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Autore: MyDifferentFantasy    15/06/2017    3 recensioni
Stiles è davvero ossessionato dal suo cellulare, Derek se ne accorge da come non fa altro che fissarlo e sorridere ad ogni messaggio. Derek, invece, è ossessionato dallo scoprire perché il ragazzino ormai presta più attenzione al cellulare che a lui.
DAL TESTO:
"Non puoi venire ad una riunione e stare tutto il tempo a giocare con il cellulare."
"Non stavo giocando" si difese lui.
"Ah no, e che facevi?" chiese il mannaro, con nonchalance.
"Stavo parlando con una persona."
"Chi?"
"Non sono affari tuoi, Derek. Tu non mi dici con chi ti frequenti, perché dovrei farlo io?"
"Quindi ti stai frequentando con una persona?"
"Non... ho detto... questo."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What is normal?


 

Ed eccolo di nuovo lì, disattento e sorridente, con quello stupido cellulare tra le dita.
Derek si chiedeva cosa ci fosse di così bello dietro quello schermo per farlo sorridere in quel modo. E non era soltanto il sorriso: Stiles emanava una sensazione di pace ed allegria. Ogni volta che stringeva tra le mani quel cellulare.

Tutto era cominciato due settimane prima. Derek aveva chiesto al branco di riunirsi al loft per decidere che misure prendere in merito alla presunta comparsa di due coyote a Beacon Hills.

Non li vedeva da molto tempo, tutti erano così impegnati con la scuola e con le loro relazioni che non avevano tempo per lui. D’altronde lui non chiedeva mai di stare con loro quindi non poteva lamentarsi, e poi era abituato a non avere nessuno che gli chiedesse come stava.

Era felice che quei ragazzini cercavano di vivere una vita bella.
Scott stava cercando di migliorare i suoi voti (con scarso successo) e la relazione con Kira andava a gonfie vele –relazione che prevedeva lo stare a sbaciucchiarsi tutto il tempo e guardare film romantici, ma loro stavano bene così.
Lydia era ancora occupata a cercare di sedurre Jordan (con grande successo) – e ovviamente a fare shopping –.
La storia tra Malia e Stiles era finita, invece, un bel po’ di tempo fa e la coyote aveva deciso di prendersi una vacanza da Beacon Hills, anche se ogni tanto inviava al branco cartoline di chiese e monumenti che testimoniavano la sua grande passione per il classicismo.

E poi c’era Stiles.

Stiles non doveva essere cambiato molto, Stiles non cambiava mai. Guardava film, mangiava patatine e si cacciava nei guai: questa la sua routine, probabilmente per sempre.

Stiles era forse l’unico ad avere del tempo libero, dato che non era impegnato in nessuna relazione/tentativo di seduzione, e all’inizio andava a trovarlo spesso. Si presentava al loft tre volte a settimana e pretendeva di fare delle cose con lui. Derek non riusciva a sopportare che qualcosa cambiasse all’improvviso le sue abitudini e lo aveva cacciato; se ne pentì nel momento in cui percepì la tristezza del ragazzino che se ne andava e non tornava il giorno dopo.

Non aveva idea del perché lo fece. Nell’ultimo periodo il loro rapporto si era evoluto: non si scannavano più solo guardandosi (al massimo litigavano sui piani da seguire) ma erano pur sempre Stiles Stilinski e Derek Hale, non andavano a fare passeggiatine e mangiare gelati e tantomeno si facevano visita.

In ogni caso Derek credeva di conoscere abbastanza bene il ragazzino e non avrebbe mai pensato che, rivedendolo, avrebbe trovato una persona completamente ossessionata dal suo cellulare – che prima non considerava mai!

Non gli capitava spesso di mettersi a riflettere sul suo piccolo e scalmanato branco, ma alla fine, malgrado tutto, gli stavano a cuore e voleva il meglio per loro.

Scott gli mandò subito un messaggio per confermare la riunione. La solita riunione delle 8 e 30 p.m. in cui parlavano inutilmente e Stiles e Derek si scambiavano opinioni civilmente ed educatamente (inveivano a squarciagola l’uno contro l’altro) – o almeno Derek così pensava che sarebbe andata.

E invece Stiles non lo degnò di uno sguardo quel pomeriggio.
All’inizio non ci fece caso, sentì prima Scott parlare in modo sicuro dei turni da fare per controllare la situazione (accidenti quel ragazzo stava imparando ad essere un vero capo!) e dopo Lydia che non approvava tutta quella fatica per niente (non voleva perdere tempo con una minaccia senza fondamenta).

Quando fu il suo turno per parlare, lo fece aspettando la voce stridula e impertinente di Stiles ribellarsi per quel piano assurdo e ridicolo. Ma ciò non accadde perché un certo ragazzino era troppo occupato a mandare sms e ridere come un’idiota.

Derek provò davvero a lasciar correre ma non ci riuscì proprio. All’ennesimo risolino Derek sospirò e con sguardo furioso si girò verso di lui.
“Stiles stiamo facendo una riunione, posa quel dannato cellulare.”

Il ragazzino alzò lo sguardo ed il viso ancora gioioso incontrò quello austero del mannaro.

“Oh, ma certo, scusate” disse posando il cellulare nella tasca del pantalone.

Nemmeno il tempo di pronunciare un’altra parola che si sentì una forte vibrazione; tutti si girarono a guardare Stiles che, con un sorriso imbarazzato, prese il cellulare e lesse il messaggio. Di nuovo rispose sorridendo e posò il telefono.

Derek era più frustato di prima: non riusciva a concentrarsi, non faceva altro che guardarlo di continuo e provava fastidio nel vederlo occupato a fare altro che non fosse litigare con lui. Credeva di non sopportare la sua vocina che si intrometteva sempre ad ogni sua proposta, ma non aveva mai provato il suo silenzio.

