Titolo:
Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero,
romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 2.749 (Fidipù)
Note: Buon salve salvino! Ed eccoci qua a un nuovo appuntamento di
Miraculous Heroes 3 e...beh, in vero non ho tanto da dire, tranne che un
altro nemico viene annientato, qualcuno scopre qualcosa e...
Niente, vi lascio direttamente al capitolo!
Al solito, vi ricordo la pagina Facebook per rimanere sempre aggiornati e
vi rammento che domani verrà aggiornata Lemonish.
Detto questo, come sempre, voglio ringraziare chiunque legga, commenta o
inserisca le mie storie in una delle sue liste!
Grazie di tutto cuore!
Uscì sulla terrazza, tremando a ciò che
avrebbe trovato nell’altra parte della casa, quasi certa che i suoi amici
non facessero molta attenzione a dove stessero combattendo; scivolò fra le
ombre del terrazzo e si fermò davanti la porta-finestra da cui erano
apparsi Volpina e Tortoise, osservando il disastro in cui versavano il
salotto e la cucina: lo spirito, completamente sporco di farina, si
muoveva velocemente fra tutti loro, quasi sicuramente alla ricerca di una
via di fuga e i suoi amici…
Beh, si muovevano senza un preciso ordine, costretti dall’ambiente
ristretto.
I dardi scagliati da Peacock avevano infilzato senza pietà il divano e
alcuni pungiglioni di Bee erano ben piantati nel muro; proprio in quel
momento Volpina roteò il suo flauto, colpendo l’essere femminile e facendo
cadere alcuni quadri dietro di lei: «Oops» mormorò la volpe, alzando le
spalle e balzando di lato per evitare la carica di Mogui, che travolse il
nemico e anche il tavolinetto basso posto davanti al divano.
«Mogui!» tuonò Ladybug, osservando il guerriero nero voltarsi verso di lei
e ringhiarle qualcosa contro, mentre Chat Noir balzò al fianco della sua
compagna e le sorrise dolcemente.
«Jian dice che è una creatura di Quantum, quindi…»
«Tu non distruggi proprio niente» dichiarò la coccinella, puntandogli il
dito contro il petto e fissandolo seria: «Non finché non ho invocato un
Lucky Charm che mi permetta di risistemare tutto questo dopo!»
«My lady, questo è usare il proprio Miraculous per fini personali…»
mormorò Chat, sorridendo dolcemente alla ragazza e chinandosi, sfiorandole
le labbra con le proprie: «Ma sono d’accordo. Fai il tuo dovere, mia
signora.»
Ladybug lo fissò scuotendo il capo e lanciando lo yo-yo per aria,
osservando la magia creatrice prendere la forma di una tenda per la
doccia: «Dovevamo cambiarla, mon minou?» domandò, voltandosi verso l’eroe
in nero e vedendolo scuotere la testa; sorrise, aprendo la tenda e facendo
un cenno a Tortoise dall’altra parte della stanza: l’eroe in verde annuì e
si avvicinò alla creatura sporca di farina, prendendola per le spalle
mentre Ladybug l’avvolse nella tenda, imprigionandola e costringendola a
terra; l’eroina a pois si voltò poi verso Chat Noir e lo trovò già pronto
con la mano impregnata di distruzione: lo vide mentre posava gli artigli
su quella che doveva essere la testa e Ladybug sentì il corpo invisibile
sparire sotto di lei e rovinò in avanti, cadendo fra le braccia dell’eroe
verde che, saldo, la prese.
«Tutto ok?» le domandò Tortoise, mentre l’eroina ritornava in posizione
eretta e sorrideva all’amico: «Devo dire che non c’era veramente bisogno
di un Lucky Charm questa volta…»
«Si chiama prevenzione dei danni, questa» sentenziò decisa Ladybug,
osservandosi intorno e notando la stanza semidistrutta: «Almeno così tutto
tornerà come prima…»
«Vero» assentì Tortoise, incrociando le braccia e sorridendo: «E’ finita?»
«Lo spero» mormorò Chat Noir, avvicinandosi a Ladybug e osservandola
mentre piegava la tenda per la doccia e la lanciava poi in aria: la magia
rigeneratrice sistemò tutto nell’abitazione, facendo ritornare esattamente
la stanza a com’era prima del combattimento: «Non voglio altri inquilini
non richiesti in casa»
Sconfitta.
L’avevano sconfitta. Distrutta. Annientata.
Taowu colpì i pugni sui braccioli della poltrona, alzandosi in piedi e
urlando di rabbia: la sua creatura, la sua fidata compagna, era stata
distrutta da loro.
