Capitolo due: Cambio Radicale
I.
“Sono
state le stramaledette streghe, ne sono sicurissima! Se le prendo io
le disfo!”
Stella
ormai andava avanti da mezz'ora, cacciando degli urli che rasentavano
gli ultrasuoni. Appena sveglia aveva notato l'insolito disordine
sulla sua toeletta, i trucchi sparsi per terra, e la custodia del suo
anello barbaramente aperta.
Dovevano
essere per forza
state loro.
L'appendiabiti
era a terra e parecchi vestiti ammucchiati ovunque. La sua furia si
stava scatenando sulla sua camera, in qualche modo doveva pur sfogare
la sua rabbia, no?
Bloom
restava appoggiata fuori dalla porta a cercare invano
di calmarla; dopotutto il suo anello era sparito davvero e non c'era
niente nell'immediato che potesse fare per riaverlo.
A
meno che non volesse andare direttamente a Torrenuvola ad affrontare
le Trix, idea che balzò alla mente della
bionda
quasi nello stesso
momento in cui la fata della Fiamma del Drago l'aveva definita come
'ipotesi
altamente sconsigliabile'.
“Se
andiamo adesso quelle tre staranno dormendo e non si accorgeranno di
niente.” aveva detto con ira, scagliando la sua spazzola
fuori
dalla porta appena spalancata e mancando la faccia di Bloom per pura
fortuna. Musa
uscì dalla
propria camera rassegnata, aveva cercato di riprendere sonno ma era
stata spinta ad alzarsi dal proprio letto dalla soave voce della fata
di Solaria.
“Ma
cosa ti urli alle cinque di mattina, Stella...” disse
mugugnando e
strofinandosi gli occhi con entrambe le mani.
“Cosa
mi urlo? Cosa mi urlo?! -la sua voce si fece più acuta- Urlo
perché
qualcuno, indovina un po' chi, ha rubato il mio preziosissimo
anello!” Ciò bastò a svegliare
definitivamente la fata della
musica
che sbatté un paio di volte le palpebre, prima di lasciarsi
scappare
un “Ah, allora questa volta è una cosa
seria.”
Bloom
si coprì il volto con una mano, mentre Stella, imbestialita,
sbatteva la porta di camera sua, tornando alla sua ira funesta.
“Cos'ho
detto di tanto sbagliato?” chiese Musa quasi sovrappensiero,
spiando un po' la baraonda che pareva non avere una fine dal buco
della serratura. La rossa scosse la testa, appoggiandosi al muro con
fare abbastanza stanco.
“Niente,
niente. Questa mattina va così. Quando si sarà
calmata cercheremo
un modo di riprendere l'anello, era meglio che non finisse nelle mani
delle Trix.”
Optò
per non aggiungere un 'ma ormai la frittata è fatta' in
quanto la
sua amica, non essendo mai stata sulla Terra, non poteva capire un
detto della sua città
natia. E non aveva esattamente voglia di spiegarlo, al momento.
“Tecna
dorme ancora?”
Decise
di cambiare argomento, per ignorare gli inquietanti rumori
provenienti dalla camera accanto; cominciavano ad alimentare una
fastidiosa emicrania, e non voleva saltare le sue prime lezioni al
college di Alfea perché la sua compagna di stanza l'aveva
svegliata
ad urli due ore prima.
“Incredibilmente
sì. Non so come abbia fatto,
dovrei chiederglielo quando
si sveglia.”
disse Musa,
con un'alzata di spalle.
Lentamente
la maniglia della stanza di fronte a quella di Stella - la stessa da
cui Bloom era uscita dopo aver sentito il primo acuto della suddetta
fata del Sole e della Luna - si abbassò, rivelando la figura
di
Flora che, camminando lentamente, reggeva fra le mani una tazza verde
decorata con foglie di menta dipinte con un verde più scuro.