Le vibrazione e i messaggi continuarono per tutto il resto del pomeriggio. Mentre gli altri cercavano di ignorare quei suoni, Derek continuava a fissarlo aspettando che ritornasse lo stesso Stiles di sempre e Stiles invece continuava a sorridere e a scrivere.
Lo odiava. E odiava chi gli stava mandando messaggi. Perché chiunque fosse non capiva che non poteva farlo perché Stiles non era così?!

“Stiles forse tu vuoi illuminarci con uno dei tuoi bellissimi ed ingegnosi piani” masticò ad un certo punto, incrociando le braccia.

“Ehm… io?” chiese il ragazzino alzando lo sguardo su di lui. “No, va bene ciò che hai detto tu” biascicò e ritornò a guardare lo schermo.

“COSA? STILES E’ D’ACCORDO CON DEREK? ALTRO CHE COYOTE: SIAMO VICINI ALL’APOCALISSE!” esclamò Scott, facendo ridere tutto il branco. Eccetto Derek che, furioso com’era, avrebbe potuto far esplodere Stiles e tutto ciò che gli stava vicino soltanto con la forza del suo sguardo.
 
“Allora se non c’è altro da dire, credo che possiamo definire la riunione finita. Io me ne vado a casa che sono in ritardo per un appuntamento” decretò Lydia e prima che qualcuno potesse dire qualcosa, stava già andando via con la sua bellissima auto rossa.

Anche Scott e Kira, capendo che non c’era nient’altro da dire, si preparavano ad andare.
Gli unici che non si erano minimamente mossi erano Stiles e Derek.
“Amico, vieni?” chiese l’Alpha.

“Sì, certo, vi raggiungo.”

“Aspetta un attimo Stiles, devo parlarti” lo ammonì Derek, e lanciò un cenno a Scott e Kira. Kira lo guardò sorpreso, mentre Scott non disse niente. Stavolta non avrebbe risparmiato la ramanzina di Derek al suo amico: se la meritava dopo non avergli detto con chi parlava tutti i giorni.
Quindi prese Kira per la mano e salutando si chiuse la porta alle spalle.

“Che devi dirmi Derek?” domandò il ragazzino stupito, che nel frattempo aveva finalmente posato quel dannato cellulare.

“Non puoi venire ad una riunione e stare tutto il tempo a giocare con il cellulare.”

“Non stavo giocando” si difese lui.

“Ah no, e che facevi?” chiese il mannaro, con nonchalance.

“Stavo parlando con una persona.”

“Chi?”

“Non sono affari tuoi, Derek. Tu non mi dici con chi ti frequenti, perché dovrei farlo io?”

“Quindi ti stai frequentando con una persona?”

“Non… non ho detto… questo.” Stiles diventò rosso, segno che Derek lo stava mettendo in soggezione.

“Va bene Stilinski, non mi impiccerò in cose che non mi riguardano, ma sappi che se lo fai di nuovo non ti faccio venire più alle riunioni.”

“Non decidi tu” disse Stiles stringendo le labbra.

“Ma la casa è mia.”

“Allora dirò a Scott di cambiare luogo per gli incontri!”

“Mi stai sfidando, Stiles?” sorrise Derek, avvicinandosi al suo viso.

 “Non ti permetterò di giocare con me Derek” mormorò, voltandosi verso l’uscita.

“Non sto giocando Stiles e non voglio che tu giochi con me” mormorò ma questo l’umano non lo sentì.

 

Non voleva giocare con Stiles, non ne aveva mai avuto l’intenzione. Beh, non aveva mai voluto nemmeno chiedergli quelle cose ma lo aveva fatto e non capiva nemmeno il perché.
Stiles aveva ragione: vivevano due vite completamente diverse e lontane e non erano mai stati grandi amici, quindi non c’era ragione di sapere.

Però Derek aveva cominciato ad apprezzarlo.
Non apprezzarlo da diventare amici inseparabili, ma da volerlo vedere al sicuro (che è poi la più grande amicizia a cui un lupo mannaro come lui può aspirare).
Continuava a trattarlo male perché ehi, è sempre Stiles Stilinski che gesticola e parla tutto il tempo! Ma non lo considerava più lo stupido ed inutile umano che Scott portava con sé.
Ricordava che nelle prime “missioni” non gli importava se sarebbe uscito vivo o morto, adesso non immaginava nemmeno una vita senza di lui. Senza le sue mani che frugano dappertutto, i suoi occhi che brillano per l’adrenalina, le sue labbra che non stanno chiuse nemmeno un attimo.

Se Stiles morisse, gli mancherebbe. Forse più di tutti.
Questo lo stava facendo sentire nervoso. Quando aveva cominciato a voler così bene al ragazzo dal sentirsi triste pensando alla sua morte?
Lo odiava, lo odiava. Aveva appena pensato di odiarlo. Come poteva volergli anche bene?
Come poteva essere infastidito se Stiles non provava lo stesso?
Ne era certo: Stiles lo odiava e basta. E dopo oggi, lo odiava ancora di più ed aveva ragione. Lui non aveva il diritto di intromettersi ma il non sapere con chi aveva parlato tutto il tempo davanti a lui lo stava rendendo pazzo e non capiva il perché.
Insomma Stiles poteva fare ciò che voleva. Voleva che lo facesse. Voleva che Stiles si creasse una vita normale, con persone normali e che non lo mettono in pericolo tutto il tempo, e probabilmente la persona con cui parlava era assolutamente normale e ciò era un bene, ma… non era lui.

Perché lui non era una persona normale.

Forse in un mondo in cui non avrebbe dovuto assistere alla morte di Paige, di Laura, dei suoi genitori e di tutte le persone a cui teneva, lui e Stiles sarebbero stati grandi amici. Amici inseparabili!
Ma tutto ciò era accaduto, lui non era una persona normale, loro non erano amici e Stiles preferiva la persona del cellulare a lui.

Era così geloso di quello stupido cellulare! Non aveva senso prendersela con qualcosa di meccanico, ma glielo avrebbe volentieri scaraventato giù dalla finestra. L’unica volta in cui era stato tanto geloso era stato quando aveva visto Paige scompigliare i capelli di un ragazzo che suonava il pianoforte al suo stesso corso. Ed adesso provava di nuovo quella gelosia, ma non capiva il perché.

