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Autore: ElfaNike    11/06/2017    2 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Settembre
Finalmente, il sole cominciò a scottare meno, lasciando il posto a qualche coraggiosa nuvola, dettaglio precursore del fresco in arrivo. La valle vedeva il suo verde trasformarsi pian piano in giallo e rosso, per la gioia di Rapunzel, che poteva certo sperimentare nuovi ingredienti quali noci, pinoli e castagne, ma anche nutrirsi di tutte quelle nuove tinte che riportava con maestria un po' dappertutto nella torre. In effetti, Hiccup e Merida la videro coprire i suoi affreschi estivi per iniziare una nuova galleria in tinte calde.
-Rinnovare i dipinti mi teneva molto impegnata... prima.- spiegava -Non penserete certo che ci abbia messo quindici anni per riempire questo soffitto? Ovviamente non li cancello tutti.- indicò un'immagine sopra il suo letto, che li rappresentava tutti insieme, rosso, verde, giallo e blu, circondati da fiori e fiocchi di neve, con la figura nera di Sdentato che si svolgeva sinuosamente sotto di loro e quella piccola multicolore di Pascal sopra le loro teste, vicino alla chiave di volta, circondato da un nastro di capelli biondi -Quello, per esempio, non lo toglierò mai. Quelli che rappresentano... lei, invece... be', avete capito.- gli altri due ragazzi annuivano, comprensivi.
Merida tirava finalmente un sospiro di sollievo, quando sentiva che il caldo assassino dei mesi precedenti se ne era andato. Non è che non amasse l'estate, anzi! Aveva adorato il fatto di poter rimanere a zonzo tutto il giorno senza temere il clima umido di casa sua, le giornate sembravano quasi più lunghe e anche la stagione sembrava durare di più. Adesso che cominciava a fare più fresco sapeva che prima o poi avrebbe dovuto rinunciare alle escursioni per i torrenti nonché a tutte le occasioni possibili per muoversi.
Hiccup, dal canto suo, non si era davvero goduto i primi mesi in quella terra. Il suo lavoro l'aveva costretto alla bottega e questo gli aveva permesso di evitare le ore centrali della giornata, benché, in fondo, vicino al forno di un fabbro, che si trattasse di quello di Scaracchio o di quello dell'artigiano che l'aveva assunto, faceva sempre molto, molto caldo. Aveva dovuto togliere la sua pelliccia e gli stivaloni e questo l'aveva fatto sentire ancora più mingherlino accanto alle ragazze che, gli sembrava, avevano una costituzione più matura della sua.
Adesso che la bella stagione stava finendo, comunque, le ultime navi salpavano e la terra non doveva più essere lavorata. Le piogge in arrivo si sarebbero occupate delle sementi e l'uomo l'anno dopo si sarebbe occupato delle piante che ne sarebbero nate. In bottega il carico di lavoro andava lentamente normalizzandosi e Hiccup aveva dunque tempo per uscire a prendere un po' d'aria, ogni tanto.
Fu durante una passeggiata verso un pozzo per cercare un po' d'acqua per sé e per gli altri garzoni che ebbe uno spiacevole incontro. Dei ragazzacci, troppo cresciuti per essere ancora nell'età dei giochi ma troppo giovani per capire cosa sia il senso della misura, avevano abbordato una ragazza con una piccola giara in mano. Le stavano attorno, tagliandole ogni via di fuga, e lei si schiacciava contro il pozzo passando uno sguardo smarrito dall'uno all'altro. Poco ci mancava che cominciassero anche ad allungare le mani.
Hiccup osservò da lontano per un momento poi, compresa la situazione, avanzò verso di loro: -Credo... credo che le stiate dando fastidio.-esordì.
-Chi sei, il suo ragazzo?-
-No.-
-E allora smamma.-
Hiccup si irritò a vedersi voltare la schiena e strinse i pugni: -Ho detto- ripeté -che le state dando fastidio. Lasciatela in pace.-
Probabilmente si aspettava di essere cacciato di nuovo, o di essere spintonato, o insultato. Invece ricevette un dritto proprio sotto il diaframma che gli svuotò completamente i polmoni: -L'hai capita, adesso?-
-No...- ripiegato su se stesso, ebbe comunque la forza di sollevare un occhio per guardarli con aria di sfida. Aveva afferrato il concetto e si preparò dunque a incassare. La granula di colpi che subì si interruppe solo con l'arrivo di una guardia, attirata dalle urla della ragazza, e da terra li sentì correre via mentre degli zoccoli si avvicinavano al trotto e si fermavano davanti a lui, e percepì il rumore pesante di qualcuno che era smontato da sella.
-Tutto bene, ragazzo?- si sentì tirare in piedi e appoggiare al pozzo. Annuì debolmente. -Tu sei il garzone del fabbro qui dietro, giusto? Col lavoro che fai, non dovresti temere di tirare qualche martellata, ogni tanto.-
-Questo...- esalò, ancora piegato in due -Questo è il vostro lavoro... non il mio...-
-Hai ragione anche tu.- l'uomo si lisciò i baffi -Comunque non è vietato difendersi.- rimontò a cavallo e, dopo aver controllato lo stato di Hiccup e aver promesso che avrebbe cercato i balordi per dirne loro quattro, ripartì per la ronda.
