9° Capitolo
La
mamma
<<
È lassù! >>.
Nakamori
segnalò Kid che volteggiava nel cielo. Mandò gli elicotteri ad
inseguirlo ma a metà inseguimento il mantello l'avvolse e sparì. In
verità aveva semplicemente preso la strada opposta degli elicotteri
e volato via.
Atterrò
sul balcone di casa, stringeva la gemma di una rosa intenso, quasi
fucsia e la volse alla luna. Un'altra delusione giunse, sospirando la
mise nella tasca della giacca e fece scorrere l'anta della
portafinestra. Non appena mise piede nella stanza avvertì una
presenza accanto alla porta chiusa. Strinse la spara carte nella mano
destra.
<<
Chi c'è? >>.
La
figura non rispose ed avanzò. Kaito sparò una carta che si conficcò
nel muro e la seconda accese la luce della camera da letto.
<<
Mamma? >>.
Chikage
investì il figlio in un tornando di baci e lo strinse in un
abbraccio, erano più di otto mesi che non lo vedeva.
<<
Il mio bambino! >>.
<<
Mi hai spaventato a morte! >>. Kaito soffocava in
quell'abbraccio materno.
<<
Chi credevi che fossi? Un ladro? >>. Iniziò a ridere fino
alle
lacrime.
<<
Non c'è niente da ridere >>, protestò, togliendosi il
monocolo. << Potevi essere un sicario o peggio...
Nakamori >>.
<<
Tratti così tua madre? >>, lo rimproverò, mani sui fianchi
<<
Scusa, hai ragione. Sono felice di vederti >>. Era
davvero
contento che fosse lì, anche se era abituato a vivere da solo.
Gli
occhi di Chikage si tinsero di malinconia e tristezza quando guardò
il figlio vestito con gli abiti di Ladro Kid. << Gli
somigli
moltissimo >>.
Kaito
poggiò la mano sul ritratto del padre. << Vado a
cambiarmi >>.
<<
Ho preparato uno spuntino notturno! >>.
<<
Grazie, ci vediamo tra dieci minuti >>.
Scese
nella stanza e iniziò a cambiarsi, dopo aver messo al sicuro la
gemma nella cassaforte. Mentre si sfilava la camicia e indossava una
T-shirt si chiedeva perché la madre avesse scelto di fargli visita,
non credeva fosse semplice mancanza. Scese in cucina, la mamma aveva
indossato un grembiule e girava il mestolo nella pentola. Era una
brava cuoca e le piaceva molto cucinare, Kaito ricordava le ore
passate in cucina insieme da piccolo.
Si
sedette al tavolo e la madre gli servì una scodella fumante
accompagnata dalle bacchette.
<<
Com'è andata stasera? >>.
<<
Bene, la gemma non è Pandora. Domani la restituirò >>,
spiegò, assaggiando il ramen.
La
madre si sedette all'altro lato del tavolo, anche lei con una ciotola
di cibo e un bicchiere di vino. << Sei come tuo padre.
Nemmeno
lui si gettava in troppe spiegazioni >>.
<<
Cerco di tenere separate le due cose >>, disse, alzando
le
spalle.
La
madre sorseggiò il vino rosso. << Non ho bisogno di
chiederti
come te la cavi. Parigi attende con ansia le notizie in prima pagina
di Ladro Kid >>.
<<
Come mai sei qui? >>.
<<
Devo avere per un motivo per vedere mio figlio? >>.
Kaito
fissò la madre e lei cedette. << Per l'incontro
genitori-insegnanti >>.
Il
figlio se ne era proprio scordato. Due settimane prima avevano
consegnato un foglietto con scritto data e ora dell'incontro. Avendo
una madre all'estero e orfano di padre l'insegnante non si aspettava
nessuno e Kaito non gliel'aveva detto perché gli sembrava inutile,
sapeva benissimo che aveva quasi il massimo dei voti.
<<
Come l'hai saputo? >>.
<<
Ho sentito Aoko tre giorni fa e me l'ha detto >>.
Non
si fa mai gli affari suoi!
<< Non te lo volevo nascondere >>.
