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Autore: Rebecca_Daniels    09/06/2017    1 recensioni
*DISCLAIMER: i nomi sono cambiati, ma i personaggi sono chiaramente appartenenti ai One Direction"
E' il 20 Agosto 2013 quando Lexi Golder, ventiduenne londinese per adozione, quasi dottoressa in Storia e fan sfegatata dei The Rush, vede la sua vita cambiare radicalmente. Che cosa potrebbe accadere se una pazza decidesse di sparare al suo grande amore risalente alle scuole medie, nonché cantante della band di cui è innamorata, durante il red carpet per il loro docu-film? Che cosa potrebbe riservarle il destino se per una volta decidesse di fare davvero qualcosa della sua vita? - Un viaggio ironico e introspettivo nella vita di una ragazza più o meno normale che forse capirà come non basta respirare per vivere. Buona lettura & Grazie xx
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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22nd March 2014 


-Quindi mi stai dicendo che sei quasi sicura sia di questo Nate la voce che senti nei flash? 

-Sa dottoressa Lang... 
-Non la smetterai mai di darmi del lei, vero?? 
-No, non credo. La mia mamma mi ha educato troppo bene... 
La dottoressa Lang sorrise a quella frase detta con un tono volutamente infantile. Lexi era anche quello: battute sarcastiche ed improvvise affermazioni da bambina di quattro anni. 
-Ad ogni modo, sono quasi certa che lui sia venuto a trovarmi molte più volte rispetto a quelle che Mia mi ha confermato... E' una sorta di sensazione, non so spiegarmi bene. -Posso farti una domanda Lexi? 
Il volto improvvisamente curioso ma sottilmente tirato della dottoressa Lang le fece temere che quella sarebbe stata una delle tipiche domande “spinose”, come la psicologa adorava definirle e che l'avrebbe sicuramente messa in difficoltà. Ma si fidava di quella donna perennemente tutta vestita d'arancione e le concesse di entrare per l'ennesima volta nella sua testa. 
-Come descriveresti Nate? 
-Fisicamente? 
-Lexi mi avrai fatto vedere quintali di foto loro: so com'è fisicamente!! 
-Scherzavo, scherzavo... 
Il fatto di vederla sorridere ed essere così a suo agio nel suo studio, tranquillizzò la dottoressa Lang su come ancora una volta sarebbe riuscita a vedere dentro quella ragazza nascosta dietro a chilometri di spessi muri fatti di maschere, paure ed insicurezze. Ma Lexi le stava dando gli strumenti per abbatterli tutti, forse perché ne era stanca anche lei. -Vediamo... Nate è Nate. Insomma: è difficile da descrivere un ragazzo come lui... Se dovessi parlarle di Lewis le direi che è un logorroico burlone dallo spiccato interesse per gli affari degli altri... Per Hugh le direi che è un ragazzo dal cuore d'oro, capace di essere felice con pochissimo... Zach è la persona più taciturna che abbia mai incontrato, ma anche quella a cui racconterei tutti i miei segreti e se ti degna della sua fiducia, allora devi solo considerarti fortunato... Poi beh, Lucas è di una dolcezza infinita e, soprattutto, si preoccupa per tutti, sempre... 
-E Nate? 
-Nate è... Speciale. 
Lexi si appoggiò con la testa allo schienale morbido della poltrona, sistemandosi meglio il cuscino a fiori che teneva in grembo, sopra le gambe incrociate: come poteva trovare delle parole vagamente adeguate per descrivere Nate? Poi le venne in mente. 
Un giorno di qualche anno prima, mentre accompagnava sua madre in cimitero, poco dopo la morte di nonna Lucy, si erano fermate dal fioraio per prendere qualche fiore da mettere sulla tomba. Karen era andata letteralmente a colpo sicuro ed aveva comprato tre rose di un intenso color blu notte, che aveva fatto legare assieme con un nastro di raso dello stesso colore. Quando Lexi le aveva chiesto perché proprio quella tonalità, Karen l'aveva guadata dritto negli occhi e le aveva raccontato di come sua madre Lucy, un giorno di tanti anni prima, quando ancora la giovane Karen doveva incontrare lo scapestrato Morgan che le avrebbe rapito il cuore, le avesse detto come il colore più speciale per una rosa fosse il blu, e come questo significasse l'essere estremamente unico e speciale. Se mai un ragazzo gliene avesse regalate un mazzo, allora quello poteva essere l'uomo da sposare. Non per nulla, quando Morgan l'aveva chiesta in sposa, lungo il bagnasciuga della stessa spiaggia dove si erano incontrati, si era presentato con una dozzina di spettacolari rose blu. Quindi sì: Lexi aveva trovato il modo per descrivere Nate. 
-Lei sa qual'è il significato delle rose blu? 
La dottoressa fece un cenno d'assenso con la testa e Lexi si sentì legittimata a continuare la sua profonda metafora per descrivere quel ragazzo che era letteralmente piombato nella sua vita nel modo più stravagante possibile. 
-Ecco: Nate è come una rosa blu. E' rara da trovare e quando si è così tanto fortunati, bisogna tenersela stretta e curarla con attenzione... Ma al tempo stesso, essendo una rosa, per sua natura ha le spine e bisogna stare attenti... Nate è così. Ho come la sensazione che potrebbe essere la persona più speciale che io abbia mai conosciuto ma anche quella che potrebbe ferirmi di più. Eppure, benché io non lo conosca, ho quasi la certezza che non mi farà mai del male... Almeno non intenzionalmente. 
-E come fai a dirlo? 
-Aspetti.
