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[Naturalezza]
Gli
uomini si svegliano dello stesso
aspetto con il quale sono andati a dormire.
Le donne in qualche
modo si deteriorano durante la notte.
Riza Hawkeye si svegliò alle
sette in punto, come sempre, d'altronde.
Ogni mattina, che fosse lavorativa o
feriale, che ci fosse la neve, la pioggia o il sole, che avesse o
meno come minimo cinque buoni motivi per restarsene a letto, potete
giurare che si sarebbe alzata alle sette in punto, non un minuto in
più, né uno in meno.
Alle sette in punto, cascasse il mondo,
lei avrebbe aperto le tende in camera sua e avrebbe fatto circolare
l’aria, prima di accingersi ad andare in bagno per le
abluzioni
mattutine.
Ogni santo giorno. Ed era certa che
questa fosse una delle cose che non sarebbe mai cambiata nella sua
vita.
Questo, prima di iniziare a vivere
insieme a Roy Mustang.
Roy
Mustang non aveva un orario preciso
per il suo risveglio.
Si sarebbe alzato sicuramente mezz’ora
dopo i molteplici rotolamenti nelle coperte, sbadigli e
stiracchiamenti vari; a volte buttarlo giù dal letto era
l’unica maniera per costringerlo a svegliarsi.
«Roy, avanti, lasciami andare».
Un mugugno si levò dalla spalla di Riza, dove il suo
compagno
aveva appoggiato il viso. «Sono già le sette e
mezza, è
tardi», riprovò ancora lei, dandogli una lieve
gomitata
nel (vano) tentativo di liberarsi della sua massa imponente e
scendere finalmente dal letto.
«È
un suicidio svegliarsi così presto»,
ribatté lui,
contro ogni logica, spostando il suo corpo per permetterle di
muoversi liberamente.
«Non mi risulta che qualcuno sia
mai morto per questo».
«Non significa che non sia mai
accaduto!», replicò Roy, guardandola alzarsi e
accarezzare il piccolo Black Hayate, che appena aveva sentito le voci
dei padroni si era svegliato ed era accorso, fermandosi davanti la
porta chiusa.
«Sbrigati ad alzarti, vai in
bagno. Io intanto preparo la colazione», disse solamente lei.
Roy sprimacciò il cuscino e se lo portò sulla
testa,
sbadigliando.
«Subito», aggiunse la testa
di Riza, facendo di nuovo capolino nella stanza.
«Va bene, va bene, mi alzo...».
Gettò un'occhiata sconsolata al cane, che lo fissava
scodinzolando beatamente. Si diresse depresso più che mai
verso il bagno, e fu solo quando vide il suo riflesso guardarlo di
rimando che si accorse che qualcosa di terribile era successo.
«Riza!», urlò,
terrorizzato. La donna si gelò, afferrò la
pistola che
teneva sempre sottomano e corse da lui.
«Roy, che succede? Apri questa
porta!», ordinò, già pronta a tutto. La
porta si
socchiuse piano e le apparve Roy, sgomento.
«Ho... Ho... Ho una ruga!»
Riza sbatté più volte le
palpebre, interdetta.
«Come, scusa?»
«Hai capito bene, ho una ruga!
Qui! Proprio qui!», e si indicò la fronte. Riza
rilassò
il braccio e si sforzò di trovare un senso a quello che
stava
succedendo.
«Roy, non hai nulla, te
l'assicuro».
«Lo dici solo per non ferirmi!»,
ribatté Roy, tornando a piagnucolare davanti allo specchio.
«Si chiamano rughe d'espressione,
e ce le hanno tutti, te l'assicuro», sospirò Riza,
tornando in cucina e riponendo la pistola dentro la fondina.
Ignorò
i commenti angosciati dell'uomo e cambiò l'acqua nella
ciotola
del cane.
«Per favore, Hayate... La
prossima volta che fa così, azzannalo».
Buraha, per tutta risposta, scodinzolò
più forte, piegando il capo verso destra in una mossa che
sembrava darle l'assenso alla sua richiesta.
Pensò a quello che le diceva
sempre Rebecca. Sì, aveva proprio ragione. Non
c'erano più
gli uomini di una volta.
[Vestirsi bene]
Una donna si veste bene
per fare shopping, dare acqua alle piante, buttare la spazzatura,
rispondere al telefono e prendere la posta.