Hiccup guardò la ragazza, che l'aveva sostenuto fino a quel momento: -Per favore... puoi dire al mio capo che torno a casa? Raccontagli che sono scivolato, qualcosa del genere. Non dirgli la verità, non accetterebbe più un perdente come me fra i suoi impiegati se scoprisse cosa mi è successo.-
Lei annuì titubante e si allontanò, dopo essersi assicurata che lui abitasse vicino e potesse tornare sulle sue gambe. Con molta calma, Hiccup si diresse fuori da Corona.

-HICCUP!- l'urlo sconvolto di Rapunzel fece fare un salto a Merida, intenta ad addentare una mela stravaccata sul letto -COSA TI È SUCCESSO?-
Il ragazzo era arrancato fino alla cima della torre ed era spuntato dal passaggio col volto completamente tumefatto. Constatò scombussolato che Rapunzel, a forza di passare le sue giornate con Merida, stava acquisendo la sua stessa tendenza a gridare.
-Non è successo niente... un incidente sul lavoro. Mi sono caduti degli attrezzi addosso. Il capo ha ritenuto saggio rimandarmi a casa, per oggi.- si lasciò cadere sulla panca e appoggiò la schiena al tavolo con un sospiro. Rapunzel si sedette accanto a lui e cominciò a studiargli i lividi.
-Da quando in qua hai incidenti sul lavoro, tu?- Merida si era alzata. Raggiuntili, si era piegata a spostargli delicatamente una ciocca dalla fronte, a scoprire qualche altro segno.
-Capita a tutti.-
-Perché non sei tornato su con Sdentato, se stai male, invece di farti tutte quelle scale?-
-Merida... lascialo in pace.- cantilenò dolcemente Rapunzel, già armata di fazzoletto bagnato.
-Non voglio che mi veda così. Si spaventerebbe. Ho fatto attenzione che non mi notasse arrivare. Speravo che Rapunzel potesse occuparsene prima del nostro volo serale.-
La ragazza annuì e nel giro di un veloce canto luminoso aveva già sistemato il problema. Ma Merida non era convinta: -Allora, ci vuoi dire quanti erano?-
-Chi?-
-Tu forse non lo sai, Rapunzel, ma capita ogni tanto che i maschi facciano a botte...- fu un pessimo esordio.
-Non ho fatto a botte!- si difese Hiccup.
-No, oserei dire piuttosto che le hai prese tutte.-
Il ragazzo si alzò in piedi, furibondo: -Ho fatto quello che ritenevo giusto!-
-Andare a provocare la gente... lo ritieni giusto?-
-Non parlare di quello che non sai!-
Rapunzel notò sconcertata che, stando accanto a Merida, Hiccup stava prendendo l'abitudine ad alzare spesso la voce.
-Allora raccontacelo! Pensi che non ci faccia niente restare bloccate qui e scoprire che tu ti fai pestare per i vicoli di Corona?-
-Io non mi faccio pestare!-
-Ah no, davvero? Quando c'è Sdentato forse, ma non mi sembri un gran guerriero, quando sei da solo!-
Rapunzel passava lo sguardo dall'uno all'altra, spaventata. Non riusciva a capire cosa fosse successo, a chi o cosa si riferissero, perché fosse così grave, nonostante lei fosse intervenuta subito a sanare i lividi.
Hiccup, intanto, aveva abbassato lo sguardo. Prevedendo un possibile attacco di sconforto, Merida esalò un verso esasperato e cercò di scuoterlo un po': -Adesso basta. Hic, prendi la spada.-
-Io... co... cosa?!-
-Taci e fai come ti dico.- con un gesto sicuro afferrò due lame (rigorosamente posate lontano dal mobile in legno massiccio), lo prese per un braccio e lo portò giù nella valle.
-Merida, che vuoi fare? L'ho appena guarito!-
-Tu resta lì, principessina!-
Quando furono sotto, la ragazza gli lanciò una spada, che lui prese al volo, e sguainò la sua: -In guardia.-
-Io non mi batto, Merida.-
-Perché sono una ragazza?-
-Fidati, ci sono donne guerriere vichinghe. Non è quello il problema.-
-Allora perché?- Merida tentò un affondo, che Hiccup deviò disegnando un cerchio con la sua arma. -Sfodera la spada Hiccup. Brutto testone, ero convinta che voi vichinghi aveste un po' più di coraggio!-
-Noi non siamo vigliacchi!-
-E allora combatti!- tentò un altro attacco, un tondo a livello delle gambe.
-No!- Hiccup parò verticalmente e spinse lontano la punta avversaria.
