Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Arydubhe    16/06/2017    2 recensioni
Levi non ha mai visto nulla più che una collega in Hanji, un individuo troppo singolare per poter rappresentare per lui alcunchè di più. Un tramonto, un titano e un aggettivo di troppo faranno sì che questa certezza crolli nella mente del Caporale.
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Dal testo:
“Giuro che credevo di averne viste di relazioni strambe in 40 anni della mia vita; ma due piccioncini che si scambiano titani come pegno d’amore …be’ credo che solo voi due potevate esserne capaci!”
Levi si girò a fulminare il proprietario di quella voce che conosceva benissimo. Erwin lo aveva raggiunto alle spalle, un ghigno sghembo sul viso, tipico di chi crede di saperla lunga.
“Deve farti ancora male la testa. Io le ho solo portato un titano. Fine. Non è successo altro” si limitò a replicare Levi indicando le bende che ancora avvolgevano la ferita sulla nuca di Erwin. Non aveva intenzione di cogliere le provocazioni dell’amico.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5: Petra o la riconoscenza
Petra. 

Petra era stato un capitolo estremamente doloroso della vita di Levi – e la sua vita era piena di cose dolorose.
 
Aveva provato simpatia, molta simpatia per quella ragazza. Era brava, una grande lavoratrice. L’aveva anche trovata bella, di una bellezza spontanea, non costruita. Era come un fiore che spuntava immacolato da quell’arido terreno che era la Legione, fatta di duri uomini, amare sconfitte, indicibili sofferenze. Petra era stata quella ventata d’aria fresca di cui tutti, nella squadra Levi, avevano bisogno e non c'era nessuno che non la apprezzasse. Diligente, gentile, presente, aveva sempre una buona parola da spendere e un sorriso da regalare, per tutti.
 
Anche per lui.
 
Soprattutto per lui.
 
Levi lo aveva capito subito che Petra si era invaghita del proprio Caposquadra.
 
Il problema era che per quanto la apprezzasse…Levi aveva chiaramente capito di non ricambiarla. Le voleva bene, come si può volerne a qualcuno di prezioso e caro…Petra era importante: ma non la amava. Non come lei avrebbe voluto amare il suo Capitano, almeno. 

Ci aveva messo un po’ invero, Levi, a realizzare questo fatto, forse un po’ perché esaltato dal sentimento della ragazza nei suoi confronti, un po’ perché sorpreso da quella sensazione nuova e dal vedere qualcuno per la prima volta in anni provare un sentimento così speciale nei suoi confronti.
 
In fondo in fondo non gli sarebbe dispiaciuto perdersi prima o poi anch’egli in quel sentimento, l’amore. Ma ciò che provava per Petra non era amore. Era…altro.  Un misto di cose che non sapeva bene identificare.
 
Così aveva riflettuto, si era lambiccato; poi però anche a questo sentimento "diverso" aveva dato un nome: riconoscenza. Levi si era sentito riconoscente nei suoi confronti perché nonostante il suo brutto carattere e i suoi mille difetti che nel tempo erano pure peggiorati, lei aveva trovato un modo per apprezzarlo. Addirittura, appunto, si era innamorata. E c’era stato dispiacere nel capire che non poteva reciprocare. C’era stata pietà, perché lui non avrebbe voluto farle del male. C’era stata vergogna, perché sapeva che inevitabilmente gliene avrebbe fatto. Fondamentalmente, in breve: se era sentito in colpa. 

Così si era limitato a prender sempre più le distanze. Lei non si era accigliata, probabilmente aveva capito. Lui lo aveva dedotto dal sorriso triste che negli ultimi tempi Petra gli rivolgeva ogni volta che i loro sguardi si incrociavano. Aveva ringraziato il cielo di non averle dovuto fare alcun discorso misto di scuse e giustificazioni; ma l’aveva anche maledetto, il cielo, perché in quella maniera non aveva avuto modo di spiegarsi né chiarirsi con lei. Quasi che la responsabilità dei propri sentimenti, del parlare o tacere… non fosse davvero sua - e sua soltanto.
 
