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Autore: edoardo811    09/06/2017    2 recensioni
Un lungo viaggio da fare, un ignoto passato completamente da scoprire, un intero mondo da salvare.
La vita di Rachel è caduta a pezzi di fronte ai suoi stessi occhi, prima che lei potesse anche solo rendersene conto. Ma dietro ad una ragazza abbandonata, tradita, distrutta, si cela in realtà ciò che probabilmente è l’unica speranza di salvezza dell’intero genere umano. Perché lei non è una ragazza come le altre: lei è una conduit. Un demone, agli occhi dei più, un’eroina agli occhi dei meno.
In compagnia dei suoi nuovi amici, la giovane sarà costretta a dover agire al più presto, in una vera e propria corsa contro il tempo, prima che tutto ciò che con tanta fatica e sacrifici è riuscita a riconquistare venga spazzato via ancora una volta.
Ma essere dei conduit non è facile e lei, nonostante abbia raggiunto una consapevolezza del tutto nuova di sé, presto sarà costretta a scoprirlo.
Perché per raggiungere il controllo ci vuole tempo, tenacia, dedizione.
Per perderlo, invece, basta un attimo.
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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Capitolo 2: A VOLTE RITORNANO... DI NUOVO

 

 

Rachel riaprì lentamente le palpebre, infastidita dai raggi di sole che filtravano dalla vetrina del negozio. Mugugnò ancora stanca e parzialmente assopita, poi si rigirò nel suo giaciglio improvvisato per distogliere lo sguardo dalla luce del mattino.

Così facendo, però, si ritrovò a due centimetri dal volto di Rosso. La ragazza sgranò gli occhi per lo stupore notando il ragazzo addormentato così vicino a lei. Ma i ricordi della notte precedente tornarono presto nella sua mente, travolgenti come un fiume in piena. La conduit sentì le proprie goti pizzicare ripensando a ciò che era accaduto, poi scosse il capo per cercare di ricomporsi e si concentrò su Rosso. Dormiva tenendo  il braccio appoggiato sotto la testa a mo’ di cuscino, il sorriso con cui ricordava di averlo visto l’ultima volta era svanito, lasciando spazio ad una espressione molto più severa.

Senza nemmeno accorgersene la giovane rimase ad osservarlo, in silenzio, concentrandosi su ogni minimo particolare del suo volto. Trovò buffo come, nonostante lo avesse curato chissà quante volte, lui continuasse ad avere tutte quelle piccole cicatrici sulla fronte e sulle guance. Trovò meno buffo, tuttavia, il pensiero che quelle cicatrici fossero gli unici ricordi del suo passato. La corvina provò una fitta allo stomaco immaginandosi quella che doveva essere stata l’infanzia di Rosso. Era cresciuto nel Dedalo di Empire, fin da bambino era stato costretto a combattere e rubare per sopravvivere, ed aveva avuto due genitori che lo avevano sempre visto come un errore, un imprevisto, che però erano riusciti a rigirare a loro favore tramutandolo nel mezzo criminale che era diventato.

Mezzo. Perché, comunque, in quei mesi aveva ampiamente dimostrato di aver sempre e solo posseduto un animo nobile e gentile dentro di sé. Anche se talvolta faticava ad ammetterlo. Anzi, molto spesso. Ma Rachel ormai lo conosceva bene, sapeva la verità su di lui e sapeva anche che lui, per lei, per tutti loro, ci sarebbe sempre stato. Ed era per quello che lo amava.

«Oh, cavolo...» Qualcuno parlò all’improvviso, facendole drizzare i sensi. «Ma allora è vero...»

«Abbassa la voce o li sveglierai!» Un’altra voce si unì alla discussione, questa bisbigliando.

«Porca vacca...» proseguì quella che aveva parlato per prima, abbassandosi leggermente di volume. «Passami il telefono Tara, questa non posso farmela scappare!»

Non appena udì il nome della ragazza bionda, Rachel realizzò ogni cosa. Sollevò la testa di scatto, per poi vedere un’Amalia piuttosto sorpresa di vederla sveglia ed una Markov alquanto imbarazzata da quella situazione, a giudicare da come stesse cercando di fare tutto meno che guardare la corvina in faccia.

