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Autore: ARed    11/06/2017    7 recensioni
Isabella ha trentadue anni ed è madre di due figli, Charlie (nove anni) e Renèe (tre anni), è sposata con James Tanner, importante uomo d’affari di New York.
Il loro non è un matrimonio felice, Isabella lo sa, e non reagisce, per il bene dei suoi figli.
Ma quando arriva Jacob, suo fratello, le cose cambiano, grazie anche all’entrata in scena del consulente legale di suo marito, Edward Cullen.
" « Grazie Renèe, ti voglio bene », quel disegno rappresentava benissimo la sua famiglia: mamma, lui e la piccola."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, James | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Era il 9 giugno 2015, mi iscrivo sul sito di EFP e comincio a leggere e a provare mille emozioni con le bellissime storie che sono state scritte da voi.
È il 9 giugno 2017, apro il file di Reccomencer e riprendo a scrivere, questa volta senza cancellare più nulla, le parole escono in maniera naturale.. non so quello che ne è uscito fuori, spero solo che vi piaccia.
 
Un bacio, AlmaRed

Ps. Grazie per l’incoraggiamento e le belle prole che mi avete scritto in risposta alla lettera che vi ho scritto qualche mese fa, siete uniche.
 
Dove eravamo rimasti..

Bella va a prendere Renèe all’asilo, ma la maestra le dice che è venuta il padre a prenderla, preoccupata chiama James, ma lui non risponde al telefono, chiama così Edward. Lui suggerisce di andare al Country Club, è li che trovano la piccola, il padre voleva presentarle il fratellastro. Bella si arrabbia e discute con James, aveva paura che lui gliela volesse portare via.
I bambini scoprono di avere un fratellastro e di questo rimangono molto delusi, Bella porta i bambini a casa con Edward, dove passano la serata a vedersi un film. Edward si reca al Country Club e chiede di poter parlare con Jane, i due parlano e Jane gli confessa che aveva una relazione con James.
Edward gli chiede se la relazione continua e lei risponde di no, che non si poteva innamorare di una persona come lui, e accetta di testimoniare il giorno dell’udienza a favore di Bella.
Il giorno di primavera Edward porta i fiori a Bella e alla piccola Renèe, a Daniel regala i biglietti per una partita di baseball, mentre James le chiede di poter vedere i figli e presentargli il piccolo JJ. Bella organizza un incontro per il sabato seguente.
Edward parla con Jane nel suo ufficio, Bella ascolta una parte della conversazione, fraintende e scappa via. Edward la rincorre e insieme chiariscono l’equivoco.
 
