Kaiserreich
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Viva
la Revoluciòn!
Città del Messico,
Messico
21 Maggio 1920
Nel palazzo presidenziale del Messico si stava
svolgendo l’incontro più importante dell’ultimo decennio per il Paese latino.
In una sala infatti, i tre uomini più influenti del Messico stavano discutendo
sul futuro della loro Nazione, che assisteva, debole e sfiancata da dieci anni
di guerra civile, al dibattito, acceso e che rischiava di tramutarsi in uno
scontro armato. Ma andiamo con ordine.
All’epoca il Messico era nel caos: dopo la rivoluzione,
e la conseguente guerra civile tra i Repubblicani e le forze lealiste al
generale e dittatore Porfiro Diaz, il socialismo era diventata l’ideologia più
in voga tra i rivoluzionari, specialmente tra quelli che componevano le forze
guerrigliere di Pancho Villa, un bandito che operava soprattutto al Nord,
vicino al confine con gli Stati Uniti. Contemporaneamente le forze
Repubblicane, vincitrici e conservative, sotto la guida di La Huerta tentarono
di restabilire la costituzione del vecchio regime di Diaz. Questa mossa,
apprezzata dagli USA, non fece altro che causare una nuova rivoluzione,
stavolta di stampo socialista. Negli stati del Sud, Emiliano Zapata creò
un’armata rivoluzionaria, mentre al Nord, insieme a Pancho Villa, si
organizzarono forze rivoluzionarie guidate da Venustiano Carranza. Sebbene La
Huerta fu costretto alle dimissioni nel Luglio 1914, il tentativo di stabilire
un ordine rivoluzionario al Paese, con la cosiddetta Convenzione di
Aguascalientes, fallì portando il Messico in una nuova guerra civile: al Sud,
Zapata e il suo esercito controllavano lo Yucatan e gli altri territori
meridionali, al Nord Villa continuava la sua guerriglia, mentre il presidente
ufficiale, Carranza, si era asserragliato nella capitale e nelle montagne al
centro del Messico. Le azioni di Villa contro le cittadine americane oltre al
confine convinsero gli Stati Uniti ad inviare una spedizione punitiva, che non
riuscì comunque ad eliminare i guerriglieri, ed aiuti bellici a Carranza. Tuttavia
questa mossa rese Carranza il legittimo presidente agli occhi del mondo.
Nell’Aprile del 1915, a Celaya, le forze governative sconfissero i
rivoluzionari, costringendo Zapata a ritirarsi al Sud. La vittoria di Celaya
permise a Carranza di scrivere una nuova costituzione, che mantenne molti
aspetti socialisti nel tentativo di ingraziarsi il popolo ed i ribelli.
Tuttavia Zapata rimaneva una minaccia a Sud: il generale Pablo Gomes inviò il
colonnello Jesus Guajardo ed i suoi uomini nelle giungle meridionali, dove le
forze zapatiste attuavano ormai da tempo una guerriglia feroce. Ma Guajardo ed
i suoi uomini, appena giunti nelle regioni, si unirono a Zapata. Quello che
passò alla Storia come l’Engaňo de Chinameca permise la continuazione delle
attività di Zapata. Nel 1919, arrivò la svolta. Il generale Alvaro Obregon,
sfruttando la sua immensa popolarità tra i Messicani, decise di candidarsi per
le elezioni presidenziali dell’anno seguente, mentre Carranza annunciò che non
si sarebbe candidato: al suo posto nominò Ignacio Bonillas, uno sconosciuto
diplomatico che aveva intenzione di utilizzare come burattino. Tuttavia,
capendo che la vittoria non sarebbe stata sua, tentò di arrestare Obregon, che
riuscì a fuggire nello Stato di Guerrero. Subito dopo, il generale Alfonso de
La Huerta, parente dell’ex presidente, proclamò un’insurrezione contro
Carranza, che si rifiutò di arrendersi nonostante il 70% dell’esercito
Messicano fosse schierato dalla parte degli insorti, e scappò dunque sulle
montagne presso Puebla, nel tentativo di raggiungere Veracruz, ma venne
assassinato dai suoi. Nel frattempo, approfittando del caos, Zapata si era
mosso ed era riuscito ad occupare molte importanti città, come Cuernavaca,
Cuatla, Xochimilco e Toluca, per poi catturare Città del Messico stessa.