Lexi appoggiò il cuscino per terra, si alzò dalla poltrona in cui si era sostanzialmente inabissata e prese la borsa dall'angolo della stanza. Tirò fuori l'ipod dal fondo, assieme ad un foglio piegato in quattro che porse alla dottoressa Lang. Appena lo ebbe dispiegato davanti a sé, vide il testo di una canzone che non conosceva. Alcuni versi erano sottolineati con l'evidenziatore arancione, mentre altri erano addirittura cerchiati con la matita. Guardò con sguardo interrogativo una Lexi tutta concentrata nel dipanare il groviglio di nodi che erano diventate le sue cuffiette. Quando ci fu riuscita, ne passò una alla dottoressa, che la prese senza fare domande ma aspettando che fosse Lexi stessa a darle una spiegazione a tempo debito. Premette play, senza dire nulla, ed ascoltò quella canzone per la milionesima volta. La dottoressa Lang ascoltava quelle voci incantevoli, scorrendo con lo sguardo le parole tracciate sul foglio e comprendendo, sillaba dopo sillaba, nota dopo nota, che cosa stesse tentando di dirle Lexi. Quando la musica finì e le ebbe restituito la cuffietta, Lexi si risedette sulla sua poltrona e riprese il fidato cuscino in grembo. 
-L'ha scritta per me... 
Il tono di voce decisamente troppo orgoglioso ed emozionato sorprese persino Lexi, figurarsi la dottoressa Lang a cui risultò difficile trattenersi dal sorridere compiaciuta: che si fosse accorta del non molto contenibile interesse della ragazza per Nate era scontato, ma vederle quel barlume di esaltazione nello sguardo la incoraggiò parecchio. 
-Non... Non lo sto dicendo per vantarmi, cioè... Io non volevo dire che sono speciale o che so io... Insomma, ha capito no? 
-Stai tranquilla Lexi! Con me puoi permetterti di essere quanto vanesia vuoi, in ogni caso credo di aver colto il succo del discorso. Ha scritto per te una canzone che contiene una notevole promessa: quella di restarti accanto, di accompagnarti attraverso tutte le difficoltà non solo per farti uscire dal coma, ma anche per farti uscire da un altro tipo di oscurità... E tu sei certa che rispetterà questa promessa, perché lo ha già fatto e continua a farlo. Ho detto bene? 
-Credevo di essermi immaginata tutto. 
Lexi trasse un respiro profondo e si sentì estremamente sollevata dalla conclusione che la dottoressa Lang le aveva fornito: Nate era davvero un'ancora a cui appoggiarsi, doveva solo trovare un modo per farlo senza rischiare di innamorarsi di nuovo di un ragazzo che non avrebbe mai potuto avere, anche se una lontana vocina interiore continuava a sussurrarle che ormai fosse già troppo tardi per quello. 
-A proposito: mi faresti un cd con alcune loro canzoni? Non sono mica male sti ragazzini... 
Athena Lang sentì finalmente ridere di cuore la sua paziente più illustre e capì perché chiunque l'avesse incontrata, anche solo per pochi secondi, la ritenesse una ragazza speciale: era contagiosa la sua felicità e potersene beare sembrava un vero e proprio regalo. 
Quando Lexi uscì nella pioggia torrenziale che stava annaffiando Londra, si chiese cosa le fosse passato per la testa quella mattina decidendo di indossare un paio di scarpe di tela. Poteva distintamente udire il chiacchiericcio delle paperelle che si stavano facendo il bagnetto nelle sue scarpe, nonostante lo scrosciare della pioggia le riempisse i timpani a tal punto da non permetterle quasi di sentire il rumore di una macchina a tutta velocità che inchiodò giusto qualche istante prima di centrarla in pieno, sul passaggio pedonale. Alzò la testa di scatto verso quei fari abbaglianti di una macchina enorme e decisamente costosa, già pronta per sommergere con un fiume di ingiurie chiunque fosse il guidatore, ma quando lo sportello si aprì rimase letteralmente senza parole, tanto che l'ombrello a pois di Mia le cadde di mano. 
-Lexi! 
Il tono di voce apprensivo del ragazzo ormai fradicio tanto quanto lei, scatenò l'ennesimo flashback e tutto divenne buoi per un attimo: quell'inclinazione preoccupata  in una voce solitamente gioviale l'aveva già sentita mentre era in coma, anzi, le sembrò come se fosse stata proprio quella voce a farla tornare vagamente cosciente. 
Scosse la testa e con essa una miriade di gocce di pioggia che si erano incastrate sulle lunghe ciglia, rimandando ad un altro momento la spiegazione di quanto avesse visto: ora doveva coprire di insulti quel ragazzo che continuava a sconvolgerle la vita. 
-Ma sei scemo?! Dico: chi ti ha dato la patente?! Un babbuino?! Potevo morire! Di nuovo!! 
Quel poco velato riferimento al fatto che lui fosse già stato la causa una volta di una sua possibile dipartita, fece sentire Nate davvero una persona orribile e gli diede la conferma che un qualsiasi confronto con Lexi, nonostante la loro telefonata del giorno prima, sarebbe stato un'impresa epocale. Chiuse lo sportello della Range Rover e senza curarsi minimamente della pioggia che gli stava facendo appiccicare la maglietta grigia al petto, cercò di sistemare la situazione. 
-Lexi, non ti avevo vista, davvero! Come stai?? 
Fece qualche passo avanti, sistemandosi meglio il cappello da baseball che aveva calato sulla testa, per proteggersi da quel tempaccio che sembrava fatto apposta per rendere il tutto più difficile. Il pensiero che fosse stata Lexi con tutta la sua rabbia a scatenare l'acquazzone lo fece ridere involontariamente, ma se ne pentì subito quando rialzò il viso a pochi centimetri da quello di lei e si sentì incenerire. 
-Ti faccio tanto ridere, Hanson? 
-No, no... No! Lexi, dico sul serio: come stai?! 
Nate allungò una mano per sfiorarle un braccio, ma Lexi fu più veloce e si scansò di lato, con un'espressione che agli occhi del ragazzo risultò disgustata, ma che in realtà era terribilmente sorpresa. 
Che cosa vuoi da me, Nate? Dimmelo...”. 
