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Autore: BeatrixLovett    28/05/2017    1 recensioni
Scabior la gettò a terra e Beatrix atterrò sulle ginocchia.
La ragazza alzò lentamente la testa per vedere colui che aveva davanti. I suoi occhi non avevano mai visto veramente il mondo, non si erano mai soffermati sullo splendore della natura o sulla bellezza di una persona. Quel naso non aveva mai gradito il profumo della dolcezza. Quelle labbra non si erano mai mosse in un sorriso amabile, in una risata di gioia o in un bacio. Il male era davanti a lei, fatto uomo.
Genere: Dark, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Mangiamorte | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Capitolo 15 
Profondo Oblio


Ad ogni angolo e piano della villa c'erano dei Ghermidori di guardia. Probabilmente era quello il nuovo lavoro di cui parlava Lucius: controllare ogni movimento nella casa. «Starai qui, per ora »  dichiarò Narcissa aprendo l'ultima porta del corridoio del secondo piano. La camera era più luminosa rispetto alle altre stanze della casa, c'erano due grosse finestre chiuse, un letto spazioso, un tavolino con due sedie e, adagiato al muro, un armadio. Notò con piacere che in quella stanza non c'erano né ritratti e né quadri. «Come mai tanto riguardo per me? Sono prigioniera, come gli altri!»   «Lo siamo tutti» sussurrò la donna, ma rendendosi conto di ciò che aveva detto fece finta di niente e proseguí: «Meglio che tu non ti ricongiunga ai i tuoi amici e che non ci procuri altri guai.»  chiarì Narcissa mentre entravano nella stanza. 
La ragazza stava per ribattere, ma affamata com'era, non le sfuggì il delizioso profumo di pasticcio che aleggiava nella camera. Una brocca e un bicchiere erano appoggiati sul tavolo insieme ad un piatto d'argento su cui era posata la pietanza.
«Prima fammi dare un'occhiata a quei tagli... »  la precedette Narcissa. Beatrix non obbiettò. Si sedettero sulle due sedie, una di fronte all'altra, la donna le si avvicinò per esaminarle accuratamente le ferite. Le sue mani la sfioravano delicatamente, mentre passava sulle lesioni una garza sterile intrisa di pozione. La sensazione di freddo che provocava l'unguento le dava sollievo sui tagli ancora aperti. 
Narcissa fece questo lavoro con calma e silenzio. 
«Ho finito.»  proclamò dopo un po' di tempo, buttando le garze sporche nel cestino. «Ora mangia, prima che si freddi!»  e con un movimento della bacchetta tagliò la torta in spicchi. La ragazza ne prese una fetta, decisa a darci solo un morso, ma quando il sapore le invase la bocca non riuscì a resistere. 
Mentre gustava la pietanza e beveva il thé, Narcissa lodava la sorella per il suo talento in cucina: «Nostra madre era sempre stata contraria, non faceva che ripetere che doveva farsela passare. Esistevano gli elfi domestici per servire. Noi dovevamo pensare a sposarci, continuare la purezza del sangue magico. Ci privava di ogni nostra più piccola passione. La stroncava sul nascere. Era una egoista. Nellie però non cedette, continuò con la cucina e quando nostra madre morì, poté aprire la sua locanda in Privet Drive. “Da Mrs.Lovett” la chiamò. Voleva fare di testa sua e ci riuscí. Ogni sera aveva file di gente davanti al locale per assaggiare uno dei suoi famosi pasticci di carne. E poi conobbe tuo padre e... il resto lo sai già...»  
«Ha chiuso la sua locanda per colpa mia. »  sussurrò Beatrix che aveva finito di mangiare.
«No, Beatrix... lo ha fatto per seguirti, perché non voleva perderti... i ragazzi crescono in fretta... e basta voltarsi per un attimo che quando ti rigiri sono già andati via»  disse Narcissa, assorta, più parlando tra sé che alla nipote, poi riprese: «Ho fatto una promessa a tua madre. Farò quello che posso per aiutarti...» 