 

Come osava quello stupido di un lupo senza un minimo di gentilezza dirgli quelle cose?!
Stiles era sdraiato sul suo letto con lo sguardo rivolto al soffitto e gli appunti di storia sulla pancia. Il cellulare era lontano da lui, in carica.

Stava ancora pensando a ciò che gli aveva detto Derek, a come volesse sapere con chi parlava e a come lo aveva accusato di disturbare le riunioni. Le riunioni! Neanche gli era mai importata la sua opinione durante le riunioni!

Davvero non capiva.
Non lo aveva mai considerato –mai una parola gentile, mai un complemento, mai un grazie– e dopotutto questo non poteva nemmeno permettersi di essere lui a non considerare più il mannaro.

Che razza di problemi aveva Derek? Nel momento in cui Stiles aveva cominciato a non starsene tutto il giorno a cercare di attirare la sua attenzione, Derek si era accorto di lui. Wow, mi sorprendi Sourwolf.
Quindi se parlava continuamente e lo contraddiceva sempre non andava bene (Derek minacciava di tagliargli la gola con i denti), ma se stava zitto e scriveva semplicemente dei stupidi messaggi si arrabbiava ancora di più (lo minacciava di non farlo partecipare alle riunioni).
Cosa pretendeva da lui?!

Non riusciva proprio a capire il perché del comportamento dell’altro.

Un attimo prima sembrava arrabbiato, un attimo dopo… geloso. Sì, geloso. C’erano state altre volte in cui Stiles si era distratto, ma Derek non aveva mai reagito in questo modo. Anzi era contento del silenzio che si crea in quelle rare volte. Adesso sembrava volere assolutamente che Stiles smettesse di divertirsi.
Perché non stava semplicemente al suo posto e si godeva la pace?

E invece no. Era così… geloso che aveva anche voluto sapere chi era la misteriosa persona con cui scambiava messaggi. Beh, lui non era tenuto a dirgli un bel niente!
Derek non gli aveva mai detto niente della sua vita personale. Come quella volta in cui lo vide baciarsi con una donna alta e mora davanti la banca e quando gli aveva chiesto chi era, aveva risposto grugnendo e se ne era andato.
Stiles Stilinski non era mai stato partecipe della vita di Derek Hale quindi non aveva nessuna intenzione di rendere Derek partecipe della sua.
Molto probabilmente Derek nemmeno voleva saperne di lui ed aveva fatto quelle domande soltanto per prenderlo in giro. Quell’ipotesi lo rattristì molto. Ma anche questo era tipico dell’Hale: amare solo sé stesso e sfottere chi non lo fa.

Una vibrazione lo fece scattare e in un attimo era già arrivato al cellulare.

(11 p.m.) Mi dispiace, Stiles. Lo sai che oggi mi sono divertito a parlare con te e sai anche che ci sono quando vuoi. Baci xx

Stiles sorrise. Menomale che non sono tutti come Derek, pensò. 

 

Erano passate due settimane, c’erano state altre riunioni e ad ognuna di esse Stiles aveva partecipato attivamente con il suo magnifico cellulare.
Dio, mentre lui era divorato dalla gelosia, Stiles sembrava essere felice.

Per Derek era frustante dover stare due ore con persone che parlano di tante cose diverse e non fregarsene altro che del ragazzino in un angolo e del suo cellulare.  Avrebbe voluto davvero pensare ad altro, a cosa dicevano, a cosa avrebbe detto lui, ma il suo sguardo e la sua mente ritornavano sempre su Stiles.

Basta. Non riusciva più a sopportare tutta quella situazione.

Bisognava prendere una decisione… lo avrebbe seguito.

Che razza di persona era per fare una cosa del genere lui, Derek Hale? Al pari di sua sorella Cora che in seconda elementare aveva spiato un bambino che le piaceva per un giorno intero. Ma lui non era Cora e non aveva 7 anni: non avrebbe dovuto fare queste cose.
Ma non poteva continuare a guardarlo soltanto e morire dalla gelosia.

Sentì il cuore di Stiles fare una capriola e quando si girò a guardarlo vide che rideva.
Avrebbe scoperto chi rendeva Stiles così allegro e poi…
e poi cosa avrebbe fatto? Non poteva mica rovinare vita di Stiles soltanto perché lui era geloso!
No, non l’avrebbe fatto, ma avrebbe riportato tutto al proprio posto.


Non aveva tenuto in conto che il ragazzo era famoso per il suo enorme ritardo.
Così aspettò un’ora, il giorno dopo, davanti casa di Stiles che andasse a scuola; dopo tre quarti d’ora aveva anche pensato di andarsene, ma una voce lo incollò al suolo.

“Sto venendo: non vedo l’ora di raccontarti tutto!” strillò eccitato Stiles. Il ragazzino uscì di casa e si diresse a scuola con la sua Jeep malandata.

Derek lo seguì fino al liceo, dove lo vide avvicinarsi in fretta ad un ragazzo ed abbracciarlo.

“Ciao!” aveva detto l’altro.

Senza nemmeno rendersene conto, Derek inciampò in un cestino che finì rovinosamente a terra. Fece giusto in tempo a nascondersi dietro un’auto che Stiles si girò per il rumore ma non vide niente, allora si avviò verso scuola con il ragazzo.
Intanto Derek era rosso di gelosia.

Un ragazzo.
Aveva sentito una volta Scott parlare della sessualità di Stiles, ma erano solo supposizioni e non ci aveva creduto. Adesso però poteva vederlo, perché la persona che il ragazzino aveva abbracciato era proprio un maschio – confermando le teorie di Scott.
Stiles era gay e Derek era confuso. Da un lato era felice perché avrebbe avuto più possibilità con lui, anche se al momento non ne aveva nessuna; dall’altro lato era triste perché stava comunque già con un ragazzo, il che lo rendeva lontanissimo da lui.


“Allora cosa hai da raccontarmi?”

“Mi guardava Phil! Sempre! Non mi staccava gli occhi di dosso!” esplose Stiles.

