CAPITOLO
5: IN FUGA DAGLI ORCHI
-Ladri! Fuoco! Assassinio! –
Un
omino alquanto strano sbucò fuori dalla vegetazione in
testa ad una slitta trainata da conigli. Vestiva con abiti logori,
inossava uno
strano cappello di feltro e sulla tempia destra era coperto da quello
che
sembrava sterco di uccello.
Per
la prima volta notai con piacere che la mia non era
la sola espressione allibita: tutti i nani infatti fissavano quello
strano
individuo da capo a piedi, valutandone il grado di
pericolosità.
-Radagast!
– gridò ad un certo punto Gandalf, abbassando
la spada e conficcandola nel terreno –E’ Radagast
il Bruno! – Tutti noi
abbassammo le armi e io riposi la mia spada nel fodero legato alla mia
cintura.
Lo
stregone si avvicinò al nuovo arrivato con sguardo
indagatore: -Che cosa ci fai qui? –
-Ti
stavo cercando Gandalf – disse Radagast preoccupato
–
C’è qualcosa di sbagliato! Qualcosa di
profondamente sbagliato! – Sembrava
davvero agitato, eppure l’espressione di Gandalf era delle
più scettiche.
-Ma
davvero? – disse infatti, quasi ironico.
Radagast
fece per parlare, più di una volta, ma nessun
suono uscì dalla sua bocca. Si grattò la testa,
sbuffando: -Oh, dammi solo un
momento… Avevo un pensiero e ora l’ho perso!
– si lamentò lo stregone – Lo
avevo qui, sulla punta della lingua! – disse indicando la
bocca, dal quale uscì
un insettino minuscolo, piuttosto innocuo a dire il vero, ma che
mescolato alla
scena mi diede comunque il voltastomaco.
-Insetto
stecco – disse Gandalf, prendendolo e posandolo
sul suolo, mantenendo sempre quell’espressione tra il serio e
il divertito.
Radagast
lo trascinò lontano da noi per discutere di
chissà quale faccenda importante.
-Secondo
voi di che parlano? – domandai io, sedendomi su
una roccia liscia nelle vicinanze.
-Di
sicuro non è qualcosa della massima importanza –
biascicò Dwalin, appoggiandosi alla sua ascia conficcata nel
terreno
-Altrimenti Gandalf non avrebbe quel sorrisetto stampato in faccia -
I
minuti passavano veloci eppure Gandalf non si muoveva.
Era tutto impegnato nella sua conversazione con Radagast e i miei
compagni
iniziavano ad essere infastiditi. All’improvviso
però un ululato selvaggio ci
scosse da capo a piedi.
-E’
stato un lupo? – domandò Bilbo impaurito
– Ci sono
lupi qui intorno? –
Mi
alzai immediatamente, pronta ad usare la mia spada se
necessario: non mi erano mai piaciuti gli animali feroci, nemmeno allo
zoo.
Sembravano sempre pronti ad uccidere con quelle loro zanne spaventose.
-Lupi?
Non credo ci siano lupi qui – sussurrò Bofur,
brandendo un grosso martello.
Sentii
un ringhio più forte alle mie spalle e l’ultima
cosa
che vidi fu il braccio di Thorin che mi spingeva a terra, prima di
essere
attaccato da una sottospecie di lupo gigante dal lungo pelo grigiastro.
Battei
la testa sul terreno e un fitto dolore si propagò per tutto
il corpo. Mi
massaggiai la zona colpita, prima di rimettermi in piedi barcollando.
Vidi che
un altro di quegli esseri giaceva morto ai piedi di Dwalin, il quale
doveva
avergli dato una bella lezione.
-Stai
bene? – mi domandò Thorin avvicinandosi.
Io
annuii, ignorando il mal di testa: -E’ solo una botta
–
Lui
sospirò, gettando un’occhiata di disprezzo al
grosso
lupo: -Un mannaro ricognitore. Un branco di orchi non è
molto distante –
concluse.
Gli
occhi di Bilbo si fecero più grandi di quelli di Ori:
-O… orchi hai detto? – La mia espressione era
identica alla sua. Era bello però
non sentirsi l’unica fuori luogo in quella situazione.
Gandalf
avanzò furente, la fronte solcata da profonde
rughe per la rabbia: -A chi hai parlato della missione oltre che alla
tua
famiglia? –
-A
nessuno – rispose neutro Thorin.
-A
chi lo hai detto?! – insistette Gandalf, con la voce
più stridula.
-A
nessuno, lo giuro – ribadì Thorin, impassibile
– In
nome di Durin, che sta succedendo?? –
-Vi
stanno dando la caccia –
“Ottimo”
pensai. Mi trovavo in una terra selvaggia, insieme
a dei nani, braccata da un pugno di orchi. Non poteva esserci
situazione
migliore. O più credibile, dipende dai punti di vista.
-Dovremmo
andarcene – proposi io, indicando il bosco con
il pollice.
-Non
possiamo – la voce di Ori sopraggiunse preoccupata
–
I pony non ci sono più! –
Ed
ecco un’altra ottima notizia! La giornata proseguiva
di bene in meglio. Bilbo sembrava della mia stessa opinione, visto che
continuava a sospirare nervosamente. A quanto pareva, nemmeno lo Hobbit
doveva
essere esperto di fughe, combattimenti e missioni suicide.
