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Autore: Carme93    18/06/2017    3 recensioni
Avete mai pensato che cosa potrebbe accadere se Lily Evans, Piton e i Malandrini fossero catapultati nel futuro e scoprissero il loro tragico destino?
Provate a immaginare un giovanissimo Severus Piton alle prese con una pozione oscura, un Sirius combinaguai più che mai e naturalmente tantissimi guai.
Giocare con il tempo è contro la legge magica, ma soprattutto pericolosissimo.
Saranno abbastanza saggi da fermarsi in tempo?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Lily Luna Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Nuova generazione
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Capitolo secondo
 
«Sta scherzando, vero?» sbottò James spezzando il silenzio teso che si era creato alla risposta dell’insegnante.
«Molto divertente» borbottò Sirius con un sorrisino strafottente in volto. «Lei ci prende in giro. Ma chi è?».
«Severus?». Lily si era voltata sconvolta verso il suo ex-migliore amico e lo fissava nell’assurda consapevolezza che fosse tutto vero: il comportamento dei due Serpeverde, il fatto che non li conoscessero e soprattutto il silenzio di Severus. Ma non poteva essere, no? O forse sì, in fondo prima di conoscerlo non credeva neanche nell’esistenza della magia.
«No» rispose intanto il docente, mentre Piton si ostinava a non dare spiegazioni. «In che anno credi di essere?». I ragazzi non poterono fare a meno di notare che l’uomo evitava il loro sguardo e fissava intensamente uno dei gargoyle.
«1976, naturalmente. E non inventi idiozie».
«Non è possibile viaggiare nel tempo. So che esistono le giratempo, ma sono custodite al Ministero… In un posto che si chiama Ufficio Misteri… Ma servono per tornare nel passato, dicono… e solo di qualche ora…» disse Frank.
Alle sue parole l’insegnante s’irrigidì, ma Lily prevenne ogni sua replica: «Non si può viaggiare nel tempo? Credevo che con la magia si potesse fare qualsiasi cosa…» mormorò sorpresa.
«Quasi tutto» replicò James. «Conosco l’ufficio di cui parla Frank. Mio padre me ne ha parlato, ma non ha mai voluto che mi ci avvicinassi. Lì dentro fanno esperimenti di tutti i tipi… studiano l’essenza della magia… la sua origine… e anche il tempo… Chi ci lavora è chiamato Indicibile. Loro sono vincolati al segreto professionale forse più di Auror e Medimaghi».
«Dicono che quello che studiano là dentro potrebbe anche sconvolgere la nostra società…» aggiunse Frank.
«E comunque, Lily» intervenne Remus, «alterare il tempo è pericolosissimo. Chi ci ha provato di solito ha fatto una brutta fine o ha combinato guai terribili. La nostra legge vieta severamente i viaggi nel tempo o come vuoi chiamarli».
«Bene» mormorò l’insegnante, nonostante fosse il primo a pensare che nulla andasse bene, «direi che è meglio parlare con la professoressa McGranitt prima che siate voi a combinare qualche disastro… se non l’avete già fatto…».
«Ma è un’assurdità! Lei è davvero convinto di questa cosa?» sbottò James.
Il professore, però, lo ignorò e pronunciò la parola d’ordine: «Gatto persiano».
«Odio essere ignorato» sussurrò James, mentre salivano i primi gradini della scala a chiocciola che aveva iniziato a muoversi verso l’alto.
«Mi sembra di essere finito in una gabbia di matti» replicò a voce bassissima Sirius.
«Eppure a me sembra che tutto torni» commentò Lily, abbastanza vicina ai due ragazzi da sentire le loro parole.
James e Sirius non ebbero il tempo di replicare perché la scaletta si fermò e il gruppetto si ritrovò di fronte a un’imponente porta di quercia con un batacchio dorato a forma di grifone.
«Aspettate un attimo fuori. Voglio parlare un attimo da solo con la Preside» annunciò l’insegnante, ignorando ogni loro protesta.
Rimasti da soli i ragazzi si fissarono a vicenda sconcertati per un attimo, poi all’unisono James e Sirius si inginocchiarono vicino alla porta e vi posero sopra l’orecchio.
«Ma che fate?» chiese Lily indignata.
«Quello che vedi, principessa» replicò serio James.
«Mai fidarsi troppo» aggiunse Sirius.
«Piton, potresti spiegarci?» domandò, invece, Remus, che questa volta sembrava condividere le mosse degli amici.
«Giusto, è cominciato tutto per colpa della tua pozione» intervenne Frank.
Alice particolarmente turbata strinse la mano a Lily, che, però, non aveva la minima idea di come confortarla.
