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Autore: Cecilia    20/05/2017    1 recensioni
Le conseguenze di Flashpoint presentano il loro conto e toccherà alla Leggende, in un viaggio in un futuro prossimo, a pagarne il salato prezzo tra sconvolgenti verità ed inaspettate rivelazioni.
Fan Fiction in due momenti tra l'universo che conosciamo e quello nuovo che si crea dopo la guerra finale del tempo...
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Rip Hunter, Sara Lance, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20

Il tempo era stato poco, ma non aveva impedito alle Leggende, alla Legione e alla JSA di essere pronti per ricevere gli intrusi che non mancarono di mostrare la loro presenza.

Improvvisamente le loro ombre sulle pareti si allungarono fino a prendere vita propria e ribellarsi ai loro proprietari aggredendoli con le stesse tecniche di combattimento che li caratterizzavano e portando White Canary, Vixen e Commander Steel in un’improbabile confronto contro sé stessi.

Nel mentre dei proiettili con una traiettoria degna di un cecchino arrivarono precisi a colpire i Tornado Twist riuscendo perfino a ingannare la loro velocità e ferendoli in modo superficiale, ma abbastanza per farli smettere di trotterellare in giro. Riuscendo così a cogliere alle spalle Lily Stein e immobilizzarla.

Intanto le conoscenze fisiche e quantistiche di un omone che possedeva la semi-invulnerabilità lo resero immune agli attacchi di Atom e Firestorm riuscendo così facilmente a colpirli nei loro punti deboli.

Fu allora che una squadra tattica guidata da un esperto in demolizione e strategia militari fece il suo ingresso ed grazie alle sue conoscente nel combattimento armato e a mani nude mise fuori gioco Green Arrow, Captain Cold e Heath Wave.

Solo allora fu chiaro agli eroi da parte di chi era stata l’infiltrazione e da chi erano appena stati guidati: la Checkmate.

Il primo indizio era venuto dagli agenti in bianco e successivamente dalla presenza di Lyla Michaels.

«Cyborg?»

Chiese un Connor sconvolto vedendo il suo migliore amico al lato della madre e al suo fianco un altro nemico assai noto alla Legione.

«Nightshade…»

Ma anche le Leggende riconobbero qualcun altro, questa volta all’altro lato di Lyla: Deadshot e il Generale Rick Flag.

«Perdonate i modi, ma non potevamo correre rischi…»

«Da quando la Checkmate usa questi modi?» sputò Donald ancora dolorante dal colpo ricevuto e disgustato da quello che vedeva.

«Perché non siamo qui in veste di Checkmate…» rispose freddo JJ.

«Benvenuti nelle Suicide Squad» esclamò infine Lyla facendo un segno ai suoi uomini che immediatamente lasciarono liberi i presenti. Dopotutto non erano suoi prigionieri e lei era lì solo per parlare…

 

Il grande salone principale si era svuotato della task force della Regina Bianca, ma era comunque rimasta presente tutta la Suicide Squad che era in piedi dietro alla poltrona vicino al camino sul quale Lyla era seduta con le gambe accavallate e imperturbabilmente serena.

Di fronte a lei un’altra poltrona che ospitava Amaya sul quale bracciolo vi era seduta Sara e Nate poco lontano poggiato al camino.

Nel divano posto tra le due poltrone vi erano seduti Ray, Connor, Mia e Jax; mentre poco distanti al tavolo da pranzo Donald e Dawn erano seduti, mentre Martin e Lily curavano le loro ferite.

Mick e Snart poco lontani osservavano tutto e tutti appoggiati al muro pronti a scattare al minimo segnale di pericolo, mentre Laurel si stringeva le braccia in piedi dietro al divano e scambiandosi occhiate preoccupate con tutti i suoi compagni e amici. Perché JJ li aveva traditi?

L’aria era pesante e il silenzio assordate eppure questo non sembrava scalfire minimamente quella versione futura di Lyla che, occhi negli occhi con Sara, non mostrava segni di cedimento.

