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Autore: __Lily    08/06/2017    3 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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QUARANTOTTO

 

 

 

Sansa si era ripresa velocemente e ora il castello era nuovamente in subbuglio per un matrimonio, uno strano déjà vu, un matrimonio che questa volta si sarebbe celebrato.
Arya entrò nella stanza della sorella seguita da Meera, Gilly e anche Daenerys che aveva deciso di aiutare nonostante le mancate nozze l’avessero un po’ ferita.
Sansa si tirò su vedendole entrare, Arya sorrideva come non accadeva da tempo e in mano teneva un vestito color cremisi, la futura regina del Nord si commesse a quella vista.
Quando era bambina osservava spesso quell’abito sognando come sarebbe stato un giorno il suo matrimonio ma poi aveva dovuto sposare Tyrion Lannister e dopo di lui, Ramasay ed era stato proprio il figlio bastardo di Bolton il mostro che in principio lei credeva fosse Tyrion.
Le sue fantasie, i suoi sogni di bambina si erano infranti, erano morti tanto tempo fa, assieme a suo padre.
Ma poi aveva ritrovato Jon e con lui la fiducia e l’amore e la speranza che forse qualcosa di lei poteva essersi salvato nonostante tutto il male subito.
«Arya ma questo…»
«E’ l’abito di nostra madre. I Bolton non hanno distrutto tutto» rispose sorridente accarezzando quella stoffa cara che ancora conservava il profumo della madre e cercando di ricordare il suo volto che pian piano sbiadiva dalla sua memoria, erano passati quasi sette anni e sia lei che Sansa erano due bambine, i ricordi dei loro cari stavano scomparendo come il sole quando arriva la notte, una notte scura.
Non ricordava quasi più il sorriso di Catelyn Tully ma infondo per ricordarla le bastava guardare sua sorella, erano quasi identiche.
«Ma dove lo hai trovato?» chiese alzandosi dal letto e accarezzandolo con la mano, i suoi grandi occhi blu sembravano il cielo mentre piove, in estate.
Si asciugò una lacrima che non passò inosservata.
«Non ha importanza, prendilo» la incoraggiò Arya mentre lei tentennava.
Stava per afferrarlo ma la sua mano si fermò a metà.
«No, non posso» disse, guardando le altre.
«Certo che puoi, è l’abito per il tuo matrimonio.»
«Credi che lei vorrebbe che lo indossassi per sposare Jon?»
Arya adagiò l’abito sopra le pellicce che ricoprivano il grande letto che ormai Sansa e Jon condividevano da tempo, il loro nido d’amore, come lo era stato per Eddard e Catelyn Stark in passato, prese le mani di Sansa e le strinse nelle sue.
«Nostra madre vorrebbe che tu fossi felice e impazzirebbe di gioia nel vederti sposare l’uomo che ami indossando il suo abito.»
«Anche se quell’uomo è Jon?» chiese timorosa.
«Si, anche se quell’uomo è Jon» rispose Arya risoluta e poi la incoraggiò con i suoi occhi tempestosi «e ora dobbiamo prepararti per le nozze.»
Sansa sorrise alla sorella minore e poi iniziò a prepararsi e si fece portare acqua calda per lavarsi, si avvolse in un telo morbido e poi Daenerys si occupò dei suoi capelli una vola asciutti.
Erano fini e profumati come le rose dei giardini coperti di Grande Inverno e quel colore era un contrasto perfetto con la sua carnagione chiara e delicata.
«Non devi farlo se non vuoi.»
«Ma lo voglio» rispose sorridendole.
«Grazie» disse Sansa posando la mano sopra la sua.
«Tu e Jon sarete molto felici insieme e anche vostro figlio lo sarà.»
«Robb, abbiamo deciso di chiamarlo così» rispose posando delicatamente la mano su quel piccolo rigonfiamento che si intravedeva.
«Robb. Tuo figlio sarà molto fortunato, Sansa.»
«Spero ne abbia più di noi.»
«Sarà così. Un giorno i Sette Regni saranno suoi, è anche per lui che sto combattendo» disse Daenerys finendo un’altra treccia.
«Cosa vuoi dire?» domandò Sansa voltandosi verso di lei, Daenerys posò la spazzola.
«Sai che io non potrò mai avere dei figli e quando non ci sarò più… desidero lasciare i Sette Regni in buone mani, nelle mani di un altro Targaryen e tuo figlio lo è in parte, nelle sue vene scorre anche il sangue dei draghi. Li riconquisterò e li renderò migliori di ciò che sono stati e di ciò che sono oggi.»
«Vuoi che un giorno mio figlio…»
«Si, lui sarà l’erede di tutto» rispose posando una mano sulla sua pancia «farò in modo di costruire un nuovo mondo, un mondo migliore e di lasciarlo il più sicuro possibile per le future generazioni.»
Robb, non sei ancora nato eppure hai già così tante responsabilità - pensò Sansa.
Rimase in silenzio, onorata da ciò che aveva detto Daenerys ma al tempo stesso terrorizzata per il futuro che avrebbe atteso il suo bambino.
Gli intrighi e i giochi di potere, lei li conosceva bene, lei li aveva pagati e ne portava ancora i segni sulla pelle ma se Daenerys avesse vinto tutto ciò non sarebbe più esistito e Robb sarebbe stato al sicuro e non una pedina di altri.
Sarebbe diventato il re dei Sette Regni, ricoprendo il ruolo al quale Jon aveva rinunciato per lei e per il Nord.
Pregò di vivere abbastanza a lungo in modo da poter educare suo figlio per essere un giorno un re buono e giusto, amato dal popolo così come in passato lo era stato suo nonno, il principe Rhaegar.
«Credevo che saresti stata felice di questa notizia.»
«Lo sono, ma… ho vissuto abbastanza ad Approdo del re da imparare che nessuno è al sicuro e l’idea che a mio figlio possa accadere qualcosa, che possa morire come sono morti i miei familiari e i tuoi…»
«No Sansa, non accadrà. Mi assicurerò che tutto sia sicuro e prospero, e comunque ci vorranno molti anni. Anni in cui il tuo bambino si trasformerà in un giovane uomo e re.»
Jon si stava preparando un’altra volta, ancora un matrimonio ma questa volta sarebbe stato con la donna che amava e da cui presto avrebbe avuto un figlio.
Faticava ancora a crederci e provava un misto di felicità e terrore al tempo stesso.
Indossò l’abito con il ricamo di Sansa, quello con il drago tricefalo rosso in campo nero, lo stemma del suo vero padre.
«Direi che è perfetto» disse Sam facendo un passo indietro e scrutando il suo migliore amico.
«Chi lo avrebbe mai detto che un giorno mi sarei sposato. Credevo di passare tutta la mia vita alla Barriera, di dedicare tutta la mia vita ai Guardiani della Notte.»
«Lo hai fatto, Jon. Nessuno più di te si è prodigato per i Guardiani della Notte» gli ricordò Sam.
«Già, ne porto ancora i segni.»
«Dimentica, quello è il passato ora tu sei il re del Nord e stai per sposare una ragazza bellissima e presto sarai padre» rispose dandogli una pacca sulla spalla.
«Sempre se sopravviverò, non voglio che quel bambino cresca senza suo padre.»
«Non accadrà.»
«E’ ciò che ripeto a Sansa, che tornerò per loro ma la verità, Sam, è che sono terrorizzato.»
«Sappiamo cosa ci aspetta e sappiamo anche di non poterci tirare indietro ma io credo in te, Jon, e so che con te abbiamo una possibilità di vincere. Voglio tornare da Gilly e dal piccolo Sam, voglio lasciare il nero e sposarla.»
«Se davvero sopravviveremo a tutto questo ti renderò libero, ma se lo desideri posso farlo anche ora. Sono il re del Nord e la Barriera fa parte del mio regno. Ho visto eseguire molte sentenze e io stesso ne ho eseguite, ma tu sei il mio migliore amico e voglio solo la tua felicità. Sta a te scegliere, ora.»
«Ho già scelto, amo Gilly.»
«Dopo le nozze ti renderò libero, Sam.»
«Aspetterò con impazienza quel momento.»




