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Autore: pureblood18    29/05/2017    2 recensioni
E se Draco Malfoy non fosse figlio unico? E se i Malfoy avessero più di un erede? Alya e Draco, due anime destinate a separarsi per il bene di qualcosa di più grande. Avranno mai la possibilità di ricongiungersi? Alya riuscirà a ritrovare la strada di casa?
Genere: Angst, Avventura, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Abraxas Malfoy, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Remus/Ninfadora, Ted/Andromeda
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Più contesti
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Salve, miei cari lettori! Come va? Io, nonostante i numerosi impegni dovuti al matrimonio imminente ( per non parlare della mia piccina ) e grazie all'aiuto di persone speciali, sono riuscita a completare quest'altro capitolo. Ho voluto "strapazzare" la trama originale di Mrs Rowling e mi auguro che questa mia pazza idea possa essere di vostro gradimento. Non vedevo l'ora di mostrarvi uno dei personaggi che più ho amato in questa saga ( letterariamente, ovvio ). 
Detto questo, buona lettura!

 

Le vacanze primaverili erano appena iniziate e sia la momentanea infermità di Lucius che la svolta nella morte di Teddy non furono le uniche cose che nei giorni a venire scossero l'apparente tranquillità del Maniero Malfoy.
La purosangue, inoltre, ha avuto il compito di confessare la colpa di Abraxas ad Andromeda e a Ninfadora. 
Svariati giorni dopo la fuga di Abraxas e la fortunata rinsavita del padrone di casa, accadde qualcosa, qualcosa di immaginabile. Un evento scatenante a cui Alyssa o Alya, decidete bene voi, si pentirà ben presto di aver - seppur inconsciamente - contribuito. 


10 Marzo 1994, Casa Tonks.
« Tua madre mi ha praticamente raccomandato di tenerti lontana dal Maniero, girano diverse voci e non di certo allettanti. Se solo tu dovessi recarti lì nel momento sbagliato, potresti pentirtene per tutta la vita. Alya, ti prego. Non farlo. » Con queste parole Andromeda volle incoraggiare la nipote a rimanere sotto la sua custodia. Negli ultimi giorni la bionda non aveva fatto altro che chiedere di suo padre e domandare ripetutamente scusa alla madre adottiva e alla sorella di ciò che aveva saputo. 
« Non è stato colpa tua. Abraxas ha sottratto la propria nipote alla sua famiglia, figurati se avesse mai potuto avere pietà di uno sconosciuto. » Sentenziò la mora, posando una mano fra i capelli della Serpeverde. 
« Vorrei sapere il motivo per cui mamma e papà non mi vogliono a casa. Anche loro credono che io sia un problema per la nostra famiglia? »
« Ma cosa dici? » Indugiò alterata. « Qualcosa o, più specificatamente, qualcuno ha messo in giro la voce di una pericolosa fuga da Azkaban e non parlo di Sirius. » Si rivolse alla nipote preoccupata. « Ora lui è al sicuro e anche tu, se solo rimarrai qui. »
« Bene, lo scoprirò da sola, allora. » Alya non ne voleva proprio sapere, pensava che questa fosse solo una scusa per mettere a tacere il suo animo turbolento. Supponeva, inoltre, prima che la zia l'avvertisse, che potesse trattarsi del nonno. Ma, facendo riferimento al carcere magico di massima sicurezza, il tutto non poteva essere collegato al maggiore dei Malfoy. 
Chi è la "pericolosa fuga" di cui parlano le sorelle Black? E perché mai ne discutono sottovoce come fosse un segreto? 