Loro che l’avevano allontanato dal suo amore.
Loro che gli avevano impedito di avvicinarla.
«Li ucciderò» ringhiò Taowu, avvicinandosi allo specchio e fissando il suo
volto, coperto dalla maschera: «Uno a uno. Li annienterò tutti e poi sarà
il turno di lui, che me l’ha portata via…»
Marinette sospirò, tamponandosi i capelli con l’asciugamano e osservando
il riflesso nello specchio del bagno: era veramente finita? Per quanto
avesse sentito la creatura di Quantum dissolversi sotto, le sembrava
ancora di sentirne addosso lo sguardo. E se Nathaniel avesse avuto più di
uno spirito invisibile al suo servizio?
Poggiò le mani ai due lati del lavabo, scuotendo il capo e inspirando
profondamente: no, non poteva essere così.
Non poteva essercene un altro…
E se invece fosse il contrario?
Se Nathaniel la stesse spiando anche in quel momento?
«Marinette?» la voce dolce di Tikki la riscosse e la ragazza spostò lo
sguardo, osservando la kwami che la fissava preoccupata: «Non…» iniziò il
piccolo spirito, sorridendole dolcemente: «Vorrei dire di non iniziare a
pensare, ma ti conosco troppo bene per sapere che la tua mente sta già
lavorando.»
La ragazza sorrise, prendendo la kwami fra le dita e portandosela vicino
al volto: «E se non ce ne fosse solo uno?» domandò, sentendo Tikki
strusciarsi contro il suo volto: «E se anche adesso ci stesse spiando?»
«E se invece Dì Ren gli avesse dato un solo spirito o qualsiasi altra cosa
fosse? Ragiona, finora avete combattuto nemici sempre diversi fra loro,
perché in questo caso ce ne dovrebbero essere più uguali?»
«Vero anche questo» decretò Marinette, lasciando andare la kwami e
sorridendole: «Cosa non farei senza di te, Tikki?»
«Staresti in bagno a farti paranoie su paranoie» dichiarò Tikki, annuendo
decisa: «Fortunatamente ci sono io.»
«E’ vero» mormorò Marinette, infilandosi la maglia di qualche taglia più
grande della sua e sospirando: «Vorrei solo essere tranquilla, almeno a
casa mia.»
«E lo sarai» dichiarò la kwami, ridacchiando: «Sempre se i baldi
cavalieri, che sono di là, non faranno saltare tutto in aria»
«Non mi dire che stanno cucinando…»
«Più che cucinare, direi che è in corso un dibattito sul camembert»
La ragazza sorrise, infilando le ciabatte e uscendo dal bagno, dirigendosi
verso la cucina: Adrien era intento a lavorare sotto la supervisione di
Plagg, che borbottava qualcosa senza venir ascoltato dall’umano; Marinette
si avvicinò, circondando la vita del ragazzo con le braccia e poggiando il
viso contro la spalla: «Come stai?» le domandò Adrien, sistemando la
lattuga nei panini e voltandosi poi verso di lei: «Marinette?»
«Stanca. Sollevata. Sconvolta. Turbata» La ragazza si fermò, scuotendo la
testa e poggiando le labbra contro la stoffa della maglietta di Adrien:
«Questa cosa è da buttare…»
«E’ comoda per stare in casa, quindi non la butterai» dichiarò il biondo,
chinando la testa e poggiandola contro quella di Marinette: «Xiang ha
controllato casa, mentre stavi facendo la doccia: secondo lei non c’è
niente, però mi fido di più di quello che senti tu.»
La ragazza gli sorrise dolcemente, annuendo e voltandosi verso la stanza:
al di là dell’arco, che separava la cucina dal resto, poteva vedere il
loro salotto e poi la porta che conduceva al corridoio dove si
affacciavano le camere e il bagno: «Non so dirti…» mormorò, allontanandosi
da lui e iniziando a recuperare gli oggetti per apparecchiare la tavola:
«Forse sono ancora...» si fermò, mordendosi il labbro: «Fresca di tutto?»
«Può darsi» commentò Adrien, ritornando a occuparsi dei panini: «Dobbiamo
andare a fare la spesa, abbiamo il frigo vuoto» decretò il biondo,
sollevando il piatto e mostrandole i due panini ricolmi: «Beh, per stasera
mi sono arrangiato, comunque.»
