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Autore: Evenstar75    29/05/2017    4 recensioni
Di recente, Demi Salvatore ha dovuto fare i conti con due verità sconvolgenti: non solo ha scoperto di essere la figlia segreta di Damon ed Elena ma, come se non bastasse, adesso sa anche di essere la ''Prescelta''.
Intenzionata a sfruttare i suoi poteri per dominare il mondo dei vivi e dei morti, una strega crudele di nome Sophie Deveraux le dà la caccia e vorrebbe costringere lei e Prince Mikaelson (il bellissimo ed inquietante figlio di Klaus) a spezzare la Maledizione della Clessidra.
Gli abitanti di Mystic Falls della vecchia e della nuova generazione, tuttavia, sembrano disposti a tutto pur di impedirglielo.
Accompagnata da Sheila Bennett e Mattie Lockwood, le eredi di Bonnie e di Caroline, ed innamorata di Nick Mikaelson, il figlio di Elijah che ha sacrificato se stesso per salvarla, Demi si ritroverà a combattere per difendere la propria vita e quella dei suoi cari, mettendo a repentaglio tutto quello in cui ha sempre creduto ed aprendo il suo cuore a moltissime nuove, oscure e stupefacenti esperienze.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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We want WAR


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Sheila: ‘’Il sangue di vampiro è noto per le sue eccezionali qualità rigenerative.’’
Will: Non c’è cura che possa impedire alla sua anima di sgretolarsi, niente a parte la spada di Luinil. Col sangue di vampiro Nick sarebbe più in forze, ma… nulla di più.
*Damon dà il suo sangue a Nick*
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Sheila: - Voglio aprire il sepolcro di Klaus Mikaelson. E voglio ficcarci dentro non solo Rebekah, ma anche tutte le Ombre ed i Demoni che riusciremo ad attirare lì. Così creeremo un diversivo: invece di attirare i riflettori su Demi e Prince, li lasceremo passare inosservati mentre noi facciamo un po’ di pulizia. Non so voi, ma io non voglio che nessun altro venga morso da quei mostri.
///
Prince: Lei è… Ruby, una mia vecchia… amica. E ti ha portato l’Elixir, una pozione rarissima, specialità dell’erede al trono del Quartiere Francese, che renderà inoffensivo il tuo Stigma per un po’.
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Demi: Quindi voi due… avete avuto una storia?
Ruby: Fino a quando non mi hai piantata in asso per riprendere la tua battaglia contro le forze del male.
Prince: Se non ricordo male, non ti avevo promesso un anello al dito.
///
Eve: C’è più di un motivo per cui la maggior parte dei Crescenti mi vorrebbe morta. A parte la diserzione, la maledizione con cui Sophie mi ha colpito, in qualche modo, si è riversata anche su di loro, ed è diventata il loro limite, la loro debolezza.
Mattie: E per fargli riacquistare i loro poteri lupeschi... tu dovresti tirare le cuoia?
Eve: Sì. E non gli basta che io muoia di morte naturale… per legittimare la successione, è necessario che uno di loro prenda definitivamente il posto del leader precedente. Dopo averlo ucciso.
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Oliver: Sei tu ad aver convinto Eve a scappare, lasciandoci senza una guida! E sei TU che l’hai nascosta, così che non potesse rispondere alla giustizia che il branco riserva ai disertori!
Prince: Se ti vedo ancora, sei morto.
///
Prince: Qual è il nome del tuo bel ragazzo vampiro, amico?
Aiden: Josh. Joshua Rosza.
Prince: Ho bisogno che il signor Rosza mi aiuti ad intrufolarmi alla corte di Marcel Gerard. Le streghe, a New Orleans, non possono compiere incantesimi senza il suo consenso. E si dà il caso che io abbia bisogno dell’aiuto della Reggente in persona per aprire il sepolcro di Luinil e prendere la Piuma Nera.
Jackson: Ma non è più Marcel ad occuparsi di queste faccende. E’ la Regina di New Orleans, Katerina Petrova. Ma sta’ tranquillo, a corte si fa chiamare semplicemente Katherine.
 
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- Credo che questo sia l’ultimo.- mormorò Jackson con un piccolo sospiro, restituendo una manciata di verdoni ad un uomo calvo sulla cinquantina, il quale sembrava ancora un po’ stordito. – Tenga pure, è roba sua. E mi scusi per il… beh, per l’inconveniente.- il tipo si guardò intorno spaesato, notando come il pavimento del Croissant fosse ancora disseminato di banconote da riconsegnare ai legittimi proprietari, poi alzò le spalle e si voltò per andarsene.
- Quel Prince è proprio un tipo strano.- il rumore della risata di Aiden si unì al suono graffiante della sua scopa che spazzava il pavimento, raccogliendo i resti delle generose mance che i clienti del locale, sotto l’influsso telepatico del figlio di Klaus, avevano lanciato dappertutto, scatenando un caos tremendo tra i tavoli. - Ha incantato tutta questa gente a vuotarsi le tasche senza pensarci due volte e a darsi alla pazza gioia… e il tutto con ‘’Up and Down’’ di Billy More come sottofondo.-
Strofinandosi una guancia stampata di rossetto, aggredita dalle più belle ragazze presenti tra la clientela, soggiogate ad adorarlo spudoratamente, Jackson staccò la spina del grosso stereo incriminato, facendo tornare il silenzio nel Croissant, poi scrollò le spalle con aria rassegnata.
‘’Strano’’ era davvero un complimento rispetto al modo in cui avrebbe volentieri definito il suo amico dopo la bravata che gli aveva messo a soqquadro l’attività.
- Per Demi dev’essere abbastanza stressante averlo come fidanzato. Sembrano entrambi delle belle teste calde.- proseguì Aiden, pensieroso, raccattando un reggiseno rosa che era stato lanciato sul bancone e squadrandolo con una crescente aria perplessa. - Ecco perché già litigano come una coppia sposata.-
- Non stanno insieme, quei due.- chiarì Jack, continuando a riconsegnare denaro ad una donna che non la piantava più di strabuzzare gli occhi, come appena riavutasi da un sogno. - A quanto ho capito lei sta con suo fratello, Nick.-
- Il ragazzo moribondo.- comprese Aiden, continuando a pulire. - Credi che riusciranno a salvarlo?-
- Dipende da molte cose.- la voce burbera che rispose a quella domanda non fu quella che il giovane licantropo si sarebbe aspettato e, con un brivido di allarme, sia lui che Jackson si voltarono di scatto verso la porta. - Per esempio… da me.-
Sulla soglia, con le braccia muscolose appoggiate agli stipiti, apparve l’ultima persona che entrambi avrebbero voluto vedere, ossia un giovane molto alto, robusto, dalla barba bionda e dal sorriso selvaggio:
- Oliver.- quel nome, pronunciato da Aiden con uno squittìo spaventato e dal padrone del locale con un ringhio sommesso, sembrò deliziare l’ex capobranco mentre questi si faceva largo con ampie falcate verso di loro, seguito da un numero molto più tornito di scagnozzi rispetto a quelli che lo avevano accompagnato durante il suo scontro con Prince.
Al loro ingresso, il clima divenne glaciale ed incredibilmente teso, quasi elettrico, tanto che i clienti reduci dalla compulsione preferirono mollare lì tutti i propri risparmi e dileguarsi il più in fretta possibile per evitare coinvolgimenti.
Jackson posò le monete che aveva ancora in mano su uno sgabello, poi, coraggiosamente, si frappose tra il bullo e il proprio dipendente.
- Prince Labonair ha annullato la tua sovrintendenza, Oliver, ti ha risparmiato la vita e ti ha bandito da questo posto.- gli ricordò, con voce pacata ma ferma, incontrando lo sguardo lattiginoso e beffardo di Guillotin. - Non sei il benvenuto, qui dentro… e neppure nel resto del Bayou.-
- Anche se a deciderlo è stato un abominio della natura, la cosa più lontana da un Lupo Mannaro che si sia mai vista?- sputò fuori Oliver, gonfiando il grosso petto d’indignazione, mentre i suoi compari facevano scrocchiare le nocche. - AH! Quel dannato Prince non è un vero Labonair: è uno sporco Mikaelson, figlio di un ibrido bastardo, da sempre in combutta con i vampiri e con il Quartiere Francese. E’ colpa sua se la nostra regina Hayley è stata uccisa e se Eve ci ha abbandonato. Influenzandoci con la sua Maledizione, lei ci ha portato via la nostra capacità di trasformarci a nostro piacimento e ci ha condannato a subire di nuovo lo strazio dei pleniluni… ma adesso basta: il nostro popolo è stanco e rivuole indietro la sua libertà. E la sua superiorità su tutti gli altri branchi del mondo.-
- Eve sarebbe già tornata a casa se congiurati come te non fossero intenzionati ad ucciderla per appropriarsi del potere.- sibilò Jackson, sporgendo il mento. – Anche se lontana, lei è stata un sovrintendente dieci volte migliore di te, che vuoi solo sfruttare la situazione per impadronirti di un titolo che non ti appartiene!-
- E’ la dura legge dei Crescenti, Jackie: ai capi disertori spetta la morte. E quest’ultima, se ottenuta in duello, sancirà, una volta per tutte, il tramonto dei Labonair in favore di una stirpe più degna.- sbottò Oliver, digrignando i denti. - Ma cosa vuoi saperne tu, che non hai neanche mai attivato il tuo gene, di ciò che è meglio per noi? Sei un debole, come la tua amichetta, qui.- accennando crudelmente ad Aiden, il biondo scatenò l’infame ilarità dei suoi alleati, prima di schioccare le dita: - Prendeteli!-

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- Sei un codardo!- gridò Jackson, mentre veniva assalito da diversi Lupi più massicci di lui, che lo afferrarono per le braccia e lo colpirono violentemente allo stomaco, atterrandolo su un tavolino e costringendolo a stare fermo. – Prince ti schiaccerà come uno scarafaggio non appena ti avrà sotto tiro, di te non rimarrà neanche la polvere…!-
- Forse.- convenne Oliver, divertito, sovrastando le proteste ansimanti di Aiden, che venne atterrato bruscamente a sua volta. - Oppure sarò proprio io a costringerlo a darmi ciò che voglio: l’annullamento della magia che continua a rendere introvabile il luogo in cui si nasconde la traditrice.-
- Stai perdendo il tuo tempo.- rantolò Jackson, sentendo le corde imbevute di strozzalupo graffiargli i polsi mentre venivano annodate attorno ad essi. – Prince non ti consegnerà mai Eve!-
- Neppure se lo rallenteremo così tanto da mettere in pericolo la vita del suo fratellino? Già, so tutto al riguardo, grazie ad un piccolo aiuto.- con un cenno della testa, indicò una figura slanciata e femminile al suo fianco, dai lunghi e vaporosi capelli rossi, poi allungò la mano per cingere i fianchi di Rubyna, gloriandosi della sua presenza, come fosse un trofeo. - So che è in missione per salvare l’ultimo erede di Hayley e che ha bisogno di fare in fretta. Lo aspetteremo fuori dal palazzo di Marcel e lo costringeremo a guardarvi morire, se non vorrà scendere a compromessi. Poi, se continuerà a opporre resistenza, lotteremo, fino a quando capirà di non avere più tempo a disposizione. A quel punto, cederà, confesserà... e, pur di raggiungere la Reggente delle streghe prima che sia troppo tardi, mi consegnerà il trono su un piatto d’argento.-
- NO!- divincolandosi, Jackson si ostinò a lottare, nonostante il dolore. Poi, incrociando gli occhi indecifrabili della complice di Oliver, si sentì invadere dalla rabbia:
– RUBY! Come hai potuto… Eve, Prince e Nick sono dei Labonair, il compito dei Crescenti è di proteggerli! Siamo sempre stati governati dalla loro famiglia, sono stati i nostri capibranco per secoli e tu… NO! No, voi non potete! RUBY! PRINCE SI FIDAVA DI TE!-
- Questo è stato probabilmente il più piccolo dei suoi errori.- annunciò lei con freddezza, stringendo convulsamente la mano di Olly per cercarvi un conforto. - Ma presto si pentirà di tutto ciò che mi ha fatto.-

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Jackson avvertì l’odio di un’amante illusa ed abbandonata pervadere quell’affermazione ricca di sottintesi e scosse la testa, incredulo, mentre lui ed Aiden venivano trascinati via di peso, urlanti e in catene, pronti ad essere usati come esca per la rovina del loro stesso branco.
 
