Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: SarcasticColdDade    30/05/2017    1 recensioni
Yuki Yoshimura è un medico, dedita alle sue routine e ad una vita tranquilla. Il suo unico scopo nella vita è sempre stato quello di aiutare gli altri, per non sentirsi mai un peso. Dentro di sé però sa di essere diversa dagli altri: non sa perché, come non sa se lo scoprirà mai. Almeno fino all'incontro con uno strano uomo.
O meglio, un demone.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Scommetto che molti di voi sono andati a cercare cosa fosse la “clinofobia”, perché io sinceramente l’avrei fatto subito!
Scherzi a parte, in questo capitolo non c’è assolutamente un riferimento ad Harry Potter (assolutamente no, giuro) e con questa piccola bugia vi auguro buona lettura, scusandomi allo stesso tempo per il ritardo con la pubblicazione di questo capitolo!

Il cervello umano da sempre è in grado di distinguere tra sogno e realtà.
Siamo talmente abituati a questa verità, che soffermarci a riflettere su di essa sembra quasi inutile; quando ci addormentiamo e sogniamo, dentro di noi sappiamo che niente di quello che vediamo è vero.
Ma che succede quando quello che viviamo in sogno si dimostra più vero del previsto?
Cosa succede...quando siamo in trappola nella nostra stessa mente?
Pensieri di questo genere non erano molto da me, anche perché ero sempre stato un tipo molto semplice: la verità che mi si parava davanti era quella che accettavo e in cui credevo. Questo mio comportamento era cambiato solo dopo aver conosciuto Sebastian, insieme all’enorme verità che me era conseguita.
Da quando ero entrata a far parte di un mondo più grande di me, avevo cominciato ad essere sempre più curiosa di quello che avevo intorno: avevo cominciato ad investigare, e il più delle volte avevo anche rischiato di cadere in delle brutte situazioni.
Ogni volta avevo avuto un aiuto, però: Sebastian, Abaddon, persino Ciel, a dirla tutta.
Questa volta, invece, ero da sola.
Apro gli occhi convinta che sia una mattina come tante: dopo qualche ora di sonno filata mi sento pronta per questa nuova giornata.
Ma mi accorgo quasi subito che c’è qualcosa che non va.
Sono nella mia stanza, ma l’atmosfera intorno a me è tetra, cupa...come se stessi osservando la scena al di la di una macchina da presa, al cui obiettivo hanno aggiunto un filtro di troppo.
È tutto...blu, in realtà..tanto che per un momento mi sembra di essere sott’acqua.
“Sto sognando...è chiaro” è il mio primo pensiero, mentre velocemente scendo dal letto.
Prima che me ne accorga, sto correndo verso la porta, scoprendo con grande stupore che al di la di essa non c’è assolutamente niente, se non un muro bianco.
Mi volto verso le finestre, trovando tuttavia lo stesso spettacolo.
Mi rendo conto allora, che quel pensiero appena avuto, non mi è passato per la testa perché era la cosa più ovvia da pensare, bensì perché frutto del panico improvviso.
Il panico che si prova quando ci si sveglia in un posto che non si conosce.
- Ti consiglio di non agitarti – una volta profonda e chiara giunge alle mie orecchie dall’altra parte della stanza, gelandomi sul mio posto – Ma sappi che non c’è modo di andarsene, a meno che non sia io a volerlo – aggiunge la voce, mentre lentamente mi volto.
Con gli occhi sbarrati dallo stupore, mi accingo a guardare il mio “rapitore”, senza tuttavia riconoscerlo.
- Sono piuttosto sicura che non ci conosciamo – sono le mie prime parole. Quell’uomo non ha niente di famigliare per me.
- No, non di persona almeno – ammette, cominciando ad avvicinarsi a me – Ma il tuo bello è convinto di avermi ucciso, se questo può chiarirti le idee – aggiunge, portando poi entrambe le mani dietro la schiena, sotto quello che sembra un lungo cappotto nero.
Quelle parole mi chiariscono davvero la situazione, tanto che in un momento la verità è più che ovvia.
In questo momento, non riesco a non avevo paura. - Gregory.. - mormoro, sottovoce – Sei Gregory Morningstar – aggiungo, riuscendo a malapena a pronunciare quelle parole.
Istintivamente, solo allora faccio un passo indietro.