«Non date colpa di inganno a mio figlio…» esclamò poi improvvisamente voltandosi verso Connor che la guardava in cagnesco. Lei era sua zia, la sua madrina e non riusciva a capire come avrebbe potuto agire in modo tanto meschino.

«E a chi dovrei dare la colpa a te? Se zio John ti vedesse…»

Fu un colpo basso e infatti Lyla lo dovette assorbire, mettendo una mano su quella del figlio che immediatamente era scattata sulla sua spalla.

«Non approverebbe? Lo so. Per questo sono qui come rappresentate della Suicide Squad e non della Checkmate…»

Era stato un gruppo di cui aveva fatto parte, un modus operandi che suo marito non avrebbe mai approvato e per questo non aveva coinvolto l’agenzia per cui entrambi lavoravano. Stava mettendo a rischio la sua famiglia? Il suo matrimonio? Lo sapeva, ma con l’Apocalisse alle porte era chiaro che non c’era certo il tempo di pensare e tanto meno agire come giusto doveva essere. Doveva agire come serviva alle circostanze.

«Parliamo allora di questa Suicide Squad…» incalzò Jax con le braccia ben conserte al petto e lo sguardo sospettoso e ferito da quell’atteggiamento. Teoricamente non erano tutti dalla stessa parte?

«E cosa vuoi sapere ragazzino?» a parlare era stata l’unica donna della suddetta squadra. Aveva lunghissimi capelli corvini mossi in leggere onde, gli occhi coperti da una mascherina dello stesso colore e indosso aveva un corto abito blu che attillato disegnava ogni sua forma. Manipolava le ombre e il suo tono era strafottente e malizioso di chi si sente di poter ogni cosa.

«Se siamo fidati?» la sua risata riempì la stanza, mentre con un braccio si appoggiava alla spalla di Rick Flag al suo fianco che subito prese la parola.

«Sono criminali che agiscono semplicemente perché così possono stare all’aria fresca invece che dietro le sbarre… gli unici abbastanza pazzi da accettare una missione suicida e di gettarsi nella mischia senza fare domande…»

«… e senza niente da perdere…» aggiunse poi Sara scettica scrutandoli attentamente e soffermandosi sull’uomo che le aveva appena parlato: alto, muscoloso, con i capelli ingrigiti e il classico grugnito da militare pronto alla guerra.

«E che ti aspetti biondina mh? Credi che per certe missioni siano adatte persone come voi? Rispettosi delle regole e che perdono tempo a pensare? Noi siamo fantasmi pronti a tutto…» disse l’uomo con il lungo trench di pelle e il capello in puro stile cowboy, ma con un mirino rosso sull’occhio sinistro, necessario per i suoi tiri di precisione.

«Anche ad andare contro le leggi…» osservò Amaya abbassando il suo sguardo su Lyla, poteva non conoscerla, ma aveva sentito parlare di lei da Sara e sapeva che nel suo presente era una sua amica.

«… le stesse che voi fate rispettare?» chiese poi rivolta direttamente alla Regina Bianca, le era stato raccontato della Checkmate nei giorni successivi al ritorno degli Hunter dal mondo onirico legati alle memorie che avevano recuperato della linea temporale andata persa.

«Non siamo qui per giudicare l’operato di mia madre o il mio…» intervenne duramente JJ guardando i suoi compagni e soffermandosi su Connor.

«Non vi ho traditi, ma ho fatto quello che era necessario… Credo nella Legione, ma non sarebbe mai stata in grado di…»

«E allora ci hai usato come delle pedine?» sbottò Mia che sentiva pruderle già le mani.

«No vi ha indirizzati…» esclamò infine Lyla riprendendo la parola, si stavano allungando anche troppo.

«L’intera Suicide Squad lo ha fatto altrimenti chi credete che abbia ucciso tutti quei vigilanti ospiti di Darkseid? O che abbia fornito le informazioni mancanti alla Signorina Stein per concludere il suo quadro generale su Battleworld? O che abbia spinto il Dottor Fate verso il Signor Rory per assicurarsi che Nabu rivelasse ciò che sapesse?»