***
 
 
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- Hello, Balto.- la prima cosa che Nick credette di vedere sopra di sé fu un grosso confetto, circondato da un alone dorato ed ondeggiante, luminoso come i raggi del sole. Ansimando, nel tentativo di riempire d’aria fresca i propri polmoni rattrappiti dal veleno dell’Ombra, si abbeverò di uno squisito profumo di fragole, poi si sentì accarezzare la fronte da un soffice panno asciutto, e capì di essere tornato. – Stavo cominciando a valutare l’idea di farti un bell’ululato per provare a richiamarti dall’oscurità ma, hey, per fortuna mi hai risparmiato lo sforzo! Mentre eri disconnesso, comunque, mi sono esercitata per benino… vuoi sentire? Mh?-
Il ragazzo ascoltò la voce allegra e familiare di Mattie con un groppo in gola, poi racimolò tutte le forze che gli erano ritornate grazie al sangue di Damon per tirarsi leggermente su ed appoggiare la testa sulla spalla della ragazza, nella goffa, tenera imitazione di un vero abbraccio:
- N…o, g-gra…zie.- sospirò, debolmente, nascondendo un sorriso annerito contro il collo di lei.
- Fiuu, meno male, sei sempre il solito antipatico!- la Lockwood gli passò un braccio attorno al corpo, con il cuore che piano piano smetteva di assomigliare ad un muffin bruciacchiato e riprendeva la soffice, dolcissima consistenza di sempre.
Rimasero immobili per un momento incalcolabile, avvolti in una leggera aura di sollievo e di speranza, poi Nick si sentì leccare la mano da Eve, la quale scodinzolava talmente tanto da rischiare di scatenare un uragano proprio lì, accanto a loro.
- Andrà tutto bene.- sussurrò piano Mattie, strofinando la guancia sui capelli del nipote di Rebekah e dondolandosi appena sul posto. – Dico sul serio: Damon ti ha aiutato. Lui, Will e Sheila sono andati a sistemare una faccenda, ma torneranno presto. Prima di uscire, lei mi ha detto che Demi e Prince sono arrivati a New Orleans. Vedrai, troveranno la Spada. Ti guariranno…. e poi correremo dritti a sfondarci di panini al formaggio al Mystic Grill. Ne mangeremo fino a scoppiare, così tanti che questa brutta avventura ti sembrerà un nonnulla in confronto al mal di pancia che ci verrà.-
- Io n-non… posso… mollare…- biascicò Nick, quasi inudibile. Ogni parola lo affaticava, ogni respiro era una puntura di spilli nel petto, ma almeno, adesso, non si sentiva più così irrecuperabile o colpevole. -… Mon… ique mi ha detto che non d-devo farlo… p-per… per Prince…-
- Monique?- ripeté Mattie, confusa, allontanandosi un po’ per poterlo guardare negli occhi. - Tu hai visto quella Monique… laggiù, a Tenebrolandia? Monique Deveraux? Sul serio?!-
- E’… prigioniera. Nel… limbo… al posto di… S-Sophie…- riappoggiandosi cautamente al cuscino, Nick prese la mano della biondina, tirandola leggermente giù, per far sì che le sue flebilissime parole le giungessero senza problemi. -… vieni con me… l’hai già fatto p-prima d’ora… e-entra nelle m-mie… allucinazioni… te la farò v-vedere. Così… capirai. E’ importante… sarò abbastanza… f-forte… ancora per poco…-
- Certo.- acconsentì Mattie, intrecciando le dita rosee con quelle sottili e gelide del ragazzo. Dopo avergli lanciato un’occhiata d’intesa, chiuse gli occhi e assunse un’espressione assai seria e concentrata, quasi comica sul suo viso paffuto e sempre gioviale. - Sono pronta. Al mio tre, allora, si parte. OKAY. Gli impavidi Mattick in viaggio verso il pianeta delle anime perdute: e che sarà mai? Coraggio, uno… due…-
 
///
 
- Tre.- disse Nick, e la sua voce risuonò finalmente limpida, del tutto priva di echi metallici e di sussulti. - Apri gli occhi, nana… avanti, ce l’abbiamo fatta!-
 
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Mattie obbedì improvvisamente e, vedendolo in carne ed ossa vicino a sé, in piedi, con il suo solito, radioso colorito, nonostante i contorni della sua figura fossero leggermente sfocati, emise un acuto gridolino di gioia e si fiondò dritta tra le sue braccia. La proiezione un po’ sbiadita dell’anima del giovane Mikaelson l’accolse di slancio e la cinse, sollevandola da terra fino a far penzolare i suoi piedini a qualche centimetro del pavimento.
- Però. Quando ti ho visto l’ultima volta, eri alto più o meno quanto lei.- ridacchiò Monique, gustandosi la scena dal suo giaciglio nel terreno.
Arrossendo, la Lockwood sciolse quella stretta con aria confusa, cercando poi, con sguardo curioso, di localizzare la creatura che aveva appena parlato.
- L’ultima volta che ti ho vista io, invece, eri disegnata su un pezzo di carta.- mormorò un secondo dopo, con le iridi verde mare splendenti di attenzione. Poi, come se fosse convinta di non essere udita, si avvicinò all’orecchio di Nick con aria confidenziale: – Cavolo, doveva piacere davvero parecchio a Prince, l’ha ritratta in ogni minimo dettaglio. Anche se con il naso un po’ più piccolo, devo dire…-
- E’ stata lei a spezzare il suo Stigma Diaboli, nell’unico modo alternativo alla morte della strega che lo ha evocato.- le spiegò il figlio di Elijah con urgenza. – Si è sacrificata per lui, prendendo il posto dell’anima di Sophie in questo universo punitivo e finendoci in trappola come sua sostituta. Uccidendola, molti anni fa, le ho risparmiato il dolore fisico, ma non ho potuto fare nulla per alleviare quello del suo spirito…- Mattie fissò Nick sbigottita e, allo stesso tempo, colma di sollievo: dopo aver condiviso con il suo compare i ricordi che Prince gli aveva sottratto, aveva temuto che l’omicidio di quella ragazza avrebbe torturato Nick per l’eternità, ma non aveva mai dubitato della sua innocenza. – E’ stato un atto di pietà, il mio, suggellato da una promessa: prima che Monique morisse, le ho detto che l’avrei tirata fuori di qui. Ora, voglio che siate voi a realizzare questo giuramento per me. Uccidete Sophie, e libererete sia Demi che Monique. Ma non fatelo prima di aver capito come invertire l’incantesimo che ha assegnato alla nipote i tormenti della zia. Mi hai capito? E’ fondamentale.-
- Ah, cribbio, potevi dirmi di portarmi dietro un foglio per gli appunti!- si lamentò la bionda, cercando di fissare a mente tutte quelle informazioni. Poi, d’un tratto, Mattie s’interruppe ed inorridì: - Hey, aspetta un minuto, ma perché mi stai affidando questa missione? Non puoi rivelare tu stesso a Demi e a Prince ciò che deve essere fatto? Tra poco saranno alla Capanna, te l’ho detto, è solo questione di…-
- Voi dovete trovare il modo.- tagliò corto Nick, mentre un senso di soffocamento inaudito gli ghermiva la gola ed inghiottiva parte della sua determinazione. Per farsi coraggio davanti a quegli occhi enormi, lucidi ed inconsapevoli, lui le afferrò una mano, tenendola sospesa tra le proprie. – Nel caso in cui… qualcosa non vada nel verso giusto o la faccenda diventi più complicata del previsto…-
- AH! Lo sapevo dove volevi arrivare! Vorrei proprio dirti che mi è mancata la tua paranoia, ma non è vero!- si lamentò Mattie a mo’ di rimprovero, pestando i piedi per terra come una bambina sul punto di scoppiare a piangere. – Smettila di pensare al peggio… sarai in prima fila contro Sophie, insieme a tutti noi, e questo diventerà soltanto un brutto, bruttissimo ricordo!-
- Se può farti star meglio, non credo che lo sarà, in ogni caso.- con un sorriso delicato, lui le asciugò la lacrima grossa quanto una biglia che le era rotolata sulla guancia.
Si fissarono per un lungo istante di silenzio e resistenza, poi lei capitolò, sbattendo con ostinazione le ciglia bagnate:
- Invertire l’incantesimo prima di far fuori la megera, allora.- scandì, piccola ed inflessibile come un soldatino di piombo.
 
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Al colmo della gratitudine e dell’orgoglio, Nick annuì con decisione:
- Esatto.-
 
***
- Quindi sei assolutamente sicura che la tua magia funzionerà?- s’informò Damon, facendo scorrere il volante della Camaro tra le proprie dita per improvvisare un parcheggio nel tetro cortile attorno alla cripta abbandonata dei Fell. Sheila gli lanciò un’occhiataccia, mentre Will seguiva attentamente la scena dal sedile posteriore, attraverso lo specchietto interno. - Insomma, sei una strega da quanto? Un paio di mesi? Forse meno? Il tempo di imparare a muovere una tavola Ouija col pensiero per spaventare i miscredenti durante una festa di Halloween?-
- Sei stato tu il primo a propormi di aprire la tomba di Klaus per te.- lo rimbeccò la ragazza, stringendo con forza le dita sul Grimorio di Esther che teneva appoggiato sulle ginocchia. - Perché improvvisamente non ti fidi più delle mie capacità?-
- Non ho detto questo.- rimbrottò Damon, spegnendo l’auto con uno scatto fluido e piccato. - E’ solo che l’ultima Sheila Bennett che ha provato ad abusare dei propri poteri per aprire un luogo sigillato magicamente ci ha lasciato le penne.-
 
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- Era una donna anziana che ha pagato con la vita uno sforzo che non le competeva e che, a quel tempo, era estremamente necessario.- disse la giovane Bennett, mentre un’ombra scura le calava sul viso: sua madre, Bonnie, era sempre stata molto legata al ricordo della propria nonna e, in qualche modo, anche lei era cresciuta ammirandola. - Qui non si tratta di tirare fuori delle persone in pericolo da una cripta millenaria, ma soltanto di murarci dentro una sottospecie di cadavere. Nel caso in cui dovessi accorgermi che qualcosa non va, che è troppo per me, interromperò l’incantesimo e troveremo un’altra sistemazione per la professoressa Mikaelson. Non c’è da preoccuparsi, ho tutto sotto controllo.-
- Ti spiegherò io come fare per non correre rischi.- la rassicurò William, avvicinandosi a lei dopo essere sceso dalla vettura e chiedendole con un cenno di passargli il libro magico per un rapido consulto. - Non posso fare granché, lontano dai miei antenati, ma potrai sempre usarmi per attingere un po’ di energia, quando ne avrai bisogno. Dammi un minuto e saprò dirti di più.-
Sheila gli sorrise mentre lui si congedava per avviarsi nei pressi della grotta e Damon emise uno sbuffo canzonatore:
- Se consideriamo come hai stregato lui, Hermione, mi sa che possiamo stare tranquilli.- rifletté tra il serio ed il faceto. Sheila si strinse nelle spalle e lui fece schioccare la lingua, malizioso: - Andiamo, vuoi dirmi che non te n’eri accorta?-
- Santo cielo, il modo in cui mi ricordi Demi, alle volte, è irritante.- mugugnò lei, guardando altrove con ostinazione. - Lo sapevi?-
- Perché? Non ti piace?- indagò Damon, ammiccando spietatamente con le sopracciglia.
- Forse mi piaceva di più quando ancora non sapevo che anche lui era… beh, come me.- si lasciò sfuggire lei, tutto d’un fiato. Il vampiro esitò, confuso e circospetto, in attesa che Sheila riaprisse la bocca per continuare: - Quando era soltanto un bel ragazzo di qualche anno più grande di noi, che ci offriva da bere gratis durante le serate al Grill e si mostrava onesto e piacevole… adesso, invece, è l’aiutante segreto di Prince Mikaelson, la sua spia privata ed il suo produttore ufficiale di armi contro le forze del Male… e il fatto che ci abbia tenuto nascosta così a lungo la sua doppia vita non lo rende esattamente la persona di cui mi fido di più sulla faccia della terra. Né tantomeno il primo candidato della mia lista per una cenetta romantica. E’… complicato.-
- Voi Bennett e la vostra diffidenza.- commentò Damon, con uno strano sorriso sghembo e soddisfatto insieme. - La vedo davvero durissima per quel poveraccio. Forse farebbe meglio a trovarsi un hobby. Ho sentito che i Timberwolves sono ultimi in classifica, quest’anno, potrebbero aver bisogno di una recluta.-
- E tu, invece?- chiese Sheila, aprendo il cofano della Camaro per passare al vampiro una spada di cristallo azzurro risplendente, molto simile a quelle di cui Demi e Prince si erano muniti prima di partire per New Orleans, consci del fatto che fossero le uniche armi capaci di distruggere le Ombre. - In questi anni ti sei dato al football per provare a dimenticare la signora Gilbert?-
Il ghigno ironico di Damon s’irrigidì fino a diventare una smorfia feroce:
- La signora Salvatore, veramente.- la corresse, afferrando la spada e soppesandola tra le mani con aria distratta. - Nope, comunque. Voglio dire, ci ho provato col Bourbon. Ma non è andata a finire poi troppo bene.-
- Immagino.- mormorò Sheila, storcendo platealmente il naso, come per prenderlo in giro: improvvisamente il forte profumo di alcool che aveva circondato il vampiro fin dal momento del suo ingresso alla Capanna acquistava un senso. - Così voi due stavate insieme. Avevate una storia, avete avuto Demi e poi… lei si è sposata con Stefan.-
- I casi della vita.- tagliò corto Damon, scrollando le spalle, poi, con un movimento fluido e micidiale, fece vibrare la spada nell’aria e recise di netto le funi che tenevano fissato il baule di Rebekah al tettuccio della Camaro. – Perlomeno, stanotte seppelliremo uno dei colpevoli di quanto accaduto.-
- Così l’altro potrà tornare ad annegarsi nel wiskey?- ipotizzò Sheila. Il vampiro le rivolse uno sguardo compiaciuto e poi, issandosi il feretro su una spalla, mentre caricava sull’altra la propria arma lucente, quasi fosse un fagotto da picnic appeso ad un bastone, si avviò verso la cripta, fischiettando:
- Esattamente.-
Avvicinandosi alle pareti rocciose del sepolcro dei Fell, i due incrociarono nuovamente Will, il quale, indaffarato, si affrettò a porgere alla Bennett un pezzo di legno allungato, identico a quello che anche lui reggeva:
- Dovrai accenderli sulla punta, Sheila. Le fiamme di queste fiaccole, fuse l’una nell’altra, simboleggeranno il varco ancora bloccato. Pian piano, mentre pronuncerai l’incantesimo, cominceremo ad allontanarci e, reggendole, le separeremo: così, di riflesso, faranno anche i portoni della cripta, lasciando aperto un passaggio. Quando raggiungeremo questi due punti, sufficientemente distanti…- il giovane Doge indicò un masso che sbucava dall’erba e, sul lato diametralmente opposto, un cespuglio di bacche seminascosto nell’oscurità. -… Damon si avvicinerà abbastanza da far scivolare Rebekah accanto a Klaus, facendo bene attenzione a non toccare mai la linea di confine. Grazie al tuo sangue Bennett, annulleremo temporaneamente ciò che impedisce a chiunque di entrare in quel posto, ma l’incantesimo di prigionia resterà attivo e varrà per Klaus, per Rebekah e per chiunque osi violarlo fisicamente.- il maggiore dei Salvatore sfoggiò un sogghigno eccitato, come a dire ‘‘Quando cominciamo?’’; tuttavia, ignorandolo, William richiamò la strega: - Adesso ascoltami bene: appena lui spingerà la bara fino a deporla su quel pavimento incantato, una forza magica reagirà all’intrusione e ci attirerà con violenza l’uno verso l’altra, nel tentativo di richiudere il più in fretta possibile l’ingresso: dovremo resisterle fino a quando l’operazione non sarà stata completata. Tutto chiaro?-
- Certo.- annuì Sheila, sentendo un leggero brivido percorrerla.
- Qualunque cose accada, non devi interrompere il nostro contatto visivo: esso ti consentirà di attingere alla mia riserva di vitalità per mantenere attivo l’incantesimo, senza rischiare di esaurire troppo presto la tua.- la ammonì Will, attendendo un altro cenno affermativo. Sheila avrebbe voluto dirgli qualcosa d’intelligente, che gli era grata e che non le dispiaceva poi così tanto l’idea di doversi tuffare nei suoi occhi per un periodo prolungato di tempo, ma si limitò ad assentire, rigida come uno stoccafisso. Il fatto che Damon fosse lì accanto ad osservarli la rendeva terribilmente nervosa: - D’accordo, allora. In posizione.- annunciò il ragazzo, entrando in un pentagramma che aveva precedentemente tracciato nel terriccio e toccando l’estremità acuminata del ramo di Sheila con quella del proprio. Dopo aver teso la propria mano libera e tiepida, afferrò quella della Bennett. – Inspira in profondità e ripeti insieme a me: phasmatos incendia.-
- Phasmatos incendia.- senza bisogno che la formula venisse pronunciata oltre, un rapido guizzo infuocato avvolse le due fiaccole, cominciando ad ardere e sprigionando molta più luce di quanta non ci si potesse aspettare. La sfumatura sorpresa nelle iridi di Will lusingò Sheila proprio come la prima volta che aveva gli aveva mostrato i propri poteri, nel corridoio che portava giù all’Armeria, nello sgabuzzino segreto del Grill: - Perfetto. Ora cominciamo con il vero e proprio incantesimo…-
- Din din, time out- s’intromise Damon all’improvviso, aguzzando l’orecchio. – Avete sentito qualcosa?-
- Intendi… a parte la tua interruzione?- borbottò William, a metà tra l’incredulo e l’irritato. – No.-
- Abbiamo compagnia.- annunciò il vampiro, senza scomporsi, continuando ad ascoltare in lontananza. La Bennett provò a capire a cosa lui si stesse riferendo e riuscì a captare, tra le fronde mosse appena dalla brezza, un leggero lamento, dapprima quasi un miagolio, poi sempre più simile ad un gemito di sofferenza.
- Ha ragione.- sussurrò la ragazza, d’un tratto allarmata, sciogliendo la presa sulle dita di Will e voltandogli le spalle per avere più libertà di movimento nel perlustrare la zona. - C’è qualcuno nelle vicinanze e quel qualcuno… è nei guai.-
- O forse ha percepito la nostra presenza grazie al vostro piccolo falò e adesso sta cercando di attirarci in una bella trappola.- convenne Damon, mantenendosi sempre sull’attenti. Le urla remote, che parevano provenire dalla gola di una donna disperata, divennero sempre più stridule e violente con il passare dei secondi e lui inarcò le sopracciglia, risoluto. - Vado a dare un’occhiata, non muovetevi da qui.-
- Si tratta di una strega.- disse Sheila, di colpo sopraffatta, massaggiandosi le tempie come a causa di un orrendo mal di testa. Will si accostò velocemente alla giovane e anche lui si piegò in due, investito da un repentino lampo di dolore: – Sta cercando di comunicare con noi… è in pericolo!-
- Potrebbe essere Sophie?- ringhiò Damon, stringendo l’elsa della sua spada fin quasi a sbriciolarla.
- No.- ansimò William, appoggiandosi al sasso muschiato di poco prima per mantenere l’equilibrio sulle proprie gambe tremanti. - Nessuna strega del Quartiere Francese, a parte la Reggente, è autorizzata dagli Antenati a praticare oltre i confini di New Orleans, e questa magia non è abbastanza oscura da essere classificabile come Espressione… proviene da una fonte diversa, da una stirpe a cui Sophie non appartiene… no, non si tratta di lei, ma di un’altra strega… ad un passo dalla morte!-
- Riesco a sentire il suo richiamo nella testa… dice di chiamarsi Liv... Liv… Parker!- gridò Sheila, facendo oscillare la sua fiaccola per rischiarare meglio il verde umido della radura. - E mi sta mostrando dove si trova! Sbrighiamoci!-
- Nah, per una volta credo di sentirmi assai più confortevole nei miei panni da becchino piuttosto che in quelli da eroe, perciò me ne resterò bello tranquillo qui fino a quando non sarà…- Damon si accorse con un secondo di ritardo di stare parlando da solo, poiché sia Sheila che Willy si erano già precipitati in soccorso della malcapitata, lasciandolo al buio, come un idiota, a blaterare di fronte alla cripta. -… come non detto.- rimbrottò il vampiro, alzando gli occhi al cielo.
Poi si lanciò al loro inseguimento.
 
