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Autore: sparewheel    26/05/2017    3 recensioni
Affrontando le conseguenze di un desiderio espresso involontariamente, Emma finirà per ottenere quello che mai avrebbe creduto possibile e per scoprire che un futuro inaspettato può essere ben più prezioso di un desiderio realizzato.
Swanqueen ambientata qualche tempo dopo gli eventi della 6x10 e che non segue gli sviluppi della 6B.
Genere: Angst, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 5.

L’atmosfera del mausoleo era ben diversa da quella calda e accogliente della casa di Mifflin Street. L’essere sotto terra, la sola luce artificiale ad illuminare le fredde pareti di pietra, gli scaffali pieni di libri, flaconi e contenitori di ogni genere, …rendevano tutto più formale e serio, più solenne.
Ma fornivano anche la concentrazione necessaria a prepararsi per un incantesimo, impegnativo o semplice che fosse.
Peccato che, in quel momento, nel mausoleo ci fosse qualcuno capace di minare quella stessa concentrazione con la sua sola presenza.
“Pensi che funzionerà?” chiese Regina, allungando più possibile il collo per sbirciare all’interno del calderone col quale stava armeggiando sua sorella.
Era stata relegata in un angolo della stanza, seduta lontana da ogni oggetto magico o possibilmente pericoloso. L’unica cosa che le era concesso fare era aspettare.
E le stava riuscendo dannatamente difficile.
“Se non lo pensassi non starei qui a perdere tempo.” Le rispose Zelena, continuando a dosare gli ingredienti con meticolosa attenzione.
“Ne sei sicura? Perché io ho fatto questo stesso incantesimo varie volte e non ho mai usato la coda di lucertola.”
“Ti assicuro che la coda di lucertola serve.”
“Ma se magari vuoi ricontrollare gli ingredienti, il libr- “
“REGINA!” sbottò Zelena, mollando tutto e fulminando sua sorella con lo sguardo.
Se Regina era poco paziente lei lo era ancora meno.
“Cosa? Cerco di dare una mano!”
“Non stai dando una mano, mi stai solo irritando. E parecchio.
Se non vuoi che diventi io il tuo problema magico stai al tuo posto.”
“Va bene, va bene!
È che non mi piace non fare niente.”
E dipendere dagli altri.
E non sapere come controllarmi.
E stare in disparte perché potrei essere pericolosa.
Non diede voce a nulla di tutto ciò, ma sua sorella sembrò comprendere comunque il suo stato d’animo, perché fece un grosso respiro e le disse: “La coda di lucertola serve ad espandere il raggio d’azione.
Questo è un incantesimo di localizzazione e ultimamente tu sei stata in diversi mondi…se vogliamo identificare la causa del tuo problema dobbiamo pensare in grande.”
Il tono di voce era quello di una saputella seccata dal dover dare spiegazioni ovvie, ma lo sguardo di Zelena era comprensivo, quasi dolce. E Regina non poté fare a meno di placarsi e annuire.
L’incantesimo avrebbe trovato la causa del suo scompenso magico, oggetto o persona che fosse. E sarebbero potute partire da lì per risolvere il problema. Erano sulla buona strada, lo sentiva. Anche per questo doveva fidarsi di sua sorella e pazientare.
Tornò a sedere composta e provò a concentrarsi sul proprio vestito, sistemandone pieghe inesistenti. Poi fu la volta dei bracciali, che si erano caoticamente incastrati tra loro. E della collana, il cui gancio doveva tornare al proprio posto, nascosto tra la nuca e i capelli. Infine toccò agli orecchini. Regina ne stava sistemando la chiusura quando un odore nauseabondo raggiunse le sue narici.
“Ugh, è terribile! Qualcosa deve aver reagito con la coda di lucertola!” Disse, cercando di salvaguardare il proprio olfatto coprendo naso e bocca con le mani.
Zelena non si scompose e la ignorò, continuando a dosare l’ultimo ingrediente.
Ruotando delicatamente la mano, lo lasciò cadere nel calderone, osservandolo posarsi lentamente sul fondo, mentre un familiare fumo verde faceva la sua comparsa, cominciando ad avvolgere le varie sostanze.