-Hiccup, maledetto!- Merida buttò l'arma da parte e si gettò su di lui, che lasciando andare la sua spada prese un pugno in faccia -Sei un vigliacco! Un vigliacco! Altro che senso di responsabilità! I tuoi sono solo sensi di colpa! Così quando ti cacci nei guai per non coinvolgerci fai tutto da solo e ti fai schiacciare dagli altri!- Furioso, Hiccup fece per storcerle il braccio ma lei riuscì a liberarsi. Le spade giacevano dimenticate nell'erba pesante di umidità, mentre Merida cercava di colpire Hiccup, lei furiosa, lui esasperato.
-Si può sapere cosa vuoi tu da me?!- urlò infine il ragazzo, facendo esplodere tutta la sua frustrazione.
-Sparisci per tutto il giorno! E poi torni ridotto ad uno straccio! Cosa non voglio, accidenti! Non voglio che ti faccia male, quando noi non possiamo aiutarti!- Merida finì per colpirlo sempre più debolmente, scoppiando a piangere, fino a fermarsi del tutto, i pugni stetti lungo i fianchi. E Hiccup capì che, nonostante lei non l'avrebbe mai ammesso, vedendolo tornare in quello stato aveva avuto paura per lui.
Con un sospiro si lasciò cadere seduto nell'erba, notando solo allora che Sdentato li guardava sconvolto poco lontano. Merida si accasciò accanto a lui, singhiozzando.
Dopo un momento di silenzio, il ragazzo mormorò: -Non sono andato a cercarmele. Stavano importunando una ragazza e ho cercato di farli smettere.-
-A parole come al solito?-
-Sì.-
-Oh, Hic!- Merida si sdraiò sull'erba, le mani sulla bocca -Come puoi pensare di poter fare giustizia senza prepararti al peggio?-
-Io non voglio combattere. Non sono quel tipo di vichingo.-
-Sei il figlio di un capo, no? Se non sei in grado di difendere te stesso, come puoi pensare di poter difendere gli altri?-
Il sole era sparito, coperto da un sottile strato di nuvole.

Ottobre
Con l'avanzare del freddo e del tempo uggioso, il verde sparì completamente dai boschi cedendo il posto al giallo e al rosso. Il cielo, d'altro canto, spesso perdeva il suo azzurro intenso in favore della grigia umidità, preannunciando l'arrivo di un periodo di piogge e nebbia. Merida si perdeva in quelle sfumature incendiate: se d'estate il verde del suo abito la confondeva col sottobosco mentre i suoi capelli la facevano risaltare, in quel momento avveniva l'esatto contrario, e solo il suo mantello permetteva di individuarla nella pioggia dorata delle foglie che danzavano nel venticello freddo.
Rapunzel, al contrario, era impossibile da riconoscere quando, a chioma sciolta, andava a giocare con le foglie secche, cercando castagne, pigne e funghi. Viveva il suo primo autunno con tutto l'entusiasmo di una bambina. Sembrava che nulla la potesse turbare. Sembrava. Perché, la sera, spesso, era presa dal disagio. Hiccup e Merida avevano smesso di parlarsi, e lei non ne aveva ancora capito il motivo. Questo la faceva sentire stupida e lei lo odiava. Aveva capito che Hiccup aveva “fatto a botte” con qualcuno, a sentire Merida per difendere una ragazza. Quello che non comprendeva era il motivo per cui era così importante che Hiccup non avesse reagito male quando avevano cominciato a picchiarlo: in fondo, lui non era un ragazzo violento ed era comunque riuscito a salvare qualcuno e a tenere fede al suo carattere pacifico. Se poi, per di più, lei aveva potuto curarlo, proprio non capiva perché la sua amica ne facesse una tale tragedia.
Dopo una decina di giorni passati nel malessere, la ragazza prese coraggio e, con Pascal, andò ad affrontare Hiccup, intento a riparare uno strappo alla cinghia della sella di Sdentato.
-Hai tanto lavoro da fare, domani?-
-Non lo so... perché?-
-Mi piacerebbe passare un po' di tempo con te. Ho l'impressione di starti trascurando.- gli fece un sorriso, che fu prontamente ricambiato.
-D'accordo. Domani pomeriggio andiamo a farci una passeggiata. A Sdentato farà bene volare un po' di più.-

Il giorno dopo Merida scomparve nella foresta subito dopo pranzo, e loro due decollarono non appena ebbero finito di sistemare la tavola. Per Sdentato fu la gioia.
-Ti è mancata, eh, amico?-
Rapunzel, dietro di lui, si godeva il vento freddo fra i capelli raccolti, in attesa del momento buono per cominciare il discorso. Il drago si concesse i giri della morte e qualche carpiato, una caduta libera e un momento in cui planò sopra le nuvole.
-Ti piace?- domandò Hiccup.
-Certo. Le altezze non mi fanno paura.-
-Perfetto, allora tieniti forte!- e di nuovo si lanciarono fra le tinte rosa e arancioni.
Quando atterrarono, in cima ad una vetta coperta di erba bassa che dominava la costa, videro dall'altra parte delle montagne un mare candido di nuvole brillare ai raggi obliqui del sole.
-Hic.- esordì allora Rapunzel, dopo un momento di contemplazione.
