CAPITOLO
6: UN POSTO DA CHIAMARE CASA
Paradiso.
Probabilmente
è questo l’unico termine che può
rendere
giustizia a quel posto.
Una
città di pietra bianca con tetti spioventi color del
tramonto si ergeva sul fianco di una montagna fino a valle,
mimetizzandosi con
la roccia marmorea della montagna stessa. Gli edifici erano collegati
tra loro
da lunghi ponti e ovunque sgorgavano piccole cascate d’acqua
cristallina che mi
fecero venire una gran sete al solo scrosciare. Sbucavano tutte in un
fiume
stretto a valle, il cui tragitto si perdeva poi a Est. Ovunque fioriva
una
vegetazione verde e lussureggiante e il profumo dei fiori era tale da
far quasi
girare la testa.
-Questa
è la valle di Imladris – disse Gandalf,
affiancandosi a me – Nella lingua corrente viene chiamata con
un altro nome –
-Granburrone
– concluse Bilbo con il mio stesso
scintillio negli occhi. Nemmeno lui doveva aver mai visto un posto
così bello.
-E
meraviglioso – sussurrai, guardando lo stregone con
sguardo sognante – Sembra di essere in una favola –
Lui
mi sorrise di rimando, accennando poi a Thorin e agli
altri: -Non tutti però la pensano come te – I nani
infatti avevano tutti un’espressione
schifata e furente, come se trovarsi lì per loro fosse quasi
un affronto. Mi
ricordai poi dei dissapori che correvano tra nani ed elfi e subito mi
fu chiaro
il perché del loro comportamento. Non potei però
fare a meno di sentirmi presa
in causa: una parte di me era ancora convinta che in fondo quei nani
non
fossero ben contenti della mia presenza.
Soprattutto
Thorin.
Mi
scrollai immediatamente, solo pensando quel nome. In
fondo non doveva importarmi che cosa pensasse, giusto?
-Stai
tranquilla, fanciulla – intervenne Gandalf,
immaginando cosa passasse nella mia mente – Lui ha
un’ottima opinione di te.
Non crucciarti per nulla –
-Ma…
ma io, cioè lui… - balbettai io, riprendendomi.
Probabilmente le mie guance dovevano aver assunto un bel color cremisi,
ma
sperai che non si notasse.
Gandalf
mi fece un sorriso beffardo: -Sappiamo entrambi
di chi stiamo parlando e sappiamo entrambi il perché ti
importa tanto la sua
opinione – lo stregone mi fece un occhiolino, per poi
portarsi in testa al
gruppo e intimarci di seguirlo.
Camminammo
per un bel po’ lungo quei candidi ponti che
avevo visto dall’altura. Io e Bilbo continuavamo a guardarci
attorno
emozionati, mentre gli altri proseguivano con passo svelto, gli occhi
fissi
dinnanzi a loro e un’espressione imbronciata sul volto.
Arrivammo in una
piazzetta di ciottoli, circondata da alte statue di bronzo e poco dopo
ci venne
incontro un giovane elfo dai lunghi capelli castani e dal fisico
slanciato che
salutò caldamente Gandalf.
-State
all’erta – sussurrò Thorin
all’orecchio di Dwalin.
Io alzai gli occhi al cielo, non capendo quali pericoli potessero
venire da un
popolo che sembrava così mite. Il mio popolo, a quanto
pareva.
In
lontananza si sentì un suono di trombe, molto simile a
quello che avevamo sentito questo pomeriggio. Vidi arrivare da lontano
un
manipolo di cavalli bianchi, cavalcati da meravigliose creature
slanciate dai
lunghi capelli setosi e la pelle candida.
-Serrate
i ranghi! – gridò Thorin, imprecando in khuzdul,
la lingua dei nani. In due secondi mi ritrovai schiacciata tra Thorin e
Nori,
mentre i cavalieri elfici ci osservavano con aria sprezzante.
-Gandalf
– disse un elfo bruno, dall’aria saggia e mite.
-Re
Elrond! – lo salutò lo stregone, andandogli
incontro –
Mellonen! Mo evìnedh?* - domandò.
-Farannem ‘lamhoth
i udul o charad. Dagannem rim na lant Vedui** –
rispose il re,
raggiungendolo – Strano per gli orchi avvicinarsi
così tanto ai nostri confini.
Qualcosa o qualcuno deve averli attirati – concluse,
lanciando un’occhiata
eloquente a Gandalf.
Re
Elrond puntò poi gli occhi sul nostro gruppetto, i
nani ancora con le armi in mano sul punto di attaccare. Solo io e Bilbo
avevamo
le spade nel fodero.