///
 
Durante il tragitto, Sheila sopportò faticosamente la sensazione di terrore che, trasmessale dalla sconosciuta Liv Parker, continuava ad annebbiarle il cervello con assordanti richieste d’aiuto, ma non smise mai di correre. Alcuni flash, indotti nei suoi pensieri con la magia, le mostravano che il luogo in cui la sventurata si trovava era poco lontano, ma ben nascosto agli occhi dei passanti grazie all’intricata vegetazione circostante.
Si trattava di un casolare abbandonato, probabilmente un’ex fattoria, dotata di un recinto rosicchiato dalle tarme e dal vento e di una piccola stalla priva di animali, in cui la poverina sarebbe stata presto imprigionata.
 
- Dove sono i miei fratelli? Che cosa gli hai fatto? Lasciami andare!- strillò sconnessamente una ragazza scarmigliata coi fitti boccoli color paglia e le guance inondate dalle sgocciolature del suo mascara.
Aveva un viso rotondo e sbarazzino, uno sguardo stranamente adulto per una ventenne, le labbra livide per la paura ed un brutto taglio aperto sulla fronte, come se fosse stata colpita con violenza per essere trascinata, una volta stordita, fin là.
Qualcuno la teneva in pugno e cercava di farla passare forzatamente attraverso una porta scardinata, mentre lei non aveva abbastanza forze per difendersi, ma soltanto per provare a chiamare i soccorsi.
- Uno di loro è già partito all’attacco, ha inseguito una Ferrari diretta a New Orleans. Doveva essere Luke, il tuo gemello.- rispose compiaciuta la sua aguzzina, una donna flessuosa dai vaporosi capelli neri, attorno alla quale aleggiava un aroma dolciastro di mele marce e fiori stantii. - E’ stato lui a rivelarmi dove ti eri nascosta, una volta terminata la sua transizione e piegata la sua volontà a Sophie. Ha provato a proteggerti fino all’ultimo, ma non c’è modo di sfuggire, quando entri a far parte dell’Esercito. Adesso, il tuo fratellone Kai seguirà le sue orme, subito dopo aver dato un morsetto anche a te…-  
 
- Vogliono trasformarla in un’Ombra!- strepitò la Bennett, accelerando nonostante i suoi piedi non la finissero più d’incespicare tra le radici divelte e le pietre disseminate per terra. Quando rischiò di capitombolare definitivamente, inciampando in un rovo e strappandosi i jeans, sentì la mano di William afferrarla giusto in tempo e sostenerla mentre anche lui non si dava per vinto.
 
- NOOOO! AIUTO! AIUTO! LUKE… KAI…- si sgolò Liv, continuando a piangere e a divincolarsi debolmente.
- Con questo smetterai di frignare.- annoiata, la carceriera della giovane fece balenare un paio di zanne affilate, rivelandosi una vampira, e si squarciò le vene del polso, un secondo prima di costringere il suo ostaggio a bere il suo sangue. Liv, in preda al panico, non poté fare altro che deglutire rumorosamente, strozzandosi e sporcandosi il mento di viscido rosso rubino. Una volta soddisfatta del risultato, la creatura della notte ricominciò a spingerla con urgenza verso l’entrata della stalla: - Ecco, ora sei pronta per una bella riunione di famiglia…-
 
- PHASMATOS INCENDIA!- sobbalzando a causa di quel grido inaspettato e dello scoppio che, al tocco di Sheila, aveva prontamente avvolto con delle fiamme guizzanti lo steccato della fattoria, la vampira fu costretta a mollare la presa su Liv e a scansarsi per sfuggire all’ondata di calore improvviso.
La sua vittima cadde in ginocchio, stravolta, mentre nel suo campo visivo apparivano i suoi due giovani salvatori.
- Streghe.- si leccò le labbra la donna mora, scoprendo fulminea i canini. – Anche voi siete impazienti di servire la grande Sophie Deveraux? Non vedeva proprio l’ora di rimpinguare le sue file di Demoni e, ora, eccovi qua, ad offrirvi addirittura volontari! Ne sarà molto felice. Tu, in particolare…- il volto affilato della vampira fu pervaso dalla delizia mentre fissava la figlia di Bonnie con particolare bramosia. -… mi sembri abbastanza potente. Sarai una recluta perfetta!-
- Col cavolo!- quando la seguace di Sophie scattò rabbiosamente nella direzione di Sheila, la ragazza avvertì qualcosa di forte farle da scudo con il proprio corpo ed assorbire l’urto con la sua assalitrice al posto suo: Damon, i cui occhi rilucevano quanto la spada azzurra che impugnava minaccioso, strattonò via la succhiasangue e le piombò addosso, rotolando poi, assieme a lei, sul terriccio.
- Damon Salvatore.- ridacchiò lei, con una smorfia a metà tra il fastidio e la nostalgia. Le sue iridi grigio ceruleo sfavillarono in un modo familiare e lei gli sorrise come si fa di fronte ad una vecchia conoscenza… o ad una leggenda. – No way*(1).-
- Alice?- continuando a braccarla, il fratello maggiore di Stefan ebbe il netto presentimento di averla già vista da qualche parte e, alla fine, la riconobbe: aveva avuto a che fare con lei ai tempi della Maledizione del Sole e della Luna, quando lui, Elena e Rose avevano contattato il vampiro Slater per ottenere delle notizie sugli Originali. Alice, che all’epoca era la frivola fidanzata del loro informatore, molto più attratta dall’idea di diventare immortale che da quello strambo tipo in sé per sé, li aveva aiutati a scovare la password del suo computer; in seguito, Damon le aveva cancellato la memoria per far sì che non ricordasse più nulla di quegli eventi. Adesso che era una vampira, però, ogni compulsione doveva essersi annullata: – Hai finalmente trovato qualche idiota che ti trasformasse, eh?- seppur nella furia, lui riuscì ad ammiccare: - Giusto in tempo, direi, visto che stavano per spuntarti le prime rughette d’espressione.-
- Già.- gioì lei, approfittando della sua distrazione per assestargli una sonora ginocchiata nel ventre e per farlo sibilare di dolore. – E, in effetti, fare fuori te potrebbe saldare il mio debito con Atticus molto prima del previsto.-
- Shane.- ringhiò Damon, rimettendosi in piedi, di nuovo pronto all’attacco. - E così è lui il bastardo che ha contaminato i mocciosi Parker con le sue zanne, mettendoti qui a fare la guardia ai suoi esperimenti... li ha morsi tutti per ombrizzarli, come aveva già fatto con l’intera famiglia Stone, non è vero?-
- Gli Stone, però, erano semplici umani.- rivelò Alice, scuotendo fiera la chioma. – Il veleno del professore poteva soltanto tramutarli in Ombre, pericolose, certo… ma non micidiali. Lì dentro, invece…- ed accennò rapidamente alla stalla. -… stanno per sorgere delle reclute molto più temibili, perché qualsiasi creatura già magica, Licantropo, Strega o Vampiro che sia, una volta contaminata dal siero dell’Inferno, si trasforma in qualcosa di diverso.- la sua soddisfazione nel provocarlo era innaturale, disgustosa: - … in un Demone.-

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- No, non è possibile.- ansimò lui, quasi inudibile, agghiacciato e per nulla disposto a  farsi fregare. - Stai mentendo!- pensando immediatamente, tragicamente a Nick e al suo destino segnato, con le orecchie che gli ronzavano, Damon gettò la spada e si scagliò contro la sua avversaria a mani nude, furibondo. Approfittando senza remore dell’effetto sorpresa che la propria ira fu in grado di scatenare e dell’imponente disparità anagrafica presente tra loro, le infilò il pugno chiuso dritto nel petto, affondando nella sua carne senza troppe difficoltà e mozzandole il fiato.
- Ti piacerebbe.- notò Alice, sibilando al suo orecchio, melliflua e maligna nonostante la fatica. – Ma dentro di te sai perfettamente che ho ragione. Perciò ricorda: nel caso in cui volessi passare dal lato giusto, assicurati che le future incubatrici di veleno demoniaco abbiano in circolo anche solo qualche goccia del nostro prezioso sangue. Così potranno dire addio alla loro anima molto più velocemente. E per sempre.-
Proprio in quel momento, un’entità nera e fumante, probabilmente il Demone nato dalla metamorfosi ormai completa dello sfortunato Kai Parker, sbucò dalla fattoria, trascinando con sé un tornado malefico d’energia che fece crollare a terra, in un colpo solo, Sheila, Liv e William.
Damon fece appena in tempo a vederlo mentre si dileguava nella foresta, per recarsi senza esitazione dalla sua padrona senza scrupoli, poi, urlando, strappò via d’impeto il cuore di Alice.    
 