«Che state facendo?» domandò la conduit dell’oscurità, cercando di trattenere le vene di irritazione dalla propria voce, mentre si rimetteva lentamente a sedere.

«Voi due, piuttosto, cosa stavate facendo?» ribatté Komand’r, con un sorrisetto idiota stampato in faccia.

Rachel inarcò un sopracciglio. «Ehm, dormendo, forse?»

«Certo, è risaputo che i succhiotti appaiono durante il sonno!» asserì ancora la mora, puntando l’indice verso il collo di Corvina, al che la conduit sentì le guance in fiamme e si affrettò a coprire il luogo del misfatto con una mano. Se avesse saputo, avrebbe sicuramente usato i suoi poteri per cancellare quel segno dalla propria pelle. I suoi poteri potevano cancellare un succhiotto? Beh, era pur sempre una sottospecie di lesione della cute, quindi, forse...

«Komi, basta...» mugugnò Tara, tirandola per una manica. «Lasciali tranquilli...»

«Oh, andiamo!» protestò Amalia, con un’espressione quasi offesa. «Hanno avuto tutta la notte per stare tranquilli, ora lasciami divertire ancora un po’!»

La bionda roteò gli occhi. «Sei irrecuperabile...»

«L’hai notato solo adesso?» le chiese Komi, dandole una gomitata scherzosa e strappandole un risolino. Rachel le osservò perplessa, fino a quando non vide l’espressione della mora farsi più seria.

«Ehi, com’è che il tuo ragazzo sta ancora dormendo? In genere era sempre il primo ad alzarsi...»

Corvina si voltò verso di Rosso, il quale effettivamente era ancora completamente assopito. Amalia aveva ragione, lui era sempre il primo ad alzarsi. Se sia Komi che la Markov erano in piedi da più tempo di lui, allora c’era effettivamente qualcosa di anomalo. E Rachel era ben a conoscenza di questo qualcosa. Passò una mano tra i capelli ispidi del moro con fare amorevole, ignorando ciò che le altre due ragazze avrebbero potuto pensare di quel gesto, e rispose: «Non è stata una giornata facile per Lucas quella di ieri, ha bisogno di tutto il riposo necessario per rimettersi in sesto. Quando si sveglierà potremo riprendere il viaggio, nel frattempo potremmo fare colazione. Che dite?»

«Dico che stavo giusto morendo di fame...» rispose Tara, abbracciandosi l’addome, facendo ridacchiare Amalia, che annuì a sua volta. «Per me va bene.»

Rachel fece un cenno di assenso con il capo, dopodiché si alzò in piedi. Prima di uscire dalla stanza in compagnia delle altre due ragazze, si voltò un’ultima volta verso Lucas, il quale continuava a dormire ignaro di tutto e tutti. Anche nel sonno riusciva ugualmente ad apparire in guardia, con quella sua espressione così seria, sembrava quasi che al primo segno di pericolo si sarebbe svegliato all’istante, pronto a combattere. La corvina provò un piccolo moto di nostalgia ripensando a quando sul volto di Rosso quell’espressione non appariva quasi mai. All’inizio della loro collaborazione, ricordava, che lui spesso e volentieri si lasciava prendere dall’entusiasmo, era più esuberante, sereno, sempre pronto a punzecchiare lei e Tara anche nei momenti meno opportuni.

Da quando erano giunti a Sub City, tuttavia, era cambiato profondamente. A cominciare dal loro primo incontro con Jeff Dreamer, fino a quando non avevano entrambi scoperto la verità sulle esplosioni. Negli ultimi giorni Rachel aveva raramente visto un sorriso sul volto del ragazzo, tranne quando era in sua compagnia. Alla corvina spiaceva che il suo partner fosse stato costretto a mutare in quel modo, a causa di tutte le loro sventure, e dopo aver scoperto quale macabro destino lo attendeva, beh... era ormai chiaro che il Red X che amava le battute macabre era solo più un lontano ricordo.

«Rachel, ci sei?» La voce di Amalia la riportò alla realtà con irruenza. La mora sembrava quasi accigliata.

