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Autore: Arsax    23/05/2017    2 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 16


Arrivò Halloween e ci mettemmo tutti in viaggio verso il primo pomeriggio, perché dovevamo metterci a preparare tutto e vestirci in ogni modo possibile. La parte che piaceva molto a tutti era proprio il travestimento, perché tutti insieme riuscivamo a fare ferite molto realistiche e costumi molto fedeli, ma Stefan non ne fu molto entusiasta come ci eravamo aspettati, anzi sembrava che si fosse svegliato col piede sbagliato quel giorno.
Ci mettemmo quasi un paio d'ore di macchina, ma alla fine arrivammo al cottage in montagna di Stefan, che si affacciava su una radura coperta di neve candida. La facciata della casa era un'immensa vetrata che mostrava un salone, con divano, televisione, camino in pietra e un pianoforte a coda nero, e una lussuosa cucina, con un enorme tavolo in legno.
-Caspita! Che bella casetta.- esclamò Marika guardandosi intorno.
In mezzo al salone, c'era una scala che portava al piano superiore, nel quale erano situate quattro camere da letto e un piccolo studio.
-Questa è la mia camera, nelle altre potete sistemarvi come più volete.- disse Stefan senza entusiasmo.
Posammo le nostre cose nelle varie camere, ovviamente e casualmente io capitai in camera con Stefan, e ci mettemmo subito a preparare la cena, mentre Stefan suonava svogliatamente il piano.
-Serena, il tuo fidanzato non mi sembra molto contento, anzi è incazzato nero.- mi sussurrò Erica, senza farsi sentire dal diretto interessato.
-Forse i ragazzi potrebbero andare a fargli compagnia, mentre qui ce la sbrighiamo noi.- suggerì Amanda.
Iniziammo a dire ai ragazzi che stavano facendo solo un gran casino e li cacciammo sul divano insieme a Stefan. Questi iniziarono da subito a coinvolgerlo nelle loro conversazioni demenziali, ma senza molto successo, anzi riuscirono a farlo incupire ancora di più. Mi guardarono confusi e sospirai esasperata.
-Pausa sigaretta?- proposi e tutti i fumatori, ovvero io, Erica, Renzo, Amanda e Marika, uscimmo.
Simone, Dario, Francesco e Stefan restarono in casa. I tre ci guardarono uscire con occhi pieni di timore, perché Stefan aveva l'aria di poter azzannare qualcuno alla gola.
-Che cosa gli prende? Quando gli ho parlato, mi ha guardato come se volesse distruggermi all'istante.- disse Renzo a voce bassa, saltellando per il freddo.
-Forse una battaglia a palle di neve lo tirerà su di morale.- propose Erica ridacchiando e spalmandomi un po' di neve in faccia.
Risi spingendola via e le tirai a mia volta una palla di neve in faccia, sotto le risate generali dei nostri amici.
-Penso che si arrabbierebbe ancora di più. Ci parlo io appena abbiamo finito.- li rassicurai.
-Serena, so che sei la sua promessa sposa e una principessa con gli attributi di titanio, ma temo per la tua incolumità.- disse Renzo.
-Non mi farà niente, tranquilli.
Finimmo di preparare e ci travestimmo. Riuscimmo a fare ferite molto realistiche in faccia ai ragazzi, eccetto a Stefan, e noi ragazze ci truccammo dai personaggi più vari. Erica si era vestita da "Stregatto", Amanda era una bambola horror e Marika da "Sposa cadavere". Io non feci molto, ma mi andava bene così.
Eravamo stati così impegnati che solo a sera tarda ci sedemmo per mangiare e non ebbi occasione di parlare con Stefan. Sembrava che man mano che la serata procedesse, lui diventasse sempre più cupo e taciturno. I miei amici non osavano guardarlo, perché ne erano tremendamente intimoriti. Perfino Erica, che non perdeva occasione di bombardarlo di battute ed era quella con la quale Stefan era entrato più in confidenza, non osava rivolgergli una parola.
Finita la cena, ci mettemmo a sorseggiare drink e a giocare a "io non ho mai", che quasi all'istante si trasformò nella versione "hot", dato che eravamo ventenni con gli ormoni a mille. Vedendomi abbassare le dita alle domande piccanti, Stefan mi guardò con occhi pieni d'ira.
-Hai davvero fatto tutte queste cose?- mi chiese a denti stretti.
