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Autore: Sospiri_amore    18/06/2017    1 recensioni
All'età di sedici anni Elena si trasferisce a New Heaven, USA, con il padre.
Qui vivono gli Husher, una famiglia con la quale sono grandi amici da sempre.
Elena frequenterà il Trinity Institute, una scuola esclusivissima, che la catapulterà in un realtà fatta di bugie, ambizione, menzogne e rivalità che la porterà a scontrarsi con parecchi studenti.
Un amico appena conosciuto le ruberà il cuore o qualcun altro riuscirà a farla innamorare?
Chi ha lasciato quello strano biglietto sul suo armadietto?
Chi ha scattato la foto scandalosa che gira per la scuola?
Elena riuscirà a non rivelare un grande segreto alla persona che ama?
© Tutti i diritti sono riservati
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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IERI: 
La gara di dibattito
 

Applausi.

Il pubblico sta battendo le mani. Sul palco la Preside Marquez e il Preside del Saint Jude stanno presentando la gara che si sta per svolgere. La tensione è molto alta, i ragazzi delle due scuole sono schierati in ordine, sorriso di circostanza stampato sul volto e strette di mano falsamente amiche.

L'astio tra i due gruppi è più che evidente.

Nik è dietro le quinte, sembra un animale in gabbia, sta osservando la grande ciotola piena di bigliettini con gli argomenti che potrebbero discutere i ragazzi. È talmente teso che tutti gli stiamo lontani. 

Una ragazzina, sorella di qualche studente in gara, sta girando la mano nella grossa ciotola. Estrae a caso un biglietto che porge ad un signore piuttosto grasso e con una grande barba.

 

"Quello è il giudice Smithson, è andato in pensione qualche anno fa, ma è ancora in gamba. Da qualche anno è lui che regola il dibattito nella gara", Adrian è appiccicato a me, sta sbirciando quello che succede sul palco.

"Quindi decide chi vincerà o meno?", chiedo.

"Diciamo che si capisce. Nella discussione di solito un gruppo spicca su un altro. A lui spetta l'ultima parola, decreterà il vincitore".

 

Osservo con attenzione l'uomo, ha l'aria benevola, non sembra per niente un ex giudice. Sarà la camicia verde pistacchio o la folta barba grigia, ma quell'uomo mi mette simpatia.

 

"Senti Adrian. Tu conosci un certo Andrew Cossé-Brissac del Saint Jude?", non voglio stressare James con paranoie inutili, voglio capire di chi si tratta prima.

Adrian sbianca. Mi guarda con la bocca spalancata, credo non sappia cosa dire: "Lui... Cioè Andrew fa parte del passato, del nostro passato. Lui ha avuto una certa influenza su di noi. Però adesso non lo frequentiamo più. Perché me lo chiedi?".

"L'ho conosciuto prima nel camerino, quando cercavo il portachiavi a forma di orsetto. Era lì a curiosare, mi ha detto che è amico di James... Io non ho capito bene chi fosse", gli dico con sincerità, non voglio creare equivoci inutili.

 

Adrian si stacca da me e raggiunge James.

Gli sta parlottando all'orecchio con molta foga.

 

James mi ha raggiunta, ha l'aria seria: "Adrian mi ha detto che conosciuto Andrew. Che ti ha detto?".

"Mi ha detto che siete amici e che avete passato ad Aspen delle belle serate", sono un po' imbarazzata, non mi piace questo genere di discorsi. Quello che ha fatto James nel passato non mi importa.

"Sono cambiate molte cose. Io sono cambiato. Ho fatto cose che non fanno più parte di me... Andrew fa parte della mia vita precedente, prima che incontrassi te", James mi prende per mano e mi bacia delicatamente sulla bocca, "Dimenticalo. Ok?".

Annuisco: " Non ti preoccupare, mi è sembrato solo un gran montato", certo non mi fa piacere che James abbia provato cose o vissuto esperienze particolari, non voglio neanche indagare, ma non ci posso far nulla. Quello che ha vissuto lo hanno trasformato nel ragazzo che è oggi. E oggi io lo adoro.

 

Il rumore del martelletto battuto sul legno risuona per tutto il teatro.

Silenzio.

