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Autore: Gremilde    24/05/2017    1 recensioni
Onestamente, le introduzioni non sono il mio forte. Corro sempre il rischio di dire troppo o troppo poco e, in entrambi i casi, perdo l'attenzione di un potenziale lettore. Vabbeh... Ci provo...
Cosa sarebbe successo se Harry avesse avuto una sorella gemella, Elizabeth. E se, con un gesto d'amore incondizionato, avessero sconfitto Voldemord salvando la vita ad entrambi i genitori...?
E... Cosa sarebbe successo se... uno dei due fratelli fosse finito tra i Serpeverde? Come sarebbe cambiata la storia?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Quattro:
 

Dall’inizio della scuola, erano trascorsi alcuni mesi durante i quali i gemelli avevano consolidato i loro rapporti di amicizia con alcuni membri delle rispettive case e dove avevano imparato molte cose interessanti.
Durante tutto il periodo, avevano continuato ad indagare sulla pietra filosofale e si erano convinti che Severus non fosse propriamente onesto con loro. Avevano provato a fare domande ai genitori ed agli altri zii, ma non avevano ottenuto nessuna informazione né risposta.
- Secondo me Raptor ha qualcosa di strano… - bofonchiò pensieroso Harry guardando il suo piatto di eggs and bacon – Da quando è arrivato lui, io e Lizzy abbiamo spesso mal di testa.
- Non capisco cosa sia venuto a fare. – annuì distratta Hermione.
- Miseriaccia! – sbottò Ron – E’ stato chiamato per indagare sulle stranezze della Foresta Proibita. –sospirò addentando un wurstel - Non ho voglia di andare ad Erbologia. – si girò a guardare Harry ed Hermione – E se…
- No Ronald. – rispose dura Hermione alzando la testa dal suo libro – Non dirlo.
- Non pensarlo neanche. – scosse la testa Harry – E poi, non vuoi vedere Lizzy?
- Hm. – mise il broncio – Lei fa la carina con Zabini.
- Oooh qui qualcuno è geloso. – parlò Elizabeth comparendo dietro di loro in compagnia di alcuni serpeverde, quella mattina era più graziosa del solito, aveva tirato i capelli in una coda di cavallo alta e le spiovevano attorno al viso morbidamente.
- Giorno sorellina. – le sorrise Harry accettando di buon grado il suo bacio sulla guancia – Ragazze.
- Potter. – borbottarono a disagio.
- Ci vediamo a lezione? – domandò la gemella con un sorriso.
- Senz’altro sì. – annuì Hermione – Intanto andate a fare colazione.
Elizabeth salutò i grifondoro con un cenno della mano, poi seguì le compagne di casa verso il loro tavolo.
Ad aspettarla, c’era Draco Malfoy.
- Principessa. – la salutò.
- Principe. – sorrise, tra loro le cose erano molto tese ma erano stati eletti all’unanimità “Re e Reginetta della casa” e, almeno in pubblico, dovevano stare vicino.
- Riposato bene? Mangiato abbastanza? – domandò osservandola, trovandola incantevole ed odiandosi per quel pensiero.
- Molto, grazie. – poggiò la mano in quella di lui, un brivido la percorse – E tu?
- Sono andato ad una festa sulla Torre di Astronomia, ho dormito poco.
- Ooh. – negli occhi di lei passò un lampo di tristezza, fu un bagliore che durò una frazione di secondo, ma che non sfuggì al giovane Malfoy.
- Non sapevi della festa? – domandò accompagnandola al dormitorio.
- Ho studiato Erbologia e Storia della Magia fino a tardi. Nessuno mi ha detto della festa. – sorrise – Ti sei divertito?
- Sì. Abbastanza.
- Mi fa piacere. – tolse la propria mano da quella di Draco e si mise seduta, allontanandosi da lui – Buongiorno a tutti. – sorrise.

Draco sentì improvvisamente freddo, la mano di Elizabeth era morbida e calda, gli piaceva il tocco gentile di lei sulla propria pelle diafana e fredda.
- Dray… - lo chiamò Pansy civettuola – Tutto ok?
- Mai stato meglio. – ringhiò mettendosi nuovamente al fianco di Elizabeth. La giovane Potter sorrise quando sentì la mano di Draco prendere la sua, forse non gli era completamente indifferente.
- Ehi Malfoy. – borbottò Zabini, ma non riuscì a continuare, interrotto dall’arrivo della posta mattutina.
- Draco, vorresti del succo di zucca? – domandò Elizabeth godendosi il contatto con la pelle di Malfoy.
- Sì, grazie. – mormorò osservando avido le sue labbra carminio.
“Sorellina…” la chiamò a disagio Harry “Potresti smetterla per cortesia?”
“Di fare cosa?” sobbalzò sentendo la voce del fratello in testa.
“Di pensare alle labbra di Malfoy” replicò con disgusto.
“E tu agli occhi della Granger” rispose piccata.
La loro conversazione mentale fu interrotta bruscamente dal professor Piton che, prendendo la parola, annunciò che nel pomeriggio ci sarebbero state le selezioni per le squadre di Quiddich in vista dell’inizio del Torneo. Elizabeth strinse la mano di Draco e, senza pensarci, lo baciò sulla guancia facendo zittire l’intera Sala.
- Potter. Malfoy. – si alzò di scatto Minerva – Contegno per favore.
I due ragazzini si guardarono intorno senza capire il perché di tanto scompiglio, poi notarono le loro dita intrecciate e si allontanarono imbarazzati. La colazione finì senza altri incidenti. Gli studenti andarono a prendere i libri di Erbologia ed i mantelli per uscire fuori.

Draco restò indietro ad aspettare Elizabeth, sulla guancia aveva ancora la sensazione delle labbra tiepide di lei.
- Lis. – le sorrise.
- Draco. – lo prese sotto braccio con naturalezza – Sei gentile.
- Gentile? – arcuò un sopracciglio.
- Mi aspetti sempre. – si imbronciò – Ma non mi inviti alle feste.
- Non mi piace condividerti. – rispose di getto, pentendosi subito.
- Ooh… - Elizabeth sorrise, a disagio – Eppure mi lasci spesso con Zabini per passare tempo con Pansy. – lo guardò, verde oro cielo in pozze di metallo fuso.
- Gelosa?
- No, tu? – e successe, rapidamente, le labbra di Draco si posarono su quelle di lei.
Fu il primo bacio per entrambi, uno sfiorarsi timido di labbra che cercavano sempre maggior contatto.
Il bacio fu bruscamente interrotto dall’arrivo di Harry, Ron ed Hermione.
- Malfooooooooooooyyyyyyyy! – urlò Ron scagliandosi addosso a Draco – Maledettooooo!!!

