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Autore: Sarandom    06/06/2017    4 recensioni
[SPOILER SEASON 11] (Destiel e Saileen)
Timeline: Amara ha ucciso Lucifero e con Chuck sono andati via. Dio torna da Dean, Sam e Cas, gli toglie il lavoro da cacciatori, ma qualcosa li ha seguiti. Mentre si apprestano a formare una vita normale, c'è chi dovrà fare i conti con il passato.
E tutte quelle lettere a Dio sono scommesse
E tutte quelle lacrime oggi sono promesse
Io sono un cazzo di soldato senza una guerra
Ed esito, barcollo ma non mi ci vedi a terra
E rido perché so che tornerò ad amare ancora
E urlo a chi vorrà ascoltare
Che “solo” è solo una parola
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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R.

 

Castiel dormì per due giorni interi, svegliandosi solo dopo alcuni spasmi, per via dello stress post incidente e per l’effetto dei medicinali.

Sam entrò nella stanza, portando il pranzo a Dean. «Hey, sono ancora calde.»

Dean accettò il contenitore di plastica con dentro le lasagne.

«Non si è ancora svegliato?»

Dean scavò la pasta con la forchetta, senza veramente aver voglia di mangiarla. «No, ha solo aperto gli occhi un momento. Hanno detto che è normale, la botta è stata forte.» Prese un boccone e masticò per inerzia.

Sam fece una piccola smorfia. «Dean…mi piacerebbe restare, ma Eileen non si è sentita bene oggi…»

Dean si voltò. «No, tranquillo. Vai pure. Se si sveglia gli dirò che sei passato.» Sam gli toccò una spalla e si salutarono.

Passarono altre due ore, senza nessun segno da parte dell’angelo. Dean passò il tempo sfogliando delle riviste che aveva portato Claire, alcune di golf e altre di cinema.

«Dean?» Sentì la voce flebile e più rauca del solito.

Il cacciatore si alzò prendendo il bicchiere e versandoci dell’acqua, aggiunse la cannuccia e la avvicinò alle labbra del moro. Cas bevve il tanto che bastò per fargli schiarire la gola, aprì lentamente gli occhi e trovò un Dean leggermente rilassato e con un piccolo sorriso sulle labbra.

«Come stai, bell’addormentato?»

«Non sono una principessa.» Chiuse gli occhi per il dolore alla schiena e sul torace, dato che aveva provato a cambiare posizione.

«Ti ho detto di non muoverti.»

Castiel grugnì e alla fine sospirò. «Devo… darti spiegazioni.»

«Già. Ma non sono così poco cavaliere, quindi aspetterò quando ti rimetterai in sesto.»

Castiel lo guardò. «No.»

Dean sospirò.

«Okay, dimmi qualcosa.»

Cas cercò di articolare una frase, ma le parole gli morirono in gola.

Dean allargò le mani e increspò la bocca. «Va bene, inizio io.» Si soffermò sulle coperte. « Per quale motivo sei qui, Cas? Perché diavolo non sei in gran forma a cercare chi ti ha picchiato?» Lo guardò e Castiel abbassò lo sguardo.

«Perché sei ancora in un letto d’ospedale? Cos’è? Una specie di nuova auto-punizione? »

«No.» rispose Castiel, perentorio, poi la sua espressione cambiò repentinamente e quegli occhi tormentati della sera precedente tornarono a fissarlo. «Sei…sei qui.»

Dean sbuffò, roteando gli occhi. «Certo, che sono qui. Sei tu che non dovresti voler vedere me.»

«Dean...» sussurrò Castiel.

Il cacciatore lo guardò intensamente per qualche secondo, poi calò lo sguardo sulle sue mani.

«Mi sono ricordato. Ho ricordato tutto.» ammise a fatica. «Mi dispiace. Per ieri sera… per la festa.» Chiuse gli occhi, alzando lo sguardo su di lui. «Quello che ho fatto-...mi dispiace.»

Cas aveva uno sguardo incredulo. Schiuse le labbra. «Quindi… tra noi, come va?»

«Non lo so, Cas.» si affrettò a dire Dean.

Castiel gli vide indossare la sua maschera frustrata, enfatizzata dalle sue mani che non riuscivano a stare ferme e si tormentavano..

«Dean, possiamo parlare?»

«Cas, io… non lo so, okay? Non so cosa ho fatto, non so perché l’ho fatto. Non so se è successo altre volte… solo… non lo so.» Dean sembrava frustrato e si passò una mano sul volto.