“C’è qualcosa che non quadra…” disse l’amico aggrottando la fronte.

“Cosa non quadra? E’ TUTTO PERFETTO!”

“Stiles, caro Stiles, capisco che sei emozionato perché è la prima volta che ti guarda nel corso di tre anni, ma davvero non capisco come Derek Hale, l’uomo che hai descritto come uno stupido egoista che ti tratta sempre male o peggio non ti tratta affatto, possa aver passato un pomeriggio intero a guardare te!”

“Non è la prima volta. Cioè mi ero già accorto che mi guardava altre volte ma non ci avevo dato peso: pensavo ‘sarà arrabbiato perché non ascolto’. E invece no! Ti dico che ieri non mi ha tolto gli occhi di dosso e non era uno sguardo di rimprovero, era altro, tipo… gelosia.”
Phil scoppiò nella più grande risata mai stata fatta.

“Beh grazie amico, molto incoraggiante.”

“Non te la prendere Stiles, è solo che mi sembra strano. Sicuro di non essere diventato strabico?”

“Sicuro” biascicò.

“Allora forse è davvero geloso.”

“No, impossibile!”

“Ma se lo hai detto tu che il suo era uno sguardo di gelosia!” protestò Phil.

“Beh, forse la sua non era gelosia e forse non mi guardava ma era solo la mia immaginazione.”

“Ok ci rinuncio: voi persone non vi capirò mai” e così detto, se ne andò.

“Ma, aspetta… non ho ancora finito…” tentò di dire Stiles, ma il ragazzo aveva già definito la situazione come irrecuperabile e lo aveva abbandonato.

 

Ma quanto diavolo ci mettono le persone a scuola?
Derek aveva passato cinque ore lì, nascosto dietro una macchina, e le lezioni non erano ancora finite.
 Gli sembrava passato così tanto tempo da quando andava lui a scuola… si sentiva sempre molto vecchio forse a causa di tutte le cose che avevano provato nella sua vita, salvo poi ricordarsi che non lo era.

Era giovane. Aveva solo ventisei anni. Alla sua età i ragazzi vanno ancora ad ubriacarsi in discoteca, rimorchiano ancora senza pudore in squallidi pub da quattro soldi, cercano ancora di divertirsi perché sanno che fra qualche anno saranno costretti ad una vita di fedeltà e pazienza.

Lui non aveva mai voluto tutto quello e non avrebbe voluto nemmeno ciò che gli è successo. Non avrebbe voluto sentirsi così vecchio: da un lato gli faceva piacere perché si sentiva potente, sicuro di poter dire di essere la persona che è, ma dall’altro vorrebbe tornare indietro e annullare quello stupido incendio. Vivere la vita voluta da altri giovani (anche se non è quella che vuole lui) e non preoccuparsi di portare i fiori al cimitero il giovedì.

Chissà cosa vuole Stiles e cosa invece fa, si domandò.
Gli sarebbe piaciuto sapere la sua opinione. Sapeva che non sarebbe stata né scontata né superficiale perché Stiles era un ragazzino in gamba.
Se avesse avuto la possibilità di diventare ora suo amico, lo avrebbe fatto, ma non poteva perché è dall’inizio che non si sono mai sopportati ed è dovere di entrambi mandare avanti questa tradizione.
Questo è ciò che aveva sempre pensato il lupo.

Stiles uscì proprio in quel momento. Era sempre insieme a quel suo nuovo amico (ma insomma, dov’era Scott quando serviva?!) e camminavano verso la Jeep. Ad un certo punto smisero di farlo e si fermarono a parlare in un punto del parcheggio. Derek cercò di capire cosa dicevano ma c’era troppe voci e non sentiva bene. Solo che ad un certo punto vide Stiles avvicinarsi al ragazzo e schioccargli un bacio vicino alle labbra.

Quindi stavano insieme… non c’era nessuna possibilità di riportare le cose come prima.
La macchina dietro cui era nascosto stava per andarsene, Stiles aveva un ragazzo e seguirlo non era servito a niente. Bene, poteva anche tornare al loft ora.

 

“Sei sicuro che fosse lui?”

Stiles aveva passato tutto il pomeriggio sul suo letto in ansia per ciò che aveva fatto. Quando non ce l’aveva fatta più, aveva chiamato Phil.
Avrebbe voluto dire tutto a Scott, ma non sapeva cosa avrebbe pensato se gli avesse detto di avere una cotta per la persona che più di ogni altra lo odiava a morte.

 “Sì: era identico alla foto che mi hai mostrato l’altro giorno. Era Derek Hale” asserì certo Phil dall’altro capo del telefono.

“Io non sarei così sicuro, magari era suo fratello.”

“Ha un fratello?”

“No.”

“E allora!” Phil voleva davvero bene a Stiles (anche se si erano conosciuti da poco e la maggior parte delle loro conversazioni aveva come principale argomento Derek), ma alcune volte non sopportava la sua insicurezza. “Stiles, ti dico che quello era il ragazzo che mi hai fatto vedere e, a meno che, non hai sbagliato immagine mostrandomi uno di quegli attori famosi che ami, era Derek Hale.”

“Derek è più bello degli attori famosi che amo.”

“Aaaw Stilinski, mi fai scogliere il cuore!”

“Smettila. Comunque non mi sembra un’azione da Derek. Spiarmi intendo.”

“Io credo che sia l’azione di chiunque sia cotto di uno stupido ragazzino iperattivo il cui piano è quello di ignorarlo e farlo ingelosire attraverso messaggi che scambia con un amico ma che fa passare per il fidanzato. A proposito lo sa che sei gay?”

“Credo di sì” rispose Stiles stringendosi nelle spalle.

“Bene, allora non siamo messi così male come credevo.”

“Phil, non è un gioco.”

“Oh, invece lo è: vedi, tu e Derek siete i passeggeri della vita ed io sono il dio che vi farà unire.”

“Ti preferisco quando scherzi” disse Stiles, ridendo.

