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Autore: Mary Rosemary    08/06/2017    3 recensioni
Vivere la propria vita allo stesso modo, memorizzare i medesimi ricordi, all'infinito.
Da quanto, esattamente, il mondo si era messo a procedere in tale irrazionale maniera?
Il tempo, dilatandosi e restringendosi, srotolava la sua bobina di filo bianco, per poi mettersi a riavvolgerla tutta con un solo, veloce movimento; e così portava tutto con sé, le anime perdevano il loro significato e l'intero cosmo si resettava.
E ricominciava com'era finito.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tecna, Trix, Winx
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno: la crisi del Quarto Ritorno
Avvertenze: mi scuso in anticipo per il linguaggio di una certa strega, spero di non aver esagerato con i termini volgari.


I.



Quindi ora quella troietta di Stella ha le guardie del corpo.” borbottò Stormy, sbuffando all'ennesima sbavatura del suo smalto nero. Aveva una pessima mira quando si trattava di unghie.
Già.” asserì Darcy, passandole un pezzo di cotone, prima che la minore si mettesse a spargere smalto per tutta la loro camera.
Non vedo perché dovremmo preoccuparci. Sono solo un gruppo di insulse fatine del primo anno, non sanno fare praticamente nulla. Prendere l'anello sarà più facile che aprire un varco dimensionale.”
La voce di Icy arrivò a loro dal soppalco della stanza, dove la strega del ghiaccio stava sdraiata a pancia in su, con parecchi libri aperti a circondarne il corpo ed uno sul volto.

Io non lo so neanche fare un varco dimensionale.”
La mora scosse la testa, rivolgendo uno sguardo di sufficienza alla minore, che guardava verso la ringhiera del soppalco con un espressione contrariata e le braccia incrociate.

Questo perché non spicchi per la tua intelligenza, Stormy.”
Tu lo sai fare solo perché sei una secchiona del cazzo, Darcy! Non rompere!”
La maggiore si massaggiò le tempie e chiuse il libro con un colpo secco, appoggiandosi con i gomiti alla ringhiera.

Smettetela. Il coprifuoco è già passato da un pezzo, se ci beccano ad imparare incantesimi dai manuali proibiti potrebbero espellerci. E, per quanto questa scuola sia inutile, ci serve stare qui. Almeno finché non troviamo il potere che ci serve.”
Darcy rivolse lo sguardo verso l'alto, sostenendo per un attimo lo sguardo della sorella; ma solo per un attimo. Poi tornò verso il suo letto e prese il libro che giaceva mezzo aperto sul suo comodino, mormorando un “non ne vale la pena”, rivolto alla riccia, appena udibile. 
Stormy, dal canto suo, non aveva finito: e non avrebbe smesso finché non l'avesse avuta vinta.

Mi ha dato della stupida, cazzo. E poi io non sto facendo niente di illegale, a differenza vostra.”
La strega delle illusioni la ignorò bellamente, continuando con la sua lettura.

E' un dato di fatto, sorellina. -le rispose Icy, in tono estremamente freddo- E hai ragione: non stai facendo assolutamente niente. Quindi muoviti e mettiti al lavoro.”
Vuoi che faccia qualcosa, eh, stronza? Vedrai, che invece di ammuffire sui tomi come fate voi, io agisco e ti porto quel tuo cazzo di anello entro domani mattina. Così la smettete tutte e due di dire che sono stupida ed inutile.” detto questo spalancò le ante del suo armadio con un movimento piuttosto violento, ci buttò dentro il pigiama e si rivestì in fretta. Biascicò qualche imprecazione rivolta alla montagna di vestiti che per poco non la seppellì e ne scalciò qualcuno, prendendo nervosamente qua e là qualcosa che potesse servirle.
Poi, con un “siete delle sorelle di merda” detto fra i denti, lasciò la stanza, preoccupandosi di sbattere con cura la porta una volta uscita.
Ci fu qualche attimo di silenzio, poi entrambe le streghe ripresero ad occuparsi dei fatti loro.

