Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: CHAOSevangeline    20/05/2017    5 recensioni
{ Viktuuri | Circus!AU }
Londra, diciannovesimo secolo.
Ogni anno un circo, il Veles Circus, incanta per quattro serate con le esibizioni dei propri artisti.
Assistere non è un privilegio per tutti: solo chi riceve l'invito può godersi lo spettacolo.
Ma chi ha la possibilità di partecipare non è poi così fortunato come si potrebbe credere.
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« Viktor, ti posso parlare? »
La voce di Mila, proverbialmente squillante e canzonatoria, gli sembrava venata di serietà. Troppa serietà.
« Che succede? »
« Si tratta di Yuri. »
Nessun vezzeggiativo: il problema era il suo Yuri.
« Ieri sono andata ad annunciare il nostro arrivo in città. Per questo Yuri è venuto qui subito: ci ha viste. » La donna osservò l’espressione confusa del russo. « Dovresti controllare gli inviti allo spettacolo, Viktor. Penso che lo riceverà di nuovo. »
Il sangue di Viktor gli si raggelò nelle vene.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo ottavo


 
 

“What’s gonna be left of the world if you’re not in it?”



 
Quando lui e la sua compagnia avevano messo piede a Londra, Viktor si era chiesto se gli inevitabili momenti in cui tutti dovevano riunirsi potessero diventare più grevi. Gli elementi che componevano la combriccola non erano poi così numerosi, per questo l’umore di uno solo di loro poteva influenzare tutti gli altri, così come la sua scomparsa poteva farsi particolarmente insopportabile: erano pochi, ma molto legati. Anche se JJ era una delle persone che più di tutti lì dentro riusciva a farsi odiare semplicemente aprendo bocca per respirare, mancava incredibilmente ad ognuno di loro.
Perciò sì, alla domanda che si era posto al loro arrivo a Londra, Viktor aveva trovato risposta: le loro riunioni potevano diventare peggiori.
« Dico solo che non ho intenzione di stare qui ad aspettare i suoi comodi per farmi uccidere. »
Michele Crispino era una di quelle presenze tranquille che venivano messe in ombra da persone più esuberanti come poteva essere un Christophe, o uno Yuri.
Sicuramente, poi, il ragazzo era vincolato alla presenza della sorella: senza di lei non riusciva davvero ad esprimere tutto il proprio potenziale, motivo per cui dopo qualche pallido tentativo di andare in scena da soli, i fratelli Crispino si erano rassegnati ad organizzare solo esibizioni di coppia.
« Non dovresti essere paranoico », si lamentò Christophe. « Sai anche tu che JJ gli stava pestando i piedi, aveva detto che sarebbe andato a spifferare tutto. »
« Era ubriaco », ribatté Michele.
« Non penso che per questo fosse meno convinto di ciò che diceva, sai? »
« Come fai ad essere così cinico, Chris? » domandò Mila, incrociando le braccia al petto.
« Ne dobbiamo proprio parlare mentre ceniamo? Mi state facendo venire il voltastomaco », si lamentò Yuri.
Affrontare certi discorsi durante i pasti era un’arma a doppio taglio: anche se il direttore non cenava mai con loro, non era detto che non li sentisse. Non si poteva mai sapere dove si trovasse di preciso, o cosa avesse intenzione di fare.
« Se i bambini sono disturbati da certi argomenti dovrebbero andare a dormire », lo liquidò Chris.
Yuri fu sul punto di alzarsi e depennarlo dalla lista di possibili vittime future occupandosene lui con una posata, ma Otabek lo trattenne.
Si limitò così a fulminarlo, con sommo divertimento da parte dello svizzero.
« E poi ho sentito quello che ha detto Otabek, l’altro giorno. »
Viktor, che fino a quel momento era rimasto chino sul proprio piatto incurante di fare da moderatore, alzò lo sguardo. Sapeva quale informazione degna di nota aveva rivelato Otabek, quando credeva di essere rimasto solo con lui, Yuri e Mila.
Otabek stesso parve sentirsi punto nel vivo.
« E cosa avrebbe detto? »
Yuri rubò le parole di bocca al diretto interessato.
« Che ha visto Veselov, dopo essere stato graffiato dalla tigre. »
Diamine.
« Quindi ora origli anche? » gli domandò sprezzante Yuri.
« Stavo tornando dentro per vedere se vi serviva una mano. »
« Certo, come no », rise sarcastico il ragazzo.
A quel punto fu Sara ad intervenire.
