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Autore: Vanessa1995    19/05/2017    1 recensioni
Ned Stark, dopo la fine della ribellione, torna a casa con una bambina e sua madre.
Anni dopo Theon e Robb chiedono ad Emily di scegliere uno dei due, ma questa non vuole scegliere tra di loro e passa una notte con entrambi.
Poco dopo il corteo reale arriva a Grande Inverno ed Emily deve partire con loro, ma otto mesi dopo la ragazza dà alla luce una bambina, la cui nascita rischia di far crollare il regno nel caos.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Robb Stark, Sansa Stark, Theon Greyjoy
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 4 

Emily rimase perplessa quando la notizia della tragica caduta di Bran giunse alle sue orecchie. Era più o meno da tutta la vita che si arrampicava, nonostante le proteste della madre, e così Emily, come tutti a Grande Inverno, non riusciva a capacitarsi dell'accaduto.
Catelyn Stark vegliava da giorni il figlio che dormiva profondamente nel suo letto e non c'era modo di convincerla ad abbandonare il suo capezzale. Aveva addirittura voluto che i servi le preparassero un letto vicino a quello del bambino.
Tutti gli altri Stark cercavano di reagire e pensare al peggio in meno possibile. Le lacrime sembravano difficili da trattenere e Sansa, ad esempio, aveva passato ore nel suo letto a piangere con Emily, che tentava di consolarla come poteva, ma con scarsi risultati. Alla fine aveva finito per piangere anche lei non potendo più trattenersi.
Quella mattina Tyrion Lannister si svegliò con sua grande sorpresa in uno dei recinti dove venivano tenuti rinchiusi i cani. La testa gli doleva e non fece nemmeno in tempo a realizzare dove si trovava che una voce lo destò del tutto.
« Penso che ti trovi proprio nel luogo adatto a te. » i suoi occhi incontrarono quelli verde smeraldo di suo nipote maggiore, il principe Joffrey. Sul viso del ragazzino c'era un ghigno divertito e la sua espressione sembrava un misto tra il divertimento e il disgusto.
Il nano si drizzò sulle sue gambe piccole e tozze e si tolse la paglia che si trovava sui suoi abiti. Poi lanciò un'occhiataccia al biondo uscendo fuori dal recinto.
« Dovresti esprimere il tuo dispiacere agli Stark per l'incidente di Bran. » osservò. Strano come quel bambino viziato ed egoista assomigliasse tanto alla madre: gli stessi occhi e gli stessi capelli color oro, le labbra; invece non possedeva nulla del padre.
« Perché mai? Quel ragazzino non è nulla per me. » protestò il principe. Non era esattamente vero, dato il suo fidanzamento con Sansa Stark, tuttavia Tyrion preferì ignorare quel particolare.
« Sei loro ospite e si aspettano che tu vada da loro ad esprimere tutto il tuo dispiacere, magari dire anche che pregherai per lui. » esclamò il Folletto.
« Non ci penso proprio! » urlò adirato il biondo. Allora suo zio si spazientì e gli tirò uno schiaffo. Il giovane lo guardò ancora più contrariato di prima e si portò una mano alla guancia arrossata.
« Adesso tu andrai da lord Eddard e lady Catelyn, esprimerai loro tutto il tuo dispiacere per la terribile situazione che stanno vivendo e ti metterai al loro servizio. » il suo tono non ammetteva repliche. Il nipote lo fulminò con lo sguardo.
« Lo dirò alla mamma! » minacciò. Le sue parole non toccarono minimamente Tyrion, che infatti non si scompose.
« Fallo e te ne darò un altro. » pensava che fosse il momento che qualcuno gli insegnasse il rispetto. Joffrey si allontanò scocciato e Sandor Clegane, che gli stava sempre appresso per proteggerlo da eventuali minacce, sorrise divertito. 
« Penso che questa sarà una lezione che il principe non si dimenticherà tanto facilmente. » sul viso portava una terribile ustione che gli deturpava metà viso e pure una parte del cuoio capelluto risultava danneggiata.
« Me lo auguro, però nel caso ci penserai tu a rammentargliela. » rispose e si allontanò, desiderando con tutto il cuore di fare una sostanziosa colazione, siccome si sentiva decisamente affamato.