«Arrivo» si affrettò a rispondere la corvina, per poi uscire dalla stanza, ma non senza aver lanciato un’ultima, furtiva, occhiata al ragazzo addormentato.

 

***

 

Fuori il tempo era sereno. Al posto della luna piena della notte precedente, un sole sfavillante si trovava in alto nel cielo, con qualche piccola nuvola bianca di contorno. La strada di fronte alla stazione di servizio era deserta e tranquilla, con il solo suono del fruscio degli alberi sospinti dalla gelida brezza mattutina a rompere la quiete.

Le tre ragazze si spartirono alcune barrette ai cereali per consumare la loro frugale colazione, le stesse barrette che avevano gentilmente preso in prestito agli Underdog proprio a Sub City. O meglio, quelle che Rosso aveva preso. Rachel ancora si domandava come diavolo fosse riuscito ad eludere in quel modo un gruppo così ingente di uomini armati e ad averla fatta franca. Anche se comunque, il fatto che lei, una conduit, fosse andato ad aiutarlo, aveva sicuramente giovato al fattore sorpresa. Senza di esso, probabilmente, non sarebbero mai sopravvissuti.

Oltre a quelle provviste, inoltre, possedevano anche un veicolo, ossia la vecchia auto di Dom e Kev, che sicuramente a nessuno dei due, in particolare al secondo, sarebbe ancora potuta servire. E, per concludere, all’interno del baule avevano trovato delle taniche piene di benzina e anche un borsone con altre provviste, tra cui cibo in scatola, bottiglie d’acqua e altre barrette.

La corvina doveva ammettere che, a conti fatti, la loro situazione non era più così disperata, non come lo era ad Empire City, dove mangiare un pasto diventava quasi una concessione divina. Avevano un mezzo per spostarsi, carburante e anche provviste. Certo, avevano dovuto rischiare la vita diverse volte per procurarsi tutto ciò, ma quello era un dettaglio su cui la conduit preferiva sorvolare.

Dopo l’ennesimo morso di barretta in cui, tuttavia, rischiò di rompersi un dente, la giovane controllò la data di scadenza del suo snack, per scoprire con molta poca sorpresa che questo era scaduto già da qualche mese. E anche le altre due ragazze dovevano essersene accorte, perché masticavano con diversa incertezza a loro volta.

«Cosa non darei per una tisana...» mugugnò Rachel, mettendo via il proprio pasto.

«A me piacerebbe una cioccolata calda...» fece eco Tara, sospirando ed abbassando a sua volta la propria colazione.

«Io mi accontenterei anche solo di un caffè amaro...» concluse Amalia, dando un altro morso alla barretta e finendola del tutto, incurante del mal di pancia che avrebbe rischiato di prendersi. Dopodiché, la mora si chinò sul borsone delle provviste e ci frugò dentro come una mendicante, per poi tirare fuori altre due barrette – Rachel si augurò per lei che queste non fossero altrettanto scadute – e mettersi a divorarle senza ritegno.

Corvina si lasciò scappare un sorrisetto di fronte a quella scena, mentre Tara ridacchiò nuovamente. Komand’r riusciva sempre a sdrammatizzare la situazione, anche se per la conduit era impossibile capire se lo facesse di proposito oppure no.

Poi le ritornarono in mente le sue parole, il segreto che le aveva confidato, ciò che le era accaduto in passato e anche più recentemente, prima tra tutte la morte di Ryan, e si sentì tremendamente dispiaciuta per lei. Nascondeva un grande dolore sotto quell’aspetto che all’apparenza sembrava mite e docile, per via della sua somiglianza fisica con Kori, ma che in realtà celava una personalità davvero esplosiva ed imprevedibile.

«Ci sei mancata Komi» le disse Rachel, mentre questa era intenta a ruminare rumorosamente.

«Lo dici come se invece fossero passati anni» borbottò Amalia, strofinandosi le labbra con l’orlo della manica per ripulirsele dalle briciole. «Sono passati solo due giorni da quando ci siamo separati...»

«Sì, però... senza di te non era lo stesso. Il gruppo era un po’ troppo... poco rumoroso.»

Amalia inarcò un sopracciglio. «Io sarei rumorosa?»