- In persona – risponde lui, con un sorriso a trentadue denti sulle labbra.
Visto in questa strana atmosfera è ancora più inquietante di quello che avevo immaginato.
- Dove mi trovo? - chiedo di getto, cominciando a guardarmi intorno come un animale in gabbia – Cos’è questo posto? - continuo solo qualche secondo più tardi, cercando nel frattempo di mettere tra di noi il maggior spazio possibile.
- Questa, mia cara – mormora, indicando poi con un ampio gesto la stanza dove ci troviamo – E’ la tua mente – mette in chiaro, sciogliendo ogni dubbio che poteva avermi attanagliato fino a quel momento – E sei mia prigioniera già da un po’, se te lo stai chiedendo – conclude.
- Un po’..? - ripeto, senza capire.
- Quasi un giorno intero, ormai – risponde, guardando l’orologio sul suo polso sinistro – Mi domando come ti stiano dando da mangiare, dall’altra parte – aggiunge, fingendo interesse per un momento. Immagino che la mia vita non gli importi più di tanto.
In quello stesso istante, capisco cos’era quella mia paura di addormentarmi degli ultimi giorni...possibile che avessi previsto tutto fin dall’inizio? Eppure, nonostante questo..non avevo potuto fare niente per impedirlo.
- Avresti potuto non dormire – mormora lui, rispondendo a quel mio precedente pensiero come se l’avessi pronunciato ad alta voce – Ma per un mezzo demone non è possibile, soprattutto se poi aspetti anche un marmocchio – aggiunge, tornando a riporre entrambe le mani dietro alla schiena.
- Che cosa mi hai fatto? - domando, questa volta cominciando a sentire la rabbia montarmi dentro.
- Diciamo solo che ti sei addormentata un giorno fa nel tuo letto, come ogni sera – comincia – E da allora non ti sei più svegliata, e nessuno sa spiegarsi il perché – aggiunge, passeggiando per la stanza.
- Cosa vuoi ottenere con questo mio rapimento? - domando, seguendo con lo sguardo – Vuoi uccidermi? - chiedo qualche secondo più tardi, cercando di pronunciare quelle parole senza che la mia voce tremi.
- Ucciderti? - chiede, guardandomi esterrefatto – E perché dovrei? - chiede ancora, con fare retorico.
- E perché non dovresti? - continuo, cercando di arrivare ad un risposta, se non addirittura a tutta la verità.
- Perché ti voglio dalla mia parte, ovviamente – risponde – Sei un demone solo per metà, eppure hai delle capacità strabilianti – mormora, con tono estremamente sincero. Questo, forse, è il dettaglio più inquietante di tutta questa faccenda. - Qualunque demone, persino il più idiota, ti vorrebbe dalla sua parte – conclude poco dopo.
- Non verrò mai dalla tua parte – metto in chiaro, pronunciando quelle parole con tutto lo sprezzo possibile – Mai – aggiungo poco dopo – Non dopo quello che hai fatto a Sebastian -.
- Quello che ho fatto a Sebastian è niente a confronto di quello che ho fatto nella mia intera a vita a migliaia di altre persone – mormora, con tono estremamente teatrale – E comunque...puoi scegliere di unirti a me di tua spontanea volontà – aggiunge, indicando quella come l’opzione 1 con il dito della mano – O puoi guardare tutti quelli che conosci morire da qui – aggiunge, facendomi capire che quella invece è l’opzione 2, mentre la parete bianca dietro alle finestre comincia a schiarirsi, fino a mostrare una scena che, dal punto dove mi trovo, non è molto chiara.
Istintivamente mi avvicino, solo per scoprire che quello che sto guardando è uno squarcio sulla realtà, nel quale ci sono io stesa sul letto della mia stanza, con una flebo nel braccio. Sebastian, Ciel, Mey-Rin e tutti gli altri sono lì con me, guardandomi con aria cupa.
- Sarà come essere al cinema, ma senza pagare il biglietto – aggiunge lui poco dopo, quando ormai l’immagine è quasi del tutto svanita – Una volta che li avrai visti morire tutti, vedrai il fatto di unirti a me sotto un’altra prospettiva – aggiunge, mentre lo sento avvicinarsi a me. - Sarà la tua ultima spiaggia per evitare di impazzire – conclude, quando ormai riesco a sentire chiaramente la sua presenza al mio fianco.