11 Marzo 1994, Casa Tonks- Nottetempo - Malfoy Manor. 
Decisa a non sottostare agli ordini della madre e della zia, Alya sgattaiolò nel bel mezzo della notte, armata di mantello e bacchetta, pronta a raggiungere il Maniero Malfoy e constatare coi propri occhi la salute del padre. Come Narcissa, la Serpeverde non credeva finché i suoi occhi non eraro sicuri di ciò che avessero sentito. 
A passo lento e adagio lasciò l'abitazione dei Tonks dalla finestra e si incamminò verso la prima stazione che le avrebbe agevolato il tragitto, lasciandola nel cuore di Londra. Da lì, poi, sarebbe giunta a Diagon Alley e, presa la Passaporta, arrivare dai genitori sarebbe stato un gioco da ragazzi. 
Un fulmine rosso le si fermò dinanzi, lasciandole svolazzare i lunghi capelli biondi sul viso. Un autobus, di quelli a due piani, rosso come ogni inglese che si rispetti, sbucò dal fondo della strada senza neppure essere chiamato. 
« Un autobus? A quest'ora della notte? Credevo non potesse essere possibile. » Confusa e impedita, Alya allungò il collo per accertarsi che non stesse sognando, ma sobbalzò sul posto subito dopo. 
« Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà. Mi chiamo Stan Picchetto e sarò il vostro bigliettaio per questa notte! »
Un ragazzo, vestito da bigliettaio, dall'aspetto trasandato e dalla igiene alquanto discutibile ripeté lettera dopo lettera il contenuto del fogliettino che teneva in mano. 
« Sbaglio o quella è..è una testa? » Spalancò gli occhi la bionda quando notò accanto all'anziano autista una testa parlante con la chioma a rasta. 
« Non ha mai visto una testa parlante, signorina?» Esclamò a gran voce quest'ultima.
« Dove desidera andare? » Lenta e pigra, invece, era la voce del guidatore. 
« Dovrei salire in un posto del genere? » Domandò sarcasticamente la strega, inarcando un sopracciglio. « E se poi vi rivelaste soltanto una mandria di pazzi? » 
« Oh, la figlia di papà non vuole salire. Cos'è? Papino non ti ha mai portata a spasso? » Che voce fastidiosa aveva quel mezzo capo appeso al parabrezza!
« Okay, salgo, ma solo se tenete quella boccaccia chiusa per tutto il tempo. Londra, grazie. » Sbottò la Serpeverde e salì quei pochi scalini senza nemmeno reggersi al poggiamano. Tanto era il suo disgusto. 
Fortunatamente il bus era sgombro e i suoi precedenti interlocutori parevano aver preso in parola la giovane purosangue che, intenta a leggere la Gazzetta del Profeta, venne, però, poi interrotta da uno di loro. 
« Bellatrix Lestrange, hai visto? Dicono che sia scappata da Azkaban la scorsa notte, notte più, notte meno..» Esordì il bigliettaio, la cui voce si fece sempre più esigua. « ..per ricostituire l'esercito di TuSaiChi, naturalmente..» 
« Tu sai chi? Lord Voldemort? » Le labbra strette e la fronte arcuata.
« Noi non pronunciamo il suo nome.. » Biascicò al suo orecchio e Alya non poté che tappare il naso dal fetore che emanava la giacca del giovane. 
« E dove potrebbe essere adesso? E' appena scappata, il Ministero le dà la caccia così come i Dissennatori, rimanere qui per lei sarebbe pericoloso. » Ragionò la passeggera, flettendo il capo e sospirando. Da quello che aveva capito, questa Bellatrix non doveva portare nulla di buono e forse Narcissa e Andromeda si riferivano proprio a lei. 
Il ragazzo scrollò le spalle, incapace di fornirle una risposta e spiccicò parola soltanto quando la Serpeverde fu in procinto di scendere dall'autobus. « Fa attenzione o potresti incorrere in lei. Da quel che ne so io, è un'abile duellatrice e, parlando fra noi, le maledizioni sono la sua specialità. »
Con quelle parole l'ansia di Alya si irradiò in tutto il petto, facendole avere una fitta d'ansietà. « Grazie del passaggio e del consiglio. Farò attenzione, senz'altro. » Sorridendo a malapena, lasciò il bus e si recò nel luogo che l'avrebbe portata nel posto in cui qualche anno prima era stata con Piton: Diagon Alley. Era lì che il professore di Pozioni l'aveva accompagnata per acquistare tutto ciò che le sarebbe servito per il suo primo anno ad Hogwarts. 
« Perfetto! » Esclamò, stringendosi nel cappotto. La temperatura era gelida e, data l'ora, in giro non c'erano tantissime persone. Le uniche fissazioni che incombevano nel suo animo erano il viso della donna nella foto che l'aveva letteralmente terrorizzata e le parole di Stan Picchetto.
Giunta al Paiolo Magico, dopo aver attraversato la Charing Cross Road, Alya si immise in uno dei corridoi e puntò la bacchetta contro i mattoni della parete frontale: « Ecco fatto! »
La bionda colpì il muro tre volte con la punta della bacchetta e il mattone che aveva appena colpito, si contorse, in sequenza, come quelli precedenti. La loro apertura mostrò ad Alya un varco che la trasportò dritta a Diagon Alley. 
Il villaggio era deserto, ogni negozio, ogni bottega era chiusa. Le sole che accompagnarono Alya verso la Passaporta furono le luci delle lanterne piazzate ai lati della strada per rendere il cammino più semplice e sicuro. Ma la bionda di sicuro non vedeva proprio nulla. 
« Brr..»
Fu quella l'interazione che si udì uscire dalle sue labbra rosee sino a ché, per grazia divina, la Passaporta diventò sempre più vicina. 
La mossa della bionda non tardò ad arrivare, impugnato l'oggetto, socchiuse gli occhi e si lasciò catapultare verso la residenza che da poco tempo considerava anche sua.

