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Autore: Echocide    24/05/2017    4 recensioni
Tikki è condannata a un'esistenza immortale e susseguita di morti: è una sirena e il suo unico scopo è dare in pasto delle vite umane al Mare, suo Genitore e Sposo. Ma dopo l'ennesima morte, nel piccolo villaggio in cui si ferma, incontra qualcuno...
Plagg odia il mare che gli ha portato via la sua famiglia e odia anche la nuova arrivata, che odora di salsedine, ma allo stesso tempo non può stargli lontano...
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Plagg, Tikki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: La sirena
Personaggi: Tikki, Plagg, Altri
Genere: mistero, sovrannaturale, romantico
Rating: G
Avvertimenti: Alternative Universe, longfic, Original Characters
Wordcount: 1.991 (Fidipù)
Note: Ed eccoci con un nuovo capitolo de La sirena (vi ricordo che il prossimo verrà postato il 14 giugno. Lo so, è un po' in là ma devo dare spazio anche alle altre due storie del mercoledì) e, come sempre, non è che abbia granché da dire su questa storia (rispetto alle note che faccio su Miraculous Heroes 3 sono davvero esigue queste), quindi passo subito alle informazioni di servizio e ai ringraziamenti.
Per gli aggiornamenti rimasti, vi informo che domani ci troveremo di nuovo con Laki Maika'i, venerdì ci sarà il nuovo capitolo di Miraculous Heroes 3 e sabato il nuovo aggiornamento di Scene.
Vi ricordo la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime.
Infine, come sempre, voglio ringraziare tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie nelle vostre liste.
Grazie di tutto cuore!


Plagg fece un cenno del capo a Nooroo, impegnato dietro al bancone, mentre entrava nel locale con Tikki al seguito: lo superò tranquillamente, andando a sedersi al tavolo che occupava sempre e voltandosi verso l’ampia vetrata, in direzione della spiaggia; il giovane notò subito come lo sguardo dell’amico seguisse la rossa e poi, dopo un momento, tornò a occuparsi dei clienti che aveva davanti.
Dette una veloce occhiata a Tikki e, notando che lei era rimasta fissa al suo posto, decise di andare dall’altro: «Come va?» domandò, accomodandosi a uno degli sgabelli e sorridendo al ragazzo: «Serata piena, vero?»
«Wayzz mi ha detto che Fu te l’ha mollata come lavoro» dichiarò Nooroo, sorridendogli e iniziando a spillargli la birra che prendeva sempre, mettendogli poi davanti il bicchiere colmo di liquido ambrato: «E poi tranquillo: è bellissima ma non sono così stupido. Non le interesso…»
Plagg annuì, prendendo il boccale e voltandosi in direzione del tavolo: giusto, doveva sentire che cosa voleva…
«Dove accidenti è andata?» tuonò Plagg, posando con forza il boccale sul banco e osservando il posto che la rossa aveva occupato.
Vuoto.
Si era dileguata.
Nel suo silenzio.
«Quella…» strinse i denti, reprimendo ciò che voleva dire e si diresse velocemente verso la porta: non poteva essere andata tanto lontana e poi doveva passare dall’albergo a recuperare le sue cose.
«Plagg! E la tua birra?»
«La tua rossa è morta, Nooroo.»


Sembri stanca…
Tikki sorrise, ascoltando la voce del Padre dentro di sé, mentre si lasciava cullare dalla corrente marina: sto bene. E’ stata solo una giornata faticosa, gli rispose sentendo l’acqua vibrare attorno a lei: girò su sé stessa e, con due colpi di coda, raggiunse una profondità maggiore.
Mi dispiace.
Tikki si morse il labbro, piegandosi su sé stessa e assumendo una posizione fetale, mentre si lasciava cadere sempre più a fondo; le sarebbe piaciuto raggiungere il fondale e sdraiarsi, osservando l’acqua che l’avvolgeva completamente: non è per quello che ho fatto…, mormorò dopo un po’, ci sono abituata.
No, tu non ti abituerai mai. Sei diversa dalle altre.
Sono…
E va bene così. Fa parte della tua bellezza, Tikki.