“E con questo ho finito.” Esclamò, soddisfatta.
A quelle parole il sindaco scattò in piedi per raggiungere sua sorella e poter osservare bene il calderone. In poco tempo l’incantesimo si sarebbe attivato e avrebbero finalmente avuto delle risposte.
Ma Regina non ebbe modo di fare più due passi che la testa cominciò a girarle, spingendola a cercare istintivamente sostegno in un vicino scaffale. Immediatamente, anche lo stomacò la tradì, cominciando a contorcersi, mentre un familiare senso di nausea la invase e le orecchie cominciarono a fischiare, annebbiandole ancora di più i sensi.
Chiuse gli occhi, cercando di controllare il proprio corpo e riguadagnare un po’ di equilibrio, ma quando sentì che anche le energie cominciavano a venire meno capì che non avrebbe potuto resistere ancora per molto.
“Zelena” sussurrò.
E quando Zelena portò lo sguardo su di lei vide il suo viso sbiancare e diventare verdognolo nello stesso momento.
Subito le fu accanto e teletrasportò entrambe nel bagno di casa propria, appena in tempo perché Regina potesse riversare nel water tutto ciò che aveva stoicamente trattenuto fino a qualche istante prima.
Non fu un bello spettacolo, ma Zelena rimase vicino alla sorella per tutto il tempo. In silenzio, per evitare di creare più disagio di quanto già non ce ne fosse. E a distanza, lasciandole un po’ di spazio per… evitare di vomitare insieme a lei. Perché erano sorelle, certo, ma non avevano mai condiviso molto più di qualche opinione, battaglia o ragazzo. E probabilmente tutta questa intimità in una volta era un po’ troppo.
Passarono diversi minuti e fu solo quando Regina riprese un po’ di colore che Zelena parlò.
“Sensibilità agli odori, capogiri, nausea, …ho sperimentato anch’io tutti questi sintomi. Quando ero incinta.”
“Ti prego non ti ci mettere anche tu…” bisbigliò Regina, seduta sul pavimento, le gambe distese e la testa poggiata alle fredde piastrelle del bagno, ancora visibilmente provata.
“Perché? Devi ammettere che le cose quadrano… sei ancora giovane, con Robin è possibile che-”
“No, NO CHE NON È POSSIBILE!” sputò fuori Regina, drizzando immediatamente la testa.
“Lo avrei voluto, ok? Più di ogni altra cosa al mondo.
Ma sono stata una folle, una stupida.
Mi sono lasciata condizionare da nostra madre anche in questo!
E per sabotare i suoi piani ho distrutto me stessa…
L’ho odiata per anni, dio quanto l’ho odiata!
E ancora di più ho odiato me.
Ma da quando c’è Henry…c’è questa stramba famiglia…a poco a poco ho smesso di pensarci.
Le cose sono cambiate, sono migliorate.
Non voglio più pensarci.”
La voce era affannata, il corpo leggermente tremante, il cuore le batteva all’impazzata, gli occhi erano ancora fissi in quelli di sua sorella.
E, complice la debolezza, Regina si sentì completamente svuotata.
Zelena invece si sentì sommersa. E le risultò difficile trovare le parole giuste per gestire una tale confessione.
Si: tutta quella intimità in una volta era certamente troppo.
“Io non…è che…una gravidanza magica avrebbe spiegato molte cose, ma…ok.
L’incantesimo è pronto, ci darà risposte” offrì, con un sorriso sghembo.
E non seppe interpretare la strana espressione che istantaneamente si formò sul viso di sua sorella.
Occhi spalancati, bocca socchiusa, respiro mozzato, ...stava male di nuovo?
“Regina…se devi rimettere ancora-“
“Magica” sussurrò Regina, così debolmente che Zelena dubitò di averlo realmente sentito.
“Cosa?”
“Gravidanza magica” ripeté il sindaco. Ma il suo sguardo era fisso nel vuoto e la mente persa in chissà quali ragionamenti.
Fu allora che Zelena capì.
A piccoli passi, la raggiunse e si accovacciò accanto a lei.