«Sì... cioè, non in quel senso! Insomma... tu sei... sei...»

«Sai sempre come tenere alto lo spirito» la anticipò Tara, prima che Rachel dicesse qualche cavolata di cui si sarebbe sicuramente pentita. La conduit non avrebbe mai pensato che si sarebbe sentita così grata alla ragazza bionda per una banalità del genere.

«Mh...» La mora le squadrò entrambe, scettica, per diversi istanti, dopodiché distolse lo sguardo. «... vi siete salvate in calcio d’angolo» brontolò, per poi tornare ad azzannare la sua colazione.

Per l’ennesima volta Komi riuscì a strappare un risolino a Tara, mentre Corvina sorrise nuovamente. L’attenzione della corvina, poi, si focalizzò sulla stessa Tara. Doveva ammettere che non era mai stata molto entusiasta della sua presenza nel gruppo, ma, allo stesso tempo, non poteva negare il fatto che nell’ultimo periodo buona parte dei suoi pregiudizi sulla ragazza bionda erano stati accantonati.

Un tempo la Markov poteva anche averla infastidita in più occasioni con il suo comportamento tremendamente geloso, ma quelli erano giorni lontani, di quando tutto era ancora normale, di quando la vita non si era ridotta ad un continuo combattere per sopravvivere. Anche Tara aveva sofferto in quei mesi, anche lei aveva perso le persone che amava – la persona che amava ­– nell’esplosione, e anche lei meritava una chance per lasciarsi il passato alle spalle. Se l’era vista parecchio brutta a Sub City e il pensiero di perderla aveva preoccupato Rachel, questo era innegabile, e la conduit era sinceramente felice di essere riuscita a salvarle la vita, con l’aiuto di Amalia, ovviamente.

Inoltre, aveva capito ormai da un pezzo che la Markov teneva a lei, o non l’avrebbe abbracciata subito dopo il loro scontro a Sub City, quando per poco l’aveva fatta fuori, mentre era trasformata in Terra ed era incapace di controllare sé stessa, e tantomeno le avrebbe detto di essere sua amica, dopo il loro combattimento con Dominick. Quindi, alla fine, era felice che anche la ragazza bionda si trovasse lì, con loro, anche perché dava un tocco di colore in più al gruppo, cosa che non guastava mai.

Osservò le sue due compagne di viaggio mentre continuavano a chiacchierare del più e del meno e provò quella sensazione di normalità e serenità che da tanto tempo non provava. Sapeva che quella quiete era solamente effimera, che durante il loro viaggio avrebbero incontrato chissà quanti altri pazzi e squilibrati mentali, ma non le importava: si sarebbe goduta quel momento assieme a loro, e a Rosso quando si sarebbe svegliato, fino a quando non sarebbe terminato.

«Ehi, ragazze.» Una voce proveniente dalle loro spalle fece voltare il trio di compagne, le quali si ritrovarono di fronte un Lucas ancora mezzo assopito, intento a grattarsi dietro al capo con noncuranza. «Che... che fate?»

«Aspettavamo che il bel addormentato si svegliasse!» replicò prontamente Amalia, incrociando le braccia e sfoggiando un sorrisetto arrogante da far impallidire perfino Jeff Dreamer. Dopo quella risposta, Tara roteò gli occhi. «Ecco che ci risiamo...»

Anche Rachel sospirò, pronta all’ennesimo battibecco tra quei due, ma Rosso sorprese tutte quante, perché abbozzò un sorrisetto e scosse il capo. «Non provarci Amalia, questa volta non ci casco.»

Un verso quasi dispiaciuto provenne dalla ragazza mora, mentre il nuovo arrivato si avvicinava al resto del gruppo. Si scambiò un’occhiata con Rachel, breve ma molto, molto esplicita, condita da un sorriso più sincero. Corvina gli rivolse un cenno del capo, con ancora il loro bacio, o meglio, i loro baci, della sera precedente vividi nella sua mente. Poté perfettamente percepire le occhiatine compiaciute che Amalia e Tara si erano scambiate osservando quella scena, ma decise di ignorarle. Era inutile, ormai, cercare di negare cosa stesse accadendo, era chiaro come il sole che tra lei e Rosso fosse nato qualcosa. E pertanto, se volevano convivere al meglio come gruppo, era bene che certe cose saltassero subito fuori, in modo da evitare momenti più imbarazzanti nel futuro.