///
 
- E quanto tempo hai ancora a disposizione per salvare tuo fratello?- chiese Joshua Rozsa, con noncuranza, lasciandosi trascinare dall’entusiasmo e dall’ingenua voglia di saperne di più a proposito del nobile motivo che aveva spinto quei due stravaganti ragazzi alla ricerca della tomba di Luinil.
- Più di quanto ti resta da vivere se non ti decidi a chiudere il becco.- ringhiò Prince, con i denti sfolgoranti digrignati in una smorfia alquanto seccata. Strappando rabbiosamente al petulante fidanzato di Aiden le chiavi del portone sotterraneo di fronte a loro, fino al quale erano giunti solo grazie all’aiuto di quest’ultimo, incominciò a trafficare con la serratura, impaziente di proseguire il cammino che li avrebbe fatti giungere al cospetto della Regina. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi e le imprecazioni, l’uscio rimase sigillato e gli fece perdere le staffe: - Andiamo… dannazione… perché diamine questa stupida chiave non funziona, eh?!-
- Deve essere per colpa del tuo sangue contaminato.- rispose Josh, sempre con molto poco tatto. Il principe non si girò a guardarlo, ma Demi riuscì a cogliere con pericolosa chiarezza l’improvvisa rigidità che, davanti a quelle parole irrispettose, si era impossessata della sua postura:
- COME HAI DETTO, PREGO?-
- Voleva dire ‘misto’.- suggerì la ragazza, sforzandosi di placare gli animi, mentre le orecchie di Prince diventavano paonazze. - E forse ha ragione: se Marcel è da anni in guerra con le streghe, tanto da proibire loro qualsiasi pratica magica non autorizzata, è molto probabile che abbia voluto proteggere gli ingressi ai suoi appartamenti privati da eventuali visitatori sovversivi ed in cerca di rivalsa. Forse è il sangue di Esther nelle tue vene che t’impedisce di avanzare, perché lei era una strega potente e, in parte, lo sei anche tu.-
- Sono sempre riuscito ad entrare a Palazzo.- obiettò Prince, voltandosi, ormai esasperato. - Qui a New Orleans le cose vanno in modo diverso, è vero, e non occorre essere umani per essere i proprietari di un edificio: Marcel, nonostante sia un vampiro, è il legittimo padrone di questo maniero. E può anche aver costretto qualche abitante del Quartiere Francese a scagliare contro le streghe lo stesso sortilegio che, altrove, vale per i vampiri nelle case dei mortali, ma non può aver chiuso le sue porte a me. Ho ricevuto il suo invito formale molto tempo fa e quel tipo di permesso, una volta ottenuto, è permanente.-
- Almeno fino a quando l’abitazione non viene intestata a qualcuno altro.- lo corresse Josh, quasi noncurante, grattandosi il mento con la punta dell’indice. Prince lo fissò in cagnesco, quasi volesse azzannarlo, ma Demetra riuscì ad attirare la sua attenzione giusto in tempo, prima che sbottasse di nuovo:
- Ad un altro vampiro, per esempio, magari estremamente furbo, capace di fargli il lavaggio del cervello in tua assenza, fino a soffiargli da sotto il naso le redini del potere.- ipotizzò di slancio, sentendo lo sguardo adamantino ed indagatore del ragazzo bruciarle addosso. In un attimo, tra i tizzoni smeraldini di quelle iridi, Demi vide sfrigolare dapprima un flebile bagliore d’intuizione, poi uno molto più intenso, striato di consapevolezza e di una strana, muta eccitazione:
- Katherine.- dissero in coro, finalmente sulla stessa lunghezza d’onda.
Fu stranamente piacevole percepire come, tutto d’un tratto, le loro menti perennemente in conflitto fossero riuscite a giungere senza difficoltà alla medesima conclusione, sfiorandosi appena nel percorrere lo stesso sentiero.
- Già, proprio lei.- dedusse la Salvatore, senza preamboli, incrociando le braccia sul petto. - Ci ha fregato.-
- Perché, anche tu sei una strega?- chiese Josh, rivolgendosi direttamente a lei, dubbioso.
- A dire la verità, no.- un’anomala luce vibrante pervase gli occhi già crepitanti di Prince di fronte a quella confessione e la giovane capì che era un chiaro segnale di pericolo in vista: - Ascolta, tesoro… chi è costretto a rimanere confinato qui fuori sono solo io, e non tu. Tu puoi andare avanti. Devi convincerla a venire a parlare con me, senza che Marcel e il resto della sua strampalata combriccola lo sappiano. Dille chi sono. E che ho un’offerta per lei.-
- Ai vostri ordini, maestà.- bofonchiò Demi, inarcando un sopracciglio. – E ditemi, di grazia, cosa impedirà alla mia testa di schizzare via, quando mi sarò intrufolata senza permesso nelle regali camere di Miss Petrova?-
- Niente.- ghignò Prince soave, sbattendo languidamente le ciglia.
- Perfetto.- ignorando coraggiosamente il leggero tic all’occhio che tradiva le sue turbolente emozioni, Demi tese il palmo della mano al figlio di Klaus, in attesa che lui si decidesse a consegnarle il famigerato mazzo di chiavi. - Augurami buona fortuna, allora, e resta pure a guardarmi mentre salvo la giornata.-
- Rallenta un secondo, Wonder Salvatore.- la bloccò subito lui, continuando a tenere, per tutta risposta, le chiavi ben lontane dalla sua portata. Demi prese in considerazione per un attimo la possibilità di dargli un calcio negli stinchi e di approfittare della sua sorpresa per fuggire via col bottino, ma poi si ricordò che Prince era la creatura più letale sulla faccia della Terra e che, dopotutto, forse aveva bisogno dei suoi consigli: - La donna che andrai ad affrontare non solo è una vampira millenaria, ma è anche più scaltra di una volpe. In caso contrario, non sarebbe riuscita ad intortare Marcel fino a questo punto. Contro di lei, quei bei paletti che porti legati alla cintola…- Joshua abbassò lo sguardo verso la vita di Demetra e assunse immediatamente un’aria nervosa. -… sarebbero inutili persino se tu sapessi come usarli.-
- Ho fatto fuori l’Ombra di Adam Stone, una volta.- sbottò Demi, mentre l’idea di prenderlo a calci fino ad esaurimento scorte riaffiorava nella sua mente, assumendo delle sfumature sempre più allettanti. – E ho quasi impalettato Shane sul Wickery Bridge, la notte in cui le nostre strade si sono disgraziatamente incrociate. Dovresti ricordartelo. Avevo un vestito niente male.-
- Pffff. La fortuna del principiante.- cantilenò Prince, con un cenno distratto. Ricordarla in quel suo abitino striminzito gli rendeva molto più difficile convincersi che fosse del tutto sfornita di armi utili nei casi di emergenza, ma quel pensiero non bastò a farlo demordere: - Non hai mai ricevuto un addestramento decente e, finché l’Elixir è in circolo dentro di te, non potrai contare neanche sull’efficacia delle tue protezioni da Prescelta. Sei praticamente spacciata.- mentre lei, furiosa, faceva per ribattere, lui la precedette: - Ecco perché devi fare attenzione. Queste boccette…- ed aprì uno zainetto da boyscout, che si era portato in spalla fino a quel momento, dopo esserselo fatto prestare da Jackson. -… sono piene di verbena purissima, concentrata, circa tre volte più potente di quella normalmente usata per neutralizzare i vampiri. E’ una sostanza estremamente urticante per tutti loro, anche per quelli vecchi quasi quanto un Originale. Se le cose si mettono male, usale come fossero delle bombe a mano per scatenare un putiferio e poi dattela a gambe, più veloce che puoi. Chiaro?-
- Certo.- asserì Demi, senza troppa convinzione, acciuffando quante più fiale possibile per ficcarsele delicatamente in tasca. - Sono sempre arrivata prima nelle gare di corsa coi miei coetanei. A volte ero talmente veloce da far pensare alle maestre che avrei potuto spiccare il volo da un momento all’altro.-
Fiutando il suo leggero sarcasmo, però, Prince l’acchiappò repentinamente per un braccio:
- Se qualcosa va storto, per Nick è finita.- le ricordò il giovane, con gli occhi densi e colmi di un oscuro, inedito misto tra impazienza, voracità e terrore. Come attratta da un’assurda, irresistibile calamita, Demi rimase immobilizzata a fissarlo, senza fiato: – Perciò, al primo segnale di pericolo, scappa e basta. Troveremo un’alternativa, un modo diverso per riuscire a farci dare udienza… ma tu devi uscire viva ed incolume da lì. Non possiamo permetterci il contrario. Senza di te, sarà tutto inutile.-
Nel sussurrarle quegli ammonimenti, il principe si era chinato appena (e forse non del tutto intenzionalmente) sul suo volto, facendosi più vicino che mai e sfiorandole quasi la bocca col proprio respiro; Demi, stordita, aveva sbattuto le palpebre con una certa forza e lui si era allontanato di colpo, così rapidamente da farle dubitare seriamente di essersi immaginata tutto:
- Ti concedo un paio di ossa rotte al massimo, niente di più.- specificò infine il figlio di Klaus, intransigente. D’un tratto, però, il suo cipiglio di solito glaciale parve ammorbidirsi per la preoccupazione ed i suoi lineamenti divennero belli in modo straziante, come quelli di un angelo dannato. - Sei troppo preziosa.-
-… per la riuscita della missione.- completò Demi al suo posto, con la gola secca, quasi per rendere più accettabile quella frase accorata alle orecchie di entrambi. -… intendi dire, per recuperare la Piuma.-
Udendo quella giustificazione, che lo esonerava così comodamente dal dovere di trovarne un’altra che fosse altrettanto credibile, Prince annuì, poi scrollò le spalle, come riavutosi da un sogno:
- Esatto.- sussurrò, sfuggente, come se stesse parlando soprattutto con se stesso. D’istinto, mollò la presa sul gomito di Demi e fece salire la propria mano verso il ciondolo di Monique, come per cercarvi un conforto. Per qualche strano motivo, il cuore della Prescelta sobbalzò bruscamente mentre il ragazzo stringeva quel monile tiepido nel proprio palmo, e lei si sentì a disagio, come se si fosse intromessa senza tatto in qualcosa di intimo, di proibito. Era la stessa sensazione di quando aveva varcato per la prima volta la soglia della camera da letto di Damon, rimasta sigillata per sedici anni di nostalgia ed incapacità di dimenticare davvero il passato. - Vai, adesso.- mormorò Prince, senza guardarla. - E ricorda ciò che ti ho detto. Farò in modo di mandarti dei rinforzi, nel frattempo: soggiogherò tutti i vampiri riuscirò a beccare fuori dalle mura a diffondere la notizia del tuo arrivo, persuadendoli a dire in giro che sei stata autorizzata da Marcel in persona. Così, se qualche guardia proverà a fermarti, saranno pronti ad aiutarti e a guidarti dalla Regina.-
- Graz…- Demi, spontaneamente, aprì la bocca per sussurrargli la propria gratitudine ma, prima che riuscisse a farlo, con un fruscio impercettibile, senza una parola, un saluto o augurio di buona fortuna, Prince si dileguò, svanendo come fumo pallido ed inconsistente proprio sotto i suoi occhi.
 
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- E così, mentre noi due avanziamo dritti verso la tana della tigre, il tuo fidanzato rimarrà indietro a guardarci le spalle.- quasi saltellando, Josh avanzò assieme alla Salvatore lungo gli umidi sotterranei che il portone segreto aveva schiuso per loro, mentre il momento di uscire allo scoperto si avvicinava progressivamente. - E’ un peccato che sia così scorbutico, perché è davvero un tipo molto affascinante…-
- Prince non è il mio ragazzo.- chiarì Demi in tutta fretta, seguendolo su per una tortuosa rampa di scalini ricoperti di melma.
-… e tremendamente sexy. Con quelle labbra carnose e quell’accento così marcato... e che muscoli…- proseguì il giovane vampiro, senza starla a sentire. Demi inarcò un sopracciglio, senza riuscire a trattenere un sorrisetto, e lasciò che il suo accompagnatore continuasse a descrivere il figlio di Klaus in quei termini adoranti. Ascoltandolo, le vennero in mente le parole con cui lei stessa aveva descritto Nick sul proprio diario quando, per la prima volta, lo aveva incontrato nella classe di Storia di sua zia Rebekah. Ricordava di essersi sentita immediatamente attratta da lui, dalla sua bellezza finissima, composta e misteriosa, e dal modo indecifrabile in cui lui le aveva rivolto lo sguardo, come se vedesse un mondo intero attraverso i suoi occhi. Ripensò al suo profumo lieve di limone, vaniglia ed acqua di colonia, che tante volte l’aveva aiutata a riemergere dal buio, infondendole nei polmoni la voglia di continuare a vivere e a respirare, e alla sua bocca squisita che per tante volte l’aveva scelta e che avrebbe voluto confessarle i propri sentimenti poco prima della sua partenza per New Orleans…
- Sono innamorata di suo fratello.- mormorò Demetra, quasi senza rendersene conto, come se lo avesse realizzato sul serio solo in quel momento. Con un suono che assomigliava ad una brusca frenata prima di un incrocio, Josh, finalmente, si zittì. - Lo amo. E sto lottando con tutte le mie forze per poter tornare a casa e dirglielo.-
Il fidanzato di Aiden le rivolse un’occhiata diversa, più rispettosa e comprensiva, poi posò la propria mano sulla parete di fronte a loro, fredda ed ammuffita, posta come sbarramento del loro cammino.
- Toccando questo muro, ora, aprirò un passaggio. Arriveremo a pochi passi dal cuore del castello, dove ci saranno un sacco di vampiri di pattuglia ed un grande via vai di loschi figuri. Dovrai cercare di non dare nell’occhio, confondendoti con loro, e di raggiungere una sala piena di armature, situata nella zona più isolata dell’intera struttura, che ti condurrà dritta negli appartamenti di Katerina Petrova.-
- Ricevuto.- acconsentì lei, sentendo l’adrenalina scorrerle, frizzante, dritta nelle vene. – E se qualche zannuto tenta di bloccarmi, gli verbenizzo le chiappe.-
- Non avrei saputo dirlo meglio.- acconsentì il giovane, soffocando una risata. - Allora, se sei pronta, possiamo…-
- Grazie, Josh.- mormorò Demetra, con un tono improvvisamente diverso, di congedo. Lui la fissò interrogativo, senza capire le sue ragioni, con il palmo ancora sospeso a mezz’aria. – Non sei costretto a seguirmi e a metterti nei guai per consentirmi di arrivare da Katherine. Il nostro patto prevedeva che ci avresti portati fin dentro il Palazzo, non che avresti dovuto rischiare l’accusa di alto tradimento per scortarmi anche durante l’infiltrazione. Da qui in poi, me la cavo da sola.-
- Non avevamo idea del fatto che Prince sarebbe stato obbligato a rimanerne fuori.- obiettò il vampiro, aggrottando la fronte. - Lui era la tua garanzia. Senza, sei troppo vulnerabile, qualcuno potrebbe…-
- Aiden ti sta aspettando a casa.- tagliò corto lei, senza smuoversi di un centimetro, con le iridi che le risplendevano come ghiaccio lambito dal sole. - Prince gli ha assicurato che non ti avremmo coinvolto più del dovuto in questa storia. Non gli permetterò di mettersi contro il suo stesso branco, né di infrangere un’altra promessa.- quando lui fece per protestare, Demi scosse il capo, convinta. C’era qualcosa, dentro, che le suggeriva di rimanere ferma sulla propria posizione, nonostante fosse folle ed avventata: aveva l’odore acre e denso del vapore e la consistenza della compassione, vellutata come la buccia di una pesca. - Aspetta prima di uscire anche tu da qui, così non potrai in alcun modo essere ricollegato alla mia intrusione. Sii pure il primo a diffondere la notizia falsa, facendo sapere a chiunque incontri che sono in giro per il Palazzo perché Marcel me l’ha concesso, ma niente di più. Come tutti gli altri, potrai contare sulla scusa della compulsione e nessuno oserà farti del male o incolparti di complicità. Nel frattempo, io me la vedrò con la Regina.-
Josh restò impalato a fissarla per un momento ancora, poi si decise a premere, sulla pietra di fronte a loro, un minuscolo rigonfiamento nascosto in una fessura, che funzionò come un pulsante. Mentre la roccia gemeva, cominciando a disgregarsi per lasciare aperto uno squarcio verticale, posto esattamente dietro ad una cornice dall’altra parte della parete, lui emise un verso ammirato:
 
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- Immagino che non ci sia bisogno di chiedersi perché proprio tu.- sussurrò, prima di farsi da parte.
Demi ricambiò il suo sorriso, quasi intimidita, poi inspirò a fondo, chinando giusto un po’ il capo, e spinse da un lato il quadro segreto, lasciandosi investire dalla luce.
 