<<
Lo so, tesoro >>, lo rassicurò la madre. <<
Ci tenevo ad
esserci, anche se sono lontana non smetto di essere tua madre
>>.
<<
Non l'ho mai pensato >>, disse Kaito, posando le
bacchette sul
tavolo, aveva finito di mangiare.
Chikage
si versò un altro po' di vino. << L'incontro sarà domani
mattina alle undici. Ah, vorrei invitare Aoko e suo padre a colazione
>>.
Kaito
stava per alzarsi e si fermò. << Perché? >>.
<<
Lei si occupa di te, è una cara ragazza. Vorrei ricambiare
>>.
<<
Le scriverò, sarà ancora sveglia ad aspettare l'ispettore
>>.
<<
Come sta andando fra voi due? >>.
<<
Non c'è nessun noi mamma. Siamo amici, tutto qui >>.
Pronunciare l'ultima frase gli fece tornare in mente l'episodio di un
paio di settimane prima. << Io vado a dormire, sono
stanchissimo >>.
<<
Certo tesoro, a domani mattina >>.
Kaito
salì nella sua stanza, ancora più sicuro che la madre non fosse lì
per un incontro genitori-insegnanti. Avrebbe fatto passare un po' di
tempo e poi avrebbe affrontato il discorso con sua madre.
Aoko
bussò alla porta di casa Kuroba, indossava già la divisa
scolastica. Chikage le aprì e l'abbracciò.
<<
Salve Chikage, sono felice di vederla! >>.
<<
Anch'io cara. Sei cresciuta così tanto! >>.
Kaito
era sull'ultimo gradino della scala, una maglia bianca e un
asciugamano al collo, i capelli umidi dalla doccia. <<
Peccato
non sia cresciuta nei posti giusti! >>
Aoko
non fece in tempo a colpirlo che sua madre lo prese per un orecchio,
costringendolo a scendere l'ultimo gradino.
<<
Ahia mamma! >>.
<<
Non si parla in questo modo a una signorina! >>.
Aoko
e Kaito si sedettero vicino, la madre aveva servito la colazione e si
unì a loro.
<<
Mio padre si scusa per la sua assenza. Stanotte è tornato tardi a
causa di quel grandissimo farabutto >>. Per il nervoso
spezzò
il toast in due.
Chikage
e il figlio di scambiarono un'occhiata d'intesa e cambiarono
abilmente discorso. La colazione proseguì spaziando tra ricordi e
vari argomenti, poi Kaito andò a mettersi il resto della divisa.
<<
Grazie per la colazione >>, Aoko fece un piccolo inchino
e
prese la cartella lasciata all'ingresso.
<<
Gradirei avervi come ospiti per tutto il mio soggiorno >>.
<<
Quanto si ferma? >>.
<<
Ancora non lo so ma non per molto >>.
Kaito
guardò sua madre prima di uscire, la salutò e andò a scuola con
Aoko. Non riusciva a smettere di pensare che c'era qualcosa di
stonato nella sua visita, Aoko parlava e lui rispondeva distratto.
<<
Kaito mi stavi ascoltando? >>.
Il
ragazzo si ridestò. << Scusa, ero sovrappensiero
>>.
Le
lezioni sarebbero durate fino alle undici per proseguire dopo il
pranzo. Kaito era poco concentrato sulla lezione di inglese,
giocherellava con una moneta sotto il banco, quello che faceva quando
aveva dei pensieri da elaborare. Prima delle undici uscirono in
corridoio per attendere i genitori.
Nakamori
arrivò trafelato, con la cravatta annodata male e la camicia
spiegazzata. La figlia gli sistemò la cravatta e lisciò
l'indumento, contrariata. Chikage giunse poco dopo, togliendosi gli
occhiali da sole e mettendoli nella sua grande borsa. Nakamori fece
un cenno di saluto nella sua direzione.
<<
Ginzo Nakamori! Da quanto tempo >>.
<<
Mi dispiace per non essere stato presente a colazione stamane
>>,
si scusò ancora una volta.
<<
Ho immaginato che fossi molto stanco >>.
