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Autore: addict_with_a_pen    30/05/2017    0 recensioni
Se dovessi descrivermi con una parola, direi bocciolo, un fiore chiuso non ancora pronto per aprirsi e mostrarsi al mondo, poiché tutti chiusi e nascosti si sta così bene che non ho alcuna fretta di sbocciare. I fiori sono così fantastici, meravigliosi e ricchi di significati che non vedo come una singola persona sulla faccia della terra possa non amarli, ma apparentemente questa mia ammirazione non è vista di buon occhio da nessuno, soprattutto quando sei un ventiduenne introverso che ha finalmente realizzato il suo improbabile sogno di una vita. Ebbene sì, sono un fioraio, e la cosa mi riempie di orgoglio e gioia indescrivibili.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brendon Urie, Ryan Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Piccola nota inutile*
Parto col dire che probabilmente i prossimi capitoli usciranno tra una vita perché sarò in ballo con la maturità e non avrò molto tempo per scrivere e che quando lo troverò darò la priorità a un’altra storia sui my chem che sto scrivendo perché è da una vita che non l’aggiorno.
Spero che mi capiate, baci a tutti :* :*






È una settimana intera che piove e, sebbene tutti siano tristi, seccati e disturbati dalla situazione, io sono a dir poco raggiante. Adoro la pioggia, adoro farmi bagnare dall’acqua e non capisco come e perché nessuno la pensi come me. A dire il vero le cose che non capisco sono parecchie, oramai mi faccio sempre più domande le quali la maggior parte delle volte non hanno nemmeno una risposta.
Vorrei tanto essere normale a volte, non che abbia problemi mentali, almeno così credo, ma spesso mi perdo a pensare a cose che non hanno un minimo di logica e che, alla fine, mi lasciano sempre un senso di angoscia addosso.
Credo che nessuno, o al massimo in pochi, si perda a guardare le gocce di pioggia che scorrono veloci sui vetri, unendosi tra loro e disegnando figure sempre diverse, credo che nessuno si metta a parlare coi fiori, magari col proprio cane sì, ma non con un bocciolo, e sicuramente credo che nessuno pianga quando una pianta muore perché malata.
Sono… paranoico, è l’unica parola con cui possa descrivermi, ma non ho voglia di cambiare.
Un’altra cosa che credo sia strana e vagamente fuori luogo è il fatto che siano otto giorni precisi in cui aspetto che la porta del mio negozietto si apra ed entri di nuovo la luce che quel ragazzo girasole aveva portato con sé. Non ho fratelli, non ho amici, tantomeno un ragazzo o una ragazza, così che quel gesto così dolce che aveva fatto regalandomi quei due tulipani ancora adesso mi fa sorridere e mi fa desiderare un suo ritorno.
“A presto Ryan!” mi aveva detto e, anche se so benissimo che è una frase tipica che si usa quando si saluta qualcuno, io non posso che attendere che ritorni e che quindi possa ringraziarlo come si deve. Non ci ero riuscito, non ce l’avevo fatta a dirgli “grazie” e accettare i fiori, ma ero solo arrossito, balbettato due cose e infine rimesso i fiorellini al loro posto in mezzo agli altri per poter essere comprati da qualcuno. Non mi sentivo meritevole di ricevere regali, non c’è nulla per la quale debba essere ricompensato, così che quei fiori dovevano stare ovunque meno che nelle mie mani.
Adesso capite cosa intendo dicendo che vorrei essere normale?
“Buongiorno.”
Sento la porta aprirsi e subito schizzo in piedi, ma tutte le mie speranze e illusioni crollano quando vedo che è semplicemente entrato un altro ragazzo. Sospiro e fingo un sorriso.
“Buongiorno… cosa stai cercando?”
“Fiori per mia madre, oggi è il suo compleanno” mi rivolge un sorrisino nervoso “Per caso avete anche… piante in vaso? Perché lei adora le orchidee, ma non credo proprio che si possa fare un mazzo con loro…”
Gli faccio segno con la mano di aspettare un minuto e scompaio nel retro del negozio alla ricerca di un bel vaso di orchidee. Le adoro, ha fatto la scelta giusta, sono dei fiori così eleganti e delicati che, se avessi una mamma pure io, avrei scelto lo stesso regalo…
“Ecco qui!” Riemergo dalla “foresta” e poggio un vaso di orchidee viola e bianche sul bancone.
“Sono perfette, le piaceranno da morire di sicuro. Grazie mille.”
