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Autore: __Lily    31/05/2017    2 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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QUARANTASETTE

 

 

 


«Sto bene Jorah» disse Daenerys, quando vide il cavaliere venirle incontro.
Era lì, difronte all’albero diga, dove solo tre giorni prima stava per sposare il re del Nord e legare così la sua vita a quella di Jon.
E poi Arya Stark aveva fermato le nozze.
Non ti biasimo per aver scelto lei, Jon, infondo io non ho nulla da offrirti.
Jorah rimase in piedi, difronte a lei.
«Davvero, Khaleesi?» chiese l’uomo dal braccio grigio.
«Vuoi la verità?» rispose la sua giovane regina dagli occhi viola come una pietra preziosa.
«Sempre.»
«Non lo so» ammise, sedendosi poi sulla panca di pietra fredda, «infondo era la cosa più giusta da fare. Non potevo privare un bambino di suo padre, so cosa significa crescere senza una famiglia.»
«E la tua felicità?»
«La mia felicità? Ho perso la mia felicità molti anni fa, lo sai.»
«Era la tua occasione per tornare a esserlo.»
«A quale prezzo? Jorah, cosa avrei potuto offrirgli io? Non avrei mai potuto dargli dei figli. C’eri quel giorno, hai sentito le parole della maegi» disse con voce stanca, ricordare il passato non solo era doloroso ma anche faticoso.
«Non avrei mai dovuto portarti da lei» disse l’uomo con rammarico.
«No. Sarebbe accaduto lo stesso, avevo stretto un patto con lei ma non sapevo a cosa avrei rinunciato» rispose la regina dai capelli argentei come la luna in una sera d’estate.
«Forse un giorno…»
«Non accadrà, non avrò mai dei figli oltre ai miei draghi.»
Si alzò dalla panca, osservò i suoi figli volare, erano cresciuti in quei sette anni; diede un bacio sulla guancia al suo cavaliere.
«Devo andare da Sansa, non mi sono ancora congratulata con lei.»
Si avviò, ma Jorah l’Andalo la fermò.
«Khaleesi.»
«Sto bene, non preoccuparti per me.»
«E per chi altri dovrei preoccuparmi? Ho solo te, Daenerys. Tu sei tutto quello che ho e Jon Snow non ha idea di ciò che ha perso.»
Lei gli fece un sorriso, vero ma triste e poi continuò a camminare verso il castello di Grande Inverno, Jorah rimase lì a fissare l’albero con il volto dipinto in rosso, i suoi dei, gli antichi dei del Nord.
«Non abbandonatela, chiedo solo questo. Io so che sarà una grande regina, un giorno. Lei è tutto ciò che ho a questo mondo» disse senza smettere di guardare la faccia rossa nella corteccia scura, la neve continuava a cadere, ad ammucchiarsi a terra assieme a quella che già c’era «voglio che sia felice, vorrei che la maledizione di quella strega scomparisse. Ha perso tutta la sua famiglia, ha perso un marito e un figlio, non voltatele le spalle. Proteggetela, proteggete la mia Khaleesi.»