Con un rapido movimento del polso, fece comparire un test di gravidanza e lo poggiò sul pavimento, fuori dal raggio d’azione dello sguardo di sua sorella, ma abbastanza vicino perché lei potesse afferrarlo senza doversi spostare.
Poi le toccò il braccio e aspettò che incrociasse il suo sguardo, per essere certa che avrebbe sentito le sue successive parole.
“Vuoi che chiami Emma?
O Snow?” le chiese a voce bassa, temendo che persino un tono più alto del necessario avrebbe potuto gravare su una situazione già così delicata.
Regina scosse la testa e strinse le ginocchia al petto, poggiandovi sopra la fronte.
“Ok. Sono di là se hai bisogno.”
E Zelena lasciò la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Non molto lontano da lì, nel calderone fumante e ancora fortemente permeato di magia, brillava la risposta a molte domande.
 
 
Alberi, cespugli, piante… non si vedeva altro che verde tutto intorno.
Ansimava per la fatica della corsa, le gambe le urlavano di fermarsi e il fianco le doleva come se la stessero ripetutamente pugnalando, ma Regina non aveva alcuna intenzione di fermarsi, perché era Robin quello che la stava trascinando per la mano.
Era Robin, Robin era vivo!
E avrebbe potuto teletrasportarsi e sfuggire facilmente ai soldati o fermarsi ad affrontarli, perché certamente qualche sfera di fuoco sarebbe bastata a spaventarli.
Ma…no, non poteva rischiare di lasciare quella mano per nessun motivo.
Aveva lasciato quella di Emma, perdendo il portale, ma in quel momento lo stupore era stato incontenibile e le aveva tolto ogni tipo di lucidità.
E poco dopo Robin l’aveva trascinata via e lei l’aveva seguito, così come avevano fatto i soldati.
Cercavano lei, la Regina Cattiva, quindi Emma non correva alcun pericolo, poteva lasciarla per qualche momento.
E poteva, doveva, sfruttare questa occasione irripetibile.
“Da questa parte, presto!” le disse Robin, deviando improvvisamente a sinistra, verso un avvallamento circondato da fitti alberi.
“Per un po’ qui saremo al sicuro.”
Si sedettero a riprendere fiato e, quando Robin le lasciò la mano, la paura tornò ad attanagliarla.
Non poteva perderlo ancora, non prima di avergli parlato.
Il tempo stringeva, doveva farlo subito e togliersi finalmente quell’immenso rimpianto.
“Mi dispiace” disse. E l’attenzione di Robin fu subito su di lei.
“Per cosa?”
“Per tutto quello che hai passato a causa mia, mi dispiace, mi dispiace.”
Le lacrime cominciarono a scendere senza controllo, silenziose ed insidiose. E Robin la guardò confuso, ma non poteva fermarsi, era la sua ultima occasione.
Gli toccò il braccio, il bisogno di saperlo reale forte più che mai.
“Ti ho fatto combattere battaglie che non erano tue, soffrire pene che non meritavi.
Ti ho letteralmente trascinato all’inferno!”
“Inferno quei quattro soldat-“
“Hai perso la tua famiglia, i tuoi amici, persino la tua vita per me.
E non me lo perdonerò mai Robin, mai, devi credermi.
Qui sei…quello che avresti dovuto essere se non mi avessi incontrata.
Un ladro che ruba ai ricchi per dare ai poveri, un uomo da leggenda.”
“Cosa?! Io non-“
“Avresti avuto una vita migliore senza di me. Avresti ancora una vita…
Ma voglio che tu sappia che per me sei stato davvero importante. E ti ringrazio per aver lottato per me, ti ringrazio per avermi salvata, ti ringrazio per-”
Le labbra di Robin furono sulle sue senza darle il tempo di reagire. E in quel momento tutto sembrò come fermarsi.
Niente più urla di soldati all’inseguimento, niente più fruscio del vento tra gli alberi, niente più rumore del fiume che scorreva impetuoso lì vicino.
Niente.
Regina si staccò e fece un passo indietro.
Aveva baciato Robin e non aveva provato niente
  
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