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Autore: heliodor    14/06/2017    5 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Riunione notturna

Joyce spalancò la finestra e guardò di sotto. Il castello era immerso nel buio e nella quiete, fatta eccezione per i pochi posti di guardia dove soldati assonnati facevano la sentinella. Nei giorni precedenti aveva tracciato una mappa dettagliata di tutti i posti di guardia e aveva spiato i movimenti delle sentinelle.
C'era un angolo tra i giardini e le stalle dove nessuno andava mai. Tutte le vie d'accesso erano sorvegliate, ma quello spiazzo era libero e invisibile da qualsiasi punto.
Andarci di giorno era stato facile, ma di notte era un altro discorso. Non poteva alzarsi e andarsene in giro come se niente fosse.
Qualcuno l'avrebbe notata e sarebbero iniziate le domande.
E Joyce era terrorizzata dalle domande.
Si alzò sul davanzale con un gesto agile e assaporò il vento fresco della primavera valondiana che le accarezzava i capelli. Indosso aveva abiti comodi e un mantello che le scendeva fino alle caviglie. All'occorrenza poteva usare un cappuccio che le celava il viso.
Sperò di non averne bisogno per quella notte.
Respirò a fondo e nel buio mormorò la formula magica. Si sollevò da terra e iniziò a fluttuare fuori dalla finestra. Si diede una spinta decisa con i piedi volando al di sopra di cortili e aiuole. Superò i posti di guardia sperando che nessuno guardasse in alto.
Nessuno alzò la testa.
Aiutandosi con le braccia si diresse verso lo spiazzo che aveva trovato e vi si posò cinque minuti dopo.
Respirò a fondo e misurò lo spiazzo con ampie falcate. Dal punto in cui si trovava al muro erano circa cinquanta passi. Trasse dalle ampie tasche della mantellina tre piatti e li appoggiò al muro, quindi si allontanò contando i passi e si fermò quando arrivò a sessanta.
Nel buio i piatti erano appena visibili.
Joyce si concesse due minuti per concentrarsi, quindi mormorò "Ra Akhot." Nella mano destra brillò qualcosa. Tenne il pugno chiuso per trattenere il dardo di energia magica che voleva sfuggirle. La prima volta aveva aperto la mano e si era quasi incenerita un piede.
Stavolta puntò il braccio in direzione del muro e aprì il palmo con uno scatto. Il dardo viaggio veloce verso il bersaglio... e si infranse sul muro.
Il secondo colpo sfiorò uno dei piatti e il terzo mandò in frantumi quello al centro, anche se lei aveva mirato a destra. Un senso di selvaggia euforia si impadronì di lei mentre cercava di colpire i bersagli eseguendo delle rapide piroette come aveva visto fare a Bryce e Vyncent.
Lei non era brava o abile nemmeno la metà, ma era la prima volta che si allenava in quella difficile arte.
Come sarebbe stato colpire un bersaglio in movimento invece di un piatto che non aveva fatto niente di male? E come sarebbe stato colpire un bersagli vivo?
Fare del male a un'altra persona l'aveva sempre atterrita, ma da quando avevano cercato di ucciderla la sua prospettiva era cambiata. Aveva davanti agli occhi l'espressione di determinata ferocia di quel valletto che aveva cercato di colpirla.
Quel giorno aveva chiuso gli occhi e atteso che il suo destino si compisse.
Ma da allora era cambiata. Non era solo per via della magia o dei poteri che stava imparando a padroneggiare. Non voleva più essere in balia di un mondo pieno di pericoli. Voleva combattere con ogni mezzo e quello era il migliore che aveva trovato.
Fece alti due centri prima di averne abbastanza.
Per rientrare si rese invisibile e attraversò i giardini, passando davanti ai posti di guardia dove i soldati non la videro.
Era quasi giunta all'entrata del palazzo quando sentì delle voci avvicinarsi.
D'istinto si gettò dietro una delle statue che adornavano i giardini, appiattendosi più che poteva contro la superficie levigata della base.
Sporgendosi per guardare riconobbe suo fratello Roge.
Il ragazzo vestiva abiti civili. Accanto a lui c'era un altro ragazzo che poteva avere due o tre anni in più.
Joyce non lo aveva mai visto prima di allora.
Il ragazzo indossava la tunica con i simboli del circolo di Valonde. Portava i capelli tagliati corti e aveva il naso aquilino.