Poi fu tutto troppo veloce, il pugno di Ron sul naso di Draco… Il ragazzo che cadde a terra pesantemente e che sbatté la testa sulla base di una delle statue del corridoio… il sangue che macchiò il viso di Elizabeth… Urla… Urla dei compagni di scuola e dei docenti… Le urla del custode Gazza…
Elizabeth, con il viso sporco di sangue e lacrime, cadde in ginocchio. Non sentì più le urla né vide le persone correre. I suoi occhi erano fissi sul corpo immobile di Draco.
- Portate la signorina in infermeria. – tuonò Silente – Potter, pensa a tua sorella.
- Sì, signore… - Harry prese in braccio la sorella e la portò fino all’infermeria da Madama Chips.
I due serpeverde furono trasportati rapidamente in infermeria ed affidati alle cure sapienti dell’infermiera.
Visto il caso, Silente chiamò Lily che raggiunse la scuola con la metropolvere nel giro di qualche minuto.
La Medimaga, si prese cura degli studenti con pazienza e professionalità.
Per fortuna, le condizioni di entrambi non erano gravi. Avevano bisogno di tranquillità e riposo.
- Non voglio che quella tocchi mio figlio! – tuonò una voce dura, fredda.
- È la miglior Medimaga del San Mungo, signor Malfoy. – rispose duramente Madama Chips.
- È una…
- Malfoy. – intervenne James.
- Potter. – rispose con un mugugno l’uomo dai lunghi capelli biondo platino stringendo la persa sul suo bastone da passeggio.
- Mia moglie sta visitando tuo figlio.
- Mio figlio è stato ferito per colpa di tua figlia.
- Signori basta. – rispose Lily raggiungendo i due uomini in corridoio – I ragazzi stanno male. Devono riposare.
- Farò portare Draco al San Mungo. – intervenne Narcissa.
- Non è opportuno spostarlo, signora Malfoy. – scosse i lunghi capelli Lily.
- Concordo con la dottoressa Evans. – annuì l’infermiera.
Narcissa e James, non erano d’accordo su quanto dichiarato dalla Medimaga e dall’infermiera, avrebbero gradito un’altra soluzione e stavano alzando troppo le rispettive voci nel corridoio.
Lucius puntò i suoi freddi occhi su Lilian soppesandola attentamente, l’aveva sempre trovata attraente e si odiava per questo: lei era una Babbana. Al massimo avrebbe potuto fare da sguattera nelle cucine del Malfoy Manor insieme agli Elfi Domestici; non essere così attraente con quei capelli d’oro rosso e gli occhi verdi come le foglie degli alberi.
- Signori basta per favore. – li pregò stancamente la dottoressa – Le vostre urla non fanno che peggiorare la situazione.
- Cissy smettila. – la pregò Lucius con la sua voce pacata – Dottoressa, posso entrare un attimo da mio figlio?
- Prego signor Malfoy… - annuì consentendo all’uomo di entrare.
- Il giovane Malfoy e la giovane Potter devono riposare tranquilli. Voi andate ad Hogsmeade, ai Tre Manici di Scopa, contatteremo Madama Rosmerta non appena i ragazzi si sveglieranno. – concluse il preside che aveva assistito alla scena, con un tono che non ammetteva repliche.
- Ma signore… - protestò James.
- Professor Potter, lei non deve preparare una lezione? – continuò l’uomo sistemandosi gli occhiali – Qui state dando fastidio al personale medico. Vi prego di seguire le mie indicazioni.
Lucius aspettò che l’uomo si allontanasse, poi entrò e raggiunse il letto dove il figlio riposava sereno.
Si accostò all’orecchio del giovane rampollo e gli mormorò qualcosa più e più volte. Una litania, una specie di incantesimo oscuro per fargli credere che l’intera colpa era di Elizabeth. Non poteva permettere che suo figlio, il suo erede, si insudiciasse con una sporca mezzosangue.
Soddisfatto della risposta inconscia di Draco, Lucius uscì e raggiunse la moglie.
Parlottando a bassa voce, i coniugi Malfoy ed i Potter lasciarono l’infermeria. Nel corridoio, restarono Harry; Hermione; Ron; Blaise e Pansy.
- Studenti, tornate nelle vostre rispettive Sale Comuni.
- Signora… - mormorò Harry – Vorrei vedere Lizzy… - scosse la testa – Sento i suoi pensieri.
- Signor Potter… - iniziò l’infermiera, ma davanti all’espressione sofferta e preoccupata di Harry, si arrese – Ho capito. Entri. – sospirò – Lei, signor Weasley, vada immediatamente nell’ufficio del preside.
Vane furono le proteste degli studenti, Madama Chips fece entrare solamente Harry e lo accompagnò dalla sorella. Elizabeth non aveva mai perso i sensi, però non aveva più parlato.
- Vi lascio soli. – dichiarò andando verso il proprio studio.
- Grazie… - mormorò lui - Lizzy… - la chiamò dolcemente mettendole una mano sul braccio.
- Harry. – singhiozzò lei.
I due fratelli restarono a lungo abbracciati, Elizabeth pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto ed Harry la cullò con dolcezza lasciandola sfogare. Stavano in silenzio, e sobbalzarono quando sentirono un gemito.
- Lissss… - la chiamò Draco – Liss…
- Draco… – Elizabeth scese dal letto e lo raggiunse barcollando, tanta era la tensione accumulata che non si sentiva sicura sulle gambe.
- Lizzy… - le sorrise quando la ragazza entrò nel suo campo visivo.
- Mi dispiace immensamente… - singhiozzò lei, gli occhi verdi due grandi laghi colmi di lacrime.
- Sssshhhh… Sta zitta, per favore. – il tono duro del ragazzino la ferì, smise immediatamente di parlare e lo ascoltò con attenzione – E’ solo per colpa tua, maledetta Mezzosagnue, se sono qui.
- Io…
- Zitta! – tuonò – Mi hai fatto una qualche fattura. Mi hai costretto a baciarti. Io un Purosangue. Ho baciato te una sangue sporco.
Elizabeth sentì un “crack” dentro di sé, come se si fosse rotto qualcosa dentro di lei. Ma non capì se il cuore o l’anima.
- D’ora in poi starai lontana da me, Mezzosangue. Non mi parlerai né guarderai. Mai, in nessuna occasione il mio nome dovrà essere pronunciato dalle tue sudicie labbra.
- Malfoy. Ma non ti sembra di esagerare? – provò ad intervenire Harry, ma la situazione precipitò perché Draco continuò ad insultare i fratelli pesantemente, fino a che, senza più lacrime da piangere, la giovane strega disse:
- Il tuo desiderio è un ordine per me, signor Malfoy. Da questo momento non avremmo più niente da spartire. Non mi chiamerai più principessa ed io non mi rivolgerò più a te in alcun modo. Non mi guarderai o parlerai. Ed io farò lo stesso, come se non fossi mai esistito; come se non esistessi. Saremo completamente trasparenti l’uno per l’altra in ogni occasione, anche le formali della Casa Serpeverde. Le nostre strade smetteranno adesso di incontrarsi. Tu sei solo un inutile ragazzino biondo platino, viziato e spaventato che non sa ragionare con la propria testa. Le mie labbra non sono degne di te, schifoso Purosangue. – concluse uscendo.

