano avvertito. Loro ci avevano impiegato un attimo ad inquadrare Connor ma io ero innamorata e non lo vedevo per quello che realmente era. Forse, neanche ora riesco a vederlo completamente. Forse, sono ancora…-
 -Vuoi scherzare, vero?!-
 Law scattò in piedi esclamando quella domanda.
 Myri sbatté le palpebre confusa.
 -Vuoi perdonarlo? Sul serio? Ci stai anche pensando.-
 -Law…-
 -No, senti. Quale sarebbe il tuo piano? Cadere di nuovo in trappola, sposarlo, farci dei figli, costruire una vita con lui, e accettare il compromesso che di tanto in tanto vada a letto con qualcun’altra? Ti sta bene, Myri?-
 Pronunciò tutto d’un fiato, preda di una rabbia che non provava da anni.
 -Law, calmati- lei si alzò in piedi posandogli le mani sulle braccia.
 -Non lasciare che si prenda gioco di te. E’ stato un stronzo, e non merita il perdono!-
 -Law, ora basta!-
 Myri lo guardò dritto negli occhi.
 Quel verde placido, limpido, lo fece rinsavire.
 Scosse la testa e si risedette sul divano fissando lo schermo con occhi vuoti, persi in chissà quale mondo.
 Myri si accomodò di nuovo accanto a lui senza perderlo di vista. Osservò i suoi lineamenti inaspriti dalla rabbia, un sentimento che di certo non dimostrava spesso. Un sentimento che forse non era in grado di gestire.
 La ragazza cominciò a pensare che quello scatto improvviso non doveva essere scaturito solo dalla storia di Connor.
 Non voleva metterlo a disagio indagando.
 Le spalle di lui si abbassavano e si alzavano alla ricerca della calma.
 Myri lo guardava senza trovare la mossa giusta. Provava un moto di protezione per quel ragazzo che neanche conosceva così bene. L’aveva ascoltata, non si era perso neanche una parola, in un certo modo l’aveva aiutata a metabolizzare l’ennesimo faccia a faccia con Connor Reed. Si sentì in dovere di ricambiare nel modo in cui Law aveva bisogno.
 Guardò lo schermo, osservò le custodie di videogiochi posate accanto alla console.
 Non ci pensò due volte.
 Si alzò in piedi e sostituì il disco all’interno della console con quello che lei aveva scelto.
 Quando partì l’intro gli occhi di Law si sollevarono su di lei.
 -Ci vuoi giocare?- chiese sorpreso.
 -E’ tra i preferiti di Connor, ti faccio nero quando vuoi.-
 Sorrise e gli porse il joypad.
 -Prepara la partita. Io vado a prendere qualcosa di più forte.-
 -Ma…-
 -Tranquillo, tu è meglio se continui con la birra. Per la prima volta è meglio non esagerare.-
 E con passo lento e leggero, Myri si diresse al piano di sotto.
 Law non avrebbe mai potuto immaginare che quella ragazza trovasse il gioco perfetto per aiutarlo a sgombrare la mente.
 Di donne della sua vita che avevano perdonato un traditore ne bastava una. Non poteva sopportare che Myri commettesse lo stesso errore. Nonostante fossero amici da poco, non poteva assistere alla rovina di quella donna spensierata che riusciva a farlo sorridere, che era in grado di farlo sentire apprezzato.
-Io voglio i Lakers!- esclamò Myri dalle scale.
 Law sorrise.
 Li avrebbe ceduti a lei, nonostante avesse beccato proprio la sua squadra di basket preferita nel gioco.
 