«Colpa mia, Paciock? È stato Black a farla scoppiare!» ribatté Piton con voce bassa e irritata. Le sue guance presero una lieve sfumatura rossastra, ma non prometteva nulla di buono.
«Il problema è che pozione era!» insisté Frank per nulla intimorito dai modi del Serpeverde.
I tre ragazzi si fissavano in cagnesco, quando l’insegnante uscì dall’ufficio per chiamarli. James e Sirius caddero a terra lamentandosi. Sul volto dell’uomo balenò la sorpresa e per un attimo ai ragazzi sembrò che le sue labbra si distendessero in un sorriso. Fu solo un attimo però.
«La porta, naturalmente, è imperturbata» li avvertì. I due Malandrini borbottarono contrariati. «Potete entrare» aggiunse facendoli segno di precederlo.
Tutti per un motivo o per un altro conoscevano quello studio, ma era cambiato parecchio. Non c’erano più strani oggetti disseminati per la stanza circolare, ma un’ampia libreria stracolma di volumi dall’aria molto antica; ma soprattutto a fissarli dal suo scranno non erano i soliti occhi azzurri penetrati di Albus Silente. C’era la McGranitt, la loro temuta e stimata professoressa di Trasfigurazione e Direttrice di Grifondoro. I ragazzi rimasero a bocca aperta nel vedere la donna che, seduta dietro l’ampia scrivania di legno chiaro, li fissò uno a uno. La conoscevano tutti, su questo non c’erano dubbi. Minerva McGranitt era visibilmente invecchiata; ma in fondo i capelli tra il grigio e il bianco non avevano alcun significato se i suoi occhi mantenevano la vitalità e la potenza di prima. Ciò che risultò loro totalmente nuova fu l’espressione angosciata e quasi spaventata che rivolse loro. Si strinse forte una mano al petto e li fissò sempre più intensamente.
«Va bene, ok» sussurrò James a Sirius. «C’è qualcosa che non va, ma guardarci come fantasmi non è un po’ troppo?».
«No, non lo è signor Potter». La voce della donna era lievemente incrinata. Non erano abituati nemmeno a quello.
James la fissò incredulo. Come accidenti faceva a sentirlo sempre e comunque!? Per quanto lo riguardava non aveva bisogno di altre prove per essere sicuro dell’identità della donna che li stava scrutando. «Professoressa McGranitt…» iniziò ma si fermò non sapendo come continuare. Che avrebbe dovuto dirle? È un piacere rivederla? In realtà l’aveva vista poche ore prima, o almeno per lui erano trascorse poche ore, e visto e considerato che aveva urlato contro di lui e contro Sirius per aver, poi diceva di non essere esagerata, affatturato Regulus Black facendogli apparire un palco di corna davvero niente male. E lei che aveva fatto invece di premiarli con una E in Trasfigurazione per la loro eccellente trasfigurazione umana? Li aveva spediti da Gazza. E dopo aver pulito bagni fino a tarda sera, non era ancora pronto a metterci una pietra sopra. Ed era sicuro che Sirius la pensasse allo stesso modo. Ma a questo punto come stavano le cose?
«Siete in grado di darmi una spiegazione sensata del perché siete qui?».
«È colpa di Piton» sbraitò Sirius in modo molto infantile. Il Serpeverde gli gettò un’occhiataccia, ma stranamente non replicò.
«Ve lo spiego io» disse Lily. Raccontò nei minimi dettagli quello che era accaduto dal momento in cui aveva trovato Severus chino sul suo calderone.
«Che razza di pozione era?» chiese la Preside. La sua voce non era più incrinata e il suo viso non mostrava più alcuna emozione.
«La Pozione del Tempo» rispose di malavoglia Piton.
L’espressione della donna passò dallo scioccato e sconvolto al furioso. Ecco quella era un’espressione cui i Malandrini erano abituati pensò soddisfatto James, che scambiò un’occhiata eloquente con Sirius. E nell’occhio del ciclone si trovava Mocciosus. La situazione stava decisamente migliorando.
«CHE COSA?! MA SEI FORSE IMPAZZITO!?» urlò la McGranitt, facendo sobbalzare il Serpeverde, ma anche le ragazze e Frank. No, decisamente non erano abituati a una McGranitt completamente incazzata. «Si tratta di una pozione oscura! Dove hai trovato gli ingredienti e la ricetta?».
«Nel Reparto Proibito… Quindi ha funzionato? Siamo nel futuro?» ribatté il ragazzo. I Grifondoro lo fissarono come se fosse impazzito. Rispondere così alla McGranitt? Ma i Serpeverde non erano quelli che possedevano spirito di conservazione?
