Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: __Lily    20/05/2017    4 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

QUARANTACINQUE

 

 

 

 

Era accaduto tutto in fretta, il mattino era trascorso tranquillo, Sam e Davos lo avevano aiutato a prepararsi e a indossare la veste ricamata dalla principessa del Nord, Jon ricordò la sera prima, il bacio di lei, le sue carezze, le mani tra i capelli, il suo profumo e il suo calore.
Si era legato i capelli all’indietro come Eddard Stark, messo Lungo Artiglio alla vita e accettato nonostante tutto di compiere il suo dovere per il Nord.
Sansa invece si era chiusa in camera, non lasciava entrare nessuno, anche se Arya e Gendry avevano tentato.
Era Brienne a sorvegliare la porta e a cacciare via tutti, a eccezione del Maestro di lady Mormont; Sansa Stark la preoccupava e voleva aiutarla ma non sapeva come fare, l’unica cosa che la sua signora le aveva chiesto era di sorvegliare e ciò stava facendo la vergine di Tarth.


Jaime stava difronte al Trono di Spade, ci si era seduto una volta anche se per pochi istanti e lo aveva trovato scomodo, scivoloso.
«Bruciateli tutti!» urlava la voce del re folle nella sua mente «bruciateli tutti!»
Jaime Lannister udiva ancora la voce del primo re che aveva giurato di servire dare quel terribile e atroce ordine.
Lo aveva raccontato solo a una persona al di fuori della famiglia dei leoni; Brienne di Tarth.
Rivederla anche se per poco aveva nuovamente scatenato qualcosa in lui che non comprendeva bene; all’inizio della loro avventura provava disprezzo e ostilità, sfiducia, Brienne gli sembrava la donna più brutta che avesse mai visto.
Poi il disprezzo era diventato apprezzamento, la sfiducia si era trasformata in fiducia e infine era nato il rispetto e forse anche di più, lei era come lui: testarda e orgogliosa.
Brienne di Tarth, dove sei ora? Al Nord? Servi ancora Sansa Stark? - pensò Jaime posando la mano intatta sulla sua spada - Saremo davvero nemici alla fine? Ti batterai contro di me?.
Se si fosse battuta come durante il loro primo scontro, Jaime Lannister sarebbe sicuramente morto, la mano sinistra non era forte come la destra.
«Un giorno ci rivedremo» disse a voce alta guardando il trono dove ora sedeva sua sorella. 

 

 