Cas sollevò le sopracciglia di poco. «Beh, sei fuggito con Crowley.» tentò di risultare divertente.

«Oddio, smettetela tutti.» disse Dean, secco. Fu come colpire un suo nervo scoperto. «Volevo semplicemente andarmene, okay? Crowley ha sempre creduto di potermi controllare e ne ho solo approfittato per avere del tempo libero.»

Castiel corrugò un sopracciglio, irritato al ricordo del cacciatore diventato demone e in giro con il Re degli Inferi.

«Mi sei mancato. Ci sei mancato.»

Dean prese un lungo respiro. «Ora sono qui.»

«E io devo parlarti.»

Dean scosse la testa. «Cas, non riesco neanche a pensare ora. Riposati.»

«Dean, cosa ricordi dell’incontro con Chuck?» lo incalzò Castiel, senza starlo a sentire. Gli occhi blu lo puntarono.

Dean lo guardò, spiazzato. «I-in che senso?»

«Tu e Sam avete detto di ricordare poco, cosa ricordi?»

Il cacciatore si passò una mano sulla fronte. «Solo che… è apparso e ha detto qualcosa sull’essere tornato e dopo non avevamo più un lavoro.»

«Posso raccontarti una cosa?»

«Non riesci neanche a muovere la bocca. Rimandiamo, dormi.»

«Ho rimandato per troppo.»

Dean rimase fermo a fissarlo per un po'. Sapeva che non sarebbe riuscito a convincerlo, quindi gli fece segno di andare avanti, stancamente.

 

Due mesi prima

 

Una luce innaturale investiva il profilo superiore dell'intera città di New Hampshire, colorando i grattacieli di un azzurro brillante e riflettendosi su tutte le finestre.

Dean uscì, chiudendosi la porta alle spalle e fece due passi prima di arrestarsi di colpo, la fronte corrugata. Aprì, chiuse le ciglia più volte ed alzò il capo, rimanendo immobile a fissare il cielo nuvoloso e perfettamente diviso in due da una linea color... occhi di Cas? Sì, sembrava decisamente il colore delle iridi dell'angelo, solo più fluorescente.

A Dean sarebbe scappato un sorriso se solo la situazione non fosse stata così inquietante.

Non aveva mai visto nulla del genere nella sua vita e... ne aveva viste anche troppe di cose bizzarre.

«Saam!» iniziò a chiamare, alternando lo sguardo tra il cielo e la porta della camera del motel, come se temesse che qualcosa gli sarebbe piombato addosso da un momento all'altro. Tornò indietro verso la porta e bussò energicamente. «Sammy!» urlò, stavolta più forte.

Si udì un fievole «Arrivo!» probabilmente proveniente dal bagno.

Intanto, Dean aveva ripreso a scrutare in alto, alla ricerca di una spiegazione plausibile. La linea azzurra stava iniziando ad allargarsi e ad apparire sempre meno normale. «Ma che diavolo...»

Quando il minore dei Winchester aprì la porta, Dean si girò di scatto verso di lui; suo fratello indossava solo un asciugamano bianco attorno alla vita ed era appena uscito dalla doccia. «Che hai da urlare tanto?» gli domandò Sam, scuotendo un po' i capelli bagnati.

«Dannazione, Sam, sembri un labrador.» Dean si asciugò la faccia e la maglietta, e tornò allo strambo fenomeno.

«Guarda su.»

Sam alzò entrambe le sopracciglia. «È un qualche tipo di scherzo idiota?»

Dean sbuffò. «No. Guarda su... e basta.» Stava per dirgli qualcos'altro, ma tanto il fratello non gli avrebbe dato retta. Lo sguardo gli si era fissato in alto.

La bocca di Sam si schiuse spontaneamente. «Ma... che...» Ridusse gli occhi a fessura.

«Non chiederlo a me.» rispose Dean, prendendo il cellulare. «Sentiamo se Cas ha qualche notizia. Magari su radio angelo hanno annunciato qualche concerto di pennuti con tanto di riflettori dei puffi.»

Sam ridacchiò e si passò una mano sulla fronte umida. «Chiamalo pure mentre io mi asciugo.» e rientrò .

Passarono due squilli e l’angelo rispose. «Dean?»

«Dovremmo avere lo stesso cielo.» disse direttamente il cacciatore.

«Già.» rispose Cas dopo qualche istante.

«Che si dice?»

«Chi?»

