Film > Iron Man
Segui la storia  |       
Autore: 50shadesofLOTS_Always    11/06/2017    3 recensioni
Dal testo: “« Tony? – mormorò Pepper - Cosa è successo laggiù? ». Lui continuò a fissarla, ma non aprì bocca.”
Il miliardario Tony Stark torna a casa dopo la Siberia, distrutto nel fisico e nel cuore. La sua mente ottenebrata dai demoni del proprio passato cerca una via d’uscita.
E la via d’uscita ha un paio di occhi azzurri.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Questa fanfiction è nata diverso tempo fa ed è rimasta chiusa in un pc. Recentemente l’ho rispolverata ed è venuta fuori questa raccolta dove la parola chiave è sicuramente PEPPERONY. Non c’è una vera e propria trama, ma è sicuramente da collocare dopo il film Captain America: Civil War.
[ probabile OOC di Tony/fritto misto di ironia, miele e caffè amaro/nella speranza che quei due tornino insieme ]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Nuovo personaggio, Sorpresa, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Iron Family'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Saving Grace

Tony sollevò il colletto della camicia nera, fissando il proprio riflesso sullo specchio. Poi stirò la cravatta rossa prima di farla passare dietro al collo e legarla. Nel mentre si accorse di non star pensando a niente. La sua testa di solito somigliava ad un ufficio in pieno caos, con fogli svolazzanti e operai in subbuglio. In quel momento invece era come se fossero tutti in vacanza.
Per la prima volta dopo anni, sentiva una profonda quiete in sé. Era… Felice: aveva una compagna bellissima e intelligente, una bimba in arrivo e un lavoro coinvolgente e gratificante.
Strinse il nodo e si diede un’occhiata. Si ravvivò i capelli scuri, portandoli appena indietro su una tempia e sollevò il mento con orgoglio. Era un vero schianto. Non ricordava di essersi messo così in ghingheri neanche per un qualsiasi evento mondano. Ma ciò che lo attendeva non era una festa di ricconi o un ritrovo di imprenditori: era un appuntamento. Si accorse che effettivamente, non aveva mai portato nessuna donna a cena o al cinema come imporrebbero le buone maniere. Anche da ragazzo… Beh, arrivava dritto al sodo e poi chi si è visto si è visto. ’Adieu’, come soleva dire. Crescendo… Non era cambiato, anzi non si degnava nemmeno di salutare le “donnine allegre”. Quel pensiero fece sfiorire il suo sorriso.
Una sera, una delle tante a cui si era autoinvitato, aveva costretto Pepper a seguirlo facendole l’insulsa promessa che non si sarebbe staccato dal suo fianco. Dopo diversi tentativi e dopo aver giocato la carta del Io-sono-il-capo, lo aveva seguito ma una bottiglia di champagne e diversi drink a venire, Tony l’aveva vista uscire dal locale, diretta verso la Rolls Royce nera di Happy mentre accanto a sé un’altra donna, di cui non ricordava né le fattezze né tantomeno il nome, lo elogiava. Sul momento non aveva dato peso al fatto, godendosi il proprio momento da celebrità. Tornato a casa, mentre la suddetta donna cercava di trascinarlo in camera da letto, Tony aveva intravisto Pepper fissarli dalla porta della camera degli ospiti. Lo aveva aspettato in piedi e solo al mattino, o meglio all’ora di pranzo, aveva compreso che, quella sul suo volto era preoccupazione. Si era preoccupata che fosse finito chissà dove, magari in qualche cesso a vomitare l’anima. Ricordava poco e niente dell’avventura sotto le lenzuola di quella notte, ma gli occhi azzurri della sua assistente lo avevano perseguitato nel sonno.
Si riscosse, stabilendo che non era il momento adatto. Più tardi le avrebbe chiesto scusa anche per quella faccenda. Diede un’occhiata al Bulgari allacciato al polso. Erano le 20.