Da quella posizione poteva sentire quello che si dicevano, perciò non si perse niente di quella discussione.
"Vedi qualcosa Karv?" stava chiedendo Roge con tono apprensivo.
Karv, che doveva essere il nome dell'altro, scrutava il giardino e i suoi dintorni con espressione concentrata. Joyce notò che i suoi occhi brillavano al buio come quelli dei gatti.
Che si trattasse di un incantesimo?
Sapeva che esistevano stregoni in grado di vedere al buio o di scorgere oltre le illusioni come l'invisibilità.
Karv poteva vederla e accorgersi che era invisibile o si nascondeva dietro quella statua?
Joyce iniziò a tremare. Se l'avessero trovata adesso non aveva idea di come avrebbe spiegato la sua presenza lì nel cuore della notte e come avesse fatto a superare tutte le guardie.
Senza contare che Karv avrebbe potuto giurare sul suo onore di confratello del circolo di Valonde che in quel momento lei stava usando una magia di invisibilità.
Karv indugiò con i suoi misteriosi occhi nella sua direzione, poi passò oltre. Scandagliò il giardino finché non sembrò averne abbastanza.
"Allora?" domandò Roge ansioso.
"È pulito" rispose Karv.
"Andiamo dunque. Non c'è bisogno di rimandare oltre la riunione."
Gli occhi di Karv persero la loro innaturale luminosità. Ai due ragazzi si unirono altre tre figure.
Joyce le vide dirigersi verso il centro dei giardini, al riparo da sguardi indiscreti.
Era ancora invisibile quando decise di seguirli e scoprire che cosa ci facessero lì a quell'ora.
Li trovò riuniti sotto a uno dei gazebo. Fiori di colore viola erano sbocciati quella primavera e l'avevano ricoperto, ma in quel momento erano chiusi e il gazebo era immerso nel buio.
"Heva puoi fare un po' di luce?" chiese Roge a una ragazza dai capelli scuri.
Heva sollevò una mano al cielo e un globo luminoso si materializzò sopra la sua testa. Per un attimo la invidiò. A lei era costato giorni e giorni di fatica memorizzare quell'incantesimo che Heva forse conosceva già dall'infanzia.
Il gazebo fu inondato di luce e Joyce poté vedere gli altri partecipanti.
Oltre a Roge, Karv e Heva, c'erano altri due ragazzi, un maschio e una femmina che si somigliavano.
"Dichiaro aperta la riunione del nostro piccolo circolo" annunciò Roge con tono cospiratorio.
Karv si schiarì la voce. "Come membro anziano chiedo la parola."
"Dopo, Karv." Roge gli fece cenno di aspettare. "Abbiamo un nuovo membro qui" disse indicando il ragazzo ancora senza nome. "Vakla? Vuoi presentare tuo fratello agli altri?"
Vakla indicò il ragazzo. "Lui è Bordim, mio fratello gemello" disse senza tanto entusiasmo.
"Benvenuto Bordim" disse Roge.
Il ragazzo grugnì qualcosa di incomprensibile. "Prima di dire qualcosa, voglio sapere se quello che fate qui è secondo le regole o meno."
"Di che regole parli?" domandò Karv.
"Di quelle del circolo" rispose Bordim.
"Non facciamo niente di male" disse Roge. "Rispetteremo tutte le regole del circolo, sempre e comunque. Siamo qui proprio per questo."
Bordim assunse un'espressione poco entusiasta.
"Non sembri convinto" disse Karv squadrandolo dalla testa ai piedi.
Bordim incrociò le braccia sul petto in segno di sfida.
Qualcosa brillò nella mano destra di Karv.
Roge lo notò con un'occhiata e gli fece un cenno con la mano. "Smettila Karv. Non provocarlo."
"È lui che ha iniziato."
"E tu smettila" ordinò Roge con tono severo.
La mano di Karv smise di brillare ma lui non distolse gli occhi da quelli di Bordim.
"Non siamo qui per litigare tra di noi" disse Roge. "Ma per prendere delle decisioni."
Gli altri si fecero attenti. Anche Joyce si tese per ascoltare meglio.
"Ci sono delle cose che non vi dicono. Ho letto i rapporti che arrivano a mio padre" disse Roge con tono cupo. "La guerra non sta andando bene come dicono. L'attacco a Dorwine è stato un fallimento, con molte perdite da parte nostra."