Mancava poco a Grande Inverno, erano in viaggio da più di cinque giorni e il ritmo sostenuto era incalzante.
Spesso mangiavano cavalcando e se si fermavano lo facevano solo per tre ore al massimo, a Jaime importava solo di raggiungere il Nord, di raggiungere Brienne e Tyrion.
Doveva rivederla e chiarire una volta per tutte quel guazzabuglio di emozioni che provava e doveva chiarire con Tyrion, doveva trovare la pace che aveva perso da quando lo aveva fatto fuggire.
Quel viaggio gli sembrò infinito, come gli era sembrato infinito quello per andare a riprendere sua figlia, per proteggerla e poi alla fine a cosa era servito?
Myrcella, la sua bambina era morta tra le sue braccia.
Jaime aveva persino pensato che fosse una punizione per le sue promesse infrante; la promessa fatta al principe Rhaegar di proteggere la sua famiglia e l’uccisione di re Aerys e la promessa fatta a Catelyn Stark di riconsegnarle le sue figlie.
Una era dispersa e l’altra era finalmente ritornata a casa sua.
Sono davvero uno spergiuro - pensò tristemente dentro di se mentre il cavallo arrancava nelle neve sempre più alta che ricopriva il terreno e prima o poi avrebbe ricoperto tutta Westeros.
Il gelo e il viaggio non avevano fiaccato lo spirito di Bronn che continuava a cantare e parlare da solo per lo più, l’unico lato positivo era il fatto che non aveva più aperto bocca su Tyrion.
Jaime considerò di arrivare per il giorno successivo a Grande Inverno, muoversi in due e a quel ritmo era il massimo che potesse fare.
«Hai pensato a cosa dirai alla bionda?»
«Non ancora» ammise Jaime.
«Potresti anche non dire niente e agire.»
«Bronn… non ti ho portato con me perché tu mi dessi consigli.»
«Già mi hai portato perché vuoi che ti difenda dato che la tua mano è d’oro e forse sono qui per uccidere una persona che stimo e rispetto.»
«Ti ho già detto che non ti chiederò di farlo.»
«Vedremo cosa mi chiederai» rispose Bronn, infondo quel giovane soldato gli faceva pena, una famiglia disastrata, una sorella pazza, figli morti e in più aveva perso la mano della spada, lui probabilmente si sarebbe ucciso.