La giovane strega, lasciò l’infermeria seguita a ruota dal gemello. Fremeva di rabbia, i suoi occhi erano diventati dorati come quando si trasformava in basilisco.
Mormorava frasi sconnesse e piene di rabbia in serpentese, la sua magia era incontrollabile e rovesciò quasi tutte le statue presenti lungo il corridoio.
- Lizzy! – la chiamava inutilmente Harry – Lizzy, fermati.
- Dov’èèèèè? -  urlò girandosi, sembrava una furia – Dov’è il tuo amico inutile!
Come evocato, Ron comparve nel corridoio con l’espressione triste ed una lettera tra le mani.
Elizabeth lo raggiunse correndo, urlandogli contro tutta la sua rabbia.
Ron alzò le mani a proteggere il viso, ma accettò la granicola di colpi che lei gli dette sentendosi ancora più colpevole.
- Ti odio Ronald Weasley. Sei solo un cretino, inutile pel di carota!
- Lizzy. – la bloccò Harry – Adesso basta.
- Lui. – si girò a guardarlo – Lui ha rovinato tutto. Tutto. – e si accasciò a terra, piangendo.
- Cos’ha quel coso biondo platino più di me, eh? – urlò Ron attirando su di loro l’attenzione degli studenti di passaggio – I soldi? È per quello che fai la carina con lui?
- Non ho bisogno dei suoi soldi, Weasley. I Potter sono una famiglia ricca. Oooh sì, inutile pel di carota, noi i soldi li abbiamo. E tu lo sai. – fissò i suoi occhi in quelli di lui – Quindi è per questo che tu fai il carino con me, eh? Per i miei soldi.
- Elizabeth Willow Potter! – tuonò dura Lilian – Silenzio, subito! – e la strega restò senza voce.
Elizabeth si voltò a guardare la madre, grosse lacrime rotolavano lungo le sue guance ma abbassò la testa restando in silenzio.
- Ron. I tuoi genitori sono all’ingresso. – mormorò freddamente Lilian – Harry, va con lui.
- Sì mamma. – annuì il mago.
- Grazie signora Potter. – gemette Ron a bassa voce.
Non appena i ragazzini furono spariti dalla loro vista, Lily fece tornare la voce alla figlia.
- Vieni con me. – le disse.
- Ok… - mormorò mestamente la giovane strega.
In silenzio, madre e figlia raggiunsero la stanza di Elizabeth. Fuori dal dormitorio di Serpeverde, trovarono una spaventata e preoccupata Hermione.
- Lizzy! Ohmiodiolizzy! – gemette stritolandola in un abbraccio – Mi hai fatto morire di paura, sai?
- ‘Mione… - riuscì a borbottare Elizabeth intrappolata in quel soffocante abbraccio – La… non re…
- Signorina… - sorrise Lilian – Potrebbe allentare la presa? Mia figlia sta diventando blu.
- Merlino! – squittì Hermione facendo un passo indietro – Io… Scusatemi…
- Mamma, lei è la mia amica Hermione Granger. Hermione, lei è la mia mamma la dottoressa Lilian, Lily, Evans.
- Piacere di fare la sua conoscenza, dottoressa. – mormorò la strega più giovane guardandola adorante.
- Piacere mio. Nelle loro lettere, entrambi i miei ragazzi parlano molto di te. Sai? – e le dette un buffetto affettuoso sulla guancia.
- Entriamo. – propose Elizabeth – Non stiamo a parlare qui. Non sopporto già più gli sguardi di queste viscide serpi. – e, dopo aver sbloccato la porta d’ingresso in sala comune, condusse la madre e l’amica fino alla sua stanza.
- Ehi, dove pensi di andare con quella lì? È una grifona. Non può stare qua.
- È con me. – parlò Lily mettendo a tacere le ragazze del settimo anno, troppo spavalde per i propri gusti – Oggi mi farà da assistente. Sapete chi sono io, vero?
- Sì dottoressa… - mormorarono in coro le due allontanandosi.
- Odio queste cretinate. – borbottò Lily – Siamo arrivati?
- Sì mamma. – annuì Elizabeth che, dopo aver appoggiato la mano su una pietra liscia e verde come uno smeraldo, lasciò entrare in camera sua l’amica e la madre.
Le due si guardarono intorno incuriosite. La stanza rispecchiava abbastanza il carattere di Elizabeth. C’erano un’enorme libreria strapiena di libri, una scrivania ordinata, un letto a baldacchino da una piazza e mezzo, un piccolo caminetto con davanti un divanetto e un poggiapiedi.
- Peccato per i colori dominanti. – si lasciò sfuggire Lily con un brivido.
- Mamma, anche tu? – ridacchiò Elizabeth lasciandosi cadere su uno dei grossi cuscini sparsi a terra.
- E scusa. Quando uno è grifone, lo è per sempre. – rise mostrandole il ciondolo che portava al collo.
- Lo so. – annuì – Mi sono pentita di non aver scelto un’altra casa… - mormorò.
- Adesso, per cortesia, potete spiegarmi tuttotuttotutto? – le pregò Hermione – Credo di aver capito molte cose, soprattutto dopo aver chiacchierato con uno spaventato Harry oggi. Ma ci sono delle lacune che devo colmare, altrimenti impazzisco.
Sospirando, Elizabeth guardò la madre che annuì dicendo:
- Se ti fidi di questa ragazza, raccontale tutto dall’inizio. Senza omettere niente. Lei non è Ron.

Rabbrividendo di rabbia, la ragazzina raccontò ad Hermione tutta la storia della sua famiglia. Dal giorno del loro primo compleanno fino a poche ore fa, senza omettere nessun particolare.
Hermione, ascoltava l’amica a bocca aperta, di tanto in tanto annuiva o l’interrompeva per avere maggiori informazioni.
- Quindi, se non ho capito male, - disse analizzando tutto ciò che aveva saputo – Ron ha rovinato ciò che stavi cercando di costruire con quel Malfoy.
- Già. – sospirò – Draco non mi è piaciuto affatto la prima volta che l’ho visto. Troppo borioso e con un’altissima stima di sé. Ma ho fatto del mio meglio per entrare nella cerchia dei suoi amici, per ingraziarmelo. Anche mettendo a tacere la vera me stessa.
- Non è colpa sua, tesoro. – scosse la testa la madre – Sai che tipo di famiglia stramba è la sua.
- Lo so. Me ne sono resa conto. – fece un sorriso triste – Il fatto è che… per un brevissimo istante, mi è sembrato di conoscere il vero Draco. Non quello che lui impersona per compiacere chi gli sta intorno.
- Quindi un ragazzo diverso da quel borioso, saccente, furetto platino. – Hermione la guardò intensamente – Ma… Non è che ti sei innamorata di lui?
- Innamorata…? – Elizabeth scoppiò a ridere talmente forte, che i suoi occhi prudessero non solo stelline ma anche piccole fiammelle – No… Non ne sono innamorata.
- Lis? – la madre la guardò, scavando profondamente in lei.
- Non voglio che entri così nella mia testa, mamma. – si alzò di scatto lei – Lo sai che mi sono presa una cotta per lo zio Remus. Ne abbiamo parlato. Adesso sto meglio, perché sono cresciuta. Ma davvero non puoi pensare che io possa essermi innamorata di Draco quando come modello ho… - e si zittì, una tremenda fitta alla cicatrice sulla fronte le tolse il fiato.
“Vi troveròòòòò…” parlò una voce nella sua testa mandandole immagini cupe, della Foresta Proibita la notte “Non potrete sfuggirmi disgustosi Potter…”
- Aaaahhhh mammaaaaa!!! – urlò Elizabeth mettendosi le mani sulle orecchie – Fallo uscire mamma! Mandalo via!
- Lizzy! Lizzy amore! – Lilian si alzò in piedi di colpo, prese per le spalle la figlia e notò che era come in trance, persa chissà dove.
- Dottoressa Evans. – la chiamò spaventata Hermione – Cosa… Cosa succede?
- Non lo so. – scosse la testa – Presto, corri a chiamare Silente. Se Lis è così, suo fratello non starà affatto meglio.
- Volo!