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Dopo essersi protesa appena in avanti, per assicurarsi che nessuno la vedesse sbucare di colpo fuori dalla parete, la ragazza scivolò giù con un rapido balzo. I suoi piedi toccarono le assi di un pavimento nuovo e asciutto, e un impercettibile stridio legnoso accolse la sua definitiva entrata in scena a Palazzo.
L’aura giallastra prodotta da diversi lampioncini decorativi, simili a pennelli dalla punta iridescente disposti a schiera, non troppo lontano dai muri, rischiarava a giorno il corridoio anonimo e, fortunatamente, poco trafficato in cui era atterrata.
Con un gesto veloce, Demi rimise a posto la cornice che aveva spostato, lanciando una brevissime occhiata alla figura impressa sulla sua tela: si trattava di una gigantesca ‘M’ dai contorni panciuti, pretenziosi e trionfali, dipinta con l’ausilio di un’inquietante vernice rosso scuro.
Mentre cercava di calmare il battito impetuoso del proprio cuore e di assumere più in fretta che poteva il portamento disinvolto necessario ad ingannare con successo le guardie del Re, la giovane udì risuonare in lontananza risate, baccano, chiacchiere e persino delle note musicali: una tromba, delle percussioni, un clarinetto e qualche altro strumento che non riusciva bene ad identificare si univano al pianoforte e ad una voce ruvida in una vivace melodia jazz che le solleticava le orecchie ed assomigliava paurosamente a ‘’New Orleans Stomp’’ di Louis Armstrong.
Seguendo quel ritmo spumeggiante, attutito dal vocio generale e dall’imprecisata distanza che, a quanto pareva, la separava dalla piccola orchestra in concerto, Demi avanzò fino ad oltrepassare un grosso arco tondeggiante rivestito da mattoncini scarlatti, poi raggiunse un balcone affacciato direttamente sulla corte in festa.
Mentre le lucide foglioline d’edera che abbellivano i contorni della struttura più esterna del Castello vibravano, invitandola a guardare in basso, lei si sporse e notò che il cancello in ferro battuto su cui si stava appoggiando per non cadere si allungava a destra e a sinistra, fino a dare vita al sinuoso corrimano di due opposte rampe di scale. Percorrendo quella a lei più vicina, si mischiò alla folla brulicante, osservandone, attonita, le stravaganze: una cinquantina di persone distinte e benvestite, equamente distribuite tra uomini e donne, si muoveva, rideva e danzava attorno ad una spettacolare fontana a cascata, la quale faceva zampillare qua e là dei bouquet d’acqua color rubino, con la medesima grazia con cui un prestigiatore avrebbe estratto fiotti di rose rosse dal proprio cappello a cilindro.
Il profumo fruttato del vino era inebriante, e così quello della cera d’api che si diffondeva a partire dagli stupefacenti candelabri a raggiera disposti nelle vicinanze.
Dai vasi incastonati nelle colonne portanti germogliavano piante rampicanti dai bizzarri e misteriosi fiori screziati di nero e nei pressi del soffitto serpeggiavano dei fili trasparenti, ai quali erano state fissate delle lampadine sfavillanti, simili a stelle sospese o intrappolate nella volta celeste.
Nessuno, per il momento, sembrò notare la sua presenza lì, ma Demetra dovette sforzarsi moltissimo per non osservare con la bocca spalancata dallo stupore le meraviglie che si svelavano tutt’intorno a sé, rischiando di attirare l’attenzione: non si sarebbe mai aspettata di trovare tutta quella vita, quel lusso, quel gaudio e quella spregiudicatezza in un posto abitato esclusivamente da non morti.
Alcuni di loro erano appollaiati su delle sedie foderate e battevano il tempo col piede mentre l’esibizione jazz proseguiva, altri giocavano a carte animosamente, imprecando a gran voce il loro amichevole disappunto in caso di vittoria dell’avversario. Le donne tuffavano fulgidi calici dorati in vasche stracolme di liquido purpureo e le loro guance erano infiammate, i loro occhi lucidi, i loro abiti incredibilmente preziosi.
- Niente male questo party, eh, Nora?- una di loro, poco più che ventenne, coi capelli di un accecante biondo platino ed il viso assurdamente bello nonostante i tratti marcati e quasi cavallini, sfiorò un’altra vampira, mora e riccioluta, con una gomitata, resa tintinnante dal bracciale di perline che teneva al polso.
- Non saprei, Mary Lou.- scrollò le spalle Nora, stirando la bocca cremisi innaturalmente luccicante in un’espressione reticente. Con la punta di un dito, sotto gli occhi sbarrati di Demi, raccolse luna goccia color rubino che le colava al lato delle labbra, poi la leccò via, sospirando con aria nostalgica. - Le feste non sono più le stesse da quando Prince se n’è andato. Ah, lui sì che sapeva divertirsi.-
- Accidenti, sei ancora in fissa con lui.- la canzonò Mary Lou, mentre un fenomenale assolo di tromba faceva applaudire qualcuno nelle vicinanze.
 
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- Prova a darmi torto!- la sfidò l’altra, senza rimorsi, accennando con la testa a un immenso quadro appeso lì vicino. Dietro il vetro trasparente della cornice erano imprigionate molte, sorprendenti fotografie: alcune, in bianco e nero, si mostravano ingiallite e rosicchiate dal tempo, mentre altre erano assai più recenti. Tutte quante, comunque, erano state scattate in quello stesso Castello, avevano come sfondo delle estrose e frizzanti celebrazioni, simili a quella in corso, e ritraevano coppie di uomini. I protagonisti dei ritratti più antichi erano stati immortalati in pose spontanee e fraterne e si stringevano in plateali abbracci: uno di loro, che doveva essere Marcel, era alto e imponente, vestito come un militare reduce dalla prima guerra mondiale, con la pelle scura, i capelli rasati e un curato strato di barba che gli ricopriva la pelle attorno alla bocca carnosa. Demetra scambiò inizialmente l’altro per Prince, poi ebbe un piccolo mancamento: nonostante tra i due ci fosse una somiglianza spiccata, quasi malsana, il soggetto del passato si avvicinava molto di più alla versione del biondo che la terrorizzava. Certo, c’erano grosse tracce del giovane Mikaelson nello sguardo assetato e penetrante di quell’uomo, nelle sue labbra piccole e perfette, nella forma delle orecchie e in quella del suo sorriso ampio e spaventoso, ma la bellezza selvaggia di Klaus sembrava una versione ancora immatura, incompleta e rudimentale rispetto a quella di suo figlio. Lo si poteva intuire senza difficoltà concentrandosi sugli ultimi scatti di quella collezione, nei quali Marcel dava una pacca sulle spalle al fratello maggiore di Nick: questi indossava un magnifico ed elegantissimo smoking d’avorio, con un adorabile papillon color carminio appuntato sotto la gola, e dominava la scena col proprio sensazionale bell’aspetto. Lo spietato ibrido Klaus, in poche parole, era stato soltanto il pregiato blocco di marmo dal quale era venuto alla luce, in tutto il suo splendore, l’inarrivabile David di Michelangelo. - Ma lui non manca solo a me, sai. Sono certa che anche Marcel si sente un guscio vuoto, senza il suo amato pupillo.-
- Per fortuna ha la Regina a consolarlo.- ammiccò Mary Lou, sbuffando con tono scontento. Istintivamente, la Salvatore aguzzò l’udito: - Puah! Avrebbe potuto scegliere qualsiasi altra donna, al suo posto, una qualunque di noi, ma no, certo che no… doveva proprio arrivare Miss Petrova per far inchinare l’intera città ai suoi piedi…-    
- Shhhhh, dacci un taglio, Lou!- la rimproverò Nora, improvvisamente guardinga. Si curò di abbassare la voce, cosa che la sua amica non aveva avuto la premura di fare: - Potresti essere impalettata seduta stante da una guardia, se qualcuno ti sentisse parlare in questi termini di lei, ed io assieme a te, per averti soltanto ascoltata…-
- E’ una vera fortuna, allora, che nessuno ci abbia…- con un guizzo fulmineo, le iridi verde giada di Mary Louise si posarono sul viso di Demetra, talmente veloci da non poter essere evitate in tempo. Quando la vampira notò la sua presenza nelle vicinanze e si interruppe, incenerendola con un’occhiataccia, l’altra si esibì in un basso ringhio minaccioso che fece accapponare la pelle alla sedicenne. -… chi diamine sei tu?!-
- Salve, ragazze.- esordì Demi, facendo balenare un sorriso smagliante che avrebbe voluto essere innocente. Alzò le mani come per schermirsi e cominciò ad indietreggiare, sentendo uno degli stendardi inchiodati a mezz’aria sfiorarle la sommità del capo corvino. Le vampire non ricambiarono il suo saluto ed avanzarono qualche passo sospettoso verso di lei, senza perderla di vista, scostando con rabbia la stoffa degli stemmi fluttuanti che intralciavano il loro passaggio:
- Non sei una di noi.- sibilò Mary Louise, livida, annusando nell’aria il suo profumo caldo e dolce di umana e percependo il pulsare di una vena sulla sua fronte candida. Senza che potesse controllarlo, i suoi canini si affilarono e cominciarono a sporgere oltre le sue labbra imbevute di rossetto.
- E assomigli a Katherine…- osservò Nora, con la voce intrisa di diffidenza. Si erano ormai allontanate notevolmente dal cuore dei festeggiamenti, nonostante fossero talmente vicine all’orchestra martellante da riuscire a malapena a comunicare tra loro. La Salvatore avvertì il tonfo sordo della propria schiena che si schiantava contro il muro di un vicolo cieco. -… così tanto che potresti essere sua figlia.-
Con un sopracciglio inarcato in una smorfietta dubbiosa, Demetra si limitò ad un’alzatina di spalle:
- Addio, ragazze.- con uno scatto improvviso ma perfetto, fece scivolare le mani nelle tasche dei pantaloni e tirò fuori le boccette di verbena che Prince le aveva consegnato poco prima: per un attimo si beò dello sbigottimento che era riuscita a scatenare nelle sue pedinatrici, poi le lanciò con violenza al suolo, in modo che andassero in frantumi e facessero schizzare il proprio contenuto irritante su di loro. Un fragorosissimo e strascicante battimani coprì quasi del tutto le grida di Nora e Mary Louise mentre queste ultime si contorcevano per le ustioni e si coprivano le vie respiratorie aggredite dalle esalazioni, mentre lei approfittava di quel piccolo vantaggio per darsela a gambe il più in fretta possibile.
Con il cuore in gola, slittò verso un cantuccio di cortile meno gremito e poi, per riprendere fiato e calmare i nervi, si nascose dietro un colossale vaso marroncino, sui cui profili erano finemente incisi, a ripetizione, dei serpenti attorcigliati su se stessi, simili a dragoni, e la solita ‘M’, simboli della gloria della casata Mikaelson e del loro erede, Marcel.
- Mi sembra di aver sentito qualcuno urlare. Se la piantassero con questo odioso baccano, forse tutto ci sarebbe più chiaro...- una voce maschile, altera ed anche piuttosto sgradevole si stava avvicinando, lamentandosi, proprio al punto in cui Demi se ne stava rannicchiata e lei, all’erta, si tappò la bocca, per non lasciarsi scappare nemmeno un suono. Purtroppo, gli abiti le si erano inumiditi di verbena durante il lancio delle fiale e il naso del vampiro in perlustrazione sembrò percepirlo. -… non senti anche tu questa puzza, Thierry? Come di verbena... e di… di…?-
 
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- Per me sei il solito paranoico, Lucien.- rispose il suo compare, minimizzando. Demi scorse l’ombra muscolosa ed affusolata di Thierry riflessa davanti a sé, intenta a sistemarsi una coppola triangolare sul capo, poi il suo campo visivo fu interamente invaso da una faccia florida e compiaciuta, sbucata oltre la terracotta del suo nascondiglio:
-… d’intruso!- Lucien, che si era piegato leggermente sulle ginocchia per poterla beccare mentre era esattamente alla sua altezza, l’afferrò per un braccio e la tirò con malagrazia verso di sé, strappandole un gemito. - O di spuntino! Ma tu guarda un po’…-
- Con un occhio solo, però.- sbottò la Salvatore, flettendo il braccio libero e affondando un piccolo paletto dritto nell’orbita del vampiro che l’aveva appena acchiappata.
Ululando, lui la mollò di colpo, mentre un po’ del suo sangue le sprizzava addosso, dandole la pelle d’oca e riempiendola allo stesso tempo, fino all’orlo, di un’adrenalina effervescente, simile alla sostanza contenuta in una bottiglia di champagne pronta a scoppiare.
Armeggiando precipitosamente con la propria cintura per estrarre il secondo pezzo di legno appuntito, lei si voltò verso Thierry, ma questi non diede alcun segnale di volerla aggredire.
Anzi.
 