La sirena annuì, adagiandosi sul fondale marino e, intrecciate le braccia, poggiò il mento contro di esse: il dottore del villaggio non vuole lasciarmi andare via…, mormorò dopo un po’, incapace di nascondere alcunché al genitore: la figlia del sacrificio pensa che io centri qualcosa con la morte…
Ha forse nota...
No, non affronta il dolore.
Vuoi che ci pensi io?

Tikki scosse il capo, girandosi e mettendosi supina: il dottore se ne sta già occupando.
Fu è un bravo uomo.
Lo conosci?
Più o meno. Io conosco tutti coloro che vivono nelle mie vicinanze, bambina.
Giusto.

Tikki annuì con la testa, socchiudendo gli occhi e lasciando andare i pensieri: aveva atteso un momento di distrazione di Plagg, uscendo velocemente dal locale e raggiungendo la spiaggia; quasi poteva immaginare quante gliene avrebbe dette quando lei fosse tornata sulla superficie ed era certa che avrebbe anche dato fondo al suo colorito vocabolario.
Ma sarebbe stato un po’ complicato spiegargli perché voleva andare in spiaggia e immergersi completamente nuda…
Anzi, da quel poco che lo conosceva, avrebbe sicuramente detto qualcosa sul farle compagnia o altro.
Era stata senza dubbio la soluzione migliore.
Chi è Plagg?, le domandò il Padre, riportandola alla realtà e facendola alzare di scatto: Tikki poggiò il proprio peso sui gomiti, osservando alcuni pesci nuotare poco distanti da lei: i tuoi pensieri mi arrivano e sono un vortice attorno a questa persona…
E’ il mio guardiano.
E perché dovresti avere un guardiano?
Perché Fu ha detto che mi serve.

L’acqua vibrò attorno a lei, facendola sorridere mentre allungava una mano e la corrente s’intrecciò attorno alle sue dita, stringendole appena e poi rilasciandole: va tutto bene, mormorò al Padre, devo rimanere qui solo una settimana. Il tempo di far calmare le acque…
Oh, ma io sono calmo, dichiarò il mare vibrando di allegria.
Tikki rise, continuando a giocherellare con l’acqua: è un modo di dire degli umani.
Non li capirò mai.

Anche io, mormorò la sirena, sorridendo e continuando a lasciarsi cullare dalla corrente del mare: anche lei non avrebbe mai capito un umano e il suo modo di fare, così opposto a come voleva far apparire.
Plagg era sprezzante, faceva battute sarcastiche eppure era il primo ad aiutare chiunque.
Era un controsenso.