Una cosa che tuttavia apprezzò, in particolare di Amalia, fu che nessuna delle due ragazze disse qualcosa di sconveniente durante quel breve istante. E di questo fu grata eternamente ad entrambe.

Rosso si chinò poi sul borsone ed afferrò una barretta, una delle poche rimaste, ed iniziò a scartarla. «Prendete tutto quello che avete lasciato dentro» iniziò a dire, per poi dare un morso al suo snack ai cereali. «Tra poco partiamo. Ci aspetta una lunga scampagnata.»

 

***

 

Dall’Atlantico al Pacifico. Più di quattromila chilometri di viaggio per arrivare da lì, dal New Jersey, alla California, dove non sapevano nemmeno se avrebbero davvero trovato ciò che cercavano. Non lo avrebbe mai detto, ma Rachel si sentiva parzialmente emozionata da quel viaggio. Fino a quel giorno l’idea di un tragitto costa a costa non le aveva mai nemmeno sfiorato l’anticamera del cervello, al massimo li aveva visti in qualche film, o letto di essi in qualche libro, ma nulla di più. E invece, in quel momento, si trovava in una macchina lanciata a tutta velocità assieme ai suoi tre compagni di viaggio, in quella che, a conti fatti, si prospettava essere un’avventura degna di nota.

Certo, quella non era una vacanza, assolutamente no. Rosso aveva detto che se non si fossero fermati a fare i turisti da nessuna parte, e che se avessero viaggiato per parecchie ore al giorno a velocità sostenuta, senza staccarsi mai dall’autostrada, avrebbero potuto cavarsela con una settimana, anche di meno secondo le più rosee aspettative. E, sinceramente, a Rachel andava bene così. Certo, le sarebbe piaciuto un mondo poter visitare gli States assieme a Lucas, Tara ed Amalia, ma quello non era il tempo ideale per farlo, non con chissà quanti migliaia di psicopatici, assassini e conduit fuori di testa in circolazione. Chissà quante erano le città ridotte nelle medesime condizioni di Empire e Sub City, con bande di tagliagole che seminavano il caos per le strade e che mietevano vittime innocenti su vittime innocenti. E per quanto Rachel fosse dispiaciuta per coloro che erano costretti a vivere in certe condizioni, sapeva anche di non poter fare davvero nulla di concreto per loro, fuorché impegnarsi per trovare una cura per l’epidemia. Una volta fatto ciò, allora avrebbe rastrellato ogni angolo del paese pur di salvare quante più persone possibili, se fosse stato necessario. Ma fino ad allora, lei, loro, dovevano tenere un profilo basso, evitare di entrare in qualsiasi città e proseguire dritti lungo la superstrada senza deviazioni, sperando di arrivare alla loro destinazione e trovare la famosa comunità ancora tutti interi. Da lì, poi, avrebbero potuto pianificare la loro prossima mossa.

Certo, l’idea di un viaggio così lungo e che avrebbe richiesto così tante provviste e carburante avrebbe sconsolato chiunque, soprattutto considerando che non sapevano nemmeno se la loro ricerca avrebbe dato i risultati sperati, ma tutti loro sapevano che non avevano molte altre alternative; d’altronde, il motivo principale per cui avevano lasciato Empire City era proprio quello, trovare un luogo sicuro in cui vivere. E la comunità, se mai fosse davvero esistita, era il luogo ideale. E in ogni caso, c’erano già Dominick e Kevin ad aver provveduto a tutto il necessario: avevano provviste per settimane e scorte di carburante sufficienti per poter almeno arrivare a ben più di metà strada, perciò per il momento potevano proseguire senza preoccupazioni.