-Dimmi tutto.-
-Cosa succede?-
La domanda non ricevette risposta. Rimasero seduti nell'erba secca, il vento che muoveva i capelli e gli steli. Il ragazzo staccò un gambo e cominciò a giocherellarci.
-Io non capisco. Come mai è così importante il fatto che voi maschi “facciate a botte”?-
-Non siamo solo noi maschi... anche Merida è aggressiva, ogni tanto.-
-Lei era arrabbiata.-
Hiccup rimase a pensare ancora un po', poi sospirò: -Il punto non è che mi sia messo in mezzo, Rapunzel... il punto è che non mi sono difeso.-
-Ma tu dici sempre che non ti non piace usare la violenza.-
-Infatti.-
-E quindi? Per quale motivo andate avanti così da due settimane?-
-Perché... non lo so veramente. Suppongo che concepiamo diversamente l'idea di “proteggere qualcuno”.- Per qualche secondo guardò l'orizzonte con l'aria assorta, poi si corresse -No, è un'altra cosa. Ho lasciato che mi picchiassero senza reagire. Probabilmente è questo che le ha fatto saltare i nervi, lei non si sarebbe lasciata nemmeno sfiorare.-
-Ed è sbagliato?-
-No... è semplicemente che... lei non è come me. Per lei lasciarsi pestare forse appare come un... una... una mancanza nei confronti del mio amor proprio.-
-E perché?-
-Credo c'entri quello che eravamo prima di venire qui. Vedi, sia io sia Merida siamo figli di capi.-
-Figli di capi?-
-Sì. Merida è una principessa, io sono l'erede del capo della mia isola. Il fatto è che Merida... lei è molto combattiva. Non le piace perdere e non le piace avere torto. È una ragazza fiera e scommetto che diventerebbe un'ottima regina.-
-Mentre tu...?-
-Io sono... Hiccup. Solo Hiccup.-
-Non puoi diventare un buon capo anche tu?-
Il ragazzo scosse la testa, depresso: -Per essere un buon capo vichingo bisogna essere forti, avere carisma, essere... non essere me, ecco.-
-Ma a me non sembra che tu non abbia carisma.-
Hiccup rise debolmente, ma non alzò gli occhi dal suo gambo tutto annodato.
-A me sembra che tu sia una persona forte. Forse non fisicamente ma... coraggiosa. Secondo me hai un solo problema-
-E quale sarebbe?-
La ragazza allungò la mano e gli sollevò il mento per incontrare i suoi occhi: -Guardi sempre per terra.- sorrise dolcemente e gli accarezzò una guancia vedendo la sua espressione confusa -Quando cammini, lo fai sempre a testa bassa, nonostante tutti sappiamo quanto vali. Mi ricordo quando eravamo a palazzo, mesi fa. Tu volevi salvarci, Merida voleva continuare a battersi. Avevate ragione tutti e due. È vero, siete due capi, Hiccup, solo... due capi differenti.-
Il ragazzo spostò lo sguardo: -Sono ben lontano dall'essere il capo che dovrei diventare.-
-E io sono ben lontana dalla vita libera che ho sempre sognato: vivo ancora in quella torre.- Rapunzel fece spallucce -Però sono contenta, perché siamo insieme tutti e quanti.- gli sorrise dolcemente.
Dopo giorni di cruccio, finalmente il volto di Hiccup si aprì in un sorriso sereno, per poi essere investito dalla lingua umida di Sdentato, felice di riavere indietro il suo migliore amico.

Quando Hiccup uscì fuori per prendere fiato dal calore della bottega, si passò la mano sulla fronte sudata e sporca di fuliggine. Il cielo fra le case di Corona era pallido e il vento annunciava il gelo. Abbassando lo sguardo vide una figura incappucciata davanti a lui.
-Merida.- salutò.
-Sono venuta ad assicurarmi che tu non ti faccia male.-
Hiccup sospirò, ma lei gli tese un fagotto di canapa.
-Cos'è?-
-Vestiti invernali. Per te. Io e Rapunzel abbiamo venduto dei suoi dipinti a qualche bottega e delle frecce all'armaiolo qui dietro.- poi aggiunse -...visto che la pelliccetta dell'anno scorso comincia a starti stretta. L'ha notato Rapunzel guardandoti andare via stamattina.-
Hiccup sorrise e accettò il regalo: -Vuoi vedere com'è dentro?- chiese indicando la bottega.
-No, grazie. Devo andare a cercare quella svampita. Ci siamo perse quando ha scoperto lo speziale due isolati più indietro.-
-Ti aiuto.- entrò ad avvertire.
Si divisero e presero a girare per le stradine, alla ricerca di un mantello nero molto eccitato. Dopo qualche tempo, Hiccup ebbe un brutto presentimento. Si diresse verso il fatidico pozzo, dicendosi che, bene o male, tutti i vicoli del rione portavano più o meno lì.
