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Autore: Fabb5000    01/06/2017    2 recensioni
Sono passati parecchi anni da quando Lyon, Stefano, Anna e Mario giocavano a Minecraft e, insieme a quei tempi, si è conclusa anche la FailCraft. Ora Lyon, ormai ultracentenario, conscio che ormai non gli resta molto tempo, decide di rivelare alla sua nipote sedicenne la sua vera storia, ovvero quella che successe dopo gli avvenimenti di "A caccia di Herobrine"; la storia che lo rese un eroe non solo in Minecraft, ma in tutti i mondi, e che va tramandata alle generazione future prima della fine. La storia di come lui, Stefano, Anna e Mario salvarono tutti gli universi da una terribile piaga. [[Consigliabile, ma non indispensabile, legge il prologo]]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Herobrine, Notch, Nuovo personaggio, Steve, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'FailCraft in real life'
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Zeus fissò Crono con una scintilla di terrore negli occhi. Per un istante gli balenarono davanti agli occhi diverse immagini : i suoi fratelli divorati dal Titano, migliaia di creature ridotte alla fame dal regime tirannico, la morte di milioni di innocenti che aveva spazzato via generazioni intere ...

Ce n'era abbastanza per terrorizzare un essere dieci volte più coraggioso di Zeus, e non era mica poco.

Poi però la paura svanì, sostituita da una rabbia cieca e da una furia incontrollabile, derivate da un'intensa quantità di sentimenti negativi che gli tornarono in mente in un attimo, nonostante era convinto di averli assopiti : il dolore per la perdita dei fratelli, la rabbia per essere stato cacciato, le lacrime versate davanti ai corpi dei poveretti morti per mano di Crono ...

Strinse l'impugnatura delle sue saette.

Non poteva permettergli di ripetere le atrocità già commesse!

Aveva battuto quel mostro una volta e lo avrebbe fatto di nuovo!

Lo avrebbe fulminato, sconfitto, fatto a pezzi e rinchiuso i suoi resti nel profondo della terra, e se per caso fosse perito sotto i suoi colpi, allora sarebbe tornato dall'oltretomba, a costo di corrompere il guardiano Armagheddemon, e suo padre non avrebbe potuto uccidere chi era già morto.

Crono parve accorgersi del turbine di emozioni che si scatenavano all'interno di Zeus, perché sogghignò e allargò le braccia come se volesse abbracciarlo : -Coraggio! Sono tornato dal Tartaro solo per vederti e tu neanche vieni qui a dirmi "sono felice di rivederti, papà"?-

-Come hai fatto a scappare dal Tartaro?!- chiese Zeus cercando di mantenere la lucidità. Non voleva attaccare per primo, perché significava esporsi all'avversario, perciò preferiva che fosse Crono a fare la prima mossa. Con quella domanda voleva farlo infuriare : sapeva quanto il ricordo di una prigione può nuocere ad un individuo.

Sfortunatamente così non fu. -Sei sorpreso?- chiese Crono ghignando.

-Certo che sono sorpreso- ammise Zeus. -Cosa ci fai qui, quando dovresti essere a novemila chilometri di profondità, nel cuore più caldo della Terra, rinchiusi in un vaso indistruttibile, fatto a pezzi fino al tuo ultimo osso?!-

Crono parve irritarsi non poco : -Già ... dovrei essere lì, perché lì mi avevi rinchiuso dopo avermi usurpato il trono, vero?! E non hai nemmeno avuto il coraggio di uccidermi con le tue mani. No! Mi hai rinchiuso là sotto con i miei fratelli, sperando che il calore del nucleo terrestre facesse il lavoro per te! Hai idea di cosa significasse essere imprigionati in quel luogo infernale? A confronto, la superficie del Sole era un'abbronzatura!-

Crono iniziò a camminare a lunghi passi verso di lui, stringendo l'impugnatura della spada : -Per duecentocinquanta milioni di anni sono stato là sotto, costantemente bruciato dal calore della lava, ridotto in pezzi e senza la possibilità di ricompormi. Ad ogni movimento toccavo una mano, un piede o un braccio, e non sapevo nemmeno se era mio o di un altro Titano. Mia moglie non è sopravvissuta, lo sai?! Io sono riuscito a fuggire, Null mi ha rimesso in pezzi tirandomi fuori di lì, ma io avuto il tempi di vedere Rea e altri tre miei fratelli asfissiati dal tremendo calore!-

Crono tentò un affondo e lo spadone si conficcò ad un centimetro da Zeus; il dio ne approffittò e scagliò una decina di saette contro il Titano, colpendolo ogni volta in un punto differente. La pelle coriacea saltava a contatto con i fulmini.

Crono barcollò all'indietro e perse diversi pezzi, tra cui le due braccia, una gamba, un corno e gran parte della pelle. Ma ciò non lo toccò minimamente : non appena Zeus terminò i suoi attacchi forsennati, al posto delle parti mancanti il Titano aveva dei filamenti bluastri, i quali, come calamite, riassorbirono i pezzi rotti, ricomponendolo.

-Non hai avuto pietà nemmeno di tua madre- disse Crono mentre il naso e le corna gli si riattaccavano alla faccia. -Lei, che ti aveva generato a mia insaputa, che ti aveva portato al sicuro, che aveva sfidato la mia stessa collera per salvarti ... l'hai rinchiusa lì con me. E ora è morta senza nemmeno una degna sepoltura-

Crono ritornò a pochi centimetri da Zeus : -Per questo ho intenzione di fare per lei un degno funerale, e per questo ho intenzione di sacrificare qualcosa di importante ... LA TUA TESTA!-

Zeus parò l'affondo usando una saetta a mo' di spada, ma Crono continuò ad attaccare, animato da una furia cieca. La spada si abbatté più volte sui fulmini del figlio, e più volte Zeus dovette sostituire quelli che si spezzavano con altri.