Avrebbero sicuramente dovuto prestare attenzione ad eventuali assalitori, Rosso aveva detto che c’era la possibilità che gli sciacalli potessero creare dei posti di blocco lungo l’autostrada per costringerli a fermarsi e a diventare dei bersagli facili, ma Rachel, con i suoi poteri, non avrebbe avuto troppi problemi a far cambiare idea a qualsiasi malintenzionato abbastanza folle, o stupido, da cercare di rapinarli. Poteva anche contare su Lucas ed Amalia, quando c’era da menare mani o pistole loro due sicuramente non si tiravano indietro, ma era una cosa che preferiva evitare; se poteva cavarsela da sola, evitando così loro rischi inutili, forse sarebbe stato meglio. D’altronde era ancora intenzionata a proteggerli, ad ogni costo.

Il paesaggio sfrecciava accanto a lei ad altissima velocità. Da quando erano partiti la lancetta del contachilometri non era scesa sotto ai cento all’ora, ma la cosa non la preoccupava, visto che l’autostrada era deserta, da entrambi i lati. Era ormai passata un’ora da quando erano partiti, ed avevano sempre viaggiato tenendo bene o male lo stesso ritmo, pertanto, se la matematica non era un’opinione, dovevano essersi allontanati di un centinaio abbondante di chilometri da Sub City. Eppure, al di fuori di carcasse ricoperte di pallottole o bruciate di automobili abbandonate sul ciglio della strada, o addirittura in mezzo ad essa, non avevano visto molte persone in giro. E tutti quelli che avevano incontrato erano stati tutti individui a piedi, che si erano gettati fuori dalla strada non appena avevano visto passare loro, probabilmente per paura di essere rapinati o uccisi. Certo, Rachel era sollevata di vedere qualcuno ancora in giro, finalmente, ma le cose non stavano andando proprio come aveva sperato.  

«Dove saranno tutti quanti?» decise di domandare infine la corvina, tormentata ormai da diversi minuti da quel quesito. Anche se dubitava che Lucas o le ragazze potessero davvero risponderle.

A confermare ciò, Rosso scosse il capo. «Non ne ho idea. Forse le persone sono troppo spaventate per andarsene dalle loro case. E a giudicare da tutte queste macchine distrutte, non fatico a capire il perché. D’altronde...» Il moro si voltò verso di lei, sorridendole. «... non molti possono vantare di avere una conduit come compagna di viaggio.»

«Una conduit che non sia una pazza sanguinaria» borbottò Amalia dal sedile posteriore. «Precisiamo.»

«Non tutti i conduit sono davvero malvagi» obbiettò Tara, apparendo quasi accigliata. «Voi non potete davvero sapere come ci si sente ad avere un potere dentro al proprio corpo. È una cosa tremenda da gestire. Certo, anche io condannavo tutti i conduit una volta, tranne Rachel, ovviamente, ma dopo aver sperimentato in prima persona ciò che loro provano, posso dire di capirli in parte. Non del tutto, ma in parte.»

«Tara ha ragione» asserì Rachel, voltandosi verso i sedili posteriori. «Anche io ammetto di non accettare ciò che fanno i conduit malvagi, ma so che non è facile riuscire a resistere alla tentazione. Non sapete quante volte io stessa sono andata vicina al perdere il controllo... e quando succede non riesci nemmeno a rendertene conto. La vista ti si appanna, non riesci a vedere o sentire più niente ed hai la sensazione di stare facendo la cosa giusta. Ti senti... bene. So che sembra strano da sentire, lo è perfino per me che lo sto dicendo, ma è così. Ciò non giustifica tutti quei conduit che, però, hanno deciso di arrendersi senza combattere. Dominick ad esempio era uno di questi, ma alla fine ha avuto ciò che si meritava. E comunque, non serve essere necessariamente conduit per essere marci sino al midollo. Joseph Wilson, vi dice niente?»

«Non nominare quell’essere» tagliò corto Amalia, con la voce carica di repulsione. «Mai più.»

«Hai ragione, scusa.» Rachel chinò il capo, rendendosi conto che, forse, aveva toccato un nervo scoperto da troppo poco tempo. «Ma avete capito che cosa intendo.»

«Sì, sì ho afferrato.» Komi sospirò, stringendosi nelle spalle. «Ma dovete anche voi mettervi nei panni di una persona normale che si ritrova certi esseri a scorrazzare liberamente per le strade, compiendo genocidi di massa. È normale essere spaventati. È normale arrivare perfino all’odio verso di loro.»