Un fiocco di neve finì sulla sua finestra, tracciò una scia strisciando sul vetro opaco, era freddo anche se il fuoco era stato acceso, ma il freddo che sentiva veniva da dentro.
Mancava poco alle nozze, Jon sarebbe stato bellissimo questo lo sapeva; i capelli legato indietro, quei suoi ricci scuri, gli occhi avrebbero brillato nel vedere arrivare Daenerys avvolta nel suo abito ricamato finemente, un abito rosso come i draghi nello stemma Targaryen, rosso come i draghi che lei aveva ricamato per Jon.
Il Parco degli Dei era stato adornato, lanterne accese ai lati, come quando aveva sposato Ramsay Bolton, il bastardo dell’uomo che aveva ucciso suo fratello Robb.
Robb, cosa faresti se fossi qui? - si chiese Sansa, ma i suoi pensieri vennero interrotti dal Maestro, le aveva portato ciò che aveva chiesto.
Si era avvicinato in silenzio, il volto cupo e tirato, le aveva consegnato la coppa con dentro ciò che l’avrebbe privata per sempre di suo figlio, il figlio di Jon.
«Devi berlo prima che si freddi, una volta bevuto non potrai tornare indietro» disse l’uomo porgendogli la coppa.
«Lo so, Maestro» rispose come svuotata, come se la sua vita non avesse più senso, nessuno.
Aveva pensato a tutto, Sansa; bere il tè della luna, aspettare, piangere suo figlio e poi andare alla torre spezzata e volare, volare come facevano i tre draghi nel cielo, come i fiocchi di neve che vorticavano portati dal vento e trovare finalmente la pace, permettere al suo spirito tormentato di riposare, di chiedere perdono a suo padre, a sua madre, a Robb e al suo fratellino.
Era così tanto il peso che portava e la stava distruggendo; aveva lasciato una lettera per la sua famiglia, o meglio per ciò che ne rimaneva.
Brienne era entrata dopo che l’uomo se ne era andato, Sansa le si era avvicinata, l’aveva ringraziata per il suo aiuto.
«Dovrai darla a Jon, lo farai?» chiese con gli occhi gonfi di lacrime.
«Perché mia signora?» domandò Brienne mentre la paura prendeva possesso di lei.
«Dimmi solo che lo farai. E’ per lui, è per Arya ed è per Bran; non mi resta nessun altro Brienne. Non ti ho mai ringraziata abbastanza per ciò che hai fatto per me.»
«Perché mi parli in questo modo?»
«Ti parlo come sempre» mentì lei.
«No non è vero, mi stai parlando come se fosse un addio» disse la donna bionda in armatura.
«Prendi la lettera, dalla a Jon. Lui è stato la cosa più belle che potesse capitarmi, la più importante da quando lasciai il Nord, non avrei mai dovuto farlo.»
«Non è stata colpa tua.»
«Si invece, e ora ne devo pagare le conseguenze. Ho perso anche Jon» ammise tristemente, poi allungò la mano e Brienne di Tarth prese la lettera con mano tremante.
«Cosa vuoi fare mia signora?»
«Non preoccuparti per me.»
«Ho giurato di proteggerti.»
«E lo hai fatto. Tempo fa ti dissi che saresti stata libera dal tuo giuramento Brienne, ebbene quel momento è arrivato. Sei libera, libera di fare ciò che vuoi. Libera di andare da Jaime Lannister se lo desideri.»
«Principessa Sansa…»
«Sei il miglior cavaliere che esista, non dubitare mai di te stessa né di quanto vali.»
Sansa la guardò un’ultima volta, le diede un bacio sulla guancia e poi con il tè della luna in mano uscì dalla sua stanza, uscì dal castello, uscì sotto la neve, sotto il freddo che penetrava le sue ossa, sotto il cielo cupo dove i draghi volavano e dove presto avrebbe volato anche lei.
Brienne la osservò per un po’ dalla finestra, era preoccupata, molto preoccupata.
La morte era preferibile a ciò che sarebbe stato di lei una volta che Jon avesse sposato Daenerys; Petyr Baelish sarebbe tornato all’attacco e in un modo o in un altro avrebbe finito per averla e lei non lo voleva, lo aveva detto a Daenerys, meglio la morte.
Fece un respiro profondo, guardò verso il Parco degli Dei, era illuminato, un luogo di festa e di calore, le lacrime si congelarono sul suo volto, ghiaccio.
«Non ho altra scelta, perdonami Jon» disse guardando il luogo dove lui stava aspettando la madre dei draghi.
Si voltò e proseguì verso la torre spezzata, Bran era caduto da quella torre e aveva perso l’uso delle gambe, era spezzata come suo fratello; pregò di avere una morte veloce piuttosto che rimanere paralizzata come Bran.
La guardò dal basso, era un volto alto, sicuramente sarebbe morta.
Il tè della luna si stava freddando, così iniziò a salire quei gradini, uno dopo l’altro.
Jon e Daenerys stavano per unirsi in matrimonio, per sempre, fino alla fine dei loro giorni; ma Jon provava un senso di inquietudine come se qualcosa di terribile sarebbe accaduto, Arya sentiva lo stesso e anche Bran.
Daenerys era bellissima, i capelli argentei raccolti, gli occhi viola che lo osservavano, la sua pelle che sembrava risplendere alla luce delle lanterne; i suoi figli volteggiavano in alto sopra di loro, di tanto in tanto li osservava.
Tyrion Lannister l’aveva accompagnata, l’aveva consegnata a Jon affinché lui la amasse un giorno e la proteggesse.
Arya osservava la scena, osservava suo fratello prendere in moglie la donna sbagliata, fremeva dalla voglia di fare qualcosa, doveva fare qualcosa.
Bran stava per unirli in matrimonio, mancava solo la risposta di lei e sarebbe stata fatta, poi si voltò e vide Brienne, doveva essere con Sansa e invece era lì, nel Parco degli Dei.
«Gendry, guarda» disse indicando Brienne.
«Brienne?» chiese lui.