Lily lanciò un incantesimo rilassante sulla figlia, ordinando alla magia che lo stesso agisse sul figlio anche se non presente. Poi la fece levitare e la condusse nuovamente in infermeria, dove trovò il marito in compagnia di un preoccupato Silente.
- Cosa sta succedendo? – chiese James sbuffando – Perché i nostri figli stanno tanto male, Silente?
- Non lo so. – ammise sospirando, poi fece loro cenno di stare zitti e lanciò una serie di incantesimi sulla stanza, insonorizzandola – Ci sono orecchie indiscrete in infermeria stasera. – disse riferendosi al giovane Malfoy.
- Lizzy era molto arrabbiata. Molto scossa. – disse Lilian – Tutti sapete cos’è successo. Draco le ha dato un bacio, un innocente bacio sulle labbra.
- Il primo bacio. – sorrise James ricordando il proprio.
- Sì. – annuì la moglie – Andava tutto bene, ma poi l’intervento di Ron ha guastato tutto. Lizzy era sconvolta.
- Sconvolta perché ha perso Malfoy? – domandò passandosi una mano sulla barba Albus.
- Perché dovrebbe averlo perso?
- Sembra che le abbia detto cose irripetibili. – fece un mezzo sorriso il preside – Ma sono poco più che bambini, basta poco per sconvolgerli tanto. – si strinse nelle spalle.
- Sentirsi dire “sudicia sangue sporco, mi hai costretto con una fattura a baciarti perché io, Purosangue, non avrei mai baciato una come te”, in effetti un po’ ti sconvolge. – rispose piccata Lily che non tollerava il modo di fare, a volte, troppo leggero del preside.
- Oh beh. Queste sembrano le parole del padre di Malfoy. Non del giovane Draco. – annuì pensieroso James – Ho avuto modo di osservarlo in classe. Remus mi permette di assistere alle sue lezioni, non sempre. Ma quando non si sente bene mi chiede di restare nei paraggi.
- Osservi senza essere visto? – domandò Lily riferendosi al Mantello dell’Invisibilità che faceva parte della famiglia Potter da generazioni.
- No. Resto nella stanza che usiamo come studio. – sorrise – Lì osservo i ragazzi. Il loro entusiasmo nel seguire le lezioni. Draco mi sembrava diverso da Lucius.
- Forse lo è. – lo difese il preside.
- O forse no. – scosse la testa Lily – Come sapete, nel mondo non magico, esiste un proverbio che dice “la mela non casca mai troppo lontana dall’albero”.
- Cosa vorresti dire?
- Che forse è venuta fuori la vera natura di Malfoy Jr. – rispose osservando le espressioni dei figli che, anche nel sonno magico, erano tese e dolorose.
- Volete cambiare casa a Lizzy? – chiese il preside – Dopo quanto è successo, lei può chiederlo. È suo diritto.
- Non credo sia disposta a rinunciare. Ma lasciamo che sia lei a decidere.
- Come preferite. – annuì l’uomo.
- Ma ancora non ho capito che cosa è successo.
- Eravamo in camera di Lizzy, io lei ed Hermione. Stavamo parlando di quant’è successo. Poi lei si è accasciata al suolo urlando di dolore. Mi implorava di farlo uscire, di mandarlo via. E si reggeva le tempie.
- Qualcuno è entrato nella sua testa? – domandò con un sobbalzo James – Ma com’è possibile? È da quando sono poco più che infanti che insegniamo loro…
- È Voldemord. – li zittì Silente dando voce alle paure di Lily – E’ l’unico che può entrare così profondamente in contatto con loro, violando ogni loro difesa.
- La cicatrice. – balbettò la Medimaga.
- La cicatrice. – annuì il preside.
- E cosa possiamo fare? – chiese James sospirando, stanco.
- Abbiamo bisogno di Severus. – rispose Lily – Lui è il migliore Occlumante e Legimentis tra tutti noi. I ragazzi devono essere tranquillizzati e portati qui. Adesso si sono chiusi nella loro “bolla” e non sono raggiungibili. Io non riesco.
- Ho provato anch’io. – annuì Silente – Ma sono stato spinto via da una magia molto potente.
- Il cuore di Lizzy è integro ancora? Il loro Nucleo Magico è sempre puro? – domandò James sondando i figli preoccupato.
- Sì. Una delusione d’amore non farà spezzare niente, Jamie. – lo baciò Lily – E’ l’orgoglio di tua figlia che è stato ferito. Lei sta cercando un tipo diverso di persona. Ma è ancora una bambina e la delusione di essere stata respinta dopo il suo primo bacio, l’ha resa furiosa.
- Accidenti. Sembrava una Veela da quant’era arrabbiata! – ridacchiò il mago – Mi ha mostrato i suoi ricordi Harry.
- La nostra Lizzy ha molto potere. – annuì pensieroso Silente – E avrà una persona speciale al suo fianco. Ma ora hanno bisogno di aiuto. Forza. James, va a chiamare il professor Piton.
- Perché io?
- Perché sei un suo collega. Darà meno nell’occhio se vai tu anziché io. – spiegò duramente la moglie incrociando le braccia sul petto.
- Oh giusto. Vado. – annuì.
James baciò i figli sulla fronte, restando come scottato dalla cicatrice di entrambi; poi si diresse verso il laboratorio dove Piton stava tenendo lezione.
Arrivato davanti alla porta, rimase per qualche istante indeciso se bussare o meno alla porta. Non aveva voglia di scontrarsi verbalmente con l’antico rivale in amore, così, restando impalato a pensare per qualche istante di troppo non si rese conto dell’arrivo di Pix più dispettoso che mai.
Il fantasma più temuto del castello, perché dispettoso e dispensatore di orridi scherzi, iniziò ad urlare che c’era un guardone nel corridoio e che, a vederlo da lontano, sembrava nudo sotto il lungo cappotto.
James, sobbalzando, alzò gli occhi ed un pugno in direzione del fantasma che continuò ad urlare sconcerie senza senso correndo lungo il corridoio.
- Si può sapere…? – uscì arrabbiato Severus – Ah, Potter. Sei tu.
- Severus. – annuì ritrovando la parola – Scusa se disturbo la tua lezione. I ragazzi…
- Harry? Lizzy? – lo interruppe e quando James annuì domandò – Dove sono?
- In infermeria. È successo qualcosa di strano.
- Strano come?
- Stavamo parlando, io con Harry e Liz con Lily. D’un tratto, hanno iniziato ad urlare di dolore reggendosi la testa.
- La testa? – gli occhi di Severus si dilatarono, ma non aggiunse altro, camminando veloce lungo il corridoio deserto – Sbrigati Potter. Non abbiamo tempo.
- Tu sai cosa sta succedendo? – domandò il mago seguendolo.
- Sì. Come vi ha spiegato Silente, la cicatrice è una specie di “antenna” che riesce a metterli in contatto. I gemelli sono molto bravi a chiudersi. Ho insegnato loro tutto…
- Ma quando qualche evento li sconvolge… - capì James il ragionamento del padrino della figlia – Le loro difese mentali si possono abbassare…
- Esatto. E lui ne approfitta. Devo vederli.
- Lily li ha fatti addormentare. Ma sono tutt’altro che sereni. Sembrano spaventati.

Entrarono in infermeria senza dire altro, Severus raggiunse i gemelli e chiese a Madama Chips e Lily un resoconto dettagliato.
- Ho capito. Devo raggiungerli io. – annuì – So come fare. Ho spiegato loro dove rifugiarsi e in che modo io li avrei raggiunti. – sbuffò – Servirebbe anche il Licantropo, ma non c’è.
- Licantropo? – arcuò un sopracciglio Madama Chips non capendo.
- È il pupazzo preferito di Lizzy di quand’era piccola. – rispose prontamente la Medimaga – Sono anni che lo ha “perso” – sorrise – Con quello vicino si è sempre sentita sicura.
- Con un pupazzo di licantropo? – rabbrividì – Che bambina strana… - scosse la testa l’infermiera andando via.
- Uscite anche voi. – li pregò Severus – Le vostre auree magiche, sorpattutto la tua Lilian, potrebbero interferire.
- Perché la mia?
- Perché hai un’altra aura magica dentro di te. Congratulazioni. – borbottò l’uomo – Un altro Potter. – completò alzando gli occhi al cielo.
- Severus ha ragione. – mormorò James – Mi costa molto ammetterlo, ma lui sa bene di cosa sta parlando. Noi siamo preoccupati. Lui non potrebbe lavorare in pace. Usciamo Lily, vieni.
- O… Ok… - si arrese la giovane madre – Noi siamo qua fuori…
- Tranquilla dottoressa. – le fece un sorriso poi bloccò la porta con un incantesimo e si concentrò, raggiungendo la coscienza dei suoi pupilli.
Harry ed Elizabeth erano esattamente dove dovevano essere. Nel piccolo parco giochi dove lui li portava sempre da piccolo.
- Piccoli Potter. – li chiamò, i bambini alzarono su di lui uno sguardo confuso; lo osservarono a lungo e poi chiesero:
- Chi sei? Parola d’ordine.
- Mi chiamo Severus Piton. La parola d’ordine è Alga Branchia. – e sorrise.
- Zio! – urlarono in coro riconoscendolo.
- Ragazzi, perché siete finiti qua?
- È il nostro posto sicuro. – rispose prontamente Harry – Siamo stati attaccati e…
- Abbiamo avuto paura. Per non fare del male a nessuno…
- Ci siamo rifugiati qua. Nel nostro parco.
Severus li accolse nel proprio abbraccio, lui non era tipo da tante dimostrazione di affetto, ma capì che i bambini in quel momento ne avevano bisogno.
- Usciamo. Tornate nelle vostre coscienze. Dobbiamo parlare.
- Ma… - lo guardò spaventata Elizabeth.
- Lizzy. – le sorrise lui – Siete a scuola. Protetti dai migliori maghi del mondo magico.
- Lo zio ha ragione. – annuì Harry – Mamma e papà?
- Vi stanno aspettando. Forza.
Questa volta, riportarli allo stato di coscienza, non fu un’impresa complicata. I ragazzi si erano spaventati a causa del dolore subito ed avevano preferito rinchiudersi nel loro mondo piuttosto che continuare a sentire dolore.
Per fortuna, i coniugi Potter avevano richiesto immediatamente il suo intervento, limitando i danni.
- Ben tornati. – li accolse con il suo solito ghigno.
- Grazie zio… - mormorò riconoscente Elizabeth.
- I vostri genitori sono qui fuori. Adesso mi racconterete tutto. Senza omissioni.
I gemelli Potter annuirono, sapevano che non potevano mentire a Severus Piton; altrimenti lui avrebbe estorto loro la verità con altri mezzi.
Gli raccontarono dell’assurda giornata che avevano vissuto. Del primo bacio di Malfoy ad Elizabeth; del litigio con Ronald fino al ricovero di Draco in infermeria.
Poi gli dissero del cambiamento operato da Draco in poche ore: da quasi “fidanzato” a gelido e scostente. Gli raccontarono con quali parole avesse apostrofato la giovane Potter e che, in seguito a quello ed un’assurda litigata con Ron, si erano divisi andando ognuno a parlare con un genitore.
Mentre stavano aggiornando i genitori sui fatti, la testa aveva iniziato a fare male e la voce sibilante dell’Oscuro Signore, si era impossessata di loro dicendo cose irripetibili.
Severus, che aveva ascoltato in religioso silenzio, chiese loro il permesso di entrare nelle loro teste per recuperare ogni tipo di ricordo. Tutto poteva essere prezioso per capire quando Voldemord sapesse del nuovo nascondiglio della Pietra Filosofale.
Riluttanti, i gemelli annuirono. Non era piacevole essere letti; ma sapevano che lo zio lo faceva a fin di bene.
Come promesso, Severus andò alla ricerca dei ricordi più dolorosi. Li osservò con attenzione fino a trovare il momento in cui Voldemord si era messo in contatto con i suoi pupilli. Aveva ragione James, le emozioni della giornata, avevano indebolito le loro difese mentali permettendogli di entrare.
- Ho visto abbastanza. – disse con tono piatto – Dobbiamo lavorare di più su come mantenere saldi i confini della vostra mente. È utile che possiate “sentirlo”, ma non è utile che lui possa farvi del male.
Harry ed Elizabeth annuirono sospirando, Severus fece entrare i loro genitori ed uscì lasciandoli soli.