Forse avrebbe dovuto dar libera voce ai suoi pensieri, ma non poteva, non aveva la forza di fidarsi ancora di qualcuno che non conosceva davvero. 
-Sto... Sto bene... Devo andare ora. 
Il traffico dell'intera Londra sembrava essersi concentrato davanti lo studio della Dottoressa Lang, creando una sinfonia di suoni, fatto di strombazzare di clacson e di rombare di motori, che si stava mescolando con il rumore costante della pioggia, ma nulla sembrava sovrastare il pulsare del cuore di Nate mentre vedeva Lexi allontanarsi. Non poteva lasciare che se ne andasse da lui ancora, fosse stato anche solo per quella giornata. Così la rincorse, lasciando la macchina in mezzo la strada, incurante degli insulti urlati dai finestrini abbassati negli accenti più disparati, e riuscì a raggiungerla giusto prima che sparisse tra la folla del marciapiede. 
Lexi si sentì afferrare la mano e la prima reazione fu quella di voltarsi di scatto per interrompere quel contatto indesiderato, ma il suo passato le mandò un altro messaggio e le fece percepire quella stretta come stranamente familiare. 
Non può essere... Non posso ricordarmi qualcosa che non è possibile sia successo...”. 
-Aspetta Lexi! 
Lo sguardo di Nate era troppo complesso da decifrare per Lexi, che ne rimase a dir poco stupita: sembrava preoccupato, nervoso e speranzoso. Ma speranzoso per cosa? -Sei in macchina? 
-No. 
Quella mano attorno al suo polso stava serrando la stretta, non in maniera possessiva ma protettiva. 
-Ti viene a prendere qualcuno? 
-No! Nate ma che diavolo vuoi?!
Nonostante avesse alzato la voce, la sua mano era rimasta ferma dov'era, incapace di interrompere un contatto che stava diventando sempre meno sbagliato per il suo subconscio. 
-Se vuoi ti do un passaggio... 
Perché a Lexi sembrava di trovarsi di fronte ad un piccolo esemplare di labrador al canile quando vede entrare una famiglia in cerca di un animale e spera che la scelta ricada su di lui? Come faceva a dirgli di no? Poi le venne in mente le parole dure con cui si era concluso il loro ultimo incontro e d'istinto ritirò la mano da quella stretta troppo intima. -Lexi, per favore: sta diluviando ed io devo passare da quelle parti... Accetta... 
In fin dei conti se sto un altro po' sotto la pioggia mi spunteranno le pinne...” 
-Va bene. 
L'aveva detto talmente tanto a bassa voce che Nate fece fatica a sentirlo sotto lo scrosciare incessante della pioggia sull'asfalto, ma gli occhi improvvisamente gentili ed imbarazzati di Lexi diedero conferma alle sue speranze. Le fece strada con la mano e la seguì, perdendosi nella contemplazione dei capelli lunghi e castani che si erano appiccicati al leggero giubbotto di jeans che indossava, del tutto bagnati. L'affiancò dal lato del passeggero per aprirle lo sportello e si accorse che alcuni ciuffi le ricadevano fastidiosi sul viso e l'irrazionale istinto di spostarli gli fece prudere le mani, ma dovette trattenersi prima di giocarsi quella che poteva essere la sua seconda possibilità. Una volta che Lexi fu salita a bordo, tornò dal lato del guidatore e chiese scusa con un gesto agli automobilisti in coda, controllando se ci fossero stati paparazzi in giro: forse era stato abbastanza fortunato quella volta. Si tolse il berretto da baseball, che lanciò sui sedili posteriori del suv, e mise in moto, immettendosi nel traffico congestionato di una Londra all'ora di punta. 
Il silenzio nell'abitacolo si poteva tagliare con un coltello, così Nate optò per mettere un po' di musica e Rather Be dei Clean Bandit si diffuse per l'abitacolo. 
L'ironia della situazione non sfuggì a Lexi, che riportò la sua attenzione sul ragazzo che stava guidando tranquillamente al suo fianco: con tutti i posti che c'erano sulla faccia della terra quello, a differenza di quanto sosteneva la canzone, era l'ultimo in cui Lexi si sarebbe voluta trovare. 
Cacchio, i capelli bagnati e schiacciati sulla fronte gli stanno un sacco bene... Ma che diavolo sto pensando?!”. 
Scosse la testa per togliersi da davanti gli occhi l'immagine delle sue mani tra quei capelli castanobiondi e tornò a guardare la pioggia che scivolava veloce lungo la superficie del finestrino, cercando una maniera efficace per imbrigliare la sua fervida immaginazione. 
-Hai freddo? 
La domanda colse Lexi completamente alla sprovvista, anche se poteva considerarsi tra le più adatte alla situazione dato che erano entrambi bagnati fradici e fuori sembrava  esser tornato l'inverno, ma lei quel genere di attenzioni e di premure nei suoi confronti non le aveva mai sperimentate, quindi le ci vollero dieci secondi buoni prima di riuscire a rispondere.
-Un po', a dire il vero. 
-Lo immaginavo: hai le gambe che tremano... 
Gli occhi di Lexi caddero sulle sue gambe e si accorse di come sembrassero effettivamente possedute da un qualche genere di spiritello dispettoso. Le bloccò all'istante con le mani, ma il contatto delle calze bagnate sulla pelle la fece rabbrividire all'istante, suscitando un sorriso divertito e mal celato di Nate, che intanto aveva azionato il riscaldamento al massimo. 
-Ti fa tanto ridere Hanson? 
-No, no scusa.
Improvvisamente era tornato serio e la sua fronte si era corrucciata, come se stesse tentando di risolvere una difficile equazione ma gli mancasse la formula chiave. Il silenzio tornò a farsi pesante all'interno della macchina e a Lexi sembrò mancare l'aria: quel ragazzo la faceva stare sulle spine e la sensazione non le piaceva per nulla. 
-Puoi pure lasciarmi all'inizio di quella strada, poi vado a piedi. 