Dean poté giurare di vedere l’espressione accigliata e confusa dell’angelo dall’altra parte del ricevitore.

«Radio angelo dice niente?»

«No, viene solo una strana musica…»

«Con cosa pensi possa avere a che fare? Qualche altro angelo simpaticone?»

«No.»

«Raggiungici, così cerchiamo di capire.»

Si sentì un sospiro nervoso dall'altra parte. «Credo sia Dio…Chuck.»

 

*

 

Poco dopo, Dean vide l’auto dell’angelo avvicinarsi e, nel raggiungerlo, continuava ad osservare il cielo.

«Aveva detto sarebbe tornato.»

Proprio in quel momento, la testa ancora bagnata di Sam fece capolino dalla porta.

«Castiel, sai niente?»

L'angelo negò col capo. «Non so dirvelo con esattezza...»

Cas non ebbe il tempo di finire la frase, che una luce dorata li investì dall'alto, come un'enorme saetta luccicante.

Sam e Dean fecero miracolosamente in tempo a chiudere gli occhi e vennero spinti verso il basso. Cas cadde quasi a terra a causa dell'energia sprigionata da quel lampo.

«Perdonatemi, ma non avevo mai fatto un'entrata con stile... sapete... quelle che voi umani inserite nei film di fantascienza... carina, no?»

I Winchester si consultarono con uno sguardo e poi tornarono a Chuck. «Ma... cosa sei venuto a fare, adesso...?» domandò Sam.

Chuck sporse in avanti il labbro inferiore. «Beh,  ho avuto da pensare.» rispose e guardò amorevolmente suo figlio Castiel, che ancora lo fissava stupito, le labbra schiuse e gli occhi sgranati, senza pronunciare una sola parola.

«... e ora?» continuò Sam.

«È semplice. Desidero sistemare le cose. È giusto che io prenda le responsabilità di ciò che ho creato...» sentenziò Chuck, le braccia conserte e il viso serio. «Venite con me.»

«Ho i capelli bagnat-» mormorò Sam, toccandoli, ma si fermò immediatamente, gemendo di sorpresa. Erano asciutti. 

«Credi che io non possa sostituire un asciugacapelli?» domandò Dio, come colpito nel profondo.

«No, no...»

Chuck ruotò gli occhi, ridendo. «Te l’ho fatta.» Sam lo guardò, stordito. «Bando alle ciance. Con me, su.»

«Dove?» domandò l'angelo, parlando per la prima volta.

Chuck gli fece un rapido occhiolino. «Vedrete. Ho un... discorso speciale da fare a te, Castiel.»

Detto ciò, Dio schioccò le dita e nessuno di loro tre si trovò più nel luogo in cui era prima.

 

 

*

 

 

Presente

 

Castiel, sopraffatto dai medicinali, purtroppo si era addormentato durante la ricostruzione degli avvenimenti. Dopo qualche ora passata a dormire, si svegliò, mugolando dolcemente il nome di Dean. Quella parola gli usciva dalle labbra molto più spesso di tutte le altre, tanto che quel suono era ormai fin troppo familiare e rassicurante per il cacciatore. Era così preoccupato nel vederlo in quelle condizioni che si concentrava solo nel farlo riposare.

«Cas... come ti senti ora?» gli domandò Dean, le dita che vagavano indecise sul lato sinistro del materasso; stranamente avrebbe voluto potergli toccare la mano, ma non si azzardò. Quella parte dovevano ancora esplorarla bene.

«Sto... sto bene, credo... cioè, ho dei dolori un po' ovunque, ma...» Cas tentò di sollevare il capo, ma fu preso da un violento fastidio dietro la testa che lo fece crollare di nuovo sul cuscino.

Dean scattò in piedi. «Cas…» sussurrò, avvicinandosi al viso contratto dell'angelo.

Castiel schiuse le palpebre e puntò le iridi blu verso quelle verdi di Dean.

«Non c'è nulla che tu possa fare per me in questo senso, Dean...»

Il cacciatore si accigliò, scuotendo cocciutamente la testa. «Ma-»

«Devo finire di raccontare.» lo interruppe Castiel, e Dean rimase col fiato sospeso, le parole che voleva dire ricacciate in gola.

«Giusto.»

 

Due mesi prima

 

Castiel vedeva bianco. Solo bianco attorno a sé. Si girò e rigirò, confuso. Esplorò la zona, niente.