Da tale
tazza saliva un fiato di fumo, l'aroma di fiori di tiglio si diffuse
in fretta per il breve corridoio in cui sostavano le altre due fate.
“Ah,
grazie Flora. Stella è ancora dentro, stai attenta a quando
apri la
porta.” la avvertì Bloom, cercando di spiare dalle
vetrate
dell'elegante
porta
se la sua migliore amica stesse mirando la stessa
con i suoi lanci da giocatore di baseball. Ma, stranamente, tutto si
era fatto silenzioso.
La
fata della natura
entrò piano piano, con la delicatezza che era solita
caratterizzare
il suo essere; le sue amiche la videro sparire al di là
della porta,
dopodiché cominciarono ad aspettare pazientemente una
qualsiasi
reazione.
Nulla.
“Abbiamo
perso Flora.” disse Musa, avvicinandosi alla porta per
cercare di
avvistare un qualsiasi movimento all'interno di tale confusione, ma
il vetro opaco e colorato non aiutava affatto. La fata di Domino le
rivolse una breve occhiataccia, per poi decidersi ad aprire.
“Flora?”
Flora
si voltò verso di lei, la tazza ancora in mano e
perfettamente
integra.
“Non
credo ci sia, ragazze.”
“Come?
Fino ad un momento fa era là a lanciare tutti i suoi
vestiti!”
esclamò la fata della musica stupefatta, indicando
l'armadio mezzo aperto, dal quale pendeva ancora qualche povera
e maltrattata
gonna.
In risposta, la fata di Linphea le indicò la porta finestra
spalancata, dal quale entrava una leggera brezza che gonfiava le fini
tende lilla del grande letto circolare
di Stella.
“Oddio
no. -disse Bloom, indietreggiando- Vado subito a svegliare
Tecna!”
“Sai
dove può essere andata?” Chiese Flora alla Winx
rimasta in camera
con lei. Musa la guardò con il viso leggermente pallido ed
un'espressione indecifrabile in viso. I suoi occhi scuri
ripercorrevano le scene del giorno precedente, in cui le streghe si
erano dimostrate parecchio superiori a loro in ambito magico e, se
non fosse stato per il teletrasporto della loro compagna scomparsa
sarebbero state spacciate.
Aprì
e chiuse la bocca un paio di volte, prima di pronunciare una sola
parola.
“Torrenuvola.”
II.
Tecna
volava velocemente, tagliando l'aria più che poteva per
incrementare
la propria accelerazione; fredde gocce di sudore colavano lungo i
suoi zigomi, prima di venire sbalzate via dal vento, pesante e
tagliente, delle mattine di settembre. Il
castello di Torrenuvola si faceva sempre più vicino,
così come
l'alba che cominciava a proiettare la propria luce, riflettendo
l'ombra delle imponenti e lontane montagne sulle
soffici nuvole bianche.
Anche
l'aura oscura della scuola per streghe, a tale ora, sembrava
affievolirsi.
Ma
la fata della tecnologia era distratta da ben altro. Nessun deja vu,
nessuna scena a lei famigliare s'era fatta strada nella sua memoria.
Qualcosa,
mentre lei dormiva ed aveva abbassato la guardia, era stato
modificato; si trovava come persa in una moltitudine di scelte che
per sedici anni le erano sembrate scontate, in quanto niente, nel
corso distorto del tempo nel Loop, poteva cambiare. Ora, la
consapevolezza che ogni sua scelta era tornata ad essere
potenzialmente fatale e distruttiva, le dava un senso di angoscia.
Tutto
si sarebbe potuto volgere al peggio.
Doveva
immediatamente trovare il modo di ripristinare il corso degli eventi.
Evitando,
come prima cosa, che Stella si facesse uccidere.
“Tecna,
cerchiamo di non dare troppo dell'occhio!” disse Bloom,
sottraendola al suo flusso di pensieri per fare in modo che anche lei
scendesse più vicina a terra.
“Hai
informazioni? Tipo di qualche entrata non troppo controllata, o cose
del genere.”