«Ci vado domani dopo le lezioni»
«Chiama il gorilla» sentenziò Adrien, posando il piatto e baciandole la
spalla nuda, lasciata scoperta dal collo della maglietta: «Questa era mia»
sentenziò il ragazzo, tirando appena la stoffa e sorridendole: «Sei una
ladra, amore mio.»
«Non c’è scritto Adrien da nessuna parte» dichiarò Marinette, sedendosi e
studiando i panini: «A cosa sono?»
«Insalata, salmone e roba bianca spalmabile.»
«Roba bianca spalmabile?»
«Era in frigo»
«E se un giorno ci mettessi una crema per le rughe? La useresti per
condirci la cena?» domandò la ragazza, addentando il panino e sospirando,
quando sentì il sapore del salmone: l’aveva sempre adorato e sua madre era
solita prepararle piatti a base di quel particolare pesce, quando era giù
o c’era da festeggiare qualcosa.
«Beh, ricordati di scrivercelo sopra» borbottò Adrien, posando il proprio
panino nel piatto e alzandosi, andando a recuperare due piattini e posando
camembert in uno e biscotti nell’altro, tornando poi a tavola con il lauto
pasto per i loro kwami.
«Alla buon’ora! Ti sei ricordato anche di noi!» bofonchiò Plagg,
sistemandosi davanti al proprio pasto e iniziando a divorare con gusto il
formaggio, mentre Tikki sospirò e alzò gli occhi al cielo, prima di
dedicarsi anche lei alla propria cena.
Adrien fece una smorfia al proprio kwami, riprendendo il proprio panino e
addentandolo, osservando Marinette armeggiare con il cellulare: «Che
guardi?» domandò curioso, allungando il collo e osservando la schermata
dell’applicazione della guida televisiva.
«Cosa danno stasera…» mormorò Marinette, posando il telefono fra loro due
e indicando con lo schermo: «C’è il primo film di quella saga che ti piace
tanto.»
«Niente storie strappalacrime o roba coreana consigliata da Sarah?»
domandò Adrien, osservando i programmi e studiando i titoli, premendo poi
sulla locandina di uno che lo ispirava particolarmente: «E se ci vediamo
questo?» domandò, leggendo velocemente la trama e facendolo vedere a
Marinette: «Sembra carino.»
«E’ una commedia romantica, Adrien.»
«Io amo le commedie romantiche!»
«Ma se ti addormenti sempre!»
«Non è vero! Ok, la maggior parte delle volte mi addormento…»
«Ecco.»
«Però Plagg è quello che russa!»
«Ehi, sono qui che mangio il mio camembert tranquillo, perché devi sempre
mettermi in mezzo?»
«Perché siamo partner. Semplice.»
Il campanello suonò imperioso dall’altra parte della porta, ma nonostante
fosse attaccato al bottone da un buon minuto scarso, nessuno venne ad
aprire alla porta: «Se al di là di questa porta troviamo un cadavere…»
iniziò Rafael, tirando fuori le chiavi e mettendosi alla ricerca di quelle
dell’appartamento del padre: «Io non voglio saperne niente. Chiaro?»
«Ma…»
«Ehi, i figli sono i primi sospettati» borbottò il parigino, trovando la
chiave giusta e infilandola nella toppa, riuscendo così ad aprire: «E se
lo trovo mentre sta facendo attività extraconiugale?»
«Rafael!»
«Sono cose che segnano!»
Sarah sbuffò, aprendo il portone dell’appartamento e osservando l’interno:
il disordine regnava sovrano e, ovunque, si potevano trovare fogli e
libri; la ragazza fece qualche passo nella stanza, tallonata dal compagno
e si fermò al centro, osservando il pc del professor Fabre in standby e
ascoltando il rumore della ventola che girava alacremente: «Papà?» la voce
di Rafael risuonò nel silenzio della casa: «Per me è morto!»
«Rafael, seriamente…»
«Vado a vedere se è in camera. Morto nel letto.»
«Rafael!»
Il moro sospirò, dirigendosi sicuro verso una porta, mentre Sarah si mise
a controllare i fogli sparsi: non sapeva se mettere in ordine o meno, di
certo aveva capito che Rafael non aveva preso il disordine dal padre ma,
anzi, a differenza di questo era veramente meticoloso: «Non c’è» decretò
il ragazzo, ritornando nella stanza principale dell’abitazione e
fissandola: «Ho controllato camera e bagno. Papà non è da nessuna parte.»
«Che sia andato in farmacia?»