-Ho avuto un ragazzo e non giocavamo a "Monopoli" tutte le sere.- risposi come se fosse ovvio e gli altri ridacchiarono.
Stefan si alzò di scatto, facendo cadere la sedia e uscì fuori. Le risatine si spensero all'istante e i ragazzi mi guardarono a bocca aperta. Decisi di seguirlo.
-Dove stai andando?- chiesi rischiando di scivolare sulla neve.
Mi aggrappai al braccio di Stefan, ma si liberò di scatto.
-Che diavolo vuoi fare? Stefan Lovinescu, fermati subito!- gli dissi usando il mio tono autoritario da principessa.
Stefan si girò e mi fulminò con lo sguardo. Era seriamente infuriato, i suoi occhi sembravano lanciare lingue di fuoco blu.
-Vado ad ammazzare Mirko Almazi per ciò che ha fatto.- disse stringendo i pugni.
-Ma ti si è spappolato il cervello? Stai parlando sul serio? Solo perché è stato il primo vuoi ucciderlo?
-Vedo che hai capito perfettamente.
Lo guardai sconvolta, talmente tanto da non riuscire a tremare per il freddo.
-Voi maschi siete tutti uguali per queste cose. Credete che la prima volta sia di vitale importanza, ma non è così. Non sto dicendo che non sia importante, ma per noi donne il più importante è l'ultimo.
-L'ultimo?- chiese confuso, ma comunque molto adirato.
-Sì, perché è l'uomo che scegliamo per la vita e dopo di lui non ce ne saranno altri. Tu per questa storia non hai fatto una tragedia greca, ma hai costruito direttamente tutto il pantheon. Che ti importa? Non sei innamorato di me e non devi metterti a fare il geloso per queste stronzate. E poi non fare il puro e casto, anche tu avrai avuto delle amanti, ma non ne faccio una tragedia perché è naturale e giusto. Anzi, scommetto che con quella Valerie te la sei spassata alla grande, nonostante ci fossimo già conosciuti e reggessimo la parte di perfetti fidanzatini!- gli urlai in faccia.
Non affermò, ma nemmeno negò per nessuna delle frasi. Era rimasto piuttosto sorpreso dalla mia risposta e mi guardò senza sapere cosa ribattere.
-Che cosa c'entra Valerie?- mi chiese confuso.
-Ammettilo. Ho visto che tra voi c'è qualcosa e sono anche convinta che te la sia spassata con lei, non è vero?- risposi irritata.
Anche solo parlare di quella Valerie mi faceva venire il nervoso. Quella non mi andava per niente a genio ed era chiaro come il sole che tra quei due ci fosse stato qualcosa di più di semplici frasi da flirt. Si era visto benissimo dagli sguardi maliziosi che si erano scambiati ogni volta che erano stati insieme nella stessa stanza, ma non avrei lapidato Stefan per aver avuto delle relazioni amorose.
-Hai ragione.- ammise.
-E poi è da tutto il giorno che sei scorbutico e ombroso. Se non volevi che venissimo qui, bastava dirlo prima e avremmo trovato un'altra soluzione. Se vuoi che ce ne andiamo, dillo subito e faccio sgomberare la casa.- continuai ancora stizzita.
Quella storia non mi andava per niente giù. Lui se la spassava con la rossa quando era fidanzato ufficialmente con me e poi si alterava se io avevo avuto la mia prima esperienza sessuale con un ragazzo diverso da lui. Nemmeno sapevo che ero un vampiro quando ero stata con Mirko. Nemmeno sapevo che ero stata promessa in sposa da secoli e non sospettavo minimamente della sua esistenza. Non poteva farmi pesare una cosa così stupida.
Quale diritto reclama su di me? Pretendeva che fosse il primo a deflorarmi? Mica siamo nel 1400!”
Lo guardai stizzita e dovetti ammettere che anche io mi ero piuttosto infervorata. Non emise un solo fiato e continuò a guardarmi negli occhi per momenti che parvero interminabili. Si sedette sui gradini di casa e sospirò, alzando gli occhi al cielo e mettendosi a fissare le stelle. Sembrava... triste.
-Ti chiedo scusa per il mio comportamento, è che... non lo so.
-Sei ancora malinconico per tuo padre, vero?- ipotizzai.
-Lo rispettavo ed era mio padre, ma proprio non riesco ad essere dispiaciuto per lui e questo è...- si interruppe senza sapere come finire la frase.