Tutta la sua persona emana un’aura nera come la pece, che odora quasi di distruzione e morte.
Affondando le unghie nel mio stesso palmo, mi giro in quello stesso momento per sferrare il mio pugno migliore, che va a centrare il naso dritto e ben definito di lui: il sangue comincia a scendere a fiumi, ma nonostante questo non sembra particolarmente turbato da quel mio comportamento.
- Una reazione del genere è più che comprensibile – mormora, mentre io mi allontano con un balzo indietro.
- Perché collabori con i Norton? - gli domando, quasi urlando. In fondo, nessuno può sentirmi qui – Cosa se ne fa un mostro come te di una famiglia del genere? - urlo ancora, mentre l’eco di quelle mie parole rimbomba per tutta la stanza.
- Abbiamo tante cose in comune, io e quella famiglia – risponde, sedendosi sulla stessa poltrona che avevo occupato durante la mia conversazione con Abaddon a proposito della gravidanza: da quel momento era passato davvero un intero giorno?
- Ma la cosa che di sicuro ci accomuna di più è la nostra sete di potere – risponde finalmente, mettendo da parte i toni vaghi – E loro hanno qualcosa che a me serve parecchio – aggiunge.
- Come cosa, ad esempio? - domando, anche se so bene che quel mio cercare di ottenere informazioni non andrà a buon fine.
Mentre un ghigno si disegna sul suo viso, infatti, mi è chiara subito una cosa: non mi rivelerà assolutamente niente di decisivo...sta solamente giocando con me, mentre il tempo nel mondo reale continua a scorrere.
- Meriti 10 punti per l’impegno, ma non per questo ti rivelerò il mio grande piano malvagio – risponde, abbandonando definitivamente la poltrona per tornare in piedi.
Questa volta si dirige a grandi passi verso di me, passandomi poi accanto come se niente fosse. Non c’è niente di vivo in lui, e quando mi passa vicino tutto quello che percepisco è un freddo glaciale.
- Tu non sei vivo – mormoro, prima ancora di capire io stessa quelle parole. Per un momento penso di aver dato solo fiato alla bocca, ma nel profondo so che quelle parole hanno un significato.
Mi è venuto spontaneo pronunciarle per un motivo.
Mi volto a guardarlo, senza timore questa volta, solo per scoprire che anche lui è tornato a guardarmi.
Quelle mie parole l’hanno preso alla sprovvista.
- Prego? - domanda lui, cercando di ritrovare la giusta compostezza che aveva avuto fino ad un secondo prima.
- Il tuo corpo non è vivo da molto tempo – continuo – L’ho capito nello stesso momento in cui mi sei passato accanto…sei freddo come un cadavere – aggiungo, mentre osservo la sua espressione cambiare. Quelle mie parole l’hanno preso alla sprovvista.
Non male per una che di solito si fa prendere troppo dal panico, no?
- Se pensi di aver capito tutto di me solamente da questo, ti assicuro che ti sbagli – risponde, tornando a rivolgermi un ghigno poco simpatico – E anche se dovessi arrivare a qualche altra ingegnosa conclusione, sei comunque mia prigioniera – aggiunge.
Quelle parole mi scoraggiano, in un primo momento.
Ha detto che sono intrappolata nella mia stessa mente, ma allora perché non posso fuggire di mia iniziativa? Teoricamente dovrei essere io a decidere quando le cose cambiano, manipolando lo spazio intorno a me come desidero...eppure non riesco a farlo.
Ovunque mi trovi, Gregory ha tutto il controllo.
Comincio allora a guardarmi intorno ancora una volta, cercando qualsiasi dettaglio che poteva essermi sfuggito in precedenza: tutto sembra identico alla mia stanza, e non c’è praticamente niente che mi faccia pensare il contrario.
Con i suoi occhi puntati addosso non posso muovermi più di tanto, e sono quasi sicura che per lui intercettare le mie mosse è anche troppo semplice.
E molto più vecchio di me, più esperto e più cattivo..senza considerare che molto probabilmente è una sorta di zombie. Tutto quello che resta di lui è legato ad un qualche contratto, probabilmente stipulato col diavolo in persona.
Immagino che abbia legato la sua vita ad un qualche oggetto...è quello che farei io se volessi vivere per sempre.
