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Autore: Nene_92    24/05/2017    12 recensioni
 INTERATTIVA - (ISCRIZIONI CHIUSE )
(la storia fa parte della serie "Grimm")
 
Inghilterra, 2022
Eleonore Grimm, durante un pomeriggio passato con i nipoti, racconta loro la fiaba di Cappuccetto Rosso. Quello che non si aspetta è di trovare, in mezzo al diario di Jacob, una misteriosa lettera che sembra essere indirizzata proprio a lei.
 
Durmstrang, 1802
Per la prima volta nella storia, Hogwarts viene lasciata fuori dal Torneo Tremaghi.
Quell'anno infatti, a giocarsi la Coppa saranno gli Istituti di Durmstrang, Ilvermony e Murrinh-Patha.
Tra i tanti studenti desiderosi di partecipare, si trovano anche loro: Jacob e Willhelm Grimm, i famosi fratelli delle fiabe "horror" babbane.
Hanno solo 17 anni, non sono ancora famosi. O almeno non lo sono ancora nel mondo babbano, visto che nel mondo magico la loro famiglia è invece nota da secoli come "il terrore dell'Europa".
Eppure, gli eventi che li travolgeranno quell'anno, saranno proprio lo stimolo che li porterà a scriverle.
.
Volete sapere come? Non vi resta che leggere.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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15

Che è successo nello scorso capitolo? Siete entrate in sciopero di massa? Ho specificato più volte che le domande sono a risposta obbligatoria -.-' .

In ogni caso, i pochi che hanno votato hanno optato per arrivare in fretta alla seconda prova, quindi il prossimo capitolo sarà su quella.

Ultime 2 cose:
1) come suggerisce il titolo, Jacob in questo capitolo sarà molto presente, visto che è quasi tutto concentrato su di lui. Spero che nessuno se ne lamenti (ma ci saranno comunque tutti gli OC)
2) l'ultima parte sarà un po' violenta (solito discorso, io l'ho messo dall'inizio come avvertimento, ma repetita iuvant)


- Jacob - 



30 gennaio 1803, Durmstrang



"COSA CAZZO HAI NELLA TESTA?" Urlò Elijah con tutto il fiato che aveva in gola. "UNA LUPA MANNARA!" Continuò a sbraitare, notando l'imperturbabilità di Jacob che stava ormai fissando da cinque minuti un punto nella parete con aria assente. "TI HANNO VISTO TUTTI IN QUESTI GIORNI, PASSARE DEL TEMPO IN SUA COMPAGNIA! E LE HAI ANCHE FATTO FARE UNA BACCHETTA SU MISURA? SI PUO' SAPERE COSA DIAVOLO STAI COMBINANDO JACOB?"

Dal momento che però il nipote non sembrava possedere la volontà di rispondergli, il preside si allungò sulla scrivania, agguantando il ragazzo per il colletto della camicia, attirandolo bruscamente verso di sè. "Ti ho fatto una domanda Jacob. Esigo una risposta."  

Ma tutto ciò che ottenne, fu un sorrisino sfrontato. E anche alquanto canzonatorio. "Sto portando avanti un esperimento." Rispose il nipote.

"Qualsiasi cosa sia, finisce qua. Disfati di quella lurida sgualdrina. Sono sicuro che ne troverai altre, disposte ad aprirti le gambe." Sibilò Elijah, mollandolo di colpo disgustato, al solo pensiero che il ragazzo - il futuro marito di sua figlia - potesse essere entrato in intimità con una lupa mannara. "Altrimenti scioglierò il contratto che ti lega a Bianca. "

Ma Jacob non sembrò per nulla preoccupato da quella prospettiva. "Scambiandomi con mio fratello magari? Accomodati." Gli suggerì ironico, alzandosi in piedi "E non mi libererò della lupetta, non prima di aver finito ciò che ho iniziato. Fattene una ragione." Concluse con tono di sfida prima di abbandonare la stanza, ignorando lo sguardo nero di suo zio.

Sapeva che l'uomo gliel'avrebbe fatta pagare alla prima buona occasione - e lo avrebbe fatto nel peggiore dei modi - ma in quel momento non gli interessava minimamente.