« Siamo tutti preoccupati. Prima Isabella, poi JJ e adesso anche Otabek. Magari non arriverà fino in fondo più con nessuno, ma non siamo al sicuro. »
« E credo che tutti sappiamo il perché. »
Michele gettò un’occhiata a Viktor.
Non c’erano mai stati problemi né rivalità, tra di loro. Se Michele si stava accanendo in quel modo sull’argomento e su di lui era solo perché aveva intuito.
« Hai qualcosa da dirmi, Crispino? » chiese Viktor.
« Sì: non dovevi mettere le mani sui biglietti. »
Viktor capiva: capiva la preoccupazione dei suoi compagni, capiva anche che fossero arrabbiati con lui perché aveva agito senza consultarli. Poteva anche assumersi le proprie responsabilità.
Non che Viktor Nikiforov fosse una bestia sacra che nessuno doveva mai attaccare. Semplicemente sapeva come ferire. Di fronte ad accuse mosse in quel modo proprio non sarebbe riuscito a rimanere in silenzio.
« E tu che avresti fatto, se avessi saputo che tra quei biglietti ci fosse stato, che ne so, quello per tua sorella? »
La tensione parve salire.
Michele si bloccò. Per l’appunto, Viktor era perfettamente conscio di quali tasti fosse il caso di toccare per ottenere ciò che voleva.
« Non cambiare le carte in tavola, Sara non potrebbe mai riceverlo. »
« Sì, ma se potesse? » insistette Viktor. « Correresti il rischio di farla venire qui sapendo che potrebbe morire? »
« Le direi la verità e basta. »
« Certo, perché ovviamente non ti preoccuperebbe essere giudicato per il modo in cui il circo dove lavori sopravvive, vero? »
« Finitela di parlare come se non fossi qui », intervenne Sara. « Chiunque qui dentro avrebbe messo mano su quei maledetti biglietti per salvare qualcuno a cui tiene. »
Quella ragazza era molto più indipendente di quanto suo fratello volesse, forse perché tra i due era l’unica che sarebbe davvero riuscita a sopravvivere da sola.
Dopo le parole di Sara calò il silenzio, il rumore delle posate sul fondo dei piatti di zuppa era l’unica cosa a spezzare l’assenza di suoni.
« Ho controllato se ci fossero i biglietti per il primo spettacolo, è vero, ma non ce n’era uno per Yuri. » Fu Viktor a spezzare il silenzio. « Sapevo che farli sparire avrebbe avuto delle conseguenze, perciò ho solo chiesto ad un suo amico di ritirarli dalla cassetta delle lettere senza farglieli avere. »
« Non so quanto questo cambi per il direttore, Viktor. Lo stai comunque intralciando », gli fece notare Christophe.
Viktor non era una persona irascibile e la puntualizzazione di Chris aveva il suo perché. Sapeva che se avesse permesso a Michele di aggrapparsi a quella constatazione, però, si sarebbe decisamente innervosito.
« Gli ho spiegato anche alcune cose. Non tutto, ma gli ho dato dei validi motivi per non venire al circo. Se la scelta è sua, per quanto l’abbia influenzato, non avrà ripercussioni su di voi. »
« Al massimo le avrà su di te », disse Yuri.
Sembrava leggermente preoccupato, nonostante l’espressione proverbialmente accigliata.
« Sì, però a questo punto cosa c’entrava Otabek? » Fu Mila ad intervenire. « Passi anche Isabella, ha comunque giocato secondo le regole con lei, ma se ha fatto in modo che si ferisse anche Otabek chiunque potrebbe finirci in mezzo. Soprattutto dopo quanto è accaduto con JJ. »
La donna rivolse a Viktor uno sguardo costernato.
« Sai che non ho nulla contro di te, Viktor, ma… »
« Sono io che sono stato graffiato da una tigre, ma mi sembra che vi stiate facendo più problemi voi, di me. »
Otabek era una persona silenziosa, parlava quasi solo se interpellato o per calmare Yuri, che sembrava incapace di ascoltare chiunque non fosse lui. Non che il kazako non avesse niente da dire: preferiva soppesare il vantaggio di aprire bocca, quanto ne valesse la pena e l’effettiva utilità di ciò che aveva da dire.
Non era certo che avrebbe fatto cambiare idea alle persone lì con lui, ma era stanco che tutti si accanissero contro Viktor come se fosse la causa di ogni loro male.