E da quello che so, il potere e la vita eterna sono le uniche due cose che questo mostro conosce.
Mentre rifletto su quei dettagli cruciali, finalmente noto qualcosa di anomalo nella stanza.
Sul mobile alla mia destra c’è una bambola di pezza particolarmente rovinata: non può essere mia semplicemente perché odio le bambole di questo genere: mi danno l’impressione di essere l’incarnazione del male, con quei loro piccolo occhi vuoti. Se ho ragione, e Gregory ha davvero commesso uno sbaglio...questo posto non è la mia mente: mi trovo in una sorta di universo specchio, uguale in quasi tutto alla mia stanza.
Tutto quello che devo fare ora è trovare un modo per svegliarmi, e tornare alla realtà.
- Forse hai ragione – mormoro – O forse sei talmente disperato che hai bisogno che io lo creda a tutti i costi – aggiungo, facendo un balzo alla mia sinistra prima ancora che lui possa muoversi.
Colpendo con un pugno deciso il vetro dello specchio accanto al mio letto, mi approprio di un pezzo di vetro che subito va a tagliarmi la mano, facendo sgorgare il sangue di un intenso colore rosso.
- STUPIDA RAGAZZA! - esclama lui, bloccandosi sul suo posto mentre avvicino sempre di più il vetro alla mia gola.
Quella sua reazione mi da la prova definita. - Questo è l’unico modo che ho per fuggire di qui, non è vero? - domando, anche se ormai è quella la verità più ovvia – Se muoio qui mi sveglio dall’altra parte, non è così? - aggiungo, continuando a tenere gli occhi puntati su di lui.
- Ti assicuro che ti ucciderò con le mie mani non appena ne avrò l’occasione, se non acconsenti subito ad unirti a me – ringhia, a denti stretti – Metti via quel vetro, e passa dalla parte dei vincitori...non te ne pentirai – aggiunge, assumendo un tono che sarebbe stato in grado di stregare chiunque. Chiunque, tranne me.
- Ci vediamo dall’altra parte – sono le mie ultime parole, mentre le sue grida invadono la stanza.
Passo il vetro affilato sulla mia gola prima che possa raggiungermi, lasciandomi poi cadere a terra come un peso morto: riesco a vedere il sangue uscire dalla ferita autoinferta, così come riesco a vedere un buio sempre più tetro avvolgermi completamente.
Pensando ormai di stare davvero morendo, chiudo gli occhi rassegnata al mio destino, mentre intorno a me non c’è più neanche una voce.


***

Vari rumori arrivano alle mie orecchie mentre mi rendo conto che il mi cervello si sta lentamente svegliando, ancora una volta. Per un secondo ho paura ad aprire gli occhi, spaventata all’idea che il mio piano di fuga non fosse riuscito come avevo pensato.
In fondo, che cosa mi assicura che non è questo che è davvero successo?
Perché aprire gli occhi, se tanto quello che devo scoprire è che sono ancora prigioniera di Gregory?
Esasperata, cerco di farmi coraggio...ma alla fine l’unica vera cosa che fa in modo che i miei occhi si aprano è la stretta sulla mia mano destra.
Qualcuno accanto a me mi sta tenendo la mano.
Aprendo gli occhi a poco a poco, riesco solo dopo qualche secondo a mettere a fuoco la persona che mi sta accanto.
- Sebastian? - mormoro, con una voce estremamente fioca, come se non parlassi da un po’.
Sentendo la mia voce, il suo sguardo si solleva all’improvviso, incontrando il mio mentre entrambi non sappiamo bene che dire.
Nonostante non sia nella sua natura dormire, ha il viso stanco e provato, come se avesse passato tutto quel tempo a pensare unicamente al peggio.
- Yuki – mormora alla fine, sollevandomi letteralmente dal letto per stringermi a sé. Ancora mezza assonnata, restituisco quell’abbraccio con qualche secondo di ritardo, posando alla fine il viso sulla sua spalla.
- Ciao – mormoro poco dopo, accennando nel frattempo un sorriso.
- Ciao – risponde lui, poco prima che la porta della stanza si apra.
Con il solito tatto di un elefante, Abaddon fa il suo ingresso, guardandomi prima di tirare un sospiro di sollievo. - Ti sei svegliata! - esclama, lasciando poi la porta aperta alle sue spalle nella fretta di raggiungere il mio letto.