«Jon, non trattarmi come se fossi malata.»
«Fino a stamani lo eri» obiettò lui.
«Ma ora no, sto bene» rispose Sansa stringendo la sua mano.
«Bene, perché abbiamo un matrimonio da celebrale.»
«Appena mi sarò rimessa del tutto ci sposeremo, te lo giuro.»
«Non vedo l’ora che arrivi quel giorno.»
Qualcuno bussò alla porta, un tocco leggero, Jon e Sansa diedero il permesso e Daenerys entrò.
Aveva una rosa blu in mano, era passata nei giardini coperti e l’aveva portata a Sansa.
«Come stai?» chiese porgendole la rosa.
«Meglio, grazie» rispose tirandosi su.
«Mi dispiace Sansa, sono stata egoista e avrei dovuto capire…»
«Non potevi, lo sapevano solo i miei fratelli e Gendry.»
«L’ho sospettato ma poi ho pensato di essermi sbagliata. Lord Tyrion ti manda i suoi saluti e ti augura una rapida guarigione.»
«Ringrazialo. E… grazie anche a te, per quello che hai fatto.»
«Non ho fatto nulla, a parte averti quasi uccisa.»
«Non è stata colpa tua, grazie per Jon» disse Sansa voltandosi verso di lui, ormai la vita senza Jon le sembrava una vita impossibile da vivere.
«Ho fatto ciò che era giusto fare e poi io non avrei mai potuto dargli dei figli» ammise, abbassò lo sguardo vinta dal dolore che provava per la perdita di Rhaego.
«Sono certa che avrai molti figli, un giorno, magari finita le guerra.»
«No, Sansa. Non ne avrò mai, una maegi anni fa mi ha maledetta, le sue parole le ricordo ogni notte prima di addormentarmi: Quando il sole sorgerà a occidente e morirà ad oriente, quando i mari si seccheranno e le montagne voleranno via nel vento come foglie morte. quando il tuo grembo sarà di nuovo fecondo e tu darai vita ad un figlio vivo. Allora, e solo allora, lui farà ritorno.» ripeté Daenerys come una sorta di ninnananna.
Jon le posò una mano sulla spalla, sapeva di Khal Drogo, suo marito e sapeva anche che aveva perso un figlio; un figlio a cui aveva dato in parte il nome del suo vero padre.
«Mio marito, Khal Drogo, non farà mai ritorno e io non avrò mai più dei figli.»
Sansa prese la sua mano, Daenerys nonostante tutto, nonostante il dolore che provava non pianse, rimase forte, impedì a se stessa di mostrarsi ancora più debole di quanto in realtà non fosse.
«Non puoi saperlo, forse questa maegi voleva solo spaventarti.»
«No, io ho visto le ombre danzare e sono stata toccata da esse come ser Jorah, Rhaego è morto prima ancora di nascere, ma io so che era vivo e che stava bene e ora avrebbe sei anni. Cerco di immaginarlo, mi domando se i suoi tratti sarebbero stati quelli di Drogo o quelli di un Targaryen. Avrei intrecciato i suoi capelli e sarebbe diventato un grande Khal un giorno, così come profetizzavano le anziane.»
«Non sei più sola, ora hai noi» disse Jon, la guardò con i suoi occhi scuri ma che vicini al fuoco risplendevano, era il suo elemento, così come lo era il ghiaccio.
«Jon ha ragione, fai parte della nostra famiglia ora e noi non abbandoniamo la famiglia, mh?»
«Nonostante quello che vi ho fatto?»
«Hai agito secondo ciò che era meglio per te e il tuo regno.»
«Si, ma ho sbagliato ed è giusto ammettere anche i propri errori. Voglio essere una buona regina e non una folle come mio padre.»
«Non diventerai come lui» le ripeté Jon.
«Lo spero.»
«Potrai sempre contare su di noi e sul Nord. Riprenderai i Sette Regni e sarai la regina più grande che si sia vista dai tempi di Aegon e le sue sorelle.»