Il volto della donna era pallido e le sue labbra erano una linea sottilissima. «Ti rendi minimamente conto di quello che potrebbe accadere? Potreste aver già cambiato la storia! È terribile! È gravissimo!» sbottò la donna. Si alzò all’in piedi e in quel modo i ragazzi poterono notare quanto le tremavano le mani, che fino a quel momento aveva tenuto nascoste in grembo. «Dobbiamo rimandarli indietro» disse concitata al professore accanto a lei. L’uomo non aveva proferito parola, ma continuava imperterrito a non guardarli. 
«Hanno viaggiato veramente nel tempo?» chiese, però, incredulo.
«Già e se avessi conosciuto questi ragazzi a suo tempo, non te ne meraviglieresti» replicò la professoressa.
«Ci vogliono due mesi a preparare quella pozione» disse Piton.
La Preside lo fissò con rabbia sul punto di perdere il suo autocontrollo. «Bene» sbottò con una punta d’isteria nella voce. «Allora vi farò preparare delle stanze e guai a voi se qualcuno dovesse solo sospettare della vostra presenza!».
«Una specie di prigione dorata? No, grazie» borbottò Sirius e James annuì al suo fianco.
«Se voi quella notte foste tornati al vostro dormitorio questo non sarebbe accaduto!» ribatté furiosa la Preside.
«Perché non possono ospitarci i noi del futuro? Non faremmo alcun guaio… difficilmente potremmo dimenticarci di questa favolosa avventura» insisté Sirius.
La reazione della donna fu strana: ebbero appena il tempo di cogliere uno strano luccichio nei suoi occhi prima che li abbassasse. E Minerva McGranitt non abbassava lo sguardo davanti a nessuno.
«Minerva» la chiamò dolcemente una voce che proveniva dalle sue spalle. La professoressa si spostò di scatto rivelando il quadro di Albus Silente.
I ragazzi rimasero sorpresi. Sarebbe stupido dire che non se l’aspettassero. Insomma se la McGranitt era la nuova Preside, poteva significare solo che Silente era morto. A meno che non fosse diventato Ministro della Magia, ma aveva detto di no infinite volte e non era mai stato uno che parlava a vanvera. Però vederlo con i propri occhi era tutto un’altra cosa. La targhetta sotto il quadro presentava una data ben precisa: 1997.
«Minerva» ripeté il mago con lo stesso tono di voce. «Non credo sia una buona idea farli nascondere».
«Come no?» chiese sorpresa. «Hai un’idea di come rispedirli nel passato rapidamente?».
«Ehi, non siamo pacchi postali!» si lamentò Sirius, beccandosi un’occhiataccia dalla donna. «E il professor Silente ha ragione, non è una buona idea farci nascondere. Lei è un grande professore, gliel’ho mai detto?» aggiunse con il suo sorriso più sfavillante e malandrino.
«Sì, signor Black» replicò divertito Silente. Chi aveva dipinto il suo quadro era stato maledettamente bravo: i ragazzi si sentirono trapassati da parte a parte come quando l’uomo era in carne e ossa. «Comunque Minerva». Il mago si rivolse nuovamente alla professoressa come se Sirius non li avesse mai interrotti. «A mio modesto parere, nulla accade mai per caso. Credo che sia un’occasione per i nostri ragazzi. Dico bene, Neville?».
L’insegnante, che a quanto pare si chiamava Neville, non parve apprezzare il commento ma si costrinse a rispondere: «Non credo di essere d’accordo».
«Oh, lo sarai. Ne sono sicuro. Ancora non sei pronto, è normale».
«Albus, nemmeno io penso sia una buona idea. Rischieremmo di cambiare il corso della storia. Cosa vuoi che facciamo precisamente?» sospirò la McGranitt.
«Lascia che i ragazzi frequentino le lezioni e non ti preoccupare per la storia: appena la pozione sarà pronta, potrai obliviarli e non ricorderanno nulla».
«Solo per dare ai ragazzi un’occasione?».
«Ti pare poco, Minerva? Ti conosco, te lo sto leggendo negli occhi… li hai visti crescere, non desideri altro che realizzare il loro desiderio più irrealizzabile».
«Farò come vuoi» acconsentì la donna e dopo aver lanciato un ultima occhiata significativa a Silente, tornò a rivolgersi a loro. «Credo sarà contento signor Black, ringrazi il professor Silente, potrete trascorrere il tempo, che sarà necessario per distillare la nuova pozione, come studenti della Scuola».
«Magnifico!» esultò Sirius dando il cinque a James.
«Minerva, credo che tu debba trasfigurarli il volto. È meglio che gli studenti non li riconoscano. Credo che solo Harry, Teddy e Neville dovrebbero saperlo… e naturalmente il professor Mcmillan».