Avevano semplicemente optato per la via più facile, tutti e due. Avevano lasciato perdere. Peggio: avevano fatto finta di niente. O almeno così aveva fatto lui. Lei si era limitata ad adeguarsi; a guardarlo da distante, con discrezione. Impegnandosi, sforzandosi di essere perfetta come collega senza pretendere altro. Serbando il proprio amore nel suo cuore, come un segreto.
 
Poi però il cuore di Petra aveva smesso di battere. E lì Levi si era sentito un meschino. Un vero stronzo. E si era chiesto se, forse, una gioia a quella ragazza avrebbe potuto dargliela. Dopotutto lì dentro erano tutti morti che camminavano…forse anche lui ne avrebbe giovato; un po’ di compagnia, più approfondita, per essere meno soli, un contentino per l’uno e per l’altra; un intrattenimento che con l’amore, quello vero, non aveva niente a che fare, ma che come surrogato poteva forse persino funzionare. Quasi aveva dimenticato, Levi, quale fosse il piacere di intrattenersi con una donna e, anche se un discreto numero di anni lo separavano da Petra, non ci sarebbe stato nulla di male nell'abbandonarsi ai suoi favori, beandosi a sua volta della gioia nel renderla felice. Ma non aveva finito di formulare quel pensiero che si era dato del farabutto di nuovo per avere anche solo proposto a sé stesso uno scenario simile. Il fatto che non ci avesse pensato prima, però, quando ancora non sarebbe stato troppo tardi per gettarsi in una relazione pazza, senza senso, un riempitivo del nulla per lui, una finzione consolatoria per lei, era comunque garanzia che, nonostante tutto, un po’ di decenza gli era rimasta: almeno non aveva mai pensato di ingannarla, giocare con lei, illuderla in alcuna maniera, usarla. Azzardava ipotesi di questo tipo ora solo perché il velo dell'impossibilità rendeva tutto irreale, anche le occasioni perse, le speranze sfumate, i desideri infrantii, persino i pensieri illeciti. Non aveva e non avrebbe mai potuto pensare a Petra in quel senso: Petra per lui era la ragazza col sorriso più radioso al mondo, dopo Isabel. Forse era per la somiglianza con lei in alcuni suoi tratti che l'aveva apprezzata tanto. Null'altro.  E comunque di quei discorsi pieni di senno di poi erano piene le fosse.
 
Petra era morta e dei “se” e dei “ma” non avrebbero potuto più farsene nulla. Né l'uno, né l'altra.
 
Ma soprattutto era stato lì che Levi aveva capito: quando in quella foresta aveva visto il suo corpo dilaniato, la vita solo un pallido ricordo nei suoi occhi atterriti.
 
Aveva urlato, incredulo alla vista della propria squadra spazzata via in un soffio. Petra compresa. Erano bastati una manata, un piede che l’aveva schiacciata contro un albero. E la vita l’aveva abbandonata.
Il Capitano aveva sentito una forte fitta al petto.
Rimpianto. 
Dolore.
Disperazione.
Una nuova crepa si era aperta nel suo cuore. Profonda. Sanguinante. Ma non si era spezzato. Non del tutto.
Vedendo la ragazza ormai priva di vita, aveva realizzato che il dispiacere per la sua morte era uguale a quello della perdita di tanti altri compagni, di tutti i suoi compagni, forse appena più particolare di altri, ma niente di eccezionale.
 
Non era un amore quello che aveva perduto. Non lui. 

Ed era stato male, tanto, ma non troppo e forse non abbastanza. Così si era sentito sollevato, solo per sentirsi ancora più misero dentro.  Da quando era diventato così insensibile da provare sollievo per una cosa simile?