« F.R.I.D.A.Y., a che punto è Pepper? »
« Non lo so, Signor Stark »
« Dille che sono pronto e che la aspetto alla macchina » annunciò, prendendo la giacca rossa in tinta con la cravatta ma di una tonalità più accesa.
La abbandonò in seguito sulla poltrona del laboratorio, dove aveva fatto più volte avanti e indietro per la tentazione di andare a chiamarla di persona. Mentre la serranda del garage si sollevava, graffiando il silenzio, chiese all’AI di accendere lo stereo per ingannare l’attesa. Annoiato cominciò a passeggiare per la stanza con le mani nelle tasche dei pantaloni neri. Con la riproduzione casuale, si susseguirono una serie di brani dei Black Sabbath. Emise un sospiro. Per una volta era lui quello in anticipo. Stava per usare l’interfono per reclamare la sua attenzione, quando udì il tipico suono sordo dei tacchi a spillo. Stava per farle presente il ritardo di almeno venti minuti, ma gli AC/DC decisero di suonare a sua insaputa una canzone che non sentiva dall’età di dieci anni. You shook me All night Long. Decisamente spinta, ma per certi versi perfetta per la visione che gli si parò dinanzi. La prima cosa che vide sbucare dalla rampa, dai gradini più in alto, furono i piedi di Pepper fasciati da un paio di Louboutin con cui aveva una certa confidenza. Tanto che fu costretto a respingere i ricordi della sera in cui si erano ritrovati.
< She was a fast machine, she kept her motor clean. >
Mano a mano che scendeva, Tony vedeva delinearsi la linea sinuosa delle sue lunghe gambe. La stoffa argentea di una gonna le lasciava scoperte a ritmo dei suoi passi grazie ad un profondo spacco laterale.
< She was the best damn woman that I ever seen. >
Quando finalmente la vide interamente, aveva la bocca asciutta. Un abito, con le spalline sottilissime e stretto sotto seno, scendeva perfettamente sui suoi fianchi, nascondendo il lieve gonfiore della gravidanza. Sembrava ricoperta di diamanti. Su un braccio teneva il cappotto nero, ma ciò che attirò lo sguardo del miliardario fu il rubino a forma di cuore, che come una goccia di rugiada, sembrava essersi posato all’altezza della clavicola. Squadrandola dal basso, arrivò fino al viso. Solo un tocco di fard e del mascara. Le labbra rosee e al naturale lo salutarono. Poi con una certa arroganza i suoi occhi azzurri lo catturarono, lo ipnotizzarono. Il tutto era avvenuto in una manciata di secondi, ma lui lo aveva vissuto al rallentatore.
< She had sightless eyes, telling me no lies. Knockin’ me out with those American thighs >.
Pepper si fermò dopo aver lasciato il cappotto accanto alla giacca del compagno e arcuò un sopracciglio quando udì la terza strofa che non lasciava dubbi circa l’argomento.
Lui non riuscì a trattenere un sorrisetto malizioso.
« Dove vorresti andare vestita così? » le chiese, assumendo un’aria autoritaria.
« Ho un impegno questa sera » rispose lei, atteggiandosi con fare sfacciato.
« Non mi piace quando hai impegni »
« Tranquillo, torno presto » mormorò Pepper, sorridendo a quella frase.
« E con chi avresti questo impegno? »
« Col Signor Anthony Edward Stark »
« Sì, devo averlo sentito – fece schioccare le labbra - E dove andrete? ».
Pepper gli sistemò il colletto della camicia, poi lasciò scivolare una mano sulla sua spalla e l’altra sul suo petto, dove le dita strinsero la cravatta. La strattonò con forza e senza preavviso, portando il volto di Tony a un centimetro dal proprio. Vide chiaramente le sue pupille dilatarsi, inghiottendo le iridi divenute di una tonalità scura, che imitava il cioccolato dominicano. In quel momento inoltre, Tony era un paio di centimetri più basso di lei e non seppe darsi una risposta al perché la cosa le stesse dando un certo senso di potere. Quello stesso potere di fascino che di solito esercitava lui su di lei.