«Non devi... » 
«Lasciami finire! Posso perdonarti per quello che hai fatto, probabilmente l'ho già fatto. Non voglio che ti succeda niente, in fondo sei mia nipote e io ti...»  la donna s'interruppe, guardò imbarazzata per terra, poi riportò lo sguardo su Beatrix, «...non voglio che tu muoia... » 
Beatrix non era molto affettuosa, non le piaceva esternare i suoi sentimenti, nemmeno con i suoi genitori, ma in quel momento sentì il bisogno di abbracciare Narcissa. E una terribile visione le comparì davanti agli occhi: i corpi di Lucius, Draco e Narcissa a terra insanguinati e senza vita.
«Ma devi promettermi... »  aggiunse la donna sciogliendo l'abbraccio e interrompendo la sua visione, «...che farai tutto quello che ti dirò, prima di tutto ti toglierai dalla testa quei sciocchi ragazzi...» 
Quel momento che le era sembrato così felice e irreale aveva creato una specie di sfera di vetro intorno a lei e improvvisamente le sembrò come se tutto si frantumasse, rovinandole addosso in mille schegge. 
«Mi stai chiedendo di abbandonarli?»  ribatté la ragazza, non riuscendo a mascherare l'alterazione nella sua voce.
« Mi dispiace, ma sì!»   
«Hai davvero il coraggio di chiedermelo? É solo per loro che sono qui! Fino a che non saranno liberi non mi darò pace! Non me ne starò qui a sentire le loro urla. Non li guarderò morire, senza fare niente! »  
«Non posso lasciartelo fare... »  ribatté Narcissa alzandosi di scatto dalla sedia, «Non ti permetterò di mettere di nuovo in pericolo la mia famiglia!» Anche Beatrix provò ad alzarsi, ma crollò come un peso morto a terra. Ed ebbe una tremenda certezza. «Hai avvelenato il cibo Narcissa?» disse, alzando lo sguardo accusatorio verso sua zia che aveva la sua bacchetta in mano. Probabilmente, pensò amaramente Beatrix, me l'ha sfilata mentre l'abbracciavo. Lacrime di rabbia le riempirono gli occhi. «Mi sono fidata di te... Mi fidavo...»  disse con un filo di voce. 
La donna la guardò per un ultima volta, poi si diresse verso la porta. «E' per il tuo bene, Bea. » 
Beatrix cercò di seguirla, ma quando la raggiunse la porta si chiuse davanti a lei. Sentì il rumore della chiave che girava nella serratura. «No, non puoi farmi questo!»  urlava, battendo i pugni sulla porta. «Narcissa ti prego!» cercò di allungarsi verso la maniglia, ma invano. Tutto si stava facendo buio. «Narcissa... apri... »  sussurrò e scivolò sul pavimento freddo.
Qualche piano più sotto in una buia e umida cella stavano cinque ragazzi. Non riuscivano a vedersi tra loro, a causa dell'oscurità. In verità nemmeno si parlavano. Non avevano detto una parola da quando erano arrivati lì. Alcuni di loro erano rimasti svenuti per lungo tempo. Altri erano troppo spaventati per dire qualcosa. 
L'unico che continuava a muoversi era Erik. Camminava per la stanza con le mani in avanti, legate insieme da una corda, tastando tutto quello che trovava. Forse per cercare qualcosa di utile, forse perché aveva paura ad addormentarsi. In realtà era sfinito.
«Ma dov'è finito James?»  domandò Helena, nel buio.
Silenzio.
«Ho una brutta sensazione... ho paura che ci abbia ingannati per tutto il tempo...» rispose alla fine Jenny.
«No, non è possibile... é il fratello di Beatrix, non può averci... averLE fatto una cosa del genere!» ribatté Erik continuando a muoversi alla cieca, «Avranno un piano!» ma dal tono che aveva usato, non sembrava molto sicuro nemmeno lui.
«E se fossero sempre stati d'accordo e avessero organizzato tutto per farci prendere?» disse Cloe.
«E se chiudessi la bocca Cloe? Non sarebbe male!» disse Helena fuori di sé dalla collera, «A quanto pare tradire i propri amici non serve a salvarsi la vita, visto che anche tu sei qui con noi!»