«Può darsi» mormorò il ragazzo, avvicinandosi a lei e leggendo velocemente
il titolo a caratteri cubitali sul foglio che Sarah aveva in mano: «Gli
animali totem? Mio padre sta continuando gli studi sui Miraculous?»
«Alle volte ne parlava a lezione» sentenziò Sarah, posando il foglio sul
tavolo e scuotendo la testa: «Ma non credevo che fosse una ricerca così
importante» continuò la ragazza, facendosi spazio sul divano e
allungandosi per prendere una manata di fogli e leggere velocemente il
contenuto: «La regina Boudicca e il culto della Morrigan» lesse sottovoce,
dando un’occhiata al contenuto dell’articolo: «Ma questa regina…»
«Era celta, più o meno. Si ribellò all’esercito romano e…» Rafael si
fermò, poggiandosi sulla spalliera del divano dietro di lei, scuotendo la
testa: «Non fece una bella fine.»
«Boudicca» mormorò Mikko, sgusciando fuori dalla borsa di Sarah e
posandosi sulla spalla della ragazza: «Da quanto tempo non sentivo il suo
nome…»
«E’ stata una tua Portatrice?»
«Non mia, ma di Tikki» spiegò la kwami dell’ape, sorridendo: «Una delle
tante Ladybug, che si sono susseguite nel tempo. Ma al tempo di Boudicca
anche il mio Miraculous venne donato…»
«Anche il mio! Anche il mio!» esclamò Flaffy, affacciandosi dalla tasca
del giaccone: «Il caro vecchio Poenio. Mi donava sempre i frutti più
dolci...»
«Poenio?»
«Era un generale romano o qualcosa del genere.»
«Con un nome simile mi sarei stupito se fosse stato una ballerina di can
can» borbottò Rafael, sospirando: «Quindi un Peacock del
passato è stato un generale romano? Figo.»
«Il tuo predecessore, Sarah, era invece una ragazza che serviva Boudicca»
mormorò Mikko, rispondendo allo sguardo indagatore dell’americana:
«E all’epoca non era innamorata del Portatore del Pavone ma, anzi, lo
odiava con tutta sé stessa.»
«Mi sarei stupito del contrario» mormorò Rafael, incrociando le braccia:
«Quindi in nostri predecessori si odiavano?»
«A quanto sembra…» commentò Sarah, regalandogli un sorriso e riprendendo a
leggere posando poi il tutto sul tavolo, voltandosi all’indietro: «Che
facciamo?»
«Sotterriamo l’ascia di guerra?»
«Sai a cosa mi riferisco…»
«Penso che dovrò chiamare mia madre» sentenziò Rafael, prendendosi la
testa fra le mani e spettinandosi i capelli mori: «Ormai è andato
completamente fuori dal mio controllo.»
Hawkmoth avvicinò le proprie labbra
alle sue, poteva sentire il suo respiro caldo che gli alitava sul volto…
Manon smise di leggere, lanciando il cellulare contro il letto con tutta
la forza che aveva, osservandolo rimbalzare sul materasso; solo dopo aver
compiuto il gesto, si ricordò dei due ospiti in camera sua: Thomas e
Nooroo stavano fissando l’apparecchio con gli occhi sgranati, voltandosi
poi verso di lei e fissandola come se le fosse spuntata una seconda testa.
«Scusate» bofonchiò la ragazzina, incrociando le braccia e voltandosi
verso la finestra, oltre la quale il cielo era ormai scuro: «Ho letto una
cosa che non dovevo leggere…»
«Ricordami di non farti mai arrabbiare» mormorò Thomas, fissando il
cellulare allungando una mano per prenderlo e vedere cosa aveva fatto
infuriare così tanto l’amica, ma Manon scattò in avanti e recuperò il
telefono, fissandolo furiosa mentre lui alzò le mani in segno di resa,
tornando poi a leggere il manga dal punto in cui lo aveva interrotto.
Manon chiuse la schermata del sito, spostando lo sguardo sull’amico e
decidendosi a fare la domanda che, da tutto il giorno, le stava
martellando nella testa: era un qualcosa che aveva pensato parecchie
volte, fin da piccola e quel giorno quel pensiero era tornato prepotente
alla mente.
«Thomas?»
«Mh?»
«Posso farti una domanda?»
«Certo.»
Manon rimase in silenzio, tanto a lungo che Thomas alzò la testa,
fissandola in attesa: «Marinette e Adrien…» mormorò Manon, torcendosi le
mani l’un con l’altra: «Sono tuoi compagni, vero?»