CAPITOLO XVII
GHIACCIO
26 MARZO 2016 SABATO

 
Avevo detto ai bambini che quel pomeriggio sarebbe passato James, non ne sembravano entusiasti, sembrava che la notizia non gli avesse colpiti più di tanto, si mostravano per lo più indifferenti. Mettendomi nei loro panni capivo le loro emozioni, quello che era successo al Country Club era difficile da dimenticare.
« Charlie, papà oggi vi vuole presentare.. », dissi a mio figlio sedendomi accanto a lui sul divano, lui era quello che da giorni non mi faceva un sorriso.
« Quel bambino non è mio fratello », disse lui riprendendo in mano l’Ipad e continuando a giocare, dalle sue parole si capiva quanto fosse deluso ed amareggiato, ed aveva solo dieci anni, un bambino non doveva conoscere quei sentimenti così negativi e non doveva mai essere un genitore a procurarglieli, ma non ero sicura che James fosse arrivato a questa mia stessa conclusione.
« Amore lo so che.. non è semplice.. ma potreste diventare amici », dissi cercando di togliere quel velo di tristezza che aveva sul volto.
« Lasciami in pace mamma », urlò lui lasciando cadere l’Ipad sul divano e scappando in camera sua, Renée sembrava non accorgersi di nulla, si era appoggiata ai cuscini del divano mentre sfogliava il libro della fattoria.
« Charlie! », non riconoscevo più mio figlio, cosa diamine gli aveva fatto James? Se lo avessi avuti davanti in quel momento lo avrei pestato a sangue, che avesse fatto soffrire me non mi importava nulla, ma i miei bambini non dovevano soffrire a causa sua. Se continuava così, gli avrei impedito di vedere i suoi figli.
Andai in camera di Charlie, lo trovai sul suo letto con in mano i biglietti della partita di baseball che gli aveva regalato Edward.
« Charlie.. posso? », domandai dolcemente sedendomi accanto a lui che annuì.
« Anche Edward se ne andrà? », mi domandò guardandomi con i suoi grandi occhi azzurri. Edward me lo aveva promesso, non avrebbe mai lasciato i miei bambini, non avrebbe mai fatto del male a loro, per questo ero sicura della risposta che diedi a Charlie.
« Amore.. no », risposi scompigliandoli i capelli.
« Domani posso andare alla partita con lui? »
Edward era stata la cosa migliore che ci potesse capitare in quel momento, non aveva salvato solo me da un matrimonio che ormai esisteva solo sulla carta ma anche i mie figli, regalando sorrisi e amore.
« Certo che puoi »
« Lui mi vuole bene », le parole di Charlie mi colpirono, Edward con i suoi gesti e le sue parole aveva conquistato il suo cuore, e il mio bambino se ne era accorto.
« E tu? », domandai curiosa della sua risposta, i miei bambini faticavano a fidarsi delle persone, figuriamoci a dirgli che gli volevano bene.
« Si.. mi fido di lui », disse accarezzando la carta dei biglietti che teneva in mano come se fossero la cosa più importante al mondo, e forse in quel momento per lui lo erano.
« Sembri più grande della tua età con queste parole Charlie », dissi scompigliandoli i capelli, Edward aveva la straordinaria capacità di diffondere fiducia con la sua sola presenza, e questo aveva colpito anche Charlie.
« La maestra ci ha detto che negli amici bisogna avere fiducia e Edward è mio amico », sorrisi alle parole di Charlie, lo abbracciai forte, nonostante la sua tenera età era tra le persone più mature che conoscessi.
« Capito »
« Sarà simpatico? », mi domandò sedendosi sulle mie ginocchia, non lo faceva mai, era un ometto ormai, stare in braccio alla sua mamma significava essere piccoli, ma ogni tanto, in segreto aveva bisogno della sua dose di coccole.
« Chi? », domandai, dandogli un bacio sulla tempia.
« Il figlio di papà.. JJ », le parole di Charlie erano incerte, sentivo dalle sue parole la necessità di accettare quella realtà, così difficile.
« Sono sicura che sia simpaticissimo », dissi accarezzandogli i capelli, mentre lui si stringeva forte al mio petto.
« Tu non hai altri figli, vero mamma? », sorrisi alla sua domanda così ingenua, quanto importante per lui, sentivo tutta la sua insicurezza nelle sue parole, non doveva essere semplice scoprire di avere un fratello dal giorno all’altro in quella maniera.
« No amore.. ho solo voi due »
« Ti voglio bene mamma », disse buttandomi le braccia al collo mentre lo stringevo forte  a me.