-*-*-*-

"Alohomora."

L'incantesimo era stato pronunciato, ma il lucchetto - quello che Jacob le aveva dato per esercitarsi - rimase ostinatamente chiuso.

"Oh ma dai!" Borbottò Sascha contrariata "Sono quasi sicura di avere pronunciato l'incantesimo nel modo corretto stavolta!" Borbottò rivolgendosi al lucchetto di metallo, quasi come se lui potesse davvero sentirla. "Quindi perchè non ti apri, accidenti?"

La ragazza provò e riprovò, ma non ottenne risultati.
Sbuffando scocciata, fissò nuovamente la sua bacchetta nuova di zecca, che Jacob le aveva fatto costruire apposta da un artigiano di Durmsburg neanche un mese prima.

Legno di carpino, nove pollici e mezzo e nucleo composto dai peli della sua stessa coda, che a quanto pareva il Grimm le aveva strappato una sera di luna piena.
Nonostante non fosse mai stata educata alla magia prima di allora, in qualche modo Sascha sentiva già che quella bacchetta era davvero sua. Come un piccolo pezzo di se stessa ritrovato per caso.

Peccato che quell'incantesimo non funzionasse.

Tornando alla realtà, Sascha sbuffò di nuovo.
Voleva davvero imparare l'incantesimo per aprire le porte, così come voleva impararne anche molti altri.
Magari, se fosse diventata una vera esperta, avrebbe potuto tentare nuovamente la fuga.

Ma se non riusciva neanche ad aprire un piccolo lucchetto, come avrebbe fatto a fuggire dal Castello?

"Scordatelo." La sorprese la voce di Jacob alle spalle, rientrato proprio in quel momento in camera, facendola sobbalzare. "Tu non fuggirai da nessuna parte. Non finchè ci sarò io, quantomeno." Continuò avvicinandosi e mettendosi a sedere dietro di lei.

Sembrava vagamente infuriato.

"No... io..." Provò a giustificarsi lei balbettando.

L'aveva solo pensato, come diavolo aveva fatto a sentirla? Leggeva anche nel pensiero per caso? Era per quello che sembrava così funereo?

Prima che se ne potesse rendere conto, il Grimm si era posizionato alle sue spalle, attirandola verso di sè e facendo aderire la sua schiena al petto.
Poi le prese il braccio destro, posizionandole la propria mano sul polso.

"Riprova l'incantesimo." Le ordinò secco, esercitando una leggera pressione sul suo polso per farglielo roteare nella maniera corretta.

Dopo qualche secondo di silenzio, Sascha si convinse a ripetere la formula. "Alohomora."

Percepì subito la differenza.
Qualcosa - probabilmente una scintilla di vera magia - scattò dentro di lei, fuoriuscendo con un guizzo dalla bacchetta.
E, con un click metallico, il lucchetto si aprì.

Jacob, con un sorrisetto strafottente, si alzò di scatto dal letto, raggiungendo la porta in poche falcate.
"Adesso posso andare a picchiare mio fratello." Comunicò prima di dileguarsi.




-*-*-*-

 


Helene, con un paio di libri sottobraccio, si diresse verso l'uscita della Sala Comune dei Folletti.

Si era ormai messa il cuore in pace da qualche settimana sul fatto che tra lei e Willhelm Grimm non ci sarebbe stato un seguito, rispetto a quanto accaduto al Ballo del Ceppo, tuttavia non era ancora pronta a vederlo in determinati atteggiamenti con sua cugina Bianca.
Non che stessero facendo chissà cosa, seduti vicino al fuoco a chiacchierare.
Tuttavia, in qualche modo, lei riusciva a percepire molto bene come qualcosa, anche se invisibile ad occhio nudo, fosse cambiato tra quei due.
Era come se, ogni volta che si ritrovavano vicini, si rifugiassero in un mondo tutto loro, lasciando completamente chiusi fuori tutti gli altri, senza alcuna possibilità di accesso per nessuno.