Il resto della giornata, lo trascorsero in compagnia dei genitori. Avevano bisogno di riprendersi dagli eventi e Silente aveva dato loro il permesso di usare la vecchia casa sul limitare della Foresta Proibita.
La notte calò presto, James e Lilian salutarono i figli ed andarono a dormire, lasciandoli davanti al camino intenti a finire i compiti per il giorno dopo.
- Hai ancora molto da studiare Lizzy? – chiese Harry curioso.
- Onestamente ho finito almeno un’ora fa. Tu?
- Idem. – sorrise – Senti…
- Qualcosa di strano provenire da là. – annuì.
- Andiamo a vedere?
- Ci metteremo nei guai?
- Siamo Potter. Il nostro cognome…
- È sinonimo di guai. – rise Elizabeth.
Facendo il più silenziosamente possibile, Harry ed Elizabeth uscirono di casa e, dopo aver preso un paio di lanterne magiche, camminarono per mano all’interno della Foresta.
Sentivano uno strano accumulo di magia nell’aria. Ma non era magia positiva. Era qualcosa di oscuro, dolorosamente malvagio.
- Sicuro di voler continuare? – chiese rabbrividendo.
- Onestamente no. – ingollò a vuoto il fratello.
Stavano per tornare indietro quando videro qualcosa, una strana creatura, nutrirsi di un animale bianchissimo e con un’aura lucente.
- Ehi tu! – gridarono sfoderando le bacchette – Fermati!
La strana creatura, alzò la testa dal corpo senza vita dell’unicorno, fece per attaccare i gemelli ma l’intervento di Fiorenzo, glielo impedì.
Harry ed Elizabeth lasciarono cadere a terra le lanterne magiche e si toccarono la fronte, gemendo di dolore.
- Ma quello… - iniziò lui.
- Potrebbe essere… - gli fece eco lei.
- Una creatura malvagia. – concluse per entrambi il Centauro – Giovani Potter, cosa ci fate voi qui?
- Fiorenzo. – si inchinarono.
- Oggi abbiamo avuto dei problemi a scuola. – iniziò Harry a disagio.
- Il preside ci ha concesso di dormire una notte nella vecchia casa. – continuò Elizabeth mostrando con un dito la direzione dalla quale erano venuti – Con mamma e papà.
- Cosa vi ha portato qui? – chiese muovendosi irrequieto sulle zampe equine.
- Magia oscura. – mormorarono in coro prendendosi per mano, quel gesto scaramantico aveva il potere di farli sentire più forti e di calmarli.
- Avete ragione. – annuì il Centauro triste – La Foresta è stata zozzata con magia oscura molto potente. – mostrò loro il cadavere che nascondeva – Qualcuno sta cibandosi di sangue di Unicorno.
- Nooo! – gemette Elizabeth con gli occhi che si riempirono di lacrime – Gli Unicorni sono gli animali magici più rari e preziosi…
- Hai ragione signorina. – annuì il Centauro che, avvertendo del movimento nella Foresta, continuò – Tornate a casa, giovani Potter. Sento delle voci. Una è quella di Hagrid. Mi sembra in compagnia di alcuni vostri compagni di scuola. Qualche punizione.
- E noi non dovremmo essere qui.
- Esattamente. – Fiorenzo salutò con un cenno del capo i gemelli, poi si diresse al trotto verso Hagrid per avvisarlo di quello che aveva scoperto.

Harry ed Elizabeth rientrarono in casa un attimo prima che alcune lanterne magiche passassero davanti alle loro finestre, il vocione di Hagrid li fece sobbalzare. Stava accompagnando alcuni studenti in punizione verso il castello.
- Secondo te, a cosa serve bere sangue… - le labbra di Harry si contrassero per il disgusto – Di Unicorno?
- Ci stavo pensando anch’io… - annuì la sorella con un sorriso – Dovrei avere un libro qui che parla di Unicorni. – arrossì – Mi sono sempre piaciuti molto e…
- Speri che il tuo Patronus sia un Unicorno? – ridacchiò il gemello, ma non c’era cattiveria nella sua voce.
- Esatto. – annuì Elizabeth mettendosi seduta vicino ad Harry sul tappeto, in mano aveva un piccolo volume dai tenui colori dell’alba; la giovane strega lo aprì mostrando al fratello ciò che stava studiando.
- Guarda. – le indicò un paragrafo il maghetto – Forse la risposta è qui… - prese il libro e lo girò per leggerlo meglio – “Il sangue di unicorno è un liquido denso e argento. Si può bere il sangue di unicorno per prolungare la vita, ma chi uccide un unicorno avrà una vita maledetta.”
- Chi vorrebbe una vita maledetta? Gli Unicorni sono le creature pure ed indifese. Ricordi cosa ci ha raccontato Fiorenzo?
- Ooh sì. – Harry sospirò, reprimendo a stento uno sbadiglio – Noi conosiamo qualcuno che ha una vita maledetta e che non è ancora abbastanza forte per essere vivo.
- Stai pensando che…
- Certo! Quello che abbiamo visto accucciato sull’Unicorno, secondo me, è Voldemord. – mormorò Harry osservando la sorella negli occhi, Elizabeth si tormentò per qualche minuto le labbra con i denti riflettendo poi annuì, il fratello aveva ragione.
- Sappiamo che sta cercando la Pietra Filosofale. Con quella potrebbe tornare in vita e diventare eterno. – disse – Ma è ancora troppo debole per farlo.
- Senz’altro qualcuno lo aiuta. – continuò il gemello – Qualcuno che può entrare ed uscire dalla scuola senza destare sospetti.
- Tu pensi che sia Piton. – ringhiò Elizabeth.
- È uno dei miei sospettati. – annuì arrossendo Harry – Perché mi guardi così?
- Perché quando siamo insieme a lui la cicatrice non ci fa male. – rispose con un’alzata di spalle – Cosa che non è successa in presenza di… Lord Malfoy, ad esempio. O di quell’uomo strano, che la mamma ammira tanto.
- Mmmhhh… - annuì nuovamente – Devo darti ragione sorellina… ma…
- Sì, è tardi. Andiamo a dormire.
I gemelli Potter raggiunsero la camera che avevano diviso per i primi cinque anni di vita, si stesero sul letto che stava al centro della stanza e si addormentarono tenendosi per mano.
Per fortuna, caddero in un profondo sonno senza sogni che li condusse fino al mattino dopo.
Dall’uccisione dell’Unicorno nella Foresta Proibita, i ragazzi coinvolsero Hermione e Ron nelle loro ricerche raccontando loro quanto avevano scoperto e su chi ricadessero i loro sospetti.
Elizabeth provò a coinvolgere anche qualcuno della propria casa ma nessuno dei suoi compagni serpeverde sembrava avere voglia né di studiare materie extra né di cacciarsi nei guai per risolvere un mistero su cui stavano lavorando alacremente gli adulti.