Sapeva di aver fatto qualcosa di sbagliato.
Lo poteva leggere in quegli occhi blu scuro, mentre le stava davanti con i lunghi capelli rossi bagnati che, a loro volta, inumidivano anche la felpa: per la prima volta, da quando la conosceva, Plagg ringraziò il fatto che Tikki non potesse parlare e che solo lui sarebbe stato il protagonista indiscusso di quel soliloquio.
«Quale parte del ‘non sparire dalla mia vista’ non arriva al tuo cervellino?» mormorò il moro, tenendo le mani ben ferme nella tasche del giubbotto e osservandola, mentre inclinava la testa e sbatteva le palpebre, fissandolo con quello sguardo che rappresentava un misto fra risentimento e incredulità: «E poi perché hai i capelli bagnati?» sbuffò, continuando il suo rimprovero e notando che Tikki aveva abbassato lo sguardo verso i suoi piedi, osservando interessata la borsa, indicandola e spostando poi l’indice verso di lei: «La tua borsa? Sì, sono andato all’albergo mentre la signorina faceva il bagnetto delle sei e ho preso la tua roba – fra l’altro sei proprio una barbona, lo sai? -, perché…» si fermò, mentre notava le iridi tingersi di rabbia e ridacchiò: «Oh, la rossa se l’è resa a male?»
Tikki strinse la mascella, respirando a fondo e maledicendosi per non essersi portata dietro il bloc notes: non ne aveva bisogno in acqua e, di certo, non pensava di incontrare quell’idiota una volta ritornata sulla terraferma, Plagg poi sembrava trarre una gioia estrema dal fatto che lei non poteva parlare o scrivere, lasciandogli il pieno dominio di quella pseudo-conversazione.
Si accucciò davanti a lei, prendendo la cinghia della borsa e sollevandola senza sforzo, mettendogliela letteralmente in braccio e sorridendo: «Ho disdetto la tua camera e parlato con Tom. Da stasera starai dai Dupain-Cheng: Marinette stava letteralmente saltando dalla gioia.»
Cosa aveva fatto?
«E, cara la mia rossa, non pensare di liberarti di me un’altra volta» continuò Plagg, chinandosi un poco e tenendo gli occhi alla stessa altezza di quelli della ragazza: «Sarò la tua ombra, dovrai stare sempre davanti e…» si fermò, allungando una mano e dandole una lieve pacca sul sedere: «Almeno avrò un bel panorama per questa settimana.»
Tikki inspirò profondamente, lasciando andare la propria borsa e alzando un braccio: non pensò a nulla mentre, con la mano ben aperta, gli regalò un sonoro schiaffo e si sentì soddisfatta mentre vedeva lo sguardo verde di lui animarsi di rabbia.
Così imparava a toccarla…
«Ti odio, rossa.»
Sentimento reciproco, maniaco.