“Eseguo
una scansione e trovo ogni eventuale entrata nel raggio di
cinquecento metri.” e si mise subito al lavoro con il piccolo
portatile, ancora
efficiente
e concentrata com'era sempre. Musa
glielo chiuse, abbassandoglielo delicatamente perché
'altrimenti
rovini i circuiti' e la guardò con un mezzo sorriso.
“Puoi
scansionare quello che vuoi, ma a me quella sembra una finestra
aperta.” ed indicò una delle finestre dell'ala
inferiore. Tecna la
guardò male e riaprì il suo portatile, annullando
l'operazione
precedentemente avviata.
“Il
laboratorio di pozioni, sì. -rispose secca- Il navigatore ci
serve
comunque per trovare la stanza delle Trix.”
Musa,
roteando gli occhi, si avviò verso l'entrata, seguita a
ruota dalle
altre.
Torrenuvola
era più silenziosa nel solito, il fatto che la luce non
penetrasse
quasi per nulla dalle grandi vetrate scure la rendeva ancora
più
oscura e misteriosa dall'interno. Faragonda aveva ripetuto loro
più volte, durante il loro primo giorno ad Alfea, di tenersi
lontane
dalle streghe di Torrenuvola.
E
Stella, nonostante avesse sentito tale discorso per la seconda volta,
era volata esattamente nelle fauci delle suddette streghe.
“Ma
cosa le è saltato in mente?” chiese Tecna,
più per distrarsi dai
propri cupi e pessimistici pensieri, che per sapere la vera ragione
di tale attacco d'ira e, secondo il suo modesto parere, di totale
mancanza di buonsenso da parte della principessa di Solaria.
“Le
hanno preso l'anello.” rispose velocemente Flora.
“L'anello?
Vorrai dire lo scettro di Solaria.”
“Eh…
Sì, quello.”
“Non
c'era comunque bisogno di fare pazzie. -si intromise Musa, lanciando
prima uno sguardo al lungo corridoio buio che, in circostanze
normali, non avrebbe attraversato neanche se le fosse caduto il cielo
in testa, e poi alla mappa della scuola, proiettata in forma di
piccolo ologramma da un aggeggio elettronico fra le mani della fata
della tecnologia-Quanto manca?”
“Sono
due piani sopra di noi, non molto. Eviterei la caffetteria,
è troppo
grande e potremmo essere viste. Calcolando un percorso alternativo
dovrebbero volerci 3,45 minuti.” le rispose la diretta
interessata,
procedendo abbastanza velocemente.
L'atmosfera
che aleggiava nel castello non tranquillizzava nessuna delle Winx;
inoltre l'innaturale silenzio che andava intensificandosi faceva
crescere in loro una paura sconosciuta, senza nome.
Tecna
pensò di catalogare tale timore
come 'effetto-Torrenuvola'.
III.
L'aria
si muoveva nei corridoi; l'unica
possibile causa, dato il lieve e delicato rumore che sentiva
accompagnare tale fenomeno, erano i battiti di parecchie paia di ali.
Da
poco tale rumore si era arrestato, lasciando il posto a qualche
passo, celato malamente all'udito, verso quella che pareva essere la
destinazione delle fate.
Dai
sussurri animati che si scambiavano tra di loro, sembravano star
litigando; non che le importasse più di tanto.
Però, delle fate che
entravano a
Torrenuvola
all'alba non la lasciavano del tutto indifferente.
O
avevano un piano eccellente, o erano delle complete idiote.
“Cosa
pensavi di fare?! Venire qui da sola ed affrontare le streghe, ma sei
impazzita?!”
Come
se potessero tenere la voce abbastanza bassa da non farsi sentire.
Nella
loro spaziosa camera tutto rimbombava, anche ciò che era
nelle
immediate vicinanze. E le Winx - le aveva riconosciute dalle voci, e
del resto chi altro poteva essere? - dovevano essere proprio
lì
fuori, pronte ad entrare di nascosto, ignare di essere state
già
scoperte.