Severus notò che la figlioccia non era felice, che le mancava qualcuno più o meno della sua età con cui parlare e confrontarsi così, mentre i gemelli ed i loro amici continuavano ad indagare sul mistero della Pietra Filosofale, il professore andò da Silente raccontandogli dei propri sospetti.
L’uomo, osservando i ragazzi fare lezione di volo, osservò Piton dicendo:
- Hai qualche suggerimento, Severus?
- In realtà sì, signore. – annuì lentamente l’uomo mostrando al preside della scuola una serie di lettere che teneva nella sua tunica – Come vede, signore, ho cercato qualcuno che potesse aiutarmi come apprendista. Tra tutti i candidati, reputo lui il migliore.
- Un apprendista? – il preside arcuò pensieroso un sopracciglio – Non hai mai chiesto l’aiuto di un apprendista.
- Non posso certo chiamarlo “fidanzato per la giovane Potter”, signore. – sorrise Severus scuotendo piano la testa – Un apprendista potrebbe essermi utile, è un ragazzo di 16 anni. Un pozionista molto dotato. Il migliore della sua scuola in America. – mostrò ad Albus il fascicolo dello studente – Ha chiesto di poter fare un anno qui nella nostra scuola, per studiare Pozioni con me. Per quanto mi riguarda, ha un’aria un po’ troppo da “surfista”, però è molto preparato ed ha un’età consona per frequentare Elizabeth.
- È un bel ragazzo. – notò il preside – Completamente diverso da Malfoy. – continuò.
Severus sbuffò, conosceva Silente da un’intera vita ma, a volte, faceva fatica a seguire i suoi voli pindarici.
- Signore, dell’aspetto fisico di questo ragazzo non mi interessa granché, mi sembrava di averlo specificato prima. – rispose – È un bravo pozionista. Ama molto il Quiddich, è il capitano della squadra della sua scuola di magia. È stato il primo del suo corso dal primo anno di scuola. Frequenta il corso avanzato di Pozioni nella sua scuola e vorrebbe venire qua per approfondire alcuni dei nostri studi. Visto che, la mia figlioccia, è molto portata per Pozioni, avevo pensato di farli lavorare insieme. Di proporre ad Elly un corso avanzato di Pozioni, proprio in compagnia di questo giovane.
- La tua idea non mi convince. Perché stai cercando qualcuno per Lizzy? – chiese continuando ad osservare il fascicolo con foto ed onorificenze del giovane mago.
- Perché è triste. Ed è sola. È “fragile”. – spiegò indicandogli la ragazzina che volava staccata dal resto del gruppo, il suo umore era cupo come il cielo di quel giorno.
- Triste dici? – Silente la osservò attentamente, come non faceva da tempo. Tutta quella faccenda di Voldemord e della Pietra Filosofale l’aveva tenuto impegnato molto.
- Sì, signore. Suo fratello Harry, oltre agli amici che si è fatto nel dormitorio, ha al suo fianco Ron ed Hermione. – sospirò – Elizabeth, per quanto è diventata amica di Hermione, non ha al proprio fianco una persona “speciale”.
- Harry si è preso una cotta per la signora Granger? – sorrise capendo il ragionamento di Piton il preside.
- Esattamente signore. – annuì lui con voce bassa – Non so se è ricambiato o meno, ma lui è meno fragile rispetto a sua sorella perché il suo cuore non è stato spezzato dal primo cocente rifiuto. – spiegò.
- Malfoy ha fatto molto più danno di quello che avevo pensato io, vero?
- Sì, signore. – annuì lentamente – Il Nucleo Magico di Elly è intatto. La magia nera che ha li ha toccati è ben lontano dall’essere attiva; ma lei… potrebbe essere usata come “marionetta” più facilmente dall’Oscuro Signore, perché…
- Si sente sola. – comprese Albus – Allora chiama questo giovanotto. Il prossimo anno studierà nella nostra scuola e poi resterà come tuo apprendista.
- Grazie signore. – sorrise ferino Severus – E’ meglio che Elizabeth si innamori di un ragazzino, piuttosto che continui a sentirsi rifiutata dal giovane Malfoy e da Remus.
- Remus non ha mai… - iniziò Albus alzando gli occhi di scatto.
- Mai. Lupin vuole sinceramente bene ai ragazzi Potter. Esattamente come me e lei, signore.
- Bene… allora fa ciò che è in tuo potere per farla sentire meno sola e più apprezzata.
- Lizzy e questo ragazzo hanno molti punti in comune. Lui è un rettilofono, come i gemelli. Non ha maghi oscuri in famiglia ed il suo dono, nella scuola che frequenta, è considerato raro e molto prezioso.
- In quale delle quattro case si trova il ragazzo? – chiese con un sospiro l’uomo intuendo già la risposta.
- La Scuola di Magia e Stregoneria di Ilvermorny, come sa, è suddivisa in case come la nostra. Lui è stato smistato nella casa di Serpecorno.
- Quindi un Serpeverde. – rise – Hai fatto veramente bene i compiti Severus. Ottimo. Darei dei punti alla tua casa, ma non mi sembra il caso.
- La ringrazio signore. – si mosse a disagio – Adesso vorrei congedarmi, devo mandare molti gufi.
- Va pure. Mi raccomando, prepara tutto nei dettagli. Non possiamo permetterci di perdere un gemello. Significherebbe perdere la battaglia finale.
- Lo so signore. È per questo che intendo agire subito. Quando i ragazzi torneranno a scuola, lui sarà già qui.
- Facciamolo venire prima. Le vacanze sono lunghe, i ragazzi avranno modo di conoscersi così.
- Vedrò cosa posso fare, signore.
- Mi fido di te. Va pure Piton. – Albus lo congedò con un sorriso, poi sprofondò nella sua poltrona tornando a leggere le molte lettere ricevute quel giorno.

Gli studenti furono molto occupati con la scuola, avevano tutti molto da studiare, soprattutto quelli del primo anno ma Harry; Ron; Hermione ed Elizabeth avevano anche dei compiti extra da sbrigare: scoprire chi stava aiutando Voldemord per recuperare la Pietra Filosofale che sapevano essere nascosta da qualche parte nella scuola.
- Hermione. Lizzy. – sbadigliò Harry dopo aver finito di sfogliare l’ennesimo tomo – Mi si stanno chiudendo gli occhi… Sono troppo stanco.
- Anch’io. – fece eco Ron aprendo gli occhi faticosamente.
- Il mio cervello non riesce più a registrare informazioni. – sospirò Elizabeth chiudendo un libro dalla copertina di pelle – Continueremo domani.
Mormorando saluti a fior di labbra, il gruppo di amici si divise ed ognuno rientrò nel proprio dormitorio.
Harry aspettò che Ron salisse nella loro camera, poi si girò a guardare una pensierosa Hermione.
- Ehi… - la chiamò facendola sobbalzare – Va tutto bene, Hermione?
- Sono preoccupata. – ammise la giovane strega giocando con i capelli – Tua sorella…
Ma non finì mai la frase, Harry aveva improvvisamente trovato il coraggio e la stava baciando deliacamente sulle labbra, come aveva sognato di fare da mesi.
Hermione, dopo il primo momento di incredulità, chiuse gli occhi e si lasciò andare rispondendo al bacio di Harry con il cuore che batteva forte contro le costole.
- Hm. Hm. – un colpo seccato di tosse li fece separare – Primo anno?
- Percy! – mormorò Harry.
- Potter e Granger? – sorrise il compassato e rigido Prefetto – Non ho visto niente. Buonanotte.
- Notte Percy. – sorrise riconoscente il mago.
- Buona notte… - arrossì Hermione abbassando lo sguardo.
- Hermione… - la chiamò Harry quando restarono nuovamente soli.
- Sì, Harry? – lei alzò i suoi occhi incatenandoli in quelli di lui, facendogli dimenticare tutto quello che avrebbe voluto dirle.
- Sei bellissima. – sussurrò sulle sue labbra e la baciò ancora.
Si scambiarono ancora alcuni teneri baci, poi salirono ai rispettivi dormitori, con il cuore gonfio di emozioni.