Con l'idea di dirigersi in biblioteca, spostò i cardini perfettamente oliati della porta di legno, chinando appena la testa per passare agevolmente.
Tuttavia dovette fare un balzo all'indietro subito dopo, emettendo un piccolo verso di sorpresa e spostandosi di lato: il passaggio era già occupato da Jacob Grimm, che non sembrò neanche fare minimamente caso a lei.

Sorpassandola velocemente, entrò nella Sala Comune, cercando ovunque con lo sguardo suo fratello, trovandolo dopo pochi secondi accanto a quella che, almeno in linea teorica, era ancora la sua fidanzata.
Davanti allo sguardo sbalordito di buona parte dei presenti, il maggiore dei fratelli Grimm afferrò il minore per la collottola, trascinandolo di peso fuori, nel corridoio.

"Jacob? Ma cosa...?" Riuscì a malapena a domandare Will, mentre anche Bianca abbandonava di corsa la Sala Comune per seguirli.

Willhelm fece appena in tempo ad accorgersi di essere giunto nel corridoio, che i primi due pugni si abbatterono sul suo naso. Riuscì però a bloccare il terzo, mettendosi in posizione difensiva e bloccando il braccio del fratello a mezz'aria. "Ma ti è andato di volta il cervello?" Domandò sconvolto, mentre Bianca li fissava incredula dalla porta della Sala Comune, insieme ad altri della casa dei Folletti.

"No Will" Negò però Jacob scuotendo il capo "Ma tu devi proprio darti una svegliata. Non ci sarò sempre io, a toglierti dai guai."


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5 febbraio 1803, Durmstrang
 


"Risolto l'enigma?"
Riconoscendo la voce del ragazzo, Kathleen alzò la testa di scatto, sorridendo così a Kyle.
"Sei uscito dall'infermeria finalmente?" Domandò sorridente, sentendosi sollevata per la cosa.

Era troppo tempo che Kyle si ritrovava chiuso in infermeria ormai, senza che l'addetta alle cure riuscisse a trovare un rimedio efficace.

"In un certo senso." Rispose lui con una scrollata di spalle "Mi hanno propinato un rimedio alla Grimm." Spiegò "Non risolve esattamente il problema, ma almeno mi aiuta a gestirlo."
Senza sapere bene come rispondere, Kathleen allungò una mano verso il viso del ragazzo, accarezzandone il profilo.

"Ecco, questo di sicuro mi aiuta di più di quella pozione schifosa." Commentò ancora Kyle, facendola arrossire. "Ma tu non hai ancora risposto: sei riuscita a risolvere l'enigma?"
Ancora rossa per l'imbarazzo, l'australiana ritrasse di scatto la mano, balbettando appena un "Non ancora... non so più dove sbattere la testa sinceramente."

"Perchè a me è venuta in mente una cosa... hai provato col fuoco?" Domandò Kyle, sedendosi sul letto accanto a lei.
"E' un foglio di pergamena e ho soltanto quello... non vorrei bruciarlo per sbaglio." Rispose lei appellandolo per mostrarlo al ragazzo per l'ennesima volta.

"Lascia fare a me." Propose lui, tirandoglielo delicatamente via dalle mani e appellando una candela accesa.

Dopo aver srotolato il foglio, lo posizionò sopra alla candela, abbastanza vicino da sentire la fiamma ma abbastanza lontano da non farlo bruciare.

E, come per magia, il foglio non fu più bianco: diverse linee iniziarono a formarsi, inizialmente seguendo le venature della carta, ma poi mischiandosi tra loro liberamente fino a creare una mappa e una grossa X fiammeggiante.

Trattenendo il fiato, i ragazzi riconobbero il posto. C'erano già stati entrambi: si trattava del villaggio di Durmsburg.

"Forse il Calice ha sbagliato, a scegliere me come Campionessa."