Alya si dimenò fra i cespugli e le siepi di Tasso dell'esteso giardino del Maniero e se era già arduo orientarsi durante il giorno, con il solo riflesso della luna era praticamente impossibile. Tra un passo e l'altro incespicò anche contro i pavoni, strani animali quelli, ma molto affascinanti. 
« Mannaggia! » Imprecò andando a sbattere contro un albero, il senso dell'orientamento non faceva proprio parte delle sue abilità e, per non rischiare ancora un colpo in piena fronte, cercò di potenziare la luce della bacchetta. « Lumos Maxima! » Solamente così fu capace di raggiungere il porticato principale. La madre, tempo addietro, le aveva rivelato il metodo più efficace per oltrepassarlo senza spezzarsi l'osso del collo: agitò la bacchetta e, maneggiandola con cura,  riuscì ad entrare all'interno del Maniero. 
Come volevasi dimostrare, il silenzio aleggiava fra le mura dell'edificio e non si percepiva nemmeno il minimo suono. Di conseguenza, dovette far attenzione a non svegliare i genitori e passo dopo passo percorse la rampa di scale, prefiggendosi come meta la stanza in cui era stata ospitata. 
« Ahio.. » Sussurrò, piegando il braccio destro e portò la mano ad accarezzare la nuca dolorante. 
Senza crogiolarsi, riprese lemme lemme a camminare ma, a quanto pare, qualcuno stava seguendola. 
Sentì passi oltremodo zoppicanti e, a causa del ticchettio delle sue calzature contro il marmo, presunse fosse una donna. Sua madre? Non ebbe la forza d'animo di voltarsi e nemmeno il tempo, s'è per questo.
« Passeggiata notturna, biondina? » Una voce stridula, accompagnata da un risolino sardonico, fece trasalire la giovane strega. « Suvvia, non avere paura. Zia Bella è qui.»
Quando la Serpeverde udì quelle parole si piombò a capofitto in una delle stanze accessibili e puntò la bacchetta contro la porta a scopo difensivo. 
« Cissy! Cissy! La tua bambina ama nascondersi, ma io non ho proprio voglia di giocare adesso.. »
I respiri di Alya erano profondi: da un lato desiderava ardemente che la madre apparisse in suo aiuto, dall'altro non avrebbe avuto il coraggio di affrontarla dopo il severo divieto che le aveva imposto. 
« Cissy.. » Sussurrò. La sua voce era agghiacciante, sinistra. La bionda non aveva mai udito voce più inquietante in vita sua. 
D'improvviso passi svelti e precipitanti percorsero le scale e si diressero verso la fonte del suono. 
« Cissy, finalmente. Temevo avessi perso l'udito. » Ghignò la riccia, rivolgendosi alla sorella minore.
« Ti avevo detto di rimanere nella tua stanza, Bella. Perché diavolo non mi ascolti mai? » Si voltò verso il corridoio. « E ho anche notato che non sei l'unica qui. Vero? » La bacchetta d'acacia centrò la porta della stanza dove si trovava Alya e la spalancò. 
Pian piano una figura femminile si mostrò, prima un piede, poi un altro, poi una mano e poi l'altra. 
« Vieni qui! » Urlò Cissy infervorata, la ragazza si fece vedere e con timore si avvicinò alla madre. 
« Oh, allora è tutto vero. » Bellatrix avanzò. « La nostra giovane principessa è viva. Non è una cosa..splendida? » 
« Tu conosci questa fuori di testa? » Le domandò Alya dividendo lo sguardo tra le due donne. « Non mi dire che siete parenti..»
La risata maligna della mora avvolse le parole della Serpeverde.
« E' mia sorella, Bellatrix è mia sorella e di conseguenza tua zia. » Pronunciò la madre con voce dimessa, quasi si sentisse in colpa. 
« Mia zia? Ma dici sul serio? Mamma, ma questa è matta! Ho letto che ha portato i genitori di Neville all'esaurimento! » La ammonì la giovane, ritirando la bacchetta di tiglio. « Hai intenzione di far rimanere qui una fuori di senno? Papà te lo permette? Quel mentecatto di Abraxas è andato via e tu non perdi tempo a prendere un'altra dall'etica discutibile a casa? » 
Alya non provò nessuna compassione per la zia, anzi, si chiedeva perché mai sua madre avesse scelto di tenere la sorella piuttosto che la propria figlia. 
« Alya, tesoro. E' pur sempre mia sorella.. » Mormorò Narcissa, osservando di sottecchi la Lestrange.
La verdargento annuì con sguardo algido, sollevando le spalle. « E io sono pur sempre tua figlia. » Rispose prontamente con tono crudo e secco, anche se in quel momento avrebbe voluto esplodere in un pianto isterico. 
« Dove vai, Malfoy?! Torna qui!» Irata la fuggiasca, tentò di inseguire la nipote, ma Cissy la bloccò. « Non puoi lasciarla andare, il Signore Oscuro ha bisogno anche di lei. Più sono i seguaci, più sono le possibilità di vittoria. »
« Mia figlia non diventerà mai una Mangiamorte e vado a prenderla io, se ci permetti.. »
La donna dalla chioma bicolore prese a camminare in maniera svelta fino a tenere il passo alla figlia. « Alya, aspetta. »
« Me ne vado a casa. » Proseguì la giovane indifferente verso il cancello.
« Ma è questa casa tua.. » Mormorò l'adulta, lievemente affannata.
« Hai ragione, forse è meglio dire "in un posto dove qualcuno mi vuole". » Imitò il gesto delle virgolette con le dita. « Ah sì, salutami papà e dì a Draco che ci vediamo ad Hogwarts. » Impugnata la Passaporta, Alya scostò la madre e, rasserenata dalla luce dell'alba, tornò tranquillamente a Londra. 
Narcissa, invece, cadde, spinta dalla figlia e, sollevandosi, si lasciò andare ad un pianto disperato. Non solo doveva tenere al sicuro la propria figlia, ma doveva anche tenere a bada una pluriomicida a casa propria. 