Il mattino dopo, si salutarono con un sorriso timido e, senza aspettare Ron, raggiunsero per mano la Sala Grande dove Elizabeth li stava aspettando al tavolo di Tassorosso, chiacchierando amabilmente con alcune loro compagne.
Quando li vide entrare, il sorriso che spuntò sulle labbra della giovane strega fece esplodere l’arcobaleno nel cielo incantato della scuola.
- Finalmente!!! – corse loro incontro dopo essersi congedata dalle amiche – Finalmente!
- Tu sapevi? – arrossì Hermione.
- Che mio fratello ti adora? – rise baciandola sulle guance con calore – Sì. Ma è un timidone.
- Dai Lisy, basta! – si mosse a disagio il Bambino Sopravvissuto.
- Scusa. Ma se non ti prendo in giro io che ho condiviso con te nove mesi di pancia di mamma, chi deve farlo?
- Tu. – concesse abbracciandola – Come stai tesoro? – le domandò.
- Stanchissima. – ammise – Ieri sera non riuscivo a prendere sonno ed ho continuato a studiare per la nostra… ehm… ricerca.
- Trovato qualcosa?
- Sì, ma non mi va di parlarne adesso. – sorrise – Andiamo a fare colazione? Io ho lezione con i corvi, voi?
- Mmh… tassi… - rispose Hermione – Due ore con loro e poi abbiamo con voi Pozioni.
- Pozioni? – Elizabeth sgranò gli occhi – Non ho finito il compito dello zio! Oddiopapàmiucciderà! – mormorò scappando via dalla Sala senza fare colazione.
- Zio? – la giovane strega Babbana si girò a guardare Harry e lui le sorrise stringendosi nelle spalle.
- Abbiamo padrini ingombranti. – ammise, poi le dette un bacio a stampo sulle labbra e la accompagnò al tavolo per fare colazione – Ho una fame da Licantropo. – disse facendola ridere forte.
Non fu facile far accettare a Ron che Harry ed Hermione avevano iniziato ad uscire insieme come “coppia”, soprattutto perché Elizabeth non lo aveva ancora perdonato completamente e lei stessa aveva iniziato a frequentare un corvonero del primo anno che sembrava molto preso da lei.
I quattro giovani maghi, destreggiandosi tra partite di Quiddich; allenamenti; prime uscite romantiche; compiti ed esami di fine anno; scoprirono cose molto interessanti grazie ad Hagrid ed alla sua incapacità di mantenere i segreti.

Verso la fine dell'anno scolastico Harry; Elizabeth; Ron ed Hermione scoprirono che a proteggere la Pietra Filosofale all’interno della Torre del Castello, c’era un grosso cane a tre teste che il guardiacaccia aveva chiamato Fuffi, che si placava ascoltando della musica.
Hermione ed Elizabeth avrebbero voluto parlarne con Silente; ma l’uomo non era a scuola e i due maghi convincono le streghe a salvare senza l’aiuto di nessun adulto la Pietra, convinti che Piton voglia prenderla per darla all’Oscuro Signore.
Elizabeth è l’unica a non credere che dietro al ritorno di Voldemord ci sia il suo professore di Pozioni, il suo padrino. Ma le sue parole non vengono ascoltare dal fratello e dai loro amici e lei comprende che ha solo un modo per dimostrare che si sbagliano: trovare il vero colpevole.
Così, dopo aver trovato l’ingresso della Torre che nasconde la camera dove si trova la Pietra Filosofale, i ragazzi scappano dall’ira di Fuffi che si sveglia un attimo prima che loro riescano a scivolare dentro la botola.
- Miseriaccia! – geme Ron mentre continuano a scivolare – Ma Hagrid è pazzo? Chiamare
- Cucciolone quella cosa? – concluse Elizabeth che stava ancora tremando.
Harry ed Hermione non fanno in tempo a replicare, loro sono i primi della fila e si trovano tra le grinfie del Tranello del Diavolo, una pianta che strangola gli sfortunati umani che vi vengono a contatto, Elizabeth si ricorda come la pianta possa essere sconfitta e, riesce ad uscire dal groviglio delle spire senza farsi del male.
- Lizzy! – la chiamò Harry spaventato mentre la pianta lo stringeva ancora di più – Lizzy dove sei!
- Harry! Harry sono quaggiù. – parlò lei con voce più rassicurante possibile – Ragazzi, ascoltatemi. Quello dove siamo caduti è una pianta di Tranello del Diavolo.
- Il Tranello del Diavolo? – ripeté Hermione dandosi della stupida per non averlo riconsciuto prima – E’ una pianta molto infida.
- Lo so. Si nutre della paura. State calmi. Io sono bene. Ascoltate la mia voce. – Elizabeth continuò a parlare, raccontando le cose più rassicuranti e divertenti che le vennero in mente, aiutando il fratello e l’amica a rilassarsi.
Quadno anche loro oltrepassarono la barriera della pianta, l’unico a restare intrappolato fu Ron che continuò ad urlare e invocare aiuto con tutto il fiato che aveva in gola, facendosi quasi strangolare dalle spire della grossa pianta.
- Ronald smettila! – lo sgridò aspramente Elizabeth, stanca di sentirlo piangere.
- Morti! I miei amici sono morti! – e singhiozzava senza nessun ritegno.
- Inutile. – scosse la testa Harry – Ha smesso di ascoltarci. Crede che siamo morti. Hermione, Lizzy… Avete un asso nella manica voi?
- Mmmh… - la gemella portò un dito alle labbra pensando il più velocemente possibile, ma fu la “cognata” a trovare più rapidamente di lei la soluzione.
- Tranello del diavolo, tranello del diavolo è uno spasso mortale, ma il sole gli fa male... ma certo, il tranello del diavolo odia la luce del sole! – disse e, brandendo la bacchetta con Elizabeth, gridò verso il soffitto: - Lumus Solem!
Causando dolore al Tranello del Diavolo, costringendo la pianta a ritirarsi e liberare uno spaventato e balbettante Ron.
- Ma come diavolo… - iniziò Harry scuotendo la testa mentre aiutava l’amico ad alzarsi.
- Ho letto di questa pianta in un libro di Erbologia che ho preso in biblioteca. – spiegò Hermione, le guance rosse – Lì ho scoperto che il Tranello del Diavolo può essere messa fuori combattimento con la luce solare.
- Siete uniche! – sorrise loro il giovane mago sistemandosi gli occhiali – Ron, ti hanno salvato la pelle. Ringrazia.
- Gra… - balbettò – Grazie ragazze.
- Forza, dobbiamo muoverci. – li incitò Elizabeth – Se il mago che sta aiutando l’Oscuro Signore ha oltrepassato il Tranello del Diavolo, non può essere troppo lontano da noi. Dobbiamo prenderlo e salvare la Pietra.
- È inutile che dici “un mago”. Perhcè non vuoi accettare che è Piton?
- Perché non ti credo, Harry. Non può essere lui. – lo guardò negli occhi – Io ho fiducia nello zio Severus. Lui non ha mai fatto niente per farci del male. Ci ha sempre protetto e consigliato. Se fosse un uomo di Voldemord, ci avrebbe uccisi. Quante occasioni ha avuto, eh?
- Ecco…
- Potrete litigare dopo, gemelli. – li zittì Ron – Continuiamo prima che cambi idea e torni in sala comune?
- Sì… - ridacchiarono in coro – Andiamo…
In silenzio, raggiunsero una stanza dall’aspetto stranissimo. Nell’aria galleggivano centinaia di chiavi e c’era una grossa porta ovviamente chiusa.
- Secondo voi… - iniziò Hermione – Per aprire serve una chiave? – e si guardò intorno.
- Sì, ma non una chiave comune. – annuì Elizabeth – Guardate la porta. Ha una serratura…
- Molto antica, non serve una di queste chiavi moderne che volano qua e là. – continuò il gemello – Ma una vecchia.
- Tipo quella lassù? – indicò Ron – Ha l’aria molto antica e stanca. Ha un’ala spezzata. Deve esser lei.,
- Ron ha ragione. – annuì la strega mora – Harry, io mi trasformerò in basilisco, tu prendi la scopa.
- Sì.
I gemelli Potter si misero sulle tracce della chiave magica, non appena Harry salì sulla scopa, le chiavi si animarono e tentarono in ogni modo di disarcionarlo e di impedirgli di prendere la chiave.
Da terra, Ron ed Hermione lo incitavano a continuare a non arrendersi perché se c’era riuscito qualcuno che non era un cercatore della squadra di Quiddich, lui non poteva gettare la spugna.
Harry strinse i denti e si gettò a capofitto nella ricerca della chiave magica volante tra le altre 100; aiutato dalla sorella che distraeva le chiavi volanti serpeggiando qua e là.
Non appena Harry riuscì ad afferrare la chiave, si gettò in picchiata verso la porta inseguito dalle altre chiavi che avevano l’intenzione di ucciderlo; Hermione aprì la porta con l’aiuto di Ron ed i ragazzi entrarono e si chiusero le “chiavi assassine” alle spalle.
- Miseriaccia! – borbottò Ron guardandosi intorno – Chiavi assassine. Piante impazzite. Che altro?
- Non lo so. – gemette Elizabeth – Ma sarei anche stanca di tutte queste sorprese.
Continuando lungo il loro percorso, si trovarono in un’enorme scacchiera e, guidati da Ron, giocarono una partita a scacchi dei maghi, durante la quale Ron ed Hermione caddero a terra svenuti e feriti, dando la possibilità ad Harry ed Elizabeth, di continuare lungo il percorso per arrivare, senza fiato, nella stanza finale dove li attende l’ultima e più difficile prova.
- Sorellina… - la chiamò il fratello – Se dovesse esserci Severus…
- Lo affronteremo. – annuì Elizabeth.
Ma l’uomo che si trovarono di fronte, e che cercava in tutti i modi di recuperare la Pietra non era Piton, ma il timido Raptor, che sconvolto dalla capacità dei gemelli di raggiungerlo fin lì, decise di raccontare loro la verità: era sempre stato  lui a tentare per tutto l'anno di rubare la Pietra, a causare le strane morti nella Foresta Proibita, a far nutrire il suo padrone  Voldemort con il sangue di Unicorno; lui che ha tentato di conquistare la fiducia di tutto il corpo studentesco della scuola e di aver trovato in Severus Piton e James Potter degli ossi duri, che non si fidavano e che avevano cercato in tutti i modi a loro conosciuti di ostacolarlo per non fargli trovare la Pietra.
Ma lui, a suo dire, era stato più “furbo”, ed era riuscito a conquistare la fiducia del guardiacaccia Hagrid ed a farsi dire dallo stesso dove Silente aveva realmente nascosto la Pietra ed in che modo riuscire a superare le prove. Non era stato facile; soprattutto perché Voldemord, ormai senza forma corporea propria, aveva bisogno di molte delle energie di Raptor per sopravviviere, usandolo come ospite in attesa dell'Elisir di Lunga Vita. In tutto ciò Piton cercava, invece, di salvare Harry ed Elizabeth.
Parlando, Raptor si svolse il turbante, e, riflesso nello specchio, i gemelli poterono vedere il mostruoso viso di Voldemort sbucargli dalla nuca.
Non appena Raptor si voltò per permettere a Voldemort di guardare con i suoi occhi coloro che lo avevano ridotto ad uno spirito vendicativo, la loro cicatrice iniziò a bruciare come se fosse stata impressa sulla pelle con un marchio a fuoco.