- Come ti senti? - mi chiede Sebastian.
- Per niente assonnata – rispondo, cercando di fare dell’ironia – Per quanto sono rimasta fuori gioco? - chiedo, ricordando solo vagamente quello che ho visto dall’altra parte.
- Un giorno e mezzo – risponde Sebastian – Ti sei addormentata...e non ti sei più svegliata – aggiunge, cercando al contempo di trattenere l’entusiasmo nel vedermi di nuovo sveglia.
Prima che possa aggiungere altro, Abaddon si fa largo verso di me fino a posare una mano sul mio ventre, abbandonandosi poi ad un sospiro liberatorio. - Grazie al cielo il bambino sta bene –ammette, risollevando il morale di tutti i presenti nella stanza - Yuki, cos’è successo? - mi chiede poi, senza aspettare ulteriormente. Decisa a sapere tutto nei minimi particolari, si siede accanto a me sul letto.
- Non lo so, ora non ricordo molto… - ammetto, cercando di scavare nei ricordi – Ma qualcosa è successo, di questo sono sicura – aggiungo, senza pensarci due volte.
- Hai sognato qualcosa, magari? - mi chiede Abaddon, insistente.
- Abaddon, lasciala respirare – le ordine Sebastian, senza smettere di stringere la mia mano, quella abbellita dall’anello che mi aveva regalato lui stesso, quella sera che mi ero addormentata come tutte le altre, o almeno così pensavo.
- No, va bene.. - assicuro ad entrambi – So che devo ricordare qualcosa, è che ora è un po’ tutto confuso – ammetto.
Guardando dritto di fronte a me, un primo flash si para davanti ai miei occhi, ma è talmente veloce che non ho quasi il tempo di vedere niente.
Cerco in tutti i modi di tornare a quello che ho vissuto durante quel mio periodo di incoscienza, e proprio quando ormai sono convinta che i miei sforzi siano vani, qualche dettaglio comincia finalmente a prendere forma.
Rivivo in un secondo il mio disperato tentativo di evasione, che alla fine per fortuna aveva avuto successo.
Nonostante quel pensiero vittorioso, mi porto immediatamente la mano libera alla gola, la stessa che avevo tagliato senza pensarci due volte per scappare...ma scappare da chi?
- Mi sono uccisa pur di scappare.. - ammetto, questa volta a voce alta, spostando poi il mio sguardo su Sebastian: ovviamente, mi guarda senza capire davvero quelle mie parole.
- Mentre ero incosciente, mi trovavo in una specie di mondo specchio...ero in questa camera con qualcuno che mi teneva prigioniera – continuo poco dopo, chiudendo gli occhi mentre mi sforzo il più possibile di tornare a quegli istanti che erano sembrati durare una vita.
- E’ possibile una cosa del genere? - questa volta la domanda arrivare da Sebastian, ed è diretta a sua sorella, e non a me.
Abaddon, dal canto suo, sembra perplessa da quelle mie parole: per un momento sono convinta a mia volta che non sappia che pesci prendere, ma per fortuna è qualcosa che dura solo un secondo.
- Ho sentito parlare dei cosiddetti “mondi specchio”, ma tutti sanno che ci vuole un immenso potere anche solo per creare una stanza – risponde – Senza contare che bisogna anche sacrificare qualcosa per dare inizio alla “costruzione” di tale mondo: più è grande il posto dove ti trovi, e più è grande il sacrificio – aggiunge, con la sua solita precisione.
- Sacrificare qualcosa? - ripeto, guardandola senza parole.
- Qualcuno, per essere precisi.. - risponde poco dopo.
- O mio dio – è la prima cosa che mormoro, mentre mi stringo entrambe le ginocchia al petto, scossa da forti brividi.
Un altro flash si fa largo nella mia mente in quello stesso istante: l’uomo che ho di fronte nel mio sogno dice di chiamarsi Gregory...e l’unico Gregory che conosco è il demone che a quanto pare ha stretto un patto con i Norton. L’assassino della madre di Sebastian e Abaddon.
- Era Gregory – mormoro allora – Era lui che mi teneva prigioniera – concludo poco dopo, sicura come non mai di quelle mie parole. Più ripenso a quella stanza così simile alla mia, e più il suo ghigno si stampa nella mia mente.