Nate le lanciò un'occhiata fatta di incredulità e puro panico che lasciò Lexi ancora più interdetta ed infastidita per la sua incapacità di decifrare quel ragazzo dagli occhi troppo splendenti per essere reali. 
-Ma sta diluviando ancora... 
-Ti ho già disturbato troppo Nate. 
Il sentirsi chiamare per nome ebbe su di lui l'effetto di una doccia fredda, tale da fargli imbracciare tutto il coraggio di cui disponeva e tentare il tutto per tutto pur di riuscire a sentirle pronunciare ancora quelle quattro lettere che lo identificavano. 
-Ormai è ora di pranzo e conosco un posto qui vicino che fa dei tacos divini. Ti andrebbe di farmi compagnia? 
Ecco, l'aveva fatto. L'amo era stato gettato e con esso anche tutto il suo coraggio, quindi ora poteva solo sperare che Lexi accettasse. 
Cosa?! Che?! Dove?! Credo di non aver capito molto bene... Oh, non fare la finta tonta signorina, hai capito benissimo: ti ha appena invitato fuori a pranzo! Quindi sbrigati a dargli una risposta! Oddio, sto parlando di nuovo in terza persona...”. 
-Prometto solennemente che penserò sempre prima di parlare.
Quella battuta spiazzò ulteriormente Lexi, ma il sorriso con cui Nate l'aveva accompagnata le fece capire che era il suo personalissimo modo per chiederle ancora scusa per ciò che le aveva detto l'ultima volta in cui si erano visti. Fu proprio quella buffa ed adorabile espressione che assumeva Nate ogni qualvolta ridesse che la fece accettare: vedergli arricciare il naso e sentir riverberare la sua risata contagiosa ancora per qualche volta non le sarebbe dispiaciuto più di tanto. 
Quando la macchina si fermò di fronte ad uno dei tanti Nando's che la città di Londra ospitava, Lexi guardò Nate esterrefatta: non poteva averlo fatto davvero. 
-Non ci credo. 
-Cosa?
La faccia perplessa del finto biondo rischiò di farla ridere, ma si sforzò di mantenere l'aria scandalizzata che aveva assunto. 
-Mi hai portato davvero a pranzo da Nando's? 
-Perché: hai gusti più sofisticati?! 
Dalla perplessità all'allarmismo in meno di un decimo di secondo... Complimenti Hanson per la varietà di espressioni...”. 
Lexi stava ridendo dentro di sé, ma ancora una volta cercò di restare impassibile. 
-No, ma fa strano constatare che tu mangi davvero da Nando's tutte le volte che puoi. Se penso che hai avuto anche il coraggio di dirmi che non ti conosco affatto... 
Quando Nate ebbe compreso il velato riferimento alla loro precedente conversazione, si lasciò andare ad una risata liberatoria. 
-Ma lo sanno anche i sassi che io sopravviverei solo con il loro cibo! 
-Beh, era comunque qualcosa che io sapevo e che era giusta! Quindi, un punto per me. 
E detto questo, scese dalla macchina, stando attenta a non finire di nuovo dentro una pozzanghera, dato che le sue scarpe si erano quasi finalmente asciugate. 
Nate la osservò mentre si dirigeva verso la porta a vetri del locale, per poi voltarsi e aspettare che lui la raggiungesse, e si chiese che cosa avrebbe fatto se anche quella volta le cose fossero andate male: non avrebbe più saputo dove sbattere la testa. 
Lexi alzò le sopracciglia, chiedendogli implicitamente che cosa stesse aspettando e Nate non se lo fece ripetere due volte. Rinchiuse in un cassetto molto nascosto della sua mente tutte le prospettive negative per quella giornata e, concentrandosi sul sorriso della ragazza che aveva aspettato per cinque mesi, scese dalla macchina. 
Quando entrò nel locale riscaldato, Nick, il proprietario, gli andò incontro per salutarlo, stringendolo in una morsa letale che lo lasciò senza fiato per alcuni secondi. 
- Nate! Vecchio mio! Come stai?? Oh, ma vedo che hai compagnia oggi! 
Nate diede un'occhiata alla ragazza con i capelli ancora mezzi bagnati, tutta concentrata a torturare il braccialetto che le avevano regalato per il compleanno, evidentemente a disagio per le attenzioni che stava ricevendo. 
- Piacere: io sono Nick, il proprietario di questo locale ed amico d'infanzia di Nate!! 
Ma perché deve urlare ogni frase che dice? Così ci guardano tutti...”. 
Nonostante l'istinto di tappargli la bocca, gli strinse invece la mano facendo un sorriso di cortesia: se era amico di Nate, non poteva essere proprio così male. 
-Piacere, Lexi. 
- Oh, ma tu sei quella Lexi!! Che onore averti qui!! Se Nate mi avesse avvertito del vostro arrivo, vi avrei fatto trovare un'accoglienza più calorosa! 
Più caloroso di essere fissati da almeno cinquanta persone con tacos ricoperti di salsa gocciolante tra le mani?? Credo sia più che sufficiente...”. 
Fortunatamente Nate fu più diplomatico nella risposta.
- Sai, è stata una cosa a dir poco imprevista, ecco... 
I due si scambiarono un fugace sguardo che li fece ridere entrambi, ripensando all'imprevisto di quella mattina, ovvero l'ennesimo mancato incidente mortale. 
- Piuttosto, hai un posto tranquillo per noi? 
Non seppe bene per quale motivazione, ma sentire Nate pronunciare la parola “noi” fece contorcere le budella a Lexi, come se in quelle tre semplici lettere fossero racchiuse infinite promesse ed infiniti non detti. 
- Certo!! Prego, da questa parte!! 
E mentre le teste di cinquanta persone li seguivano nella saletta riservata del locale, Nate sentì il bisogno fisico di proteggere Lexi da tutte quelle attenzioni indesiderate, tanto da metterle una mano sul fianco e spingerla davanti a lui. 