Mentre le fiamme circondavano l’ambiente, impedendo a chiunque di entrare, Harry ed Elizabeth cercavano con lo sguardo la Pietra per tutta la stanza, non riuscendo a capire perché non la vedessero né dove fosse stata nascosta dal preside.
- Non può essere qui. – gemeva la strega cercando una via di fuga – Non ci sono nascondigli.
- Non possiamo aver fatto tutta questa strada per morire adesso. – la sgridò Harry, la sorella era molto spaventata, lo capiva da quanto erano dilatati i suoi occhi.
- Ooh ma non preoccupatevi. – rise sguaiato Voldemord dalla testa di Raptor - Voi state per morire. La vostra inutile vita è finalmente giunta al termine ed io potrò tornare a conquistare il mondo più forte che mai. Il mondo magico è mio. – disse loro.
- Signore… - lo chiamò Raptor tremando – La prego signore. Non si agiti così.
Voldemord sgridò aspramente l’uomo che lo stava ospitando, dandogli dell’inutile inetto, ripetendogli di continuo che non doveva allontanarsi troppo dai bambini, perché ha l’assoluta certezza che loro sono la chiave: che solo grazie a loro due potrà mettere le sue mani sulla Pietra per creare l’elisir.
Raptor, pur ascoltando le parole del suo padrone, tenta di obbiettare ed è proprio in quel momento che Harry ed Elizabeth riescono a ricongiungersi e prendersi per mano. Harry, facendosi coraggio, le sussurra di guardare nello specchio.
Non appena entrambi osservano la loro immagine nello specchio, tra le loro mani unite si nasconde la Pietra Filosofale che era stata nascosta da Silente all’interno dello stesso.
- Harry! – mormorò Elizabeth spaventata.
- Lizzy… - le sorrise lui annuendo – Andrà tutto bene, vedrai.
- Bene! – sibilò Voldemord – Hanno la Pietra! Lo sapevo!
- Signore ma…
- Zitto Raptor! – tuonò arrabbiandosi il potete mago oscuro – Uccidili entrambi. Quella Pietra dev’essere mia!

La voce preoccupata di Silente che chiamava a gran voce i giovani Potter, seguita come un’eco da quella dei genitori dei gemelli, distrasse per una frazione di secondo Raptor facendogli perdere la concentrazione e la presa magica che aveva lanciato su di loro.
Harry ed Elizabeth tentarono di scappare, ma fallirono, cadendo pensamente sulle scale. Le mani strette a reggere la Pietra Filosofale, una nuova consapevolezza dipinta negli occhi: se fossero morti in quel momento, avrebbero portato l’uomo e l’oscuro signore con loro nell’aldilà.
- Avverto la loro paura Raptor. – sibilava l’uomo facendo pulsare loro le cicatrici – Sono dei bugiardi. Guarda meglio.
- Sì… padrone… - ansimò l’uomo.
“Paura…” gemette nella testa di Harry la gemella.
“Sii forte sorellina” Harry le sorrise e strinse con forza la mano di lei.
Raptor stanco di tutte quelle interruzioni e delle continue vessazioni di Voldemord, decise di avventarsi sui gemelli con l’intento di prendere la Pietra per poi ucciderli; ma non appena le sue mani toccano quelle unite dei piccoli Potter, iniziò a sgretolarsi.
Harry ed Elizabeth, senza bisogno di parlarsi, decidono di sfruttare questa inaspettata possibilità e, toccando l’uomo in vari punti del corpo, lo incenerirono, facendo scappare via un urlante Voldemort ancora senza un corpo.


Angolo dell’Autrice:

Lo confesso… Scrivere questo capitolo è stato davvero molto impegnativo.
Ma spero che, per chi passa a leggere anche solo per curiosità la mia storia, sia valsa la pena di aspettare.
Purtroppo, tra la mia Lizzy e l’algido Malfoy Jr le cose non stanno andando molto bene, per colpa di Lord Malfoy loro due non si parlano e… non ho ancora deciso cosa riserva per loro il futuro.
Ci sono stati i primi timidi baci tra Harry ed Hermione, che sono la mia coppia preferita…
Ho deciso di inserire un nuovo personaggio (ancora senza nome) per dare un amico speciale (forse un fidanzato) alla mia Elizabeth.
Lo introdurrò nel prossimo capitolo che ho già iniziato a scrivere…

XOXO Gremilde.

   
 
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