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8 febbraio 1803, Durmstrang

 



"Oh no! Ci risiamo!" Borbottò Liam esasperato, cacciandosi una mano sulla faccia come per volersi nascondere, mentre al suo fianco Tyler ridacchiava divertito. "Ma non ha davvero altro da fare?" Continuò a borbottare il wampus, gettando un'occhiata di fuoco al ragazzo di colore, che si trovava qualche metro davanti a lui, intento a cercare di convincere il Preside Hartnell della ovvietà delle sue idee.
"Del tipo?" Domandò curioso Tyler, che era invece particolarmente intenzionato a godersi lo spettacolo fino in fondo.

Nell'atmosfera cupa e tesa di Durmstrang c'era ben poco spazio per i sorrisi. Ma Patton Powell questo non lo sapeva, perciò continuava a fare il suo numero.

"Potremmo dirgli di avere trovato una falsa pista su una betulla assassina. Sono sicuro che ci cascherà." Suggerì Liam roteando gli occhi e sbuffando, mentre l'altro Caposcuola rischiava di strozzarsi con la saliva.
"O magari su un cespuglio velenoso?" Boccheggiò Tyler appena riuscì a ricomporsi, finendo però inevitabilmente per iniziare nuovamente a ridere, a causa dell'idea che si era formata nella sua testa.

Ovvero quella di Patton che si precipitava fuori dal dormitorio brandendo un paio di cesoie per difendere il Castello da un eventuale attacco arboreo.

"Siamo rovinati!" Concluse Liam sospirando rassegnato.





"Quello che non capisco assolutamente, signor Preside" Stava dicendo intanto il ragazzo oggetto della loro discussione qualche metro più avanti "è per quale motivo, nonostante siamo ormai qui da ottobre, ancora nessuno di noi abbia potuto partecipare alle lezioni di Arti Oscure insieme ai ragazzi di Durmstrang." Continuò assumendo un'espressione offesa.
"Converrà con me che, a seguito di tutti gli eventi accaduti nel Castello, noi studenti dovremmo essere in grado di poterci difendere." Aggiunse assumendo un'espressione seria e grave "E sono sicuro che i Grimm ci stiano tenendo nascosti degli incantesimi su come difendersi dalle piante assassine, cosa che invece hanno insegnato di sicuro ai propri studenti, visto il bassissimo numero di scomparse degli allievi di questa scuola rispetto a tutti gli altri." Concluse il ragionamento, non dando il minimo segno di aver notato l'aria sempre più insofferente del suo preside di fronte al suo discorso senza logica.




"Adesso il vostro preside lo uccide." Commentò Clementine ridacchiando, procedendo al fianco di Camille ed Elizabeth per il lungo corridoio, seguendo la massa dei loro compagni e ascoltando suo malgrado il lungo discorso che Patton stava facendo con Hartnell, visto che il ragazzo non si preoccupava neanche di abbassare la voce.
"Ma fa sempre così?" Rincarò invece la dose Elizabeth aggrottando le sopracciglia e sgranando leggermente gli occhi, mentre sentiva Patton iniziare ad esporre a gran voce e con molta convinzione le ragioni per le quali, a suo parere, gli studenti di Ilvermony sarebbero stati di sicuro più capaci di quelli di Durmstrang nel saper padroneggiare le arti oscure.

Ovviamente non tutti gli studenti di Ilvermony: qualcosa nel suo tono suggeriva che il ragazzo si stesse riferendo a se stesso.

"A volte è anche peggio." Sospirò rassegnata Camille sbuffando, mentre mandava occhiate perplesse poco più avanti.
"Ma non eri stata tu ad andare con lui al Ballo del Ceppo?" Domandò a quel punto Clementine, ricordandosi all'improvviso di quel particolare e sgranando gli occhi stupita.
"Credimi Clem... mi sto chiedendo
ancora oggi se per caso non fossi sotto effetto di una maledizione Imperius quando ho accettato." Rispose la Serpecorno roteando gli occhi, facendo ridacchiare nuovamente entrambe.


"E va bene Powell!" Sbraitò ad un certo punto il Preside di Ilvermony, ormai completamente esasperato dalla lagna messa su dal Wampus, che quel giorno gli sembrava pià fastidioso del solito.
"Oggi vi porterò tutti a lezione di Arti Oscure insieme agli studenti di Durmstrang" Decretò alzando il pugno destro in aria "così almeno la tua insaziabile curiosità sarà saziata."
O almeno spero.
Aggiunse mentalmente.
"Andiamo." Concluse facendo dietro front e iniziando a percorrere il corridoio a ritroso.