 Due ore, tre birre e quasi una bottiglia di tequila dopo, la situazione era stabile al pareggio.
 Avevano vinto tre partite a testa.
 La pizza era finita.
 I loro occhi erano puntati sullo schermo, e tra loro volavano parole di sfida.
 -Accidenti!-
 -Canestro!- esclamò Myri scattando in piedi. –Questa la vinco io, nerd dei miei stivali!-
 Mancavano dieci secondi al termine. Il risultato era di ottantuno a settantanove per Myri.
 Law sapeva che solo un tiro da tre punti avrebbe potuto salvarlo.
 Fece una serie di passaggi, la palla rimbalzò sul campo virtuale, e finì tra le mani di LeBron James.
 Perfetto!
 Rimanevano cinque secondi.
 Doveva tentare, doveva rischiare.
 Myri provò a rubargli palla ma LeBron la schivò.
 Law preparò il tiro e quando i piedi del giocatore di alzarono dal pavimento e le braccia si allungarono per provare il tiro fuori dall’aria, incrociò le dita sperando che anni di allenamento lo salvassero dalla fine.
 -Porca…-
 La flebile protesta di Myri si spezzò nel momento in cui la palla, dopo una parabola perfetta, finì nel canestro.
 Tempo scaduto.
 Ottantuno a ottantadue.
 -Evvai!- esclamò Law senza comporsi. La soddisfazione la dimostravano solo i suoi occhi ridenti.
 -Merda- mormorò Myri tracannando un’altra sorsata di tequila direttamente dalla bottiglia.
 Law posò il joypad sul tavolino.
 -Voglio la rivincita!- esclamò lei risentita.
 Il ragazzo si stiracchiò facendo scrocchiare il collo.
 Myri spalancò gli occhi sorpresa. Forse era la tequila, ma in quel momento, compiendo quel gesto, Law le era risultato quasi sensuale.
 -Domani mattina lavoro- rispose lui soddisfatto. –Sarà per la prossima volta. Vivi al piano di sotto, ci sarà l’occasione.-
 -Fai tanto il diplomatico…- cominciò Myri con voce strascicata. –Ma se fossi stato tu a perdere adesso staresti preparando un’altra partita.-
 -Myri, è ora di dormire.-
 -E non mi trattare da bambina- rispose lei alzandosi in piedi.
 La tequila assolse al proprio dovere. La testa d’improvviso si svuotò, non sentiva più le gambe, ed era certa di cadere. Law l’afferrò per la vita prima che il pavimento diventasse un nuovo divano.
 -Non ti tratto da bambina- le soffiò sul collo. La pelle di Myri si accapponò proprio in quel punto. Quel soffio le fece vorticare la testa più dell’alcol. –E’ solo che sei ubriaca, dovresti stenderti.-
 Myri scosse la testa riuscendo a rimettersi dritta.
 -Forse non hai tutti i torti. Vado in camera mia.-
 Si staccò da Law, il suo profumo cominciava a confonderla. Provò a fare un passo indietro ma era come se le sue gambe si fossero dimenticate come camminare.
 Law l’afferrò di nuovo prima che cadesse.
 -Era da un po’ che non bevevo così tanto- mormorò lei con voce sempre più impastata. –Ora so che stare senza bere per troppo tempo non fa bene. Dovrò inserirlo nei… Nei miei appunti…-
 -O magari, non fa bene bere quasi un’intera bottiglia di tequila da sola.-
 -Vero, la prossima volta dovrai farmi compagnia.-
 Myri gli fece l’occhiolino e Law l’aiutò a rimettersi in piedi.
 -Posso dormire qui?-
 -Come?- la voce di lui s’incrinò.
 Prima di poter rispondere vide Myri barcollare verso il letto a buttarcisi sopra, sistemando i lunghi capelli neri sul cuscino.
 -Posso portarti io di sotto, ce la faccio a sollevarti- disse subito lui sentendo il volto avvampare per l’imbarazzo.
 -Voglio dormire qui.-
 -Stai facendo la bambina.-
 -E tu il bacchettone.-
 Law prese un respiro profondo per poi arrendersi.
 Si avvicinò al letto e afferrò un cuscino.
 -Okay, resta. Mi sistemo sul divano.-
 -Dormi con me.-
 Il cuscino dalle mani di Law raggiunse il pavimento con un tonfo sordo.
 -Che dici?-
 Myri si puntellò sul gomito.
 -La tua reazione di prima…- cominciò lei aprendo e chiudendo il occhi per restare sveglia. L’alcol in corpo le rendeva la cosa difficile. –Non voglio che resti da solo stanotte, e non voglio neanche che dormi da solo su quel divano scomodo.-
 Law rimase immobile.
 -Dai, siamo amici. Non accadrà nulla. Te lo prometto.-
 Più guardava Myri, più si perdeva in quel verde, e più era certo che dormire nello stesso letto non fosse una buona idea. Non per lui. Non avrebbe dormito di certo.
 Lei vinse comunque.
 Law si sistemò al suo fianco, steso sulla schiena, le mani lungo i fianchi per evitare ogni tipo di contatto, anche casuale.
 Lei era distesa di lato, guardava il profilo del suo amico. Aveva sfilato gli occhiali, ed era la conferma, nonostante la sbronza, che senza quegli affari il suo volto diventasse tremendamente attraente.
 -Perché?- chiese lei di getto.
 -Cosa?-
 -Perché quella reazione?-
 Law chiuse gli occhi respirando piano.
 -Non è una storia piacevole, anzi forse è anche noiosa.-
 -Sono ubriaca, Law. Domani non ricorderò niente, è sempre così. Raccontami tutto, ti farà bene.-
 Il ragazzo ci pensò un attimo e poi decise di fidarsi di lei.
 Lei non lo avrebbe tradito, lei lo avrebbe ascoltato.
 -Mia madre- esordì passandosi una mano sul volto.
 -I miei genitori si sono sposati giovani, si amavano. Poi, un giorno mia madre scoprì che mio padre l’aveva tradita per diverso tempo… Con un’amica di famiglia.-
 Myri ascoltava rapita.
 -La questione non è complicata. Lei commise l’errore di perdonarlo e io sono il frutto di quel perdono. Pensò erroneamente che un altro figlio avrebbe fatto rinsavire mio padre, ma avere dei bambini solo per tenere in piedi una storia non funziona mai. Lui ci ricascò, più di una volta, e alla fine l’interesse dei miei genitori nei miei confronti si perse del tutto. Come l’interesse per il loro matrimonio.-
 Un altro sospiro. Un altro ricordo spiacevole che si presentava alla mente. Il ricordo di un bambino che per caso aveva ascoltato una discussione tra coniugi, tra i suoi genitori.
 -Loro non sanno che conosco tutta la storia. Non hanno mai divorziato per mantenere le apparenze. Dormono in camere separate da quando avevo otto anni. Davanti agli altri si fingono la coppia più felice del mondo ma in realtà la felicità non esiste più.-
 -Sei cresciuto in questo modo?- chiese Myri con voce gentile, resa stonata dalla testa che vorticava.
 -Sono cresciuto da solo. E’ stato questo il mio destino, ed ho imparato a tenere i sentimenti dentro perché alla fine ad esternarli non ci si guadagna nulla.-
 La mano di Myri si posò sulla guancia spingendolo a voltare la testa.
 I loro occhi s’incontrarono. Quelli di Myri erano seri ma mai privi di quella luce rassicurante.
 Avvicinò il naso a quello di Law e lo sfiorò.
 -Con me puoi farlo. Con me puoi dire tutto quello che ti passa per la testa.-
 Il cuore di Law iniziò a battere come un matto mentre il profumo fresco di Myri gli invadeva le narici accomodandosi con grazia tra i suoi pensieri.
 -Myri…-
 -Non parlare, con me puoi anche non parlare.-
 Prima che Law potesse reagire, lei posò le labbra sulle sue chiudendo il discorso in un bacio delicato. Un bacio colmo di serenità, un bacio confortante, un bacio che Law mai si sarebbe aspettato.
 Quando Myri si allontanò di pochi centimetri, sussurrò: -Fidati di me…-
 E il sonno la prese.
 Cosa che non sarebbe accaduta per Law che si perse a guardare quel viso piccolo e rilassato dal dolce sonno ristoratore.
 Il viso appartenente a una donna che stava buttando a terra un muro eretto da anni, con fatica e tanti rospi mandati giù.
 Un donna che la mattina successiva non avrebbe ricordato ciò che Law non avrebbe mai dimenticato.
 