Questa volta si fa ammazzare.” disse la mora, rivolta alla strega del ghiaccio.
Ma questa non rispose e si limitò a rivolgere un veloce sguardo alle grandi vetrate scure della loro camera.
Stormy non si era resa conto di cosa avesse osato fare.



II.


Lo scanner si spense con un sordo rumore elettronico, smettendo di emettere la sua soffusa luce verde. Tecna seguiva con gli occhi la veloce moltitudine di numeri zero e uno che man mano occupava lo schermo, trascrivendola su un pezzo di carta che aveva rubato (diciamo preso in prestito) dal comodino di Musa.
All'interno di tali cifre, all'apparenza senza senso, stava, come intrinseca, una possibile risposta e conseguente soluzione all'eterno ritorno. Un desiderio a cui il corso degli eventi aveva dato troppo ascolto, oppure che lei stessa si era permessa di urlare a squarciagola, senza esserne pienamente consapevole.
Il suo sguardo schizzava da una parte all'altra del monitor, attenti e vigili, la mano proseguiva il suo lavoro di copiatura come se stesse funzionando in automatico; la voglia di porre una fine a tutto ciò era troppo forte per permetterle di fermarsi.
Lì, nero su bianco, c'erano i suoi ricordi. Dal primo all'ultimo.
Quattro anni di vita, giorno per giorno, riassunti in un enorme codice binario: qualsiasi avvenimento che avesse un minimo di rilevanza per essere individuato dalla sua magia tecnologica.
Le bastava immergersi al loro interno, ed analizzarli uno alla volta. Poteva volerci parecchio, ma aveva ancora tre anni per lavorarci.
Serviva un'adeguata preparazione; l'energia che aveva a disposizione doveva essere sufficiente per viaggiare in un iperspazio riprodotto dai suoi ricordi, inoltre i calcoli dovevano essere esatti, marginare l'errore per ottenere un risultato perfetto.
Calcolando l'apporto di energia elettrica di cui necessitava non c'era alcun problema che avesse potuto interrompere il suo operato, ma nonostante ciò si concesse il lusso di controllare i conti più volte.
Una volta programmato e ricontrollato tutto, prese con delicatezza il suo casco della realtà aumentata, facendo attenzione a non spostare nulla per non allarmare la sua compagna di stanza, e lo collegò al computer con una veloce magia. Quando se lo mise la stanza era scomparsa; bastarono pochissimi secondi per comporre immediatamente le forme geometriche di casa sua, la lieve luce del sole artificiale di Zenith che filtrava dalle tende di un tessuto leggerissimo, ad illuminare le sgombre pareti della sua camera.
L'aria era fine, eterea, respirando a pieni polmoni il profumo di casa si sentì riposata e completamente rigenerata, come se avesse dormito per otto ore di fila. Non poteva capitarle punto di partenza migliore, percepiva le forze e la determinazione salire lungo il suo corpo.
La macchinetta del caffè emise un “beep” appena udibile, segno che, puntuale come sempre, aveva già preparato la calda bevanda per l'intera famiglia. Con una calma che in quel momento non le apparteneva, Tecna si alzò dal letto, osservando attentamente come la sua pelle paresse trasparente se colpita dai raggi. Si sfiorò le dita con estrema lentezza, i polpastrelli sfregando fra di loro scomposero la loro superficie in codici per un minuscolo frame, per poi tornare solidi all'apparenza. Non c'era da stupirsi, anche lei stessa si era trasformata in un codice.
La fata della tecnologia si prese un attimo per catalogare il funzionamento del suo corpo all'interno dei propri ricordi, prima di riportarlo sulla stanza; la teoria che andava sviluppandosi nella sua mente pareva confermarsi davanti a lei.
Nel letto una piccola figura si mosse, avvolgendosi piano piano nelle coperte.
C'erano scarse probabilità che avesse avuto un'esperienza traumatica da bambina, la sua era stata un'infanzia ordinaria; niente di straordinario in entrambi i sensi. Guardò la figura contorcersi lievemente, non ricordava essere tanto piccola rispetto al suo enorme letto; ma i genitori, quando gliel'avevano comprato, avevano pensato soprattutto all'utilità di esso. Cosicché le andasse bene anche quando fosse cresciuta.
Con un basso suono, la porta si aprì, rivelandole il suo tranquillo soggiorno; per quanto fosse felice di essere tornata, non aveva tempo di godersi i lussi che la sua dimora poteva offrirle. Avanzò a grandi passi verso l'esterno, ma una volta aperta la porta, ad aspettarla vi era solo il nero vuoto.