E se possibile il padre di lei, con quella rivelazione della proposta di matrimonio che aveva in mente, lo aveva fatto sentire ancora peggio. Perché in tutto quel tempo Petra si era limitata a nascondere a lui il suo amore, ma agli altri l’aveva mostrato lo stesso, involontariamente probabilmente, mascherandolo da fedeltà e devozione, ma tanto era bastato a rendere manifesti i suoi sentimenti. Oh, non che Levi si sarebbe mai sognato di accettare una simile offerta quand’anche Petra fosse stata ancora viva; con che faccia avrebbe potuto accettare la sua mano? Lui aveva preso già fin troppo bene le distanze…ma cosa diavolo avevano lasciato intendere i loro atteggiamenti agli altri?
 
Ma la cosa davvero grave era stata che Levi anche in quel momento, nel piazzale, al ritorno da quella missione fallimentare e tragica, di fronte a quel padre ignaro della morte della propria figlia, si era di nuovo sentito confortato: ancora una volta aveva avuto la conferma di non aver perso nulla di irreparabile, di insostituibile; non lo sarebbe stata, Petra, nemmeno con la sua improvvisa scomparsa.

Neanche sapeva quantificare quanto si fosse sentito in torto verso di lei e verso la sua famiglia per non aver provato un cordoglio più particolare del dispiacere per il qui pro quo appena creatosi. Ed era stato quello a distruggerlo dentro.
 
Era tragico, sebbene per altri versi, capire di provare meno dolore di quello che la gente attorno a lui si aspettava provasse, immaginandolo quell’innamorato che non era. E ancora una volta l’unica cosa che era stato davvero in grado di provare fu un profondo e indicibile senso di colpa misto a un certo disgusto per sé stesso e la certezza che lui per le relazioni con le persone, quale che fosse la loro natura, non era proprio tagliato. 

Aveva passato la notte piangendo. Lui, che non piangeva mai. Non per quello che aveva perso, o meglio non solo. Ma perché anche quella volta non aveva perso nulla di irreparabile, soffrendo perché stava male per il fatto di non stare troppo male. Una vera idiozia. Un cane che si morde la coda. La conferma di un fallimento esistenziale su tutta la linea: come amico, superiore, modello, compagno. Forse doveva arrendersi, una buona volta, al fatto di essere in buona sostanza un fallimento, in generale, come essere umano.

Perché realizzare di essere diventato così arido era stato per lui un brutto colpo…aveva raggiunto, e solo a quel punto se ne era reso pienamente conto, un livello cronico di apatia degno quasi di complimenti…salvo poi essersene già pentito. Anche se capiva che non era stata colpa di nessuno, fondamentalmente, se le cose erano andate così: con Petra, era stata un’occasione sprecata, ma con consapevolezza e responsabilità da ambo le parti. Gli amori non corrisposti esistono e non si sta tanto meglio a essere dalla parte dello stronzo che non ricambia anziché dalla parte del rifiutato. Specie quando questi amori infranti finiscono così male. 

E così la faccenda con Petra era finita senza mai nemmeno cominciare.

Ora, invece, solo ora, Levi capiva di aver agito con Hanji in maniera più simile a Petra di quanto avesse mai realizzato -anche se il suo caso era in parte differente. Avevano tutti e due tramutato – nel suo caso scambiato- per ammirazione qualcosa di più, qualcosa di pericolosamente simile all’amore. Petra nei confronti di Levi; lui nei confronti di Hanji. Petra aveva mentito a sé stessa per non soffrire per un caso perso, per non essere un peso per la persona che amava e con cui doveva e voleva, nonostante la delusione, collaborare al meglio. 

Lui… 

…lui perché era un coglione. 

Si era così abituato a non provare amore da non essere più in grado di riconoscerlo. A non riconoscere nemmeno l’attrazione. Si era talmente assuefatto a tenere distante le persone con la paura di perderle, da non volerne più davvero al proprio fianco.
 