<<
Be' ho dovuto prendermi la solita lavata di testa e riempire
scartoffie a causa di quel dannato ladro >>.
<<
Sono certa che prima o poi lo prenderai >>, rise lei.
Kaito
evitò di unirsi alla sua risata. Se lui era il mago delle poker
face, sua madre ne era la regina.
<<
Posso offrirti una tazza di caffè? >>, domandò Nakamori.
<<
Certo >>, si girò dai ragazzi. << Torniamo
tra un po'
>>.
I
due annuirono e li guardarono allontanarsi. Aoko si appoggiò al
muro, con l'aria di chi è molto triste.
Kaito
immaginava quale fosse il motivo di tanta tristezza, si appoggiò al
muro anche lui. << Non è venuta vero? >>.
Aoko
scosse appena la testa.
Aveva
telefonato a sua madre per dirle dell'incontro genitori-insegnanti.
Aveva risposto al sesto squillo e detto subito che non sarebbe
venuta, che era in partenza per un viaggio di lavoro. Aveva chiuso
con un magone in gola che era diventato ben presto lacrime sulle
guance.
Quando
Aoko era piccola i genitori divorziarono. Era troppo giovani quando
si erano gettati nel matrimonio e nel ruolo di genitori. Essere
sposata a un poliziotto non era facile e l'ambizione di sua madre
distrussero il matrimonio qualche anno dopo la nascita della loro
unica figlia. Aoko restò con il padre poiché era arrivata la
proposta del lavoro dei sogni e lei partì, cambiando città.
Viaggiava spesso e telefonava alla figlia una volta a settimana e le
faceva visita ogni due mesi, a volte anche tre.
Aoko
si chiedeva spesso perché sua madre avesse rinunciato al ruolo di
genitore e questo l'aveva fatta crescere piena di insicurezze e con
la tendenza a chiedersi se avesse qualcosa di sbagliato.
La
ragazza soffocò le lacrime e si passò una mano sugli occhi. La mano
di Kaito le porgeva un fazzoletto e quando fece per prenderlo quello
si allargò e poi sparì dalla sua vista in minuscoli pezzetti
bianchi. Quando guardò la mano di nuovo c'era una rosa rossa.
Le
fece tornare il sorriso e l'annusò.
<<
Ricordati sempre che di sbagliato non hai niente, come le rose. Sono
bellissime e con le spine, abbiamo tutti i nostri difetti ma questo
non ci rende sbagliati >>.
Quelle
due frasi risollevarono l'umore di Aoko. Vedere quel sorriso fece
felice Kaito. I genitori tornarono dal caffè e Nakamori sembrava più
attivo.
Ben
presto arrivarono tutti i genitori della loro classe. I compagni di
classe fecero commenti positivi sulla madre di Kaito, che smisero
quando li fulminò con uno sguardo assassino.
Saguru
entrò accompagnato dai suoi genitori. Il questore Hakuba e una donna
che non conosceva. La signora Hakuba era una donna inglese sui
quaranta d'anni ma ne dimostra molti di meno: aveva gli stessi
capelli biondi del figlio, un paio di grandi occhi blu e lentiggini
sul viso, spruzzate sul naso e le guance. Era molto bella e i ragazzi
della classe la guardarono ammirati.
<<
Questore Hakuba >>, salutò il grado superiore con
rispetto.
<<
Ispettore Nakamori >>. Si avvicinò al gruppetto con sua
moglie
sotto il braccio. << Lei è mia moglie, Cecelia
>>.
Le
porse la mano. << Piacere di conoscerla >>.
<<
Piacere mio >>, disse con una voce melodica.
<< Mio
marito la nomina spesso. Lei si occupa del caso di Ladro Kid?
>>.
<<
Esatto >>, confermò orgoglioso. << Mi
permetta di
presentarle Chikage Kuroba, un'amica di famiglia >>.
<<
Mio figlio parla spesso della sua classe. Rispetto alla rigidità
inglese, qui si trova molto meglio! Mi racconta dei trucchi di magia
di suo figlio. Suo marito era Toichi Kuroba! >>. Le si
illuminarono gli occhi. << Ho visto qualche suo
spettacolo in
gioventù, era straordinario >>.