Il fatto di avere quella mano calda e grande appoggiata sul suo fianco sinistro, non solo le stava mandando in panne il cervello, ma la faceva sentire viva come mai prima di quel momento. Ogni cellula del suo corpo sembrava essersi concentrata su quel piccolo lembo di pelle sotto la mano di Nate e nemmeno gli sguardi indagatori delle persone le risultavano più fastidiosi. 
Che diavolo mi sta succedendo?? Non posso farlo... Non posso permetterlo di nuovo...”. 
Entrarono in una saletta con una parete completamente fatta di vetro, ma coperta da una sottile tenda di organza color crema che rendeva l'ambiente luminoso e accogliente, nonostante le nuvole all'orizzonte si stessero accumulando per scatenarsi in un secondo round. Cinque tavolini apparecchiati per due occupavano la stanza, con tovaglie rosse e oro a coprirli, e graziosi cestini di vimini pieni di differenti tipi di pane e grissini che facevano da centrotavola. Le venne da sorridere perché quello era esattamente il genere di posto che avrebbe immaginato per un tipo come Nate. Il fatto che poi fosse anche il suo locale ideale non voleva prenderlo in considerazione in quel momento. 
Nick si stava avvicinando alla sedia di Lexi per scostargliela, ma Nate, che era ancora dietro di lei, fu più veloce e la fece accomodare con un sorriso dolce sulle labbra sottili. Nessuno le aveva mai scostato la sedia per farla sedere, ma ad essere completamente sinceri, nessuno l'aveva mai nemmeno quasi investita, quindi, nel cervello iperattivo di Lexi, tutta quella gentilezza era un modo come un altro per farsi perdonare. Nonostante le parole della canzone tornassero ad occuparle la mente come un picchetto di operai in sciopero ogni volta che incontrava lo sguardo di Nate. 
Quando anche lui si fu accomodato, Nick porse ad entrambi due menù e disse che sarebbe tornato a breve con un aperitivo offerto dalla casa e pronto per prendere le loro ordinazioni. Il silenzio che calò nella sala divenne a dir poco insostenibile quando il tintinnare dei braccialetti di Lexi, dovuto all'incessante movimento della gamba su cui il suo braccio era appoggiato, fu il solo rumore a scandire lo scorrere dei secondi. 
-Scusami. 
Nate l'aveva quasi sussurrata quella parola, ma tra di loro ebbe l'effetto di una bomba: abbatté le barriere che si erano create in quei due fugaci contatti che avevano avuto, mettendo sotto i loro occhi come fosse giunto il momento di parlare apertamente. E furono proprio i loro occhi, cioccolato contro ghiaccio, a scontrarsi per primi e a cercare un punto di fusione. 
-Per cosa? 
-Per tutto. 
Un sorriso ironico comparve sul volto di Lexi: a lei le situazioni serie facevano ridere, non poteva farci nulla. 
-Quindi intendi: per avermi dato della stupida, avermi accusato di non conoscervi, aver chiesto il mio numero in giro senza domandare prima il mio permesso e aver quasi rischiato di investirmi? 
I motivi li aveva elencati tutti sulle punte delle dita, guardandosi attorno con espressione concentrata, come se non volesse dimenticarne neanche uno, mentre la faccia di Nate diventava sempre più scioccata ed incredula. 
-Va bene, va bene, va bene!! Ho capito! Sono stato un vero coglione con te, lo ammetto. E mi dispiace davvero Lexi... 
-Lo so Nate. E stavo scherzando, tranquillo. 
- Ecco a voi qualche mini tortillias con salsa piccante e alle erbe! Spero vi piaccia! Siete pronti per ordinare?! 
Mentre Lexi si stava ancora chiedendo come quel ragazzo riuscisse ad emettere ogni frase come se fosse un'esclamazione di gioia a decibel decisamente troppo elevati, Nate le chiese: 
-Posso ordinare io per entrambi? Ti fidi di me? 
Solitamente non avrebbe mai lasciato che un ragazzo decidesse per lei che cosa mangiare, ma il sorriso gentile e leggermente imbarazzato con cui Nate glielo stava chiedendo la fece sentire stranamente coccolata da quel gesto ed annuì con la testa, incapace di dire altro. Che cosa le stesse facendo quel ragazzo, rimaneva un mistero. Lo ascoltava parlare con fare esperto, come se si trattasse di una questione di vitale importanza e, per quanto Lexi fosse pienamente convinta che per lui il cibo fosse sacro, le parve che volesse fare una buona impressione. Su di lei. 
Okay, ora sto decisamente superando ogni limite consentito!”. 
-Lexi, tutto bene? 
Era talmente persa nella contemplazione di un temerario raggio di sole che, lottando contro le nuvole, stava illuminando i capelli a dir poco soffici di Nate che non si era minimamente resa conto di come lui le avesse appena chiesto che stesse facendo in quella zona della città quella mattina. 
-Sì, sì... Mi avevi chiesto qualcosa? 
-Ero solo curioso di sapere che ci facessi vicino a Chancery Lane... 
Improvvisamente, la ciotolina piena di sala piccante divenne a dir poco interessante e il cervello di Lexi cominciò a correre impazzito, scartabellando tutte le scuse che aveva utilizzato nella sua misera esistenza per trovarne una appropriata all'occasione, con scarsi risultati. 
-Ehi, se non vuoi dirmelo non fa nulla... Era per parlare un po'. Non sono un grande amante del silenzio. 
Si passò una mano tra i capelli troppo lunghi per i suoi gusti, in quel modo imbarazzato ed estremamente carino che fece sorridere di rimando Lexi. 
-Perché sorridi? 
Oddio, non me sono neanche resa conto...”. 
-Perché neanche io sopporto il silenzio quando c'è qualcuno con me... E' un sacco imbarazzante ad essere sinceri. 
Allora sorrise anche Nate: forse non sarebbe stato così difficile come pensava. 