«Sentite non è proprio questo il momento di litigare!» intervenne Erik, «Perché sono l'unico qui che sta provando a cercare un modo per scappare?»  domandò cercando di sviare il discorso, «E poi parlate piano o ci sentiranno!» 
«Non sei l'unico »  rispose a voce bassa Helena, «...anch'io stavo cercando... mi sono seduta su qualcosa di appuntito prima e ho trovato un gancio... ho quasi fatto... »  Sentirono un suono secco, la corda che la legava doveva essersi spezzata. «Ecco fatto! Adesso libero anche voi... almeno abbiamo una cosa in meno di cui preoccuparci... »  Anche in quella situazione Helena riusciva a trovare qualcosa di positivo, infatti qualche minuto dopo tutti furono liberi. «Allora... non abbiamo le nostre bacchette... dobbiamo trovare degli oggetti che ci possano aiutare a difenderci. Proviamo a cercare in giro.» I ragazzi cominciarono a girare e a tastare dappertutto ed altro tempo passò.
«Qualcuno ha trovato qualcosa? »  chiese Erik.
«Niente »  risposero gli altri.
«Stiamo perdendo tempo, non sono stupidi. Avranno ripulito tutto.»  dichiarò Jenny.
«Allora ruberemo le loro bacchette... »  dichiarò Helena che sembrava aver pensato ad ogni eventualità nel tempo che avevano trascorso in silenzio. «Prima o poi verranno a prendere qualcuno.» 
«Due di noi si nasconderanno dietro la porta, magari io ed Erik...»  continuò Helena con voce ferma e sicura, «Quando i Mangiamorte entreranno andranno in fondo alla stanza per prendere qualcuno. Noi due li attaccheremo da dietro, mentre voi prenderete le loro bacchette. Li stendiamo e scappiamo di corsa.» 
Era un piano che non ammetteva repliche.
«Probabilmente avranno messo delle guardie. Ci fermeranno ancora prima di salire le scale! E poi dove andremo una volta fuori dalla prigione? Non sappiamo nemmeno dove sia l'uscita!» replicò Cloe, cercando di mettere in discussione la strategia che avevano pianificato gli altri. In realtà, si comportava così perché era infastidita che a qualcun altro fosse venuto in mente un piano. Nel tempo trascorso non era riuscita a pensare ad altro che al senso di colpa.
«Se pensi che non possa funzionare allora resta qui... ce la faremo benissimo anche senza di te!»  osservò Jenny, innervosita dallo sciocco comportamento della ragazza.
«Non puoi dirlo sul serio.... siamo amici!»  intervenne Grace, indignata.
Ma Jenny continuò, ignorando l'intervento di Grace: «Oh certo, evidentemente per te è scontato fidarsi della parola di un Mangiamorte! Ma dei propri amici no! Solo una stupida, viziata, ragazzina poteva cascarci. Ecco perché hanno scelto te! Ti hanno detto che ti avrebbero riportato da mamma e papà? Non ti andava più bene la vita che facevi con noi, vero?» 
«Mi avevano detto che li avrebbero liberati... che non avrebbero fatto del male a nessuno... »  disse Cloe, scoppiando a piangere.
«Adesso basta! Dobbiamo andare d'accordo altrimenti...»  Grace si zittì, un rumore lontano echeggiò tra le fredde pareti della prigione. Qualcuno stava scendendo la scala.
«Non c'è più tempo... »  sussurrò Jenny, tremando.
«Facciamolo »  disse Erik, mentre si andava a nascondere dietro alla porta.



«Voi due! Andate a prendere i prigionieri e portateli nel salone!»  ordinò Bellatrix ai Ghermidori che facevano la guar dia alla scala per scendere nei sotterranei.
I due che sicuramente si domandavano se li avesse presi per dei servi, si guardarono tra di loro, ma vedendo l'espressione minacciosa della donna eseguirono il suo ordine senza fiatare. 
Bellatrix si pregustava già la scena che si sarebbe presentata. Beatrix sarebbe arrivata ignara nel salotto e avrebbe visto i suoi amici soffrire per morire uno dopo l'altro.