Un uomo si veste bene
per i matrimoni e per i funerali.
«Che
dici, quale metto? Questa o
questa?», chiese nervosamente Roy, portando in cucina due
camicie e mostrandole alla sua compagna, tranquillamente seduta per
bersi il suo caffè amaro mattutino.
«Quella a sinistra»,
rispose laconicamente l’altra indicandola con un rapido cenno
del
capo, per poi riportare la sua attenzione alla tazza fumante tra le
sue mani. L’altro annuì e tornò in
camera,
borbottando fra sé e sé. «E quale
vestito
prendo?», urlò dall’altra stanza. Riza
prese un altro
sorso bollente e lo assaporò con lentezza, ad occhi chiusi.
Rimase ad ascoltare pazientemente il tramestio di cassetti ed ante
aperte e chiuse, non osando neanche immaginare in che condizioni
avrebbe ritrovato poi la loro stanza. Roy sbucò fuori
tenendo
tre vestiti in mano, agitando le grucce come se fosse un venditore al
mercato che mostra la sua merce alle signore che gli passano davanti.
«Quello nero».
«Tu dici? Ma non mi fa sembrare
troppo pallido?»
Riza lo squadrò criticamente per
qualche secondo, prima di affermare con sicurezza:
«Il completo grigio ti invecchia,
e quello bianco si sporca subito. Vedi un po' tu».
L'uomo la guardò basito per
qualche istante, mentre l'altra lo fissava seria, nascondendo
l'angolo della bocca piegato all'insù dietro l'orlo della
tazza.
«Mi stai prendendo in giro!»,
esclamò Roy, non potendo credere che uno dei suoi vestiti
preferiti potesse farlo sembrare vecchio. Riza non
rispose,
finendo di bere il suo caffè e sparecchiando la tavola.
«Libero di non credermi. E
sbrigati, per colpa tua siamo sempre in ritardo!»,
l'ammonì
quindi, dirigendosi anch'ella nella loro camera (chiudendo
doverosamente gli occhi davanti alle montagne di vestiti sparse sul
letto) ed estraendo una gruccia dall'unica parte dell'armadio rimasta
illesa (la sua, per inciso). Cominciò a cambiarsi in
silenzio,
senza badare al parlottio indispettito dell'altro.
«Ma si può sapere come
diamine fai ad avere sempre tutto sotto controllo? Se scoppiasse un
incendio, molto probabilmente saresti fuori, già vestita di
tutto punto, ancor prima che suoni l'allarme antincendio!»
«E te ne stupisci? Sono abituata
a sentir puzza di bruciato, a forza di stare con te. Senza contare
che sono stata addestrata a rispondere al telefono a qualsivoglia
orario della notte e a correre da un certo Colonnello di mia
conoscenza», rispose pacatamente Riza con un lieve sorriso,
finendo di abbottonarsi la camicia.
«Quando fai così sei
proprio impossibile...», brontolò di nuovo
l'altro, e
Riza sorrise pensando che, in fondo, non era così difficile
tenere a bada il temibile Alchimista di Fuoco.
Anche senza una calibro 9 ad aiutarla.
«Non è colpa mia se a
volte ti comporti proprio come un bambino», rise leggera,
dandogli un lieve bacio a fior di labbra, prima di chiudersi in bagno
per pettinarsi e truccarsi. Non poté quindi vedere il
sorriso
intimamente felice del suo compagno, che non avrebbe mai finito di
ringraziare la vita per quella donna che gli aveva messo al proprio
fianco.
«Roy... Quante volte ti ho detto
che la spazzola di Black Hayate non va insieme alle nostre?!»
[Bagno]
Un uomo ha in media 6
oggetti nel bagno: uno spazzolino, un dentifricio, una schiuma da
barba, un rasoio, un sapone e un asciugamano dell'Holiday Inn.
Una
donna ha in media 337 oggetti, la maggior parte dei quali un uomo non
riesce a identificare.
«Ma non l'ho lasciata insieme
alle... O forse sì?»
Roy controllò la spazzola che
Riza aveva in mano ed impallidì.
«Quella... Quella l'ho usata
stamattina!», balbettò, capendo cos'era successo.
«Oh, Roy... Questo è
perché hai troppe cose in bagno, e non riordini mai! Povero
Black Hayate...»
L'uomo strabuzzò gli occhi.