« Davvero non capite che è quello che vuole? Vuole metterci uno contro l’altro, perché sa che certamente qualcuno si schiererà con Viktor e che altri invece gli andranno contro. »
Non era arrabbiato. Irritato sì, però.
Il solo fatto che fosse stato lui a parlare aveva fatto ammutolire tutti.
« L’ho visto, è vero, magari ha davvero fatto in modo che quella tigre mi graffiasse, ma intanto sono vivo, dato che non gli ho pestato i piedi in nessun modo. A differenza di JJ, che ha minacciato di andarsene. »
A quel nome Mila abbassò il capo, seguita da Michele, quasi fosse diventato un tabù.
« Il punto è che state cercando un capro espiatorio e Viktor vi fa comodo », proseguì. « Nessuno vi ha obbligati ad entrare a far parte di questo circo. C’è chi è entrato per disperazione, chi lo ha fatto quando era troppo piccolo per capire davvero a cosa stesse andando in contro, ma ad ogni modo siete voi ad aver accettato le sue condizioni purché un vostro desiderio venisse esaudito. Se dovete biasimare qualcuno ora che le cose si stanno facendo difficili per un capriccio del direttore, biasimate voi stessi. »
Otabek si alzò in piedi.
« E ve lo dice quello che si è fatto rinchiudere qui per salvare la vita di sua sorella. Non mi interessa sentirmi chiamare eroe, ho solo fatto ciò che credevo fosse giusto. » Fece scorrere lo sguardo sui presenti. « Quindi forse sono di parte, forse è egoista da dire perché non possiamo nemmeno tentare di salvare tutti quelli che vengono invitati qui, ma se Viktor riesce a tenere al sicuro almeno la persona che ama, non c’è davvero niente da rimproverargli. »
Otabek non si aspettava un ringraziamento, aveva detto solo quello che pensava fosse giusto dire. Se rivolse uno sguardo a Viktor fu solo per dimostrargli silenziosamente che lo capiva.
Le labbra di Viktor si mossero in un muto grazie che Otabek ricambiò con un cenno. Abbandonò la propria ciotola sul tavolo di fortuna allestito al centro della pista e uscì.
Ancora nessuno si azzardava a parlare. L’unico modo per concludere il discorso dopo quel monologo sarebbe stato alzarsi e andare via; Viktor non avrebbe saputo come difendere meglio la propria posizione, Michele e Mila, gli unici che avevano effettivamente detto qualcosa contro di lui, sapevano di essere colpevoli almeno quanto Viktor, se ancora volevano ritenerlo il responsabile di quella situazione.
« Beh, wow. » Yuri si alzò in piedi. « Direi che lo avete fatto incazzare per bene. »
Abbandonò il proprio piatto su quello di Otabek e si mise in piedi a propria volta per seguire il ragazzo. Non era d’accordo solo perché qualsiasi cosa uscita dalle labbra del kazako fosse la pura verità; lo era perché era stanco di essere l’unico ad aver capito che Viktor andava sostenuto.
Eppure Viktor stesso stava realizzando che la questione non era così semplice, che non si trattava di decidere se avesse ragione o meno: poteva essere nel giusto dal punto di vista di Otabek; poteva essere nel giusto anche dal proprio, ma sapeva che spesso la giustizia non andava di pari passo con ciò che sarebbe stato meglio.
Che lo colpevolizzassero in quel modo era sbagliato, che si accanissero contro di lui e gli addossassero le colpe di ogni sfortuna era sbagliato. Ma Viktor sapeva che Veselov lo stava sfidando, che si era innescato tutto da quando aveva dato fuoco a quel maledetto invito, l’anno prima, e che forse stava tentando di metterlo alla prova per fargli commettere un passo falso.
Magari altri incidenti avrebbero provocato solo qualche lieve ferita, o magari qualcuno ne sarebbe rimasto inevitabilmente ucciso. Quella sorte poteva toccare tanto a Sara, quanto a lui, o a Yura.
Poteva toccare anche a Yuri, se non si stava più giocando secondo le regole.
Quindi sì, forse era giusto che continuasse a difendere la persona che amava. Le persone che amava, perché contro le aspettative di tutti non teneva solamente al ragazzo che gli aveva rubato il cuore: teneva anche al ragazzino irascibile che per una volta era d’accordo con lui, o lo avrebbe già lasciato in balia del proprio destino per stare con Yuri; teneva a JJ, che era morto per disperazione senza lasciarsi aiutare; teneva a chiunque fosse seduto con lui in quel momento, perché anche loro erano la sua famiglia. Tutti loro, così come Yuri.