-Voi
andate – disse Radagast, salendo sulla sua slitta
–Li depisto io –
Gandalf
scosse la testa profondamente contrariato:
-Questi sono mannari di Gundabad, ti raggiungeranno! –
Radagast
lo fissò con aria di sfida, inforcando le
redini: - E questi sono conigli di Rhosgobel. Vorrei che ci provassero
– in un
secondo, lo stregone partì, lasciandosi dietro una scia di
polvere e foglie
secche.
Sentimmo
gli ululati farsi più lontani e lo scalpiccio di
zoccoli diminuire. Gandalf si mise in testa al gruppo, ordinandoci di
seguirlo.
-Qualunque
cosa succeda, resta dietro di me, siamo
intesi? – mi disse Thorin, afferrandomi la mano. Non mi diede
nemmeno il tempo
di rispondere che mi ritrovai a correre come una forsennata in mezzo ad
una
landa semi deserta, dove c’erano solo grossi massi di pietra
e qualche ciuffo
di erba rinsecchita.
I
posti per nascondersi scarseggiavano, così fummo
costretti a spostarci da un masso all’altro alla
velocità della luce, con il
rischio di essere scoperti. Ad un tratto vedemmo la slitta di Radagast
strisciare davanti a noi e fu in quel momento che mi accorsi delle
schifose
creature che cavalcavano quelle bestie immonde. Sembravano uscite da
quei
videogiochi super violenti per playstation che vedevo nei negozi di
Londra.
-Restate
uniti! – gridò Gandalf, facendoci fare
dietrofront per non essere scoperti.
Avevo
il cuore che batteva a mille, non solo per la
stanchezza, ma anche per l’emozione. Non avevo mai pensato di
poter correre un
pericolo del genere e non ero nemmeno sicura di comprendere appieno la
gravità
della situazione in cui mi trovavo.
In
fin dei conti, la probabilità di rimanerci secca era
parecchio elevata.
Dopo
esserci spostati per almeno una decina di volte,
Gandalf ci ordinò di accucciarci dietro ad un masso
più grande degli altri. Un
tonfo mi fece capire che uno degli orchi era balzato sopra di noi.
Mi
morsi il labbro per evitare di urlare e di essere
scoperti. Thorin fece un cenno a Kili, il quale in un secondo
balzò allo
scoperto e colpì il mannaro e l’orco con una
freccia. Quelli iniziarono a
dimenarsi come dei forsennati, ringhiando e attirando
l’attenzione dei loro
compagni su di noi, fino a quando Dwalin e Bifur non li finirono.
Ricominciammo
a correre per quelle lande desolate, fino a
quando capimmo di essere circondati. Orchi e mannari si avvicinavano
lentamente
a noi, ghignando. Io sguainai la spada, restando però sempre
dietro a Thorin.
-Dov’è
Gandalf? – domandò Ori preoccupato. Mi guardai
attorno e in effetti dello stregone non c’era più
traccia. Che se la fosse
svignata?
Stavo già iniziando a pensare che lo stregone ci avesse abbandonato quando fece capolino da una roccia concava: -Da questa parte stupidi! – gridò.
In
un secondo mi buttai nell’incavo, seguita da tutti i
miei compagni, mentre Thorin, Fili e Kili restavano fuori a difenderci.
-Venite
giù! – gridai io. Temevo che gli orchi avrebbero
potuto far loro del male. Per fortuna dopo pochi secondi li vidi
scivolare
nella roccia tutti e tre, perfettamente integri, e tirai un sospiro di
sollievo.
In
lontananza si sentì uno squillo di tromba e un rumore
di zoccoli equini crescente. Si susseguirono clangori di spade e sibili
di
frecce, fino a quando il cadavere di un orco rotolò ai
nostri piedi, infilzato
come uno spiedino da una lunga freccia d’argento.
-Elfi
– abbaiò Thorin, estraendo la freccia.
La
voce di Dwalin però richiamò
l’attenzione di tutti: -
Non vedo dove finisce questo sentiero. Lo seguiamo o no? –
domandò indeciso,
accennando ad una stretta stradina in fondo alla grotta.
-Lo
seguiamo, certamente – disse Bofur, annuendo.
Ci
mettemmo tutti in fila e iniziammo a seguire Dwalin
lungo la strada. Era così stretta che non ci si poteva
passare in due e difatti
Bombur si bloccò più di un volta, necessitando
dell’aiuto di Bifur per
disincastrarsi. Ci trovavamo diversi metri sotto terra eppure si vedeva
chiaramente la luce del sole che splendeva sopra le nostre teste.
Quando finalmente, dopo un’interminabile camminata, uscimmo da quella minuscola stradina mi ritrovai davanti ad un paesaggio mozzafiato che ancora oggi mi fa battere il cuore al solo ricordo.
Spazio Autrice:
Salve a tutti, anime belle!
Rieccoci qui con un
nuovo capitolo: come avrete notato questa scena è
presa pari passo da quella del film, alla quale ho semplicemente
aggiunto il personaggio di Aranel (Odiatemi o amatemi, ma io
credo che una scena così bella non possa essere troppo
modificata). La nostra protagonista inizia sempre di più
a comprendere i reali rischi del nuovo mondo che la circonda:
povera fanciulla, già si preoccupa per un paio di mannari e
di orchi che la rincorrono, cosa farà quando
incontrerà il Drago?!
Chi lo sa, lo scopriremo più avanti. Per questa settimana credo di non avere più nulla da dirvi, tranne che fa un caldo boia e che ciò non aiuta la mia mente a partorire nuovi capitoli.
Ringrazio tutti quelli che continuano a leggere, recensiscono, mettono tra i preferiti e seguono. Vi aspetto mercoledì prossimo!
Un bacione,
Jenny