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- Che mi succede?!- farfugliò, come parlando con sé stesso, guardandosi le mani intorpidite ed incapaci di attaccarla. - E’ più forte di me… qualcosa mi dice che… devo…- sentendo il proprio corpo che non rispondeva più alla sua volontà ma, piuttosto, a quella di qualcuno che lo aveva persuaso con la magia a non ostacolare in alcun modo il percorso di Demi, Thierry si avventò su Lucien, il quale si stava ancora dimenando pietosamente, e gli spezzò di netto l’osso del collo, lasciandolo a terra, temporaneamente privo di vita ed inoffensivo. Poi, come se non bastasse, vincolato dal potentissimo soggiogamento, prese a trascinarlo dietro lo stesso vaso di poco prima, per impedire a chiunque altro di notare delle stranezze nei paraggi.
- Bel colpo, P.- esultò Demi, vittoriosa, voltando le spalle a quello spettacolo e riprendendo a correre. - Gran bel colpo.-
- Prendetela!- strepitò a quel punto Nora che, nel frattempo, essendo stata investita dalla soluzione velenosa solo di striscio, si era ripresa. Cercando di contrastare il volume della musica, continuò a trascinarsi verso di lei, con i lineamenti ancora sfigurati: - Guardie!- sputacchiò. - Guardie! Un’infiltrata a Palazzo!-
- Da questa parte, Demi!- da un angolo del corridoio comparve una mano amichevole e la giovane l’afferrò, facendosi condurre in un posto meno in vista, all’ombra di un’armatura d’acciaio: Josh era lì, era tornato ed era pronto a schierarsi, come Thierry, dalla sua parte, anche se per motivi decisamente diversi. Lei gli fu molto grata per quella stretta goffa ma rassicurante e anche per il fatto di aver rispettato la sua volontà, lasciando che qualcun altro rivelasse il trucco del principe, prima di mettersi nei guai. - Tranquilla, siamo arrivati nel posto di cui ti parlavo. Ora dirò a tutti che sei qui per volere di Marcel…-
- Lei è qui per ordine di Marcel.- annunciò anche un altro vampiro, intromettendosi per bloccare il gruppo di inseguitori. Quest’ultimo era, al momento, composto da Nora e da due afroamericani sconosciuti, un uomo ed una donna con foltissimi ricci legati in cima alla testa, entrambi accorsi per ristabilire l’ordine. - Ha il permesso di girovagare a Palazzo e presto la scorterò personalmente dalla Regina. Lasciatela in pace.-
Il nuovo difensore di Demetra, spedito da Prince per darle manforte, era una donna dalla chioma bruna e dalle palpebre pesantemente truccate.
 
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- Andiamo, che diavolo ti prende, Gia?!- le chiese il vampiro di colore, allibito. - Sul serio credi che il Re abbia concesso ad una ragazzina umana di entrare qui dentro? Qualcuno deve averti fatto il lavaggio del cervello…-
- No… è così, Diego.- rincarò Joshua, parandosi a sua volta davanti a Demi. – Solo perché tu ed Aya non siete a conoscenza dei piani, non siete autorizzati ad intralciarli. La ragazza è con noi.-
 
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- E’ tutta sporca di sangue.- commentò allora Aya, indicando le mani e le guance imbrattate di rosso di Demi. - E Nora ha già assaggiato la sua verbena liquida. Perciò, se pensate che la faremo avvicinare alla Regina, avete perso la ragione.-
Senza poterlo impedire, la ragazza vide accadere sotto il proprio naso esattamente ciò che temeva di più: i cinque vampiri, schierati in due fazioni contrapposte ma ugualmente feroci, s’irrigidirono sulle loro postazioni e scoprirono le zanne acuminate, ringhiando in segno di sfida, pronti a far divampare la violenza.
L’unica cosa che esplose, tuttavia, in quella principesca sala incastonata di fantocci con elmo e corazza, fu l’aria tutt’intorno a loro, così forte che tutti i presenti misero al riparo propri i timpani, soffiando tra i denti per il fastidio: Demetra, piegata su se stessa più per istinto che per l’effettivo dolore, si voltò per capire quale fosse la fonte di quel frastuono ed ammutolì.
Una ragazzina poco più giovane di lei, con un caschetto castano e un viso infantile segnato dalla concentrazione, interamente circondata da un turbine perlaceo, mosse ancora una volta le mani per controllare quell’energia e placare magicamente la rissa, poi, sempre con la stessa, strabiliante facilità, la fece cessare:
- Nessuno di voi osi torcerle un solo capello.- intimò ai vampiri ancora scossi, minacciosa nonostante quel suo aspetto così insospettabilmente giovane. Avanzando giusto di qualche metro e facendo sbatacchiare la propria gonna blu a balze sui collant bianchi da bambina, si accostò a Demi: - Vieni con me, Prescelta. Non aver paura. La Regina Katherine ti aspetta da molto tempo, ormai. E non vede davvero l’ora di fare la tua conoscenza.-
 
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///
 
- Il mio nome è Cassie.- mormorò la ragazzina, scortandola lontano da lì, attraverso la sala delle armature, diretta agli appartamenti della Petrova. Demi ringraziò mentalmente l’Elixir per averle impedito di amplificare il Potere sprigionato da quella piccola strega, poco prima: non solo sarebbe stato rischioso per le sue riserve vitali ma, probabilmente, avrebbe finito col friggere il cervello di tutti i malcapitati lì accanto, Josh compreso. - Ero sicura che non ti avrei fatto del male, usando quell’incantesimo.- proseguì Cassie, come per guadagnarsi la sua fiducia, o per giustificarsi. - Sapevo che eri temporaneamente protetta dagli effetti dello Stigma Diaboli, perché Davina Claire ha provveduto che lo fossi, onorando così la sua vecchia amicizia con il principe.-
- Mi hai spiata?- borbottò Demi, camminando qualche passo dietro di lei, come per restare ad una certa distanza di sicurezza, e strofinandosi i palmi viscosi sulle cosce, nel tentativo di ripulirli.
- Ti ho tenuta d’occhio.- la corresse la giovane, svoltando a destra con naturalezza, come se quell’ala del Palazzo fosse anche casa sua. - E’ da mesi che, praticamente, non faccio altro.-
- Per conto di Katherine.- dedusse la Salvatore, senza tanti preamboli. Non era decisamente una domanda. Cassie non disse nulla, ma aprì, senza toccarne la serratura, una porticina di castagno, poi si fece largo in una camera sconosciuta, in cui aleggiava un forte profumo di olio di balano, incenso e fiori di loto. – Ed è stata sempre lei a farti stregare questo luogo, non è vero? In modo che nessuna strega potenzialmente nemica ci potesse mettere piede. Ma è stata così furba da non assolutizzare troppo la cosa, in modo da poter tenere una di voi proprio qui, al suo completo servizio…- Cassie tenne la testa bassa, scoprendo un lato del collo segnato da due profonde punture rosse e spingendola a proseguire con le indagini. -… scommetto che ti trattiene con la forza. Perché, diciamocelo, è davvero strano che una del Quartiere Francese faccia volontariamente da zerbino alla donna del pluristreghicida Marcel Gerard…-
- Ti chiedo di aspettare qui.- bisbigliò Cassie, meccanicamente, improvvisamente pallida, quasi come se non vedesse l’ora di dileguarsi. Sembrava spaventata e Demi provò un moto di genuino dispiacere per lei. - Non toccare niente… la Regina ti raggiungerà a breve.-
- Perché tu?- domandò la figlia di Elena, agguantandola per un braccio prima che potesse svignarsela.
Era improbabile che Miss Petrova avesse preso con sé una fanciulla neanche adolescente senza tramare un secondo fine, no? In fondo, la sovrana di New Orleans poteva permettersi di meglio, a meno che non ci fosse un motivo più subdolo dietro quella scelta all’apparenza così bizzarra...
Cassie fissò Demetra con gli occhi scuri sgranati, quasi imploranti. Scendendo appena con lo sguardo, seguendo il palpito di un luccichio dorato, questa notò che la strega portava al collo una catenina molto simile a quella che Prince aveva ricevuto da Monique come pegno del loro amore: in questo caso, tuttavia, il ciondolo non riportava le iniziali di un nome, ma l’incisione di un cognome per intero.
Claire.
- Come Davina.- esalò Demi, trafelata, mentre la sua mente lavorava freneticamente. – Tu sei sua sorella…- stava tirando ad indovinare ma sapeva bene che, se così fosse stato, d’un tratto l’importanza cruciale di Cassie come ostaggio avrebbe avuto un senso. -… devi essere la sorellina della Reggente in persona.- *(2)
- E tu, invece…- una voce deliziata le fece sobbalzare entrambe, costringendo la Salvatore ad lasciare la presa e a girarsi di botto. Con un flessuoso ancheggiare, facendo schioccare i propri tacchi di vernice nera e lucidissima, la nuova arrivata batté sensualmente le ciglia ricurve e ammiccò, senza bisogno di ulteriori presentazioni: -… tu devi essere Demi.- intuì, guardandola come se stesse pregustando un dessert dall’aria magnifica.
Poi, malignamente, sorrise.
 
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La figlia di Elena sbarrò gli occhi e rimase a lungo senza respiro per lo stupore, lo sconcerto ed il terrore.
- Non ci siamo ufficialmente presentate.- miagolò lentamente la Regina di New Orleans, tenendo le palpebre socchiuse e scrutandola con attenzione attraverso i petali neri di quelle sue ciglia lunghe e foltissime. Quasi senza che Demetra se ne accorgesse, si era avvicinata molto a lei, con uno slancio rapido ed impalpabile da vampira, senza smettere neppure per un istante di esaminarla. - Sono Katherine.-
Demi boccheggiò, ancora incapace di proferire verbo.
‘’Potresti essere sua figlia.’’
Le venne la pelle d’oca nel pensare alle parole con cui Nora l’aveva descritta poco prima e deglutì, cogliendone finalmente il più incredibile significato: Katherine era la fotocopia viva, seducente e fedelissima di Elena Gilbert. La somiglianza tra loro era così spiccata e totale da non poter essere soltanto il frutto di un’antica parentela, quanto piuttosto quello di una formidabile, seppure assurda, magia.
Se non fosse stato per qualche dettaglio cruciale, svelato dal modo diverso in cui le due si acconciavano i capelli e si truccavano il viso, dalle movenze peculiari del loro corpo e dallo stile nell’abbigliamento di ciascuna, sarebbe stato del tutto impossibile distinguerle.
E così era proprio lei, la famigerata doppelganger di sua madre.
La comparsa che, nei racconti di Nick, aveva seminato tradimenti e discordie a Mystic Falls per secoli, prima di svanire nel nulla.
- Ciao, Katherine.- soffiò Demi, stringendo i pugni ai lati dei fianchi per contrastare il tremore involontario delle proprie mani. Notando quel gesto intriso di ostinato coraggio, la gemella di Elena si fece scivolare la lingua sui denti, indugiando con particolare piacere sui propri canini, deliberatamente scoperti in un ghigno. - Sono venuta per conto di Prince Mikaelson. Avrai sentito parlare di lui: biondo, potentissimo, un vero piantagrane. Sarebbe venuto di persona, ma pare l’ingresso al Castello sia precluso a sventolatori di bacchette e simili, a meno che tu non possa tenerli al guinzaglio, è ovvio. Perciò... lui ha mandato me. Spero che non ti dispiaccia.-
A giudicare dal cipiglio famelico in cui la stava studiando già da un bel pezzo, la Petrova sembrava tutt’altro che scontenta:
- Demetra Salvatore.- ispezionò, curiosa. - Sei una paladina dei più deboli…- veleggiando accanto a Cassie, le fece cenno di avvicinarsi. La ragazzina, con un colorito ormai quasi grigiastro, eseguì senza proteste, e Demetra sentì, fin nelle ossa, quanto fosse palpabile il timore che la vampira le incuteva. -… come Stefan.-
Con un movimento lascivo del bel capo, ornato da una criniera ondulata, in netto contrasto con quella sempre liscia e simmetrica della Gilbert, Katherine mimò il gesto di affondare le zanne nel collo nudo di Cassie e Demi scattò in avanti con un mezzo sibilo, per provare ad impedirglielo.
Quella, tuttavia, si fermò di sua iniziativa, come se avesse già ottenuto la prova che stava cercando:
- Scioccamente compassionevole…- ridacchiò, soddisfatta, allontanandosi dalla piccola Claire, come se fosse un giocattolo troppo noioso rispetto a quello che, invece, le stava ora di fronte. -… come la mia patetica nemesi, Elena.-
- Accidenti, dev’essere parecchio barbosa la tua vita a Palazzo, se ti sei ridotta a ripetere a memoria il mio albero genealogico per ammazzare il tempo.- si lasciò scappare la Salvatore, ironica, mordendosi l’interno della guancia quando ormai era troppo tardi.
- E il tuo spirito ribelle…- la doppelganger guardò Demi con un’ingorda malizia. -… tradisce il fatto che sei la figlia di Damon almeno quanto quei tuoi meravigliosi occhioni blu-blu.- il suo tono si abbassò impercettibilmente, diventando un provocatorio sussurro: - Sul serio ci avete messo così tanto a capirlo, mie dolci ed innocenti ‘D’?-
- Non ho intenzione di giocare a questo gioco con te, Katherine.- sbottò Demi, sforzandosi di mantenersi neutra e sentendo, nonostante questo, il sangue bollente salirle al cervello. Non tollerava di affrontare quei discorsi, ancora così recenti e dolorosi per lei, né avrebbe permesso a quella donna beffarda di sfruttarli per il suo sollazzo: - Tu non sai niente della mia famiglia.-
- Oh, ma grazie a Cassie invece sì, non è vero?- cantilenò la Petrova, paziente, artigliando di nuovo le spalle della streghetta e facendola rabbrividire da capo a piedi. Rispetto alla figura slanciata e avvenente di Katerina, le cui rotondità erano strette in leggins di pelle aderente e in una canotta color pervinca che lasciava intravedere un top nero a fascia sul seno, la sorellina di Davina sembrava quanto mai gracile. - Ti importerebbe ancora tanto la sua incolumità se ti dicessi che questo confettino mi ha permesso di seguire tutte le tue mosse, giorno dopo giorno, nell’ultimo anno? E che ha convinto l’intero Quartiere Francese e la sua Reggente in persona a collaborare con me per riuscire ad annullare l’effetto della Cura nelle vene della tua famiglia, in cambio della sua vita, sana e salva?-
- Sei stata tu?!- esclamò la Salvatore, scuotendo la testa, disorientata, sopraffatta da quella rivelazione. - Tu hai sequestrato una bambina per ricattare le streghe di New Orleans e rendere i miei genitori e tutta la loro generazione di nuovo dei mostri?- sotto lo sguardo per nulla pentito di Katherine, lei sentì un gusto amaro salirle in gola, ma cercò di respingerlo: - Perché?- chiese, rauca.
- Per la stessa ragione per cui ho conquistato la corona e, adesso, accetto di incontrare il tuo Prince.- chiarì la Petrova, facendo irriverentemente spallucce e ridendo in faccia al suo disgustato turbamento. - Per sopravvivere.-
 