-Una volta ero in ascensore con Lewis. Insomma, credo tu sappia quanto logorroico sia, specialmente quando ha qualche storia nuova da raccontare... Ad ogni modo, con noi c'era anche uno dei collaboratori di Simon e...
Nate si perse a raccontare uno dei tanti aneddoti che riguardavano la band e che, ne era quasi certo, le avesse già raccontato quando lei era in coma. Ma la cosa non gli pesava, perché ora era tutto diverso: poteva osservarne le reazioni; vedere i suoi occhi brillare e socchiudersi, accentuando ancora di più la loro forma a mandorla, quando trovava qualcosa molto divertente; veder ridisegnare le sue labbra rosse a cuore in un sorriso, mentre ascoltava finalmente la sua risata riempire quella stanza come il sole in un'alba di metà giugno, risvegliando ogni cosa. Il suo cuore compreso.
“Come fa? Come fa ad essere così spontaneo, solare... Felice?! Sembra che la vita gli sorrida costantemente e che lui non possa fare a meno di contraccambiare... Ed è dannatamente contagioso, cacchio! Forse potrebbe insegnarmi ad essere così felice... Ma che sto dicendo?! Non devo più fare affidamento su nessuno... Eppure quegli occhi cristallini sembrano il regalo più bello che si possa desiderare...”.
-A proposito di Pablo: ti ha già mandato i biglietti per il primo concerto a Wembley?
Lexi tornò con i piedi per terra e si concentrò sulla domanda di Nate: non le era arrivato nulla, ma sapeva che il concerto sarebbe stato di lì a dieci giorni, solo che non le era neanche passato per l'anticamera del cervello di preoccuparsi di prendere i biglietti. Considerando che erano andati in vendita quando lei era ancora in coma e che di solito quei cinque disgraziati facevano sold out in meno di cinque minuti, aveva perso le speranze molto tempo fa di vederli per quell'anno: sarebbe stato il primo tour loro che si perdeva. O forse no.
-No, non mi è arrivato nulla, perché?
-Oh, si sarà dimenticato con tutto quello che ha da fare... E mi chiedi anche perché Lexi? Davvero??
-Beh, sì... Insomma...
-Insomma nulla! Mi sembra il minimo che tu sia presente al nostro primo concerto negli stadi! E a dire il vero, a tutti quelli a cui vorrai venire... Te l'abbiamo promesso, ricordi?
Appena ebbe detto quella frase, si morse la lingua: di tutti gli argomenti che poteva tirare in ballo, quello era l'ultimo della lista. Come diavolo gli era saltato in mente di chiederle se si ricordasse qualcosa di quei cinque mesi passati in coma, quando chiunque gli aveva detto di non farlo per nessuna motivazione?! Si sarebbe giocato anche la sua seconda chance. Ma la reazione di Lexi lo tranquillizzò immediatamente.
-Non me lo ricordo, ma ora so che l'avete fatto.
Gli sorrise dolce e si chiese da dove sbucasse tutta quella sicurezza in una situazione del genere, ma forse era solo merito di Nate e del suo talento naturale per far sentire a proprio agio chiunque. Così decise di chiedergli una cosa che non aveva avuto il coraggio di domandare nemmeno agli altri ragazzi: al massimo non le avrebbe risposto. -Nate, posso chiederti una cosa?
-Certo!
-Che cosa significano i ciondoli del braccialetto?
Fece tintinnare i nove piccoli pensagli che le impreziosivano il braccio destro e Nate notò per la seconda volta il bracciale che lui stesso si era preoccupato di comporre.. Le sue labbra si curvarono in un sorriso spontaneo e sottilmente malinconico nel ricordare il giorno in cui gliel'avevano donato: le aveva sussurrato ad un orecchio che l'amava, anche se in quel momento gli sembrava fosse accaduto in un universo parallelo.
-Allora: beh, lo scudo è Pablo. Zach ha la bomboletta spray che Lewis aveva scambiato per un deodorante, mentre lui ha l'omino sullo skate... Poi il girasole è di Ellie, il rossetto di Page, il cuore di Sophia, lo snapback di Lucas, la rondine di Hugh e...
Lexi prese tra le dita la chitarra e concluse la frase al posto suo.
-E la tua chitarra...
I loro occhi si scontrarono e per un attimo il tempo si bloccò.
Nate ebbe come l'impressione che tutto fosse tornato a quel 20 Agosto di quasi un anno prima e che quella davanti a lui fosse la ragazza a cui avevano sparato al posto loro. E sperò che anche in quelle iridi stesse andando in onda il film di quei cinque mesi successivi e che la pellicola della memoria di Lexi si stesse riavvolgendo nel giusto verso. Ma era troppo presto o, forse, era semplicemente impossibile.
-Grazie Nate.
Notò la fugace pennellata di delusione che oscurò per un attimo le iridi cristalline di Nate, ma cercò di non farsi condizionare: voleva essere sincera, per una volta in vita sua e dire quello che pensava davvero. Senza riserve.
-Dico sul serio: grazie per tutto... Certo non per il quasi incidente... Sto scherzando! Tranquillo: non porto così tanto rancore io. Di solito avrei detto che sono una tipa che perdona, ma non dimentica, però non credo di poterlo più dire, data la mia situazione...
Lo vide scoppiare a ridere come un bambino di tre anni quando di fronte al suo cartone animato preferito e si chiese se fosse stata proprio lei a suscitare quella risata perfetta. -Tu sei pazzesca Lexi! Comunque scusa, vai pure avanti...
-Escludendo la mia memoria, volevo solo dirti che voi siete stati davvero importanti per me... Lo so che ve l'ho detto un milione di volte, ma lo penso sul serio. Quando mi sono resa conto che questo braccialetto era vostro davvero e che Mia non aveva mentito, mi sono sentita importante per la prima volta in vita mia e... Ops, forse questo non avrei dovuto dirlo.