Ricomincio a parlare prima che uno dei due possa farlo prima di me. - Alto, capelli lunghi fino alla spalle tenuti insieme da un nastro...cicatrice sull’occhio destro e un lungo cappotto nero – mormoro, mormorando ad alta voce tutti i dettagli migliori che mi erano tornati alla mente. Tornando a guardarli entrambi, capisco dal loro sguardo che la sua identità è più che confermata.
- Quel maledetto bastardo – ringhia Sebastian, alzandosi in fretta e furia dal letto, cominciando a passeggiare per la stanza con aria inquieta.
- Non avevi detto di averlo ucciso? - gli chiede Abaddon, decisamente contrariata al pensiero che un essere come lui respiri ancora.
- Era morto quando sono scappato da dove mi teneva rinchiuso – risponde lui – Ma quel figlio di puttana ha sempre qualche asso nella manica, avrei dovuto sapere che non era di certo finita – aggiunge.
- Se nemmeno tu sei riuscito ad ucciderlo allora come ci liberiamo di lui? - domanda lei, sull’orlo di quella che sembra una crisi di nervi. L’ultima volta che avevamo toccato l’argomento Gregory Morningstar con lei presente non era finita benissimo.
- Gregory è morto da un pezzo! - esclamo allora, dopo l’ennesimo flash. Torno a guardarli sicura di aver visto l’ultimo frammento che avevo da ricordare.
Entrambi sono presi alla sprovvista da quelle mie parole, motivo per il quale deciso di riprendere a parlare in fretta. - Mentre ero in quel dannato mondo specchio, c’è stato un momento in cui Gregory mi è passato accanto – racconto – Potevo sentire che il suo corpo era freddo anche senza toccarlo, e quando ho condiviso con lui quell’informazione mi è bastato il suo sguardo per capire che avevo ragione – aggiungo.
Dopo quelle mie parole, entrambi tornano a sedersi sul letto: in fondo, ora come ora sono l’unica fonte di informazioni che abbiamo.
- Continua.. - mi esorta Sebastian, tornando al contempo a stringere la mia mano.
- Quello che ti ha rapito è solamente un cadere ambulante – spiego – Un guscio, a dirla tutta...non è rimasto molto del demone che una volta regnava all’inferno – aggiungo.
- E questo dovrebbe giocare a nostro favore perché..? - domanda Abaddon, decisamente non convinta delle mie informazioni.
- Secondo quello che mi avete raccontato, Gregory ha sempre voluto solo due cose nella vita: il potere e vivere per sempre in modo da poterlo esercitare su tutti, dico bene? - domando.
Entrambi annuiscono, in attesa che arrivi al punto.
- Sono convinta che poco prima di essere giustiziato, abbia trovato un modo per continuare a vivere – mormoro – Lo so che sembrerà un’idiozia..ma sono quasi sicura che quel mostro abbia legato la sua vita a qualche oggetto in particolare, per questo non è morto secoli fa, così come non è morto quando Sebastian afferma di averlo ucciso – aggiungo, sperando di non risultare ai loro occhi come la pazza del villaggio.
I loro sguardi confusi per un momento mi fanno perdere di nuovo ogni speranza: magari sto davvero farneticando, magari quella mia ipotesi è impossibile persino nel mondo dei demoni.
- Non so come tu possa essere arrivata ad una conclusione del genere.. - mormora Sebastian, stringendo ulteriormente le dita attorno alla mia mano – Ma una cosa del genere è davvero possibile, solo che è proibita – aggiunge lui.
- Le cose proibite sono sempre state il pezzo forte di Gregory, del resto – mormoro Abaddon, con un sospiro carico d’odio.
- Potrei scrivere un libro su questa cosa di legare la vita ad un oggetto, o a degli oggetti, comunque.. - ammetto, cercando di smorzare un po’ la tensione nella stanza. Sento che volendo potrei tagliarla con un coltello.
- Quindi è così? Quel mostro si è reso immortale legando la sua vita a qualcosa di materiale? - chiedo, giusto per capire meglio quelle mie stesse parole.