Eccola, infatti, Rapunzel. Importunata, guarda un po' che caso, dallo stesso gruppo di screanzati di due settimane prima. Le avevano abbassato il cappuccio e lei li osservava perplessa mentre le dita, sotto il mantello, accarezzavano il manico della sua padella, pronta a reagire. Quando un tipaccio, alto e coi denti storti, le mise una mano intorno alle spalle, Hiccup allungò il passo, senza staccare gli occhi dal suo grugno.
-Le state dando fastidio.- esordì con voce chiara, appoggiando una mano sulla spalla di uno di quelli.
-Ancora tu?- il ragazzo, il cui volto lentigginoso era circondato da una zazzera color cenere, si scrollò dalla presa -Allora vuoi proprio farti male!-
-No.- Hiccup sostenne il suo sguardo senza esitazione -Voi finirete per farvi male, se non lasciate in pace la mia amica.-
-Davvero?- il terzo, bruno dal naso storto, caricò un gancio sul suo volto, ma Hiccup spostò la testa e lo lasciò perdere l'equilibrio dietro di lui.
Lo spilungone lo afferrò per la maglia, ma lui fece altrettanto e, con la presa ferrea acquisita con anni di lavoro, lo sbilanciò contro il bruno, facendoli cadere entrambi. Nel momento in cui si voltò nel movimento, il ragazzo con le lentiggini mirò alla sua testa con un pugno. Hiccup accusò il colpo ma l'adrenalina non gli fece perdere la concentrazione: girandosi gli camminò incontro, spingendolo verso il bordo del pozzo: quando sentì che non aveva più via di fuga, lo prese per il bavero: -Non provate mai più a prendervela con una persona quando è da sola. Altrimenti vi porto dritti dritti dai soldati e poi a voi ci pensano loro.-
-Hiccup!- sentendo l'avvertimento di Rapunzel, il ragazzo si voltò appena in tempo per vedere gli altri due lanciarsi su di lui, quando una voce profonda e cupa li immobilizzò: -Ragazzacci vigliacchi!-
Dal vicolo da cui Hiccup era arrivato spuntarono Merida, sempre incappucciata, il suo capo e due garzoni con l'aria arrabbiata e lo sguardo infiammato: -Se provate a rovinarmi uno dei miei collaboratori migliori, giuro che vi faccio rimpiangere di non avervi consegnato alla giustizia!-
A quelle parole i tre ragazzi se la diedero a gambe e si dileguarono nelle ombre delle case. Hiccup vide da lontano un soldato baffuto, immobile sul suo cavallo, osservare la scena. Gli fece un cenno di saluto, che l'uomo ricambiò annuendo per poi riprendere la sua ronda.
-Merida!- Rapunzel corse fra le sue braccia -Come ci avete trovato?-
-Non vedendovi arrivare ho chiesto a questi qui.- indicò il fabbro col pollice -E loro mi hanno accompagnato dove sanno che Hiccup si reca di solito a prender loro da bere.-
L'omaccione si sciolse in una risata da Babbo Natale: -Quindi queste sono le tue “sorelline”, eh, furbacchione?- mollò una sonora pacca sulla spalla del ragazzo, che se la massaggiò sconfortato -Ti lascio riprendere il fiato cinque minuti, va bene? Salutale e torna subito a lavorare, abbiamo bisogno che gestisci i ragazzi nel retrobottega!-
-Sissignore...- mormorò Hiccup.
Quando furono soli, Merida incrociò le braccia: -Non male, per un vichingo gentile.-
-Anche troppo.- una figura bianca atterrò davanti a loro: -Io li avrei congelati dalla testa ai piedi, giuro!- Rapunzel gli gettò le braccia al collo con un gridolino felice, seguita a ruota a da Merida.
-Di' un po', quanto affetto!- Hiccup gli tese la mano.
-È perché vi sono mancato un sacco, lo so.- l'altro la prese con un gesto allegro.
Jack era tornato.

Novembre
Il ritorno di Jack coincise con l'arrivo definitivo del brutto tempo. Generalmente, spiegava lo spirito, lui giungeva con le prime nevi, ma quell'anno aveva deciso di muoversi un po' in anticipo per tornare presto da loro.
Ormai gli alberi avevano completamente perso il loro colore allegro, diventando neri in una terra altrettanto scura e dura, spesso umida e nebbiosa. Il bosco si era fatto silenzioso e ricoperto di un tappeto di foglie brillanti di brina.
Hiccup si era fatto dare un paio di giorni liberi per poter aiutare i suoi amici a procurarsi legna per l'inverno, trasportando con Sdentato grosse fascine dentro la torre. In poco tempo la parete dell'intera scala a chiocciola era ricoperta di ciocchi tagliati di fresco.
-Qui alla prima scintilla ci facciamo un bel flambé.- mormorò soprappensiero Merida. Tutti spostarono lo sguardo su Sdentato, che si coprì la bocca con aria colpevole. Pascal scosse la testa.