C’era un modo per proteggere entrambe quelle famiglie, Viktor se lo era visto apparire nella mente in diverse occasioni, ma lo aveva sempre scacciato, troppo impaurito al solo pensiero.
« Christophe, ti posso parlare? »
La sua voce non causò nessun cataclisma, nessuna esplosione di rabbia, niente di niente. Solo il lento muoversi del capo dello svizzero, che annuì.
Viktor lo aveva sempre ritenuto, oltre che un ottimo amico, anche fortemente influenzato dalla gelosia che per i primi anni aveva nutrito nei confronti di Yuri. Inizialmente aveva creduto che qualsiasi parere di Christophe nei confronti della sua relazione sarebbe stato dato nel vano tentativo di sospingerla verso la sua fine.
Fu anche per questo che una volta fuori dal tendone, nel silenzio meno teso della tarda sera londinese e nel suo buio, Viktor scelse di parlare in termini generici.
« Se ci fosse, ipoteticamente, una persona che… »
« Oh andiamo, sei serio, Viktor? » gli chiese Christophe, sarcastico. « Una persona che casualmente si chiama Viktor e… »
Viktor puntò i propri occhi in quelli dell’amico. Sciolse ogni briglia e lasciò che mostrassero esattamente ciò che provava: disperazione.
« Non complicare le cose », lo interruppe. « Ho davvero bisogno del tuo aiuto. »
Christophe si convinse che la situazione era abbastanza grave da permettere a Viktor di usare quei giochetti, per esprimersi.
« Se questa persona avesse affrontato una situazione tremenda tentando di conciliare ogni cosa senza però riuscirci, portando delle persone a farsi del male e altre a preoccuparsi. Se lo avesse fatto solo per egoismo, per trovare un’alternativa alla soluzione migliore, ma più dolorosa per lei, che cosa dovrebbe fare? »
Christophe giurò di aver sentito la voce di Viktor tremare e capì che quell’opzione doveva essere davvero dolorosa. Dal suo sguardo fermo però, capì anche che quello che doveva dargli non era un parere, ma solo supporto: Viktor aveva già deciso.
« Quale sarebbe la soluzione dolorosa? » Christophe lo guardò, attento. « E quanto sarebbe dolorosa? »
« Sarebbe dolorosa, quanto… »
Nemmeno le peggiori torture gli sembravano sufficienti a quantificare quel dolore.
Poi capì.
« Sarebbe dolorosa quanto lo sarebbe per me passare tutto il resto della mia vita senza Yuri. »
Rivolse a Christophe un sorriso amaro e l’uomo ebbe confermate tutte le proprie preoccupazioni.
« Dio, Viktor, non puoi farlo… » mormorò, cercando di articolare un pensiero davvero capace di convincere l’amico a desistere. « Lasciare Yuri è… »
« La cosa migliore che posso fare », sussurrò. « Pensaci: finirà di aspettarmi ogni anno e… odierà questo posto abbastanza da non volerci mettere piede. »
« Gli hai già detto di non venirci e ti ha ascoltato, non ha senso che arrivi a questo! »
« Non voglio che gli altri subiscano ripercussioni per… » Viktor sospirò. « Forse non è colpa mia, forse qualcuno continuerà ad essere ferito per un capriccio di Veselov, ma non voglio avere la responsabilità della morte di qualcuno sulle spalle, Chris. Se voglio proteggere tutti è… la cosa migliore. »
« È la cosa migliore per tutti, ma per te? » incalzò Christophe. « L’egoismo non è sbagliato, Viktor. Riusciresti davvero a sopportare di non vedere Yuri mai più? »
Viktor abbassò lo sguardo.
« No, non lo sopporterò. Ma farebbe più male sapere che tutti sono in pericolo per colpa mia. »
 
*
 
Quattro anni prima
 
Viktor non era mai stato innamorato. Non perché non credesse nell’amore, anzi: ne era troppo sedotto e si era creato delle aspettative. Provava sentimenti, non era glaciale come molti avrebbero potuto dire, ma aveva bisogno di qualcuno che con un semplice sguardo lo facesse sentire vivo. Aveva bisogno di qualcuno che lo capisse senza parole. Non era mai riuscito a spiegare nemmeno a se stesso ciò che desiderava in modo chiaro da una relazione, fino a quando non aveva incontrato Yuri.
Lo Yuri che aveva esitato a parlargli, troppo timido e spaventato per rivolgergli tutte le domande che invece gli aveva posto una volta sciolto.