Chuck apparve accanto a lui e schioccò di nuovo le dita; l’angelo vide una gigantografia di una ripresa a metà viso di Samandriel, che disse: ‘Nonostante i suoi sbagli, il cuore di Castel è sempre stato al posto giusto.’

Poi vide Dean: ‘Sei uno di loro?’ domandò all’angelo, che purtroppo Cas aveva dovuto uccidere.

‘Avere troppo cuore è sempre stato il problema di Castiel’.

Tutto fu nuovamente ingoiato dal bianco.

Cas non disse una parola, ma lo guardò e Chuck interruppe le sue domande silenziose. «Cosa... sono?»

Suo padre ammiccò. «Oh, quelle dici? Sono solo le immagini di attesa! O meglio, i ricordi di attesa!» Chuck portò una mano sul mento. «Sono anni che esistono e... non ho ancora trovato un nome che gli si addica. Devo ammetterlo... nemmeno io sono perfetto forse...?» Rise.

Apparvero altri colori che attirarono l'attenzione di Cas; la nuova immagine proiettava l'aspetto di una stanza dalle mura scure e… c'era Dean: ‘Hey Cas, sei lì fuori, amico? Ho bisogno che tu venga qui. Ho bisogno che torni indietro e ho bisogno che tu non sia fuori di testa.’

Di nuovo bianco e Chuck sorrise.

Castiel ricordava ogni volta in cui il cacciatore lo aveva chiamato, come ogni volta in cui era apparso per aiutarlo e quando non lo aveva fatto. Ricordava bene ogni tono con il quale Dean pregava e anche le sue parole quando gli aveva detto che per lui pregare era come supplicare, ma da quando aveva iniziato non aveva mai smesso.

Vedere il momento in cui lo faceva, non gli era mai capitato però. Lui poteva solo sentirlo, e adesso osservarlo gli donava tutto un altro significato. Era sempre allo stremo delle forze mentali e fisiche. Quando si rivedevano dopo tanto tempo, Dean era sempre scontroso e Castiel pensava gli rispondesse così perché in effetti non si era fatto vedere. Ma in quel momento capì che il motivo era perché gli mancava.

Cas fissava ancora davanti a sé, parlò con sguardo carico di rammarico. «Perché mi stai facendo vedere queste cose?»

Chuck ridusse gli occhi azzurri a fessura, tornando serio. «C’è una cosa che vorrei chiederti, ma prima un’altra.»

Apparve Naomi, e Castiel ebbe un sussulto che Chuck notò, osservando attentamente la scena con lui.

Dean guardava la donna con tristezza ed astio: ‘Lo so, stai sperando che Castiel torni da te. Ammiro la tua lealtà.’

Ricordava fosse veramente brava a convincere le persone, Dean sembrava crederci: ‘Vorrei solo che Castiel la pensasse allo stesso modo’.

Fu la seconda volta che vide quell’espressione sul volto dell’amico ed entrambe le volte lo aveva tradito, cercando di salvare il mondo e fallendo miseramente.

«Non essere così duro con te stesso.» lo interruppe il Padre.

«Ho sempre sbagliato, cercando di fare la-.» rispose Cas, sull’orlo del baratro.

«...cosa giusta.» Chuck piegò la testa da un lato osservandolo, e Castiel trattenne il fiato.

Il Padre schioccò la lingua e fece qualche passo avanti, superandolo. «Lo sento, Castiel. Non ti senti parte di questa realtà, ma è tutto il contrario.»

Cas non sapeva dove guardare.

«I-io... amo la Terra, amo gli Umani… ma non, non riesco a battermi per loro. Non riesco a proteggerli come vorrei.» spiegò.

«Solo perché è nella tua natura dare tante possibilità, come quelle che ho sempre dato a te.» disse Chuck.

«A te piace stare con loro. Ti piace condividere tutto con loro, ma…da dopo Dean demone, dopo aver invitato Lucifero... Andare a spasso con Crowley, sacrificandoti per togliere di mezzo Lucifero. Ti stai perdendo e non permetti a Sam e Dean di aiutarti. Dean ha anche detto che entrambi ti vedono come uno di famiglia, un fratello. Per loro è una cosa importante.» continuò.

Apparve l’immagine di una stanza che Castiel ricordava bene.

Metatron stava parlando con qualcuno; il suono apparve ovattato, poi si schiarì: ‘E’ stato tutto per salvare un essere umano, giusto?’ Cas serrò la mascella. ‘La sua vera debolezza è stata rivelata. E’ innamorato.” Castiel agitò impercettibilmente una mano contro la gamba ‘dell’umanità’.