Joyce ebbe un tuffo al cuore. Pensò a Bryce e Vyncent.
"Per fortuna mia sorella è riuscita a uscirne viva, ma tanti suoi compagni non ce l'hanno fatta" proseguì Roge.
Vyncent era sopravvissuto? Era ferito? Joyce fu tentata di balzare fuori dal suo nascondiglio, raggiungere il fratello e costringerlo a dire tutto quello che sapeva.
Invece si trattenne e continuò ad ascoltare.
"E il consiglio?" chiese Heva. "Che cosa fa il consiglio?"
"Il consiglio non sa che fare" disse Roge. "Sono solo dei vecchi stregoni che non vogliono rischiare la pelle. Hanno mandato al massacro metà dei nostri confratelli. E quando loro saranno stati eliminati, il peso della guerra ricadrà sulle nostre spalle."
Gi altri restarono in silenzio.
Il tono di Roge divenne ancora più cupo. "La prima guerra con Malag fu vinta solo dopo molti anni. Quasi tutti gli stregoni di quell'epoca morirono o furono feriti in modo orribile. I pochi sopravvissuti vinsero e rifondarono tutti i circoli. Quello di Valonde ricominciò con cento stregoni. Cento! Erano in mille quando iniziarono la guerra."
Heva e Vakla si lanciarono occhiate preoccupate e persino Bordim perse la sua baldanza. In quel momento erano solo dei ragazzi disperati.
"Che possiamo fare noi?" chiese Vakla.
"Molto" rispose Roge. "Il consiglio è troppo prudente. Sperano di vincere la guerra contro Malag utilizzando il minimo delle risorse. Invece perdiamo due battaglie ogni volta che ne vinciamo una. Gli alleati dell'arcistregone aumentano sempre più mentre i nostri diminuiscono a vista d'occhio. Ma se colpiamo adesso il nemico, quando siamo ancora in maggioranza, potremo distruggerlo una volta per tutte."
"Il consiglio ha già votato contro un attacco diretto a Malag" si lamentò Karv.
"Hanno paura" disse Roge. "Ma noi non dobbiamo averne o Malag vincerà. Dobbiamo attaccare e per farlo bisogna convincere il consiglio."
"Non ci ascolteranno" disse Vakla.
"Allora noi parleremo con voce più alta" rispose Roge. "Alla prossima riunione ognuno di noi dovrà portare altri due stregoni. Se saremo almeno in quindici o venti potremo agire."
"Cosa hai in mente di fare?" chiese Bordim.
"Karv e io abbiamo intercettato un dispaccio inviato sia al consiglio che a mio padre il re. Nessuno è a conoscenza di quanto vi è scritto, perciò vi impegnerete a mantenere il segreto."
Tutti i presenti giurarono sul loro onore di stregoni.
Roge li guardò uno a uno. "C'è uno stregone nemico che intende attaccare Valonde. Comincerà dai piccoli villaggi per disperdere le nostre forze e poi colpirà la capitale. Noi possiamo fermarlo prima che l'attacco abbia inizio."
"È pericoloso" disse Bordim.
"Certo che lo è" lo rimproverò Karv. "È la guerra. Credi sia una passeggiata?"
Bordim non rispose.
"Se annientiamo quello stregone con un attacco ben coordinato, convinceremo il consiglio a prenderci in considerazione" disse Roge. "E forse li convinceremo che temporeggiare non è la tattica migliore."
Bordim, Heva e Vakla annuirono convinti.
"Vi dirò quando terremo la prossima riunione" annunciò Roge. "Per il momento diffondete quello che vi ho detto tra le persone di cui vi fidate e convincetele a passare dalla nostra parte."
Heva fece un gesto rivolto al globo luminoso e questo si dissolse nell'aria.
Protetti dal buio i cinque stregoni si allontanarono dal gazebo.
Joyce attese che si fossero allontanati prima di uscire dal suo nascondiglio. Raggiunse la sua stanza poco prima di tornare visibile e si gettò sul letto.
Il suo unico pensiero era per Vyncent, ma anche le parole di Roge risuonavano nella sua mente.
Stavano davvero perdendo la guerra?
E cosa sarebbe successo se quello stregone di cui parlava avesse attaccato Valonde?
Non poteva rivelare a nessuno quanto aveva ascoltato quella notte.
Mai prima di allora si era sentita più sola e disperata.

 
  
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