Quando la vide mettersi le mani sottili davanti le labbra serrate, gli occhi sgranati e l'espressione di una bambina piccola che si era appena lasciata sfuggire il segreto della sua migliore amica, Nate non riuscì più a pensare lucidamente e le sfiorò una mano, prendendola tra le sue.
-No, Lexi... Ti prego: dimmi questo ed altro. Dimmi qualsiasi cosa ti passi per la testa... Dimmi che cosa vorresti diventare, che cosa sogni, che cosa ti fa sorridere e cosa piangere... Che cosa ti fa corrucciare la fronte in quell'espressione che fai spesso e che cosa ti manca...
Era il discorso più appassionato che qualcuno le avesse mai fatto. No, era il discorso più appassionato che qualcuno avesse mai fatto nella storia delle dichiarazioni d'amore umane. E lei ne aveva studiati di leggendari discorsi d'amore nei suoi libri di storia, a centinaia, forse anche a migliaia... Ma nulla le sembrò paragonabile a quello. E se fosse stata la vecchia Lexi le avrebbe trattenute quelle lacrime dispettose che avevano deciso di rigarle il volto, le avrebbe bloccate appena oltre la soglia delle sue ciglia, ma non lo fece. La nuova Lexi voleva sentire ogni emozione fino alla fine, perché ne aveva già perse troppe e la sensazione della mano calda e rassicurante di Nate che le asciugava gentile la guancia, era decisamente troppo perfetta per non essere vissuta fino all'ultima goccia di essenza.
Era dannatamente bella e così vicina a lui, il viso appoggiato al palmo della sua mano, gli occhi ad imprigionare i suoi, le labbra rese ancora più rosse e desiderabili dall'eccesso di emozione: voleva baciarla come mai prima di allora, più di quando era in ospedale. Voleva amarla.
I loro volti si avvicinarono, mentre il pollice ruvido di Nate carezzava con spirali immaginarie la guancia di Lexi.
E lei lo sentì.
Percepì chiaramente quel flash che stava arrivando a portarle altri frammenti di quello che era stato, ma lo bloccò, perché in quel preciso istante voleva solo godere il presente del respiro caldo di Nate sulle sue labbra tremanti.
-Ecco il pranzo!!!
La voce squillante di Nick ruppe la cupola di vetro in cui si erano rifugiati, cuori esposti in un mondo che non si faceva scrupoli a cacciarli e i due furono costretti a separarsi. Lexi prese a torturarsi i braccialetti, la testa un miscuglio di pensieri e il corpo un turbinio di emozioni, mentre Nate si chiedeva per quanto ancora avrebbe resistito dal baciare quella ragazza che lo aveva travolto e stravolto come un temporale estivo. Cominciarono a mangiare e Nate pensò di dover rompere quel silenzio in una qualche maniera, perché non poteva sopportare un secondo di più il rumore dei pensieri suoi e di Lexi.
-Allora, hai ripreso l'università?
Lexi gli sorrise riconoscente per quella prontezza d'animo che lei non aveva mai posseduto e che in quel momento le stava trasmettendo e si lasciò andare ad una dettagliata descrizione di come fosse sempre più difficile concentrarsi sullo studio, quando l'unica cosa che voleva fare era vivere ogni secondo qualcosa di nuovo. Non le era mai capitato e le risultava difficile anche da spiegare, eppure Nate sembrava capire perfettamente di che cosa gli stesse parlando e la conversazione procedeva tranquilla, spostandosi poi sugli argomenti più disparati.
Si stavano conoscendo davvero, come Lexi e Nate, due ragazzi di ventidue anni che avevano visto le loro vite incrociarsi ed intrecciarsi, forse anche complicarsi, come i fili di un paio di cuffiette: sarebbero riusciti a districare il loro passato, le loro insicurezze ed i divieti autoimposti, per confluire in un'unica strada? Quando Lexi sentì ridere Nate per l'ennesima volta a quella che lei non credeva fosse una frase divertente e che aveva detto quasi per caso, si rese conto che non si era sbagliata: quel ragazzo era speciale sotto ogni punto di vista ed averlo vicino era come potersi beare del calore e della luce rassicurante del sole in un giorno d'inverno, monito che l'estate sarebbe tornata prima o poi. Bastava solo avere fiducia e pazienza. Ma lei poteva permettersi di aspettare ancora e di rischiare la sua fiducia per qualcuno che conosceva così poco?
Stava  pensando a questo mentre lo vedeva immergere il suo muffin al cioccolato dentro la crema chantilly che era nel suo piatto.
-Ehi! Questa è mia!
-Dai Lexi, solo un pochino! E' troppo buona! Prova.
Senza darle il tempo di risponderle, immerse di nuovo il soffice dolce dentro la crema che si era spalmata sul piatto di fronte a lei e glielo portò alla bocca. Non poteva credere che stesse vivendo davvero una situazione di quel genere: anche un cretino si sarebbe accorto di come l'atmosfera fosse cambiata nella stanza, di come gli occhi di Nate si fossero fatti improvvisamente più scuri, di come il respiro di Lexi fosse diventato irregolare... Ma per cosa? Addentò il muffin, cercando di non mordergli le dita, ma Nate fu più veloce e le sporcò la punta del naso con la crema, lasciandola imbambolata a guardarlo.
-Che cos'hai fatto?!
-Io? Assolutamente nulla... Sei tu che non sei capace di mangiare.
Il sorriso beffardo che stava curvando le sue labbra sottili fece impazzire Lexi, che passò il dito tra la crema chiara e, prima che Nate avesse il tempo di accorgersi di che cosa stesse succedendo, gli sporcò il viso, tracciando una striscia dolce e appiccicosa sulla guancia. Lui la guardò scioccato , preparandosi per contrattaccare, lo sguardo determinato che la fece ridere come una bambina, quando Nick rientrò nella sala, scuro in volto, facendoli bloccare entrambi. 
-C'è un problema...