“Io mi preferisco sempre! Oh, quasi dimenticavo: SI PUO’ SAPERE COSA TI E’ SALTATO IN MENTE QUANDO MI HAI BACIATO? SEI PAZZO? DEVO RICORDARTI CHE SONO ALLERGICO ALLE PERSONE?”

“Andiamo, l’ho fatto per far ingelosire Derek.”

“Sì, beh, credo che tu gli abbia fatto prendere un infarto, come me. Non ti azzardare a farlo mai più!” si raccomandò di dire Phil. “Ma ora passiamo a cose più importanti: cosa hai intenzione di fare? Voglio dire, cosa altro deve succedere per farti capire che Derek è cotto di te?”

“Non lo so, non credo sia così: lui mi odia, o comunque non mi vede di buon occhio, e sapere che ultimamente mi guarda e mi spia… non so cosa gli prende. Non ci si innamora delle persone all’improvviso. Prendi me: io sono innamorato di lui da secoli ormai!”

“Forse gli piacevi già ma non te l’ha mai detto, o da quello che mi hai raccontato tu, potrebbe non aver mai voluto ammetterlo” suggerì l’amico che le stava provando tutte. “O forse è perché sei diventato più bello e ti ha notato.”

“Sono diventato più bello?”

“No, sei sempre orribile.”

“Vaffanculo, Phil!” rise Stiles e gli chiuse il telefono in faccia.

In realtà lo aveva fatto perché aveva bisogno di pensare un po’ da solo. Certo, l’aiuto dell’amico era stato indispensabile negli ultimi tempi, ma lui era sempre stato la mente, la persona che pensa alle mosse da compiere.
Ma adesso non sapeva proprio cosa fare: avrebbe dovuto presentarsi al loft e dire tutta a la verità a Derek o stare zitto e rassegnarsi? Non sapeva che pensare. Derek era interessato a lui oppure no?


Perché era così interessato alla vita di Stiles?

Prima non lo considerava nemmeno, si accontentava delle frecciatine che si lanciavano in continuo e di salvarlo ogni volta, ma adesso era tutto cambiato.
Stiles aveva trovato un altro salvatore, un altro che lo facesse divertire ed emozionare.
Prima dava per scontato di essere lui la persona di Stiles. La persona che lo fa ridere, che lo fa arrabbiare, che lo ferisce, che lo salva… la persona con cui era Stiles e basta.
Non aveva mai pensato che Stiles potesse non vederla allo stesso modo.

Stiles era la sua persona, non aveva dubbi. Scott, Lydia, gli altri erano divertenti e coraggiosi e si trovava bene con loro ma Stiles era un’altra cosa. Stiles era più che divertente, più che coraggioso, più che intelligente.
Perché non aveva mai pensato a lui in questo modo? Come aveva fatto a non accorgersi che le sue giornate erano scandite dalle volte in cui Stiles era presente?

Quel giorno in cui gli disse di non volerlo da lui e Stiles se ne andò triste, fece un errore grandissimo.
Soltanto ora si rendeva conto che non doveva allontanare le cose buone come il ragazzino, ma avvicinarle a sé e tenersele strette perché non sarebbero durate per sempre.
 Un altro periodo buio sarebbe di certo arrivato nella vita di Derek e Stiles sarebbe stat0 troppo occupato con il suo fidanzato per stare con lui. E tutto ciò perché non aveva voluto ammettere di aver bisogno di lui.
Ma ne aveva. Aveva bisogno di Stiles che lo teneva a galla nella piscina della scuola; aveva bisogno di Stiles che gli poggiava una mano sulla spalla per consolarlo; aveva bisogno di Stiles che lo andava a trovare il pomeriggio, quando non era obbligato; aveva bisogno di Stiles che litigava con lui ogni giorno.

Ne aveva bisogno e non lo avrebbe più avuto.

 

Quando Stiles aveva cominciato ad andare a casa di Derek i pomeriggi in cui era libero, di nascosto aveva salvato il suo numero sul cellulare. Sapeva che il lupo non glielo avrebbe mai dato, così se lo era preso senza chiedere.

Non gli era mai servito a niente. Beh, in realtà all’inizio aveva programmato di parlargli per cercare di capire se fosse interessato a lui, ma dopo qualche giorno Derek gli aveva detto di andarsene da casa sua quindi non si era azzardato a farlo.

Ora però che aveva bisogno di capire se aveva qualche possibilità, voleva davvero usare quel numero e fare ciò che aveva pensato. Ma era la paura che lo fermava, la paura di sentirsi dire di nuovo vattene: Stiles non lo avrebbe superato un’altra volta.
D’altronde non poteva restare ancora per molto con le mani in mano o sarebbe impazzito –e si sa che Stiles Stilinski non ci mette molto a dare di matto.

(6.09 p.m.) Derek, sono Stiles. So che stai pensando ‘come diavolo fa Stilinski ad avere il mio numero?’ e la risposta è che l’ho rubato. Ma non importa, vero?

Ecco, l’aveva fatto. Gli aveva inviato un messaggio, un semplice messaggio: avrebbe dovuto farlo tanto tempo fa, mettendo da parte la paura… di cosa poi? Era stato così facile, non ci aveva nemmeno pensato quando aveva digitato le lettere. Peccato che Derek non rispondeva.
Beh, forse aveva sbagliato e non avrebbe dovuto farlo.
No, non avrebbe assolutamente dovuto farlo: ora Derek non gli avrebbe mai più rivolto la parola.

Era passata mezz’ora, Stiles aveva capito che era inutile fissare il cellulare in attesa di un nuovo messaggio.
Stupido, Stiles! Stupido! Non avrebbe dovuto rischiare…

 (6.43) Certo che importa: hai preso il mio numero senza il mio permesso!

… o forse no.

(6.45) Ok Derek, scusa, ma cosa avrei dovuto fare? Tu non me lo avresti mai dato.

(6.46) Forse ho le mie buone ragioni.

(6.46) L’odiarmi senza motivo, intendi?

 (6.47) Cosa vuoi, Stiles?