«Questo lo so» annuì Corvina. «Ma ogni medaglia ha due facce. Bisogna avere una visuale più completa di questo mondo per poterlo comprendere meglio.»

«Tsk.» Komand’r distolse lo sguardo, portandolo verso il finestrino. «L’unica cosa che ho compreso di questo mondo è che mi ha portato via tutto ciò che amavo.»

«Non sei l’unica a cui è successo.» Tara le posò una mano sulla spalla, guardandola apprensiva. Amalia si voltò verso di lei, per poi abbassare lo sguardo.

«Sì... hai ragione.»

«Ma non è mai troppo tardi per imparare ad amare di nuovo.» La ragazza bionda le sorrise, al che Komi incassò la testa tra le spalle e si voltò quasi immediatamente, per nascondere il rossore sulle proprie guancie.

«G-Giusto...» balbettò, probabilmente sentendosi ancora di più in imbarazzo.

Un sorriso nacque spontaneo sulle labbra di Rachel di fronte a quella scena, ed anche Lucas, il quale era rimasto in silenzio per tutto il tempo, ma aveva comunque seguito la scena dallo specchietto retrovisore, abbozzò un piccolo ghigno. Perfino Tara ridacchiò sommessamente, per poi lasciarle la spalla ed accasciarsi contro al proprio sedile. «Piuttosto, quanto manca ancora, autista?»

«Mh, circa altri quattromila chilometri.»

«Manca poco allora!»

«Oh sì, è praticamente come se fossimo già arrivati. Guarda là, vedi?» E il ragazzo le indicò attraverso il parabrezza un boschetto in lontananza, con attorno a sé diversi campi un tempo coltivati ed un laghetto che probabilmente all’epoca veniva usato per l’irrigazione. «Quella è la California. Non vedi il mare e le palme?»

«Le spiagge ed i bagnini super sexy...» fece eco la ragazza bionda.

«Le ragazze in topless...» aggiunse Rosso, beccandosi un’occhiataccia da Rachel. Per tutta risposta, quello ridacchiò.

«Ragazze in topless?» Amalia parve rinvigorirsi tutto ad un tratto, per poi sollevare il collo e guardarsi attorno freneticamente. «Dove?»

 I tre compagni spostarono lo sguardo su di lei, perfino Lucas dallo specchietto retrovisore. Poi, tutti assieme, iniziarono a ridere di gusto. Anche Rachel ridacchiò sommessamente. Era proprio in momenti come quello che la ragazza corvina sentiva che le cose potessero migliorare. In quei pochi attimi di serenità, di spensieratezza, quei pochi istanti in cui il loro mondo in rovina non sembrava più un vero e proprio problema, ma solo un ricordo lontano. Certo, quei momenti non duravano mai più di qualche minuto, ma erano sempre e comunque ben accetti dalla conduit, perché, anche se per poco, le ricordavano di quando ancora viveva ad Empire City, quando ancora aveva i suoi amici assieme a lei e nessuna esplosione ancora era avvenuta. Sembrava trascorsa un’eternità da allora. Sembrava trascorsa un’eternità da quando...

«Ehi, là c’è qualcosa!» La voce di Tara interruppe i pensieri della corvina, nonché quel breve momento di ilarità. La ragazza bionda stava indicando un punto imprecisato di fronte a loro, lungo l’autostrada, dove anche Rachel riuscì a scorgere un puntino bianco. Troppo piccolo per essere una macchina, o un qualsiasi mezzo di trasporto.

«Più che qualcosa, sembrerebbe un qualcuno» puntualizzò Rosso, arrivando anche lui alle stesse conclusioni di Rachel.

«Ma chi?» domandò ancora la Markov.

«Non ne ho idea, ma non penso sia nulla di buono...»

Rachel, dal canto suo, non era molto convinta. «Magari ha solo bisogno di aiuto...» suggerì, per poi notare l’espressione scettica del ragazzo alla guida.

«Non ci giurerei troppo. Ma se vuoi possiamo provare a rallentare e vedere che intenzioni ha.»

«E se sono cattive noi lo prendiamo sotto, giusto?» si intromise Amalia, infilando la testa tra i due sedili anteriori, cercando l’approvazione dei due partner.

