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Autore: sparewheel    10/06/2017    5 recensioni
Affrontando le conseguenze di un desiderio espresso involontariamente, Emma finirà per ottenere quello che mai avrebbe creduto possibile e per scoprire che un futuro inaspettato può essere ben più prezioso di un desiderio realizzato.
Swanqueen ambientata qualche tempo dopo gli eventi della 6x10 e che non segue gli sviluppi della 6B.
Genere: Angst, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 6.

In casa regnava ancora quel fastidioso silenzio che Zelena aveva cercato in ogni modo di non violare.
Anche il vento e i rumori tipici della campagna sembravano essersi quietati rispetto al solito.
O forse erano i troppi pensieri a far sì che li si percepisse meno.
Quando si era chiusa la porta del bagno alle spalle, il primo istinto di Zelena era stato quello di teletrasportarsi da sua figlia, stringerla forte e non lasciarla andare mai più, ma… non poteva abbandonare sua sorella.
Decise quindi di tenersi impegnata con qualche faccenda domestica e cominciare dalla cameretta di Robin le sembrò un ottimo compromesso tra il dovere e il piacere.
Messi a posto i giocattoli, fu la volta del bucato. Poi toccò alle stoviglie del giorno prima e, quando anche la cucina fu in ordine, non le rimase che mettere a riscaldare l’acqua per il tè.
Ed aspettare.
Erano passate quasi due ore e sarebbe andata a controllare la situazione già da un pezzo se solo ad un certo punto non avesse sentito lo scarico del bagno azionarsi.
Quanto meno Regina era viva.
E se il problema magico era davvero quello allora sua sorella stava solo… elaborando, probabilmente.
Lei lo ricordava nitidamente il momento in cui aveva scoperto di essere incinta.
Di certo non era stato un evento normale visto che a quei tempi aveva le sembianze di un’altra persona, viveva la vita di un’altra persona e aveva architettato tutto solo per invidia, per far soffrire proprio la sorella per cui adesso era preoccupata.
Però… la gioia immensa che aveva provato era stata più che autentica e solo sua.
Era stata la cosa migliore che le sarebbe potuta accadere.
E in cuor suo sperava che anche Regina potesse avere la fortuna di vivere questa esperienza.
L’inconfondibile rumore di tacchi che calcavano il pavimento la riscosse da quel meraviglioso ricordo e Zelena si voltò, aspettando di veder comparire sua sorella.
Qualche istante dopo, Regina si fermò sulla soglia della cucina, poggiandosi allo stipite della porta. Il viso aveva ripreso un po’ di colore e gli occhi erano ancora umidi e rossi per l’evidente pianto. Tra le mani, teneva stretto il test di gravidanza.
“È impossibile.
Io non…Zelena, è impossibile.”
Furono le uniche cose che riuscì a dire prima che le lacrime riprendessero silenziose a solcarle il viso.
Piangeva Regina, ma… stava anche sorridendo.
E, sorridendo di rimando, Zelena le fece cenno di sedersi vicino a lei.
“Congratulazioni sorellina” le disse, stringendole una mano con la propria.
Regina posò il test sul vicino tavolo e ricambiò la stretta. “Grazie. Di tutto.”
Si guardarono per alcuni momenti, fino a che Regina non fece un grosso respiro e cercò di ricomporsi, asciugando le lacrime.
“Ok… tu cosa sai delle gravidanze magiche?” chiese.
Zelena la guardò perplessa. “So quello che c’è da sapere. La magia aiuta due persone a concepire anche quando naturalmente non sarebbe possibile.”
“Si ma…credevo che anche nelle gravidanze magiche ci fosse bisogno di… beh, fare quello.”
“Perché, tu e Robin non avete fatto sesso?”
“Zelena, no!
Ma mi stavi ascoltando quando ti ho raccontato quello che è successo nel mondo del desiderio?!”
“Si, certo che ti stavo ascoltando. Ma credevo avessi omesso i dettagli piccanti per questione di pudore.” Le rispose con un’alzata di spalle, quasi delusa.
Regina le lanciò un’occhiataccia.
“Non dirmi che si tratta di Gold…” suggerì quindi Zelena, non preoccupandosi di nascondere il disgusto nato insieme a quel pensiero.
Sua sorella la fulminò con lo sguardo, sembrando altrettanto disturbata da quella opzione.
“Oh, chi allora? Emma?!”
“Nessuno!
È per questo che non capisco…la magia può aver contrastato la mia pozione dell’infertilità, ma serve ben altro per concepire un bambino!”
La frustrazione era tornata a far da padrone.
Tutta quella situazione era davvero assurda!
Regina si sarebbe aspettata incantesimi, maledizioni, veleni, ma una gravidanza…era davvero l’ultima cosa a cui avrebbe potuto pensare.