Prende in mano il vaso e comincia a rigirarselo tra le mani, osservandolo bene e facendosi scappare un sorriso. Questa tipologia di clienti è sempre più rara, sono pochi i ragazzi che decidono di loro spontanea volontà di entrare da un fioraio e prendere dei fiori per la loro madre e quando capita sono sempre contento di aiutarli.
“Quanto vengono?”
“Sette doll-”
Mi blocco.
All’inizio credo che sia solo una visione, solo qualcosa immaginato dalla mia mente, ma quando incontro il suo sguardo, allora capisco che il mio desiderio si è finalmente avverato; il ragazzo girasole è entrato nel mio negozio! Bagnato dalla testa ai piedi e con… un’espressione triste e abbattuta in volto. Rimango a fissarlo imbambolato chiedendomi come mai sia entrato qui, come mai non abbia con sé un ombrello e, soprattutto, come mai abbia questa espressione triste e malinconica in volto.
“Sette dollari?” Mi chiede il ragazzo, facendomi risvegliare dal mio sogno ad occhi aperti all’istante.
“Oh, s-sì, esatto.”
Paga, prende i suoi fiori, mi ringrazia un’ultima volta col sorriso ed esce nel nubifragio tuttora in corso.
Ora siamo solo io e il ragazzo girasole e, non ho idea del perché, ma una sensazione d’ansia si impossessa immediatamente di me, facendomi sudare le mani e facendomi desiderare di andare a rifugiarmi nel retro negozio e non uscirne più. Fortunatamente ci pensa lui a rompere il silenzio e calmarmi perciò un po’.
“Hey Ryan…”
Fa un piccolo cenno di saluto con la mano e mi viene incontro, grondando acqua e sorridendomi amaramente.
“T-Ti ricordi come mi chiamo?”
Tra tutte le domande che avrei potuto porgli, questa è sicuramente la meno adatta e utile alla situazione, ma il fatto è che è la prima volta in ventidue anni che qualcuno si ricorda del mio nome, che qualcuno si ricorda di me.
“Certo che mi ricordo!” scrolla le spalle e accenna una risata “Perché non dovrei? Mi hai aiutato a comprare dei fiori bellissimi, anche se non sono stati apprezzati come credevo…”
Sospira e incurva le spalle e mai come in questo momento ho desiderato abbracciare una persona. Sembra così abbattuto… Pensavo che con quei fiori avrebbe ‘fatto colpo’, ma forse mi sbagliavo.
“Che è successo coi fiori? N-Non erano belli…?”
“Erano bellissimi, te l’ho detto, ma ho mal interpretato le intenzioni di questa persona e-e… ho fatto una figura di merda.” Ride amaramente e si lascia letteralmente cadere su una sedia accanto al mio bancone, così che ho modo di vedere che oltre alle gocce di pioggia ci sono anche delle lacrime sul suo viso.
Mi si spezza il cuore.
“He-Hey, che è successo?”
“Secondo te cosa può essere successo!?” sbotta alla fine, rosso in viso e con un’espressione che mai avevo visto prender spazio sul suo volto “Non gli interessavo in quella maniera, voleva solo un’avventura di una notte, una botta e via, è chiaro ora!?”
Mi sento un tale idiota al momento che vorrei poter tornare indietro nel tempo e cancellare quello che è appena successo. Avrei dovuto immaginare a cosa si stava riferendo, ma sono un po’ tardo in questi casi, sono ottuso e ignorante quando si tratta del mondo esterno e della vita.
Dopotutto sono solo un bocciolo.
“M-Mi dispiace, scusami, non avevo capito. Posso fare qualcosa?”
Io non conosco questo ragazzo e, se proprio devo dirla tutta, da come mi ha appena trattato sarebbe meglio non approfondire la conoscenza, ma una parte di me desidera con tutta se stessa poter fare qualcosa, poter riaccendere e rinvigorire questo piccolo girasole appassito.
“No, scusami tu, davvero, non volevo trattarti così, sono solo… incazzato con me stesso, non ti capita mai?”
Non ho bisogno nemmeno di pensarci sopra per annuire con vigore e pensare che il novanta per cento della mia vita è basata su una continua lotta interiore tra me e me stesso che mi stanca e che esaurisce le mie energie.
“Scusami…” dice a un certo punto, scuotendo la testa “non so cosa mi sia preso…” e fa per andarsene dal negozio.
“Aspetta!”
È la prima volta in vita mia che prendo io l’iniziativa ed è una sensazione così strana e nuova che il cuore prende a battermi all’impazzata nel petto.
“P-Puoi stare un po’ qui?” esce fuori sotto forma di domanda, così che subito mi correggo “Nel senso! Se vuoi, magari poi smette di piovere e allora… e allora…” e mi blocco.