« Credo che lascerò decidere a lui » sussurrò, accostando le proprie labbra a quelle dell’uomo.
< Working double time on the seduction line. She was one of a kind. She’s just mine… >
« All mine » rispose Tony di pari tono, concludendo la strofa.
Sollevò una mano, agganciò la spallina dell’abito della donna e la strofinò fra il pollice e l’indice, come se ne stesse studiando la resistenza.
Pepper lasciò stare la cravatta, lisciandone la stoffa, poi gli carezzò di nuovo il petto fino alle spalle e fermandosi sulle braccia. Non riuscì a fermare il brivido lungo la schiena quando sentì i pettorali e i bicipiti coperti dal tessuto elegante.
« Forse dovremmo restare a casa » propose, abbassando la voce.
« Di solito propongo io cose del genere – osservò vagamente stupito - Sto avendo una pessima influenza su di te » aggiunse, smettendo si sorridere quando Pepper interruppe le carezze.
« Allora sarà meglio che mi allontani… ».
Le sue mani scattarono a prenderla per i fianchi e la tirò a sé con un movimento secco, che la costrinse a fermare quell’impeto con entrambe i palmi. Un’altra scossa, che però travolse Tony.
« Correremo il rischio ».
Appoggiata completamente a lui, gli avvolse un braccio dietro al collo quando smisero di parlare. Quel bacio divenne intenso e fece esplodere la scintilla fra loro. Tony non riuscì a contenersi e dopo averle accarezzato le braccia nude, una sua mano corse dietro la nuca di lei fra i capelli di oro rosso per sostenerle la testa mentre la spingeva a schiudere la bocca. Si chiese quanto avrebbe impiegato a sfilarle quell’abito di dosso. La sua lingua stuzzicò quella di Pepper in una danza lenta e passionale, senza accorgersi che l’altra propria mano le stava arricciando il vestito su un fianco. Intanto era iniziata un’altra canzone, Sweet Candy.
« Mi… Mi avevi prom-esso una cena » bisbigliò lei fra un bacio e l’altro.
« E’ rimasto… Solo il dolce » rispose, ridacchiando quando l’ansito della donna si trasformò in un mugolio di piacere. Non poteva nascondere il desiderio di lui soprattutto, ma non solo in quelle occasioni.
« Andiamo » lo esortò con un cipiglio di ritrosia.
« She kind of bet it, knows how to roll… I like candy » mormorò lui, dopo averle preso il cappotto, aiutandola ad indossarlo. Pepper fece lo stesso per poi pulirgli le spalle della giacca come faceva spesso prima delle conferenze o di appuntamenti pubblici e importanti.
« Anche a me piacciono le caramelle » scherzò poi salirono in macchina.
 
L’ambiente ricordava quello dei salotti letterari, raffinato ma non eccessivo. Erano seduti al loro tavolo, vicino ad una vetrata, che restituiva la loro immagine, da circa cinque minuti. Da perfetto galantuomo Tony aveva preceduto il maître, che li aveva accolti, sfilandole il cappotto e sistemandole la sedia. Stavano aspettando che portasse loro i menù e Pepper sperò che si desse una mossa. Mangiare le avrebbe impedito di pensare a come aveva trattato il compagno poco prima.
Era scesa per miracolo dalla macchina, vista la “quota” imposta dalle calzature, ma ciò che l’aveva messa in agitazione, erano gli sguardi altrui. Mentre le donne erano, senza alcun ritegno, impegnate ad ammirare il miliardario, gli uomini che le accompagnavano, al pari, la puntavano come squali. Ancora una volta, avvertì i riflettori puntati su di sé.