«Cissy! »  chiamò, vedendo la sorella scendere la scalinata in marmo. «Come sta' nostra nipote?»
«Da quando t'interessa? »  chiese Narcissa, con una nota d'ironia.
«Portala qui.»  ordinò Bellatrix, con un sorriso malvagio.
Narcissa parlò senza riflettere: «Lasciala stare è solo un'ingenua!» 
Bellatrix scoppiò in una risata, poi smise all'improvviso, si guardò attorno e sussurrò con una voce diversa dal solito: «Cosa? Narcissa, non la starai difendendo, vero?»  poi ritornò alla normalità, aggiungendo: «Morirà come gli altri. Solo dopo. Sarebbe crudele non permettere loro di salutarsi per l'ultima volta, no? » 
Narcissa la guardò a lungo, senza cambiare espressione, poi disse: «Le ho dato una pozione. Non si sveglierà.»  dicendo questo si voltò, facendo per andarsene.
La sorella le sbarrò la strada.
«Ascoltami bene, Cissy... se stai cercando di ostacolare il mio lavoro... » 
«Quale lavoro, Bella? »  domandò Narcissa, alterata. «Il Signore Oscuro non ha dato ancora nessun ordine... inoltre Beatrix ora è con noi. Ha il marchio nero.» 
Il volto di Bellatrix si deformò, sbiancò e sgranò gli occhi, rimanendo per la prima volta senza parole.
Narcissa se ne andò, lasciando la sorella scioccata e immobile. Vi rimase per un po'. Domandandosi se il Signore Oscuro non fosse impazzito. Poi si vergognò per aver messo in discussione la scelta del suo Padrone. 
Un rumore di passi la riscosse dal suo shock. Ricordandole che gli amici di Beatrix aspettavano di venire uccisi, sarebbe stato poco educato farli attendere oltre.


«Allora pensavate di scappare, eh?»  li derise la donna, guardandoli divertita. «Peccato che il vostro ingegnoso piano non abbia funzionato!»
I ragazzi erano inginocchiati davanti a lei, pietrificati da un incantesimo che impediva loro di muoversi e di parlare, ma solo di guardare e ascoltare. Passò in rassegna ognuno di loro. 
«Una patetica ragazzina che vuole fare l'eroina... »  disse, soffermandosi davanti a Helena. «... un'insulsa secchiona cocciuta»  oltrepassò Jenny e giunse davanti a Cloe, «Ah sì... tu devi essere quella che ha tradito questi qui. Sei l'unica che mi piace... forse posso valutare di risparmiarti... » E come se le avesse letto nella mente, aggiunse: «Oh sì James e Beatrix che come potete notare sono assenti, ci hanno passato un bel po' d'informazioni su di voi!» Scoppiò a ridere e poi si fermò di colpo vedendo Grace. «Salve. Chi abbiamo qui?»  Bellatrix avvicinò il suo volto a quello della ragazza, «La sporca mezzosangue... ho un conto in sospeso con te... tuttavia il tuo amico qui accanto ha tutta l'aria di voler essere torturato... »  disse mostrando uno dei suoi sorrisi più malvagi. Sbloccò Erik, trascinandolo in mezzo alla stanza. Il ragazzo appena capì di essere di nuovo in grado di parlare urlò: «Che cosa hai fatto a...» ma non riuscì a concludere, poiché iniziò a contorcersi per il dolore.
«Davvero ancora ti preoccupi per loro? I vostri amici vi hanno ingannato per tutto il tempo, d'altronde il sangue non mente. Piuttosto dovresti preoccuparti per te stesso ora!»  
Erik risoluto alzò il volto e urlò: «Stai ment...» ma non riuscì a finire la frase, colpito ancora dalla maledizione. 
«Avrei preferito che fosse presente... sarebbe stato molto più divertente... »  poi la donna alzò la bacchetta davanti al suo volto e ordinò: «Ora, raccontami tutta la storia. Da quando siete scappati da scuola a quando vi hanno portati qui. Voglio sapere tutto.»  Un altro colpo, un altra agonia per Erik. 