« Amore anch’io.. tanto.. non  te lo dimenticare », risposi trattenendo le lacrime, strinsi forte il mio bambino a me, in uno di quei abbracci capaci di riscaldare il cuore del mondo intero.
Il telefono prese a suonare, interrompendo quel bellissimo momento tra me e mio figlio, quando lessi il nome di chi stava chiamando capì che non era una buona cosa.
« Pronto », dissi alzandomi dal letto del mio bambino, io e il padre avremmo sicuramente litigato, me lo sentivo.
« Isabella.. sono James », disse lui con il suo solito tono da uomo d’affari, tanto tempo prima questa sua voce mi affascinava, lo faceva apparire un uomo sicuro di sè, quale non era.
« Dimmi »
« Senti.. io non posso venire oggi.. JJ ha la febbre e non mi sembra il caso », sembra strano ma me lo aspettavo che avrebbe dato buca.
« Certo », dissi sarcastica mentre mi chiudevo la porta di Charlie alle spalle, non credevo molto alle sue parole.
« Facciamo settimana prossima? », propose lui, quasi come se fosse obbligato a venire, come se fosse un appuntamento di lavoro.
« Potresti venire solo tu.. i bambini ti stanno aspettando », risposi infastidita.
« Io non.. JJ vuole che rimanga con lui », per quanto mi sforzassi non riuscivo a credere alle sue parole, mi sentivo una brutta persona nel non credere che il bambino stesse male, ma era quello che il mio istinto in quel momento mi suggeriva.
« Certo », chiusi la chiamata, non volevo mettermi ad urlare, poteva benissimo venire lui, ma preferiva stare da loro. Il telefono riprese a suonare, senza nemmeno guardare chi fosse risposi, ero sicura che fosse di nuovo lui.
« Cosa vuoi adesso? »
« Non ricordo di averti chiamata oggi », la voce di Edward appariva tranquilla, sorrisi nel spere che era lui quello che mi stava chiamando e non James.
« Edward.. scusa, pensavo fossi James », risposi imbarazzata, lui e James non potevano essere confusi, erano due uomini completamente diversi, James non valeva la metà di Edward.
« Cosa ha combinato? », chiese tornando serio.
« Ha dato buca ai bambini, JJ ha la febbre e lui non lo può lasciare da solo », dissi mentre Charlie sorridente apriva la porta di camera sua, ma al sentire le mie parole il suo sguardo divenne di ghiaccio.
« Papà non viene? », domandò con un tono che non gli avevo mai sentito usare prima.
« Bella che succede? », chiese Edward preoccupato.
« Scusa Edward devo andare », dissi concludendo la chiamata, mi abbassai all’altezza di mio figlio, stava per scoppiare ed io non ero pronta. Cercai di accarezzarli una guancia ma scappò, lo vidi chiudersi in bagno, sbattendo la porta con violenza. Non avevo mai visto mio figlio così, ero immobile davanti alla porta del bagno, non riuscivo ne a fare ne a dire nulla. Mentre mio figlio, si era chiuso in bagno con il rischio di farsi del male.
« Charlie! Per favore esci da li! », riuscì a dire cominciando ad abbassare la maniglia della porta del bagno, ma lui si era chiuso dentro, ed io ero rimasta a guardare, senza riuscire a fare nulla.
« No », urlò lui, sentivo la sua voce vicino alla porta del bagno, sapevo che prima o poi sarebbe crollato, tutto quello che stava succedendo era troppo per un bambino della sua età.
« Charlie ti prego.. adesso chiamo papà e lui.. », l’avrei preso a calci nel di dietro e l’avrei portato qui, non mi importava se JJ avesse la febbre o meno.
« Lui non mi vuole! », perché un padre doveva fare soffrire così tanto suo figlio, anche lui si era accorto di quanto James fosse di ghiaccio nei suoi confronti.
« Amore non dire così! È tuo padre, lui ti vorrà sempre », dissi cercando di apparire tranquilla, avevo una paura matta che si facesse del male, non si era mai comportato così in precedenza.
« Allora perché non è qui? », domandò con la voce rotta dal pianto, quello fece solo aumentare la mia rabbia nei confronti di suo padre.
« JJ ha la febbre e lui.. »
« JJ ha una madre, lui poteva venire! », urlò Charlie dall’altra parte della porta, cercai di calmarmi, non sarebbe mai uscito da li se percepiva la mia angoscia, dovevo cercare di tranquillizzare entrambi.
« Hai ragione, poteva venire, ma amore apri questa porta, ti prego vieni fuori », dissi con tutta la calma che avevo in corpo, ma non funzionò, perché sentì Charlie urlare ancora; « Ho detto di no! ».
« Charlie ti prego », cercai di supplicarlo.