«Voi avete l’Arco di Orion che abbiamo recuperato!» esclamò infine Laurel cercando lo sguardo della madre che immediatamente assentì alla sua rivelazione, sentendosi ancora più arrabbiata.

«Perché agire così mh? Perché semplicemente non dirlo?» la domanda giunse da in fondo la stanza, da Snart che scostandosi dal muro era a tratti colpito e affascinato da tanta strategia, se non fosse che era stato palesemente usato.

«E far così che Darkseid anticipasse ogni vostra mossa?» chiese Lyla come se tutto fosse estremamente chiaro ed in effetti loro era, anche se loro ancora non lo vedevano.

«Darkseid è ovunque! Non lo capite? E’ impossibile sapere di chi fidarsi, chi sia stato marcato o meno… dovevano agire contro tempo. Contro questa forza oscura, perché ingannando voi, abbiamo ingannato lui!» cercò di spiegare JJ per mettere fine a quello scontro tra loro che era l’ultima cosa che doveva nascere in quel momento.

«E noi come facciamo a sapere di poterci fidare di voi?» osservò intelligentemente Mick, tanto che tutti per un attimo si voltarono per guardarlo.

«Faglielo vedere…» esclamò Lyla a Nigthshade che usando i suoi poteri rese visibile un’ombra invisibile che circondava tutta la Suicide Squad.

«Li hai nascosti!» esclamò improvvisamente facendosi avanti Lily estasiata ed emozionata da quello che vedeva, quanto il padre che la fiancheggiò e spiegò anche agli altri di cosa parlava.

«Darkseid è composto da materia oscura e siccome lei la manipola può nasconderli… avete letteralmente accecato Darkseid dalla possibilità di marcarvi…»

Tutto ciò che si stavano dicendo era impressionante, ma c’era qualcosa che non riusciva a far star tranquilli Dawn e Donald.

«Come facevate sapere il momento esatto in cui iniziare questo piano machiavellico?» domandò il ragazzo seguito dalla sorella «Solo una persona poteva conoscere il passato abbastanza bene da sapere esattamente da dove cambiarlo…»

E nessuno doveva porre domande per capire che i due gemelli si riferivano al padre e il silenzio di Lyla lo confermò.

«Come sapete il nostro futuro è ben più violento e intollerante di questo passato o di quello più recente dal quale arrivano le Leggende… ma a prescindere dell’epoca sembrava impossibile capire in che momento esatto tutto fosse iniziato, ma poi vostro padre ci è venuto incontro…»

«Quindi non è stato un caso che il dispositivo di Cisco ci ha portato lì dove “casualmente” abbiamo incontrato le Leggende…» concluse Donald alzando gli occhi al cielo e passandosi una mano sul viso con un sorriso nervoso sul viso. Non poteva crederci, loro padre si era prestato a tutto quello e voltandosi verso sua sorella, notò che era sconvolta quanto lui.

«Almeno tutto questo teatrino è servito a qualcosa?» chiese infine Nate stanco di girarci intorno.

«Insomma voglio dire siamo nel punto giusto? Abbiamo ciò che ci serve per stanare Darkseid

«Sì!» esclamò Lyla facendo un segno a Rick Flag che toccando il proprio orologio super tecnologico fece apparire gli ologrammi di alcuni personaggi.

«Darkseid ha faticato a trovare i suoi Cavalieri dell’Apocalisse, ma una volta riuscito ci siamo riusciti anche noi. Lo abbiamo ingannato con questi bruschi cambi di direzione e finalmente sappiamo chi dobbiamo distruggere per impedire la sua venuta.

-Gordon Godfrey, giornalista e appartenete a questa linea temporale. La Seconda Guerra Mondiale ha lanciato la sua carriera e questo lo ha reso ambasciatore di guerra.

-"Granny" Goodness, direttrice di un orfanotrofio, proviene dal vostro tempo Leggende. Ha fatto carriera sulla necessità d'amore degli orfani di cui si occupava e questo l'ha resa ambasciatrice di fame.