Lo Yuri che vedeva il mondo attraverso i suoi occhi e che quando si guardavano troppo arrossiva.
Lo Yuri che aveva accettato di uscire con lui e Chris, ma non aveva retto il vino e aveva urlato che se Viktor glielo avesse chiesto sarebbe scappato con lui anche subito.
Lo Yuri perfetto che in quel momento lo stava guardando ad un palmo dal suo naso, con quegli enormi occhi a mandorla in cui Viktor si perdeva per interi minuti, emergendone convinto che la vera bellezza esistesse.
Era di Yuri che Viktor aveva bisogno. Ne aveva bisogno come l’aria.
Il loro posto segreto era una casa abbandonata vicino a dove Viktor e la sua compagnia si accampavano. Viktor l’aveva scoperta una volta arrivato in città quello stesso anno e mostrandola a Yuri, lui aveva detto che era bellissima. Aveva definito bellissima quella bettola con gli infissi scardinati, abitata solo dalla polvere. Viktor gli aveva quasi riso in faccia quando l’aveva chiamata in quel modo e Yuri si era offeso, chiedendogli cosa ci trovasse di tanto divertente: l’aveva trovata lui, era ovvio che gli piacesse.
Viktor si chiedeva ancora se avesse cominciato ad amare Yuri da quel momento o se fosse successo semplicemente quando aveva incrociato il suo sguardo la prima volta.
C’erano così tanti momenti in cui si era reso conto di amarlo da non riuscire a ricordare quale fosse il primo.
« Ti sei mai innamorato, Viktor? »
C’erano dei giorni in cui la timidezza di Yuri svaniva un po’, o forse si trattava di giorni in cui era più curioso del solito. Pareva nutrirsi disperatamente di ciò che Viktor aveva visto e aveva da raccontare, che si trattasse di luoghi o sentimenti.
Yuri non doveva aver mai sperimentato l’amore.
Il russo si chiese se avvicinando la mano al viso di Yuri, finito su di lui mentre scherzavano per una battuta che nemmeno ricordava, lo avrebbe spaventato e spinto ad allontanarsi.
Lo sguardo di Viktor si addolcì e le sue dita sfiorarono infine la sua pelle. Gli parve che una scossa avesse pervaso il suo intero braccio e che anche Yuri avesse sentito lo stesso effetto.
« Una volta sola. »
Yuri sembrò entusiasta di quella risposta al punto tale che Viktor si convinse di aver sentito il battito del suo cuore attraverso i loro petti.
Il giapponese schiuse le labbra e per un momento il suo cipiglio lo tradì. Che temesse di scoprire l’identità di quella persona o che Viktor fosse ancora innamorato di lei?
« Com’è stato…? »
« Oh, è davvero stupendo, Yuri. »
L’espressione di Yuri si fece più smarrita, mentre le dita esili si stringevano intorno alla stoffa della sua camicia.
Di nuovo, Yuri non riuscì ad indagare oltre.
« Sai una cosa, Yuri? »
« Che cosa, Viktor? »
« La persona di cui sono innamorato… » cominciò. « La sto guardando in questo preciso istante. »
Yuri si sollevò leggermente dal suo corpo in un singulto. Paura? Stupore? Viktor non seppe riconoscere di che cosa si trattasse, ma un bagliore parve illuminare gli occhi del giapponese, che divennero lucidi.
Yuri non era mai stato amato da nessuno in quel modo e Viktor si chiedeva davvero come fosse possibile. Era fortunato ad essere arrivato per primo, quando ancora nessuno si era accorto di ciò che avrebbe perso.
Poteva godersi tutta l’inesperienza di Yuri, la sua volontà di gettarsi a capofitto tra le sue braccia anche se con diffidenza e un briciolo di timore. Ma Viktor non voleva fargli alcun mare.
Il giapponese schiuse le labbra, il suo sguardo incatenato a quello di Viktor. Aveva così tante cose da dire che non riusciva a sceglierne una, né il modo in cui dirla.
« Anche… io », sussurrò impercettibilmente. « Anche io sto guardando la persona… di cui sono innamorato. »
Viktor sentì il cuore inghiottito da una voragine. Yuri se l’era preso e non glielo avrebbe più restituito, ma lui era d’accordo.
Era d’accordo finché poteva baciare all’infinito quelle labbra che tanto aveva sognato.
 
L’idea che non avrebbe più potuto toccarle lo stava già uccidendo.
   
 
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