Aprile\Maggio 1994 - Hogwarts, Hogsmeade. 
Alya non vedeva i genitori da moltissimo tempo, l'unico componente della famiglia con cui aveva un contatto diretto era il fratello. Con il padre c'era un semplice contatto epistolare, mentre con la madre non riusciva ancora ad avere una riconciliazione dopo l'evento avvenuto al Maniero. Perché proteggere un'assassina? Perché quest'ultima avrebbe voluto ch'ella rimanesse, ma nel contempo la madre pareva aver fatto di tutto per allontanarla? ..E Mangiamorte. Perché Alya avrebbe dovuto, prima o poi, farne parte? 
Questi erano i quesiti che balenavano in testa alla bionda e voleva ottenere delle risposte. Ma come sarebbe stato possibile? Come avrebbe potuto Alya fare il nome di Bellatrix Lestrange? Se solo ne avesse parlato con qualcuno, i suoi genitori avrebbero rischiato grosso. Ma allo stesso tempo, come avrebbe potuto fingere dinanzi a Neville? Se solo lui avesse saputo del sotterfugio dei Malfoy, la Serpeverde avrebbe per sempre perso non solo la sua fiducia, ma anche quella di Hermione. 
Andromeda era l'unica soluzione. Andromeda era la sola che avrebbe potuto aiutarla. Dunque, decise di invitarla ad Hogwarts con la scusa del dimenticato permesso per Hogsmeade e da lì le avrebbe svelato tutto.
« Alyssa, non vieni ad Hogsmeade con noi? » Le domandò Draco, accompagnato da Tiger, Goyle e Zabini. 
« Ciao, Draco. Ho dimenticato di chiedere il permesso ad Andromeda e sto attendendo il suo arrivo. Se vuoi, ci vediamo dopo a Mielandia. Che ne pensi? » La bionda mentì al fratello. Non sapeva se Draco ne fosse a conoscenza e non voleva esporlo ad un pericolo più grande di lui. 
« Oh, bene. Sì, ci vediamo più tardi. Manda un gufo quando sei nelle vicinanze. » Lo smorzato sorriso del ragazzo non lasciava presagire nulla di buono. Difatti, il biondo credeva che la sorella si sarebbe allontanata nuovamente, ma questa volta non gliel'avrebbe permesso. 