(6.49) In realtà niente in particolare.

(6.52) Quindi mi hai disturbato per nulla.

(6.53) Perché tu sei sempre molto impegnato al loft da non poter parlare due minuti con me.
 
(6.53) …

(6.55) Non tenere il muso con me, Sourwolf.

(6.56) …

(6.57) Ok, ho capito. Volevo solo chiederti scusa se ultimamente sono distratto alle riunioni.

 (6.58) Scuse accettate.

(6.58) Tutto qui?

 (7.01) Cosa vuoi che ti dica? Quando ti rimprovero non va bene, quando ti scuso nemmeno… io non ti capisco, Stiles.

(7.03) Mi sembra solo strano, dato che l’altra volta mi hai sgridato.

 (7.05) Ho sbagliato, in fondo è normale che tu abbia una vita al di fuori del branco.

(7.08) Sì, insomma, ho conosciuto una persona.

Ok, lo aveva detto: non poteva più tornare indietro.

(7.17) Sono contento per te.

(7.17) Davvero?

 (7.18) Sì.

(7.18) Sicuro?

(7.18) Sì.

(7.19) Quindi non ti dà fastidio?

(7.21) Cosa? Che tu abbia conosciuto una persona o che questa persona ti distrae alle riunioni?

Ok, doveva rischiare di nuovo.

(7.25) Entrambe.

(7.27) Solo la seconda.

Quindi non aveva possibilità. Ora che lo aveva scoperto, era inutile continuare.

(7.34) Certo. Scusa per aver rubato il tuo numero e averti disturbato, non lo farò più. Ciao, Sourwolf.

Quindi Derek non era affatto interessato a lui. Bene, se ne sarebbe fatto una ragione: in fondo lo sapeva dall’inizio che era solo un’illusione. Non si era pentito di avergli scritto perché almeno ora non poteva più dubitare ma solo reagire.

(7.40) Stiles. Dimmi solo se è un tipo a posto, ok?

 (7.40) Come sai che è maschio?

(7.41) Scott mi ha detto che sei gay.

(7.43) Giusto. Comunque sì, è dolce, gentile. Mi tratta bene.

(7.45) Ne sono felice.

 (7.46) Davvero? Ne sei davvero felice?

Gli occhi di Stiles stavano per cedere, non riusciva più a trattenersi. Stava soltanto aspettando il sì definitivo, quello che avrebbe scacciato ogni dubbio. Allora forse si sarebbe rassegnato, non avrebbe più atteso qualcosa di impossibile.

Ma Derek non rispose. Nemmeno quando Stiles andò a dormire e controllò il cellulare… no, non c’era niente. Ma cosa voleva dire? Perché non aveva risposto semplicemente di sì per farla finita?
Perché Stiles era stanco, davvero stanco.


No Stiles, non sono felice che tu abbia trovato una persona meravigliosa con cui fai cose normalissime che ti piacciono tanto e con cui sei contento di non dover litigare ogni pomeriggio.

Avrebbe dovuto dirgli questo, ma questo avrebbe mandato in frantumi la vita che il ragazzino si stava creando… Stiles avrebbe pianto e lo avrebbe accusato di essere un egoista e un frantumatore di sogni e non gli avrebbe parlato mai più e Derek sarebbe stato anche peggio a non averlo vicino. Almeno in questo modo possono ancora parlare ed incontrarsi, Stiles non sembrava lontano come invece era.

E poi non avrebbe mai potuto dirgli la verità, dirgli di provare qualcosa per lui… qualcosa che lo spinge a volerlo accanto.
Forse aveva fatto bene a non rispondere. Dopotutto ci era già passato dopo la morte di Paige. Il silenzio, la solitudine, il senso di colpa.
Ce l’avrebbe fatta senza Stiles.

 

Non poteva farcela a guardarlo negli occhi.
Sentiva di nuovo il suo sguardo che lo esaminava –corpo ed emozioni–, così come era successo alle riunioni precedenti.

Scott stava parlando di come la situazione con i coyote si stava calmando, ma Stiles non capiva niente perché era troppo occupato a cercare di nascondersi da quello sguardo.
Qualche volta, quando sentiva che Derek era girato, alzava il viso e per dei secondi si permetteva di guardarlo. Giusto dei secondi per ricordarsi com’era fatta la persona che gli stava facendo provare tutte quelle sensazioni nello stesso momento: era imbarazzato per averlo incontrato dopo quei messaggi così aperti, agitato per ciò che Derek stava pensando di lui in quel momento, felice di essere ancora guardato da lui in quel modo, e triste se ripensava a ciò che era successo una settimana fa.

Scott continuava a parlare, lui continuava a stare in un angolo e Derek continuava a guardarlo di tanto in tanto.
Una vibrazione lo distrasse; prese il cellulare e vide che era Phil. Gli aveva parlato di ciò che era successo, ma l’amico non gli era stato di aiuto dicendogli perennemente che Derek provava qualcosa per lui.
Non era vero, non era ciò pensava lui.

(9.O6) Come va? Ricordati di non lasciartelo sfuggire questa sera. Ora o mai più.

Phil aveva ragione. Non poteva continuare così: doveva fare qualcosa ora, con l’adrenalina che gli scorreva nelle vene.

“Allora Derek, tu che ne pensi?” Finalmente Scott smise di parlare.

“Per me va bene ciò che hai detto tu.”

“Come vuoi. Gli altri?” Scott era davvero l’unico emozionato per la vicenda dei coyote; perfino Kira, che in genere lo supportava in tutto, si era seduta su una poltrona a dormicchiare.

“Gli altri pensano che hai parlato a vanvera, vero?” sbuffò Lydia. “Guardali: tu parli, Kira dorme, Derek guarda Stiles, Stiles guarda Derek ed io sono l’unica che fa qualcosa di veramente utile, ovvero pensare. Giustamente.”