Con il ritorno di Jack il gruppo sembrava aver recuperato il suo equilibrio originario, ma Hiccup sentiva che c'era ancora qualcosa in sospeso. Aveva riflettuto molto dopo aver parlato con Rapunzel e si era reso conto che, in effetti, contrariamente a quanto poteva sembrare a prima vista, i momenti di tensione non nascevano tanto dai battibecchi fra quella testarda di Merida e quella testa calda di Jack, quanto dalle considerazioni appassionate della ragazza che si scontravano con le analisi a sangue freddo di Hiccup. Da quando avevano litigato, benché avessero ripreso a parlare, sentivano entrambi che c'era ancora qualcosa di irrisolto fra loro due. Jack si divertiva a provocarli, conoscendoli bene entrambi e sapendo di stare giocando col fuoco. Dal canto suo, invece, Rapunzel aveva decretato che non era un affare che la riguardava, avendo capito che non poteva intervenire nel rapporto fra i suoi due amici, ma aveva anche deciso che questo non sarebbe diventato un problema. Quando si trattava di prevenire una possibile situazione di stallo non usava mezzi termini. Merida e Hiccup avevano imparato a riconoscere il tono che usava quando era il caso di non esagerare.
Una mattina di buon'ora, quando le ragazze dormivano ancora, Hiccup si avvicinò alla finestra. Jack era appena tornato da uno dei suoi giri notturni per stare un po' con loro durante la colazione, nonostante l'impossibilità di uscire a sfogare le sue energie come si deve rendesse Merida particolarmente taciturna e di malumore.
-Buongiorno.- salutò lo spirito.
-Salve.- accennò il ragazzo -Stavo per andare a fare un giro con Sdentato. Ti va una corsetta?-
-Niente colazione?-
-Abbiamo già sgraffignato qualcosa dalla dispensa e preferirei squagliarmela prima che le ragazze se ne accorgano.-
-D'accordo.- Jack di librò in volo con una risata, seguito a ruota da Hiccup in sella a Sdentato.
Dopo tanti mesi di voli abitudinari, erano di nuovo insieme, uomo e drago, finalmente. Il ragazzo si chinò sul dorso del suo amico e lo spinse al massimo, cercando di raggiungere l'agilità di Jack. Sdentato liberò tutta l'energia accumulata in quei mesi di tranquillità e si buttò negli anfratti delle rocce, seguito a ruota dallo spirito. Alla fine della ripida fenditura, poi, virarono improvvisamente verso l'alto guadagnando velocemente quota con colpi d'ali potenti.
-Proviamoci, Sdentato!- Hiccup incastrò il meccanismo della coda e saltò dal dorso del drago, agganciando con le maniche le membrane ripiegate sulle gambe. Aprì così la sua uniforme e, sospinto dalle fiammate di Sdentato, planò per qualche metro.
-Sto volando! Guarda Jack! Sto volando!- esclamò, prima di perdere velocemente quota. Il drago richiuse le ali e si lasciò cadere accanto a lui, riprendendolo infine sulla sella.
Quando atterrarono si resero conto di essersi allontanati parecchio. Almeno per Hiccup. Jack si vantava di poter fare il giro del mondo in poche ore.
-Certo! Potresti, se la terra non fosse piatta!- rise Hiccup.
Jack sorrise e non disse niente.
-Jack, devo chiederti un favore.-
-Va bene. Dimmi.-
-Insegnami a combattere.-
-...- Jack si concesse un momento per capire bene cosa il ragazzo gli stesse chiedendo -...come, scusa?-
-Ma sì, dai... Sei uno spirito, chissà quanti pericoli hai già affrontato... l'Uomo Nero... tutte queste cose qui...-
-Temo di non essere la persona giusta a cui chiedere. Merida potrebbe aiutarti molto di più.-
-Il fatto è che è proprio contro di lei che voglio battermi.- Hiccup accarezzò Sdentato sul collo: -Quando non c'eri... lei mi ha sfidato, e io ho rifiutato di combattere. Ero sconvolto, mi avevano appena massacrato, e lei era fuori di sé dalla rabbia. Ci siamo... ci siamo detti delle cose ingiuste, io sono stato ingiusto. Non l'ho presa seriamente come guerriera e allo stesso tempo non ho avuto il coraggio di mettermi in gioco. Lei voleva farmi reagire, voleva spingermi a sfogare tutta la tensione della sconfitta, ma io non le ho dato corda, non mi sono fidato di lei. Ho fatto un errore, devo rimediare. Per questo sto chiedendo ai miei due migliori amici di aiutarmi.-
-Migliori amici?- Jack si appoggiò al bastone con un sorriso.
-Sì, be'... sì.-
-Tu che ne dici, lucertolone?- Sdentato sbuffò all'appellativo -Direi che ci sta anche lui!-
Hiccup sorrise.

Era sera e nella valle non c'era ancora nessuno. Jack e Hiccup si erano allenati per tutta la settimana, tutti i pomeriggi, per quelle poche ore di sole che potevano permettersi.
-Vai a cercare Rapunzel, per favore. Fatevi un giro, rimembrate i bei tempi andati, ma per un po' non venite nella valle. Vorrei chiudere questo discorso una volta per tutte.-
Jack obbedì con un sorriso e con un salto si perse nel cielo grigio. Hiccup rimase nella nebbia bassa con Sdentato, in attesa.
