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Autore: Tralala25    18/06/2017    1 recensioni
Non devo far proprio una bella impressione, rettifico: devo far proprio un' impressione pietosa al ragazzo che è appena entrato nella mia cabina stringendo in mano un biglietto che con tutta probabilità porta scritto il numero 24c [...] Non essendo esperta in materia ma profondamente pentita di non aver mai guardato nessuno di quei pallosissimi documentari che trasmettono a ruota libera su focus, adesso mi chiedo se, qualora lo avessi fatto, ora saprei se tra manzi e cinghiali c'è sintonia. La risposta deve essere no, perché da quando il manzo è entrato, non ha mai sollevato gli occhi su di me, ma fissa ancora accigliato il biglietto.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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E GALEOTTO FU IL MILKA

Avevo sette anni quando Giannandrea De Scalchi, un bimbetto unto e paffuto (ok, non è vero ma a me piace ricordarlo così), scorreggiò davanti a tutti.
Giannandrea gestiva il traffico di merendine a scuola, lo so per certo perché lo vedevo ogni giorno tastare, in cortile, gli zainetti di tutti in cerca di Buondì e Kinder Delice che poi raccoglieva in una cesta e rivendeva a ricreazione.
L'operato di Giannandrea mi era del tutto indifferente e lo sarebbe rimasto se lui non mi avesse fatto un torto a cui mi era impossibile soprassedere. Era un martedì mattina quando, per la prima volta in tre anni di scuola, fissò famelico un punto esattamente sotto la mia schiena... Non mi guardò il sedere come i più maliziosi potranno pensare ma fece di peggio: accarezzò con gli occhi la tasca inferiore del mio zaino dalla quale capitolava timidamente una barretta milka a edizione limitata ripiena di caramello e nocciole. Nonna Angela aveva perlustrato a fondo tre Ipercoop, due Conad ed un Eurospin per trovarla, fino a quando l'aveva vista radiosa in un ripiano della Despar vicino al meccanico di fiducia di papà.
Per questo, quando Giannandrea la sfilò con prepotenza dalla tasca e se la porto direttamente alla bocca (senza nemmeno inserirla nella cesta come di consuetudine), costringendomi  ad assistere allo scempio e ad aspettare fin quando non l'avesse ingurgitata tutta, io giurai che gli avrei fatto del male, un male anche più profondo di quello che lui aveva procurato a me. Nonna Angela mi appoggiò nella maniera più totale: mi accompagnò alla Despar il pomeriggio stesso, comprammo una barretta identica a quella che il farabutto mi aveva sottratto di mattina e poi mi lasciò a casa per passare a prendere una "cosuccia" in farmacia anche nota come lassativo in gocce. Inutile dire che l'indomani saltellai allegra verso Giannandrea e senza che che ci fosse bisogno che ispezionasse scrupolosamente il mio zaino, gli porsi in autonomia la barretta.
 Giannandrea era spensierato come Bambi mentre addentava la tavoletta, spensierato fino a quando non giunse in cortile e... E scorreggiò, scorreggiò rumorosamente e, purtroppo per lui e per noi che eravamo a portata di naso, non si limitò solo a quello. Aveva fatto flop, davanti a TUTTI. E davanti a tutti io risi, risi di gusto, senza potermi più fermare, fino a farmi mancare il respiro, risi più di quanto il mio diaframma potesse tollerare. Giannandrea, invece, notai soddisfatta, non rideva più:  Che c'è, siamo arrivati al punto in cui muore la tua mamma, Bambi?


Credevo che non avrei mai potuto avere reazione più esagerata di quella. Quando, però, la ragazza-Gazzella si rivolge al mio compagno di cabina e dice :"Oh mannaggia, vorrà dire che mi toccherà portare la valigia da un'altra parte!" simulando immane fatica nel sollevare un insulso bauletto e portando gli occhi fuori dalle orbite a mo di Chiwawa per chiedere implicitamente (?) aiuto, mi scappa una risata indecorosa malamente soffocata; quando poi inizia a sbattere le ciglia come se avesse lo stesso tic nervoso del tizio che ho visto su "malattie imbarazzanti" con nonna Angela, ogni tentativo di soffocare i singulti viene vanificata. In quell'esatto momento i due ragazzi indirizzano l'attenzione su di me: mentre la gazzella si mostra infastidita dall'essere stata interrotta e mi rivolge una considerazione pari a quella che indirizzerei al più insulso degli insetti; il ragazzo  dapprima  mi fissa confuso, poi si riprende in fretta e abbassando lo sguardo verso i miei pantaloni ecco che inarca sornione un sopracciglio. Smetto di sorridere: la macchia a forma di banana, cazzo!
Si gode serafico il mio rossore stringendo leggermente gli occhi e donando al suo viso l'espressione tipica di chi la sa lunga. Dopo pochissimo si volta verso la gazzella e torna languido: "Se mi permetti, scorto sia te che la tua valigia in cabina" ed è dall'intonazione con cui lo dice, roca e fin troppo fraintendibile, che capisco che, invece, nella mia di cabina non ritornerà più, o per lo meno non lo farà prima delle prossime due ore.


Vedete, Trenitalia ha negli anni allenato un'ambigua e farabutta capacità di illudere:  si assicura che fuori dai vagoni notte troneggi in stampatello maiuscolo la scritta "COMFORT" , ma alla fine l'unica cosa che è confortevole è scendere dal treno una volta arrivata a destinazione; inserisce in ogni cabina una manopola per regolare la temperatura, ma state certi che il passeggero non ha alcun potere in merito dato che ci si deve accontentare di quella impostata dalla centrale; garantisce di farti trovare bevanda e colazione, ma l'unica cosa che ti viene data è dell'acqua in un contenitore molto simile ad una scatoletta di tonno e un succo di frutto alla mela (marca cavallo ovviamente); e cosa più sublime e fatata: ti fa credere che le cabine siano insonorizzate, ma di norma riesci a sentire il fruscìo delle carte dei signori che giocano a briscola a tre cuccette di distanza. Figuratevi, perciò, se io, dalla cabina 24, non sento che nella cabina di fianco, la 25 per l'appunto, due tipi si accoppiano come ricci. All'ennesimo incitamento di lei, che ho appreso chiamarsi Ambra, mi copro le orecchie col cuscino.
Ecco, se avessi cambiato canale su focus avrei già saputo che, alla fine del documentario, la gazzella è divorata dal manzo.


Mancano sedici minuti alle ventidue quando sento bussare in cabina. Ne mancano quindici quando finalmente decido di scendere da quella che chiaramente è la versione povera di un letto a castello e di andare ad aprire: "Credevo che saresti rimasto da Ambra" mi lascio sfuggire e lì anche lui capisce che le cabine non sono insonorizzate, lo noto da come increspa le labbra, tra l'infastidito e l' esasperato, ma rimane comunque perfettamente imperturbabile. Si passa una mano sugli occhi e fa per rispondermi ma la voce di Ambra che urla dalla cabina accanto lo interrompe: "Su Facebook non c'è nessun Gianni Testalti", sembra quasi ubriaca, si vede che l'ha stravolta parecchio. Lui sbuffa e con un tono di voce che poco si intona con l’espressione che ha al momento, dice sporgendo il viso dalla cuccetta: "Prova con Giannandrea De Scalchi".
Ed ecco che sprofondo nel vuoto. Tanta Incredulità. Un unico dubbio: ma allora cosa sei? Un manzo o un cerbiatto?

 

   
 
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