Stiles e Derek erano sbiancati entrambi e per un momento si erano guardati, sorpresi di essere stati scoperti. Ed anche Kira era subito rinsavita, spaventata all’idea che Scott fosse deluso da lei.
Ma Scott sapeva perfettamente che era stato inutile il suo discorso, quindi si appoggiò anche lui ad una poltrona. “E dimmi, Lydia, tu a cosa pensi?”

“Penso che ti stai preoccupando troppo per un problema che non esiste. I coyote erano di passaggio e, come hai già detto, se ne stanno andando –forse ora sono addirittura già andati. So che sei tutto brivido e caccia ma non crearti problemi dove non ce ne sono.

Per quanto riguarda gli altri, beh… credo che debbano risolvere la loro vita personale. E mi riferisco anche a te, Kira: insomma non è normale che dormi sempre!”

“Scusa” mormorò la ragazza imbarazzata.

Lydia le fece un sorriso dolce e, senza dire altro, se ne andò.

“Stiles, posso parlarti un momento?” chiese Scott in direzione dell’amico che si decise ad alzare lo sguardo.

“Sì, certo” borbottò lui.

Si avvicinarono alla finestra, per abitudine più che altro, tanto Derek poteva sentirli ugualmente.

“Senti Scott, se è per ciò che ha detto Lydia io…” cominciò Stiles, ma venne interrotto dal migliore amico.

“Ho letto i tuoi messaggi” disse tutto d’un fiato.

“Tu cosa?” disse Stiles, meravigliato.

“Mi dispiace, credimi, ma ho dovuto farlo: ti comportavi in modo strano e pensavo ci fosse un problema di cui non volevi parlarmi.”

“Questo non ti giustifica. È violazione di privacy!” disse l’umano che però non era affatto arrabbiato. In fondo lui stesso era stanco di mantenere questo segreto a Scott e che lui l’avesse scoperto era solo un sollievo.

“Sì, lo so. Scusa.”

“Quindi sai di Phil?”

“Sì.”

“E di Derek?” bisbigliò, cercando di non far sentire la conversazione al lupo mannaro che li stava osservando nemmeno tanto segretamente.

“Sì.”

Imbarazzo.

“Ok, Stiles, ascoltami: ti voglio bene così come tu fai con Derek e Derek fa con te e… oddio, non ci capisco niente” Scott si passò una mano tra i capelli, esasperato. “Quello che voglio dirti è che non si sistemerà niente se lasci le cose così mentre il tempo passa. Devi fare qualcosa. Dovete fare qualcosa. Quindi adesso tu resti qui e parlate, ok?”

“Ok” ripeté Stiles, agitato. “Ah, Scott… che ne pensi di questa cosa tra… Derek e me?”

Era uno dei motivi per cui non gli aveva detto niente. Scott era una delle persone più importanti della sua vita ed il suo giudizio su ogni cosa che faceva era fondamentale per lui –ne era consapevole, la vita era la sua, ma Scott aveva sempre saputo aiutarlo e lo stava ancora facendo.

“Penso che sei pazzo, che siete due pazzi” dichiarò ridendo, “ma è giusto così.”

Sollievo.

“Grazie amico.”
Scott se ne andò, dato che ormai erano già tutti fuori dal loft.

 

Derek aveva ascoltato buona parte della conversazione, ma quando aveva sentito il nome del ragazzo, Phil, non era riuscito a capire più niente. Phil? Andiamo, che razza di nome è Phil? Philip, forse? Non è meglio Derek?

“Derek, credo che dobbiamo parlare” disse il ragazzino che non aveva lasciato la sua posizione vicino alla finestra. Sembrava spaventato, come se fosse impensabile muoversi liberamente in quella stanza.

“Sì, infatti. Mi dispiace se mi sono arrabbiato con te l’altra volta, durante la riunione. Non dovevo” ammise Derek.

“Allora perché te la sei presa così tanto?”

“Non volevo che frequentassi altre persone oltre… noi. È un’idea patetica, ne sono consapevole. Anche perché ti ho visto con quel ragazzo… Phil, e ho capito che sei felice con lui. Giusto?”

“Aspetta, tu mi hai visto con Phil?” disse Stiles sorridente, con la bocca spalancata.

“Merda.”

“Quindi Phil aveva ragione: TU MI STAVI SPIANDO!”

“Lo sapevi?”

“Beh, non sei proprio un’ottima spia. Sai, non capisco come hai fatto a fare il lupo mannaro per tutto questo tempo!”

“Stiles, io sono un lupo mannaro, non lo faccio mica” sorrise Derek.

“Ok ma un buon lupo mannaro non dovrebbe sapersi nascondere quando spia qualcuno?”

“Diciamo che un buon lupo mannaro può commettere qualche errore quando è emotivamente coinvolto nella missione.”

Adesso entrambi sorridevano, non parlavano così da tempo: sentivano una sensazione di pace assoluta. Avrebbero voluto sentirla sempre. Se solo non passassero tutto il tempo a litigare…

“Quindi hai visto anche il… bacio?” mormorò Stiles, che aveva abbassato lo sguardo per l’imbarazzo. Il suo piano era andato bene ma il volto di Derek deluso proprio non riusciva a sostenerlo.

“Sì, l’ho visto.”

“Che… che ne pensi di lui?”

“Davvero, Stiles? Mi stai davvero chiedendo che ne penso di lui?!” sbottò Derek ringhiando.
Stiles indietreggiò e Derek, vedendolo, si mise le mani nei capelli, appoggiandosi rumorosamente al tavolo della cucina.

“Scusa Stiles, scusa.” Alzò lo sguardo, pensando che quello del ragazzino fosse ancora basso, ma non era così perché anche Stiles lo stava a sua volta guardando e sembrava chiedergli scusa per ciò che gli stava facendo provare. “È solo che non so mai quando mentirti e quando dirti la verità.”

“Ora dimmi la verità” disse avvicinandosi a lui. Gli mise una mano sulla sua, entrambe poggiate sul tavolo, e lentamente alzò il viso verso il suo.

Erano vicini e si stavano guardando negli occhi: Derek non poteva mentire.

