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Autore: MalfyWay65    25/05/2017    1 recensioni
la storia è ambientata a Beacon Hills, ma in mondo parallelo, prima dei cavalieri fantasma.
La protagonista è Carol, che si è appena trasferita in questa città e, poco a poco, entrerà in contatto con il branco e i suoi segreti.
Carol sarà amica o nemica?
Genere: Demenziale, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4




 
Eravamo seduti tutti e quattro in salotto, attorno al tavolo da pranzo.
 Io mi tenevo la testa fra le mani, mentre pensavo alla maledetta porta distrutta, e come spiegare il tutto a quei tre senza espormi troppo, ma anche cercando di fargli capire qualcosa.
Capivo pienamente il loro stato di confusione. Poi mi tornò di nuovo in mente la porta, e a quanto mia madre si incazzerà.
«Ci potresti spiegare?» disse Isaac, con tono abbastanza arrogante.
Lo ignorai, adesso ero più impegnata alla porta di casa mia. «Non c’è niente da spiegare…» risposi dopo qualche minuto di silenzio, e lui sbuffò. Potevo sentire anche che aveva alzato gli occhi.
Alzai il viso e lo guardai torva.
«Vuoi una spiegazione? Bene. Quel coso è un demone. Torna ogni 900 anni per uccidere più gente possibile, in una determinata area.» iniziai a spiegare, alzandomi dalla sedia sulla quale ero seduta e gesticolando parecchio con le mani «E se inizia da qui, beh, avete fatto qualcosa!» continuai, buttandomi di peso sul divano.
Mi fissarono, tutti e tre con un’espressione assai confusa, addirittura più di prima
«Tu molto probabilmente non lo sai, ma qui succedono spesso molte cose strane…» riferì Scott.
“Di bene in meglio…” pensai, alzando gli occhi nell’udire la sua frase.
«Cosa potremmo aver fatto? Perché ho formulato delle teorie su come si muovono e…» Stiles iniziò a tirare fuori dal suo zaino tanti, troppi, fogli, ma fermai subito lui e il suo entusiasmo.
«No ehi, non hanno schemi. Non li hanno mai avuti e mai li avranno. Attaccano in base a una persona che seguono.» mi sembrò fin deluso dalla mia affermazione, ma almeno non avrebbe perso tempo.
Stavo cercando di addossare loro la colpa, ma lo sapevo benissimo che non centravano, ma questo non dovevano saperlo.
«Chi altro sa di tutta questa storia?» domandai, dopo alcuni attimi di silenzio e di riflessione.
Mi stavo comportando da stronza, ma quella situazione non mi piaceva per niente.
«Noi, Lydia e Kira»
«… e non ho idea di chi siano, perfetto.» dissi, passandomi una mano dietro la testa.
«Se vuoi possiamo farle venire qui.» Propose Scott, titubante.
«Sanno riparare una porta?» domandai, sarcasticamente.
Mi fissarono tutti, poi, mormorarono di no. Scrollai le spalle, come mio solito.
Stavo cercando un’idea, ma maledizione a me, ero troppo in ansia e ancora troppo spaventata per pensare lucidamente.
Poi, all’improvviso, mi venne un lampo di genio.
Mi alzai di scatto, alla ricerca del mio cellulare.
«Cosa stai facendo?» mi domandò Isaac, che mi aveva seguita in cucina.
«Spargo povera magica, mi pare ovvio.» risposi, alzando le mani al cielo.
Guardai sui banconi, dove potevo averlo lasciato, ma nulla. Mi toccai la tasca della felpa, ma vuoto anche li. Dove potevo averlo messo?
«Davvero Carol? Davvero?» dissi a me stessa. Isaac era ancora lì, appoggiato alla parate, con gli occhi puntati su di me.
Mi passai una mano tra i capelli, quasi all’esasperazione.
Va bene essere distratta, ma cosi era troppo.
«Cosa stai cercando?» chiese ancora, avvicinandosi un po’ a me. «Il mio cellulare» gli risposi, sospirando «me lo fai squillare per favore?»
Prese il cellulare dalla tasca dei jeans che stava indossando e me lo passò.
Lo presi e composi il mio numero a memoria, poi lo avvicinai all’orecchio e iniziai a girare per casa, per riuscire a sentire la mia suoneria, sperando che non fosse in silenzioso.
Mi fermai di colpo. Qualcuno aveva accettato la chiamata. Sentivo delle urla, fruscii di foglie, poi silenzio all’improvviso.
«C-chi è?» domandai, con la voce che tremava. Mi bloccai nel corridoio, iniziai a sudare freddo. Quei altri tre mi raggiunsero, ma restarono a distanza.
Mi voltai verso di loro e deglutii.
Non era una persona quella che aveva il mio cellulare, lo sentivo.
Sentivo ansimi, addolorati «Nous protégons ceux qui ne peuvent» disse, una voce femminile, con tono asciutto e fermo, poi chiuse la chiamata.









heya! grazie per aver letto il nuovo capitolo! viv volevo chiedere scusa per il ritardo, ma la scuola mi sta tenendo parecchio impegnata, e scusate se è anche leggermente più corto, ma mi piaceva l'idea di finire il capitolo con un po' di suspance!
vorrei ringraziare ancora una volta Vulpinia, che sta recensendo tutti miei capitoli, grazie, lo appresso moltissimo!
al prossimo capitolo!
 
   
 
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