«In che senso "povero
Black Hayate", scusa?»
[Discussioni]
Una
donna ha l'ultima parola in ogni
discussione.
Qualsiasi altra cosa un uomo dice è l'inizio
di una nuova discussione.
«Ma scusa, tu hai usato la
sua spazzola, chi è il danneggiato in questa
storia?»
«Io ho usato la spazzola di un
cane!»
«Per colpa del tuo disordine! O
sbaglio?»
Non c'era una, una sola volta in cui
Roy lasciasse passare una discussione senza avere l'ultima parola.
Stranamente, quando c'era di mezzo Riza
Hawkeye non ci riusciva mai.
«Bah, è tutto relativo!»,
asserì infine, testardamente, pur di avere ragione. Riza
roteò
gli occhi al cielo e si richiuse in bagno, aprendo e chiudendo i
cassetti con un po' troppa foga. Roy si girò verso Black
Hayate, che appariva come al solito felice e contento della sua
esistenza. Chissà se tutta quella serenità canina
si
potesse espandere anche attraverso le spazzole... Si
inginocchiò
davanti a lui e avvicinò il suo naso a quello dell'altro.
«Se funzionasse e tu usassi la
mia, di sicuro saresti più bello e affascinante che mai.
Vedresti come tutte le cagnette del vicinato cadrebbero ai tuoi
piedi!»
Gli toccò con la punta del dito
il nasino umido, e Buraha starnutì in risposta.
«Bravo cane. Mostra la tua
virilità al mondo, mi raccomando!»
Riza sentì questo discorso privo
di logica, e non poté fare a meno di sorridere. Ci mancava
solo una nidiata di piccoli Hayate per casa, ora.
[Oggetti]
Un
uomo pagherà 5 mila lire
per un oggetto che ne vale 2 mila, se lo vuole.
Una donna pagherà
2 mila lire per un oggetto che ne vale 5 mila, che non vuole.
«Roy, per favore! Non puoi
comprare quel... Quel... Cos'è che è?»
«Un arricciabaffi! È
utilissimo! E hanno anche abbassato il prezzo!»
Riza sospirò, passandosi una
mano sopra gli occhi.
«Sarebbe utile se tu
avessi i baffi, ci hai pensato?»
Il venditore dietro il banco sogghignò
divertito; mai visto una coppia del genere. Di solito era la donna a
pregare l'uomo di comprarle qualcosa, e vedere quei due insieme era
decisamente spassoso.
«Perché, non potrei
farmeli crescere? Ho sempre desiderato averli, danno un'aria molto
matura...»
«Oh, certo. Con l'arricciatura
poi sarebbe perfetto, già immagino che bello spettacolo
sarebbe vederti camminare insieme al Maggiore Armstrong. Veramente
imperdibile», malignò allora lei, cercando di
farlo
ragionare.
«Questo è un colpo basso,
però», sibilò Roy, posando di nuovo
l'aggeggio
sul tavolo, voltando le spalle al negoziante ed uscendo dal negozio.
«Non era un colpo basso, era
semplicemente la verità», Riza scrollò
le spalle
e sorrise, prendendolo a braccetto.
«Però per il lubrificante
della tua calibro 9 hai speso una fortuna!»
«Roy, non puoi paragonare una
cosa del genere con un arricciabaffi, su.
Altrimenti cosa
farei se mi si inceppasse la pistola proprio mentre siamo in
servizio?», Riza rise e Roy smise di avere il broncio.
«Significa che ti comprerò
un arricciabaffi per il tuo compleanno», finì
allora
Roy.
«Tu provaci. Ma non garantisco
che in tal caso vedrai più il letto di casa per molto, molto
tempo», ribatté lei, pacificamente. E la
discussione
venne archiviata definitivamente.
[Soprannomi]
Se
Laura, Susanna, Debora e Maria
vanno a cena fuori, si chiameranno l'un l'altra Susy, Debby, Laura e
Maria.
Se Mario, Luca, Carlo e Giorgio vanno a cena fuori, si
rivolgeranno affettuosamente l'un l'altro come 'Ciccione', 'Testa di
c*', 'Buffone', e 'Godzilla'.
«Scusa per il ritardo, Roy mi ha
trattenuta e non sono riuscita ad arrivare prima», disse
Riza,
posando la borsa sulla sedia e il cappotto sulla spalliera di una
sedia a lato.