«Perché è qui? Doveva restare con Sansa, le aveva ordinato di non far passare nessuno.»
«Siamo tutti qui, probabilmente l’ha congedata per questo. Ora nessuno la disturberebbe.»
«Daenerys Targaryen, vuoi prendere quest’uomo?» chiese Bran osservandola, osservando suo fratello.
Arya guardò Gendry, gli chiese scusa con gli occhi, non poteva stare ferma, non poteva guardare senza agire; era Sansa la donna che Jon avrebbe dovuto sposare.
«Fermatevi!» gridò uscendo dalla folla, si mise difronte a loro.
Daenerys la guardò con i suoi grandi occhi viola, Arya non voleva ferirla ma doveva proteggere Sansa, lei era parte della sua famiglia e per troppo tempo si erano odiate.
«Arya…»
«Mi dispiace Jon, ma non puoi sposarla.»
«Sai che lo farò.»
«No! Tu non capisci…»
«Cosa?» chiese lui, sua sorella non era mai stata a brava a seguire le regole ma sapeva che l’alleanza era fondamentale.
Tutti i presenti la guardavano, il Mastino rideva di quella scena, di quella ragazzina che nonostante gli anni era sempre la stessa.
«Ci sono cose che non sai, che sono più importanti dell’alleanza che ci occorre.»
«Di cosa stai parlando?»
«Sansa.»
«Sansa sa che questo…» iniziò lui.
«Possibile che tu non te ne sia reso conto? Jon…»
Arya lo prese per mano e lo portò via di lì, da tutti quegli sguardi, Daenerys li seguì e anche Gendry che però prima prese Bran, Meera si unì a loro.
«Arya queste nozze sono fondamentali per noi, per il Nord.»
«Non sai il vero prezzo di queste nozze, avrei dovuto parlare prima, avrei dovuto venire da te, ma non potevo. Sansa non voleva e io…»
«Cosa c’entra Sansa?»
«Spero solo che non sia troppo tardi.»
«Tardi per cosa? Arya mi stai spaventando.»
«E’ incinta, Jon!» disse con le lacrime agli occhi, finalmente, finalmente si era tolta quel peso, finalmente aveva trovato la forza per dirlo a suo fratello.
«Cosa?»
«Aspetta un bambino, il tuo bambino.»
«Ma… perché non me l’ha detto? Perché?!»
«Perché non voleva obbligarti a sceglierla, perché ha pensato sempre e solo al bene del Nord invece che al suo.»
«Lo sapevate tutti?» chiese guardando la sua famiglia, «Bran?»
«Si, ti avevo detto di parlarle, di insistere.»
«Io… come potevo immaginarlo?»
«Si è comportata come una regina» disse Daenerys prendendo la mano di Jon e stringendola, alla fine i suoi sospetti erano veri, «va da lei.»
«E cosa ne sarà della nostra alleanza?»
«Al tuo arrivo a Roccia del Drago non ti conoscevo, non mi fidavo di te, del figlio dell’uomo che aveva aiuto l’Usurpatore; non conoscevo la verità. Ora so che posso fidarmi di te, che non occorre questo matrimonio, non posso separarti da tuo figlio, non sarebbe giusto e… non me lo perdonerei mai.»
Jon la guardò colmo di gratitudine, Daenerys pianse, gli asciugò una lacrima, gli diede un ultimo bacio.
«Sarai comunque una grande regina e avrai sempre il mio aiuto.»
«E tu un grande re. Corri da lei.»
Le sorrise e poi si voltò verso Arya.
«Dov’è Sansa?»
«Non lo so. Era nelle sue stanze ma… non sono tranquilla, ho un brutto presentimento.»
«Che tipo di presentimento?»
«Voleva bere il tè della luna, era decisa a farlo anche se ho provato di tutto per farle cambiare idea ma… non mi ascoltava, era come assente. E poi prima ho visto Brienne, doveva essere con Sansa, invece era qui a guardarsi intorno.»
Un brivido oltrepassò Jon, la sua schiena, le sue ossa.
Sansa dove sei?
«Fate rientrare tutti nel castello, io vado a cercarla.»
«Vengo con te» disse Arya.
Bran era appena tornato in se, bianco come un fantasma, bianco come Spettro.
Aveva poggiato le mani su un albero diga e ciò che aveva visto…
«La torre spezzata» disse, mentre tutti si voltarono verso di lui.
«La torre spezzata?»
«Sansa è lì, non resta molto tempo.»
Jon alzò la testa, puntò lo sguardo verso la torre, era buio non vedeva nulla.
Arya prese una lanterna e poi lo trascinò via, a corsa, fino alla torre.
I draghi continuavano a volare alti, la neve a cadere.
«Padre» disse Sansa guardando i fiocchi bianchi cadere a terra, cadere sul suo corpo, sul suo vestito, Jon le aveva detto che non c’era niente dopo, anche Beric Dondarrion lo aveva detto, eppure qualcosa doveva esserci, lei doveva chiedere il loro perdono.
Guardò verso il basso, vide una piccola luce, era lì per lei.
«Sansa!» Jon urlò il suo nome ma lei non rispose, credeva fosse la sua immaginazione, la sua mente che si divertiva a torturarla.
Chiuse gli occhi, le lacrime non cadevano più, si era davvero ghiacciate.
Fece un passo avanti, il vento tirava forte lassù, le scompigliò i capelli, smosse il suo vestito, le fece rizzare i peli delle braccia, ma non importava, presto ci sarebbe stata la pace, il silenzio e la fine dei tormenti.
Arya e Jon salirono le scale a perdifiato, lei era lì, sembrava una statua, una statua scura.
«Sansa» la chiamò di nuovo lui.
Sansa Stark non si voltò, rimase immobile ad osservare il vuoto e la neve e i draghi, sentiva le loro ali sbattere, la loro pelle a squame che non sentiva freddo, dicevano che l’alito di un drago riscaldasse il sottosuolo di Grande Inverno, le storie della vecchia Nan.
«Sansa» questa volta la chiamò Arya.
La mano si staccò dal muro, voleva solo lasciarsi andare, aveva gettato la coppa, aveva fatto cadere il tè della luna in quel pozzo scuro il cui fondo era bianco.
Continuò ad andare avanti, un altro passo e poi ci sarebbe stato solo il nulla. 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: __Lily