Abbassò lo sguardo e solo allora si accorse che la sua mano sinistra era posata sul suo ventre. Realizzò di averla poggiata li sin da quando si era seduta, istintivamente.
Un bambino…
Gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime, attirando l’attenzione di sua sorella, che le si avvicinò e le strinse il braccio.
“Regina-“
“Hey, c’è nessuno?” chiamò un’inconfondibile voce dalla porta d’ingresso. E pochi istanti dopo Emma entrò in cucina.
“Non dovevate essere nel mausoleo?” chiese lo sceriffo, notando solo in seguito la vicinanza e le facce delle due sorelle.
Regina sembrava sconvolta, spaventata.
Il cuore cominciò a batterle all’impazzata.
“Che succede? Cosa avete scoperto?”
Zelena guardò sua sorella, che annuì.
“Vado a chiamare l’asilo, per controllare Robin.” Disse Zelena, prima di lasciare rapidamente la stanza.
Emma la guardò uscire e tornò a concentrare la propria attenzione sul sindaco.
“Regina ti prego dimmi cosa sta succedendo.”
“Ti dirò tutto, ma siediti per favore.”
Emma annuì.
Si avvicinò alla sedia che fino a poco tempo prima era stata occupata da Zelena e solo allora notò il test di gravidanza poggiato sul tavolo.
Si bloccò, gli occhi spalancati.
“Sei…”
Regina seguì lo sguardo dello sceriffo.
Non aveva ancora avuto il tempo di pensare a come dirlo ad altri, a come dirlo ad Emma…ma di certo non avrebbe voluto che lo scoprisse così.
“Si” sussurrò.
E lo sguardo che ricevette da Emma fu pieno di stupore e di…dolore?
“Avevi detto che era impossibile…”
“E lo è! O, almeno, ero convinta che lo fosse.
Emma, davvero non so come sia potuto succedere.”
“Oh, andiamo Regina, ti prego. Non c’è molto da sapere su come possono succedere queste cose.” Sputò Emma con un sorrisetto amaro.
Fece un passo indietro.
E Regina istintivamente scattò in piedi.
“No Emma, no! Non è come pensi.
È… una gravidanza magica.
Quando Zelena l’ha proposto non volevo crederci, ma…lo sento.
So che è così.
E forse è per un sortilegio o una pozione o per-“
“Un sortilegio? Pensi ti abbiano maledetta?” la bloccò Emma, nuovamente invasa dalla preoccupazione.
“Non lo so. Potrebbe essere qualsiasi cosa, ma…non mi importa.” E Regina sorrise.
“Per me…per me è solo un sogno che si avvera.”
Le lacrime cominciarono nuovamente a brillarle negli occhi ed Emma realizzò che in quel momento in Regina tutto risplendeva.
La paura che aveva visto poco prima nel suo volto c’era ancora, ma era…
Gioia.
Quella era gioia.
Fu come una doccia fredda che la riscosse ed Emma capì ancora una volta quanto sapesse essere idiota ed egoista.
Ma poteva rimediare.
In un istante, annullò la distanza che c’era tra loro e strinse Regina tra le sue braccia, sperando che quel gesto sapesse esprimere quello che con troppe parole avrebbe certamente rovinato.
“Sarai di nuovo una mamma fantastica” le disse semplicemente.
E Regina si aggrappò a quella frase, a quell’abbraccio e ad Emma con tutta se stessa.
Rimasero in quella posizione per diversi istanti, in silenzio, fino a che il benessere non si tramutò in disagio ed Emma sentì il bisogno di spezzare quel momento prima che diventasse troppo…
…troppo.
Lentamente, sciolse l’abbraccio e fece un piccolo passo indietro.
“Quindi…una maledizione? È questo che vi ha rivelato l’incantesimo che avete fatto?”
“In realtà non abbiamo avuto il tempo di controllare l’esito dell’incantesimo perché…”
“Perché sua maestà è dovuta scappare via di corsa.” Disse Zelena, rientrando nella stanza e guadagnandosi un’occhiataccia da parte di sua sorella.
Emma le guardò perplessa.
“Poi ti spiego.” Le disse Regina, tagliando corto. Al momento c’erano cose più urgenti da fare.
“L’incantesimo era completo, dovremmo tornare al mausoleo a controllare.” suggerì quindi.
“Ok. Possiamo prendere la mia auto.” offrì Emma.
Ma non ebbe il tempo di mettere la mano in tasca per afferrare le chiavi che una nuvola verde le avvolse e si ritrovarono tutte e tre nel mausoleo.
“Arrivate.” Disse Zelena, dirigendosi verso il calderone su cui aveva lavorato fino a poche ore prima.
Ne fissò il contenuto e un sorriso le si parò sul volto.
“Oh oh, ma guarda un po’ cosa abbiamo qui!” disse, divertita, mentre le altre due la raggiungevano.
Zelena guardò Regina, poi guardò Emma.
Le due donne avevano la stessa identica espressione sconvolta.
Sorrise di nuovo, prima di tornare a guardare il calderone.
“Beh, è evidente che c’è qualcosa che non mi avete raccontato.”
 