«Figurati. Ci vuole proprio il
grande Alchimista di Fuoco perché la famosa Riza Hawkeye
ritardi ad una cena!»
«E ci voleva Jean Havoc perché
la nostra Rebecca Catalina
prendesse in
mano una sigaretta. Da quanto fumi?», chiese la donna,
indicando con un cenno l'accendino posato di fianco il piatto
dell'altra.
«Da un po'. Sai, mi sono talmente
abituata all'odore di nicotina che è diventato strano uscire
e
non sentirlo più, così...»
Riza la fissò e sorrise.
«Poi la sentimentale tra noi due
sono io, vero?»
«Certamente! Piuttosto, chissà
come se la staranno cavando i ragazzi...», si
interrogò
Rebecca.
«Proprio non ne ho idea.
Ordiniamo?»
«Va bene! Cameriere!»
«Secondo me non sta bene»,
asserì con sicurezza Breda, guadagnandosi il mugugno di
assenso di altri tre uomini. «Non risponde neanche se lo
chiami
Jacqueline!»
«Per me è malato. Ha
fumato solo due sigarette in tutta la serata!»,
continuò
poi Falman, mentre tutti guardavano preoccupati il povero Havoc,
ancor più pallido del solito.
«Questioni di donne, ve lo dico
io», disse invece Roy, con la sua aria da "uomo
vissuto". Altri mormorii di assenso accompagnarono le sue
parole, e Breda agitò la forchetta davanti al viso
dell'amico
apparentemente in trance.
«L'unica spiegazione è che
mi stia ricattando!», sbottò allora l'altro,
afferrando
nervosamente l'accendino e accendendosi una sigaretta.
«Chi?», chiese cautamente
Breda, domandandosi se si trattasse di uno dei tanti abituali voli di
fantasia dell'amico oppure se fosse una cosa più seria.
«Lei!»
A quel "lei" le orecchie di
tutti si rizzarono improvvisamente; era cosa nota, infatti, che tutti
i problemi di Jean Havoc derivassero dalle donne. Bastava vedere le
sue attuali condizioni motorie per farsi un'idea.
«Lei chi, di grazia?»,
domandò allora Roy, nervosamente.
«Come chi? Rebecca, no?»
Tutti gli uomini si diedero un'occhiata
sollevata e tornarono a rilassarsi contro lo schienale delle loro
sedie.
«Che cosa ha fatto, stavolta?»,
sospirò Breda, chiedendosi remotamente perché una
bella
donna come Rebecca, intelligente com'era, dovesse mettersi insieme ad
un tale idiota.
«Ha iniziato a fumare! L'ho
trovata con le mie - le mie! - sigarette nella
borsa!»
Roy sogghignò perfidamente,
guardandolo con sufficienza.
«L'ennesima dimostrazione di chi
porti i pantaloni nella coppia, insomma».
«Colonnello, lei proprio non può
parlare», ribatté Breda, mentre tutti si
scambiavano uno
sguardo d'intesa.
«Farò finta di non aver
sentito, Bredina», rispose acidamente il
suo superiore,
mentre con un gesto automatico accarezzava i guanti alchemici accanto
a sé; al che, nessuno ebbe il coraggio di controbattere
assolutamente nulla.
«Perché dovrebbe
ricattarti, Jean?», domandò Fury, cercando di
sviare il
discorso e aggiustandosi gli occhiali sul naso.
«Non ne ho idea, è questo
quello che mi preoccupa!»
«Forse era semplicemente curiosa
di provare, no?», propose Falman, finendo con un sorso la sua
birra.
«No, impossibile. Secondo me sta
cercando di farmi entrare in paranoia non parlandomene e lasciando
che io lo scopra, perché io poi cerchi di farla smettere e
lei
possa dimostrare che non posso proprio dirle nulla, visto che io per
primo fumo! Magari sta provando a farmi smettere!»
Tutti lo fissarono in silenzio.
«Cielo, non credevo fosse
possibile sbronzarsi e dire tante cavolate con una sola birra!»
«Già, nemmeno io»,
rispose Roy a Breda, mentre tutti ridevano, tranne Havoc, che con
aria furibonda cercava di difendere la sua brillante supposizione.
[A cena fuori]
4
Uomini a cena fuori: anche se il
conto è di 80 mila lire, ognuno tirerà fuori 50
mila
lire e dirà che non ha tagli minori, e non vorrà
il
resto.