Nate, ancora con la crema che colava sulla guancia, si voltò a guardarlo con un sorriso accondiscendente stampato sulle labbra e gli chiese cosa ci potesse essere di così grave.
-Ci sono cinque paparazzi qui fuori e almeno una quindicina di fan... Sono mortificato.
“Ed ecco come finisce il nostro spensierato pranzo... Dovevo aspettarmelo che cose come questa non potessero andare bene fino alla fine... Ma di cosa mi lamento, se non volevo nemmeno vederlo fino a questa mattina?!”.
Ma Nate non aveva alcuna intenzione di rovinare quella giornata che si stava rivelando una tra le 
migliori della sua vita nell'ultimo anno. Si rivolse a Nick con molta tranquillità, il sorriso ancora sulle labbra, focalizzato sul far vedere a Lexi come ogni situazione sarebbe sembrata una sciocchezza se l'avessero affrontata assieme: fosse stato un gruppo di fan o il recupero della sua memoria, non gli importava, perché loro potevano farcela.
-Non fa nulla Nick, davvero. Sono abbastanza tranquille?
-Sì, sì... Stanno aspettando che tu esca. Il problema sono i paparazzi...
-Mmm... Hai un'uscita sul retro?
-Sì, dalla cucina.
-Okay... Lexi tu che vuoi fare?
“Che?? Cosa?? Perché lo chiede a me?? E in che senso che cosa voglio fare io??”.
Nate si accorse della sua faccia perplessa, così le sorrise dolce e le spiegò le due possibilità tra cui poteva scegliere.
-Puoi uscire dal retro ed aspettarmi in macchina, ti do le chiavi per aprirla. Oppure...
-Oppure?
-Possiamo uscire assieme e tu dovresti portare un po' di pazienza.
Lo sapevano perfettamente entrambi che cosa implicasse la seconda opzione: illazioni di ogni genere e forma su Twitter e su qualsiasi sito scandalistico della rete nell'arco di dieci minuti, aumento dell'attenzione sulla vita di Lexi e il rischio di mettere sotto i riflettori qualcosa che non sapevano nemmeno che cosa fosse e se ci fosse. Ma l'avrebbero fatto assieme. Forse fu quel ”assieme” a farla decidere o il fatto che, in ogni caso, non avrebbe permesso che fosse qualcun altro a definire quello che loro erano, così Lexi decise di uscire con lui dalla porta principale.
-Credo di aver usufruito per troppo tempo di quella sul retro.
Nate le sorrise raggiante, come se avesse davvero capito che cosa significasse quella frase, come se avesse deciso di renderlo partecipe di un altro passo importante della sua vita: se la gente voleva interessarsi a lei, lo facesse pure, perché non aveva più motivi per nascondersi. Nate si alzò e Lexi lo imitò, prendendo la borsa dallo schienale della sedia, mentre lui chiedeva a Nick di avvisare le ragazze che sarebbe uscito di lì a poco ma che avrebbero dovuto mantenere un certo ordine se l'avessero voluto incontrare. Si avviarono verso la porta, ma prima che Lexi potesse superarlo, Nate la bloccò per un braccio e la fece voltare verso di lui. Erano a pochi centimetri di distanza, gli occhi di Lexi giusti all'altezza di quelle labbra che prima erano così vicine alle sue da farla avvampare al solo pensiero. Nate la guardava con uno sguardo che non le riusciva di interpretare.
-Forse, però, prima è meglio togliere questo...
Prese un tovagliolo dal tavolo e le strofinò piano il naso, pulendolo dai residui di crema che erano rimasti appiccicati, per poi passarlo anche sulla sua guancia. Avrebbe potuto baciarla, nessuno li avrebbe interrotti quella volta, ma Nate sapeva che non era ancora il momento giusto: voleva che lei si fidasse del tutto di lui e capisse quanto ci tenesse a lei. Le sorrise dolcemente e le prese la mano, intrecciando le loro dita in un nodo che non si sarebbe mai dovuto spezzare se fosse dipeso da lui.
-Pronta?
-Pronta.
Ed era vero. Si sentiva pronta. Ma non solo per affrontare un gruppo di fan e dei paparazzi, ma per fidarsi di quel ragazzo che aveva avuto il coraggio di dirle come fosse stata stupida a rischiare la sua vita, solo perché lui la considerava troppo preziosa per essere gettata al vento pur di salvare le loro. Di quel giovane uomo che stava camminando attraverso il locale e fuori da quella porta non davanti di lei, non conducendola come fosse una bambina piccola bisognosa di una guida, ma al suo fianco, come un compagno di viaggio con cui condividere qualsiasi cosa la vita gli offrisse. Si fidava di Nate come non si era mai fidata di nessuno e non perché lo conoscesse da chissà quanto tempo, ma perché la sua pelle, le sue cellule le stavano dicendo che quella mano aveva stretto la sua più di quanto lei potesse immaginare ed era stata creata per farlo da quel momento fino a quando lei glielo avesse permesso.




Hi sweethearts!!
Non mi dilungherò molto, sostanzialmente perché sto piangendo come una fontana, però alcune cose ci tengo a dirle. Questo capitolo è uno dei miei preferiti in assoluto. Punto. Fine. No, scherzo. Lo adoro perché, per una volta, sembra che le tempistiche di questi due coincidano a sufficienza per regalare un pizzico di magia ad un giorno qualunque. Poi ci sono un sacco di situazioni un po' "da film" (mi sono lasciata un pochino andare la mano, ma dopo più di duecento trenta pagine ne avevamo bisogno tutte^^) come quella della pioggia con il mezzo incidente, le lacrime, la crema sul viso... Però penso sia giusto così. E' giusto per Lexi che vuole vivere la sua favola o semplicemente la sua vita ed è giusto per Nate che vuole vivere il suo amore. Basta. Mi eclisso.
Fatemi sapere che ne pensate perché in questo caso ci tengo tantissimo, sul serio**
A presto e grazie
Lots Of Love xx

  
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