- Questo spiegherebbe perché non muore neanche per sbaglio – risponde Sebastian – Ora bisogna solamente capire a cosa in particolare ha legato la sua misera esistenza, e dobbiamo farlo in fretta...se è arrivato a te una volta può farlo di nuovo – aggiunge – E io non ho intenzione di perdere nessun altro a causa sua – conclude.
- Non arriverà più a Yuki, per questo ho una soluzione – ammette Abaddon – Torno subito – aggiunge poco dopo, sparendo poi in fretta e furia dalla stanza.
- Io dal canto mio sceglierei un oggetto a cui i miei nemici non penserebbero mai – ammetto, riflettendo su quel particolare – Qualcosa messo talmente in bella vista da non destare alcun sospetto – aggiungo.
- Come i libri sui sacrifici umani per i quali è stato condannato a morte? - mi domanda lui, nominando un oggetto che effettivamente corrispondeva in tutto e per tutto alla mia descrizione.
- Gli stessi libri che abbiamo trovato all’orfanotrofio dei Norton – commento io.
- Ma non possiamo saperlo per certo – mi ricorda lui.
- Non abbiamo tempo per pensare a qualcosa di meglio, visto che lui si è già messo in moto per distruggerci – mormoro con tono deciso, alzandomi finalmente dal letto. Essendo stata sdraiata troppo a lungo, le mie gambe cedono per un momento, il tempo necessario perché Sebastian mi prenda al volo.
- Se abbiamo ragione basterà distruggere quei libri per liberarci di lui una volta per tutte – mormoro, per un momento sollevata da quel particolare. Se davvero abbiamo ragione dobbiamo solo entrarne in possesso.
A dirlo è decisamente semplice, ma farlo sarà una cosa ben diversa, lo so bene.
- Yuki – mi interrompe allora Sebastian, aiutandomi a camminare per la stanza finché finalmente non comincio a sentire di nuovo le mie gambe – Hai idea del perché Gregory si sia mosso proprio ora? - mi domanda, guardandomi fisso negli occhi – Cosa voleva da te? - chiede poco dopo, spostando una ciocca di capelli dai miei occhi.
Con un sospiro, mi accingo a rispondere a quella sua domanda. - Voleva che mi unissi a lui – rispondo – Mi ha detto che non mi sarei pentita perché sarai stata dalla parte dei vincitori – aggiungo, pronunciando quasi per filo e per segno le parole che mi avevo rivolto lui stesso.
- Vedremo se la penserà ancora così non appena morirà una volta per tutte – ammette Abaddon, facendo di nuovo la sua entrata nella stanza, questa volta con in mano un’enorme volume chissà su cosa in particolare.
- Pensiamo che abbia legato la sua vita ai libri sui sacrifici umani – l’aggiorna Sebastian, incrociando poi entrambe le braccia al petto – Se li distruggiamo forse riusciremo davvero ad ucciderlo -.
- Spero vivamente che questa vostra intuizione non sia troppo scontata come sembra – ammette lei, posando poi il volume sul letto.
- Cos’hai lì? - le domando, mettendo per un secondo da parte l’argomento Gregory. Dopo essere sfuggita dalla sua prigione dopo quella che mi era parsa un’eternità, lui era l’ultima persona di cui volevo parlare.
Ma ora come ora era lui l’argomento più in voga.
- Un libro con degli incantesimi utili per la vita di tutti i giorni – risponde, continuando a sfogliarlo senza sosta – Sono sicura di aver letto di un incantesimo di protezione contro chiunque provi a fare scherzi con la tua mente – aggiunge.
- E’ questo quello che ha fatto Gregory con me? - domando.
- Diciamo di sì – risponde Sebastian – In pratica ha fatto in modo che il tuo spirito abbandonasse il tuo corpo, così da raggiungere il mondo che lui aveva creato appositamente per te...manipolando la tua mente, ti ha fatto credere di essere effettivamente nella sua stanza, almeno all’inizio – aggiunge.
- Ho pensato che andasse tutto bene solamente per un secondo – ammetto.
- Questo dettaglio ci fa capire che non è al pieno delle sue forze – mormora Abaddon – Se avesse tutto il potere di una volta avrebbe anche potuto tenerti direttamente con sé, con o senza il tuo permesso – spiega, tornando poi di nuovo a sfogliare il grosso libro.