-Ma per quale motivo? Se non te la senti di parlare, non sentirti obbligato.
-Lasciamo perdere. Ho già rovinato abbastanza la giornata a tutti ed è meglio tornare dentro. Stai congelando.
Ed era vero, visto che avevo solo un vestitino nero e delle calze leggere, ma volevo cercare di tirarlo su di morale o di consolarlo in qualche modo.
-Non c'è altro? Se vuoi sfogarti con me, puoi farlo. Ci sposeremo e saremo gli unici ai quali appoggiarci nei momenti di difficoltà.
Sorrise spostando il suo sguardo su di me, che quella volta fu più dolce.
-Sei molto dolce e non dovresti esserlo.
-Perché?- chiesi inclinando la testa di lato proprio come faceva lui e la cosa lo fece ridacchiare.
-Perché sono un principe sanguinario e violento e potrei approfittarne.
-Hai dimenticato di aggiungere che sei uno sparaballe e un Casanova da quattro soldi.
Rise sollevato e mi mise la sua giacca sulle spalle, cercando di scaldarmi un po'.
-Comunque hai ragione. Ho piuttosto esagerato con questa storia è solo che... credo di essere un po' geloso.- ammise in un sussurro.
-Stefan Lovinescu geloso? Non l'avrei mai detto.- lo canzonai ridacchiando.
-Anche tu sei gelosa, ammettilo. Non ti va che qualcuno tocchi il tuo fidanzato.- rispose abbozzando un sorriso.
-Non è vero.- obiettai con voce acuta.
-Invece sì. Sei gelosa, soprattutto di Valerie. Ho visto come l'hai guardata a Vienna e pensavo che avresti potuto incenerirla col tuo sguardo.
-Ecco... ti stava un po' troppo incollata per i miei gusti.- ammisi e Stefan sorrise divertito.
-Non parliamo più di questa storia, sei d'accordo?
-D'accordissimo.- convenni.
Non avevo voglia di ammettere che, forse, ero un po' gelosa di lui. Neanche io avevo voluto ammetterlo con me stessa, ma dopo quella sera ne ero sicura.
Che diavolo mi sta prendendo?Io gelosa di lui?”
-Non dovremmo rientrare? I tuoi amici saranno preoccupati.- suggerì.
-Finché ci sono Erica e il limoncello, hanno altro a cui pensare.- risposi e Stefan scoppiò a ridere.
-Se devi parlare con qualcuno, vieni da me, chiaro?- continuai guardandolo negli occhi. -Io e le ragazze abbiamo spedito i ragazzi a tirarti su di morale con le loro battute demenziali, oggi pomeriggio.
-Quindi se ne sono accorti proprio tutti?- chiese.
-Stefan, l'aria intorno a te diventava più scura, come se risucchiassi la luce.
-Mi piace quest'immagine.- disse dopo un attimo di riflessione.
-Anche se non sembra, tutti quei ragazzi scalmanati dentro casa tua ci tengono a te ed erano molto preoccupati.
-Quindi è meglio se torniamo dentro, così si tranquillizzano. E poi c'è una cosa che devo fare.- disse aiutandomi ad alzarmi.
Tornammo dentro e vedemmo Erica ballare "I'm a single lady" in modo scoordinato, sotto le risate e gli incitamenti di tutti.
-Siete tornati! Ballate con me!
Non seppi come, ma Erica riuscì a far ballare Stefan (diciamo muovere la testa e ondeggiare lievemente a ritmo di musica) e tutti esultarono ancora più diprima. Neanche lui era molto coordinato, ma mi ritrovai a pensare che fosse sexy. Probabilmente erano gli alcolici e il troppo cibo ad annebbiarmi la mente.
Provò anche a sbottonargli la camicia, ma Stefan riuscì a trattenerla sotto le risate generali.
-E' mezzanotte.- annunciò Marika e tutti urlarono "buon compleanno Serena".
Mi ero completamente dimenticata e li guardai per qualche secondo con lo sguardo vacuo.
-Mi dimentico le cose. Sto proprio diventando vecchia.- dissi facendo ridere tutti.
Ricevetti un sacco di libri e ne fui molto felice, ma quando arrivò il turno di Stefan rimasi scioccata. Mi passò una scatolina di velluto rosso, attirando l'attenzione di tutti quanti.
-Volevo dartelo alla festa del nostro fidanzamento, ma siamo stati interrotti. È appartenuto a mia madre e voleva che lo avessi tu.- disse Stefan.