 
 
 
 
||L’Autrice||
Ed ecco a voi un altro capitolo!
Okay, capisco che la situazione possa apparirvi ancora un po’ confusa ma con il prossimo capitolo si chiariranno alcuni dubbi. O almeno voi avrete la situazione più chiara, i protagonisti meno. E’ per questo che adoro scrivere anche in terza persona, così posso tenere i protagonisti allo scuro di vicende che invece a noi sono rivelate.
 Comunque, passando a parlare dell’ultima parte del capitolo.
 Il bacio. Vi starete chiedendo che ci piglia un bacio dato in un momento del genere. L’alcol può portare a fare cose strane, folli, e a volte conduce a smollare freni inibitori che neanche si pensa di aver tirato. Tanto per chiarire: Myri è attratta da Law solo che non se ne rende conto, e il suo corpo ha agito di conseguenza. Se ricorderà o meno il gesto, lo scoprirete nel prossimo capitolo. Inoltre, vi garantisco che cose del genere capitano. Chiedetelo alla mia ex coinquilina e al suo migliore amico innamorato di lei, sono loro che mi hanno ispirato questa storia, e una situazione del genere l’hanno vissuta per davvero.
 Scusate per il lungo commento ma ho pensato che qualche spiegazione in più fosse gradita.
 Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato e vi aspetto nel prossimo capitolo.
 
Francesca  
   
 
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