Sollevò lo sguardo, che finora aveva tenuto sulla tovaglia bianca, verso Tony. Poco prima, quando l’aveva aiutata a scendere dall’auto, l’aveva presa per mano e inizialmente non lo aveva ripreso, perché la tenerezza col quale lo aveva fatto era stato qualcosa di unico. Era già capitato, ma ne era rimasta comunque incantata. Prima della loro relazione non aveva mai sospettato che la pelle del compagno, un po’ callosa, potesse invece risultare morbida.
Poi però, vedendo il pienone già a pochi metri dall’ingresso del ristorante, si era avvicinata per farglielo notare. Lui aveva abbassato lo sguardo sulle loro dita intrecciate per poi assecondare quella sua richiesta nel non esporsi, non senza nascondere la delusione per lo spezzarsi di quella magia. Non aveva detto niente, ma l’aveva compresa. Happy non era con loro e sarebbero stati accerchiati dai paparazzi prima ancora di vederli. Si fissarono per un lungo momento mentre il maître tornava con le carte dei piatti. Di nuovo soli, Pepper mosse la mano per afferrarne una, bloccandosi e arrossendo con la stessa velocità che impiega un fiammifero ad incendiarsi. La mano di Tony si era posata sulla sua, in un gesto del tutto casuale e inaspettato. Lui osservò le loro mani poi col pollice cominciò a carezzarle il dorso.
« Très petites » mormorò, alzando gli occhi scuri su di lei.
Malgrado la sgradevole sensazione che tutti li stessero spiando e il timore che i giornalisti potessero sbucare anche da sotto i vasi delle piccole palme agli angoli, Pepper non ritrasse la mano. Anzi intrecciò le proprie dita con quelle di Tony.
« Vuoi proprio farci scoprire » disse con un cipiglio divertito nella voce.
« Ammettilo, sarebbe »
« Imbarazzante »
« …da bomba » terminò lui.
Pepper pensò che avrebbe allentato la presa, ma non fu così. Preoccupata dal silenzio che improvvisamente li aveva colti, quasi più fastidioso del mormorio attorno, decise di cominciare una conversazione. Voleva porgli gli ultimi interrogativi su quella faccenda della Civil War, andare a fondo e possibilmente riparare quel trauma « C’è qualcosa che devi dirmi? ».
« Vorrei averlo fatto prima… » rispose, risultando quasi timido e insicuro.
« Cosa, portarmi a cena? » disse, sperando che un po’ di ironia potesse dargli coraggio ma Tony scosse semplicemente la testa per negare. Impiegò circa trenta secondi.
« Quando te ne sei andata… - gli occhi fissi sulle loro mani - Ho capito che dovevo avere un limite, dei paletti… Così ho firmato i Patti »
« Poi che è successo? » chiese lei, senza rendersi conto che stava quasi sussurrando.
« Non eravamo tutti d’accordo. Rogers credeva che la firma avrebbe leso la nostra possibilità di scelta, ma in compenso la colpa è mia se Wanda e gli altri sono in prigione ».
Sospirò e quando fece per allentare la presa, lei la strinse. Finalmente i loro sguardi si incrociarono.
« Non è vero, Tony. Hai avuto il coraggio di prenderti le tue responsabilità e Steve… Beh, credeva che fosse giusto ».
Lui non sembrò convinto, anzi sembrò quasi disturbato da quelle parole ma non disse altro. Sciolsero le dita e ognuno prese un menù. Quando chiamarono il cameriere, riferirono l’ordinazione: spaghetti e vongole, branzino con insalata e patate al forno e un creme caramel per finire.
Quando rimasero di nuovo soli, Pepper percepì lo sguardo cinico di una ragazza a qualche tavolo di distanza insieme ad un’amica. Le ignorò e vide Tony giocare coi denti della forchetta. Era a disagio come a pranzo coi suoi genitori.
« Chi era l’uomo in moto? » domandò, spinta dall’incontenibile necessità di riportare Tony a sè.