<<
Era un grande mago >>, disse Kaito, fiero.
L'insegnante
interruppe la conversazione e invitò i presenti ad uscire per
iniziare i colloqui. Saguru teneva d'occhio Chikage e Kaito, si
chiedeva se sapesse delle azioni del figlio, era da un po' che stava
facendo qualche ricerca sul precedente Ladro Kid e la sua teoria era
che potesse essere stato proprio il padre di Kaito.
Forse
sua madre era una complice,
pensò dubbioso.
Al
colloquio, l'insegnante disse che Kaito era un ottimo alunno, i voti
sfioravano il massimo.
<<
Risulta essere un po' indisciplinato a volte, ma niente di grave.
Dovrebbe stare un po' più attento, a volte sembra perso in chissà
quali pensieri >>, lesse una nota a piè della scheda.
<<
Inoltre leggo che ha rifiutato di unirsi alla squadra di kendo e di
calcio >>.
<<
Mio figlio preferisce dedicarsi ad altri interessi >>,
disse
Chikage.
<<
Spero che l'anno prossimo possa prendere in considerazione le
proposte. Ritengo che se continua così potrà accedere a molte
carriere universitarie >>
Kaito
non aveva mai pensato al futuro. Da quando era Ladro Kid si era
concentrato su Pandora e consegnare alla giustizia i responsabili
della morte di suo padre. E poi? Cosa avrebbe fatto dopo? Essere
cresciuto in una famiglia di maghi avrebbe dovuto rendere facile la
risposta. Ultimamente non lo sapeva più.
Aoko
terminò anche il suo e il padre era molto felice. Chikage li invitò
a cena quella sera stessa e i Nakamori accettarono.
Il
pomeriggio si fece trovare fuori dalla scuola, alla guida di una
macchina noleggiata.
<<
Dove andiamo? >>, domandò, buttando lo zaino sui sedili
di
dietro.
<<
Al bar di Jii >>, rispose, mettendo in moto.
Il
vecchio Jii abbracciò Chikage, felice di vederla. Quando era
l'assistente di Toichi erano molto amici e passavano ore a discutere
degli spettacoli in programma o dei furti successivi. La mancanza di
Toichi era forte e in tre era più facile da sopportare. Kaito
partecipava poco alle conversazioni e sua madre se ne accorse.
La
sera i Nakamori bussarono alla porta della villetta. Chikage si era
messa ai fornelli da ore e il profumo era invitate. Servì il primo
bicchiere di vino all'ispettore e ben presto arrivarono al secondo.
Aoko
si sedette sul dondolo del giardino, puntando i piedi per dondolarsi
piano. Era maggio, ormai, eppure l'aria era freddina e le venne la
pelle d'oca. Kaito le porse un golfino nero e le sedette accanto,
dondolandosi. I due genitori si versarono il terzo bicchiere di vino.
<<
Domani mattina avrà mal di testa >>, disse, con
disappunto, la
figlia.
<<
È mia madre che lo porta sulla cattiva strada. In Europa hanno un
concetto totalmente diverso dal nostro, per quanto riguarda il bere
>>, le spiegò.
<<
Sono certa che a mio padre piaccia parecchio, questo concetto
>>,
disse, con maggiori disappunto, scuotendo la testa.
Aoko
si chiuse per un attimo nella sua tristezza. Lo sguardo orgoglioso di
suo padre l'aveva resa fiera ma non poté fare a meno di pensare che
avrebbe voluto vedere la stessa luce negli occhi della mamma.
Kaito
le pizzicò una guancia, come per svegliarla. << Non fare
così
>>.
Aoko
si strinse nel suo golfino, uno sbuffo di vento la fece rabbrividire.
Poi sentì Kaito avvicinarsi per starle più vicino e appoggiò un
braccio allo schienale. Vincendo l'insicurezza appoggiò la testa
alla sua spalla, come quando erano piccoli e non c'erano ancora la
malizia e fraintendimenti
Nakamori
dava le spalle alla vetrata della cucina e Chikage ci vedeva
benissimo. Aveva capito subito che qualcosa era cambiato fra i due e
non poteva che esserne felice, anche se la strada era ancora lunga.