Il campanello cominciò a suonare, forse James aveva cambiato idea, andai ad aprire il più un fretta possibile, non volevo che Charlie rimanesse troppo tempo da solo, anche se continuava a non volermi aprire la porta, ormai erano più di venti minuti che si era rinchiuso in bagno.
Davanti alla porta di casa c’era Edward, visibilmente preoccupato, era tutto rosso in faccia, sembrava che avesse corso.
« Hey », dissi accennando un sorriso, aveva ancora il fiato corto.
« Ciao », risposi facendolo entrare in casa.
« Che succede? », domandò notando le lacrime sul mio viso, mentre cercava di asciugarle passandoci sopra le sue morbide mani.
« Si è chiuso in bagno, non vuole più uscire », dissi poggiando una mano sulla sua, mi era mancato, e non era passato tanto dall’ultima volta che l’avevo visto, ma ero talmente abituata a vederlo sempre che quando non c’era mi mancava terribilmente.
« Tranquilla, ci parlo io con lui », disse regalandomi il suo bellissimo sorriso, prima di darmi un dolce bacio a stampo ed avviarsi verso la porta del bagno.
« Edward e se si fa male? », dissi stringendo forte la sua mano, in bagno poteva succedere di tutto, abitavamo al venticinquesimo piano, eravamo troppo in alto se si sporgeva dalle finestre, non dovevo pensare a quelle cose, altrimenti sarei impazzita.
« Ti fidi di me? », annuii alla sua domanda e lo accompagnai davanti alla porta del bagno, che era ancora chiusa. Mi fidavo di Edward come non mi ero mai fidata di nessuno in vita mia.
« Charlie, ciao, sono Edward », disse lui appoggiandosi alla porta di legno bianco del bagno.
« Vai via! », urlò Charlie.
« Mi vuoi raccontare cosa è successo? », domandò lui in tono dolce, lui era l’uomo perfetto.
« Nulla! »
« Allora perché ti sei chiuso a chiave in bagno? », avevo capito dove voleva andare a parare Edward, furbo il ragazzo. Cominciai a tranquillizzarmi, sentivo che con lui sarebbe andato tutto bene. Presi la mano che stringeva ancora forte la mia e la portai alle labbra, lasciandoci dolci e delicati baci, quel gesto mi calmava.
« Perché mi va! », Charlie non rispondeva più in tono arrabbiato, ora sembrava più dispettoso e questo mi fece scappare un piccolo sorriso.
« Allora esci, e ne parliamo »
« Tu non sei mio padre! », urlò dando un calcio alla porta, facendo sussultare entrambi, vidi lo sguardo di Edward rattristirsi per qualche secondo, quelle parole lo avevano ferito.
« Lo so che non sono tuo padre, sono un tuo amico, e domani dobbiamo andare a vedere la partita allo stadio, ti ricordi? », disse lui guardandomi negli occhi, strinsi ancora di più la sua mano.
« Si »
« Vuoi ancora venire con me? »
« Si, ma tanto tu ora dici di si, e domani non verrai, come ha fatto papà », Charlie in quel momento aveva completamente perso la fiducia nel genere maschile adulto.
« Io domani ci sarò, ma ci sarò solo se anche tu ci sarai », rispose lui dolce.
« Me lo prometti? », la voce di Charlie era un sussurro, stava cedendo.
« Solo se esci da li, la mamma si sta preoccupando », Edward mise una mano sul mio fianco stringendomi a sè e dandomi un bacio sulla tempia.
« Ve bene », abbracciai di slancio Edward appena sentii quelle parole, lui ce l’aveva fatta.
« Riesci ad aprire la porta? », domandò abbassando la maniglia della porta, che era ancora chiusa a chiave, sentimmo Charlie sbuffare dall’altra parte, « Certo, non sono mica un bambino di due anni », ridemmo entrambi alla sua risposta.
Sentire la serratura della porta del bagno mi tolse dal petto quella paura che mi aveva assalito appena Charlie si era chiuso in bagno.
Charlie aprì la porta con la faccia dispiaciuta, io lo presi e lo abbracciai forte, Edward ci fissava con amore.
« Amore, non mi fare mai più una cosa del genere! Mi hai fatto morire di paura! »
« Mi dispiace mamma! », disse  lui mentre calde lacrime scendevano dai suoi bellissimi occhi.
« Va tutto bene tesoro », lo tranquillizzai.
Edward si abbassò alla nostra altezza e mettendosi una mano sul cuore disse: « Charlie, promesso, domani andiamo allo stadio, solo io e te », mio figlio sorrise a quelle parole e si lanciò tra le sue braccia, stringendolo in un abbraccio fortissimo, era una delle più belle immagini che avessi mai visto.