Tuttavia, dopo pochi secondi, David fu costretto a bloccarsi, guardandosi attorno con aria spaesata.
"Ehm... qualcuno per caso sa la strada?" Domandò incerto.

Mentre Liam si appoggiava alla parete, facendo finta di sbattere la testa contro al muro per la disperazione e Tyler, Camille e le due australiane si mettevano a ridacchiare, Livvy si schiarì la gola, attirando così l'attenzione dell'intero gruppo, Preside compreso.
"La so io." Affermò decisa "Da questa parte." Concluse indicando una direzione con il braccio e incamminandosi.




-*-*-*-



Vedendo il loro professore di Arti Oscure abbandonare l'aula e il preside di Durmstrang entrare al suo posto, Christopher trattenne al pelo un'imprecazione, appiattendosi il più possibile lungo la parete e cercando di confondersi con essa, quasi sperando di sparire, gemello con quanto fatto nello stesso momento da Trystifer, oltre che da altri loro compagni.

Se Elijah aveva deciso di sostituire il professor Zakarof, significavano solo due cose: lezione pratica e guai in vista.

E di solito a fare da cavia era sempre uno di loro: un mezzosangue.

Proprio come da previsione, senza spiegare nulla a nessuno, l'uomo iniziò a far evanescere i banchi e le sedie, creando così uno spiazzo abbastanza largo dove gli studenti avrebbero potuto duellare. Poi, quando ebbe terminato, iniziò a scrutare silenziosamente i suoi studenti, come per valutare chi utilizzare quel giorno.

In risposta si appiattirono tutti quanti ancora di più alla parete, pregando tutti gli dei possibili ed immaginabili di insegnare loro a diventare invisibili in due secondi. Oppure anche di far dimenticare al Preside della loro esistenza.

Il fatto che in quel momento Elijah Grimm sembrasse davvero furioso non aiutava per niente.

Dopo qualche secondo di tensione, l'intera classe salutò come un miracolo inaspettato il rumore di una bussata alla porta.
E ancora di più il fatto che subito dopo entrò nell'aula il preside di Ilvermony, seguito a ruota da tutti gli altri studenti per quell'anno ospiti del Castello.

Magari, davanti a quella folla inaspettata, Elijah si sarebbe trattenuto.

"Ma tu guarda... abbiamo degli ospiti inattesi." Fu l'unico commento dell'uomo "Qualcuno mi spiega a cosa è dovuta questa irruenza?"
"I ragazzi erano curiosi di assistere ad una lezione di Arti Oscure, visto quanto sono famose anche all'esterno di Durmstrang." Spiegò David cercando di trattenersi dal fare nuovamente dietrofront e portare i suoi studenti il più lontano possibile da lì, già pentito della decisione presa per esasperazione. Ripensandoci, non riusciva neanche a ricordare il perchè, l'avesse presa.

Inoltre l'espressione sfoggiata da Elijah non gli piaceva proprio per nulla.

"Siete arrivati proprio al momento giusto, allora." Decretò l'uomo con un sorrisino giudicato da tutti inquietante. Poi si voltò lentamente verso il nipote, allargando pian piano il sorriso. "Jacob..." Proclamò ad alta voce, "sarai tu oggi il bersaglio."

Apparentemente imperturbabile, senza mostrare in alcun modo il nodo allo stomaco che l'aveva preso nel momento in cui aveva sentito quelle parole uscire dalla bocca del parente, Jacob si fece avanti, posizionandosi così al centro dello spiazzo vuoto, mentre tutta la classe tratteneva il fiato, domandandosi come mai il Preside avesse deciso di usare proprio il suo nipote prediletto.

"La bacchetta." Gli ordinò Elijah, allungando una mano.
Non appena Jacob gliela ebbe consegnata, l'uomo fece un gesto con la sua, borbottando un incantesimo che avrebbe reso il nipote cieco per la successiva mezz'ora.