La prima cosa che videro avanzare dal buio della grotta d'accesso fu una fiamma rossa, che procedeva decisa. L'orlo dell'abito verdone si fondeva con i banchi di nebbia ai suoi piedi.
Devi smetterla di pensare sempre troppo a quello che dici e a quello che fai, Hic. Devi mettere da parte la timidezza e tirare fuori un po' di sana faccia tosta, almeno contro una come Merida: una spontanea come lei non può che apprezzare. Sta tutto lì il tuo limite, credimi.”
-Sguaina la spada.-
Merida accettò ben volentieri.
Jack aveva avuto dei ripensamenti, all'inizio. Temeva che uno spirito e un drago sarebbero stati troppo per un umano. Ma Hiccup aveva visto suo padre combattere a mani nude contro un Incubo Orrendo, e sapeva fin dove poteva spingersi un uomo.
Aveva dovuto inseguirlo, per poterlo affrontare. Jack si muoveva troppo veloce per i suoi riflessi.
Le spade cozzavano seguendo un ritmo quasi musicale. Strano ma vero, Merida non aveva ancora detto una parola. Aveva la bocca stretta nello sforzo e gli occhi socchiusi nella concentrazione. Lei era sempre stata veloce con la spada, ed era convinta che Hiccup fosse abile soprattutto nell'uso di armi più pesanti.
Quando aveva dovuto cavarsela contro le saette ghiacciate e le fiamme, non era stato piacevole. Aveva sviluppato una tecnica di spada per scansare quegli attacchi... non doveva prenderli di fronte, ma solo di striscio. La lama avrebbe retto il colpo, scaricando l'attacco dietro di lui. Se fosse riuscito a cogliere la giusta angolazione, avrebbe potuto approfittare della forza del rinculo per scivolare a portata di spada.
Aveva lasciato un'apertura. Merida ne aveva subito approfittato e lui, per difendersi, aveva perso l'arma. Poco male. In due passi si portò fuori portata e la ragazza gli permise di recuperarla.
I voli si facevano sempre più lunghi ed estenuanti, esattamente come piaceva a tutti e tre. Si portavano nei luoghi più impensabili, poi Hiccup estraeva la spada e si rimettevano al lavoro. Una volta gli era capitato di rimanere disarmato, allora aveva afferrato il bastone di Jack e i due ragazzi si erano dati ad un corpo a corpo furioso, finché non erano caduti entrambi nell'erba e Hiccup non aveva lasciato andare. Jack si era tirato subito in piedi e gli aveva allungato la mano, per aiutarlo a rialzarsi.
Lo sgualembro dritto della sua avversaria cercava il suo collo, ma lui si era coperto la spalla facendo roteare la sua arma in senso antiorario e facendole scivolare via la spada.
Dopo ogni sessione di allenamento, Jack e Hiccup si sedevano a chiacchierare. Parlavano di neve e di viaggi, di stagioni e di infanzia. Uno volta si erano accomodati su una roccia in mezzo alla prima neve sulla cima di un monte e, studiando le vallate e la costa nebbiosa, avevano parlato del volo. Quello che per Hiccup era diventato il momento di libertà, per Jack rappresentava l'essenza del suo essere spirito. Lui non volava propriamente. Lui era come un fiocco di neve, ne seguiva gli stessi movimenti ondulatori leggendo i venti e orientandosi in mezzo a loro, per farsi portare lontano. Era un fiocco di neve, libero, sì, ma effimero. Impossibile per lui di rimanere da qualche parte per più di qualche tempo: presto ripartito e presto dimenticato.
Hiccup, invece, cavalcava. Cavalcava Sdentato e, divenuto tutt'uno con lui, cavalcava i venti, le nuvole, l'aria, verso il sole. Sapeva di non poterlo raggiungere, ma per lui era un punto di riferimento e non l'avrebbe perso mai.
Quando Rapunzel e Jack attraversarono la grotta per tornare a casa, il sole illuminava l'erba scura. La nebbia era sparita. La terra umida riportava le tracce del duello appena avvenuto, laddove la fanghiglia era segnata dagli scivoloni o l'erba era pestata e rovinata. Ai piedi della torre Hiccup stava giocando alla lotta con Sdentato.
-Hic!- lo salutò allegra la ragazza.
-Ciao! Cosa c'è di buono stasera?-
-Riso con i funghi. Ne ho trovati di ottimi. Merida è già tornata?-
-Sì. È salita a lavarsi.-
-Va bene. Vado anch'io. Ci vediamo tra poco.-
Sparita lei, Hiccup passò lo sguardo su Jack.
-Allora?-
Il ragazzo fece spallucce, poi si portò una mano dietro la testa: -Grazie.-
Jack aveva una mano in tasca e l'altra mollemente teneva il bastone sulla spalla -Non c'è di che.-
-Mi chiedevo se... domani prevedi di partire per qualche viaggio?-
Lo spirito scosse la testa con un sorriso obliquo.