«Se davvero i nostri amici ci hanno ingannati perché vuoi sapere tutta la storia da me? Io non ti dirò nulla!»  
Bellatrix scoppiò a ridere, si voltò quasi volesse andarsene, ma poi all'improvviso si rigirò e colpì a caso una delle ragazze: Jenny. La ragazza non era più pietrificata e crollò a terra per il colpo ricevuto.
«No!» urlò Erik cercando di rimettersi in piedi.
«Non ti conviene sfidarmi... o sarà qualcun altro a subire al posto tuo!» ordinò la donna, cattiva. «Dimmi tutto quello che avete fatto.... dimmi tutto su Beatrix.... voglio sapere ogni cosa!»
«Non dirle niente! »  sussurrò la ragazza tra i denti, cercando di tirarsi sù.
Bellatrix la colpì di nuovo. «Se non vuoi che la tua amica muoia... ti conviene parlare subito!»  
«Ci ucciderai comunque perché sei una pazza sadica!»  Gli occhi di Bellatrix erano spaventosamente spalancati, le labbra strette e il viso contratto in un espressione furiosa. Helena si tirò su sui gomiti e tossì sangue.
«V-vede il f-futuro nei s-sogni»  disse Erik, cercando di distrarre Bellatrix dall'amica. La donna si voltò verso di lui con espressione stupita. «Beatrix riesce a vedere presente e futuro nei sogni.» ripeté Erik. La donna scoppiò a ridere. «Ma questo lo sanno tutti ormai. È stato il suo caro fratello a rivelarlo al Signore Oscuro in persona!» Erik abbassò la testa nascondendo la sua espressione incredula. Non riusciva a spiegarsi per quale motivo James avesse fatto una cosa del genere.
«E ha detto qualcos'altro...» aggiunse la donna, contenta di vedere la sua reazione «La vera ragione per cui James vi ha aiutati è stata una sola e non di certo per Beatrix... un altro di voi ha un potere che serve all'Oscuro Signore ed è quello della resurrezione!»
La ragazza a terra scuoteva la testa, atterrita.
«Dimmi il nome o lei muore!» urlò Bellatrix.
«Non lo so...» rispose Erik, «Sapevo di Beatrix soltanto perché l'avevo sentita parlare con suo fratello. Tra noi non abbiamo mai parlato di queste cose. Non c'è nessun altro! Lascia stare Helena e uccidi me!»
 «Va bene Erik ti credo!»
La donna che fino a poco prima sembrava sul punto di colpire Helena cambiò bersaglio puntando su Erik.
«E tu, Helena? Anche tu all'
oscuro di tutto?»  
«Non...»  cominciò a dire Erik, ma Bellatrix lo pietrificò di nuovo e poi la donna tornò vicino alla ragazza a terra, chinandosi su di lei. 
«Può guarire una ferita mortale. Riportare in vita i morti.» le sussurrò Bellatrix.
La ragazza aveva uno sguardo pieno di sé, forte, risoluto. Quello sguardo faceva andare in bestia Bellatrix.
 «Tu credi nell'amicizia, Helena?» 
La ragazza sussultò, sgranò gli occhi, mentre un rivolo di sangue le uscì dalla bocca. Crollò con un tonfo orribile sul pavimento freddo del salone.
Bellatrix sfilò il pugnale dall'addome della ragazza e si alzò. «Vediamo chi tra i tuoi amici è pronto a svelarsi pur di salvarti!» e con un gesto della bacchetta liberò i ragazzi.
Jenny, Cloe e Grace corsero al corpo dell'amica. La chiamavano, piangevano e gridavano disperate. 
Erik era rimasto in piedi di fronte a Bellatrix, guardandola fisso pieno di odio, stringendo i pugni, cercando di controllarsi. La strega lo guardò sprezzante. Il ragazzo non riuscì a sopportarlo, scattò verso la donna.
Nel frattempo Jenny e Cloe piangevano sul corpo senza vita dell'amica. Grace sembrava stesse facendo lo stesso, in realtà era china sul suo orecchio «Perdonami» sussurrò.
 
   
 
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