L'ultima cosa che il più grande dei fratelli Grimm riuscì a vedere, fu proprio lo sguardo di suo zio promettergli silenziosamente vendetta.

"La procedura la conoscete." Decretò l'uomo, iniziando a girare attorno al ragazzo, ma senza mai perdere il contatto visivo con tutti gli altri. "Qualsiasi incantesimo o maledizione è lecito - meglio se non verbali - tranne quella di morte. Chi non partecipa sarà cruciato più tardi."

"Potete iniziare."






Reyna fu la prima a colpire.
Non aveva nulla contro Jacob Grimm, ma sapeva per esperienza personale cosa significava essere torturata da Elijah.
Il preside non si era risparmiato di certo, in passato, soltanto perchè lei era una ragazza.
Anzi, se possibile, si era accanito ancora di più su di lei, ridendo della sua sofferenza.

"Hai una mente brillante e il sangue puro. Ma nonostante questo combini solo guai. Dovrei espellerti. Eppure vedi? Sono magnanimo e non lo faccio."

Con il tempo aveva imparato a farsi più furba, trasgredendo le regole in modo tale da non essere più beccata.
E non le andava di essere torturata nuovamente, soltanto perchè non aveva partecipato.

Fu quel motivo che la spinse a pensare con tutte le sue forze ad uno schiantesimo.
Che Jacob deviò senza problemi.

Ma Reyna aveva ormai dato il via.

E una pioggia di maledizioni e incantesimi si abbattè sul ragazzo.







"BASTA!" Urlò Livvy all'improvviso, con tutto il fiato che aveva in gola. "LA SMETTA!"

Praticamente ogni studente aveva smesso di attaccare Jacob, ormai riverso a terra e senza forze, e la campanella che segnalava la fine dell'ora era già suonata da un pezzo.

Tuttavia ciò non aveva fermato Elijah.
Avendo giudicato come troppo timidi i tentativi dei suoi studenti di colpire il nipote, ne aveva spostato bruscamente uno dalla linea di tiro, prendendone così il posto.

"Se Jacob fosse un mago armato e con la vista vi avrebbe già uccisi tutti: vi faccio vedere io come si fa." Aveva decretato, prima di iniziare ad attaccarlo lui stesso con una serie di incantesimi, uno più potente e oscuro dell'altro, finchè il ragazzo non era crollato a terra stremato.

Un incantesimo lo aveva colpito alla gamba, facendole assumere una strana angolazione e strappandogli un gemito di dolore.
Ma neanche quello aveva fermato suo zio, ormai completamente concentrato solo su ciò che stava facendo.

Elijah si era completamente scordato di avere un pubblico.
Tutta la sua attenzione era ormai rivolta a Jacob. E al modo migliore per fargliela pagare.

Tuttavia, all'urlo della ragazza, l'uomo sembrò tornare di colpo alla realtà e tolse la bacchetta dalla traiettoria del nipote, smettendo così di cruciarlo.

"Ti nascondi dietro ad una sottana adesso?" Lo derise.
"Non mi nasconderei neanche... dietro a quella... di una di famiglia..." Boccheggiò testardamente Jacob, pur di non dargliela vinta "Figuriamoci dietro a quella... di un'estranea."
"Puoi ringraziarla per essere intervenuta invece." Gli rispose Elijah in un sussurro, tirandogli su la testa con uno strattone. "Perchè se non mi avesse fatto tornare la ragione, sarei andato avanti fino ad ammazzarti."

"Peccato che... io... non gliel'abbia chiesto."

Con uno strattone più ampio e davanti ad una classe totalmente incapace di reagire, Elijah lo rimise in piedi - ignorando il fatto che il ragazzo riuscisse a malapena a stare in piedi, barcollante sotto al suo stesso peso - spingendolo senza tanti complimenti verso la porta dell'aula.

"Sparisci, prima che io cambi idea e ricominci da capo."



-*-*-*-



Sentendo rumori parecchio strani e anche un paio di imprecazioni emessi da una voce soffocata, Sascha si alzò di scatto dal letto, lanciando subito dopo un urlo terrorizzato.