-Desaad, proprietario del "Club Desaad" nel nostro futuro. Non devo dilungarmi per spiegarvi che tipo di locale perverso gestisca, perfetto per renderlo ambasciatore di violenza»

Era assolutamente inquietante trovarsi di fronte all’personificazioni di personaggi biblici che però in quel caso calzavano a pennello con la situazione che stavano affrontando. Tutti però si resero conto di due particolari: il primo era che aveva scelto tre persone rappresentanti la triplice formazione del tempo: passato, presente e futuro e poi che ne mancava uno.

«Vi state chiedendo chi sia l’ambasciatore di morte immagino…» esclamò Lyla alzandosi in piedi come se avesse letto nella loro mente.

«Oggi questo Cavaliere viene investito di tale ruolo, oggi sapevamo che gli altri tre si sarebbero incontrati e per questo siamo venuti qui. Ne mancava uno… uno che per Darkseid potesse rappresentare il tempo nella sua totalità… magari un Signore del Tempo…» Lyla non dovette aggiungere altro, perché tutti si guardassero intorno e notassero la mancanza di uno di loro. Così tanto che Sara sentì tutta la felicità che sole poche ora prima sprizzava da ogni poro trasformarsi in disperazione più totale.

«Rip…»

 

In un luogo molto lontano e sconosciuto i tre ambasciatori erano in attesa dell'arrivo del loro ultimo alleato che giungendo nella stanza si inginocchiò. Gli occhi iniettati di pura oscurità e morte. Lui che ne era stato portatore, ovunque metteva mano non avevano saputo fare altro che far appassire ciò che di bello aveva. Ora lo capiva, non era stato Vandal Savage a uccidere Miranda e Jonas, ma lui. Non era stata la League of Doom ad uccidere Sara, ma lui.

«Sono pronto per assolvere al mio compito» esclamò con voce profonde e scura.

«Benvenuto tra noi...» esclamò Granny avvicinandosi a Rip e poggiandogli una mano sulla spalla.

«Ora dobbiamo solo proteggere le anime che abbiamo salvato... le anime che accederanno al mondo che Darkseid ha creato...» aggiunse Godfrey.

Fu Desaad ad avanzare verso Rip e porgendogli una mano a farlo alzare, una stretta da fratelli.

«Non temere puoi ancora salvare i tuoi amici se accetteranno di piegarsi alla forza oscura, altrimenti per loro ci sarà solo...»

«Morte» concluse Rip alzando il suo sguardo nei confronti del proprio compagno, assorbito ormai totalmente da quel sentimento e dalla sua forza.

 

Il fermento era tanto e dovuto anche alla valanga di rivelazioni che Lyla aveva portato con sé causando così il colpo di grazia finale che stroncò sul nascere ogni prospettiva nei confronti di quella guerra, ancor più in Sara che adesso lontano da tutto e tutti aveva raggiunto la terrazza con la necessità di respirare a pieni polmoni l’aria fresca della mattina cercando la forza per non scoppiare. Le mani erano strette sulla ringhiera di acciaio così forte che sembrava che a momenti il metallo avrebbe potuto piegarsi sotto la sua presa, mentre la mascella era contratta nel disperato tentativo di non scoppiare a piangere da un momento all’altro e accompagnare quello sfogo con il voler distruggere tutto intorno a sé. Chiuse un attimo gli occhi e un flash le passò di fronte.

Sara era sull’orlo di perdere il controllo e probabilmente si sarebbe sfogata su Allen se non fosse che lui ricevette una telefonata che lo fece sparire in un flash. A Sara non rimaneva nessun’altra possibilità e scoppiando come una bomba atomica distrusse tutto in un misto di pura frustrazione e tristezza che finì per farla cadere a terra tra lacrime e il suo stesso sangue per via delle ferite che si era provocata alle mani distruggendo ogni cosa che le era capitata a tiro.