«Spiegamelo di nuovo, perché andiamo a Nord?» chiese Bronn, erano ore che viaggiavano, avrebbero impiegato giorni per arrivare a Grande Inverno.
«Te l’ho già detto» rispose seccato Jaime.
«Capisco che la bionda ti piaccia ma ne vale davvero la pena?»
«Brienne? Ti sbagli» disse Jaime, fulminando Bronn con gli occhi.
«No, non mi sbaglio. Devo ammettere che è un tipo, un po’ sgraziata e…»
«Bronn.»
«Ammettilo e la finisco.»
«Basta. Non vado a Grande Inverno solo per Brienne.»
«Ah, dunque lo ammetti!»
«Ammetto che devo parlarle. Sai chi altri si trova a Grande Inverno?»
«Si. Senti, tu mi stai simpatico, davvero, ma non chiedermi di uccidere tuo fratello. Non lo farò, anche se un Lannister paga sempre i propri debiti. Sono stato io a salvare la sua vita nella Valle, ho combattuto con lui, lo avrei anche difeso al processo ma la Montagna… non ucciderò il nano.»
Faceva freddo, i vestiti erano molli per via della neve che cadeva incessante, Bronn non ci era abituato a quel gelo e più andavano avanti e più il freddo sembrava aumentare.
«Tyrion ha ucciso mio padre.»
«Lo so, ma prima di porre fine alla sua vita chiedigli perché.»
«No. Non ti chiederò di ucciderlo Bronn ma ti chiedo di non fare nulla per aiutarlo.»
«Dovrei voltarmi dall’altra parte?»
«Voltati pure dove preferisci, ma non intendo risparmiare la sua vita.»
«E’ tuo fratello. Ti ho già detto che sei stato la sua prima scelta, nella Valle?»
«Si, me lo hai detto» rispose Jaime ricordando quel giorno, aveva anche combattuto contro Ned Stark per riavere Tyrion ma poi la situazione era precipitata.
«So anche del giorno che decidesti di mandarlo a puttane e so anche cosa gli fece vostro padre.»
«Non fu una delle mie idee migliori, volevo che venisse trattato come chiunque altro. Cersei lo ha sempre disprezzato, colpevolizzato, così come nostro padre ma per me… era mio fratello e io lo amavo come tale.»
«E ora? Non lo ami più come un fratello? Stammi a sentire, tuo padre era un bastardo, avrà anche cacato oro, ma era un bastardo e con Tyrion…»
«Lo stai giustificando? Era comunque suo padre.»
«E lui suo figlio, eppure ha lasciato che la sua giovane moglie andasse con tutte le guardie e infine con lui, mentre il grande Tywin restava a guardare l’umiliazione di suo figlio.»
«Basta Bronn, non ho più voglia di discutere di Tyrion.»
«Ti dirò solo questo poi non dirò altro, almeno su di lui. Ricorda che è tuo fratello, che nonostante tutto lui ti ama ancora e che non ha cercato altro nella vita se non l’approvazione degli altri, anche se si sforzava di nasconderlo dietro la sua corazza. Sentirsi chiamare nano, scimmia demoniaca, folletto… non era facile.»
«Lo so, lo conosco bene. Non è facile nemmeno sentirsi chiamare spergiuro e sterminatore di re, te lo assicuro Bronn» disse Jaime, e poi spronò il cavallo, anche se la neve rallentava il passo lui voleva raggiungere al più presto Grande Inverno, Brienne di Tarth e Tyrion.
Perché lo hai fatto, fratello? - si domandò lo sterminatore di re mentre il cavallo arrancava nella neve gelida, mentre il suo pelo si congelava e i suoi vestiti si infradiciavano. 





Il freddo aumentava di giorno in giorno; Edd l’Addolorato teneva pronti i suoi uomini perché sapeva che a breve il corno avrebbe suonato tre volte e allora sarebbe stato l’inizio della fine.
Gli Estranei sarebbero arrivati e la Barriera prima o poi sarebbe caduta.
Loro erano tutto ciò che divideva quei mostri erranti dal resto dei Sette Regni, loro erano la spada nelle tenebre e le sentinelle sulla Barriera.
Li ricordava, aveva già combattuto contro di loro, erano arrivati come una valanga, inarrestabili e poi aveva visto molti bruti morire e confratelli, per poi rialzarsi e combattere per il Dio Estraneo.
«Se davvero esiste un Dio, che allora ci aiuti» mormorò il comandante dei Guardiani della Notte.
Edd era salito in alto.
Ricordò il giorno in cui aveva difeso il Castello Nero assieme a Jon, Sam, Pyp e Grenn.
Gli sembrava una vita fa, una vita non sua.
«Jon, non ci abbandonare» disse con gli occhi fissi oltre la Barriera, verso la terra che era stata dei bruti e ora degli uomini pallidi dagli occhi azzurri.
Esseri non più vivi ma nemmeno morti.
Mostri che vivevano solo nelle storie degli anziani, almeno così credeva.
Edd chiuse gli occhi, il vento soffiava incessante lassù, all’orizzonte si vedeva solo la neve, il bianco.
Era come un lungo lamento, come l'ululato di un lupo morente. 

  
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