“Penso che non sono io. Penso che non hai baciato me. Ed è un pensiero così egoista” disse, distogliendo lo sguardo da quello dell’umano. Si girò e separò la sua mano da quella dell’altro.

“Vorrei avere una vita normale, Stiles” proseguì. “Vorrei tanto essere normale e poterti baciare a scuola davanti a tutti, ma non lo sono e non posso farlo. Ci sono state e ci sono ancora cose brutte nella mia vita: la morte dei miei genitori, la morte di Laura, il momento in cui ho saputo che Erica era morta, quello in cui ho dovuto uccidere Boyd. Non fraintendermi, ci sono anche cose belle: mi piace essere un lupo mannaro e non cambierei mai tutto questo… per una vita normale. Mi dispiace per quello che sto per dire, ma non cambierei mai ciò che ho… per te. Però Stiles, vorrei tanto –davvero tanto– trovare un modo per unire tutto ciò che c’è nella mia vita, un modo per avere anche te nella mia vita… perché ti voglio Stiles, io sono… innamorato di te… e credimi, sto ancora cercando di capire il perché. Tu sei incontrollabile, sfrenato e non fai mai quello che ti chiedono ma ora, solo ora, ho capito che fai parte delle cose belle della mia vita e mi dispiace se non sono normale e tutto quello che ho detto non è possibile ma sono innamorato di te, Stiles Stilinski… ecco, l’ho detto.”

Adesso si sentiva meglio, Derek, libero… forse un po’ più normale, anche.

“Hm, Derek” chiamò Stiles, “sei stupido per caso?”

“Cosa? No!” protestò.

“Io penso di sì. Vedi… come ti salta in mente di cambiare?! Dico davvero, come fai anche solo a pensare di dover cambiare? Io non te l’ho mai chiesto e mai te lo chiederò. Perché sei perfetto così come sei, Derek Hale, dico davvero. Tutto questo concetto di ‘normale che hai’… sono tutte stronzate. Chi può dire chi è normale e chi non lo è? Tu ed io, ad esempio: io amo parlare, tu adori il silenzio; io amo la cheesecake, tu la odi; io sono un umano, tu un lupo mannaro. Ma la vuoi sapere una cosa? Io ti amo, Derek, ed anche tu fai lo stesso con me. Ed ecco un altro motivo per cui non devi cambiare: non ti amerei così tanto se tu non mi buttassi al muro ogni volta che mi vedi e non minacceresti di uccidermi, anche se devo ammettere che ogni tanto potresti...”

“No, continuo a non capire… Phil?” lo interruppe.

“Phil? No, lui non c’entra niente.”

“Ma voi state insieme!”

“Che schifo, no! Non starei mai con Phil, e non solo perché lui è asessuale e quindi è davvero impossibile,” vedendo lo sguardo sempre più confuso del mannaro, continuò. “ma perché proprio non mi piace. Non siamo mai stati insieme e non succederà mai: lui è un buon amico ma niente di più. È come Lydia… soltanto un po’ meno eccentrico.”

“Ti ho visto baciarlo…” osservò Derek.

“Beh sì, non è stato nemmeno un vero bacio… ok, l’ho fatto per farti ingelosire. Sapevo che eri là e ci stavi guardando e ho pensato che forse vedermi baciare un altro ti avrebbe smosso ma ho solo peggiorato le cose. Mi dispiace.”

“Tu l’hai fatto perché io stavo guardando? Sei patetico!” dichiarò Derek, mettendosi a ridere subito dopo.

“Vogliamo parlare di te che mi hai seguito persino a scuola? Non sfidarmi Derek, potrei raccontarlo a tutti, sai?” disse con malizia.

“Non lo dirai proprio a nessuno.”

Derek gli si mise davanti e, bloccandogli le mani sul tavolo con le sue, lo spinse contro il mobile ponendo il suo corpo verso quello del ragazzino.

“Sai che questo non mi fermerà” soffiò Stiles. Un brivido di eccitazione quando le labbra del mannaro gli baciarono il collo.

“Ah no? Beh, non ho intenzione di lasciarti andare tanto presto” ringhiò, spostando le sue labbra sul mento, sulla guancia e infine sulle labbra.

Fu un bacio lento, il loro primo bacio. Avevano entrambi paura di non essere ciò che l’altro desiderava, ma ormai nessuno dei due sapeva più cosa desiderava se non di stare insieme, in quel preciso momento e nei momenti che sarebbero seguiti.

“Stiles, credi che ce la faremo?”

Erano vicini e si stavano guardando negli occhi: Stiles non poteva mentire.
 
“Non lo so. Io non faccio altro che straparlare mentre tu desideri tagliarmi la gola…”

“… e baciarti” aggiunse Derek.

“Sì, anche” sorrise il ragazzino. “Siamo una coppia strana, Scott aveva ragione, però io so di potercela fare. Perché c’è qualcosa in noi di bello: siamo uniti. In qualche modo, la nostre vite sono simili ed io mi sento così vicino a te e…”

Ma non terminò la frase perché Derek non era riuscito a trattenersi ed aveva bloccato la sua bocca baciandolo. Stiles ne approfittò per legargli le braccia intorno al collo, cercando di fargli capire che per una volta non doveva preoccuparsi di cosa stava facendo, perché andava veramente bene.

Erano finalmente riusciti a comprendersi e forse sarebbe finalmente andato tutto bene tra loro.

 


NOTE DELL’AUTORE:
Ho scritto questa fanfiction diversi mesi fa e, a rileggerla ora, dopo tanto tempo, sembra quasi che l’abbia vissuta una seconda volta. Oggi è un giorno speciale per me perché oggi, 15 giugno 2017, compio un anno su efp! Ricordo ancora un anno fa: la paura di iscrivermi, di scrivere qualcosa che piacesse, di sentire cosa ne pensassero gli altri di ciò che scrivo… e non mi sono mai pentita di averlo fatto – il che è sorprendente, dato che mi pento del 90% delle scelte che faccio. Il modo migliore per festeggiare questo giorno, mi sono detta, è lasciarvi una storia e sperare che vi piaccia. Grazie mille!

   
 
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