///
 
Mentre Demi spostava il quadro che l’aveva condotta a Palazzo e s’infilava di nuovo in quel cunicolo, pronta a ripercorrere a ritroso la strada segreta fino all’uscita, ebbe la sensazione di stare per dare di stomaco, ma s’impose di resistere: il ticchettio musicale degli stivaletti bassi e femminili di Katherine fece eco ad ogni suo passo, così come il respiro leggero della vampira, in marcia proprio alle sue spalle.
- Sei così sorpresa dal fatto che io pensi a salvare solo e soltanto me stessa, con ogni mezzo possibile?- le chiese d’un tratto questa, ravvivandosi una ciocca di capelli mossi che era rimasta impigliata in una ragnatela. - Dopotutto sei la vittima designata di una Maledizione che ti farà fare una brutta fine molto presto… dovresti prendere esempio dalla sottoscritta.-
- Attenta al gradino, Katherine.- gongolò Demi, con un istante di calcolatissimo ritardo: la Petrova, infatti, inciampò in una profonda crepa nel pavimento del sotterraneo, sbattendo con la fronte su una sporgenza, senza poter usufruire di quell’avvertimento in tempo. Con un ringhio risentito, la vampira continuò ad infierire:
- Spero che almeno tu sia più furba di tua madre, per quanto riguarda i due fratelli.- alluse, schivando un topolino che le aveva tagliato la strada. Demi si accigliò e continuò a guidare la spedizione, sempre più rapida, per mascherare il proprio nervosismo. – Io ho avuto a che fare sia con i Mikaelson che coi Salvatore e posso assicurarti che la mia scelta è sempre ricaduta sul bravo ragazzo… si chiama Nick, giusto? Il povero martire che agonizza in un letto per causa tua ed ignora quanto questo viaggetto cambierà le cose per te e per il suo fratellone...-
- Non cambierà un bel niente.- sbottò Demi, arrossendo e spalancando con un calcio lo stesso uscio che aveva respinto Prince all’inizio e che l’aveva costretta, poi, ad affrontare quell’avventura da sola.
Ci fu un accecante baluginio di riccioli biondi lambiti dal sole, poi il principe s’impossessò del suo campo visivo: la sua pelle era tirata sugli zigomi a causa della rabbia e Demi notò che aveva acchiappato Josh per il bavero e lo stava scuotendo come un sacco di patate per sfogare la propria preoccupazione.
- E TU L’HAI LASCIATA LI’ DENTRO DA SOLA PER… tesoro?!- nel vederla spuntare tutta intera oltre la soglia, Prince mollò di scatto il fidanzato di Aiden, il quale si schiantò di peso al suolo, massaggiandosi poi il sedere in modo davvero poco dignitoso. Demetra incontrò le sue iridi verde smeraldo e si vide riflessa nel loro specchio, sudata, insanguinata e tutta scarmigliata, ma sopravvissuta.

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Si sembrò bellissima, nonostante le ammaccature, e le venne voglia di ridere.
- Ma che ci avranno messo in quelle brioches, al Croissant, eh?- facendogli l’occhiolino per prenderlo in giro, accennò alla Petrova appostata dietro di sé e sollevò i pollici, come a dire ‘‘missione compiuta’’, ma Prince non sembrò badarci.
- Marmellata.- rispose, andandole incontro con un’espressione dura e calorosa allo stesso tempo. Prima che Demi potesse dire o fare qualunque cosa, lui la attirò a sé, stringendola in un breve abbraccio d’impeto, brusco, scomposto, rigido, eppure palpabilmente felice. Demi strabuzzò gli occhi, immobile contro la sua spalla, poi sentì il suo sollievo trapanarle l’anima come una pioggia battente. - Ci avevano messo la marmellata, ed era esattamente ciò in cui ero convinto che ti avrebbero ridotto, lì dentro.-
- Fortuna che c’era qualcuno, qui fuori, a guardarmi le spalle.- sorrise Demetra, ritraendosi appena per scrutarlo in volto. - Anche se, ammettiamolo, ti sei perso tutto il divertimento.-
Era la prima volta che i loro corpi entravano in contatto da quando lui l’aveva presa tra le braccia al Ponte, dopo averla salvata dall’attacco di Shane ed averla raccolta, semi svenuta, per portarla con sé alla Capanna. In quel caso, la Salvatore aveva avvertito solo un buon profumo aleggiare nell’incavo del suo collo, il tocco tiepido dei suoi vestiti premuti addosso, il terrore trasmessole dalla sua aura di pericolo e d’ignoto, e la sua volontà spocchiosa di farla allontanare da Nick.
Adesso, invece, c’era qualcosa di diverso, che aveva a che fare con l’accostarsi a qualcuno a cui si tiene e che si è lieti di non aver perduto.
- Sto interrompendo qualcosa?- facendo schioccare sarcasticamente la lingua, Katherine emerse come un’ombra dietro la sagoma di Demetra, curandosi di rimanere all’interno dei confini del Palazzo, e Prince sciolse ogni effusione, ritornando a vestire la propria sfacciata ed arrogante austerità.
- Katerina.- la salutò, sfoderando uno dei suoi più taglienti e ruvidi ghigni di circostanza. - Finalmente.-
 
///
 
- Non ti dispiace se rimango qui dentro, vero?- cinguettò la Petrova, facendo sventolare le ciglia come se fossero le ali di una farfalla. Si appoggiò con una spalla ad uno degli stipiti del portone, poi incrociò le braccia sul petto, mettendo in evidenza la scollatura.

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- O se non ti invito ad entrare. Sai, ho un po’ di pregiudizi nei tuoi riguardi, visto che sei l’erede di tuo padre. E visto che sono stata proprio io a rivelare a Sophie Deveraux che Hayley era incinta di un bel maschietto, tanti anni fa, per provare a togliermelo di torno, quando era ancora in auge.-
- Nessun rancore.- la rassicurò Prince, continuando a mostrarle i denti, senza un briciolo di gioia. - Il tuo meschino egoismo è leggenda ma, dopotutto, è anche ciò che mi permetterà di ottenere quello che voglio, quest’oggi.-
La vampira sembrò rianimarsi di fronte a quelle parole e si rilassò platealmente sul posto, lanciando al principe uno sguardo ardente, da cacciatrice:
- Anch’io ho sentito molto parlare di te.- sospirò languidamente, mordicchiandosi il labbro inferiore. - Ma Dio mio, sei così bello, di persona.-
- Ho bisogno del tuo consenso per una magia che deve compiersi a New Orleans.- annunciò il principe, fermo, senza darle confidenza. Demi fu sorpresa dal fatto che avesse sprecato quell’occasione per pavoneggiarsi ma poi, notando il broncio deluso di Katherine, avvertì un morso di goduria pungerla tra le costole. - So che le streghe che non ottengono il permesso regale di praticare incantesimi vengono trucidate brutalmente, e non voglio rischiare di ricevere un rifiuto da parte di Davina Claire per questo motivo. Devi assicurarmi che gli abitanti del Quartiere Francese saranno al sicuro quando il Potere che mi occorre verrà liberato.-
- Potrei farlo, naturalmente.- annuì la Petrova, facendo tamburellare le unghie sulla stoffa del suo giubbottino nero, impreziosito da dritte cerniere argentate. - Ma non riesco proprio a capire quali vantaggi una simile, generosa concessione potrebbe prospettare, ecco… per me.-
- Sei scappata da mio padre per quasi cinquecentocinquant’anni.- le ricordò Prince, senza scalfirsi, come se si fosse aspettato quell’obiezione. - Per sfuggire alla sua vendetta hai voltato le spalle a chiunque provasse affetto per te, hai approfittato della fiducia altrui ed hai fatto cose terribili. Hai mentito. Hai ucciso. Non ti giudico, i bastardi di casa Mikaelson sanno essere delle grandissime spine nel fianco, quando vogliono, ma so che eri stanca di questa vita già quando, poco prima della mia nascita, cercasti di corrompere Elijah affinché intercedesse in tuo favore presso Klaus. Immagino che il fatto di non essere riuscita ad abbindolarlo per colpa dell’amore che lui provava per mia madre ti abbia fatto passare al piano B.- nell’udire Prince che accennava a quel suo fallimento, avvenuto per di più a causa dell’intromissione di un’altra donna, la Petrova strinse le labbra. Probabilmente, pensò Demi, a Katherine non capitava poi così spesso di non ottenere ciò che desiderava. - In cambio del permesso di cui ti parlavo, intendo proporti un’alternativa per garantirti esattamente ciò che Elijah non volle...- proseguì il giovane, ormai sicuro di avere tutta la sua attenzione: -… la tua libertà.-
- Da Klaus?- tubò la vampira, piegando la testa di lato, come una bambina curiosa. Le sue guance fremevano appena, come se stesse trattenendo una risata. - Klaus è morto e non è più un mio problema.-
- Per questo hai sedotto il Re della sua città, facendo del suo Castello una fortezza pronta a nasconderti e del suo figlioccio il tuo amante devoto?- domandò Prince, retorico, con una nota impaziente nella voce carezzevole, micidiale. - Andiamo, Katerina. Entrambi sappiamo bene che Klaus è stato rinchiuso in una cripta sedici anni fa, ma che tornerà vivo e vegeto non appena il pugnale che lo ha neutralizzato sarà estratto dal suo petto. Gli incantesimi di essiccazione e di prigionia che lo tengono legato a quel posto avranno fine quando tutti i membri della vecchia e nuova generazione di Mystic Falls avranno terminato la loro vita umana... era questo il patto a cui Elijah decise di aderire. Di certo non avrebbe condannato il fratello ad un sonno veramente eterno.- Demetra fece scorrere lo sguardo dal ragazzo alla vampira, mentre l’aria tra loro diventava quasi irrespirabile per la tensione. - Così, non appena hai sentito bisbigliare nel Quartiere Francese che Sophie era alle calcagna della Prescelta, hai capito che le cose si sarebbero messe male per le tue garanzie: conoscevi abbastanza i Salvatore, la Gilbert, la Forbes e tutta l’allegra baracca per essere sicura che si sarebbero fatti ammazzare fino all’ultimo, pur di difendere Demi. Allora hai obbligato tutte le streghe di New Orleans a sfruttare il loro Potere per rendere temporaneamente nulli gli effetti della Cura nei loro corpi… da vampiri, magari, avrebbero avuto più possibilità di sopravvivere ad una nuova guerra, continuando a tenere Klaus a debita distanza da te.-
- Il modo in cui muovi le labbra.- gli mormorò Katherine, cautamente, senza darsi la pena di negare l’assoluta veridicità di quel resoconto. - E’ quasi come riaverlo qui, davanti. Vivo e vegeto, l’ibrido Originale dall’insaziabile sete di sangue, incapace di fidarsi di chiunque e pronto a fare a pezzi la sua famiglia dall’interno, pur di mantenere il controllo. E’ davvero una fortuna che tu non l’abbia conosciuto, perché se lo avessi fatto, credimi, avresti cercato in ogni modo di liberartene. O forse ti avrebbe ucciso mentre eri ancora nella culla, perché non avrebbe tollerato che al mondo ci fosse qualcuno in grado di dimostrarsi più potente di lui.-
Forse voleva essere offensiva, ma Prince le scoccò un’occhiata arrogante:
- Ma io sono più potente di lui.- rimarcò, beandosi del sapore che quelle parole gli avevano lasciato sulla lingua. - Tanto da offrirti la mia protezione, nel caso in cui tutti i tuoi peggiori incubi diventassero realtà. L’unico essere sovrannaturale esistente al mondo che potrebbe scontrarsi con Klaus e vincere, sono io. L’esito della battaglia contro Sophie non conta: se anche tutta Mystic Falls dovesse uscirne incolume, ed io ne dubito fortemente, dovresti vivere per sempre con l’ansia del domani, affidando a dei mortali che odi (o a delle streghe che ti odiano) la tua adorata incolumità. Io, invece, impedirei a Klaus di darti la caccia in modo definitivo e tu saresti la stronza più al sicuro della città.-
Katherine incurvò la bocca in un sorriso pericoloso, con le iridi di cioccolata fumanti, colme di bramosia:
- Non posso fidarmi della tua parola, pronta a volatilizzarsi non appena avrai ottenuto ciò che ti serve… quantomeno non senza pretendere una garanzia.- chiarì, senza riuscire a strapparsi via dai lineamenti quell’espressione vorace che faceva attorcigliare le viscere di Demi. - Sarai anche stato cresciuto da Elijah per metà della tua infanzia, ma non sei suo. E, soprattutto, non sei lui.-
- Interrogando alcune delle tue guardie, ho saputo che hai rapito una giovane strega dalla sua dimora.- le comunicò Prince, inarcando un sopracciglio e accennando brevemente a Josh, il quale finse subito di guardarsi i piedi. - Se vuoi che il nostro piccolo accordo sia suggellato dalla magia evocata da qualcuno che non sia io, in modo da essere sicura della sua neutralità e dell’assenza di ogni trucco, fa’ pure di lei la nostra Garante. Ma diamoci una mossa, perché non resterò in attesa per sempre. Questo è un treno che passerà solo una volta, Katerina. Prendere o lasciare.-
- Prendere. E con piacere.- pigolò Katherine, infervorata. Sembrava che tutte le sue fantasie più perverse stessero finalmente per realizzarsi, conferendole un aspetto quasi animalesco, quasi quello di una tigre pronta a ruggire il proprio agognato, insperato trionfo: - Cassie?!-
La bambina dai capelli castani spuntò prontamente alle spalle di Demi, facendo trattenere il fiato alla giovane: era stata così ipnotizzata dallo scambio di battute in atto da non essersi nemmeno accorta della sua presenza.
Mentre la sorellina di Davina si sistemava al centro tra i due interlocutori ed alzava le mani verso il cielo crepuscolare, una nebbiolina di un sinistro color indaco li avvolse tutti e tre, gorgogliando cupamente, come una superficie marina scossa dalla tempesta:
- Io, Prince Henrik Mikaelson.- tuonò il biondo, con la voce chiara ed abbastanza alta da poter essere udita da tutti gli astanti. - Alla presenza di questi testimoni, giuro di vegliare sulla sorte di Katerina Petrova e di salvaguardare la sua sopravvivenza con ogni arma a mia disposizione, nel caso in cui il mio padre biologico, l’ibrido Niklaus Mikaelson I, volesse attentarvi per porvi fine.-
Sotto lo sguardo imbambolato della Salvatore, lui avvicinò il proprio palmo alle labbra e, dopo aver sguainato i canini affilati, aprì un ampio squarcio sanguinante in quella stessa carne morbida.
- Io, Katherine Pierce.- gongolò la vampira, indolente, imitando quel gesto e parlando, poi, con il mento ed il sorriso striati di rosso. - In cambio di questi servigi, permetto a chiunque pratichi degli incantesimi per ordine di Prince Mikaelson, di scampare ad ogni punizione e ritorsione prevista dalla legge di New Orleans…-
-… e a Cassie Claire, di ritornare a casa ogni volta che ne farà richiesta.- s’intromise Demi di slancio, senza riuscire a trattenersi.
Sia Prince che Katherine la fissarono per un momento, il primo su di giri e confuso, l’altra furibonda fino all’ultimo boccolo vaporoso, poi il principe ritrasse appena la propria mano, osando cercare anche quel consenso negli occhi spiritati della Petrova.