« Ti voglio bene Edward », disse nascondendo il suo visino nel collo di  Edward che a quelle parole si commosse, « Anch’io piccolo, anche io », rispose stringendolo a sè ancora di più.
« Voglio parlare con papà al telefono », disse Charlie sciogliendo l’abbraccio, ma rimanendo accanto ad Edward.
« Perché? », domandai preparando il telefono, erano settimane e che  non chiedeva di chiamarlo, non pensavo succedesse dopo quello che gli aveva appena fatto.
« Voglio sapere perché non mi vuole bene », disse asciugandosi le lacrime.
« Ma lui ti vuole bene, io ne sono sicuro, solo che è molto impegnato, sei il suo figlio più grande, colui che l’ha reso papà per la prima volta. Charlie lui ti vuole bene, ti ama », dissi sicura delle mie parole, ma neanche troppo, James e il suo comportamento avevano messo tutto in discussione.
« Allora perché non è qui, perché ci sei tu? Perché sei tu che mi porti allo stadio, perché sei tu che mi vieni a prendere a scuola, mi aiuti a studiare, mi porti a mangiare la pizza o a vedere un film? », chiese Charlie rivolto ad Edward, le sue domande erano legittime, Edward nell’ultimo periodo era stato presente come padre più di quanto lo fosse stato James in dieci anni della sua vita.
« Perché ti voglio bene, perché mi piace vederti sorridere », rispose Edward del tutto sincero, me lo aveva ripetuto tante volte, l’unica cosa a cui mirava era che i miei bambini fossero felici.
« Così sembri un papà », rispose Charlie alzando le braccia, chiedendo di essere preso in braccio ed Edward senza esitare un attimo lo accontentò.
« Questo ti da fastidio? », domandò con un filo di paura nella sua voce, la reazione dei bambini a queste domande non è mai prevedibile.
« No, mi piace, poi la mamma ha una cotta per te! », rispose mio figlio mettendomi in imbarazzo, dov’era finito il bambino che fino a cinque minuti prima si era rinchiuso in bagno?
« Charlie! », lo ripresi, mentre Edward rideva sotto i baffi.
« Questo è interessante », disse lui scompigliando i biondi capelli di Charlie.
« Se il papà ha un’altra fidanzata, anche la mamma ne deve avere uno e tu sei perfetto! », decretò lui in maniera così semplice, aveva capito che era mio diritto rifarmi una vita, come il suo papà, ed aveva scelto anche con chi dovessi rifarmi una vita. Il mio bambino era troppo avanti.
« Non sei geloso? », dissi cercando di prenderlo in giro, lui negò con la testa, « No, l’uomo della sua vita sono io! », concluse con un’alzata di spalle.
« Questo è poco ma sicuro.. va meglio ora? », domandai avvicinandomi ai miei due uomini, Edward mise una mano intorno alla mia vita, mentre Charlie annuiva alla mia domanda, l’arrivo di Edward era stato essenziale, lo aveva tranquillizzato in una maniera talmente semplice, da risultare così complicata.
« Ti va di andare tutti e quattro a pattinare? », propose lui, a quella domanda sul volto di Charlie apparve un bellissimo sorriso, come da giorni non ne vedevo.
« Sul ghiaccio? »
« Si campione! », confermò Edward, io non ero molto entusiasta, non amavo le piste da pattinaggio, ma Charlie e Renèe erano bravissimi a pattinare, merito di Jasper ed Alice che li portavano sempre.
« Mamma non ne è capace, l’ultima volta è caduta e papà non l’ha aiutata ad alzarsi perché era al telefono con qualcuno », disse Charlie mettendomi nuovamente in imbarazzo.
« Le insegneremo a pattinare io e te », rispose Edward accarezzando il mio fianco e sorridendomi, mi volevano morta entrambi.
« Grande! », Charlie scese dalle braccia di Edward ed andò in camera sua, lasciando la porta aperta, a prepararsi.
« Cosa farei io senza di te? », dissi mettendo le braccia attorno al collo di Edward.
« Quello che hai sempre fatto.. amare in maniera incondizionata i tuoi figli », rispose ad un millimetro dalle mie labbra, prima di baciarle.
« Dov’è la mia principessa? », disse prendendomi per mano.
« Dorme, stava leggendo un libro », risposi mentre andavamo in sala, lui sorrise divertito alla mia risposta.
« Leggendo un libro? », domandò alzando un sopracciglio.
« A modo suo », risposi avvicinandomi alla mia bambina che dormiva beata sul divano, le tolsi il libro della fattoria e lo appoggiai sul tavolino.
« Mi dispiace svegliarla », Edward si era seduto accanto a lei, le lasciava dolci carezze sulla fronte, « Sarà felicissima di vederti », risposi mettendomi dietro di lui, non volevo perdermi la scena di quando si sarebbe svegliata.