Una volta entrato nella sala dove si consumavano i banchetti, tra cui quello per festeggiare l'arrivo del re e della sua famiglia, notò sua sorella e suo fratello seduti attorno al lungo tavolo di legno in fondo alla stanza. Con loro c'erano pure i piccoli Tommen e Myrcella.
Li raggiunse e annunciò la sua presenza quando fu a pochi metri di distanza.
« Buongiorno famiglia. Sorella, sei sempre più bella. » esclamò sorridendo. La sua non era proprio una bugia, siccome Cersei era in effetti una delle donne probabilmente più belle che avessero mai camminato sulle terre dei Sette Regni.
Il Folletto si sedette vicino al fratello e sorrise ai due nipoti: Myrcella assomigliava molto a sua madre, oltre ad aver ereditato la sua bellezza e prometteva di diventare bella quanto lei una volta cresciuta, però era decisamente più dolce e buona; Tommen in aspetto era simile a Joffrey e Jaime, tuttavia sembrava non aver ereditato per nulla, fortunatamente, il sadismo del fratello maggiore.
Sua sorella ignorò completamente il suo complimento e l'attenzione di Tyrion cadde sulla serva personale di Sansa Stark. Stranamente la ragazza non si trovava in compagnia della sua padrona. Fu ancora più sorpreso quando si avvicinò a loro con in mano una brocca e ne rovesciò il contenuto all'interno del calice di Jaime. Questi ringraziò e poi si rivolse al fratello minore.
« Buongiorno, Tyrion. » lo salutò.
« Sembra che il piccolo Bran se la caverà. » osservò e poi rivolse la sua attenzione alla rossa. « Portami della pancetta, ho una gran fame. » ordinò. Questa fece un senso di assenso col capo e poi si allontanò.
« Ma dovrà vivere per il resto della sua vita come uno storpio. Io penso che preferirei una morte veloce e indolore. » affermò lo Sterminatore di Re.
« Io, invece, sarei proprio curioso di sentire cos'ha da dire. » ribadì il nano. I gemelli lo guardarono contrariati in evidente disaccordo. Tyrion allora comunicò loro la sua decisione di andare a vedere la Barriera. Il fratello lo schernì chiedendogli se avesse deciso di prendere il nero e l'uomo ridacchiò in risposta, commentando che in quel caso tutte le prostitute da Grande Inverno fino a Dorne sarebbero in lutto. Questa sua affermazione provocò il disappunto della sorella, che prese i suoi figli e si allontanò con essi.
« Sai fratello, certe volte mi chiedo da che parte stai! » strillò Jaime con disappunto e il fratello scosse la testa.
« Contrariamente a quello che pensi, tengo molto alla mia famiglia. » peccato che non si potesse dire lo stesso di loro, siccome l'unico a dimostrargli un po' di affetto da quando era venuto al mondo era stato lo Sterminatore.

Pochi minuti dopo la serva dai capelli rossi tornò con un piatto pieno di pancetta e glielo sistemò sul tavolo davanti a lui. Sorrise alla ragazza e mentre questa si allontanava non resistette e le guardò curioso il didietro: non aveva un bel sedere, ma in compenso un seno abbastanza prosperoso e delle belle e lunghe gambe.
« Per favore Tyrion, non metterti a dare fastidio alle serve. » asserì il fratello maggiore, a cui non doveva essere sfuggito il suo sguardo. Tyrion tornò a concentrarsi sul suo cibo. « Anche se quella ragazza ha due occhi meravigliosi... » aggiunse. In effetti aveva davvero due begli occhi marroni, con delle pagliuzze dorate che li rendevano unici nel loro genere. Al piccolo leone non sembrava di aver mai visto una donna con degli occhi fatti in quel modo e si chiese se gli dei fossero stati particolarmente generosi con quella giovane.
« Secondo te quanti anni ha? » domandò curioso Tyrion, portando alle labbra un pezzo di pancetta e assaporando il gusto della carne.
« Non saprei, credo sedici anni circa. » rispose con aria incerta il leone più vecchio. « Ti lascio alla tua colazione, voglio fare un giro in giardino. » affermò. Dopo essersi alzato gli diede una pacca sulla spalla ed uscì dalla grande sala, lasciandolo da solo a mangiare.

Qualche ora dopo

I preparativi per la partenza della famiglia reale erano quasi ultimati.
Jaime Lannister notò con la coda nell’occhio il bastardo di Ned Stark che parlava con il fabbro vicino al castello. Questi gli aveva forgiato una spada e con aria compiaciuta il biondo si avvicinò al bruno per osservare meglio l’arma: sembrava proprio una buona spada.

« Ho sentito dire che vorresti andare alla Barriera, è per questo che ti sei fatto fabbricare una spada? » chiese, cercando qualcosa da dire per infastidire il giovane. Il quattordicenne assomigliava molto al padre e lo guardò fiero stringendo l’elsa della spada.
« Ho già un’arma per la Barriera. Questo è un regalo. » affermò tranquillamente con tono vagamente orgoglioso.
Un sorriso divertito apparve sul volto del cavaliere, che gli si avvicinò e aggiunse sottovoce:
« Spero che ti piaccia la Barriera, perché sai dovrai restare nei Guardiani per il resto della tua vita. » osservò ridacchiando.
« Almeno lui sa il significato della parola onore. » una voce femminile lo fece voltare ed incontrò i famosi occhi marroni di Emily, gli occhi di sua zia.
La giovane teneva le braccia incrociate ad altezza del petto e lo fissava visibilmente infastidita. Conosceva quello sguardo, siccome lo aveva già visto sul viso di Lily Stone quando Rhaegar Targaryen aveva incoronato Lyanna Stark Regina dell’Amore e della Bellezza provocando uno scandalo.
« Immagino che tra bastardi ci si intenda perfettamente! » strillò, recuperando la sua compostezza.
« Noi valiamo quanto voi. » ribadì la rossa, per poi allontanarsi velocemente.
Di lì a poche ore sarebbero partiti per Approdo del Re e il Lannister non era affatto dispiaciuto all'idea di lasciarsi il Nord alle spalle e tornare al Sud.