Un
sospiro, e la risposta tanto attesa.
“A
dirla tutta sì, lasciami fare tu!”
La
porta della camera si aprì velocemente, non in modo
esattamente
silenzioso.
“Stella,
così le svegli!” sussurrò una voce
più lieve, ma altrettanto
udibile.
“Se
ci beccano ci ammazzano.”
Vero.
I
sussurri si fecero più lievi, tanto che Icy non
riuscì più a
distinguere le parole che ognuna delle fatine pronunciava. Ma, a dire
dalla loro seppur traballante sicurezza, non si erano ancora accorte
che i suoi occhi fossero aperti e vigili.
La
credevano addormentata.
Patetiche.
Camera
sua e delle sue sorelle era avvolta da una sinistra
oscurità, la
luce si era fatta leggermente violacea a causa delle spesse finestre
che distorcevano i raggi solari, come ogni altra mattina che
ricordasse, in cui non era riuscita a prendere sonno per tutta la
notte. Non che ci fosse qualcosa di tanto diverso dal solito.
A
parte, ovviamente, la presenza straordinaria di fate vive.
“Trovato!”
disse Stella, un po' troppo ad alta voce.
Aveva
buone probabilità di svegliare Darcy, ma la fortuna doveva
essere
dalla sua parte quella mattina. Stormy sicuramente no: nessuno
nell'intera Magix aveva il sonno pesante quanto il suo.
La
strega dai capelli bianchi non si era preoccupata particolarmente di
nascondere l'anello la sera prima, dopo aver visto che era inutile
cercare di estrarne il potere, in quanto era di certo potente ma non
conteneva la Fiamma del Drago come lei sperava, l'aveva gettato da
qualche parte sul pavimento.
'Che
la fatina se lo riprenda pure' pensò, fregandosene altamente
della
sorte di tale oggetto magico.
“...Ragazze.”
“Bloom,
fai più piano!” la ammonì la fata dai
capelli castani, di cui non
ricordava il nome.
La
patetica terrestre si sforzò di abbassare ulteriormente la
voce. Non
osò avvicinarsi al corpo celato dalle coperte, evitando
così di
scoprire che la strega fosse sveglia e che la stesse fissando.
Esitò
un momento, poi si chinò appena.
Una
cascata di capelli rossi coprirono parzialmente la visuale di Icy,
mentre Bloom si sporgeva verso il suo comodino. Se avesse osato anche
solo respirare sulle sue cose l'avrebbe uccisa nel modo più
crudele
possibile.
Ma,
invece di spostare la lampada, il posacenere e la tazza vuota
– che
ancora profumava di caffè – alla ricerca di
qualcosa che avesse
attirato la sua attenzione, si tirò indietro lentamente,
come se
avesse volutamente evitato movimenti bruschi. Prese qualche passo,
prima di parlare di nuovo.
“Lì,
nel posacenere. La sigaretta è accesa.”
Avvertenze
e condizioni per l'uso:
well, well, ci sono un paio di cose da spiegare.
Ad
esempio qualche mio headcanon che ho ficcato in questa storia. Tipo
il fatto che Icy fumi e che ritenga l'atto del dormire
pressoché
inutile, se solo non fosse strettamente necessario. Tipo. Liberi di
non condividere (gli headcanon sono fatti per questo, perché
noi
persone poco sane ci facciamo le seghe mentali), ma la voce da
fumatrice ce l'ha lol
In
ogni caso, Stella ha riavuto il suo scettro, ma la situazione si sta
facendo abbastanza critica: ne usciranno vive?
Ovviamente
sì, perché mi servono. Ma c'è chi non
uscirà intero da questo
scontro. Inoltre ringrazio Vlad123, TheSeventhHeaven
e _LestrangeMills_ per
aver recensito gli scorsi capitoli.
Mary