Fu sorrise, osservando la ragazza dai lunghi capelli rossi entrare nella casa dei Dupain-Cheng: «Ciao, Tikki» mormorò, chinando lievemente il capo in segno di saluto, senza alzarsi dalla postazione sul divano: «Mi dispiace tantissimo di non essere venuto a parlare subito con te…» continuò, mentre posava il bicchiere sul tavolino basso e la fissava: «Ma ho mandato Plagg, con l’ordine di spiegarti il tutto.»
Tikki annuì, mordendosi il labbro inferiore e scoccando un’occhiataccia al ragazzo dietro di lei: «Ti serve un quaderno per scrivere?» le domandò Marinette, dalla cucina ad angolo che dominava parte della stanza, prendendo immediatamente un blocco e una penna dalla roba della scuola, che aveva seminato sul tavolo: «Tieni!»
Tikki le sorrise, accettando ciò che le era stato offerto e stringendoselo al petto: «Credo voglia ringraziarti» bofonchiò Plagg, avanzando e poggiandosi contro il muro, le mani ben infilate le tasche e ricambiando lo sguardo sorpreso di Tikki: «Che c’è?»
La rossa scosse il capo, osservandosi attorno e sorridendo appena ai padroni di casa: «Immagino che avevi i tuoi piani» riprese Fu, tenendo lo sguardo su di sé: «Plagg mi ha detto che, quando ti ha raggiunta, stavi preparando i bagagli ma…» si fermò, storcendo le labbra e inspirando profondamente: «Marie era molto legata a suo padre, soprattutto dopo la morte della madre e penso che, quando ha visto il cadavere del genitore, qualcosa si sia rotto dentro di lei…» l’ometto si fermò, scambiandosi uno sguardo con Tom: «Non sono uno psicologo o uno psicoterapeuta, però, posso notare benissimo che Marie, da quando ha visto il padre, è cambiata in maniera totale…»
«Non che prima fosse un amore di donna, eh» bofonchiò Plagg, facendo voltare tutti gli altri: «Andiamo, non mi dite che prima di trovare Gustav fosse una santa!»
«No, però…»
«Forse non faceva la caccia alla strega rossa, però non è che era una di quelle che ti…»
«Plagg, ricordati di Marinette» l’ammonì Fu, sospirando e scuotendo il capo: «Per quanto apprezzi il tuo colorito vocabolario, vorrei evitare che…»
«Marinette è abbastanza grande per sapere!»
«Tesoro…» mormorò Sabine, sorridendo alla figlia: «Perché non vai a finire i compiti in camera?»
«Perché voglio stare con Tikki.»
«Ecco, Marinette» dichiarò Plagg, ridacchiando: «Prendi Tikki e portala a vedere la sua stanza: è meglio che le bambine non ascoltino i discorsi dei grandi»
Tikki si voltò verso il moro, osservandolo male e spostando poi lo sguardo sulla ragazzina, rimanendo in attesa: «D’accordo, d’accordo» sospirò Marinette, scivolando giù dallo sgabello e, nell’operazione, urtò contro la zuppiera piena di frutta: Tikki balzò in avanti, afferrando una mela che stava rovinando per terra e si scontrò contro Plagg, che aveva avuto la stessa idea, e sbilanciata dal movimento gli cadde addosso, finendo entrambi in un groviglio di gambe e braccia.
«Scusate…» pigolò la ragazzina, osservando i due mentre cercavano di rialzarsi: Tikki usò la spalla di Plagg per issarsi su ma, nel farlo, cozzò contro il tavolo e, mordendosi il labbro inferiore, si portò le mani alla testa, toccandosi la parte lesa.
«Hai una degna compagna, Marinette» bofonchiò Plagg, ridacchiando e osservando la ragazza: «Fa male?»
«Vieni, Tikki» mormorò Marinette, aiutando la rossa a rialzarsi: «Ti mostro la tua camera»
Tikki annuì mentre, tenendosi sempre una mano sulla testa, seguiva Marinette nel corridoio che si snodava dietro le scale che portavano al piano superiore e si voltò un’ultima volta indietro, osservando Plagg farle la linguaccia: «Tu piaci a Plagg» dichiarò Marinette, quando la rossa si fu voltata verso di lei: «Non l’ho mai visto così…» continuò, sorridendo all’altra e fermandosi davanti a una porta: «Beh, questa è la tua camera. Ti avviso, mamma e papà non la prenderanno bene se ci porterai Plagg…» continuò, ridacchiando all’espressione scandalizzata che si dipinse sul volto di Tikki: «Ti ho lasciato un po’ di quaderni e penne, così non avrai problemi a comunicare e…» Marinette si guardò attorno, allargando le braccia: «Beh, è tutto qui. Se hai bisogno di qualcosa…»
Tikki sorrise, avvicinandosi a Marinette e stringendola in un abbraccio, lasciandola poi andare e portandosi entrambe le mani al cuore: «Penso sia il tuo modo di dire grazie, giusto?» mormorò Marinette, sorridendole: «Plagg è più bravo di me a capire quello che vuoi dire.»
Tikki sorrise, ascoltando la ragazzina che le stava mostrando tutto e annuendo di tanto in tanto con la testa, voltandosi poi indietro quando sentì la porta aprirsi: Plagg rimase sulla soglia, osservando le due e la camera: «Parlavamo proprio di te! Cioè prima…» esclamò divertita Marinette, scivolando fuori dalla stanza e ridacchiando quando il ragazzo le scompigliò i capelli.
Tikki rimase immobile, guardandosi attorno e poi fermandosi su Plagg: «Allora, rossa, tu rimarrai qui, ok?» le domandò, sorridendo al cenno affermativo della giovane: «Niente bagnetti notturni. A meno che non inviti anche me» si fermò, incrociando le braccia e sorridendo: «soprattutto se li fai nuda, anche. Ehi, oggi eri nuda per caso? Per questo…» La  rossa assottigliò lo sguardo, avvicinandosi a lui con la mano ben alzata e pronta ad assestargli l’ennesimo schiaffo ma l’osservò balzare indietro e sorriderle innocentemente: «Beh, devo andare. Sicuramente gli Agreste si domanderanno dove sono finito…» dichiarò, facendole l’occhiolino: «Ci vediamo domani, Rossa.»

   
 
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