Non è stata una grande idea prendere l’iniziativa, decisamente no.
“Va bene, grazie.” Mi sorride e ritorna a sedersi sulla sedia, incontrando il mio sguardo e facendomi diventare rosso come un papavero.
“Sei carino Ryan, te l’avevo già detto, non è vero?” annuisco velocemente, non alzando lo sguardo da terra “Dovrebbe esistere più gente come te al mondo.”
“Oh, non credo sarebbe una buona idea…” Mormoro a bassa voce non riuscendo ad evitare il commento, poiché un Ryan Ross al mondo basta e avanza, figuriamoci se ne esistesse più di uno.
“Come?”
Non pensavo mi avesse sentito… E ora che mi invento?
“Oh, n-nulla, stavo solo pensando ad alta voce…” sorriso isterico “Che ci facevi da queste parti?”
Sono sorpreso di me stesso. È la seconda volta oggi che prendo io l’iniziativa. Cosa mi sta succedendo?
“Non lo so” fa spallucce “nulla di che, stavo solo camminando a vuoto e, quando ho visto il tuo negozio, sono entrato” sorride “Mi piace questo posto, mi piacciono i fiori.”
Stavolta sono io a sorridere.
“I fiori mettono sempre a posto tutto!” esulto con enfasi “Hai fatto bene a venire qui, cioè, hai fatto bene a… io n-non… lascia perdere.”
Mi scoppia a ridere in faccia.
“Sei strano Ryan, sembri appartenere a un altro pianeta.” Si alza e mi si para davanti, poggiando le mani sul bancone e fissandomi col sorriso e in questo momento il mio viso è talmente rosso da battere perfino la più rossa delle rose.
Non mi sono mai sentito così in imbarazzo in vita mia.
“Complimento o insulto…?” Chiedo con un filo di voce, non staccando gli occhi da terra e accennando un sorrisino.
“Oh, complimento, assolutamente complimento!” Ride, per poi prendere un pacchetto di sigarette dalla sua giacca e offrirmene una.
“N-No grazie, io non fumo…” mi schiarisco la voce “Neanche tu dovresti, sai?”
“Sei arrivato troppo tardi fiorellino, oramai sono una causa persa!”
Sono totalmente sconcertato ed estasiato dal fatto che mi abbia appena chiamato ‘fiorellino’ che nemmeno gli impedisco di accendersi la sigaretta nonostante siamo in un luogo chiuso e non si possa.
“C-Come mi hai chiamato?”
“Fiorellino…” risponde semplicemente lui, aspirando un po’ di fumo “Perché, non ti piace?”
“È bellissimo…” Bisbiglio con un sorrisone in volto che nemmeno provo a nascondere, perché nessuno mi aveva mai dato un soprannome, uno così dolce poi non me lo sarei mai nemmeno sognato.
“Aww ma da dove sei saltato fuori? Da un campo di margherite?” Mi chiede ridendo e spegnendo la sigaretta sotto la suola della scarpa e, ancora una volta, sono talmente estasiato che non riesco ad impedirgli di farlo.
“No, non di margherite…” Bisbiglio ancora, non perdendo il sorriso e cominciando ad abituarmi alla compagnia del ragazzo girasole, ora non più appassito come poco fa ma di nuovo luminoso come l’altro giorno.
“Ah no? E allora di cosa?” Mi chiede a sua volta in un bisbiglio.
“Ibischi, vengo da un campo di ibischi.”
Passano alcuni istanti di silenzio in cui posso chiaramente sentire il suo sguardo fisso su di me e in cui il mio povero cuore non fa altro che battere sempre più velocemente e freneticamente.
“Lo dicevo che sei carino…” dice lui dopo quasi un minuto di silenzio speso a fissarmi “A presto fiorellino!” mi ruba il garofanino che ho dietro l’orecchio, per poi metterlo a sua volta dietro al suo ed uscire.
“Hey! Era mio!” Dico con un finto tono irritato, vedendolo girarsi un’ultima volta e rivolgendomi un sorriso che mi fa sciogliere.
Ce l’ho fatta, ho riportato in vita il girasole che poco più di una settimana fa aveva varcato la soglia del mio negozio, ma a differenza dell’ultima volta il sorriso che aveva in volto ora era solo merito mio…
Quando si tratta di fiori, io so sempre come prendermene cura.
Sorrido come un pazzo e mi accascio sulla sedia, come per riprendermi da ciò che è appena successo, convinto di aver vissuto un sogno.
“A presto fiorellino!”, non mi resta altro che aspettare.
  
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