Presi la scatolina e la aprii con mani tremanti. L'anello era in oro bianco, con un solitario e quattro diamanti più piccoli ai lati. Non era né pacchiano né esagerato, era semplicemente stupendo.
-Stefan, io... non posso accettarlo. È appartenuto a tua madre, è troppo prezioso.
-Lei desiderava che lo avessi tu, quindi ti prego di accettarlo.- insistette Stefan.
Vedendomi tentennare, prese l'anello e me lo infilò all'anulare sinistro.
-Buon compleanno Serena.- disse dandomi un leggero bacio sulla guancia, che mi fece arrossire.
-Ora piango.- disse Erica con gli occhi lucidi e tutti scoppiammo a ridere.

La serata andò a gonfie vele, mangiammo tantissime schifezze e arrivò il momento del mio dolce: i papanasi. Mi ero sempre dilettata in dolci di ogni tipo e quando alle superiori provai quel dolce delizioso, grazie alla mia compagna di banco rumena, provai a farlo in ogni modo. Quando li vide, Stefan sollevò un sopracciglio.
-Papanasi?
-Quelli di Serena sono i migliori in assoluto. Abbiamo girato un sacco di negozi rumeni quando ce li ha fatti assaggiare, ma i suoi sono il top del top.- spiegò Francesco, il pasticcere del gruppo.
Ero molto lusingata dal sentire che il più bravo del gruppo a cucinare, definisse i miei dolci "il top del top".
-Lo sai che è il mio dolce preferito e che sono molto severo su questi, vero?- chiese Stefan scettico.
Mi battei una mano sulla fronte, con un po' troppa violenza, e solo in quel momento mi ricordai che sua madre era solita a farli quando era piccolo.
-Okay, li butto.- dissi spaventata dal suo possibile giudizio negativo.
-Mai!- urlarono i miei amici in coro, facendo uno scudo con le braccia per proteggere il piatto.
-Sui papanasi non si scherza. Sarebbe un sacrilegio. Sul cibo in generale non si scherza!- mi minacciò Erica.
-Li proverò con piacere.- disse Stefan prendendone uno e assaggiandolo.
Si bloccò con gli occhi persi nel vuoto e pensai che stesse per vomitare o sputarmeli in faccia.
-Tutto bene?- chiesi, pronta ad una valanga di critiche negative.
-Sono come quelli di mia... della mia infanzia. Come... hai fatto?- chiese dando un altro generoso morso.
-Ho giocato un po' con le dosi e mi è venuto così. Davvero ti piacciono?
Stefan annuì con la crema sulle labbra.
-Se non gli fossero piaciuti, doveva andarsene fuori da qui all'istante.- affermò Erica con la bocca piena.
-Ma è casa mia.- protestò con un sopracciglio alzato.
-Fuori lo stesso, non mi interessa.
Scoppiammo a ridere e ripulii dalla crema la faccia di Stefan con un tovagliolo.
-Sei uno sbrodolone.- gli dissi e lui grugnì.
La serata proseguì tra giochi, tanti cocktail di sangue e alcol, tante foto e tante risate. Solo verso le cinque decidemmo di andare a dormire e io mi ero fatta portare in camera da Stefan in spalle. Ero un po' brilla e quando lo ero, avevo l'istinto di abbracciare e amare tutti. Avevo la sbronza amorevole.
-Siamo arrivati, puoi scendere adesso.- mi disse Stefan, ma iniziai ad accarezzargli i capelli, scompigliandoglieli.
-Hai dei capelli così morbidi e neri. Sicuro che non ti fai la tinta?- gli chiesi ridacchiando.
-Serena scendi, devi andare a dormire.- rispose divertito.
-Ma io non ho sonno!- protestai.
-Io sì.
-Pappamole! E ti definisci pure un vampiro. Non sei per niente notturno.- dissi scuotendo la testa.
Stefan si sedette sul letto e nemmeno in quel caso mi staccai.
-Sei così... così...abbraccioso.
Lo strinsi di più, ma Stefan riuscì a liberarsi dalla mia presa ferrea con una certa fatica.
-Devo farti ubriacare di più.- affermò ridacchiando.
-Non sono ubriaca, sono solo... allegra!- risposi con un sorriso che mi andava da un orecchio all'altro.
Stefan scoppiò a ridere e mi passò il pigiama.
-Cambiati, io vado a lavarmi i denti.