«Be’, c’è una bella verità in questo.» affermò Chuck, facendo girare di scatto Castiel.

«Non so cosa intendi.»

Chuck sorrise. «E sono molto orgoglioso di questo…ma c’è dell’altro.» Alzò le sopracciglia, facendo sentire l'angelo in soggezione.

Castiel si guardò intorno. «Cosa?»

«Tu sai cosa.»

L'angelo sospirò, pensando a quegli occhi verdi, alle lentiggini, ai capelli biondi. Al suo orgoglio e alla sua testardaggine. A Dean.

Tornò a guardare Chuck, cercando di cambiare discorso. Era da molto, troppo tempo che voleva domandarglielo. «C’è una cosa che vorrei chiederti.» la voce flebile.

Chuck parve frastornato. «Spiegati meglio, figliolo.»

Cas abbassò lo sguardo, quasi intimidito. «È la domanda più spontanea e che probabilmente più ti è stata rivolta.» Fece una pausa. «Perché te ne sei andato?» sollevò i suoi occhi blu piantandoli in quelli azzurri di Chuck.

Lui lo guardò, senza rispondere.

L'angelo deglutì, senza riuscire ad eliminare il groppo in gola. «Sei rimasto deluso... » disse, la voce non proprio ferma, attirando la totale attenzione di Chuck.

«E lo sei ancora, parecchio... dagli angeli, da me.» Strinse i denti, il volto contratto.

Chuck rimase fermo per qualche istante ancora, poi si avvicinò al figlio, posandogli una mano sul petto.

«Castiel, tu sei un angelo... » fece uno sforzo per pronunciare quelle parole.

«Sì, continuo a ripeterlo…»

«Non ci credi più?» Chuck parve commosso. «Tu non sei una delusione, sei... »

Una lacrima scese giù per la guancia dell'angelo, fino a bagnargli le labbra. Chuck scosse la testa, le palpebre serrate. «Oh... no, no... » Circondò Castiel con le braccia, appoggiandosi alla sua spalla. «No… Io ti ho scelto, Castiel. Ti ho scelto per uno dei compiti più importanti e tornando indietro, lo rifarei.»

«Pensavo quello fosse Lucifero.» mormorò l'angelo.

«Lo è. Lo è stato. Con lui ho forzato troppo la mano e so di aver commesso un grande sbaglio. Tu, però, hai iniziato a credere nella mia creazione. Ho sempre chiesto solo questo. Non sono contro una vostra preferenza umana, è che…dato il vostro modo di essere, se superate il limite, ne venite sopraffatti. E’ successo anche a te, ma sei ancora qui.»

Ci fu una pausa durante la quale Cas strinse suo padre – la sua aura luminosa e confortevole; era finalmente tornato da loro, da lui.

«Vorrei tanto gli altri capissero.»

Castiel si separò da lui. «Non credo accadrà mai.»

«Lo supponevo. Ricorda che se non intervengo, è perché esiste un motivo.»

Castiel annuì. «Certo, Padre.»

 

 

Presente

 

Dean teneva lo sguardo basso da minuti ormai, ascoltando la storia di Castiel.

 

Due mesi prima

 

«D-dove siamo?.»

Chuck si separò da Cas, sbattendo le ciglia e fissandolo. «Che importanza ha?» sussurrò.

Castiel non rispose e si limitò a seguirlo.

Chuck sospirò. «È complicato... me ne sono andato affinché le cose si sistemassero. Non sono mai... davvero intervenuto. Sono scappato per far scoppiare l'Apocalisse, per mettere fine a tutto e ricominciare da capo.»

Castiel lo fissava senza capire.

«Ho fatto nascere e crescere Sam e Dean Winchester... perché potessero creare un diversivo e convincermi a non farlo. Per decadi mia sorella ha sempre rovinato tutto ed io la odiavo per questo. Poi l’ho rinchiusa, ma… c’era qualcosa che non andava e partiva tutto da me. Dalle mie creature, dai miei figli.»

«Volevi distruggerci?»

Chuck lo guardò con una leggera sorpresa negli occhi celesti. «Non potevo. Ho preferito andarmene…cercando di fare comunque del bene ed ecco il motivo per cui torni sempre in vita, Castiel.»

L'angelo schiuse le labbra.

«Figlio mio.» mormorò Chuck, «Tu hai fatto un lavoro perfetto. Sei stato un ottimo guerriero e protettore dei due fratelli... te ne sarò sempre grato. Sempre. Potrai non essere un arcangelo, ma hai la stoffa per essere uno di loro.»