4 donne a cena fuori: quando arriva il conto, compare la
calcolatrice.
«Il conto, signore», disse
il giovane cameriere appoggiando il piattino con la cifra sul tavolo
di Riza e Rebecca.
«Pago io», rispose subito
Rebecca, mettendo mano al portafoglio.
«Ma non ci pensare nemmeno!»,
ribatté quindi Riza, mentre le bloccava il polso con una
mano
e dava una banconota al ragazzo. «Tenga pure il
resto».
«Ma Riza!», protestò
l'amica, mettendo il broncio.
«Avanti, l'altra volta hai pagato
tu, questo era il mio turno», le disse gentilmente Riza,
osservando l'uomo andare via. «E poi, ho avuto il lusso di
servirmi della tua compagnia, scherzi?»
Il volto di Rebecca si aprì in
un sorriso, e rispose sicura:
«In effetti, hai proprio avuto un
grande onore, non c'è che dire. Sai gli uomini che
pagherebbero pur di trovarsi nella tua posizione?»
«Già, immagino... E
smettila di fissare quel cameriere, sei impegnata!»
«Che significa? Se anche sei
fidanzata, non significa per questo che tu non possa bearti della
vista delle altrui proprietà!»
«Incorreggibile come sempre...»
«Il conto, signori».
Breda prese il foglio in mano, vide la
cifra e tossicchiò piano, riposandolo nel piattino.
«Ehm... Temo di dover passare
questo giro... Sono uscito senza portafogli!»
Anche Fury arrischiò un'occhiata
al numero e sbiancò, al che Roy disse:
«Dimenticato anche tu i soldi a
casa, scommetto. Va bene, ho capito, pago io. Ma che sia l'ultima
volta, siamo intesi? Non è possibile che ogni volta sia
sempre
la stessa storia...»
«Non è mica colpa nostra
se lo Stato non ci paga a sufficienza, mi scusi eh», rispose
Havoc con un sorriso.
«Sì, sì, ora è
colpa dello Stato... Che razza di imbroglioni, sul serio!»
Si alzarono dal tavolo e si salutarono
fuori dal ristorante, tornando ognuno alle proprie case.
«Allora,
com'è
andata?»
«Bene, anche se come al solito è
toccato a me pagare», sbuffò Roy, stendendosi a
letto.
«Non muore nessuno se per una
volta saldi tu il conto, sai?»
«Non è una volta!
Ogni volta che usciamo è sempre la stessa
storia!», si
lamentò ancora lui, mentre Riza usciva dal bagno e chiudeva
la
porta.
«Dai, non farne una tragedia».
«Non ne sto facendo una
tragedia...», ribatté, ma il tono si
affievolì
quando lei si accoccolò contro di lui e lo baciò
sul
collo. «Spegniamo la luce?»
«Va bene...»
«Riza, lo sai che ti amo, vero?»
«Credevo che la cosa fosse
implicita, altrimenti non vivremmo insieme»,
ridacchiò
lei, rispondendo al bacio e lasciando che nella loro camera scendesse
il buio.
Il mondo è
imperfetto. È per
questo che è così bello...
[Roy Mustang - Episodio
51]
«Riza,
posso chiederti una cosa?»
«Dimmi».
«Ma secondo te... Rebecca fuma
per ricattare Havoc?»
«Roy...»
«Sì?»
«Torna a dormire, è
meglio».
Note
finali:
L'idea di questa fanfic gira da più
o meno un anno XD Capitò che ricevetti una catena per mail
con
i punti in corsivo che avete letto, e io sghignazzando mi dissi:
"Dicono così perché non sanno chi sono Roy e
Riza!". (Qui il link)
Da cosa nasce cosa... XD So che è
veramente una stupidata, ma al momento non mi va proprio di scrivere
nulla, scusate (_ _)
Non finirò più di
ringraziare i commentatori a "I will not lose" e no, non
credo proprio che imparerò a giocare a scacchi. Sono pigra,
e
mettermi in mano oggetti solidi quando posso perdere la pazienza in
pochi istanti rende di me un soggetto pericoloso x°D
Per finire...
Buon
RoyAi Day a tutti ^^
Che possiate
gelatinizzarvi per tutto il resto della vostra vita (e oltre XD)!