« Hey piccolina.. ci svegliamo? », disse in tono dolce, ma la mia bambina non ne voleva sapere di svegliarsi, brontolò solo qualcosa girandosi dall’altra parte.
« Ama dormire », la giustificai divertita dalla scena.
« Allora passiamo alle maniere forti », disse poco prima di cominciare a farle il solletico sul pancino, la mia bambina aprì subiti i suoi occhi tanto simili a miei, infastidita, dal solletico.
« Batta! Dai batta! », disse lei tra una risata e l’altra, mentre Edward alzava le mani in segno di resa.
« Allora ci svegliamo? », dissi io avvicinandomi ai due, « Sai Edward io direi di andarcene solo noi tre alla pista di pattinaggio.. Renèe preferisce dormire », presi Edward per mano e Charlie, che nel frattempo si era preparato.
« Anch’io vollio venile! Dov’è Eddy? », sapevo che con quelle parole la mia bambina si sarebbe svegliata, saltò giù dal divano e corse subito tra le braccia di Edward che la aspettava felice.
« Tutti pronti? », domandò Edward una volta saliti in macchina.
« Signor si capitano! », rispose Charlie facendo ridere tutto, il velo di tristezza sembrava essere sparito. Sembrava essere tornato il mio bambino di sempre, e questo era merito di Edward.
In pochi minuti raggiungemmo la pista di ghiaccio, era l’unica a New York rimasta aperta al pubblico, le altre erano utilizzate dalle varie squadre di hockey per gli allenamenti.
« Hai paura? Charlie mi ha detto che non sai pattinare », disse Edward mentre mi aiutava ad alzarmi dopo esserci messi i pattini.
Charlie era già entrato in pista, amava il ghiaccio, io avevo sempre il cuore in gola quando lui e la sorella pattinavano avevo paura che si facessero male cadendo.
« Io? Ero la numero uno al corso di pattinaggio in quinta elementare! »
« Davvero? », domandò sorpreso, io sorrisi ero brava come attrice, « No! Ho una paura matta di cadere », risposi cercando do tenermi in equilibrio su quei cosi.
« Ci sono io.. tu ti fidi di me », mi rispose tenendomi forte la mano, mentre con l’altra teneva Renèe, io mi fidavo di lui, e non solo sulla pista di ghiaccio, ma in tutto, avrei messo la mia vita e quella dei miei figli nelle sue mani.
Pattinare non era così male, o meglio pattinare con Edward accanto non era affatto male, la sua mano era sempre attaccata alla mia. Renèe si era presa uno di quei simpatici pinguini e faceva i suoi giretti sulla pista, sotto il nostro amorevole sguardo.
« Cosa c’è? », domandai ad Edward vedendo il suo sguardo perso sulla pista da ghiaccio.
« Grazie », disse stringendomi in un dolce abbraccio.
« Per cosa? »
« Per avermi permesso di entrare nella tua vita e nella loro, perché è bellissima », disse mentre Renèe viaggiava sorridente verso di noi assieme a Charlie.
Mi stavo innamorando di Edward Cullen senza nemmeno accorgermene, senza volerlo, in maniera talmente naturale da sorprendermi. E non mi stavo innamorando di lui perché era un bellissimo uomo, ma perché era una bellissima persona. Capace di entrare nella tua vita a piccoli passi per poi rimanerci per sempre. Perché ci sono quelle persone che entrano nella tua vita per caso, o forse no, e ti lasciano un segno nell’anima, un segno indelebile, del quale non puoi più fare a meno. Edward era una di quelle persone, lui non aveva lasciato un segno indelebile solo su di me, ma anche sui miei figli. E se su di me era difficile, grazie alla mia poca fiducia nel genere maschile, nei miei bambini, timidi come erano, era impossibile. Edward, non aveva mai rinunciato, ha provato e riprovato, finché non è riuscito a conquistare tutti e tre.
 
Sono mesi, tanti mesi che vi faccio aspettare e per questo vi chiedo umilmente scusa.
Spero che Reccomencer vi conquisti ancora, che vi faccia provare delle belle emozioni per qualche minuto, che vi faccia compagnia.
Siamo quasi alla fine di questa storia, ma forse non è detto, perché mentre scrivevo mi venivano in mente tante altre idee, che non sapevo più come gestirle.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi piace ancora.
 
A settimana prossima un bacio
AlmaRed

 
❤️

PS. Per chi amasse i Robsten, The Truth è stata completata
   
 
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