Castiel respirò pesantemente e lentamente, scuotendo la testa. «Mi hanno odiato tutti in Paradi-»

«Io no.» Chuck lo fissò con amore paterno nello sguardo celeste.

Dio posò le mani sulle spalle dell’angelo. «Ascolta. Sono qui, adesso, perché voglio veramente sistemare le cose. Adesso ho capito come fare a mettere ordine in questo mondo.»

Suo figlio lo guardò incredulo.

«Sì, è proprio ciò che pensi. Voglio controllare di più.»

«Ci credevo una volta... » confessò Cas.

«Devi crederci.» lo interruppe Chuck. «Devi credere in me, come prima.»

Chuck si voltò e, improvvisamente, si ritrovarono in un giardino. Tutto era molto colorato, dall’erba, agli alberi, al cielo fino all’aquilone rosso che svolazzava in aria.

«Questo è…»

«Sì, mi piace. E’ molto tranquillo.»

Cas iniziò a spazientirsi un po' con i suoi modi di fare. «Dove hai mandato Sam e Dean?»

«E’ proprio di questo che ti voglio parlare.» Si voltò. «Ti ho detto che voglio ristabilire un equilibrio e a te voglio dare una scelta.»

Castiel si accigliò.

«Nonostante tutto sia andato male... hai trovato una famiglia da amare, da proteggere, e per cui morire. Non allo stesso livello della tua vera famiglia.»

Castiel abbassò la testa.

«Non te ne faccio una colpa, io me ne sono andato.»  Fece spallucce. «Vuoi restare qui sulla Terra, con loro, da umano.» Chuck sorrise eloquentemente. «...o…tornare con me in Paradiso, con tutti i tuoi poteri ed aiutarmi?»

Cas esitò. «Sarò un abominio.»

Dio scosse il capo, risoluto.

«NO. Non ai miei occhi. Non agli occhi dei miei seguaci. Cercherò di perdonare chi risulterà davvero dispiaciuto e manderò sulla terra chi mi ha veramente deluso.»

«Veramente vorresti il mio aiuto…in Paradiso?»

«Perché no? Sei bravo. Hai cuore ed intelligenza.»

«Ma gli angeli non dovrebbero averne.»

Chuck sorrise, abbassando lo sguardo e guardandolo poi da sotto le ciglia. «C’è sempre il prezzo da pagare.»

Cas si guardò le scarpe, le mani si posarono sul trench, quasi accarezzandolo, finendo sulla cravatta.

«Stai ancora cercando di rendere giustizia per quell’uomo, vero?»

Castiel lo guardò, gli occhi affranti.

«Jimmy sta bene.»

«Lo devo a Claire.»

«Non devi niente a nessuno.»

Ci mise qualche secondo a rispondere. «Non è vero.»

«Sam, forse? Non ho trovato nessuna nota di demerito nei tuoi confronti.»

Castiel distolse lo sguardo.

«Ah, giusto.» Chuck gli si avvicinò lentamente. «Per lui, sì, che ne hai fatte tante» Rise.

Schioccò le dita e si ritrovarono in una stanza poco illuminata, vide Sam e Dean alla sua destra e Hester a sinistra: ‘Da quando Castiel ha posato la mano su di te, per la prima volta all'inferno, si è perduto’.

Suo padre stava ancora ammiccando. «Provi qualcosa di speciale nei suoi confronti... non è forse vero?»

Cas arrossì. «Noi abbiamo un-»

«Legame profondo, sì, lo so. Ma Dean non ha più la tua impronta e continuate comunque ad averlo. E’ interessante.» Chuck rise. «Una delle più grandi cavolate inventate sul mio conto è proprio questa. Tutti convinti che io non voglia che voi angeli....»

Castiel guardò giù, in evidente imbarazzo.

«Non hai nulla di cui vergognarti, Castiel. Quindi la tua scelta sono... il tuo tramite e gli umani? Sei sicuro di voler abbandonare poteri e ali?»

Castiel lo fissò, serrando le labbra ed abbassò di nuovo il capo. «Io non voglio disobbedire -.»

«Te lo sto chiedendo io.» lo interruppe Chuck, con un lieve sorriso. «Non ci resterò male. Comprenderò la scelta.» sorrise.

L'angelo deglutì, nervoso. «Allora...ho la mia scelta.»