Rimasero
in silenzio a dondolarsi, entrambi erano di umore ambiguo e sentivano
il bisogno di stare vicino senza dirsi parole inutili. Chikage
dovette chiamarli per la cena, a malincuore, distraendo l'ispettore.
Era sicura che, con tre bicchieri di vino in corpo, avrebbe sbottato
a quella scena. La cena fu piacevole e gli adolescenti lavarono i
piatti mentre i grandi finivano il vino. Ormai Nakamori era brillo e
Aoko lo dovette trascinare giù per la strada fino al loro portone.
Chiusa
la porta, Chikage rimase in piedi nell'ingresso.
<<
Mamma faresti una cosa per me, prima di andartene? >>.
<<
Qualsiasi cosa tesoro >>, rispose lei, affettuosa.
<<
Smetti di dirmi bugie >>.
Quelle
poche parole così dure fecero crollare qualunque maschera. Chikage
sospirò e si sedette sull'ultimo gradino delle scale, indicando lo
spazio accanto a sé al figlio e lui obbedì.
<<
Non posso nasconderti niente eh? Ormai sei grande >>.
<<
Tu sei qui per chiedermi di smettere di essere Ladro Kid
>>,
l'anticipò e il silenzio che seguì ne fu la conferma.
<<
Kaito, non nutro nessun dubbio nelle tue capacità. Sei un mago
straordinario, hai imparato dal migliore. Hai un'intelligenza ben
sopra la media >>.
<<
Ma? >>. In quasi diciassette anni non aveva mai
affrontato un
discorso tanto serio e pesante con la sua spensierata e gioiosa
mamma.
<< Non posso più temere che non tornerai a casa
>>
Kaito
comprese finalmente il motivo della visita. << Jii ti ha
detto
che mi hanno sparato! >>.
<<
Non prenderlo come un tradimento nei tuoi confronti >>,
difese
il vecchio aiutante. << Jii non voleva dirmelo, ho
insistito e
ha ceduto >>.
<<
Mamma, qui non riguarda solo papà. Queste persone uccidono,
rapiscono, fanno del male. Come noi abbiamo perso una persona cara,
succederà a troppe, altre, persone. E se riescono a mettere le mani
su Pandora... lo faranno per sempre >>. Le prese le mani
e la
guardò negli occhi. << Mamma devi fidarti di me
>>.
<<
Lo diceva anche Toichi! >>.
<<
È diverso stavolta. Se tu non sarai d'accordo... be', continuerò
con o senza il tuo benestare >>. La testardaggine del
figlio,
il fuoco che aveva negli occhi fecero intendere alla donna che niente
gli avrebbe fatto cambiare idea. Ricordava le poche occasioni in cui
aveva chiesto al marito di smettere con quella vita, di essere una
famiglia normale e crescere il loro unico figlio nella magia. Nel
profondo aveva sempre saputo che anche Kaito sarebbe diventato un
ladro. Toichi non voleva che Pandora distruggesse la vita di troppe
persone e lui ci aveva rimesso la sua. Sapeva della stanza segreta,
del timer della porta e della possibilità che Kaito potesse
intraprendere quella strada. Nel suo animo di madre aveva sperato
fino alla fine che il figlio si tirasse indietro ed era solo una
bugia che si raccontava.
Chikage
sciolse le mani da quelle del figlio e fece un sorriso triste.
<<
Glielo dirai? >>.
Kaito
sbatté le palpebre, confuso. << A chi? >>.
<<
Ad Aoko >>.
<<
Ma sei matta?! >>, esclamò. << Suo padre è
l'ispettore
che mi dà la caccia >>.
<<
Non è per quello che tieni il segreto >>. Kaito cominciò
a
salire i gradini, non voleva affrontare quel discorso. <<
Perché la perderesti >>.