Ma non ammirava Hanji come ammirava Erwin. Così come la riconoscenza nei confronti della collega non era per nulla paragonabile a quella che aveva provato nei confronti di Petra.
 
A Petra era stato grato perché con le sue attenzioni gli aveva fatto guadagnare un po’ di orgoglio maschile; non era un adone, era la persona più scorbutica dell’esercito eppure lei gli aveva dimostrato che anche in lui si poteva trovare qualcosa di attraente, che era possibile anche per lui essere accettato, non semplicemente tollerato, per quello che era ed era stato. Petra, osannandolo, aveva sollevato la sua autostima.
 
Hanji aveva fatto di più; aveva fatto di meglio.
 
Hanji passava la metà del tempo a deriderlo; ma con bonarietà, facendone una caricatura di cui però non pensava nemmeno un attimo di svilire sul serio i meriti: per questo la riconoscenza per lei era se possibile ancora più profonda, perché più volte Hanji gli aveva dimostrato che per le questioni importanti lo avrebbe sempre tenuto presente; addirittura aveva trovato la voglia di condividere con lui qualche briciolo di sé stessa . Dubbi, problemi, progetti…non lo aveva messo su un piedistallo e in qualche modo ne aveva preteso la presenza, il parere, la collaborazione. A ben vedere anche quegli insulti che si scambiavano non erano altro che profondi segni di reciproco affetto, così in linea col suo carattere da sembrare estremamente naturali nell'interazione tra loro. Hanji, in breve, col suo comportamento gli aveva permesso di essere pienamente sé stesso. E gli era arrivata dritta al cuore.
 
E ancora, Erwin. Lui, Erwin, non se lo era mai immaginato in situazioni esplicitissime in sua compagnia, il letto come ambientazione e muggii di piacere in sottofondo. Hanji, dopo quella sera, alla torre, sì. E più volte, anche se, risvegliandosi, quasi preso dal panico, aveva rinunciato a ore intere di sonno pur di non riprendere quella specie di incubo là dove l’aveva interrotto. Una volta o due però aveva concesso alla sua mente di indugiare su quelle immagini, salvo poi sempre pentirsene - perché a una amica e una commilitona non era giusto fare questo: ma  era capitato e, dandosi del pervertito, aveva lasciato la mente libera di vagare costruendo sulla figura di Hanji ipotesi e idee, dipingendo atti e parole di quella nuova Hanji che aveva conosciuto per caso qualche giorno prima, e che da quel momento in poi aveva continuato a immaginare; quella Hanji vestita di bianco, con la sua debolezza, con quella sua forza. Quegli occhi. Quei capelli. Quel corpo. Che fosse perlomeno curioso lo aveva dovuto concedere a sé stesso.

Era come se a un tratto il suo subconscio avesse riconosciuto in Hanji la donna che per tanto tempo aveva ignorato fosse…e avesse apprezzato. Come quando mangi una fetta di torta cucinata con una nuova ricetta e se al primo boccone ti piace, al secondo ti convince. Aveva aggiunto bene a bene e senza rendersene conto e ne era rimasto incantato. 

Quella specie di collega asessuato che Hanji era stato finora per lui…be’ non era più asessuato per niente, di questo poteva essersene sicuro. 

E anche alla luce di questo…no quello che provava per Erwin e Petra e quello che provava per Hanji non erano affatto la stessa cosa. 

Lui, poi, Erwin lo venerava. Punto. Perché era perfetto. Stronzo, ma un perfetto modello da seguire.
Petra, dal canto suo, era stata eccellente come soldato e sottoposto.

Hanji invece gli dava sui nervi; e allo stesso tempo lo faceva divertire coi suoi modi di istigarlo 
Odiava il fatto che non curasse la propria igiene personale eppure era tra le pochissime persone con cui nonostante tutto aveva deciso di mantenere dei veri rapporti interpersonali. 
La stimava come collega pur ritenendola fondamentalmente pazza. 
La riteneva insopportabile, eppure i momenti in cui si ritrovavano a sorseggiare tè lui e caffè lei erano preziosi. 
Odiava quanto fosse logorroica, ma gli faceva piacere se veniva a cercarlo per scambiare due chiacchere. 
La considerava eccezionale nonostante per un’altra buona metà la trovasse fastidiosa. 