 


 

Jon aveva promesso che non avrebbe visto Sansa fino al momento delle nozze, ma non resisteva più e così seguito da Spettro era uscito dalla sua vecchia stanza e percorso il corridoio che li separava.
I ricordi lo assalirono come uno sciame d’api, pungendo nel profondo del suo dolore.
Gli tornarono alla mente le corse con Robb in quel corridoio che ora stava percorrendo per raggiungere la donna che amava, ricordò quando suo padre veniva a dargli la buona notte e a volte restava finché non si addormentava; in quel momento si chiese se in lui cercasse i tratti di quella sorella che tanto aveva amato, quella sorella per cui aveva scatenato una guerra, la stessa sorella che lui aveva ucciso.
Tutti coloro che aveva amato e perso erano come un masso e i ricordi lo trascinavano sempre più verso un fondo scuro, verso un abisso senza fine.
Capiva perfettamente il dolore che anche Sansa condivideva, la ragione che l’aveva portata alla torre spezzata ma se avesse perso anche lei, sarebbe morto.
Scrollò le spalle per liberarsi di quei massi che lo affondavano e raggiunse la stanza di Sansa.
La sentì ridere e poi riconobbe anche la risata di Arya, era la prima volta dopo tanto tempo che dentro quel castello si sentivano delle risate.
Mai più pianti e tragedie, avrebbe protetto ciò che rimaneva della sua famiglia anche a costo della sua stessa vita, come anche suo padre avrebbe fatto.
Le loro risate furono un balsamo per il suo spirito tormentato, tanto che si ritrovò a sorridere lui stesso.
In quel momento Arya aprì la porta.
«Jon, che ci fai qui?» chiese incrociando le braccia.
Arya indossava un vestito, dopo tanto discutere sua sorella aveva vinto e poi era il giorno del suo matrimonio avrebbe fatto di tutto per accontentarla e farle passare la giornata più bella della sua vita; per farle dimenticare il matrimonio con Ramsay e per vederla felice insieme a Jon.
Li amava entrambi poiché entrami erano i suoi fratelli e se al principio aveva trovato quasi assurdo il loro amore ora lo comprendeva meglio, per via di Gendry.
Le scompigliò i capelli come faceva un tempo, finalmente in quei mesi erano ricresciuti molto.
«Volevo vedere Sansa.»
«No, non puoi. Sai che porta sfortuna vedere la sposa prima delle nozze.»
«Non succederà niente, Arya.»
«Si, be’, è meglio non sfidare la sorte.»
Jon e Spettro stavano per andarsene quando Sansa aprì appena la porta, quel tanto che bastava affinché il lupo bianco potesse vedere i suoi bellissimi occhi blu, gli stessi - sperò - che un giorno avrebbe avuto anche suo figlio.
Suo figlio; ancora non riusciva a crederci.
«Arya ha ragione, non dovresti essere qui.»
«Vero, ma non ho resistito» disse e poi le diede un bacio.
«Bleh» esclamò Arya roteando gli occhi e guardando Spettro con una finta faccia disgustata.
«E’ meglio che vada ora» disse osservando la più piccola degli Stark.
«Si» rispose lei sorridendogli.
«Non mancare.»
«Per niente al mondo» rispose, poi Jon la guardò un’ultima volta e se ne andò.
Quando scomparve dietro l’angolo, Sansa aprì la porta e fece rientrare sua sorella.

  
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