Il
figlio si fermò in mezzo alle scale, senza voltarsi: stavolta fu la
madre ad aver colpito nel profondo. La sua espressione era di
irritazione e dolore, perché sapeva quanto avesse ragione e strinse
i pugni.
<<
Vado a dormire, buonanotte >>.
<<
Kaito >>. Finalmente si voltò. << Ti voglio
bene >>,
un dolce sorriso.
<<
Anch'io mamma >>, rispose, salendo le scale e chiudendosi
in
camera. Si mise il pigiama e prima di mettersi nel letto guardò il
ritratto del padre, chiedendosi cosa fosse andato storto per essersi
fatto scoprire. D'improvviso ragionò che non ci aveva mai pensato:
come l'avevano scoperto? L'avevano ucciso in pubblico, davanti a sua
moglie e al suo bambino. Non volevano solo vederlo morto, volevano
farlo morire con la certezza di aver impresso nelle menti dei suoi
cari quella scena. Una forte rabbia divampò e la voglia di fargli
pagare il conto con la giustizia fu ancora più forte.
La
mattina Kaito uscì dal bagno dopo la doccia e scese le scale. Si
accorse che l'abitazione era molto silenziosa e corse in cucina: non
c'era nessuno. Il tavolo era apparecchiato per la colazione e c'era
una lettera con le sue iniziali. L'apri:
Tesoro,
ero venuta per capire quanto fossi motivato e deciso nella tua missione. Devo dire che ti ho trasmesso una buona dose di testardaggine! Ho fatto questo viaggio consapevole che non ti avrei fatto cambiare idea, ma sono tua madre e proteggerti resterà sempre la mia, di missione. Ti chiedo di essere responsabile, attento e ricorda che i nemici possono essere molto più vicino di quanto tu non creda.
Ti voglio tanto bene,
Mamma
PS=
Godetevi la colazione! ♥
<<
Godetevi? >>.
Il
campanello suonò e Kaito andò ad aprire, si ritrovò davanti Aoko.
Strinse tra le mani la lettera della mamma, inizialmente fumante di
rabbia che divenne gratitudine poco dopo.
<<
Come partita?! >>.
<<
Lo sai com'è fatta >>, la giustificò Kaito, a colazione
iniziata. << Aveva delle faccende da sbrigare a Parigi
>>.
Aoko
notò la busta lasciata sul tavolo e vi vide spuntare qualcosa.
<<
C'è altro nella busta >>.
Kaito
ne estrasse due biglietti, Aoko brillò di gioia. << Sono
due
biglietti aperti per Parigi, uno per me e uno per te >>.
<<
Adoro Chikage! >>, gli saltò al collo, lasciandolo
subito,
rossa d'imbarazzo.
Kaito
avrebbe voluto una botola di quelle degli spettacoli di magia e
nascondersi lì per l'eternità. Sua madre era la solita
manipolatrice, come poteva tirarsi indietro dopo la reazione di Aoko?
<<
Ci andremo >>.
<<
Perché? Ci stavi anche pensando? >>. Lo sguardo omicida
lo
trafisse.
Kaito
balzò dalla sedia, prendendo la giacca della divisa. <<
Assolutamente no >>.
<<
Ci andremo finiti gli esami >>, disse. <<
Voglio vedere
il Louvre, camminare per gli Champ-Élysées, mangiare sulla Senna e
poi... >>.
L'amico
pensò che sarebbe stata una vacanza molto lunga e, ancora non poteva
saperlo, piena di sorprese e magia.
Angolo autrice!
Ecco
un nuovo capitolo! Ho voluto dedicare un capitolo al rapporto
madre-figlio perché penso che se anche Chikage sia una ex ladra con
particolari idee educative, è sempre una mamma anche lei!
Il
prossimo sarà un capitolo interessante, tra la gioia e il dolore!
Shinici
e Ran amore: grazie per le tue recensioni, come al solito
mi
piacciono moltissimo! :)
Alla
prossima!
PS= Non chiedetemi perché ma mi sembra che risultano di un font diverso l'angolo autrice e il capitolo! Chiedo scusa ma il Kompozer gioca brutti scherzi!