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Questa, nel veder quasi sfumare tutti i propri sogni di gloria, sembrò sul punto di perdere il senno, ma non si diede per vinta, ingoiando a grandi sorsate il proprio risentimento pur di rimanere aggrappata alla migliore speranza di salvezza che le si fosse presentata dinanzi in più di cinquecento anni:
- D’accordo.- sputò tra i denti, ed afferrò rabbiosamente la destra di Prince.
I loro fluidi scarlatti, fluendo copiosamente dalle rispettive ferite, si toccarono, si fusero e si legarono magicamente gli uni agli altri, sancendo il loro destino.
Ci fu un forte risucchio turbinoso, poi l’atmosfera ritornò ad essere limpida, esattamente come prima che il rito si compisse.
 
///
 
- Come diavolo ti è saltato in testa di ficcare un’altra clausola in quell’accordo, eh?- mentre si allontanavano precipitosamente dal Palazzo maestoso, avviandosi nel folto verdeggiante di un boschetto isolato e già striato dai primi raggi lunari, Prince si rivolse a Demetra con la voce grondante di rimprovero: - Potevi mandare tutto all’aria, te ne rendi conto? Potevi farmi perdere tutta la credibilità. Potevi indispettire la Regina e indurla a darci il benservito in un baleno, soltanto per seguire quella tua dannatissima…-
- Aveva meno di dodici anni.- replicò la Salvatore con veemenza, calpestando dei sassolini sdrucciolevoli ed interamente ricoperti di muschio. - Cassie. Praticamente era una bimba, tenuta con la forza lontana dalla sua famiglia per colpa delle brame di una psicopatica. Ho dovuto tentare… non potevo lasciarla lì, indifesa, sapendo che…-
- I suoi drammi non ci riguardavano.- tagliò corto Prince, tirando un calcio a delle erbacce, per aprirsi un varco nella vegetazione intricata. - E risolverli, di sicuro, non valeva il rischio che abbiamo corso. Punto e basta.-
- Pronto?- sbottò lei, seguendolo a ruota, nonostante il suo atteggiamento le stesse dando sui nervi. – Era una prigioniera. Katherine la stava sfruttando per il suo cognome e per le sue abilità magiche, costringendola a farle da serva, ricattando e terrorizzando i suoi cari. Possibile che la faccenda non ti tocchi da vicino? Che tu sia così insensibile da non capire che…?-
- Ho appena fatto un voto di sangue!- urlò Prince, con gli occhi giganteschi che mandavano scintille. Demi trasalì e si aggrappò ad un ramo, salda, per non perdere l’equilibrio, mentre lui le si avvicinava furente, facendola arretrare ed aderire con la schiena al tronco ruvido di un albero. - Ho giurato di assassinare il mio padre naturale per difendere la stessa, immeritevole donna che, per prima, ha dato inizio alla caccia di Sophie, denunciandole lo stato di gravidanza di mia madre! E l’ho fatto senza esitare, senza pensarci, senza neanche battere ciglio, per…-
-… per Nick.- completò la Salvatore al suo posto, con il respiro mozzato. Il solo pronunciare quel nome le graffiò le pareti del cuore come carta vetrata, mentre si sentiva investita dalla cocente preoccupazione di Prince e dalla pesantezza della missione che stavano portando a termine, seppur controvoglia, l’uno al fianco dell’altra. - Ma vuoi sapere per chi, invece, io ho liberato Cassie, poco fa? Per te.- lo smeraldo delle iridi di Prince bruciò ancora più forte di prima ma, stavolta, con un minore risentimento sul fondo. L’emozione dominante che i respiri spezzati e frettolosi del ragazzo tradivano, al momento, era una sorpresa vera ed ingenua, incredula. - Per te… per Monique. E per tutti i ragazzini costretti a subire. Per la stessa giustizia a cui Nick tiene più di ogni cosa, e che vostro padre ha vi insegnato.- la Salvatore lo fissò con quella sua solita, candida ed inestinguibile forza d’animo, bella come un cristallo investito in pieno dal sole, e Prince si sentì implodere dalla voglia di darle retta, anche solo per una manciata di secondi. Per sentirsi parte di qualcosa. Per sentirsi meglio. - L’ho aiutata per provare a cambiare le cose, perché anche chi non fa parte della nostra cerchia merita una possibilità. Noi siamo diversi da chi è disposto a fare piazza pulita solo per il proprio tornaconto… diversi da Katherine.-
- Tu lo sei.- sussurrò brusco Prince, distogliendo lo sguardo con uno scatto quasi sdegnato. - Io sono nato per distruggere, ricordi?-
La ragazza notò i battiti scatenati che gli pulsavano nel collo e si rammentò del modo in cui lui l’aveva aggredita, cacciandola in malo modo dalla Capanna, subito dopo aver capito quanto i loro destini fossero tragicamente intrecciati, segnati. In quel caso, il suo istinto le aveva ordinato di scappare via come un razzo, e senza voltarsi indietro, ma ora l’Elixir le consentiva di ragionare più lucidamente.
- Chiunque ti abbia inculcato questa… q-questa follia…- gli disse, sentendosi vibrare nel petto, come se uno sciame di vespe impazzite fosse impegnato a ronzarle attorno al cuore. Per far sì che lui tornasse a guardarla negli occhi, si arrischiò ad alzare la mano in direzione del suo magnifico volto contratto, come se volesse toccarlo ma avesse paura di rompere un incantesimo. Mentre i polpastrelli di lei gli si avvicinavano, Prince li fissò, impietrito, come in uno stato di agonia, o al centro esatto del paradiso. -… dimostragli che si sbaglia.-
- Così saggia.- commentò qualcuno a quel punto, con un tono aspro, rude e chiaramente sarcastico, cogliendoli entrambi alla sprovvista dall’ombra di un cespuglio. – Immagino che ti dispiacerà parecchio farla fuori, quando verrà il vostro momento. Chissà, forse potrei farlo io al tuo posto. Sai, per toglierti un peso. Dopotutto, noi Crescenti siamo o non siamo una famiglia?-
Un fruscio sferzante fendette l’aria e Demi riuscì a cogliere soltanto la sagoma una saetta scagliata contro di lei, prima che il dolore la assalisse con una scarica vivida e pungente: la punta di una freccia, spalmata di una sostanza nera simile a catrame, le trapassò una spalla di colpo, conficcandosi fino in profondità ed inchiodandola quasi alla corteccia della betulla dietro di lei.
Il suo grido sofferente si confuse con lo stormire tumultuoso delle fronde, con il ringhio furibondo di Prince e col calare di altre frecce su di lei: il giovane le parò una dopo l’altra, sbriciolandole con la stessa facilità con cui si scacciano dei moscerini, ma la prima, giunta troppo inaspettatamente, persino per lui, rimase dolorosamente incastrata nella soffice carne della Salvatore.
Con la vista appannata, lei sbirciò in direzione dell’arciere ed un bagliore rosso le rivelò la sua identità.
Qualcosa nel suo stomaco si rovesciò, mentre il sangue caldo cominciava ad insozzarle la maglietta, gocciolando fino alle radici contorte accanto alle sue scarpe: quella lì era Ruby.
E non era da venuta da sola.
Lo sguardo impazzito d’ira del figlio di Klaus schizzò fulmineamente dalla sua ex ad Oliver Guillotin, mentre quest’ultimo posava le mani sui propri fianchi in un’insopportabile posa da gradasso impenitente, come fosse convinto di avere chissà quale asso nella manica per sfidarlo.
- Prima che sia notte...- latrò Prince, indicandoli tutti e due con l’indice tremante, mentre sentiva delle scosse di Potere fiammeggiante serpeggiargli in tutti i muscoli e nei tendini, conferendo un’innaturale sfumatura giallastra alle sue iridi ed ingrossandogli i canini nella bocca, fino a rendere le sue parole di difficile comprensione. -… io brinderò, ridendo come un pazzo, col vostro sangue.-
- Io non credo proprio.- lo smontò Oliver, facendo schioccare le grosse dita. Alle sue spalle comparvero gli stessi scagnozzi che lo avevano accompagnato nel Croissant, ed altri uomini nerboruti che Demetra non conosceva. Due di loro trascinavano degli ostaggi, con il capo coperto da un cappuccio scuro, i quali tentavano disperatamente di divincolarsi. – Abbiamo qui il tuo amichetto del cuore, la cui unica capacità è quella di ingaggiare dei falliti nel suo locale, e la sua adorabile fidanzatina.- i visi sudati e malmenati di Jackson ed Aiden furono strappati all’oscurità di quei veli ed apparvero in tutta la loro impaurita desolazione. Prince si concesse un attimo di sgomento, mentre Demi veniva sopraffatta dall’orrore: i carcerieri sghignazzanti tenevano dei pugnali puntati proprio sulle loro gole. - E Rubyna ha appena iniettato alla tua bella l’antidoto istantaneo per l’Elixir. Glielo aveva consegnato Davina, assieme alla boccetta d’inizio viaggio, perché lo avesse a portata di mano e potesse tornare a difendersi in caso di estremo pericolo. Immagino che quella poveretta non si aspettasse che l’avremmo usato così... AH-AH-AH!-
Con il naso intasato dal vapore e dalla bile, sentendo la testa girare vorticosamente, Demi tossì con violenza. Poi, ritrovando il fiato a fatica, si rese conto di essere già debole, troppo per tentare una qualsiasi, efficace autodifesa.
Prince, intanto, era una maschera di odio.
- Cerca di attaccare qualcuno di noi, mostro, ed i tuoi amici saranno i prossimi traditori a morire per l’onore dei Labonair, una casata che ben presto non conterà più nulla, qui nel Bayou.- il tono di Oliver era pieno di baldanza, come se avesse atteso per tutta la vita di pronunciare quelle parole. - Prova a fermarci con la tua magia, e finirai col consumare a morte la Prescelta.-
- Non vi dirò mai dove si trova Eve.- sibilò il principe tra i denti, con un ultimo eccesso di prepotenza. Demi avvertì le proprie lacrime rigarle le guance, quando comprese che erano in trappola, che non avevano scelta.

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- Potete scordarvelo!-
Gli occhietti acquosi di Oliver luccicarono.
- Allora.- disse, mentre Ruby tendeva nuovamente la sua arma e le lame dei coltelli puntati contro le giugulari palpitanti di Aiden e Jackson disegnavano dei sottili tracciati di sangue. - Credo proprio che ci sarà da divertirsi.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE:
 
*(1) Vi ricordate di Alice? Ecco il suo volto ed il link della scena in cui comparve in TVD:
https://www.youtube.com/watch?v=DI7lRqLKKOg
 
*(2) Nora e Mary Louise! Qui sono solo delle vampire (non delle Eretiche) e non c’è nessun legame romantico tra loro… però è stato comunque bello rivederle.
 
*(3) In The Originals, Cassie è una delle quattro Ragazze del Raccolto, ex amica di Davina, mentre qui, per una mia invenzione, è la sua sorellina minore.
 
SCLERI DELL’AUTRICE:
Eccoci quaaaaaaaaaaa, miei adorati! <3
Credo che questo sia il capitolo più strano che io abbia mai scritto… ormai siamo nel cuore di New Orleans e spero di vero cuore che vi sia piaciuto il modo in cui ho voluto ricreare l’universo di The Originals! Personalmente, durante la stesura, avevo dei continui infarti ahah è stato molto strano, infatti, rivedere un sacco di vecchie facce a Palazzo, la maggior parte delle quali, nel nostro amato telefilm, è già passata a miglior vita (e anche piuttosto brutalmente, devo dire T-T)!
Che dire? Scrivere di Katherine mi ha dato un brivido che non pensavo di poter provare, la nostra beniamina è rimasta sempre la solita PSYCOTIC BITCH, come avrete avuto modo di appurare! Che ve n’è parso delle scene Demitherine? E del patto stretto tra la Queen e Prince? Mi sa che tra tutti e tre loro non è finita qui (ZANZANZAN, no, dai, scherzo. FORSE).
Vi ha fatto piacere rivedere i nostri adoratissimi Mattick? Ed i cari SheilaXDamon(+Will)? ADORO-ADORO-STRAADORO. E chissà se vi sono piaciute le interazioni dei Princetra… quelle le ho buttate giù con un nodo in gola perpetuo, lo ammetto <3
Come al solito, se volete fare un favore a me e soprattutto alla storia, inseritela tra i preferiti o tra i seguiti, passate parola, recensite, commentate, seguite gli aggiornamenti in bacheca e sulla pagina ufficiale… insomma, tenetemi compagnia nel tempo che impiegherò a scrivere la prossima avventura!
Un bacio e a presto!
Evenstar75
 
  
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