« Il Soldato d’Inverno e migliore amico del Capitano: Bucky Burnes »
« Come siete arrivati in Siberia? »
« Lui e il Capitano erano arrivati lì sulle tracce del vero responsabile dell’attentato in Nigeria e in Wakanda: Zemo, un sokoviano che aveva perso la famiglia. Mirava esattamente a quello che io volevo evitare, ovvero distruggerci dall’interno »
« Perciò si è trattato di una semplice vendetta? »
« In un certo senso » rispose con non curanza, scrollando le spalle.
« Hai firmato per una giusta causa »
« No, per puro senso di colpa – prese il cellulare e le mostrò la foto di un giovane di colore - Questo ragazzo è morto mentre noi giocavamo a fare gli eroi contro Ultron. Ho firmato perché non volevo… Non voglio altri morti sulla coscienza ».
Pepper fissò l’immagine sul display, poi gli occhi di Tony. Erano torbidi come la sera precedente, ma ora sembrava più tranquillo. E anche lei lo era. Finalmente avevano avuto un confronto aperto e nonostante la permanenza di qualche interrogativo, prettamente riguardante il rapporto con Steve, gli restituì l’oggetto e decise di smettere con quell’interrogatorio. Voleva godersi quella cena.
« Stai bene? ».
Lui annuì mentre il cameriere portava loro il primo piatto.
« Grazie » disse lei.
Tony pensò che si fosse rivolta all’uomo, ma quando la vide sorridere, capì invece che stava parlando con lui. Ricambiò ma non col solito sorriso da playboy, pluritestato con almeno un centinaio di donne. No. Quello era il sorriso segreto che aveva brevettato e sfoggiato solo con lei.
 

*

La Maserati targata Stark24 superò le ante spalancate del cancello, fermandosi poco lontano dall’entrata della Villa. Uno spicchio di luna si affacciava da uno strato di nuvole passeggere, sospinte dal vento di oltre oceano. Tony guardò l’enorme abitazione ed ebbe un brutto presentimento. C’era qualcosa di sospetto. Era tutto troppo calmo. Spinse un pulsante sul cruscotto per chiamare l’AI.
« F.R.I.D.A.Y? – premette di nuovo - F.R.I.D.A.Y, attivati ».
Ma non ci fu risposta. Pepper imitò il compagno e guardò la loro casa che almeno apparentemente era la stessa. Alternò lo sguardo fra essa e Tony, che spense il veicolo.
« Che succede? »
« Resta qui » rispose, sganciando la cintura di sicurezza.
« Ma… »
« Fa’ come ti dico » sbottò, aprendo la portiera.
« Tony – la ignorò e fece scattare le sicure - Tony! ».
Pepper tentò di sbloccare gli sportelli e seguirlo, invano. Si girò sul sedile e per un attimo, il compagno fu oscurato dal portellone del bagagliaio aperto. La sua fronte si increspò quando sentì un tonfo metallico. Il bagagliaio venne richiuso e dal lunotto posteriore, vide una moltitudine di placche oro e argento assemblarsi sul corpo di Tony. Era la stessa armatura che aveva usato a Monaco. Camminò, emettendo un ronzio meccanico fino a fermarsi accanto al suo finestrino. Il viso era ancora scoperto e col labiale, le intimò di obbedirgli. Una maschera minacciosa si sostituì al volto in carne e ossa e delle fessure luminose agli occhi. Avanzò con un’andatura moderata e facendo leva, scardinò la porta. Una volta dentro, provò di nuovo a chiamare F.R.I.D.A.Y.
« Signor Stark – la voce serafica dell’AI risuonò nel casco -  Qualcuno ha disabilitato la mia connessione all’interno della Villa ».
In quel momento un banco di nubi passeggero annientò qualsiasi forma di luce lunare, tanto che non riusciva nemmeno a vedere dove mettesse i piedi nonostante conoscesse il numero di passi che doveva fare dall’atrio al boudoir.
« Attiva la visione notturna » disse diretto verso il salotto e subito apparvero quattro figure.
Tre in piedi e una accomodata sul divano.
