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Autore: beautiful_voice    11/06/2017    0 recensioni
Se solo ti avessi detto che ti amavo forse ora tu saresti qua, accanto a me. Se solo ti avessi preso per mano quando tu con un solo sguardo me l'avevi fatto capire, se solo ti avessi detto le cose che non ti ho mai detto, forse -forse- saresti ancora qua. Ma ormai è troppo tardi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le cose che non ti ho mai detto

Capitolo 1


Era il 10 Ottobre 2000, di fronte all'appartamento in cui vivevo si stava trasferendo una nuova famiglia, i Baccelieri, quello era il loro cognome. Ogni qualvolta che lo sentivo non faceva altro che ridere, lo ritenevo buffo. La sera di quello stesso giorno, si iniziarono a sentire delle urla provenienti proprio da quella casa. I nuovi vicini non tardarono a farsi sentire. 
Erano urla strazzianti e in sottofondo si udiva il pianto di bambini spaventati. Io fui l'ultima a svegliarsi, mio padre, Marcello, si era già catapultato da 10 minuti circa a bussare alla porta dei nuovi vicini, cercando di fermare quel che stava accadendo. Fu seguito da li a poco dal resto della palazzina, ormai svegliata e in preda alla paura. 
All'improvviso la porta si aprì, ad aprirla fu un bambino, all'incirca si poteva dire avesse 4 anni, la mia stessa età di allora.
Il bambino non fiatava, nessuno fiatava in quella casa, le grida erano cessate. Si poteva notare un uomo svenuto a terra e una donna correre in bagno. 
"Piccolo, la mamma dov'è?" chiese mio padre. A quella domanda, la donna  uscì dal bagno recandosi alla porta d'ingresso e prendendo in braccio il bambino.
"Scusatemi tutti per il baccano, mio marito alle volte esagera con l'alcool.." la donna si rivolse alla folla che si era creata intorno alla porta d'ingresso. A quella affermazione tutti non fecero domande, guardorono un ultima volta la donna e tornarono nelle proprie case. Mio padre insieme a mia madre invitarono la donna, insieme ai suoi bambini a dormire da noi. Ricordo di essere stata contraria a quella domanda di mio padre perchè iniziai a piangere, non volevo quella gente dentro casa mia, avevo paura. Mia madre mi prese in braccio e mi porto in camera, mi aveva imposto di tornare a dormire e di smetterla di piangere. Restai a letto per tutto il tempo fino a quando mia madre non rientrò e mi presentò il bambino della signora. 
"Sephora, lui è Simone, stanotte dormirà con te" 
"Non voglio" risposi d'impulso, non lo volevo con me un bambino che non parlava, era strano. 
"Sephora fai la brava e fai spazio a Simone" non era di certo quello che volevo, ma non potevo fare altrimenti visto che mia madre ormai era tentata dal spostarmi di peso. Il bambino salì nel mio letto, senza rivolgermi il minimo sguardo, guardò un ultima volta mia madre e dopo di che chiuse gli occhi e si addormentò. Non riuscivo a sopportare il fatto che quel bambino fosse lì nel mio letto, non sopportavo il fatto che non parlasse e che non piangesse. Perchè ero più che sicura, che i pianti sentiti in precedenza, non fossero suoi, bensì dei suoi fratelli. Lui non aveva versato neanche una mezza lacrima. 
Il giorno seguente, quando mi risvegliai, il bambino non c'era più, questo non fece altro che rendermi felice, ma quella felicità durò poco perchè lo ritrovai seduto nel mio seggiolo, mentre mia madre gli dava da mangiare. Nessuno era interessato a me, ma solo a quel bambino.
"Mamma, dov'è la signora e gli altri bambini?" chiesi a mia mamma quando mi accorsi che la madre di Simone non era più là.
"Oh piccola ti sei svegliata? La mamma di Simone in nottata è tornata a casa insieme agli altri suoi figli, Simone è rimasto a dormire qua perchè ormai stava dormendo profondamente ed era un peccato che lo svegliassimo" mi sorrise mia madre. Scoppiai a piangere. Ma le mie erano lacrime di rabbia e sopratutto gelosia, odiavo quel bambino. In poche ore era riuscito ad ottenere tutte le attenzioni da parte di mia madre  e mio padre e questo sarebbe stato solo l'inizio.
Io e Simone eravamo gli opposti sin da sempre, sia caratterialmente che fisicamente. Lui era un bel bambino con i capelli castani e  gli occhi verdi, ma sin da piccolo nascondeva molti segreti, o meglio, nascondeva i suoi sentimenti. Da quando ho memoria di lui, solo una volta ha pianto e credevo che da li a poco si prosciugasse. Ha sempre parlato poco e non ha mai detto a nessuno se stava male o meno, ma io lo vedevo, lo capivo quando era triste o aveva bisogno di aiuto, e lo avrei tanto voluto capire anche quel giorno.
Io contrariamente, sin da bambina non sono mai stata una bellezza particolare , avevo lunghi capelli castani e occhi marroni, in più ero pure paffutella. Passavo le mie giornate o a piangere e a lamentarmi sempre o a ridere di gusto guardando la vita con positività. Perchè io sono sempre stata così, o troppo felice o troppo triste, non amavo le vie di mezzo. In poche parole ero una botta di vita. 
Crescendo io e Simone fummo obbligati a vederci ogni giorno. Quando il padre tornava ubriaco la sera, senza neanche più chiedere, lui veniva a stare da noi e i miei genitori ormai lo accoglievano come fosse loro figlio mentre io non facevo altro che trattarlo male. 
Era la sera del mio 11 esimo compleanno, stavo per spegnere le candeline quando bussarono alla porta. Mio padre andò ad aprire, era Simone. Tutti guardarono verso di lui, suo padre lo aveva picchiato e aveva un occhio nero, neanche quella volta lui aveva avuto un minimo di reazione. Mia madre, come tutti d'altronde, iniziarono ad interessarsi a lui non curandosi del fatto che era il mio compleanno, il mio momento. Spensi le candeline e mi chiusi in camera mia a piangere. 
Sapevo che i miei genitori non lo facevano di proposito, erano delle brave persone e dei bravi genitori, solo che con me non lo erano più di tanto. 
Io a Simone lo odiavo e lui odiava me, odiava il fatto che io piangessi sempre e che ogni qualvolta lui veniva a casa nostra io lo trattavo male. Io odiavo il fatto che nonostante lui non avesse alcuna reazione al comportamento di suo padre, tutti cercavano di compatirlo, ignorando invece me. 
Eppure, nessuno dei due, riusciva a stare l'uno senza l'altro.
E questo lo iniziammo a capire l'estate del 2010, quando io e lui avevamo 14 anni, in piena adolescenza e con gli ormoni a mille.



   
 
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