-Tu ora cadrai, figlio mio- disse Crono a denti stretti, mentre vedeva Zeus piegarsi sotto la sua forza. -Prima ucciderò te, poi mi occuperò di quei tuoi due complici, Ade e Poseidone, e infine sistemerò tutti gli altri dei, finché lo stesso Olimpo cadrà-

Zeus, nonostante la fatica, non poté reprimere il desiderio di rispondergli a tono : -I tuoi sono solo sogni ... fantasie di una mente malvagia e contorta. Tu non avrai mai l'Olimpo-

Allora Crono rise proprio di cuore, un suono rauco e simile allo stridio di un metallo, facendo accapponare la pelle a Zeus : -Lo credi davvero? Non hai ancora capito perché vi abbiamo fatti entrare qui e vi abbiamo lasciati proseguire fino al suo cuore più profondo?-

-Cosa ...- mormorò Zeus, poi comprese : il castello non doveva essere protetto solo dall'incantesimo di occultamento, ma anche da uno che impediva a chiunque fisse dentro di comunicare con l'esterno.

-Vedi che hai capito- disse Crono ghignando. -Non appena Null ha liberato me e gli altri sette Titani sopravvissuti, ci siamo subito impegnati a fartela pagare. Abbiamo risvegliato i Giganti, liberato Prometeo e Atlante e fatto una visitina anche al vecchio Tifone che dorme sotto l'Etna. In questo momento i miei soldati stanno attaccando la tua patetica montagna, sì, e probabilmente i tuoi dei ti stanno chiamando con la mente, cercando di avvertiti, senza successo-

Zeus si irrigidì. Era suo compito fermare Crono, ma era anche un sovrano e aveva l'obbligo di proteggere gli altri dei. Inoltre non era proprio nelle condizioni di battere suo padre.

-Sai, ho cambiati idea- disse Crono. -Penso che prima di ucciderti ti farò vedere la morte di tutti i tuoi compagni. Chissà con chi comincierò ... forse con Era, dopotutto è tua moglie ... ma anche i tuoi fratelli, Poseidone e Ade, sarebbero una buona scelta, magari dopo che avrò ucciso anche le loro mogli, Anfitrite e Persefone ... o forse potrei cominciare con la tua figlia prediletta ... com'è che si chiama? Atena, giusto? Sarà un piacere conoscere la mia nipotina ... magari mi divertirò un po' con lei prima di farla fuori-

Zeus si liberò dalla morsa di Crono. Sapeva benissimo cosa intendesse il ladre con "divertimento" : quando era il potere si divertiva a fare a pezzettini le giovani schiave mentre erano ancora vive, partendo dalle gambe e sventrando le pezzo per pezzo, e dargli la dolcezza della morte solo dopo che questa avesse provato tutte le sofferenze possibili ed immaginabili, e talvolta anche inimmaginabili.

Scagliò una saetta ai piedi di Crono, facendo saltare il pavimento sotto di lui e facendolo sprofondare. Non appena il padre svanì nella voragine, Zeus volò verso il soffitto, nel buco da cui era uscito.

Non appena fu di sopra vide Notch lottare senza esclusione di colpi contro Thanos e Eren affrontare Sidious e i suoi fulmini violacei.

-Dobbiamo andarcene subito!- urlò mentre con un fulmine stordiva il sith, centrandolo in pieno petto.

-Ma non possiamo!- esclamò Notch, mentre approffitava di una distrazione di Thanos per tentare di colpirlo, nonostante questi rispondesse con forza alla sua offensiva. -Non abbiamo completato la missione!-

-Non capisci!- esclamò Zeus. -C'era Crono con loro! E in questo momento i Titani stanno attaccando l'Olimpo!-

-I Titani?!- esclamò Eren mentre attaccava Thanos alle spalle.

-Poi vi spiego! Ora ...- ma Zeus si interruppe improvvisamente. Un'onda di energia attraversò la stanza, investendo Thanos e spedendolo contro la parete.

I tre si voltarono nel punto da cui era provenuta, e un sorriso si dipinse sul colto di Notch : era Herobrine, suo fratello.

-Sono riuscito a fuggire- spiegò questi mentre si abbracciavano. -Ma Gea e Silente sono già stati portati da un'altra parte. Non abbiamo più niente da fare qui. Andiamocene ora!-

-Dobbiamo andare subito sull'Olimpo!- esclamò Eren, che aveva compreso la situazione malgrado le poche informazioni dategli da Zeus.

-Tranquilli, ho i mezzi- disse Herobrine, e mostrò un lungo tappeto che pareva fatto di luce. -È incredibile quante cose Null tenga in questa fortezza-

I quattro ci salirono sopra e subito il tappeto schizzò fuori dalla fortezza, volando più veloce di un aereo. Eren ebbe appena il tempo di afferrare degli stupiti Gianfatto e Giulyano sul crinale della montagna prima di essere sparato verso le stelle.

Mentre volavano nell'immensità del cosmo, Eren avrebbe giurato di aver visto per un istante la pelle di Herobrine diventare nera e i suoi occhi assumere una sfumatura violacea, ma probabilmente se lo era solo immaginato.
   
 
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