« C’è una festa a casa mia e io non sono stato invitato - esordì - E’ strano perfino per me »
« Credevo saresti stato contento » rispose la voce di Wilson più vicino alle finestre.
« Sai, tendo ad essere un po’ irritabile quando qualcuno viola il sistema del mio maggiordomo – qualcuno accese l’abatjour - Avevo già un appuntamento, ma se volete posso dare un’occhiata all’agenda » scherzò, guardandoli uno ad uno quando la piastra sul volto si ritirò. Natasha rimase nella penombra quando parlò mentre Clint si abbandonava sullo schienale.
« Non avevamo tempo per avvertirti. Dobbiamo muoverci in fretta »
« Siamo banditi un po’ ovunque » aggiunse Wanda, che si accomodò su un bracciolo del sofà.
« Monocolo? » chiese lui, aspettandosi di vederlo apparire fra spirali di fumo.
« Sta tenendo occupati un paio di personaggi alla Casa Bianca »
« E ci ha detto che volevi farci uscire » specificò la Maxinoff.
Tutti in un tacito accordo lo ringraziarono pur non aprendo bocca. Lui abbassò lo sguardo, indeciso su cosa dire. Provava qualcosa di molto simile alla felicità nel rivederli, ma si sentiva comunque sulle spine. Cos’altro doveva aspettarsi?
« Tony? ».
La voce di Pepper attirò la sua attenzione e quella di tutti i presenti.
« Chi è lei? » chiese Falcon incredulo, facendo un passo avanti quando la misteriosa donna si avvicinò ad Iron Man. Il cappotto aperto lasciava intravedere l’abito scintillante, l’eco dei suoi tacchi si spense nell’aria.
« Il mio appuntamento ».
« Salve… » mormorò, agitando una mano e rivolgendo alla Vedova un sorriso cortese.
« Boy band, vi presento Miss Virginia Potts » annunciò Tony, che dovette trattenere una risata nel vederle.
« Ma potete chiamarmi Pepper » specificò lei, muovendo la testa per scansare alcune ciocche di capelli dagli occhi. Wilson le porse per primo la mano per presentarsi, ma il miliardario lo ammonì con tono di minaccia e sollevandogli un dito contro.
« Fallo e ti tarpo le ali »
« Dov’è finito il gentleman che è in te? » gli chiese Pepper.
« Sotto un’armatura di oro e titanio » bofonchiò, guardandola di sottecchi mentre salutava anche il resto della squadra.
« Ti credevo più un lupo solitario » lo stuzzicò Clint mentre lasciava la mano della donna.
« Zitto, Legolas » scattò Tony.
« Posso… Offrirvi qualcosa? »
« No, grazie. Siamo solo di passaggio » rispose la giovane strega con un lieve sorriso.
« Perché non vi trasferite qui? » propose Tony con pesante ironia.
« La smetti di essere così scortese? » lo rimbrottò Pepper, fissandolo in tralice.
« Come prego? Io sarei… »
« Non è affatto carino »
« …scortese?! – indietreggiò per guardarla meglio - Credevo che sapessi ».
« Tony… »
« …come funziona, Pep: io sono il poliziotto cattivo, tu quello buono » aggiunse, gesticolando freneticamente.
« Non è carino » ripeté lei, sempre più contrariata.
Intanto Falcon, Barton e Wanda si guardarono a vicenda non riuscendo a capire neanche una parola di quella discussione. Al contrario dei due contendenti. Si volsero contemporaneamente verso la spia russa che vedendo le loro facce perplesse, scrollò le spalle per far capire loro che era tutto nella norma.
« Vuoi sapere cosa »
« Tony… »
« …non è carino? Sono entrati in casa mia… »
« Nostra » lo corresse, stringendo i denti.
« Pardon – sollevò le mani in segno di resa - Dicevo… Sono venuti qui senza avvisare e mi hanno interrotto sul più bello »
« Sul più bello? – arrossì quando capì a cosa si stesse riferendo - Fa’ sparire quel sorriso o stanotte dormi sul divano ».