Il giudice Smithson sta per leggere l'argomento che gli studenti dovranno discutere: "Il petrolio come risorsa o come veleno per l'ambiente? Adesso lancio il buon e vecchio dollaro d'argento che uso sempre durante questa competizione. State in campana ragazzi... Siete pronti?".

L'uomo fa scattare il pollice lanciando la moneta verso l'alto e facendola cadere per terra.

I secondi in cui rotea sul pavimento ci lascia con il fiato sospeso.

"Se i miei stanchi occhi non mi ingannano questa è testa! Quindi voi del Trinity sosterrete la tesi pro petrolio, mentre voi del Saint Jude dovrete sostenere la tesi opposta".

I due gruppi di ragazzi si riuniscono in circolo e iniziano a discutere tra loro, hanno mezz'ora per costruire una base solida su cui argomentare la loro tesi.

 

"Merda", non ho mai sentito Nik dire parolacce, con quel tono poi, "Decisamente più facile la posizione di quelli del Saint Jude, basta vedere le catastrofi che il petrolio ha combinato per pendere dalla loro parte. Devono giocare d'astuzia se vogliono batterli, devono smontare il sentimento di sconcerto, empatia e il moralismo dietro l'utilizzo del petrolio".

"Come possono fare?", chiede Lucas.

"Devono ragionare fuori gli schemi e capire come colpire il nemico. Devono essere un gruppo unito e ragionare come una squadra. Nessuna primadonna, nessun leader. Una voce deve racchiudere il pensiero di tutti", Nik si sta asciugando il sudore sulla fronte.

 

Io non saprei da che parte iniziare. Se penso al petrolio non posso far a meno che immaginarmi un liquido viscoso e puzzolente, pensare alla benzina, alla plastica. Ci sono molti interessi economici, guerre e dissapori tra le nazioni. Come cavolo si può sostenere che il petrolio sia una cosa buona? Siamo fritti.

 

Stephanie, Rebecca ed altre ragazze hanno predisposto un carrellino con bottigliette d'acqua piene, e snack disposti su un piatto. Li porteranno ai ragazzi nel caso avessero bisogno.

"Tanto poi non toccano mai nulla. Chi vuoi che abbia il tempo per mangiare in una situazione del genere. Se ci fossi lì io...", Lucas viene interrotto da Jo.

"Se ci fossi tu cosa faresti? Avresti una paura fottuta come l'hanno loro. Ci sono i reclutatori di Yale. Forse per tipi come te, pieni di soldi, non conta nulla, tanto puoi comprartela la tua ammissione".

Lucas prende Jonathan per il bavero della giacca della divisa.

Stephanie corre a dividere i due, mentre James trattiene Lucas che scalcia come un matto.

"Siete impazziti? Se volete litigare andatevene di qui. Non è il momento di perdere la testa. I nostri compagni stanno rischiando grosso, non possono rischiare fare una figuraccia e perdere", Rebecca zittisce i due. Per una volta, mio malgrado, non posso far altro che darle ragione.

"Il fatto è che, questo stupido idiota, dice che con i miei soldi possa comprare ciò che voglio. Fidati quando ti dico che l'onore di entrare a Yale con le mie forze non ha prezzo", Lucas si liscia i capelli rimettendoli in ordine all'indietro.

"Sei solo un figlio di papà, un venduto. Consideri quelli come me solo spazzatura", Jonathan, in preda ad una crisi isterica, lancia una bottiglietta vuota addosso a Lucas che reagisce saltandogli addosso.

Se non fosse per James, Adrian e gli altri ragazzi del Club, quei due se le darebbero di santa ragione.

 

Raccolgo la bottiglietta da terra, la sto per buttare quando ho una illuminazione.

 

"Rebecca Stephanie, svuotate qualche bottiglietta di plastica e recuperate le cartacce degli snack".

"Cosa? Io non metto le mani lì dentro", Rebecca guarda schifata il cestino.

"Vuoi che vinca il Trinity? Fai come ti dico", il mio muso è a pochi centimetri dal suo.

Senza ribattere mi porta degli incarti.

Svuoto il carrello e ci metto bottiglie schiacciate e le cartacce di snack: "Dammi il tuo burro cacao", chiedo sempre a Rebecca.

"Fossi matta. Prima di tutto io non ho burro cacao, ma un favoloso lucida labbra. Secondo, non vedo perché dovrei dartelo", Rebecca stringe al petto la sua borsetta.

"Perché se non lo fai ti strozzo... Ok?".