«Sì, va bene» mormorò la Preside e ignorando le lamentele di Sirius, trasfigurò i lineamenti dei ragazzi, il colore e il taglio dei capelli, gli occhi. «A questo punto avrete bisogno anche di un nome falso» disse pensierosa e li fissò interrogativi.
«Noi saremo i gemelli eterozigoti Peter e Fleamont Topper» strillò Sirius trovando il tutto molto divertente.
«Topper, ma che razza di cognome è?» sbottò James. «Non se ne parla! Lo scelgo io! Che ne dici di Evans? Sempre se non ti dispiace, Lily».
«Figurati» replicò la ragazza trasecolata.
La McGranitt con la faccia di una che stava perdendo la pazienza annuì. «Molto bene, Peter e Fleamont Evans. Voi altri?».
«Potremmo essere sorelle anche io e Lily» mormorò Alice timidamente.
«Per me va bene, ma non basta che troviamo un altro cognome? I nostri nomi sono abbastanza comuni» disse Lily.
«Cambiateli» replicò distaccato il professore. Ancora una volta evitava di incrociare i loro occhi.
«Perché non ci guarda in faccia?» sbottò James palesemente seccato.
«Avanti, è tardi» replicò sbrigativamente la Preside dopo aver gettato una rapida occhiata all’uomo.
«Beh allora Selene e Caroline?» propose Alice.
«Sì… e il cognome potrebbe essere… mmm… Dursley?».
«No» disse immediatamente la McGranitt.
«Perché, professoressa?» chiese sorpresa Lily. «È il nome di un Babbano, chi dovrebbe conoscerlo?».
Tutti per un attimo videro l’espressione amara che si disegnò sul volto della Preside. «Ti prego, scegline un altro. Non ho la forza di spiegarvelo a quest’ora e comunque non sono del tutto d’accordo a raccontarvi ogni cosa. E lo scoprirete da voi».
«Chiamatevi Kallagher… è un cognome come un altro» suggerì Remus. «Io potrei essere Simon White».
«E io Oliver Burns» intervenne Frank con la sua consueta pacatezza.
«Piton, manchi solo tu» disse la Preside.
Il ragazzo scrollò le spalle come se fosse indifferente alla questione. «Tom Prince».
«ASSOLUTAMENTE NO! COME OSI?» urlò Neville. Finalmente aveva alzato gli occhi e li aveva puntati dritti in quelli del Serpeverde.
«Neville, ti prego. Calmati. Conosci la storia di Severus Piton» intervenne la McGranitt in tono d’avvertimento.
«Paul Prince. Fattelo andare bene» ordinò seccamente il professore.
Piton lo guardò malissimo, ma non osò replicare.
«A questo punto non mi rimane che presentarvi Neville Paciock, professore di Erbologia, Direttore di Grifondoro e Vicepreside…».
«Ha detto Paciock, professoressa?» chiese sorpreso Frank.
La donna sospirò: «Sì. E prima che tu lo chieda, sì è tuo figlio. Mi raccomando in questi anni ho lottato per superare le discriminazioni e creare armonia fra le Case. Attenti a come vi comportate, quindi! E per ultimo, Pot- Evans siete in punizione entrambi per una settimana, mentre Piton lo sarà per tutto il tempo!».
«Che cosa?!» urlarono Sirius e James contemporaneamente.
«L’ultimo posto dove avreste dovuto trovarvi è l’aula di Pozioni. Piton è inutile che ti spieghi il perché» replicò la McGranitt. «Neville, per favore, accompagnali e dì loro ciò che ritieni più importante al momento».
«Paciock» chiamò una voce aspra. Sia Frank sia Neville sobbalzarono, ma il secondo riconobbe all’istante la fonte e si spostò di lato rivelando un altro quadro. Tutti fissarono la targhetta sottostante a occhi sgranati: Severus Piton. 1997-1998.
«Questo è lo scherzo più brutto che mi abbiano mai fatto» biascicò a stento James, dando voce allo sconcerto di tutti.
Il quadro lo ignorò e dichiarò ghignando: «Hai la possibilità di vendicarti sul me ragazzo, ma tanto tu sei troppo Grifondoro, vero?».
«Non mi abbasserò mai al suo livello» sibilò. «Buonanotte, professoressa. Voi venite con me» ordinò con un cenno autoritario.

 
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Ecco un nuovo capitolo! Il prossimo ci metterà un po’ di più ad arrivare… Intanto però spero che questo sia di vostro gradimento! Se vi va fatemi sapere che cosa ne pensate! A questo proposito ringrazio chi ha recensito gli scorsi capitoli, non immaginate quanto mi abbia fatto piacere.
Buona domenica,
Carme93
 
   
 
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