Com'è possibile?!” esclamò nel nulla, stupefatta a tale visione, prendendo qualche passo indietro, mentre l'oscurità sembrava smontare il mondo da lei ricreato. Il tavolo venne assorbito dalla forza, tornando codice, prima di spegnersi nel nero più profondo. La forza di attrazione aumentava esponenzialmente, i numeri schizzavano verso il buio, esplodendo in una moltitudine di scintille verdi. Le pareti si deformavano all'inverosimile, cercando di trascinarla con loro verso il fulcro di tale aumento di gravità. Presto la sua pratica ed accogliente casa si era trasformata in un buco nero.
E lei sostava esattamente sull'orizzonte degli eventi.
Aprì manualmente la porta di camera sua e la richiuse a fatica, lasciandola bloccata come, senza corrente, era.
Era una reazione totalmente inaspettata: i calcoli erano perfetti, le equazioni con cui aveva programmato il tutto avevano un risultato accettabile dal campo di esistenza. Allora perché tutto stava collassando?
Forse doveva sistemare i parametri.
Si svegliò di soprassalto nel suo letto, gocce di sudore le imperlavano la fronte. Lo schermo del casco si spense lentamente, così che lei potesse toglierselo e riporlo. Neanche la luce del computer illuminava il muro dietro di lei ora, insolito come comportamento; il collegamento sarebbe dovuto saltare se ci fosse stato uno sbaglio o un cortocircuito all'interno del casco. Ma nulla ne comportava lo spegnimento e l'impedire una nuova accensione.
A questo punto doveva aver calcolato male l'apporto di energia. Qualcosa aveva interrotto il circuito della corrente e ciò aveva causato il collasso dei suoi apparecchi.
Ma, anche considerando tale ipotesi, non riusciva a trovare un senso a tale fenomeno. A meno che lo stesso non fosse stato manomesso da un estraneo.




III.



Stormy chiuse con un colpo secco il portello mezzo distrutto che, prima di essere deformato da una scarica elettrica piuttosto potente, doveva proteggere gli interruttori che fornivano corrente ad Alfea.
Pff. Tanto qualche magia e le sistemano, quelle levette del cazzo.” borbottò, chinandosi a raccogliere l'anello di Stella, che le era caduto quando aveva urtato con la spalla il quadro elettrico.
Inutile dire che qualsiasi oggetto avesse provato ad intralciarla sarebbe finito in cenere.
Però agire subito non era stata una cattiva idea: nessuno si era accorto di lei.
Alla faccia di tutte le seghe mentali delle sue sorelle, ce l'aveva fatta facendo semplicemente irruzione nella stanza delle fatine e prendendo l'anello; era stato anche fin troppo facile. Del resto aveva sfogato la sua rabbia e si era pure divertita.
Si teletrasportò appena fuori dalla scuola per fate, rigirandosi l'anello fra le mani. Non si era mai sentita così viva. O almeno, tale missione le aveva dato la stessa scarica di adrenalina che le dava cercare di incenerire una nemica. Di solito la noia prendeva il sopravvento e non c'era modo di farla sparire; di certo le sorelle non aiutavano.
Ma, fare tutto da sola e, a suo modesto parere, così bene, l'aveva appagata non poco.
Si avviò verso Torrenuvola, pensando a come un'emozione così forte, simile ad altre che aveva già provato, fosse nuova ed incredibile allo stesso tempo.
Come se non avesse mai vissuto un avvenimento simile.
E certo non le dispiaceva: avrebbe dovuto agire di propria iniziativa più spesso, anche senza un piano. Chi ne aveva bisogno, quando poteva contare sulla propria forza?