Di più: voleva bene ad Hanji pur con tutti quei difetti. 

E diamine sì se era una situazione completamente differente. 

In una sola cosa il suo sentimento si avvicinava in quello per Erwin: le avrebbe affidato la vita, così come si rendeva conto che sarebbe stato pronto a gettare la sua per lei. Anche a Petra aveva voluto bene...ma non così.

La rivelazione gli arrivò in faccia con uno schiaffo. 
Quei pensieri che aveva giudicato strani per Hanji…a ben vedere non erano strani affatto. 

Ed il Comandante aveva decisamente ragione. 

Quello che provava per Hanji non era solo ammirazione né riconoscenza. Era ammirazione e tanto altro che per tutto quel tempo non era stato pronto a cogliere. 

Levi si rifiutava di chiamare quella cosa, per riassumere il tutto, "amore”. Ma la parola "attrazione", usata da Erwin, capiva ora che si adattava benissimo a loro due. 

Sicuramente si adattava a come lui aveva preso a relazionarsi con lei.
 
“O cazzo” sfuggì a Levi dalle labbra, dopo non sapeva quanto tempo passato a fissare Erwin senza nemmeno vederlo, la mente persa dietro ai propri pensieri, gli occhi focalizzati a metà tra il vuoto e l’infinito, seppur puntati al naso del proprio capo. 

Erano passati pochi secondi in realtà, in cui a Erwin era quasi sembrato di vedere la vita intera di Levi scorrere davanti agli occhi del giovane mentre, finalmente, prendeva il coraggio di analizzare davvero sé stesso. 

“Devo dedurre che finalmente ci siamo riusciti?” gli chiese comprensivo, incrociando le braccia. 

Levi si lasciò sfuggire un “Merda” che alle orecchie di Erwin suonò come un sì. 

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Ehm...mi sento un po' una merdaccia perché era da un po' che non aggiornavo...ma avevo bisogno di fare un po' il punto su alcune cose e mi è scappata la mano sull'altra ff di SnK. Il problema che questa cosa che era nata per avere 5 o 6 capitoli o giù di lì ha avuto una evoluzione imprevista...e nulla, sarà molto più lunga. Seriamente. MOLTO più lunga.
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE MI STANNO SEGUENDO, che hanno recensito, che mi hanno fornito preziosi consigli! Spero di non deludervi andando avanti - alle volte mi verrebbe voglia di scrivere un sunto dei capitoli per garantirvi che voglio davvero andare a parare da qualche parte ahahah
Comunque con questo capitolo finiscono gli insight psicologici - come promesso. Levi ce l'ha fatta finalmente a capire che prova qualcosa per Hanji - alla buon'ora! - e ora non gli resta che fare i conti con la situazione, con Hanji e con Erwin. Non sarà facile...ve lo anticipo – ma questo era ovvio. Del resto Erwin ha dovuto in pratica obbligare Levi a confrontarsi davvero con sé stesso e coi propri sentimenti – verso di lui, verso Petra, verso Hanji…roba che Socrate e la tua maieutica, levatevi. Il suo ruolo di deus ex machina è ben lungi dall’essere finito.
Il prossimo capitolo sarà più dinamico - e qui direte che finalmente era ora, sì lo so e avete ragione. Per vostra gioia entrerà in gioco proprio lei...Hanji...e niente diciamo che vi prometto solo cose belle. Ovviamente avrà combinato qualche "disastro"...ma lo scoprirete.
Vi dico ancora soltanto che si prevede un Levi parecchio incazzato.
Ma adesso basta spoiler :3
Che la Levihan sia con voi e nel prossimo capitolo “Realizzazioni”!
  
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