Solo dopo un bel po' riuscì a riconoscere il volto di Jacob, nascosto com'era dietro ad escoriazioni e lividi.
E a quanto pareva, appoggiato in quel modo alla parete mentre respirava a fatica, le ferite non le aveva solo sul volto.

Senza aver dato segno di essersi accorto della sua presenza, il ragazzo raggiunse a fatica il letto, zoppicando ampiamente.
Poi si lasciò andare sopra ad esso, emettendo un vago sospiro di sollievo, sostituito da diverse smorfie di dolore quando cominciò a togliersi i vestiti con l'ausilio della magia.

Subito dopo iniziò a tossire, sputando così del sangue sopra al cuscino, che si andò ad unire a quello già presente sulle lenzuola, fuoriuscito dalle diverse ferite presenti sul suo corpo.

La ragazza era completamente paralizzata.
Da una parte, avrebbe voluto approfittare della situazione per prenderlo a schiaffi, facendolo soffrire solo di più, visto ciò che lui le aveva fatto passare fino a quel momento.
Ma dall'altra sapeva che non sarebbe riuscita a farlo veramente: si vedeva bene quanto il ragazzo fosse ridotto male e, nonostante tutto, Sascha non avrebbe augurato quella situazione neanche al suo peggior nemico.

Neanche a lui.

"Chi ti ha ridotto così?" Optò per domandargli alla fine, incuriosita. "Hai trovato qualcuno più forte di te che è riuscito a fartela pagare?" Non riuscì a trattenersi dal chiedergli ironicamente.
"In un certo senso..." Borbottò lui con un filo di voce, senza neanche provare a sollevare la testa dal cuscino.

Non aveva energie neanche per respirare.


"E com'è sentirsi inferiore a qualcuno... una volta tanto?" La lupa non sapeva neanche a cosa fosse dovuta tutta quella sua sfacciataggine. Probabilmente, non appena il ragazzo si fosse ripreso, gliel'avrebbe fatta pagare cara.
Ma era un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire in quel modo.

"Sono sempre stato inferiore a mio zio..." Rispose lui, prima che la sua voce venisse bloccata di nuovo da un attacco di tosse.
Che ben presto si trasformò in una risata.
Sascha, davanti a quella scena, inarcò un sopracciglio, più confusa di prima.

"Sei ridotto malissimo, eppure ridi..." Commentò confusa.
"Stavo pensando... all'ironia della situazione." Replicò il Grimm, boccheggiando per riprendere ossigeno tra un colpo di tosse e l'altro. "Elijah voleva ucciderti... appena finita la prima prova... E adesso ha cercato di uccidere me... perchè ti ho voluto tenere in vita. Eppure... siamo vivi entrambi."


A seguito di tale affermazione, il silenzio calò nella stanza per qualche secondo.
Almeno finchè la ragazza non decise di romperlo. "Rimarrai vivo ancora per poco, se non farai qualcosa per quelle ferite." Decretò, gettando di nuovo un'occhiata alla schiena del ragazzo. Dopo aver scosso la testa ed essersi morsa le labbra, in lotta con se stessa, aggiunse "Hai delle bende da qualche parte per caso?"
"Lascia perdere le bende..." Rispose lui "C'è una fialetta viola... sulla scrivania. Contiene sangue di vampiro*. Passami quella."

Per un attimo la mano di Sascha esitò. Ma poi l'ennesimo colpo di tosse del ragazzo la convinse a fare la cosa giusta.
Fu per quel motivo che, anche se tremando leggermente, gliela allungò.

"Grazie." Commentò lui dopo averne bevuto il contenuto, cadendo in un sonno profondo non appena il processo di guarigione terminò.



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* non so se qualcuno di voi ha mai visto TVD (The Vampire Diaries): lì bastano poche gocce di sangue di vampiro per guarire da praticamente ogni ferita.

Secondo voi cosa troveranno le nostre campionesse in corrispondenza della grossa "X" finalmente trovata da Kyle e Kathleen?

  
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