Icy e Darcy non le capisco proprio ogni tanto.” si disse, spezzando un innocente rametto con le mani per giocherellarci durante il tragitto, continuando a farlo a pezzi ovviamente.
Non per niente era una strega.
Si alzò in volo, tenendo l'anello stretto in un pugno, mentre il cielo si rannuvolava velocemente. Un temporale di fine estate ci voleva, giusto in tempo per celebrare la sua vittoria; la violenza del primo lampo la esaltò ulteriormente, facendo aumentare la sua velocità.
Non si fece domande sulla provenienza di tale tempesta, si limitò a godersela.
Forse avrebbe dovuto.
Spalancò una delle finestre della propria camera con un gesto violento, e ci entrò con la grazia di un uragano, facendo svegliare Darcy di soprassalto.

Ho l'anello, stronze. Ora mi dovete delle cazzo di scuse ed almeno ringraziatemi per quello che ho fatto.” disse, tutta piena di sé.
C'era bisogno di tutta questa scena?” chiese la sorella di mezzo, coprendosi la bocca per soffocare uno sbadiglio. Poi si alzò e si diresse verso il soppalco, togliendo un'auricolare dall'orecchio di Icy, ignorando l'occhiataccia di quest'ultima.
Stormy le si piazzò davanti, dondolandole l'anello davanti agli occhi con un'espressione fiera sul viso. Ci fu un attimo, un millesimo di secondo, in cui la maggiore sgranò gli occhi a quella vista.

Hm, ce l'hai fatta. Non ci speravo nemmeno.” riacquistando la sua freddezza prese l'anello fra le mani e lo osservò con attenzione.
E' ora di mettersi al lavoro, sorelle. Estraiamone il potere.”
Le altre due si guardarono con un mezzo sorrisetto; anche la minore aveva avuto la sua piccola vittoria. Non era stata ringraziata, ma almeno avevano riconosciuto il suo successo.
E, mentre la forza dell'anello scuoteva Torrenuvola, il temporale continuava ad imperversare.
Il cielo pareva rompersi per far posto agli inattesi fulmini, seguiti da ruggenti tuoni che facevano tremare le finestre delle due scuole di magia vicine. Il canto appena sussurrato delle streghe per compiere l'incantesimo non era che un sussurro nell'ululante vento.
Lacerando la notte, la pioggia si intensificava, portando con sé l'atto proibito che era appena stato compiuto.
Il loop era appena stato compromesso da un'azione non prevista.



Condizioni per l'uso (le avvertenze si sono scisse per apparire all'inizio del capitolo): Basta un avvenimento solo per ferire drasticamente la meccanica del loop.
Questo porterà alla distruzione della Dimensione Magica o al ripristino dello scorrere normale del tempo? Eh no, niente spoiler.
Comunque non so bene cosa sia successo, sarà la non voglia di fare la maturità. Mah.
Ho intenzione di aggiornare settimanalmente almeno questa long, che non si protrarrà a lungo, non oltre i dieci capitoli credo (massimo quindici, forse. Dipende da come va la stesura), quindi, anche l'unico lettore che legge questa robaccia, non dovrà aspettare i mesi. Ps: pubblico ora invece di aspettare una settimana esatta perché internet ci sta lasciando, qui fra i monti. Quindi lo anticipo. Pps: L'ho ricontrollata qualcosa come ventordici volte, ma se trovate errori/qualcosa da sistemare, qualsiasi cosa, ogni consiglio è ben accetto.

Mary

   
 
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