«Anche no» la liquidò Rosso, mentre Rachel era troppo impegnata ad arrovellarsi per cercare di capire chi fosse quella persona. Una strana sensazione la assalì, mentre aveva quei pensieri, ed iniziò a preoccuparsi. Ormai lo aveva capito che, ogni volta che provava simili sensazioni, le cose si mettevano male. Sperò di sbagliarsi almeno quella volta, ma ne dubitava.

Nel frattempo, Komi ritornò al suo posto, a braccia conserte. «Che palle...»

La distanza tra loro ed il misterioso figuro continuò ad accorciarsi sempre di più, metro dopo metro, e più il tempo avanzava, più Rachel sentiva le proprie interiora attorcigliarsi. Voleva scoprire chi ci fosse là ad attenderli, ma allo stesso tempo dubitava di volerlo sapere per davvero. Forse era solamente qualcuno di appostato lì proprio con lo scopo di farli rallentare, magari per poi farli assalire dai suoi compari appostati chissà dove, ma la corvina ne dubitava. Non sapeva il perché, ma aveva la sensazione – una semplice sensazione a pelle, né più, né meno – che, chiunque egli fosse, fosse da solo. E che fosse lì ad aspettarli già da un bel po’.

Non lo sapeva, non poteva saperlo, pertanto l’unica cosa che rimaneva da fare era aspettare e scoprire chi fosse con il metodo tradizionale.

Ormai a separarli restavano solamente più un centinaio di metri. E più si avvicinavano, più dettagli apparivano alla vista di Rachel. Per prima cosa, quella persona che a prima vista le era sembrato un puntino bianco, indossava effettivamente degli abiti bianchi. Anzi, un solo abito di quel colore, un lungo cappotto che copriva l’individuo dal cappuccio con visiera fino alle ginocchia. Ginocchia che poi erano fasciate sino ai piedi da del nastro del medesimo colore candido. E man mano che questi dettagli le venivano rivelati, la ragazza corvina percepiva le proprie palpebre sgranarsi ogni secondo di più. E quando riuscì a capire l’identità di quella persona, dapprima giunsero l’incredulità, lo stupore, la sorpresa, e poi l’incapacità di accettare tutto ciò.

Non era possibile. Non poteva esserlo. Non aveva alcun senso. Non poteva essere davvero lui, non lì, non in quel luogo, non in quel momento, non a centinaia di chilometri di distanza dal luogo in cui lo aveva visto l’ultima volta, a piedi per giunta! Non era possibile, assolutamente no. Come faceva ad essere arrivato fino a lì? Come... come?

Perfino Lucas, accanto a lei, non sembrava riuscire a credere ai propri occhi.

«Ma... ma quello...» Tara fu la prima a parlare, dopo quell’ultimo pezzo di strada trascorso nel silenzio più abissale. «... quello è un Mietitore!»

«Non un Mietitore qualsiasi...» iniziò a rispondere Lucas, con ancora lo sguardo inchiodato di fronte a lui, faticando a trovare le parole. «Quello... quello è...»

Rachel concluse la frase per lui, sentendosi la bocca piena di sabbia: «Richard...»







La scuola è finita, seeeeeeeeee
Non so perché sto esultando, visto che io l'ho finita già l'anno scorso. E l'anno scorso, in questo periodo, stavo pubblicando gli ultimi capitoli della storia precedente a questa. Non vi tornano in mente un sacco di ricordi bellissimi? Ahhh, che meraviglia.
Che cosa? Richard è tornato? Ah, sì, giusto. Non stavo mica cercando di sviare l'attenzione da questo particolare, dal fatto che questo personaggio continua a sbucare fuori di continuo perché non ho assolutamente idee su come creare dei colpi di scena, assolutamente no. So che la reazione di Rachel è un po'... fiacca, di fronte a questo avvenimento, ma questo è perché mi sono risparmiato per il prossimo capitolo.
Buone vacanze a tutti, e in bocca al lupo ai maturandi (o a chi ha le sessioni universitarie, so che questo è periodo anche per quelle).
Riletto, errori, segnalare, prassi, bla bla bla. Ciao ciao!
   
 
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