- Siamo fortunati allora non sia forte come una volta – mormoro – In ogni caso, dobbiamo inventarci un piano alla svelta, prima che siano lui e i Norton a colpire – aggiungo, cercando di far capire ad entrambi quanto la velocità era fondamentale in quel momento
Non potevamo perdere assolutamente altro tempo.
- Per l’incantesimo non ci vorrà molto – mi dice Abaddon, tendendo poi una mano verso di me – Dammi la mano – aggiunge poco dopo.
Anche se non all’istante, alla fine faccio come mi dice.
Quando tira fuori un piccolo coltello dalla giacca sono quasi tentata di ritirare la mano, cosa che tuttavia non faccio. - Un taglietto è necessario – mi mette in guardia, prima di incidere sul mio palmo in maniera superficiale.
Il dolore dura il tempo necessario perché lei a sua volta si incida il palmo, tornando ad afferrare la mia mano. - Ora chiudi gli occhi – mi ordina, seguendo passo passo le istruzioni del libro a quanto pare, dal momento che di tanto in tanto getta ancora qualche occhiata alla pagina finalmente trovata.
Dopo aver fatto come mi dice per la seconda volta, resto in silenzio mentre lei invece comincia a mormorare una serie di parole che non comprendo: in effetti, non ho idea di che lingua sia quella che sta usando in questo momento.
Deciso di smetterla di farmi domande inutili nello stesso momento in cui una piccola fitta alla mano mi costringe ad aprire gli occhi. Sul mio palmo ora non c’è più neanche una traccia di sangue, e il taglio è completamente chiuso.
- Ora la tua mente è off-limits per Gregory – m’informa – Questo incantesimo è semplice, ma spezzarlo non è esattamente semplice – aggiunge.
- Vuol dire che ora posso dormire senza la paura di svegliarmi di nuovo in quel posto? - chiedo, ripensando per un momento all’atmosfera cupa della mia stanza dall’altra parte.
- Decisamente sì – risponde – Ora è meglio che vada ad informare Ciel di tutto quello che hai scoperto, sono sicura che ci sarà molto d’aiuto per qualunque cosa decideremo di fare in futuro – aggiunge, riprendendosi l’enorme libro prima di lasciare nuovamente la stanza.
Una volta soli, Sebastian torna ancora una volta ad abbracciarmi, questa volta nascondendo il viso tra i miei capelli. - Ne ho abbastanza di quel rifiuto di Gregory – mormora, con un tono carico di odio e ira – Se proverà ad avvicinarsi di nuovo a te me la pagherà cara – aggiunge.
- Sono più che certa che manterrai questa tua parola – mormoro, allontanandomi appena da quell’abbraccio per tornare a guardarlo – L’importante è che io sia di nuovo qui, no? - domando, con fare retorico.
- E’ tutto quello che mi interessa – risponde, gettandosi sulle mie labbra prima che abbia il tempo di respirare.
Quando alla fine sono in grado di riprendere fiato, lo costringo ad alzarsi per seguirmi. - Andiamo da Ciel, magari mentre siamo di sotto mi viene in mente qualche particolare in più – ammetto, allungandomi fino a prendere la mia coperta di lana.
- Sei sicura di farcela? - mi chiede, provando nel frattempo a trattenermi nella stanza – Ti sei svegliata solamente da poco e già vuoi ributtarti nella mischia come se niente fosse? - mi domanda, esitando.
- Non abbiamo tempo da perdere – gli ricordo – Gregory sta mettendo in atto il suo piano, e lo sta facendo mentre parliamo – aggiungo – Considerando che è totalmente pazzo, ho il sentore che il suo unico obiettivo sia quello di usare ancora una volta quei dannati libri – concludo.
- Pensi che voglia riprendere con i sacrifici? - mi domanda – Non avrebbe molto senso, considerando che quasi sicuramente ha davvero legato la sua vita a quei manoscritti – aggiunge.
- Io ne capisco meno di te quando si tratta di queste cose, ma mi ha dato l’impressione che il suo piano fosse proprio quello – insisto – Fidati di me – aggiungo poco dopo.
Quelle mie ultime parole bastano per convincerlo, mentre mano nella mano lasciamo la stanza per raggiungere Ciel.
Saranno solo le tre del pomeriggio, ma è meglio non perdere un secondo di tempo
Del resto, non sappiamo quanto ancora ne abbiamo a disposizione.

  
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