 

 

 

Presente

 

Erano passati due giorni da quando Castiel e Dean avevano avuto quella conversazione e nessuno dei due si era azzardato a tornare sul discorso. Nessuno dei due era nella stessa stanza, sveglio, per farlo.

Dean restava tutta la notte a sorvegliarlo; la mattina andava a casa a dormire e per lavorare, e Claire andava da Castiel il pomeriggio per studiare.

Un giorno, alcuni studenti andarono a trovarlo accompagnati da Margareth e Samal.

A Castiel aveva fatto immensamente piacere rivederli, soprattutto adesso che aveva meno dolori e poteva parlare senza addormentarsi all’improvviso.

«Come è il professore di sostegno?» domandò, incuriosito, dopo che Margareth lo aveva chiamato per annunciargli l'arrivo del sostituto.

«Non male, ma lei è più divertente. Ha un modo unico di spiegare, prof.»

Castiel sorrise, per quello che la sutura al labbro permetteva.

«Trattatelo bene, mi raccomando. Fatelo sentire a suo agio. Non è facile starvi dietro.» tutti e i ragazzi risero.

«Ah, prof. Dobbiamo iniziare a pensare al progetto di metà anno.» disse un ragazzo.

Castiel lo guardò sorpreso - non aveva idea di cosa stessero parlando. Margareth gli strinse una mano. «Sì, Castiel.» Sollevò le sopracciglia, parlando lentamente, enfatizzando le parole per aiutarlo a fingere di ricordare. «C'è da scegliere un argomento... ed esporlo alla scuola, con le altre classi.»

Cas sbatté le ciglia, ma poi annuì piano. «Oh, giusto….pensate intanto ad alcuni…. E verrete ad espormi le vostre idee.» Sorrise dolcemente a quei giovani visi.

«Sapevo avrebbe risposto così.» disse Eleanor, giocando con un boccolo di capelli.

 

Il tempo era scaduto; a Castiel dispiaceva vederli andare via, ma alcuni di loro restarono, i visi bassi e ne entrarono degli altri. Il gruppo di supporto della scuola era intorno al suo letto e la porta era chiusa.

«Come state?» domandò subito Cas, le mani ancora peste sulla pancia. Era leggermente dimagrito.

Nessuno fece segno di voler rispondere a quella domanda e Margareth massaggiò un braccio ad Eddy, poi guardò Castiel, l'aria cupa. «Abbiamo degli… indizi… per i quali pensiamo di sapere chi ti ha fatto questo.» annunciò, abbassando il capo.

Cas aprì appena le labbra, l'espressione innocente. «Lo so.»

I ragazzi alzarono lo sguardo in sincrono, stupiti da quella piccola rivelazione.

«Li hai riconosciuti?» domandò Margareth.

Cas fece per sistemarsi meglio sui cuscini. «No, solo le voci e non le conosco, ma… mi hanno intimato di stare lontano dai loro figli, ci è voluto poco...»

«Ho trovato-» iniziò Eddy, la voce tremante. «...una maglia sporca di sangue, nel garage di mio padre, con un berretto e uno scalda collo.»

«Io una mazza da baseball…con del sangue.» aggiunse Linda. 

«Ed io un tirapugni...»

«Erano in otto. Alcuni facevano solo da sentinelle.» fece loro sapere Castiel. Nessuno aveva fatto circolare troppi dettagli sull’accaduto. Solo un’imboscata davanti casa con armi contundenti.

Gli altri si consultarono con uno sguardo, impauriti, domandandosi se anche i loro genitori avessero potuto aver preso parte ad un atto simile.

«E’ possibile che lo siano venuti a sapere e che facciano parte di altre classi. Tutto è possibile.» cercò di tranquillizzarli Margareth.

Samal era rimasto in un angolo, lasciando spazio ai ragazzi e riflettendo sul da farsi con una mano sul mento, quando la porta della camera si aprì ed un Dean curioso entrò, un po' trafelato.

«Ehm... salve.» disse, guardandosi attorno.

«Ciao, Dean.» lo salutò Margareth, con un abbraccio.

Il cacciatore ammiccò: «Mi dispiace interrompere…ma-»

«L’ora delle visite è terminata, purtroppo lo sappiamo. Ragazzi, aspettateci fuori.»

Quando restarono solo gli adulti, Margareth, incoraggiata da un cenno del capo di Castiel, strinse le mani sull’asta del letto. «Sappiamo chi ha fatto questo.»

Dean irrigidì la mascella, aggrottando le sopracciglia e spostò lo sguardo su tutti e tre.