Circa un'ora più tardi..
Sbuffò Alya spazientita, Andromeda era in ritardo e non era mai accaduto. Giusto oggi che doveva andare a divertirsi un po'? 
« Alyssa, sono qui! »
Perché la zia si ostenteva a chiamarla così quando praticamente tutta Hogwarts oramai sospettava della sua parentela con i Malfoy? 
« Finalmente, era ora. » Sbottò, arcuando le sopracciglia. « Temevo ti fossi persa, data la vecchiaia imminente. »
« Simpatica tanto quanto tuo padre. » La mora roteò gli occhi palesemente ironica e avvolse le spalle della ragazza con un braccio. « Dunque, dove devo firmare? »
« Da nessuna parte, zietta. Verrai con me ad Hogsmeade, che tu lo voglia o no. Ho parecchie cose da raccontarti e non avrei potuto attendere di più. » Gli occhi cerulei si agganciarono a quelli scuri dell'ex Serpeverde che, prontamente, rispose alla nipote. « Io e te ad Hogsmeade? Devo preoccuparmi? Non mi dire che ne hai combinata una delle tue! »
« Affatto! » Esclamò offesa Alya. « E' un argomento importante e ritengo opportuno tu ne sia a conoscenza. Su, sbrighiamoci e non perdiamo altro tempo. » Trascinata la zia verso la stazione per Hogsmeade, la bionda rimase in silenzio sino all'arrivo al villaggio. 

« Allora, tutta questa urgenza da cosa deriva? » La preoccupazione di Andromeda era evidente e, con tutte le notizie che le erano arrivate ultimamente, non avrebbe retto nient'altro di peggiore. 
« Siediti e ne parliamo. » Seduta in uno dei tavolini più appartati dei Tre Manici di Scopa, Alya si decise a prendere in mano la situazione e a parlare una buona volta. « Circa due mesi fa, sono andata al Maniero anche se me lo avevate vietato. Volevo vedere papà e constatare coi miei occhi che stesse sul serio bene, solo che feci uno spiacevole incontro. » Avanzò in avanti col busto e si appostò all'orecchio della donna. « Ho visto Bellatrix, mamma tiene Bellatrix sott'occhio e io non so che cosa fare.. »
Le iridi scure della strega adulta si dilatarono come se avesse appena avuto una sincope. Immaginava che Narcissa avrebbe protretto la Lestrange, ma sperava, in un certo qual modo, che glielo riferisse in prima persona. « Lo hai detto a qualcun'altro? »
« No, nemmeno a Draco. Non so se lo sappia già, ma ho preferito tenerlo per me. Lo sto confidando a te perché voglio che tu sappia che, se dovesse accadermi qualcosa o dovessi diventare una Mangiamorte, non è per mia spontanea volontà.. » Mormorò la bionda affranta, trattenendo a stento le lacrime. « Io farò in modo che non accada, ma ho sentito Bella, vuole che io faccia parte del suo esercito. » Spontaneo uscì fuori il suo pianto. Andromeda si sentì così sopraffatta da quelle parole. Perché una semplice ragazzina non poteva vivere almeno un attimo di pace? 
« Tesoro, non succederà mai. Tua madre, io, Ninfadora, non lo permetteremo, questo te lo assicuro.» Travolta dal dolore, l'ex Serpeverde lasciò il proprio posto e si sedette accanto alla nipote, stringendola forte al proprio petto. 
« Ma Draco lo diventerà, suo malgrado, ed io non voglio che mio fratello debba soffrire. Se lui sarà nei guai, allora ci cascherò anch'io. Non lascerò che un tizio squilibrato me lo porti via proprio ora che ci siamo ritrovati. » Singhiozzando, Alya si strinse al petto della zia. 
« Alya! » Esclamò una giovane voce maschile. Draco stava cercandola da ore e, non avendo sue notizie, aveva chiesto in giro. « Mi hanno detto che..» Si fermò, le sue gambe smisero di camminare, come bloccate da qualcosa. Quella scena, quelle lacrime gli frenarono il respiro. Senza indugiare un attimo, corse dalla sorella e si interpose fra lei e la Black. 
« Che succede? Perché piangi? » Afferratole il viso con le mani, il biondo fissò i suoi occhi in quelli identici della verdargento che fu capace, tra singhiozzi e sospiri, di pronunciare soltanto due parole. « Bellatrix Lestrange..» 


La piccola Alya si trova in guai seri, sembra proprio non volersene stare con le mani in mano ed è molto intraprendente, oltre che testarda. Narcissa che decisione prendera? Bellatrix saprà mantenere il segreto? O sarà Andromeda a spifferare tutto? E Draco? Sopporterà le angherie di "Zia Bella" nei confronti della sorella appena ritrovata o tenterà qualcosa d'azzardato? Hermione, infine, verrà a conoscenza di questo segreto o Alya preferirà tenerlo per sé? 
Spero che questo incontro zia-nipote vi sia piaciuto e grazie per avermi dedicato un po' del vostro tempo.
Baci, alla prossima! 
   
 
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