-Benvenuto
Thorin, figlio di Thrain – disse riferendosi
al principe, il quale gli rispose più volte in maniera
piuttosto scortese. Io
gli lanciai un’occhiataccia, ma non mi diede retta. Per
fortuna il re Elfo non
parve scaldarsi, anzi, mantenne sempre quell’espressione mite
che aveva sin da
quando era arrivato.
-Posso
chiedere cosa ci fa una giovane Elfa in mezzo ad
un gruppo di nani? – domandò Elrond, rivolgendosi
direttamente a me.
Gandalf
si avvicinò a me, posandomi una mano sulla
spalla: -Re Elrond, permettetemi di presentarvi Lady Aranel, la figlia
di
Lilith. Ha delle domande che cercano risposte–
Gli
occhi del re si spalancarono per la sorpresa, mentre
anche tra i cavalieri dietro di me iniziò a diffondersi un
brusio stupito. Il
re mi prese la mano, stringendola alle sue in segno di rispetto: - Arwen en amin, saesa omentien lle.
Vanimle
sila tiri***
-
Per
la seconda volta in poco tempo mi ritrovai dinnanzi
ad un reale, così feci un inchino, cercando di non mostrare
quanto sgraziata in
realtà fossi: - Suilad Elrond Hir.
Valin
ie echo lyaa su hanya!****
- risposi con un sorriso, onorata delle sue
parole.
Lanciai
di sfuggita un’occhiata a Thorin e vidi
chiaramente nei suoi occhi quanto gli desse fastidio non capire un
accidente.
Re
Elrond si rivolse a tutti: - Nartho i noer,
tholto i viruvor Boe i annam vann a nethail vin*****
– Io annuii, ringraziandolo silenziosamente.
I
miei amici però non furono dello stesso avviso: -Che
sta dicendo? Quello ci sta offrendo insulti? –
ringhiò Gloin, l’ascia già in
pugno.
-No
Gloin, ci sta solo offrendo del cibo – dissi io,
scuotendo la testa. La loro espressione cambiò
immediatamente. Si misero a confabulare
tra di loro, ma alla fine cedettero, accettando l’offerta.
-Farò
preparare per voi delle stanze e un bagno caldo. Sarei
felice di avervi qui con noi per cena – concluse, con un
gesto elegante della
mano.
Un
paggio mi invitò a seguirlo all’interno della
reggia e
mi condusse nella mia stanza. Appena spalancai la porta mi
sembrò di essere
finita in qualche storia dei fratelli Grimm: un letto a baldacchino
dalle
lunghe tende bianche troneggiava al centro, mentre appoggiata alla
parete vi
era una scrivania con un grande specchio appeso alla parete, la cornice
intarsiata d’argento. Accanto al letto c’era un
piccolo comodino in legno scuro
e una sedia a dondolo, mentre un grande armadio occupava
un’intera parete. In
fondo alla stanza, era incavato un elegante camino in cui scoppiettava
un fuoco
ardente e di fianco era pronta una vasca d’acqua calda fumante.
Mi
liberai immediatamente della mia cintura, dove tenevo
legata la spada e mi buttai sul letto a pancia in giù,
godendomi la morbidezza
di quel materasso in piume. Poco dopo mi svestii e mi immersi
nell’acqua
bollente della vasca. Fu un vero sollievo tanto che rimasi ferma
immobile,
immersa fino alle orecchie per almeno quindici minuti.
Il
mio momento di pace si concluse quando sentii qualcuno
bussare alla porta della mia stanza.
-Aranel
siete dentro? – domandò Thorin
dall’esterno.
Merda.
Imprecai
sottovoce, cercando invano gli asciugamani. Li
avevo lasciati sul letto dannazione.
-Si
ci sono. Entrate pure – dissi rassegnata,
nascondendomi più che potevo sott’acqua, la quale
però era comunque
trasparente.
-Re
Elrond ha chiesto che vi sediate al tavo… - le sue
parole morirono in bocca quando mi vide completamente nuda nella vasca.
Mi
guardò imbarazzato, poi guardò la porta
– Non è un buon momento, scusate –
Io
accennai un sorriso più imbarazzato del suo: -Oh no,
non importa. Ditemi pure – Tanto oramai il danno era fatto.
-Re
Elrond ha chiesto di unirvi a noi al tavolo d’onore
–
farfugliò cercando di guardare altrove –Scusate
per l’interruzione –
Io
lo ringraziai con una mano e Thorin si avviò verso
l’uscita a grandi falcate, l’imbarazzo ancora
palese sul suo viso.