Ed eccoci dunque al 21 Maggio 1920, nel palazzo
presidenziale di Città del Messico, dove i tre uomini più influenti del Messico
stavano discutendo sul futuro della loro Nazione. Intorno ad un tavolo, pieno
di carte e su cui c’erano delle tazzine di caffè oramai svuotate da molto,
Emiliano Zapata, il generale Alvaro Obregon e il generale Alfonso de la Huerta
stavano discutendo soprattutto sull’assetto politico dopo la rivoluzione. Nel
frattempo Messico, stanco e malato, prestava poca attenzione ai discorsi,
cercando il sole del primo pomeriggio come un’iguana della California. La sua
lucidità era ormai andata, e non desiderava altro che riposarsi. Il ragazzo si
aggiustò i capelli neri mentre osservava con gli occhi di pece scavati dal
sonno un foglio, precisamente una pagina della Costituzione.
“Signor Zapata, lei sa bene che le nostre forze sono
superiori, dunque non è nella posizione di fare richieste!”
“Generale, lei sa meglio di me che un combattimento
urbano causerebbe molti problemi alle vostre truppe. E né voi e né il generale
De la Huerta avete abbastanza coraggio ad affrontarmi.”
La Costituzione, oggetto di tanti dibattiti e scontri
armati. Pensandoci meglio, tuttavia, Messico trovò in quel foglio la soluzione
ai problemi del suo Paese.
“Ascoltatemi!”
I tre si voltarono stupiti: sin dall’inizio della
riunione Messico era rimasto in disparte, visibilmente convalescente, tuttavia
ora sembrava aver trovato l’energia perduta.
“Ascoltatemi, credo di aver trovato la soluzione. Un
compromesso che accontenterà tutti.”
Gli uomini lo invitarono a continuare.
“Allora, il generale Obregon vuole essere presidente,
poiché gode del supporto popolare, giusto? E nel frattempo il signor Zapata
vuole mantenere una politica socialista nel governo, no?”
“Claro! Dunque?”
“Dunque arriviamo ad un accordo: il generale Obregon
sarà presidente, mentre il signor Zapata ministro dell’economia. In questo modo
si potrà mantenere un carattere socialista per il Messico. Nel frattempo il
generale De La Huerta sarà il ministro della difesa.”
Obregon portò la mano al mento per riflettere.
“Lei sta proponendo un triumvirato messicano?”
Messico annuì.
“Per me va bene.” Disse De La Huerta, seguito da
Obregon. Zapata li guardò dubbiosi, ma poi sorrise anche lui.
“Sono d’accordo anch’io.”
Messico sorrise lasciando un sospiro di sollievo.
“Mucho bien! Allora dobbiamo brindare!”
Si fecero portare del vino, ed alzarono i calici
facendo tintinnare i cristalli.
“Viva il Messico! Viva la Rivoluzione!”
“Viva el Mexico! Viva la Revoluciòn!”
Salve a tutti! Oggi il capitolo è un po’ corto, lo ammetto,
ma era necessario, come lo sarà il prossimo, che prevedo sarà breve anch’esso.
Vogliate scusarmi, ma in compenso il capitolo che verrà dopo il prossimo
(strani giri di parole) sarà più lungo e avvincente. Diciamo che ci voleva un
ponte di due capitoli tra la Weltkrieg, o Guerra Mondiale, e la Guerra Civile
Russa. Ora che sapete anche cosa ci attenderà in futuro, parliamo del presente!
Messico ha finalmente ritrovato la pace dopo un decennio di guerra civile, ed
ora avanza verso un futuro di stampo socialista. Notate il trend? Il socialismo
è dominante in Francia e in Messico, e non bisogna dimenticare il mitico trio
Lenin - Trotsky – Stalin in Russia! Come finirà? Beh, lo scoprirete leggendo,
cari lettori! Avete notato la mancanza di note? Oltre all’evidente mancanza di
bisogno di chiarimenti (dato che i termini spagnoli utilizzati sono facilmente
comprensibili), è anche un test per il futuro. Preferite le note, o preferite
questo modello dove le future note saranno integrate nella narrazione? Vi prego
di farmi sapere, è la mia prima fanfiction e dunque ci tengo molto al vostro
gradimento, sia narrativo che stilistico. Ora la smetto ché altrimenti gli
appunti finali diventano più lunghi del capitolo! Beh, non mi rimane che
ringraziarvi per la lettura, invitarvi a lasciare una recensione, e ricordarvi
che, se vi foste annoiati (speriamo di no questa volta, perché rischio!), non s’è
fatto apposta. Ciao, alla prossima!