« Dovrebbe entrare nella squadra » intervenne Wanda, imponendo di nuovo la calma.
« Io non ho nessun tipo di… Ehm, potere » balbettò Pepper, ricordandosi che avevano compagnia.
« Chiudere la bocca a Stark? E’ un potere » rispose Clint, arcuando un sopracciglio.
Tony alzò gli occhi al cielo, traendo un sospiro piuttosto teatrale quando la compagna gli rivolse un’espressione trionfante, incrociando perfino le braccia sotto seno.
« Golia? » chiese, riferendosi a Scott e alla sua abilità rivelata con un effetto sorpresa.
« E’ tornato già a casa, ma manda i suoi saluti - rispose Nat, fissando l’orologio al polso - Dovremmo andare » disse poi. Falcon annuì e porse una busta a Tony che però prese Pepper.
« Non gli piace che gli si porgano le cose » mormorò a bassa voce. Girò tra le mani quella che aveva tutta l’aria di essere una lettera quando lesse il nome del destinatario. Tony e Pepper si guardarono reciprocamente negli occhi quando Wanda li interruppe.
« Scusa se ho dubitato delle tue intenzioni. Ti ringrazio » disse con un sorriso, che il miliardario sentì di ricambiare.
« Guarda dove metti i piedi, Cappuccetto ».
Lei ridacchiò prima di sparire dopo aver salutato anche Pepper. Clint e Falcon la imitarono a suon di battute. Natasha fu l’ultima.
« Non serve che ti dica ti stare in campana – sorrise ad entrambi - Buona fortuna ».
Fuori gli Avengers, la casa piombò nel silenzio. L’armatura si smontò così come si era assemblata e tornò ad essere una valigetta dall’aspetto quasi normale.
Tony la raccolse mentre Pepper gli mostrava la busta su cui c’era scritto il suo nome.
« No, tienila tu » disse, cominciando a salire le scale.
« Io? E cosa dovrei farne? » chiese lei, seguendolo a ruota verso la camera.
« Stracciala, buttala, bruciala… »
« Non vuoi sapere cosa c’è scritto? ».
Tony si inginocchiò, spostando le coperte e infilò la valigetta sotto al giaciglio, poi si tolse la giacca. Certo che voleva saperlo, ma non voleva. Una lettera? Lui non voleva una lettera, lui voleva una bella scazzottata e poi forse delle scuse. Pepper lo capì con la stessa immediatezza con la quale, qualche sera prima, leggeva le poesie di Shakespeare e cercò di trovare un punto per argomentare.
« Magari ha avuto… »
« Una buona ragione? Quale ragione potrebbe esserci?! » la interruppe lui, fissandola.
« Proteggerti »
« Oh, ti prego! » sbuffò, guardando il soffitto mentre si allentava la cravatta.
« Aprila » lo esortò, mostrandogli la missiva ma innervosito, se la prese col nodo che sembrava avergli dichiarato guerra.
« Per cosa? Leggere quelle righe non riporterà indietro i miei genitori »
« No, ma ti aiuterà a capirlo » disse, osservando come Tony stesse torturando la cravatta nel tentativo di scioglierla e liberarsene.
« Cosa c’è da capire?! Sta proteggendo un criminale »
« Tony… » lo chiamò, lasciando la busta sul letto e cercando di aiutarlo.
Ma la allontanò, spingendo via le sue mani con un gesto rabbioso, non rivolto a lei, ma che la lasciò allo stesso modo interdetta.
« Ha strozzato a mani nude mia madre, lo hai visto anche tu! »
« Era suo amico »
« Anch’io lo ero, dannazione! » sbraitò, facendo passare la cravatta sopra la testa senza sciogliere il nodo. Doveva togliersi quegli abiti o sarebbe soffocato. Inspirò, ma quando cercò di espirare era come se qualcosa glielo impedisse.