L’amico rimase in silenzio, scambiandosi un’occhiata con Nooroo e poi
annuendo lentamente con la testa: «Sì» mormorò dopo un attimo esitazione:
«Tu avevi detto…»
«Era un qualcosa che ho sempre pensato» bisbigliò la ragazzina,
stringendosi nelle spalle: «E oggi, quando eravamo alla boulangerie…beh,
diciamo che ho avuto la conferma.»
«Marinette è…»
«Grandiosa, non è vero?» dichiarò Manon, sorridendo dolcemente: «Le voglio
bene, tantissimo. Ancor più di mia madre è il modello di donna che vorrei
diventare…»
«E’ grande sì. E anche in gamba.»
«Già.»
La ragazzina sorrise dolcemente, alzando poi la testa verso il soffitto
della camera e sorridendo: «Mi sono sempre chiesta come mai Ladybug
sapesse il mio nome e tante cose di me» bisbigliò, ridacchiando poi fra
sé: «Sai che ho avuto sotto il mio controllo Chat Noir?»
«Cosa?»
«Beh, ecco…»
«Aspetta. Sei stata akumatizzata anche tu?»
«Perché? Anche tu?»
«No, io no» Thomas scosse il capo: «Ma mia madre sì. Tu per quale motivo?
Cosa ti aveva spinto a provare così tanta rabbia che…»
«Volevo delle bambole» mugugnò sottovoce Manon, tenendo lo sguardo basso;
rimase in attesa e, dopo un po’, alzò la testa e trovò l’amico con in
volto il classico sguardo di chi non aveva capito: «Thomas?»
«Tu sei stata akumatizzata perché volevi delle bambole?»
«Erano delle belle bambole!» sentenziò Manon, incrociando le braccia e
alzando il mento: «Le aveva fatte Marinette e…»
La ragazzina si fermò, vedendo Thomas iniziare a ridere e cadere disteso
per terra, tenendosi la pancia con entrambe le mani: «Per delle bambole…»
riuscì a dire il giovane fra le risate, mentre Nooroo scuoteva sconsolato
la testa e si voltò verso Manon, osservandola prendere il cuscino che
teneva sulla sedia della scrivania e alzarsi, pronta a colpire il
giovane Portatore.
Ah.
Thomas…
Aveva parecchia strada da fare.
Marinette stava dormendo sopra di lui, il volto poggiato contro il suo
petto e il respiro lento e regolare: non la vedeva riposarsi così
tranquillamente da un po’ e gli dispiaceva sapere che, prima o poi,
avrebbe dovuto svegliarla per andare a dormire in camera loro; inspirò
profondamente, voltandosi verso la televisione e guardando distrattamente
le auto che sfrecciavano veloci durante la gara che si sarebbe conclusa
con la vittoria del protagonista.
Carezzò lentamente la testa della moglie, sentendola stirarsi appena come
se fosse una gattina in cerca di coccole e sorrise, osservandola alzare la
testa e fissarsi confusa attorno a sé: «Dormito bene?» le mormorò sottovoce,
guardandola mentre si strusciava gli occhi e annuiva, ancora intontita
dal sonno; si allungò, prendendo il telecomando e spegnendo la
televisione, mentre Marinette si alzava e barcollava leggermente, prima di
voltarsi verso di lui e intrecciargli le braccia dietro al collo: «Sei
diventata viziata, principessa» mormorò Adrien, prendendola di peso mentre
lei si aggrappava a lui, stringendogli le gambe attorno alla vita: «Anzi,
ora mi sembri una scimmietta.»
«Chiamami come ti pare, non ho la forza di risponderti» mugugnò la
ragazza, facendolo sorridere mentre lui la portava in camera, aiutato da
Plagg e Tikki che si occuparono di accendere e spegnere le luci.
Adrien si chinò sul letto, liberandosi delicatamente dalla stretta della
moglie: «Allora aggiungerò scimmietta ai tuoi soprannomi» decretò,
osservandola sgusciare sotto le coperte e sistemarsi nel suo posto
abituale
«Ok, micetto» mormorò Marinette, voltandosi di lato e addormentandosi
nuovamente: Adrien la fissò un attimo, sistemandole meglio le coltri e
baciandole la tempia, raggiungendola poi e prendendo la sua posizione
abituale, passandole un braccio attorno alla vita e posando il viso contro
la spalla, assaporando il profumo dolce che la ragazza emanava sempre.
«Dormi tranquilla, amore mio» mormorò, serrando un poco la presa attorno
ai fianchi della ragazza: «Se quel pomodoro ci riprova, gli farò pentire
di essere nato.»