-Perché non mi aiuti?- chiesi maliziosa.
Ma perché non mi tappo la bocca?”
-Sei grande e puoi farcela da sola. Io credo in te.- rispose trattenendo a stento le risate e uscì.
Mi misi il pigiama, al contrario, e lo aspettai sotto le lenzuola. Quando rientrò e si mise nel letto accanto a me, mi avvicinai e poggiai la testa sul suo petto.
Stefan era imbarazzatissimo e lo sarei stata anche io se non fossi stata così tanto "vogliosa di affetto".
-Serena? Ehm...
-Zitto e fammi le coccole.- dissi prendendogli la mano e mettendomela sulla testa.
-E' un ordine, principessa?-chiese sorridendo malizioso.
-Sì.- mugugnai e inspirai il suo profumo.
-Ai vostri ordini.
Mi addormentai fra le sue braccia e quella notte non feci sogni strani nei quali c'erano paletti, il processo di Alin Vidrean, che da quel giorno aveva iniziato a diventare il mio incubo ricorrente, o peggio ancora io e Stefan che cercavamo di ucciderci. Sognai invece me e Stefan che danzavamo stretti uno all'altro, guardandoci con occhi pieni di affetto.

Il mattino dopo mi svegliai circondata da un paio di braccia. Quando mi ricordai ciò che era successo la sera prima, per poco non cacciai un urlo. Avevo preteso le coccole da Stefan e gli avevo anche detto che era abbraccioso. Che vergogna!
Volevo liberarmi dal suo abbraccio e correre il più lontano possibile da lui, perché non credevo che sarei riuscita ad affrontarlo dopo quell'immane figuraccia. Provai a liberarmi dalla sua presa ferrea, ma scoprii Stefan aveva il sonno leggerissimo e si svegliò all'istante.
-Buongiorno.- mi disse sorridendo.
Nascosi il viso nelle mani. Ero estremamente imbarazzata.
-Che vergogna! Non abbiamo fatto... cose, vero?
Mi controllai per vedere cosa avessi indosso e Stefan rise.
-No, volevi solo le coccole, anzi mi hai ordinato di farti le coccole.- rispose divertito.
-Che vergogna!- ripetei imbarazzata.
-Come ti ho detto ieri, se da ubriaca sei così, devi bere più spesso. Sei meno acida.
-Io acida?
Gli tirai il cuscino in faccia e lui mi guardò con sorpresa.
-E' così che la metti?
-Non oserai...
Non finii la frase, che Stefan mi aveva colpito in testa col proprio cuscino. Iniziammo una guerra all'ultimo cuscino, tra risate e strilli. In quel momento eravamo tutto fuorché regali, ma fui contenta di vedere Stefan così rilassato e allegro. Era una cosa più unica che rara.
Cademmo dal letto aggrovigliati nelle lenzuola e scoppiammo a ridere. Stefan era sopra di me e ci guardammo per un tempo che parve infinito. Volevo perdermi in quegli occhi che nascondevano tanti segreti e restare così per sempre. Volevo cogliere ogni segreto che quello sguardo così intenso nascondeva.
La porta della camera di Stefan si aprì e sbucarono Erica e gli altri.
-Svegliatevi che il sole è già alto!- urlò Erica.
Tutti ci guardarono sorpresi e io e Stefan facemmo altrettanto con loro.
-Ehm... i principi sono già all'opera per darci un erede, quindi è meglio togliere il disturbo.- affermò Renzo prima di chiudere di scatto la porta.
Li sentimmo scoppiare a ridere a crepapelle e mi vergognai nuovamente.
-Ci conviene andare a fare colazione con loro, prima che pensino male. E poi c'è il tuo onore da difendere.- propose Stefan.
-Loro stanno già pensando male. Aspetta e vedrai.
Quando scendemmo in cucina, i miei amici ci fecero un applauso ed esultarono.
-Come lo chiamerete?- chiese Marika.
-Quanti ne volete?- domandò Amanda.
-Se sono gemelli?- chiese Erica.
-Non siete riusciti ad aspettare fino alle nozze, eh? Porcellini...- disse Renzo.
-Piantatela.- risposi col mio tono acuto e col viso in fiamme.
Tutti scoppiarono a ridere e continuarono a prenderci in giro. Pian piano mi stavo abituando alla mia nuova vita e dovevo ammettere che non mi dispiaceva così tanto come avevo creduto.
  
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