« Stai bene? » gli chiese, sedendosi sul letto insieme a lui.
Tony non seppe rispondere, perché non sapeva come stava. Si sentiva come bloccato in un limbo. Le immagini del filmino riapparvero con prepotenza e non riuscì ad allontanarle. Si erano impossessate di lui e delle sue facoltà. Era come ricevere direttamente al cuore un’iniezione di adrenalina. Potè udire il sangue pompare nei timpani a una velocità supersonica. Cominciò ad inspirare ancora, sempre più forte, alla disperata ricerca di aria. Un macigno sembrava gravare direttamente sul proprio petto.
Singhiozzò incapace di contenere la tempesta che aveva preso ad agitarsi all’improvviso dentro di lui. Strizzò le palpebre e affondò le unghia nelle palme, stringendo così forte le mani a pugno da renderle insensibili. Non era un limbo, era un girone infernale.
Fortunatamente Pepper non aveva bisogno di spiegazioni. Si irrigidì quando lo vide cadere in ginocchio.
« P-Pep-er… » disse, portandosi ai suoi piedi mentre continuava ad essere sballottato tra almeno un centinaio di emozioni diverse, contrastanti e opposte. Era come essere seduto, legato e imbavagliato mentre qualcuno lo prendeva a schiaffi e a mazzate in testa.
Lei comprese che era completamente partito per la tangente. Gli prese la testa tra le mani con forza.
« Guardami, guardami… - trovò finalmente il suo sguardo - Sono qui, okay? ».
Lui non rispose. Non riusciva più a risalire dal pozzo, bloccato da delle catene invisibili ma più forti dell’acciaio. Pepper lo abbracciò, facendogli posare la fronte sulle proprie ginocchia.
« Non me ne vado, non ti lascio più. Hai capito? – gli strinse una spalla - Tony, hai capito? »
« Sì… » rispose con la voce ridotta a uno specchio frantumato con le spalle che si sollevavano ed abbassavano mentre cercava ancora di calmarsi. Pepper era sempre più sconvolta dal modo in cui quegli attacchi di panico si manifestavano veloci, potenti, per poi lasciarlo agonizzante. Col viso sepolto fra le sue gambe fasciate dalla gonna, respirava bruscamente e a fatica come un pesce fuor d’acqua.
« Ssssh, respira… - disse, cercando di restare salda - Ora passa ».
Gli carezzò i capelli quando si ricordò che era il solo modo per rassicurarlo e fargli capire che gli era vicina. Infatti gradatamente il respiro si regolarizzò.


Angolo Autrice: Saaaaaalveeee! Chiedo venia per questi giorni di assenza, ma ho avuto un sacco di cose da fare fra cui le prove del saggio di danza. Comunque la scuola è finita e a parte lo stage, avrò più tempo da dedicare alla ff. Infatti questo capitolo, forse risulterà un po' fiacco, ma dopo averlo revisionato ho deciso di pubblicarlo per evitare di farvi attendere troppo.
A leila91, _Atlas_ e DjalyKiss94 dico GRAZIE per le recensioni!! :* Mi ha fatto piacere leggerle (come sempre d'altronde *-*) e vi chiedo scusa se non ho risposto. Spero di non avervi deluse fino adesso e non vedo l'ora di leggere le vostre opinioni anche su questo... Bo, chiamiamolo capitolo ahahahah
In generale vi dico che la sorpresa di Tony sarà pronta solo per l'ultimo capitolo e che il nome ufficiale della piccola Stark, è Maria ;)
Inoltre il sequel è già pronto, almeno in parte... Ci saranno ancora altri momenti Angst, ma anche tanto tanto fluff perchè ammettiamolo: sono troppo teneri i nostri Pepperony!
Al prossimo capitolo,
50shadesOfLOTS_Always.

PS: Grazie anche a tutti coloro che sono giunti fin qui! :D

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Iron Man / Vai alla pagina dell'autore: 50shadesofLOTS_Always