Quando
fui sicura che avesse chiuso la porta sprofondai
di nuovo nell’acqua. Mi sentivo veramente
un’idiota, anzi peggio una
deficiente. Avevo appena fatto una pessima figura di fronte al principe
dei
Nani. Di nuovo.
“Oramai
penserà che sono una facile che invita la gente
nelle proprie stanze mentre fa il bagno” pensai, appoggiando
il capo tra le
mani. Non riuscivo a immaginare con che coraggio sarei andata poi a
cena e mi
sarei seduta di fianco a Thorin.
Finii
di lavarmi, insaponandomi per bene e sciacquando i
capelli dalla schiuma colorata del sapone e poi uscii, lasciando
pozzanghere
d’acqua per tutta la stanza. Mi asciugai alla meno peggio e
spalancai il grande
armadio: c’erano più abiti lì che in
quello che avevo a casa.
Dopo
diversi tentativi optai per un abito semplice
azzurro si seta leggerissima. Aveva le spalle scoperte, mentre le
maniche si
congiungevano a metà avambraccio per arrivare fino a terra.
La gonna era liscia
e toccava il pavimento a malapena, mentre sul petto erano ricamate
delle
passamanerie in oro. Allacciai comunque alla vita la cintura con la
spada,
sicura che anche i miei amici si sarebbero presentati armati di tutto
punto.
Indossai
anche il ciondolo di mamma, che sembrava fatto
apposta per quell’abito.
Rifiutai di rimettermi i pesanti stivali di cuoio che mi aveva regalato Bofur e optai invece per un paio di sandali argento, a mo’ d’infradito. Mi pettinai per bene i capelli, districando una non piccola mole di nodi e alla fine, pur con un po’ d’imbarazzo, mi diressi sulla terrazza per la cena.
* = Amico mio! Dove sei stato?
** = Stavamo inseguendo Orchi che venivano dal Sud. Ne abbiamo abbattuti diversi presso l'Ultimo Ponte
*** = Mia signora, è un piacere conoscerti. La tua bellezza risplende intensamente
**** = Salve Signore Elrond, è un piacere fare la tua conoscienza.
***** = Siano accesi i forni, preparato il miruvor. Dobbiamo rifocillare i nostri ospiti! (Il Miruvor è un cibo prodotto dagli Elfi in occasione delle feste che dona rigenerazione e vitalità al corpo. Non si conosce la composizione ma si pensa che sia fatto con il miele dei fiori eterni del giardino di Yavanna)
Spazio Autrice:
Buonsalve a tutti! Come state?
L'aria d'estate e il fatto che domani sia l'ultimo giorno di scuola mi stanno illuminando l'anima, ma a parte questo direi di concentrarci sul capitolo.
La nostra cara Aranel è arrivata a Imladris, dove vi comunico fin da ora che rimarrà per diversi capitoli. Si intuisce già un po' quello che la nostra protagonista prova per il bel Principe di Erebor, ma tempo al tempo. E quale modo migliore per iniziare ad interagire con la persona che le piace se non con una bella figura di mer.... ?
Ho inserito questa scena comica apposta, per mostrare il lato "terrestre" di Aranel, molto lontano dalla solennità e dallì'austerità del carattere degli Elfii. In questo modo è davvero facile rispecchiarsi in lei, perchè ammettiamolo: chi di noi non ha mai fatto certe figure?
Mi scuso se il capitolo non è lunghissimo, ma vi prometto che il prossimo lo sarà di più e soprattutto accadranno cose molto importanti.
*Voce fuori campo* Ma basta con questi spoiler Jenny! *Zittisco la voce e me ne torno in un angolino*
Spero inoltre che vi siano piaciute le frasi in elfico! Alcune sono tratte dal film, mentre quelle inserite durante la conversazione tra Aranel e Re Elrond sono di mia invenzione (Seguendo il Sindarin ovviamente).
Adesso è il momento dei ringraziamenti: questa settimana una menzione speciale va alla nuova recensista Roxy_Quill, la quale ha anche aggiunto la storia tra le preferite insieme ad Ankoku10. Un'altra menzione importante va a FantasyAnimeManga96 che ha aggiunto la storia alle seguite. Ovviamente ringrazio tantissimo anche le mie fedeli recensiste, chi segue, preferisce e legge la storia. GRAZIE, GRAZIE!
Per questa settimana è tutto, vi aspetto mercoledì per un nuovo capitolo. Buone Vacanze a chi le inizia!
Un bacione,
Jenny