 
La nuvola di fumo bianco stava iniziando a dissolversi quando Regina crollò in ginocchio, stremata ed incapace di proseguire.
La testa le girava più che mai e i suoi occhi non riuscivano a mettere a fuoco l'ambiente circostante.
Istintivamente, portò una mano al collo per cercare di lenire quel dolore atroce e le dita annegarono in un fiume di sangue, incapaci di chiudere la ferita.
Provò a richiamare le proprie energie, la propria magia, ma le forze la stavano abbandonando e quel maledetto bracciale al polso non aiutava di certo.
Improvvisamente, una mano morbida e rassicurante le toccò una guancia mentre un'altra mano, forte e salda, raggiunse la sua sul collo, aiutandola a restare a galla.
Sentì un calore immenso pervaderla mentre il suo nome veniva ripetuto come un mantra, ancora e ancora.
Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da quel calore, da quella stretta, da quella voce così rassicurante.
“Emma” sussurrò.
“Sono qui.
Sono qui Regina.
È tutto passato.
Resta con me. Andiamo Regina resta con me.”
In breve tempo il flusso di sangue si arrestò e la ferita sparì.
Non sparirono i ricordi degli eventi appena accaduti.
Non sparirono le chiazze di terra e sangue sui suoi vestiti e sulla sua pelle.
Non sparirono le mani di Emma sul suo viso, fino a che Regina non riaprì gli occhi.
E, una volta messo a fuoco l’ambiente circostante, fu istintivo guardarsi spasmodicamente attorno alla ricerca di armature, cavalli o di una familiare casacca verde.
Emma le strinse una mano.
“Siamo al sicuro” le disse.
Ma le loro mani tremavano entrambe.
"Cosa è successo?
Chi ti ha ferita?
Perché non ti sei curata?
Dov'è Robin?"
Emma era agitata.
Le aveva lasciato la mano e camminava avanti e indietro, lanciandole addosso decine di domande e non capendo che la risposta a tutte quante era la sua idiozia.
Era stata una folle ad andarsene, a scappare via con uno sconosciuto solo perché aveva il viso di Robin.
E la sua voce, le sue movenze, i suoi atteggiamenti.
Ma non era lui, lo aveva saputo bene sin dall'inizio. Eppure lo aveva seguito, alla ricerca di chiarimenti, di una chiusura migliore di quella che il suo amore aveva avuto.
Finendo con lo sporcare quello stesso amore con una brutta copia.
Ed Emma...Emma ora stava urlando?
"Incosciente!
Potevi morire!
Egoista!"
Si, era stata egoista. E l'aveva abbandonata nel posto da cui era andata a salvarla.
L'aveva fatta stare in ansia, l’aveva spaventata.
Aveva tradito anche lei.
Dio, aveva sbagliato tutto!
Se ad Emma fosse successo qualcosa...
E se non fosse riuscita a tornare...se non l'avesse mai più rivista?
Quelle mani...quel viso...quegli occhi...
Emma adesso era vicinissima.
Aveva il fiatone, poteva sentirlo sulla propria pelle.
Non parlava più, non con la voce. Ma quegli occhi...così cristallini, così... pieni di tutto.
Erano fissi sui suoi, recitavano una preghiera.

Regina le accarezzò una guancia.
Emma poggiò la fronte sulla sua.
Insieme chiusero gli occhi e il mondo si fermò.
 
Si fermarono anche loro, si nutrirono di quel momento.
E poi si allontanarono, lentamente.
Mente e cuore troppo carichi per avere la forza di rompere un così comodo equilibrio
  
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