Riaprì di nuovo gli occhi e Star City era di nuovo di fronte a lei come a volerne confermare che tutto era reale, ma quel vuoto che l’aveva riempita nell’istante in cui aveva capito di non poter salvare Laurel adesso si era impossessato di lei di fronte alla possibilità che anche Rip sarebbe stato perso…

«Spero che sarai in grado di far quello che è necessario…» la voce di Lyla al suo fianco improvvisamente le fece rendere conto di non essere sola, ma non si voltò a guardarla e per un istante quasi ammirò la sua freddezza e la sua imperturbabilità.

«Non ti turba nemmeno un po’ di aver perso tuo marito agendo in questo modo? Di aver distrutto la tua famiglia?»

Sara doveva proprio chiederglielo e lo fece notando come dall’alto e in quell’epoca la sua città sembrava davvero molto più bella e sana.

«Sacrificare il proprio matrimonio è nulla di fronte alla possibilità di salvare il mondo… a salvare tuo figlio…» solo in quel momento la voce di Lyla sembrò un po’ meno ferma, più tremante.

Solo allora Sara si concesse di guardarla osservando come il passare del tempo avevano indurito i suoi tratti, ma al contempo l’avevano resa ancora più bella. In quel tailleur poi di un beige chiaro, stretto e alla moda con i pantaloni e senza giacca con le maniche arrotolate a metà braccia appariva come una modella di rivista, forse anche per i capelli lunghi e ben raccolti sul capo da un lato del viso.

«Non essere sorpresa, anche tu se dovessi scegliere tra Rip e Laurel, sceglieresti sempre quest’ultima…» disse infine la donna voltando il suo capo e incontrando così lo sguardo di Sara. Si guardarono per un lungo momento, nessuna delle due pronta ad abbassarlo per prima.

Quello scambio fu interrotto solo per un motivo e cioè per l’improvvisa oscurità che scese sulla città. Era una bellissima mattina di sole eppure delle nubi nere avevano iniziato a ottenebrare il cielo e solo un occhio attento si sarebbe accorto che quello non era il semplice arrivo di un temporale. Vi era una strana elettricità nell’aria e le nubi la riflettevano con scariche che in esse passavano… il tono rossastro della luce misto a quello fosco indicava solo una cosa: Darkeseid stava arrivando.

 

L’Apocalisse che si stavano preparando a ricevere avevano scoperto che non era in senso teorico, ma figurato. Quell’oscurità che si stava avvicinando altro non era che Battleworld, la realtà senza tempo e spazio creata e liberata da Darkseid che ora, attraverso i suoi Cavalieri, stava attirando verso la Terra per far sì che la stessa si sovrapponesse all’esistenza così come loro la conoscevano. Per Sara ora fu chiaro il disperato messaggio che aveva ricevuto dal tempo, che altro non era che una richiesta del tempo stesso di aiuto…

Lyla aveva però dato loro una speranza per riuscire a fermare Darkseid e cioè fermare i suoi Cavalieri che con il loro ascendente e il loro marchio attiravano come attraverso una forza gravitazionale propria la stessa Apocalisse per far realizzare i piani di quel nemico micidiale. Ucciderli voleva dire riuscire frenare la fine del tutto e per riuscirci dovevano liberarli dalla fede di oro nero che portavano al dito, dono di Darkseid e dunque cioè che legava la loro anima corrotta a lui… lì doveva affondava il suo potere…

I Cavalieri erano pronti ad uscire allo scoperto e aspettare che Battleworld li raggiungesse, lì dove Darkseid aveva promesso loro un posto al suo fianco nell’acropoli degli Dei di cui sarebbe stato a capo. Ma anche gli eroi dal loro lato erano pronti ad entrare in azione e indossate le loro suit si divisero in gruppi e in diverse epoche si prepararono alla Battaglia Finale.

 

E dopo un lungo divenire eccoci giunti alla fine… pronti a dire addio a questa fan fiction? Io non tanto, ma spero che la mia personalissima terza stagione vi sia piaciuta ;)

 

   
 
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