-Allora a domani pomeriggio.- Hiccup riportò l'attenzione al suo drago.
Jack volteggiò fino alla cima della torre.
L'inverno era arrivato.

 




Angolino dell'autrice:
Siamo arrivati all'autunno. Devo ammettere che per questi capitoli mi sono impegnata tanto nei rapporti fra i personaggi quanto nella descrizione dei mesi dell'anno, l'ho trovato particolarmente piacevole. Allora, partiamo:

Settembre
Un piccolo appunto veloce sul discorso degli affreschi: io non sono pratica di quest'arte (a parte che non so neppure se “affresco” sia il temine giusto per questo tipo di pittura, visto che credo che Rapunzel non segua la tecnica storicamente esatta – sono una pignola, che ci volete fare) ma credo che in quindici anni circa, cioè dal primo momento in cui si è trovata un pennello in mano, facendo quello praticamente tutti i giorni, abbia potuto ridipingere l'intera superficie della cima della torre più di una volta.
Rapunzel è ingenua, ma non stupida. Tengo a sottolinearlo perché non voglio che si fraintenda il suo stupore quando assiste al litigio fra Merida e Hiccup: loro due sono tutto quello che lei conosce in quanto a rapporti interpersonali, per questo non si aspetta che possano succedere episodi di violenza... non riesce neppure ad immaginarseli!
Al contrario, Merida è una persona impulsiva e, probabilmente, neanche tanto in grado di interpretare i propri sentimenti, specie quando le va il sangue alla testa. Per questo, per far reagire, Hiccup, l'ha sfidato a duello neanche due ore dopo che si è fatto pestare ...che poi, per essere in grado di sostenere un corpo a corpo con lei, che non ha la manina poi così leggera, Hiccup dimostra di essere comunque relativamente robusto, al di là delle cure magiche ricevute, nonostante nel suo film Hiccup sia considerato uno stuzzicadenti, ma di questo ne parliamo dopo, a fine ottobre.

Ottobre
Il discorso sui figli di capi mi è entrato in testa già da quando ho cominciato a costruire questa storia. Lo trovo decisamente importante, nel rapporto che si instaura fra Hiccup e Merida: lei magari è “ribelle”, ma nel momento in cui deve affrontare i quattro clan (“Nessuno dei vostri figli è degno di mia figlia”, scena bellica nella sala del trono, ricordate?) i tre primogeniti la sostengono subito, convincendo i loro padri a non organizzare alcun matrimonio.
Per Hiccup, tirare fuori il carisma non altrettanto facile, benché alla fine dimostri di averne a palate, basti pensare che riesce a convincere i suoi coetanei ad abbandonare la secolare guerra contro i draghi per cavalcarli e diventarne amici. Hiccup è molto più posato di Merida, la sua forza è tutta mentale, e questo lo poteva capire solo un'osservatrice come Rapunzel (gli artisti sono tutti dei buoni osservatori, no?): in un ambiente vichingo, in cui l'elemento fisico è centrale, l'etica ferrea di Hiccup e le sue convinzioni sono costantemente schiacciate, rendendolo insicuro e molto autocritico.
E a proposito del fisico: Hiccup è un'acciuga, in confronto ai vichinghi. Oh sì: non riesce a sollevare un'ascia tanto naturalmente quanto lo fa suo padre. Ma suo padre da bambino ha staccato di netto la testa a un drago, ricordo. E non riesco a credere che lavorare per tutta la vita da un fabbro non abbia mantenuto in forze i suoi muscoli, specie nelle braccia. Per questo, secondo me, Hiccup non ha nulla da invidiare ad un ragazzo medio di Corona.
E per finire: Hiccup non è un personaggio aggressivo, al punto che nel secondo film si rifiuta di combattere contro i bracconieri. Ma qui non si tratta di contrapporre un Drago Bludvist vendicativo ad un Hiccup idealista, ma un Hiccup insicuro ad un Hiccup che sa quello che vuole.

Novembre
Come già dicevo nel capitolo precedente, ci sono certi rapporti che risultano meno approfonditi di altri, nel fandom dei Big Four. È il caso dell'amicizia fra Hiccup e Jack.
Ho già incontrato parecchi HiccupXJack, dunque rapporti amorosi, ma molto poco inerente alla loro amicizia. Questo mese è stato difficile da scrivere senza cadere nello stereotipo: è stato complicato non finire nel machismo o nello yaoi (a voi dirmi se ce l'ho fatta o meno).
Per quanto riguarda tutta la parte di duelli, ho usato qui un lessico un po' tecnico: il tondo, di base, è il colpo orizzontale, mentre lo sgualembro dritto è il colpo in diagonale che parte dalla spalla sinistra dell'avversario per finire nel suo fianco destro.

Ciò detto, mi fermo qui con le mie riflessioni, ma ora attendo le vostre!
Intanto continuo a ringraziare chi ancora mi legge e chi commenta!
Nike

  
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