Camminava in un lungo corridoio di pietra, illuminato dalla luce della luna, che aveva percorso numerose volte. Si stupì di trovare una porta aperta, siccome a quell'ora della sera tutti si trovavano nelle loro camere con la porta chiusa, magari intenti a dormire. Il dolce suono dell'arpa del principe Rhaegar giunse alle sue orecchie e si chiese se stava componendo una nuova canzone. Si avvicinò alla porta volendo assaporare meglio il suono. Fu così che vide Lily Stone inginocchiata su un letto. I suoi lunghi capelli rosso fuoco e ricci erano sparpagliati lungo la schiena e sulle sue spalle esili. I suoi occhi marroni con pagliuzze dorate guardavano con ammirazione il principe, intento a suonare un'arpa seduto su una sedia di legno. I capelli argentati del principe erano lunghi fino alle spalle e indossava un'elegante camicia di seta di colore rosso rubino e dei calzoni neri. Jaime da parte sua appariva sorpreso dalla scena che stava vedendo, poiché di solito Elia Martell ascoltava il marito quando suonava o sua madre, la regina Rhaella.
« È molto bella. » si complimentò la bastarda quando il principe ebbe finito di suonare.

« Peccato che quando sarò re ho paura che non potrò perdermi a suonare. » commentò con aria affranta. La fanciulla si alzò dal letto e raggiunse il drago. Si mise davanti a lui, coprendo la visuale del leone. « Mi devi promettere che suonerai sempre per me. » esclamò speranzosa la rossa.
La scena mutò dinanzi al leone e si ritrovò nella stanza di Lily. Il corpo della riccia giaceva a terra in un lago di sangue, le sue belle vesti e i suoi capelli risultavano sporchi, e stretta nella mano teneva l'elsa di un pugnale, sporco anch'esso. Un brutto presentimento colse il Lannister che si precipitò verso la culla e avvertì una forte morsa allo stomaco davanti al macabro spettacolo che si presentò ai suoi occhi: il corpicino senza vita della piccola Alicia giaceva nella culla e sul suo viso c'era un cuscino bianco. Evidentemente Lily aveva ucciso la sua bambina e poi se stessa, temendo cosa avrebbero fatto a lei e sua figlia se mai fossero finite nelle mani degli uomini di Tywin Lannister.


« No! » Jaime si svegliò di colpo ritrovandosi in un bagno di sudore. Si trovava nel suo letto, nella tenda che lui stesso aveva costruito quel pomeriggio.
Si drizzò in piedi e coprì il suo corpo mezzo nudo, siccome portava addosso solo i calzoni, per coprirsi dal freddo. Uscì fuori dalla tenda desideroso di prendere una boccata d'aria.
Ben presto si accorse di non essere l'unico ad avere avuto la stessa idea, quando vide una figura femminile seduta vicino al fuoco ormai spento dell'accampamento che gli voltava le spalle e si avvicinò.
« Non riesci a dormire? » chiese gentilmente. La donna si girò e non fu molto sorpreso di scoprire che si trattava di Emily. Questa lo fissò in silenzio per qualche secondo e poi si girò nuovamente verso le braci nere ancora fumanti, residui del fuoco che gli uomini avevano spento per evitare incendi prima di andare a dormire.
« Non riuscivo a dormire. » confessò. Si sedette vicino a lei sull'erba e fissò anche lui le ceneri scure sul terreno ai loro piedi.
« Mi dispiace per oggi, sono stato veramente scortese. » si scusò. La riccia alzò e abbassò le spalle.
« Non importa. La vita è stata ingiusta con me e con Jon. » affermò tristemente. « Non volevano che partissi, ma io ho dei doveri proprio come voi. » osservò. Allungò una mano verso una delle braci e la prese in mano, rigirandosela tra le dita.
« Non senti male? » domandò sorpreso da quel gesto. L'altra scosse la testa.
« Con gli anni ho imparato ad abituarmi al calore. Ora scusatemi, ma sarà meglio che torni a dormire, e dovreste fare lo stesso anche voi. Sapete, domani sarà una giornata impegnativa. » strillò e si diresse verso la sua tenda senza aggiungere altro.
Quella notte lo Sterminatore la passò girandosi e rigirandosi sotto le coperte cercando di convincersi che Alicia era morta e che il fatto che Emily sembrava possedere una buona resistenza al calore non significava nulla.
   
 
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