Stephanie prende a forza la borsetta dell'amica e me la passa: "Spero tu abbia una buona idea".

Rovisto nella borsetta di Rebecca e trovo la scatoletta cilindrica del lucida labbra. Piccolissimo, sul fondo del contenitore, ci sono scritti gli ingredienti.

"Penna. Penna. Penna!", allungo la mano alla cieca. 

Adrian mi passa una penna.

Con attenzione sottolineo la parola petrolatum.

"Che cosa succede?", mi chiede James.

"Non so per quale motivo voglia aiutare la nostra squadra, visto che detesto le competizioni, ma non posso permettere che quelli del Saint Jude vincano facile. Se devo essere a favore del petrolio, devo ragionare in modo subdolo, meschino e malefico. Esattamente come Rebecca".

"Ehi!", Rebecca strilla acuta.

Sul carrello distribuisco i vari oggetti di plastica, dalle bottiglie, agli incarti degli snack al lucida labbra: "Sono tutti oggetti che ogni giorno usiamo e non pensiamo derivino dal petrolio. Sono oggetti che ci fanno male, ma fingiamo di non sapere. Se il Trinity vuole vincere deve dimostrare che la nostra società è quel che è, grazie al petrolio. Noi siamo gli unici colpevoli, visto che nessuno ha intenzione di perdere le comodità e i lussi che lo circondano. Dobbiamo accettarlo. Ecco, la frase giusta è accetta il petrolio".

Con la penna scrivo la frase dentro un incarto, poi spedisco Stephanie a portare il carrello sul palco. Spero che i ragazzi del quarto anno colgano i segnali.

 

"È un'idea geniale!", Lucas mi abbraccia.

"L'ho sempre detto che sei una grande, vinceremo di sicuro", Jo mi da una pacca sulla schiena.

Rebecca accenna ad un sorriso, anche se non vuole ammetterlo ha apprezzato il mio gesto per la squadra.

James mi guarda con sospetto: "Sei la Elena che conosco? Quella che odia le bugie e i complotti? Quello che hai appena fatto è...".

"Orrendo? Riprovevole? Amorale?", dico a raffica.

"Eccitante", James mi sussurra la parola direttamente dentro l'orecchio.

Per tutta la schiena sento dei brividi che arrivano fino alla punta delle dita.

"Davvero?", sono spiazzata dalla sua reazione.

"Devo dire che mi sorprendi ogni giorno di più. Prima mi seduci a casa mia, poi organizzi un piano diabolico per vincere la sfida contro il Saint Jude. Sei una ragazza cattiva. Mi piace", James mi sta spostando i capelli da un lato e baciando il collo con passione.

"Credo di iniziare a capire come funzionano le cose al Trinity", sussulto quando le sue labbra sfiorano il mio volto. James mi guarda e sorride, poi incolla la sua bocca alla mia.

 

Applausi.

Il Saint Jude ha appena finito di esporre la propria tesi.

Ora tocca alla nostra squadra.

Anche se a malincuore mi allontano dalle braccia di James, non voglio perdermi una sola parola del dibattito. 

I ragazzi del quarto anno alternano la loro esposizione in modo chiaro, il messaggio che gli ho inviato è arrivato forte e chiaro. Sono come macchine da guerra, disposti a tutto pur di vincere, disposti a credere che un male come il petrolio possa essere un bene, disposti a convincere le persone che ascoltano che sia la cosa giusta.

 

Per una frazione di secondo mi chiedo se ho fatto la cosa giusta. Imbrogliare, mentire e manipolare. Credevo di non esserne capace, invece questa volta ho fatto tutto io.

Per una frazione di secondo mi chiedo cosa avrebbe fatto la Elena di qualche mese fa. Avrei giudicato oppure no? Mi sarei astenuta dall'intromettermi? 

Per una frazione di secondo mi chiedo se sono diversa da Rebecca, da tutto ciò che odio di lei.

Questo vortice di pensieri durano solo una piccolissima frazione di secondo. Esattamente l'attimo prima di essermi persa in un paio di occhi verdi che mi guardano esultante. 

Due occhi che non riesco a smettere di amare.

 

Il Trinity ha vinto.

James è felice.

Quindi anch'io lo sono.

Imbrogliare una volta non può cambiarmi per sempre, no?

 
   
 
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