Castiel aveva chiesto a Margareth, durante le loro chiamate giornaliere, di farlo sapere al cacciatore - dato che non riusciva a stare da solo con lui per parlare.

«Cosa?» domandò, guardando Castiel.

Il moro si ammutolì, dopo il tono sconcertato dell’amico. Prese a fissare una piantina che gli aveva regalato Eileen. Margareth continuò per lui. «Hai presente il gruppo dei ragazzi di cui ci occupiamo?»

«Sì.» rispose Dean, con voce ferma.

La donna sospirò. «Alcuni di loro hanno trovato delle armi insanguinate.»

Dean non aveva ancora distolto gli occhi da Castiel. «Quindi tu... sai chi è stato.»

«No. Non li conosco. Loro sono venuti oggi a dirmelo.» Dean si girò istintivamente verso la porta, con una mano sul mento. «Figli di put-»

«Dean, lasciali stare.» iniziò Cas.

«Se sono i loro genitori-»

«Te la vedrai con i genitori, non con loro.»

Dean serrò la mascella.

«Avete denunciato l’accaduto, giusto?» chiese Samal. «La scuola non può fare niente. Non è successo in suolo scolastico.»

Dean, dopo una pausa durante la quale si passò una mano sul viso, rispose. «Sam ha chiamato subito un avvocato… gli ha fatto le foto, appena arrivato in ospedale.»

Margareth annuì e si avvicinò al moro. «Ora andiamo. Riprenditi, okay?»

Cas rilassò il volto, socchiudendo le palpebre. «Grazie per essere passati.»

Lei gli lasciò un bacio sulla guancia, stringendogli una mano, Samal lo abbracciò come poté. Dean alzò una mano in cenno di saluto, aveva ancora bisogno di riprendersi dalle notizie sconcertanti che gli erano appena piombate addosso.

Margareth e Samal uscirono, Dean restò girato verso la loro direzione.

«Guardami.»

Dean fece come gli era stato detto e lo raggiunse, Castiel allungò un braccio per prendergli una mano, l’altro non si ritrasse, la lasciò andare come niente fosse.

«Io sto insegnando tante cose ai ragazzi, ma lo stanno facendo anche loro con me. Ho imparato come comportami, a sciogliermi. A capire. A capire che voi umani avete... troppe cose.»

«Voi umani.» lo canzonò il cacciatore.

«Dean.»

«Ti avevo detto di restare esattamente come eri.» gli disse senza sembrare polemico - era solo una constatazione.

«A volte i cambiamenti servono. Avete tante, troppe emozioni… ma le complicate anche. Percependole, come avrei potuto restare lo stesso di anni fa?»

Dean sbuffò. «Come ti senti?» cambiò discorso.

«Adesso? Stanco.»

«Tra poco arriva Claire.» Si alzò sistemando la sedia di lato. «Io vado a dare una mano a Sam per il locale.»

«Quando inaugurano?»

«Venerdì sera, così approfittano del fine settimana.»

Ci fu una pausa.

«Avrete da fare, mi dispiace perdermelo... e porta anche Claire.»

«Ci saranno gli alcolici, non la voglio sulla mia coscienza.»

«Falla svagare, per favore.»

«Sta andando male?» domandò Dean, preoccupato, occupando le tasche dei jeans con le mani.

«Non ce la fa a vedermi qui, è eloquente.»

Dean annuì. «Sam mi ha chiesto di fare da buttafuori, vedrò di staccarla dai libri.»

«Grazie.» Si guardarono per un lungo momento; gli occhi di Castiel pieni di aspettativa.

«Ora basta, a dormire.» disse Dean, scherzoso, sistemandogli la coperta. «Hai tre ore prima della cena e sembri distrutto.»

«E’ strano essere così stanchi, anche se stai tutto il giorno nel letto.»

«E’ perché stai male, Cas. Il corpo umano purtroppo funziona così, abituati.» L’ultima parola uscì secca, ma non come una critica, accompagnata da occhi chiusi che tornarono a guardarlo.

Dean spense la luce nell’asta, orizzontale, sopra il letto.

Castiel restò un attimo in silenzio, adocchiandolo mentre il biondo si accomodava sulla poltrona nell’angolo della stanza a fare un sonnellino.

«Dean...?» domandò incerto.

«Dormi, Cas. Dormi.»

 

 

Angolo di Sarandom and Feathers

 

Ehm, che c’è da aggiungere?

   
 
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